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Pellegrinaggio diocesano in Turchia: tra pochi giorni la partenza

Sono circa 80 i fedeli che venerdì 25 agosto partiranno alla volta della Tuchia, per il pellegrinaggio diocesano organizzato in sinergia dal Segretariato Pellegrinaggi della Diocesi di Cremona e dall’agenzia turistica ProfiloTours. L’iniziativa, che avrà la durata di sette giorni, fino al 31 agosto, prevede le tappe ad alcuni rilevanti e suggestivi siti dell’Asia minore, come Istanbul, Canakkale, Troia, Smirne, Pamukkale, Efeso, Konya e la regione della Cappadocia, patria dei Padri Cappadoci.

«Si tratta di un pellegrinaggio che va a completare i percorsi attuati negli scorsi anni – spiega don Roberto Rota, incaricato diocesano per il Segretariato Pellegrinaggi –, partiti dal viaggio in Terra Santa e che si sono man mano allargati, sino a toccare con mano i luoghi delle prime comunità cristiane, sulle orme dei viaggi di san Paolo».

Un pellegrinaggio ormai prossimo all’avvio e che vedrà la presenza del vescovo Antonio Napolioni, che partirà da Cremona insieme ai numerosi fedeli che hanno aderito all’iniziativa. «Una presenza – precisa don Rota – che certifica la consistenza della Chiesa diocesana», confermata dalla partecipazione, insieme al vescovo e a diversi sacerdoti diocesani, di pellegrini originari delle diverse zone pastorali, segno di vicinanza e comunione tra le comunità sul territorio.

Questo l’itinerario completo del viaggio in Turchia:

1° GIORNO: ITALIA – ISTANBUL

Molto presto al mattino ritrovo dei partecipanti e partenza per l’aeroporto di Milano Malpensa. Operazioni di imbarco e partenza con volo diretto Turkish Airlines per Istanbul. Arrivo in tarda mattinata, incontro con la guida locale e trasferimento in città. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio inizio della visita di Istanbul, in bella posizione sul Corno d’Oro e il Bosforo, punto d’incontro tra Asia ed Europa; in particolare visita della Moschea di Solimano il Magnifico. Tempo per la celebrazione della Santa Messa. Al termine trasferimento in hotel: sistemazione, cena e pernottamento.

2° GIORNO: ISTANBUL

Mezza pensione in hotel e pranzo in ristorante. Intera giornata dedicata alla visita della città. Dell’antica Costantinopoli si visita Santa Sofia e la Moschea Blu, la Cisterna sotterranea, l’Ippodromo. Nel pomeriggio visita del palazzo Topkapi che fu residenza dei sultani Ottomani. Tempo libero al Gran Bazaar, il più vasto mercato coperto del Medio Oriente. Visita della moschea di Zeyrek, in precedenza chiesa di Cristo Pantocratore, costituita da tre primitivi edifici sacri ortodossi. Tempo per la celebrazione della S. Messa nella Basilica di S. Antonio.

3° GIORNO: ISTANBUL – CANAKKALE – TROIA – SMIRNE

Colazione. Partenza per per Canakkale, via Tekirdag, e attraversamento del nuovo ponte sospeso sullo stretto dei Dardanelli tra Gallipoli e Lapseki. Pranzo in ristorante a Canakkale. Nel pomeriggio proseguimento per Troia e visita delle rovine e del nuovo museo archeologico. Continuazione per Smirne; all’arrivo sistemazione in hotel, cena e pernottamento. Dopo cena visita alla Chiesa di San Policarpo con la celebrazione dei Vespri domenicali (in attesa di riconferma).

4° GIORNO: SMIRNE – EFESO – PAMUKKALE

Colazione. Partenza per Efeso. Salita alla collina degli Usignoli dove si venera la “Casa della Madonna”, secondo la tradizione efesina. Celebrazione della Santa Messa.  Visita al sito archeologico con i monumenti della città romana, tra cui la Biblioteca di Celso, il Teatro dove culminò la disputa tra Paolo e i venditori di oggetti pagani, il Tempio di Adriano, la basilica dell’omonimo Concilio che proclamò Maria Madre di Dio, la basilica di San Giovanni sulla tomba dell’apostolo. Pranzo. Partenza per Pamukkale, famosa per le “cascate pietrificate” e le importanti rovine della Hierapolis romana risalente all’87 d.C., città del martirio di San Filippo. Sistemazione in Hotel: cena e pernottamento.

5° GIORNO: PAMUKKALE – KONYA – CAPPADOCIA

Colazione. Presto al mattino partenza per una lunga tappa di trasferimento attraverso la regione dei Laghi per raggiungere Konya. Pranzo e visita al mausoleo di Mevlana e alla chiesa di San Paolo, memoria della predicazione di Paolo alla comunità di Ikonio. Celebrazione della Santa Messa. In serata arrivo in Cappadocia. Sistemazione in hotel: cena e pernottamento.

6° GIORNO: CAPPADOCIA

Mezza pensione in hotel e pranzo in ristorante. Giornata dedicata a questa regione, patria dei Padri Cappadoci sull’altopiano anatolico, uno degli ambienti più affascinanti della Turchia per il suo caratteristico paesaggio lunare, i villaggi trogloditi e le chiese rupestri abitate dal IV secolo da anacoreti che le arricchirono di affreschi. Visita del museo all’aperto delle chiese nella valle di Göreme; di Pasabag a Zelve con la selva di giganteschi funghi rocciosi traforati detti “camini di fata”; dei villaggi trogloditi di Avcilar ed Uchisar. Visita di una delle città sotterranee, strutturata su dieci piani per una lunghezza di 10 km, progettata con intento strategico e di difesa dalle incursioni arabe.  Celebrazione della S.Messa in una chiesa rupestre.

7° GIORNO: CAPPADOCIA – KAYSERI – ISTANBUL – ITALIA

Colazione. Partenza per il tipico villaggio di Mustafapaşa dalle tradizionali case di pietra con le facciate scolpite. Proseguimento per la visita del villaggio di Soğanli, al centro di una valle dove sono state individuate oltre 150 chiese i cui affreschi, dall’VIII al XIII secolo, tracciano lo sviluppo della pittura bizantina. Pranzo e partenza per Kayseri. Arrivo e passeggiata nel centro storico, attorno alla cittadella cinta da bastioni, sino al trasferimento in aeroporto previsto per il tardo pomeriggio. Partenza per il viaggio di rientro via Istanbul ed arrivo in Italia previsto per la tarda serata.




«La fede è intelligenza della realtà»: la voce dei cremonesi dal 44° Meeting di Rimini

Sono oltre 300 i cremonesi che hanno partecipato all’edizione di quest’anno del Meeting di Rimini, giunto venerdì 25 agosto all’ultimo appuntamento, dopo sei giorni ricchi di eventi. Numerosi fedeli partecipanti, ma anche numerosi volontari, adulti e universitari, che si sono impegnati in prima persona per la buona riuscita di questa 44ª edizione. Anche Cremona ha fatto la sua parte.

Tanti gli argomenti approfonditi, attraverso il dialogo con personalità rilevanti nel panorama socio-economico nazionale, durante questa edizione, tra i quali hanno spiccato il tema del lavoro, affrontato attraverso mostre, convegni e interventi, tra cui quello di Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale, e il tema dell’amicizia – riportato anche nel titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” –, da sempre colonna portante dell’evento. «Il lavoro è inteso come possibilità di compimento di sé, un impegno che ci viene richiesto ogni giorno e che occupa la maggior parte del nostro tempo. È l’ambito principale in cui si gioca la nostra vita e dove possiamo verificare se possiamo lavorare senza mettere da parte i desideri più veri del nostro cuore – racconta Paolo Mirri, responsabile diocesano di Comunione e Liberazione –. L’amicizia, invece, è sempre stata il sottotitolo del Meeting, messo a tema e sviluppato quest’anno dall’omelia iniziale del cardinal Matteo Maria Zuppi. Un’amicizia con la A maiuscola. Un’amicizia che è amicizia al destino, che porta a un cammino insieme. Quell’amicizia che anche il Papa ci chiede, sotto forma di pace».

Un evento che, come si denota dal nome, chiama all’incontro. Una fondazione che scommette sul desiderio e la passione che ogni uomo ha nel proprio cuore per creare un terreno comune per il dialogo.

«Il Meeting è sempre un’opportunità per vedere come la fede può essere intelligenza della realtà – prosegue Mirri –: non è qualcosa di meramente spirituale, che non riguarda il concreto, perché la fede se non è riscontrata utile nella realtà, viene scartata». E conclude: «Da questo Meeting, come da tutti gli altri, ci portiamo a casa la responsabilità di vivere la fede e di testimoniarla come la cosa più attraente che possa esistere. Perché essa dà senso e dà gusto alla vita».

Come suggerito dalla propria mission, il “Meeting per l’amicizia tra i popoli” è stato anche in questa edizione il luogo fisico in cui sperimentare come l’esperienza della fede cristiana vissuta sia capace di incontrare e valorizzare ogni tentativo umano che collabora positivamente al destino di ogni uomo.




Un mese dopo la Gmg. Don Fontana (Focr): «Una Chiesa diocesana giovane ed entusiasta, slancio per sognare e camminare insieme»

 

È passato un mese dalla conclusione della Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona. Oltre un milione di giovani pellegrini presenti. Più di 65 mila i fedeli provenienti dall’Italia, compresi gli oltre 400 giovani della Diocesi di Cremona, a cui si sono aggiunti i ragazzi brasiliani della parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado di Salvador de Bahia, dove opera il sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti. Giovani cremonesi che si incontreranno di nuovo il 22 settembre, per condividere tra loro e con chi non era presente, il proprio bagaglio di “tesori” della Gmg. E condividerlo negli incontri durante l’anno che riparte, nelle scuole, in oratorio, sui campi sportivi e per i più grandi sul posto di lavoro.

In occasione del rientro in diocesi dopo l’esperienza portoghese e l’incontro con Papa Francesco, abbiamo intervistato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale Giovanile e accompagnatore a Lisbona del gruppo cremonese.

I ragazzi e le ragazze come hanno vissuto questa Giornata mondiale della Gioventù? Con quale spirito?

«Ogni Gmg, e certamente anche questa, ha richiesto molto spirito di adattamento, pazienza, disponibilità ad accogliere l’imprevisto e a far fronte alle diverse situazioni impreviste. Ma certamente, oltre a tutto questo, il clima tra noi pellegrini cremonesi è stato caratterizzato da molta familiarità e gioia di stare insieme e condividere un’esperienza così intensa. Si è vissuto un clima di cordiale amicizia anche tra giovani di zone diverse e lontane della diocesi. Ci ha aiutato molto il vivere insieme le mattinate delle catechesi e l’abitare tutti nella stessa parrocchia, chi accolto nelle famiglie e chi in una scuola del quartiere.
I momenti forti della settimana di Lisbona sono stati vissuti intensamente e seriamente, senza nulla togliere all’esplosione di gioia nello stare in mezzo ad una città letteralmente invasa di giovani festanti da tutto il mondo, ma anche capaci di momenti intensi di raccoglimento e preghiera come durante la Via Crucis alla Collina dell’Incontro o l’adorazione durante la veglia al Campo di Grazia».

Cosa ha significato la presenza dei giovani di Salvador de Bahia?

«Durante la settimana di Lisbona è stato difficile condividere tempi e momenti, ma due occasioni sono state molto belle e significative: l’incontro con il mandato del vescovo a tutti i pellegrini cremonesi che abbiamo vissuto il 27 luglio a Cremona, prima di partire e a cui hanno partecipato anche i ragazzi di Salvador de Bahia, e poi senza dubbio la Messa celebrata proprio dal nostro vescovo sabato 5 agosto, la mattina, prima di partire a piedi per il luogo della veglia con il Papa. Sono state occasioni di amicizia e fraternità che va oltre le barriere linguistiche e culturali. È stata l’occasione di sperimentare in concreto la comunione che la nostra fede genera anche tra i diversi e i lontani geograficamente».

Cosa vi portate a casa da questa esperienza?

«Ogni pellegrino ha la sua risposta. Io personalmente porto a casa l’esperienza fatta di una Chiesa diocesana giovane ed entusiasta, capace di silenzio e di gioia, ma soprattutto costituita da volti, persone concrete e incontrate, amici con cui si è condiviso un pezzo di strada e per questo possiamo con più slancio sognare e proporre altri passi insieme».

In poche parole, in cosa questa Gmg è diversa dalle precedenti?
«Sono diverse le persone e questo cambia tutto. La formula più o meno è abbastanza consolidata, ma i fratelli con cui si è condivisa questa esperienza di fede e di gioia sono unici e originali».

Quali sono gli eventi in programma con i ragazzi che hanno partecipato?

«Il primo e più vicino sarà in Seminario, venerdì 22 settembre, alle 20.30. Sarà un momento di incontro e di preghiera di tutti i giovani della diocesi, certamente non riservato solo a chi ha partecipato da pellegrino. Però la condivisione dell’esperienza fatta a Lisbona sarà certamente il punto di partenza per proseguire un cammino di Chiesa locale giovane che poi sarà scandito da altre tappe zonali e alcuni momenti diocesani come la veglia della Gmg diocesana, il prossimo 25 novembre. L’incontro del 22 settembre sarà anche l’occasione di ricordare nella preghiera e affidare al Signore il ministero di due giovani pellegrini a Lisbona, Valerio e Giuseppe, che il 1 ottobre saranno ordinati diaconi per la nostra Chiesa».

 

QUI TUTTI I REPORTAGE DI DIOCESIDICREMONA.IT DA LISBONA




A palazzo vescovile il mistero degli affreschi ritrovati

Un’interessante e curiosa scoperta è venuta alla luce durante le opere di restauro del palazzo vescovile di Cremona, lavori che da anni proseguono in linea con il progetto culturale e architettonico che vede coinvolti il Museo diocesano, la Cattedrale e il Battistero.

Durante i lavori che interessano la parte nobile del palazzo vescovile, destinata in futuro ad ospitare una parte del patrimonio artistico del Museo diocesano, nella parte sommitale all’interno del caposcala, i restauratori sono stati piacevolmente colpiti dallo scoprire la presenza di decorazioni nascoste al di sotto di uno strato di intonaco. I motivi storici che hanno portato alla copertura di queste decorazioni rimangono un dettaglio ancora avvolto da un alone di mistero. A spiegare l’importanza del ritrovamento è don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici: «È stata una scoperta inaspettata e molto gradita. La decorazione celata sotto l’intonaco non viene menzionata in nessun documento a nostra disposizione. Rimane sconosciuto anche l’anno di produzione. La domanda principale alla quale non vi è risposta rimane il perché della copertura di quest’opera». Il compito di indagare sul ritrovamento e sulle sue origini è un progetto che lega fra di loro in una stretta sinergia la committenza, la Diocesi, la Soprintendenza e i tecnici addetti al restauro.

In una prima fase dei lavori è già chiaro che l’opera appena scoperta non è completa, mancano infatti alcune parti che a causa del tempo e delle condizioni della muratura sono andate per sempre perdute. «Forse è proprio questo il motivo che ha condotto i nostri antenati a nascondere le decorazioni. – spiega don Gaiardi – Mancano alcune parti sotto le finestre, e lo stesso vale per alcune porzioni sulle pareti. Non si può escludere che dopo il rifacimento del soffitto si sia optato per una copertura totale che nascondesse questi difetti. È stata molto significativa la presenza di una cappa fumaria che passa nel muro dietro alle decorazioni: nelle sue prossimità l’opera manca completamente, sicuramente a causa del calore e del fumo».

 

 

La decorazione si articola in una finta architettura, fatta di elementi architettonici come colonne e capitelli, finte porte ed archi, fino a rappresentare tendaggi che danno dinamicità al complesso con il proprio panneggio. Don Gaiardi spiega nel dettaglio che «si tratta di una quadratura di inizio Ottocento». Un altro interrogativo che merita di ricevere una risposta è quello legato ad una misteriosa firma presente all’interno di una delle pareti della parte sommitale del caposcala. «Non si tratta della firma dell’artista che ha realizzato l’opera», assicura il direttore del Museo diocesano. «Probabilmente è stata fatta in matita da un capomastro che ha condotto l’esecuzione della parte strutturale, ma non della decorazione».

Lungo le pareti sono inoltre rappresentati dei mezzibusti di alti prelati, si presuppone, della Chiesa cremonese, sotto i quali sono presenti parti decorate di lapidi in marmo che riportano scritte ancora poco decifrabili che saranno sicuramente argomento di studio e analisi da parte degli esperti, così da dare un nome e una data alle personalità che sono rappresentate sulle pareti.

Sul piano artistico la presenza dei mezzibusti conferisce a tutta la composizione un forte senso di teatralità, mentre la decorazione mostra il desiderio di una libertà maggiore e di un respiro più ampio limitato dalle possibilità dell’architettura. Le finestre dipinte e le volte conferiscono un senso di maggior spazio rispetto a quello fisico, ricreando un’atmosfera di nobiltà e sacralità in tutto l’ambiente, che sarà rivelata al pubblico al termine dei lavori di recupero e restauro, che daranno certamente risposta ai misteri che avvolgono questo importante ritrovamento.




A Caravaggio l’ultimo saluto a don Giuseppe Bressani, uomo e sacerdote di bontà e gratitudine

 

Nella mattina di lunedì 21 agosto, la chiesa parrocchiale di Caravaggio era gremita di persone, giunte da molte parrocchie del territorio e dalla cittadina svizzera di Aarau per accogliere il feretro di don Giuseppe Bressani e celebrare le sue esequie.

Don Giuseppe, sacerdote cremonese dal 1976, è stato vicario presso le parrocchie di Fontanella, Mozzanica e di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo presso Soncino. Dal 1993 è stato missionario al servizio degli emigrati italiani nella Svizzera tedesca, ad Aarau e dal 2022, rientrato in Italia, svolgeva il compito di collaboratore parrocchiale proprio nella parrocchia di S. Fermo e Rustico in Caravaggio. È deceduto all’hospice di Calcinate la mattina di venerdì 18 agosto.

Ha presieduto la celebrazione il vescovo Antonio e hanno concelebrato il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e una trentina di sacerdoti accorsi da tutta la diocesi; tra loro anche don Francesco Migliorati, impegnato come missionario per la pastorale per i migranti italiani in svizzera a Coira.

Il vescovo Napolioni ha iniziato la Messa ringraziando i presenti, soprattutto chi nella notte ha viaggiato diverse ore: «Don Giuseppe non ci ha rovinato le ferie, ma ha voluto stringere a sé tutti noi e stringerci nel corpo di Cristo» sottolineando anche che il sorriso, la gioia e la gratitudine erano la cifra stilistica di don Bressani.

Ed è l’affidamento totale al disegno di Dio che il vescovo ha voluto riprendere nell’omelia, durante la quale ha messo a confronto il giovane ricco descritto nel vangelo di Matteo (MT19, 16-22) con il sacerdote caravaggino.

«I credenti pongono le grandi domande della vita a Gesù, che amplia i nostri orizzonti e il dialogo tra il giovane descritto nel Vangelo e Gesù, può illuminare anche la morte del nostro caro don Giuseppe». Il vescovo Antonio ha sottolineato come Cristo fa passare da una logica di dover fare per guadagnarsi il Paradiso alla logica dell’entrare nella vita. «E don Giuseppe è entrato molte volte nella vita, con delicatezza. Imparando a bussare e ad aspettare.». La delicatezza e la bontà sono state due caratteristiche importanti del missionario, che è entrato in contatto con la bontà di Dio e ha potuto riversarla nel mondo.

«Oggi – ha concluso la sua omelia il vescovo Napolioni – don Giuseppe compie l’ingresso definitivo nella vita nella sua pienezza. Il Vangelo si conclude con il giovane che si allontana triste. Ma noi dobbiamo augurarci di non morire infelici. Certo, c’è il dolore di lasciare i propri cari, ma questo è ricompensato dalla gioia della comunione con i santi e dall’incontro autentico col Padre. Bisogna distinguere la ricchezza che allontana il giovane, dalla ricchezza autentica: si è ricchi di affetto, di legami, di servizio. Don Giuseppe ha investito tanto in tutto questo e il bilancio che ne trae è un bilancio di gioia, di pace e di bontà che si ricongiunge alla sua Sorgente».

Al termine delle esequie la salma è stata accompagnata al cimitero di Caravaggio per la sepoltura.


Profilo biografico di don Giuseppe Bressani

Nato a Caravaggio il 14 novembre 1952, don Giuseppe Bressani è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1976. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Fontanella e, sempre come vicario parrocchiale, era stato successivamente a Mozzanica (1983-1990) e Soncino nella parrocchia S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (1990-1993).

Nel 1993 ha lasciato l’Italia per raggiungere la Svizzera, dove per quasi trent’anni è stato missionario al servizio degli emigrati italiani nella Svizzera tedesca, ad Aarau, cittadina di 15mila abitanti, capitale del Cantone Argovia. Negli anni di ministero in Svizzera don Bressani ha intessuto una buona collaborazione con le parrocchie locali, così come con gli altri missionari presenti nel cantone d’Argovia. L’impegno pastorale negli anni è stato a non ridurre la pastorale ai soli sacramenti, uno forzo supportato dai vari gruppi: quello dei giovani, dei piccolissimi, la corale, quello missionario, ministranti, lettori, ministri straordinari della Eucarestia e un gruppo della terza età. Insomma una comunità vivace capace di realizzare tante attività. Nel giugno 2019 il vescovo Antonio Napolioni aveva fatto visita ai due sacerdoti diocesani missionari in Svizzera: don Bressani e don Francesco Migliorati [leggi qui].

Rientrato in Italia alla fine del 2022, don Giuseppe Bressani era collaboratore parrocchiale nella parrocchia Ss. Fermo e Rustico di Caravaggio.




Con lo sguardo al cielo azzurro di Maria: il Vescovo alla chiusura del Giubileo della Fontana a Casalmaggiore

È stata una celebrazione eucaristica molto partecipata quella che si è svolta nella mattinata di martedì 15 agosto presso il Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, in occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Il vescovo Antonio Napolioni, che ha presieduto Messa delle 10.30, è stato accolto dal rettore del Santuario, padre Francesco Serra, che ha introdotto la celebrazione ricordando la ricorrenza dei sessant’anni dall’Incoronazione dell’immagine della Beata Vergine avvenuta proprio il 15 agosto del 1963 per mano del vescovo Danio Bolognini, e aggiungendo che con questo anniversario si è concluso il Giubileo aperto lo scorso 25 marzo in occasione della festa patronale, nella solennità dell’Annunciazione del Signore. 

Data l’eccezionalità della giornata, sono giunti a Casalmaggiore il provinciale dei Frati Minori Cappuccini, padre Angelo Borghino, padre Dieudonné Oued e padre Andrea Cassinelli, che hanno concelebrato la Messa insieme ai frati cappuccini del Santuario: padre Claudio Bobbio, padre Maurizio Fiorini, padre Gianfranco Gatti e padre Domenico Tonani. 

«Sono felice di essere alla casa di mamma. Maria. Infatti il Signore ce l’ha regalata come mamma. La vita del mondo è dentro l’abbraccio di Maria. La festa dell’Assunta ci indica il destino di gloria di tutto l’universo. Siamo nel travaglio del parto. Ma lei ci nutre, ci sostiene, ci dona la Parola, che è il Figlio. E ci dona gli uni agli altri», ha esordito  il vescovo invitando poi l’assemblea numerosa a una riflessione attorno al ruolo di Maria, a partire dal racconto dell’esperienza emozionante e commovente avuta durante la Giornata mondiale della gioventù, da cui è appena rientrato con una delegazione di cremonesi. 

«Maria è stata madre di ciò che abbiamo vissuto e che anche oggi può succedere a ciascuno di noi perché – ha proseguito – se siamo venuti qui è per dissetarci a questa sorgente e per alimentare le ragioni della speranza». E ha aggiunto: «Una speranza c’è, è possibile, ha un nome. E quel nome è Cristo, che Maria ha donato al mondo». 

Alla base della riflessione del vescovo l’incontro tra Maria ed Elisabetta narrato dal Vangelo del giorno. E ancor di più c’è la motivazione che ha spinto Maria a partire “in fretta” per dare aiuto alla cugina. Per rispondere alla sua vocazione personale.

Così il vescovo ha esortato il popolo di Dio presente in assemblea a fare altrettanto: «C’è bisogno che ci alziamo tutti e diciamo sì alla chiamata di Dio. Ma verso dove? Per quale motivo?». 

Non servono grandi opere, o grandi numeri (il riferimento è al milione e mezzo di persone presenti a Lisbona per la Gmg). Quel che fa la differenza è la capacità di commuoversi ancora di fronte alla vita e di trovare la forza di alzarsi e andare incontro a Gesù. 

Allo stesso modo i sessant’anni anni dall’Incoronazione della Vergine non avrebbero senso se fossero letti solo in un’ottica temporale. Ma assumono il loro vero significato se compresi per quello che realmente sono: sessant’anni di preghiere, di richieste e di risposte, di chiamate di Maria dall’azzurro del cielo, in riferimento alla struttura che a Lisbona ha accolto la rappresentazione in arte della Via Crucis, arricchita da danza, teatralità, colori. 

In questo modo «il calvario diventa un anticipo di paradiso, azzurro come il cielo da cui Maria ci parla e proclama il suo Magnificat», che tutti noi possiamo cantare accogliendo Gesù che viene. Perché la vita, che pure è peccato, merita sempre di essere cantata. 

«Non aspettiamo grandi segni dal cielo – ha quindi concluso il Vescovo – perché Gesù è già venuto e ci aspetta alla destra del Padre con sua madre Maria, che è nostra consolazione e nostra speranza». 

La celebrazione si è conclusa con la benedizione impartita di fronte alla copia dell’immagine della Beata Vergine con il Bambino, posta di fronte all’altare maggiore per permettere a tutta l’assemblea di assistervi in preghiera.

In serata la consueta processione cittadina con l’effige di Maria in partenza dalla chiesa di San Francesco alle 21 e con arrivo proprio al Santuario della Madonna della Fontana. 




A Brancere la comunità in preghiera con Maria, regina del Po

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Un pomeriggio all’insegna della fede, della preghiera e della devozione mariana quello che si è celebrato nel pomeriggio di martedì 15 agosto, solennità dell’Assunta, lungo le rive del Grande Fiume.

Come da tradizione la statua della Madonna di Brancere, partendo dalla Canottieri Flora, è stata portata sul fiume Po dai “pescatori scalzi” e accompagnata sulla barca da cui don Pietro Samarini, moderatore dell’Unita pastorale “Madre di Speranza” e vicario zonale della città di Cremona, ha benedetto le società sportive seguendo la corrente del fiume.

Quindi, il corteo di barche a remi e gommoni ha accompagnato la statua della Madonna fino alla località Sales, dove fedeli e sacerdoti stavano aspettando l’arrivo della processione fluviale.

Dopo un omaggio floreale in memoria delle vittime delle inondazioni, la statua è stata portata a riva dai “pescatori scalzi” e di lì trasportata in processione accompagnata dai rematori e dai gonfaloni dei Comuni della zona.

La liturgia eucaristica è stata celebrata sotto l’ombra degli alberi che circondano la santella mariana opera di Graziano Bertoldi inaugurata per il Giubileo del 2000.

Don Antonio Pezzetti, parroco di Piadena e vicario della zona pastorale IV, ha presieduto la Messa. A concelebrare don Pierluigi Vei, parroco di Stagno Lombardo e Brancere, don Alberto Mangili, parroco del Bosco ex Parmigiano, don Roberto Musa, parroco di San Daniele Po, e don Pietro Samarini, vicario zonale della zona pastorale III e parente da parte di una nonna di don Aldo Grechi, ideatore di questa tradizione agostana la cui memoria rimane sempre viva insieme a quella del vescovo Maurizio Galli, fortemente legato a questa celebrazione. La liturghia è stata animata col canto dal maestro don Graziano Ghisolfi e dalla soprano Annalisa Losacco.

 

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Nell’omelia don Antonio Pezzetti ha voluto ricordare come «Maria, che è stata la Madre di Dio e la sua capacità è di essere obbediente alla volontà del Padre, ha fatto sì che il Signore le  abbia donato non solo di nascere Immacolata, ma anche di vivere alla fine della sua vita l’Assunzione in cielo, di non conoscere la corruzione del sepolcro». «Il privilegio di Maria – ha quindi proseguito il vicario zonale – non resta però caso isolato, perché ciò che noi celebriamo di Maria è anticipo di quello che avverrà anche a noi: non solo Maria è in Cielo anima e corpo, ma anche per noi sarà questo futuro».

Nell’omelia un accenno anche alla Giornata mondiale della gioventù da poco conclusa a Lisbona: «Viviamo questa devozione, riconoscendo in Maria il modello della nostra vita di fede: il Vangelo di oggi, quello della Visitazione, è stato scelto dal Papa per la Gmg terminata pochi giorni fa. Proprio con questo Vangelo il Papa ha invitato i giovani, come tutti noi, a portare la gioia di essere cristiani alle altre persone». E ha continuato: «Chiediamo a Maria di essere testimoni nelle nostre vite di questa presenza, di questa fede dentro di noi; non dobbiamo avere paura di vivere questa storia, ma guardiamo al futuro con speranza, perché Dio ha vinto il male e noi siamo dei salvati. Viviamo in un mondo segnato da tante difficoltà, ma quando non ci sono state difficoltà? Ci sono problemi grandi, i cambiamenti climatici, il problema della pace, dell’immigrazione: temi grandi che tante volte sembrano non avere soluzioni e noi siamo preoccupati giustamente dalle nostre difficoltà, ma Maria deve aiutarci a guardare al futuro in modo diverso».

Prima di concludere l’invito del parroco di Piadena ad allargare lo sguardo: «Se affrontiamo i nostri problemi guardando anche chi ci è vicino, attenti a ciò che accade intorno a noi, alle nostre comunità, forse anche i nostri problemi e la nostra quotidianità possono essere diversi». Poi l’auspicio e l’invito ai fedeli presenti: «Chiediamo quindi a Maria la forza della fede per essere sempre attenti, anche al mondo femminile: chiediamo a lei, donna di fede, madre di Cristo e madre nostra di aiutarci a vivere il nostro presente e di accompagnarci e sostenerci verso il nostro futuro».

Al termine della celebrazione i ringraziamenti da parte del parroco don Pierluigi Vei e del sindaco di Stagno Lombardo, Roberto Mariani, rivolti agli esponenti del mondo religioso e civile che hanno contribuito all’organizzazione della manifestazione.

Presenti alla celebrazione molte autorità civili cremonesi e dei comuni rivieraschi con i gonfaloni e l’attenta presenza della Protezione civile e dei corpi delle Forze dell’ordine che hanno garantito il regolare svolgimento della celebrazione.




Festa della Madonna del Po, accolta in Cattedrale la statua di Brancere

Una tradizione cara a Cremona e ai suoi territori rivieraschi, che cade nella solennità dell’Assunta. Ma la “festa della Madonna del Po” in qualche modo è già iniziata nel pomeriggio di venerdì 11 agosto quando, accompagnata dai volontari della protezione civile di Stagno Lombardo, paese dal quale ha iniziato il suo pellegrinaggio, la statua della Madonna di Brancere è stata accolta nella Cattedrale di Cremona dal rettore mons. Attilio Cibolini.

Trasportata a spalla lungo tutta la navata centrale, è stata posta a fianco dell’altare. Intorno ad essa si sono subito raccolti i fedeli che non hanno perso l’occasione neppure per una fotografia dopo la preghiera personale, che ha lasciato spazio poi alla recita corale del Rosario. Al termine si è potuto accendere una candela, pregando di fronte alla statua della Madonna di Brancere, Regina e Patrona del Po. Lo si potrà fare fino a Ferragosto secondo gli orari di apertura della Cattedrale (dalle 7.30 alle12.30 e dalle 15 alle 19).

Martedì 15 agosto, nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, cui la Cattedrale di Cremona è intitolata, la Messa delle 11 segnerà il saluto della città alla statua della Madonna di Brancere. Al termine infatti della Messa (in diretta come tutte le domeniche e le solennità in tv su Cremona1 e sui canali web e social della Diocesi di Cremona) presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, e concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, l’effigie della Madonna sarà portata in piazza. Da qui, con il supporto della Protezione civile, la statua sarà trasferita alla Canottieri Flora.

Nel pomeriggio è prevista la processione fluviale con i vogatori e le imbarcazioni. L’imbarco della statua della Madonna di Brancere avverrà alle 15 sul lungo Po di Cremona, presso la società canottieri Flora. Se le condizioni del fiume lo permetteranno, l’immagine sacra sarà caricata sulla motonave che condurrà a Lido Ariston anche le autorità. Durante la navigazione avverrà la consueta benedizione delle società canottieri presenti sul percorso.

L’arrivo a Brancere è previsto per le 16.30 presso la località Isola Provaglio. Prima dell’attracco avverrà il lancio di una corona di fiori in memoria dei defunti delle alluvioni del Po, proprio nel luogo in cui, secondo la tradizione, sorgeva l’antica chiesa, il cimitero e l’abitato di Brancere, distrutti dall’inondazione del 1756.

Una volta attraccata, la statua sarà portata in processione verso il luogo della celebrazione eucaristica, oltre l’argine, trasmessa in diretta su Cremona1 (canale 19).

L’evento è organizzato dalle parrocchie di Stagno Lombardo e Brancere con il patrocinio e la collaborazione di Provincia di Cremona e Comuni di Cremona e Stagno Lombardo, insieme a Protezione Civile e Società canottieri.

 

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Tempo di iscrizioni all’Istituto superiore di Scienze religiose “Sant’Agostino”

Dopo la fine dell’anno accademico 2022/2023, è ora tempo di iscrizioni per l’anno venturo. Si sta parlando dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Sant’Agostino”, a cui è possibile iscriversi entro il prossimo settembre. L’Istituto, espressione accademica delle Diocesi di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano, ha lo scopo di dare una solida ed adeguata formazione in ambito Scritturistico, teologico e delle scienze umane. Vi possono accedere tutti coloro che desiderano impegnarsi nell’ambito dell’evangelizzazione e dell’insegnamento della religione cattolica.

L’Istituto, affiliato alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, ha sede a Crema e svolge le attività didattiche su tre poli: Pavia, Lodi e Cremona presso il Seminario vescovile (in foto). Conferisce i gradi di laurea triennale e magistrale in scienze religiose, promuove iniziative di studio e ricerca, cura pubblicazioni a carattere teologico. L’ampia e qualificata offerta didattica intende coinvolgere anche gli operatori pastorali che desiderano rendere solida, aggiornandosi, la preparazione di base. È possibile, quindi, iscriversi anche a singoli corsi come “uditori”.

Il prossimo 3 ottobre, inizierà il nuovo anno accademico, che terminerà giovedì 30 maggio 2024. L’orario delle lezioni è il seguente: martedì e giovedì, dalle 16.45 alle 19.45; sabato, dalle 9 alle 13. È decisivo segnalare che nei mesi invernali – come lo scorso anno accademico – le lezioni saranno erogate on-line, alleviando così i disagi degli spostamenti, peraltro, oggigiorno, onerosi.

La scadenza delle iscrizioni è fissata al prossimo 15 settembre. Entro quella data occorrerà regolarizzare l’aspetto amministrativo con il pagamento della quota e la consegna o l’invio del modulo d’iscrizione. Eccezione per gli studenti fuori corso, i quali hanno tempo normalizzare la loro situazione sino al 15 dicembre. Per gli studenti ordinari la quota è di 800 euro e comprende l’immatricolazione, la partecipazione ai corsi, esami, tessera per accedere alla biblioteca ed accesso al settore riservato del sito internet. Per gli “uditori”, la quota di iscrizione è 100 euro, comprensiva di un corso. La quota per ogni corso aggiuntivo è di 50 euro, sino a un massimo di quattro corsi e di 10 euro per iscriversi a ogni singolo esame. La quota degli studenti fuori corso è invece di 350 euro.

Per tutte le informazioni riguardanti ogni aspetto della vita accademica dell’ISSR “Sant’Agostino” è possibile consultare il sito web www.issrsantagostino.it.




Il Papa ai giovani della Gmg: «Brillare, ascoltare, non temere!»

Foto GMG Lisbona 2023 e DiocesidiCremona.it

 

L’una di notte. Le parole di Bergoglio dette a braccio durante la veglia risuonano ancora sul vasto Parque da Graca. La musica inizia a sfumare dagli altoparlanti, lasciando solo le ultime chiacchiere ad accompagnare il sonno del quasi milione e mezzo di giovani da tutto il mondo.

Per Enrico di Salina è un atmosfera di «vigilante attesa, come Maria che è per noi punto di arrivo e punto di ripartenza». La liturgia serale di sabato 5 agosto, infatti, è stato uno dei momenti più emotivamente intensi della Gmg: i giovani pellegrini sono stati in rispettoso e riflessivo silenzio. Così la stessa dolce tensione si è accompagnata a quella dei muscoli bisognosi di riposo.

La luna piena illumina una giovane umanità avvolta dalla brezza dell’Atlantico e dai propri sacchi a pelo, mentre passi nella notte e torce sono segni della voglia di strappare qualche ora di sonno e condividere ancora momenti insieme tra giochi, pensieri e parole crociate.

«Mi aspetto un momento di fraternità profonda, e so che la notte passata a dormire insieme sarà un modo per riuscire a convivere anche nei momenti più difficili. Oltre i confini sempre», dice Anna da Marcaria.

Durante la notte si prova a dormire tra sassi sotto la schiena e temperature verso i 15 gradi. Eppure «si pensava un clima peggiore – riassume Chiara di Cremona, dell’unità pastorale Sant’Omobono a nome di molti, poco prima di affondare di nuovo dentro il sacco a pelo –. Ci aspettavamo più freddo e umido, in realtà non è così terribile come a Cracovia nel 2019».

Così tra i vari settori del Parque Tejo, nella calma ondulata dei corpi stesi a terra, il fiume accompagna il ritmo dei dormiveglia dei pellegrini. Molti addirittura dormono sul ciglio del tratto di autostrada, altri dietro i bagni chimici.

Sono previste altre migliaia di fedeli per l’evento conclusivo, gli spazi sono già ai limiti di sicurezza.

Qualche sacerdote del gruppo di Cremona verso le 4 del mattino inizia ad avviarsi al palco centrale per concelebrare la Messa di chiusura di domenica 6 agosto, raggiunto quindi dagli altri confratelli cremonesi. Attorno all’altare anche tutti i vescovi, e tra loro mons. Antonio Napoloni.

La notte inizia a lasciare spazio al sole; e l’alba sul Tago accompagna il risveglio anche dei ragazzi cremonesi, tra occhi e vestiti stropicciati, tra sacchi a pelo impolverati e bagnaticci, tanti sbadigli e poche ore di vero sonno.

Alle 6.30 circa ricomincia la musica diffusa dagli impianti audio nell’intero parco, ad accompagnare con ritmo gli immancabili caffè del chioschetto, le file al bagno, gli stretching mattutini e i svariati tentativi di rendersi presentabili tra spazzolini e salviettine, cambi d’abito nel proprio letto da campeggio e creme solari.

«Avrò dormito in tutto un’ora e mezza, ma con tutte queste persone attorno a me ad aspettare il Papa e l’alba è qualcosa di suggestivo», racconta Matawa di Piadena.

 

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La colazione è animata poi dalla musica di discoteca realizzata e remixata da un prete dj dal palco centrale, molto apprezzata dai partecipanti nonostante la levataccia. Ed effettivamente dà una buona dose di carica di energia per un’altra giornata intensa tra spiritualità e impegno fisico.

Il seminarista Fabrice è rimasto molto soddisfatto di questa scelta: «È un modo della Chiesa di interessarsi alla gioventù. Non si limita solo a dare indicazioni, ma anche tirare fuori qualcosa di bello che piace ai ragazzi, usando uno dei loro linguaggi preferiti, ovvero la musica». Anzi, aggiunge: «Non avrei pensato a un prete dj. Anni fa sarebbe stato molto difficile, ma è un segno anche questo».

Nel frattempo il sole inizia la sua salita verso lo zenith, mentre il Pontefice ha iniziato da poco il suo giro per i settori del campo sulla papamobile verso l’altare.

Iniziano i lenti preparativi dei circa 500 giovani cremonesi in vista della Messa e della successiva partenza.

C’è qualche disagio per il gruppo con il maxischermo difettoso, ma «mi aspetto un’esperienza maestosa» ed «elettrizzante», dicono Lucrezia di Bozzolo e Ottavia di Viadana. La festa di un mondo intero, a cielo aperto e a piedi scalzi, con i cuori e gli sguardi fissi sul grande schermo di un palco lontano, ma vicino nella sua presenza simbolica.

E proprio dal Papa, nell’omelia, l’incoraggiamento forte a non avere paura. Prendendo spunto dall’episodio evangelico della Trasfigurazione e da quanto vissuto con i giovani nei giorni della Gmg ha affermato: «È bello quanto abbiamo sperimentato con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme e come abbiamo pregato. Ma, dopo queste giornate di grazia, ci chiediamo: cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana?». La risposta in tre parole: «Brillare, ascoltare, non temere». «Anche noi oggi – ha proseguito – abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita», ha detto a braccio. E ancora: «Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore». «Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta», ha spiegato Francesco: «Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come lui. Accogliendo Gesù, questo ti porta a essere luminoso, un’opera di amore. Tu sarai luminoso il giorno in cui sarai interprete d’amore». «Se diventiamo egoisti, lì la luce si spegne», il monito sempre fuori testo del Papa.

«Non avere paura, non temere: è una parola che nella Bibbia si ripete spesso», ha sottolineato Francesco a braccio. Poi le parole di speranza indirizzate a ciascuno: «A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi, giovani, che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù dice: “Non temete!”. In un momento di silenzio ognuno ripeta a se stesso nel proprio cuore: “non abbiate paura”».

«Carissimi giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere!», le parole conclusive del Papa: «Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, vi sta guardando, vi conosce, le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi E oggi vi dice, qui a Lisbona, in questa Gmg: “Non abbiate paura, non temete”».

Al termine della Messa, dopo l’indirizzo di saluto del prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, card. Kevin Joseph Farrell, il Papa ha consegnato le croci della Gmg ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti. Dopo i ringraziamenti, l’invito: «Tornando a casa continuate a pregare per la pace». «Amici, permettete anche a me, ormai anziano – ha detto Francesco ai giovani – di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace». Quindi ha dato appuntamento al 2025 a Roma per il Giubileo dei giovani e nel 2027 per la prossima Gmg, in Asia, in Corea del Sud, a Seoul.

 

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Ora quella «allegria missionaria» cui parlava il Papa la notte precedente è forse pronta a tornare nelle case dei partecipanti dopo questo evento di portata mondiale. Con l’appuntamento già fissato per la prossima Gmg, pronti a ritrovarsi ancora una volta, gioiosi e in cammino, a fare il bilancio del mondo e della propria vita.

Al termine della Messa per la gran parte dei cremonesi presenti a Lisbona inizia il rientro, che per il gruppo diocesano che ha aderito alla proposta di viaggio della Federazione Oratori Cremonesi prevede un ulteriore tappa a Barcellona, con l’Eucaristia alla Sagrada Familia insieme agli altri pellegrini lombardi.

 

Gmg, alla veglia al Parque Tejo il Papa ai giovani: «La gioia è missionaria, è da portare agli altri»

 

L’attesa e le emozioni dei cremonesi a Parco Tejo

 

Il vescovo Napolioni ai cremonesi alla Gmg: «La bellezza di questi giorni sproni a continuare l’urgenza di cambiare il mondo»

 

 

Il resoconto di tutti i momenti della Gmg