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Giornata per la Vita in Zona 5: luci di speranza per non arrendersi a una “cultura di morte”

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La zona pastorale V ha celebrato la 45ª Giornata per la vita con una serie di iniziative che si sono svolte venerdì 3 febbraio a Casalmaggiore.

Nel tardo pomeriggio don Jacopo Mariotti, diacono prossimo al presbiterato in servizio nell’unità pastorale di Bellaguarda, Casaletto, Pomponesco e Salina, ha presieduto l’adorazione eucaristica nella chiesa di San Francesco, in cui si sono susseguiti momenti di riflessione personale silenziosa con altri di lettura del messaggio per la Giornata pubblicato dal Consiglio episcopale permanente della CEI dal titolo «La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)». L’adorazione si è conclusa con la benedizione eucaristica e la benedizione delle gole, nella ricorrenza di san Biagio.

A seguire, l’assemblea ha camminato per le vie centrali di Casalmaggiore, in un pellegrinaggio illuminato dalla luce di fiaccole colorate, fino a giungere al Duomo di Santo Stefano, con l’accompagnamento musicale delle corali della zona. Tra queste il coro di Bozzolo, il coro Joy voices di Casalmaggiore diretto dal maestro Abele Zani, la Schola Cantorum di Cividale Mantovano diretta dal maestro Donato Morselli, le corali dell’unità pastorale di S. Maria Immacolata di Rivarolo Mantovano, Cividale e Spineda, e da ultimo il Coro d’Incanto diretto dal maestro Cesare Visioli.

In Duomo, l’ospite della serata è stato il presidente del Movimento per la vita di Cremona, il dottor Paolo Emiliani, che ha posto in essere una riflessione articolata sul senso della giornata a partire dalla sua fondazione il 22 maggio 1978, diretta reazione all’emanazione della legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

«Noi pensiamo che oggi si celebri una Giornata della memoria che, per citare il documento fondativo dei Vescovi – ha dichiarato il dott. Emiliani – ha la funzione di “non dimenticare e non assuefarci alla cultura di morte” in un tempo in cui la vera novità è che egoismo, individualismo e nichilismo sono trasversali a tutte le fasce d’età». Occorre allora riproporre «la domanda fondante la vita umana: chi è o che cos’è l’uomo? L’uomo è soggetto o oggetto? Esistono categorie di non-persone?». E facendo menzione della Giornata della memoria che si è celebrata il 27 gennaio scorso in occasione dello sterminio di 6 milioni di ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, ha voluto ricordare anche i 6 milioni di aborti legali avvenuti in Italia.

 

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«In una società equa e democratica, il diritto dell’uno, la donna, non può infrangere il diritto dell’altro, il nascituro – ha aggiunto – perché non si tratta di una questione confessionale ma laica, di rispetto della vita a livello di ragione e non di fede».

Appellandosi al Messaggio dei Vescovi, la cui attenzione è caduta anche sul termine “speranza”, Emiliani ha invitato i presenti a guardare ai testimoni di vita che sono presenti anche ai nostri giorni. Ha voluto così ricordare la figura di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita, deceduto nel 2020 e del quale si celebrerà il ricordo a Cremona presso il Centro pastorale diocesano domenica 5 febbraio. «Casini ha la dato la vita per la vita» così come fanno i numerosi Centri di aiuto alla vita che Emiliani non esita a definire «segni di speranza, perché non solo opere di solidarietà ma anche opere culturali».

 

Emiliani (MpV): «La grande forma di educazione su tutte le frontiere della fragilità umana è la compassione»

Giornata della vita, dal 3 al 6 febbraio eventi di riflessione e preghiera a Cremona e Casalmaggiore




Corso biennale di Teologia a Casalmaggiore con il circolo Acli

«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,38-42). Marta e Maria, sinonimo del fare e dell’ascoltare la Parola. E ancora: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cf. Lc 4,4). Quindi, non solo operare ma anche pregare per imparare ad accogliere la volontà di Dio. E la preghiera ha sede in un animo che riconosce la radice dalla quale parte un impegno intenso e quotidiano, che si è scelto di perseguire.

Da questa riflessione condivisa nasce, all’interno del circolo ACLI di Casalmaggiore, il proposito di organizzare il “Corso biennale di teologia” quale studio attorno al tema della Dottrina sociale della Chiesa, che sarà condotto da don Mario Martinengo, fondatore di quello stesso circolo nel lontano 2010.

A lui dal 2022 è affidato il compito di seguire gli aclisti nel coltivare la parte spirituale del loro essere associazione, quella “C” di cristiani che a volte è seppellita dai tanti affanni, che avvolge chi ha scelto di dare risposte concrete a domande urgenti. Ma se alla base, nel fondo, non ci si ricorda la ragione che «move il sole e l’altre stelle», cioè l’amore, si rischia di dimenticare l’appello che fu di don Primo Mazzolari al «ci impegniamo noi, non gli altri». E si rischia di stancarsi alle prime difficoltà. Da qui l’appello a tornare alla Parola.

Il corso si terrà, a partire dal 19 gennaio, un giovedì al mese, secondo il calendario allegato, presso l’oratorio di San Leonardo a Casalmaggiore, con collegamento online riservato agli iscritti che ne facessero richiesta. A fine corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

L’iscrizione è gratuita per i soci ACLI e prevede un contributo spese di 20 euro per i non soci. Al primo incontro sarà data, per chi lo volesse, la possibilità di tesserarsi al Circolo.

Per informazioni e iscrizioni scrivere a casalmaggiore@acli.it oppure whatsapp al numero 328-3310143.




Casalmaggiore, a Santo Stefano il pranzo comunitario con le Acli

È trascorsa in allegria la giornata del 26 dicembre a Casalmaggiore dove, presso l’oratorio di San Leonardo, il circolo ACLI ha voluto ripristinare l’abitudine, interrotta causa pandemia, di offrire ai cittadini un pranzo comunitario che permetta a tanti di condividere uno spazio di serenità e un momento d’incontro davanti a un menu festivo. «Grazie alla collaborazione con tante aziende del territorio che da tempo ci accompagnano nei nostri progetti o che si sono appena avvicinate – spiegano dal circolo – abbiamo potuto allestire a costi contenuti un banchetto di notevole successo presso grandi e piccini per un centinaio di persone».

Molte infatti le famiglie presenti, con bambini di tutte le età, che sono stati allietati dalla performance del coro D’Incanto e del coro della comunità ghanese, dopo essersi destreggiati tra le note di un karaoke natalizio.

Ma anche uomini o donne che, per un giorno, hanno preferito essere coccolati tra gusti e sapori, abilmente cucinati da alcuni aclisti, piuttosto che darsi da fare in prima persona come fanno ogni giorno. E che hanno scelto di farlo stando insieme invece che soli nelle proprie case.

«La novità di questa edizione è che anche la scuola superiore cittadina Romani ha voluto collaborare e, attraverso il progetto d’istituto di educazione alla pace, ha incentivato la partecipazione di studentesse e studenti che volessero mettersi al servizio della comunità per un giorno, allestendo la sala e servendo ai tavoli».

Un’esperienza unica dato che sul territorio non ci sono molte occasioni in cui potersi impegnare per avvicinarsi a questo tipo di servizio, anche se solo per un giorno. E anche una possibilità, per i presenti, di conoscere le attività che il circolo Acli ha svolto negli anni a partire dal 2018, e con le quali ha ancora intenzione di impegnarsi. A partire, ad esempio, dal corso biennale di teologia “Riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa”, che si svolgerà dal mese di gennaio al mese di giugno 2023. Per maggiori informazioni è possibile scrivere a casalmaggiore@acli.it.




Il Vescovo alla Messa di mezzanotte in Cattedrale: «Il Natale ci chiama ad attraversare la notte e diventare l’aurora»

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È stata celebrata a mezzanotte alla presenza di numerosi fedeli in Cattedrale di Cremona la S. Messa della Notte di Natale presieduta da Mons. Antonio Napolioni, che con un momento di preghiera davanti al presepio ha aperto l’Eucaristia concelebrata dal vescovo emerito Lafranconi e dai canonici del Capitolo della Cattedrale.

«Il Natale ci porta il principe della pace – ha esordito nella sua omelia – e noi siamo con lui, pronti ad accoglierlo in maniera nuova e decisa a crescere nella fede e a impegnarci nella carità». 

Parole rivolte ai presenti che, dal bambino all’anziano, sono accorsi anche all’ora tarda per dire «un nuovo sì al Signore che è venuto, viene e verrà». 

Come i pastori in quella notte «ognuno di noi oggi ha risposto alla chiamata, perché non siamo qui per tradizione ma per una nostra esigenza del cuore, seminata in noi da Dio stesso». Nonostante il peso delle reciproche storie, disseminate da preoccupazioni e affanni, siamo qui «convocati per ripartire dal Bambino, che ci chiama e ci manda tre messaggi. Siamo chiamati a desiderare il giorno, attraversare la notte e diventare l’aurora». 

Con questa consapevolezza nel cuore – ha quindi proseguitò mons. Napolioni – il cristiano può vivere tre differenti momenti della liturgia (con relative letture tra loro differenti) che lo accompagnano a riscoprire l’infinito del giorno che lo aspetta, dove il cielo di Dio è il futuro dell’umanità, che è ricco di speranza donata da Dio «giorno per giorno e che non ha fine se è abitata da questo bambino, che oggi nasce e poi morirà per risorgere e inaugurare la vita eterna per tutti coloro che lo seguiranno».

Allora dobbiamo avere il coraggio di attraversare la notte per rimetterci in piedi e andare incontro al bambino che nasce, «Dio disarmato e disarmante». Perché, conclude la sua riflessione Napolioni, «siamo chiamati a diventare noi la Messa dell’aurora, poiché non ci troviamo ancora nella pienezza della luce ma possiamo cogliere ogni germoglio e gustare la vita in ciò che di aurora, alba, novità, custodisce ogni giorno».

E ha concluso quindi sollecitando l’assemblea a chiedere a Dio la gioia e la gloria perché è possibile raggiungerle per chi vive ogni giorno il Vangelo con cuore grato e umile, impegnandosi nella sua realizzazione. 

 

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Festa del Ringraziamento a Casalmaggiore con il Vescovo

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Domenica 6 novembre si è celebrata a livello diocesano la 72esima Giornata del Ringraziamento con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni nel Duomo di Casalmaggiore. Hanno risposto all’invito ad essere presenti diverse associazioni di categoria, tra le quali Coldiretti e Libera, oltre alla cooperativa Sol.co e alle ACLI provinciali.

La mattinata, organizzata dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona, per la quale ha presenziato il responsabile Eugenio Bignardi, si è svolta all’insegna dei doni e dei grazie pronunciati  dal Vescovo durante l’omelia e, successivamente, dai rappresentanti di categoria al momento dell’offertorio, quando sono stati consegnati all’altare i frutti della terra.

«Ogni giorno i cristiani ringraziano non solo dei doni della terra ma della misericordia di Dio – ha detto monsignor Napolioni –. Anche noi, carichi di impegni, responsabilità e di peccati, abbiamo bisogno di lui più che del sole e della pioggia, più che dell’aria che respiriamo».

Riferendosi quindi al messaggio della CEI per questa Giornata, dal titolo “«Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto» (Am 9,14). Custodia del creato, legalità, agromafie” (Leggi il messaggio CEI per la 72ª Giornata del Ringraziamento), il Vescovo ha messo in connessione il tema del ringraziamento con quello della risurrezione.

«L’agricoltura è un’attività umana che assicura la produzione di beni primari ed è sorgente di grandi valori: la dignità e la creatività delle persone, la possibilità di una cooperazione fruttuosa, di una fraternità accogliente, il legame sociale che si crea tra i lavoratori». E ha continuato: «Apprezziamo oggi più che mai questa attività produttiva in un tempo segnato dalla guerra, perché la mancata produzione di grano affama i popoli e li tiene in scacco. Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci».

L’omelia è poi proseguita ricordando come il bilancio non può essere l’unico criterio che conduce a determinate scelte spesso con conseguenze negative, come il trascurare la famiglia o l’ammalarsi. «Oggi più che mai o viviamo da fratelli o finiremo per ammazzarci. Ci si salva solo insieme, si ringrazia solo insieme. Ecco perché ho voluto dare carattere diocesano a questa festa».

In seguito Napolioni ha accennato all’aspetto della corruzione, delle agromafie e del caporalato, tematiche richiamate nel messaggio per la Giornata e su cui lavora la cooperativa Sol.co e che ha affrontato nella mostra Capo-volti, esposta a Casalmaggiore durante il periodo della Fiera di San Carlo. Per contrastare la corruzione esiste la cura, ha sottolineato il vescovo: «Chi sceglie lo stile con cui coltivare la terra, mettere a servizio i frutti del lavoro? Chi si lascia purificare nei cuori e ha il coraggio di scelte contro corrente, per portare guadagno per tutti soprattutto per quelli che necessitano». Avere cura del giardino, quindi, significa accettare che Dio ascolta le preghiere di tutti, come di un popolo unito. Perché Dio è il Dio dei viventi, che sono tra loro fratelli tutti.

Così la preghiera di ringraziamento si trasforma in preghiera per la pace, in richiesta di risurrezione, affinché «la nostra mente di apra alla fantasia del bene, perché il Vangelo ci dice che la vita è più forte della morte e che giustizia e legalità sono per chi custodisce il giardino. Quindi – ha concluso il vescovo – siamo qui per ricercare quello che la terra non può darci. I nostri grazie umani si uniscano ai grazie di Cristo al Padre, che ci ammetterà nell’aia in cui la festa del raccolto sarà per tutti».

La Messa, stata animata dalla presenza di tre cori condotti dai maestri Donato Morselli e Ugo Boni, è stata concelebrata da don Mario Martinengo (membro della commissione di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi), don Emilio Garattini (assistente ecclesiastico di Coldiretti) e don Angelo Bravi (collaboratore parrocchiale di Casalmaggiore in rappresentanza del parroco don Claudio Rubagotti impegnato in città nelle celebrazioni della festa delle forze armate e unità nazionale).

Al termine della Messa i rappresentanti di categoria si sono intrattenuti con il vescovo per un momento di convivialità.




Sub tutela Dei, a Casalmaggiore una mostra sul giudice Rosario Livatino

Sarà visitabile dal 1° al 6 novembre, nella cripta della chiesa di Santo Stefano, a Casalmaggiore, la mostra “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”, promossa dal Meeting di Rimini 2022 e approdata anche in territorio casalasco grazie all’associazione Famiglie di Santo Stefano e dalle Parrocchie di Casalmaggiore. La mostra, che narra la vita e il martirio del giudice Livatino, ucciso dalla mafia agrigentina nel 1990 e proclamato beato il 9 maggio 2021, è stata presentata nella serata di venerdì 28 ottobre (la Chiesa ricorda il beato Livatino il 29 ottobre)) presso l’auditorium Giovanni Paolo II della Parrocchia di Santo Stefano.

Ucciso dalla mafia per la sola colpa di aver scoperto che «la mafia si era espansa dai grandi centri come Palermo e Trapani fino a Canicattì, sua città natale, perché – come ha introdotto il professor Stefano Prandini, docente di storia e filosofia all’Istituto Romani di Casalmaggiore, presente in qualità di esperto del fenomeno mafioso – la mafia va dove sono i movimenti di denaro, molto denaro».

Grazie al suo intuito, associato a un metodico studio, il “giudice ragazzino”, come fu definito Livatino, giunse a scoprire un ingente movimento di tangenti dovuto a corruzione e collusione tra imprenditoria e politica siciliane. E per questo venne ucciso. Per la sua dedizione alla lotta alla mafia e la sua condotta di vita riconducibile a una “cieca obbedienza ai genitori ed esasperata affettuosità verso la famiglia”, come viene testimoniato in uno dei quattro video che saranno proiettati durante l’esposizione, il giudice Livatino divenne il primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica che, grazie a papa Francesco, lo ha proclamato beato il 9 maggio 2021.

Tra i relatori della serata di presentazione anche uno dei curatori della mostra, l’avvocato della Diocesi di Verona Guido Facciolo, che ha condiviso alcune delle numerose testimonianze raccolte direttamente sul campo durante il suo viaggio nella terra di Livatino, chiamando il giudice per nome e parlandone come di un amico. «Il 3 ottobre Rosario avrebbe compiuto 70 anni, sarebbe stato in servizio fino a pochi giorni fa. Era uno come noi. Rosario è e resta un personaggio contemporaneo».

Costituita per tappe salienti, “Sub tutela Dei” è incentrata sulla vita e formazione del giudice, sulle testimonianze di amici e parenti, sul suo martirio e da ultimo sulla sua beatificazione. Un’esposizione, pertanto, non cronologica ma tematica, che ripercorre attraverso nuclei concettuali la straordinaria vita di un uomo testimone di fede e giustizia, riconoscibile per il suo valore da ogni generazione.

La mostra è visitabile presso la cripta della chiesa di Santo Stefano dal 1° al 6 novembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19. E dal 7 al 10 novembre e nei giorni festivi solo su prenotazione, con l’apporto gratuito di una guida, chiamando il numero 3426220651.




Il “Cristo morto” di Casalmaggiore in mostra a Mantova a Palazzo Ducale

C’è anche il “Cristo morto” della parrocchia di Casalmaggiore in esposizione alla mostra “Pisanello, alla corte dei Gonzaga. Il tumulto del mondo” in corso al Palazzo Ducale di Mantova, e che proseguirà sino all’8 gennaio prossimo.

«Sono contento di questo tempo che stanno vivendo le Parrocchie di Casalmaggiore – commenta don Claudio Rubagotti, parroco di Santo Stefano e San Leonardo in Casalmaggiore –. Sabato 15 e domenica 16 ottobre, infatti, il Fondo Ambiente Italiano guiderà alla scoperta del Palazzo Abbaziale. Mentre dal 7 ottobre all’8 Gennaio 2023 il “Cristo morto”, solitamente visibile presso la Chiesa di san Francesco, sarà esposto a Palazzo Ducale di Mantova».

Opera del XV secolo attribuita a Jacopino da Tradate, il “Cristo morto” è stato richiesto dal Ministero della Cultura perché venisse esposto, dopo un percorso attraverso le stanze affrescate dal Pisanello, insieme ad opere provenienti da musei del calibro della National Gallery di Londra, del Louvre di Parigi e della Pinacoteca di Brera.

L’opera, già esposta nel periodo di Expo presso Palazzo Reale a Milano all’interno della grande mostra “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”, si lascia intravedere lungo tutto il percorso attraverso un’apposita parete in trasparenza voluta dagli allestitori, per poi lasciarsi cogliere alla vista dei visitatori in tutta la sua bellezza «suscitando lo stupore di chi lo incrocia per la prima volta».

Don Rubagotti, nel ringraziare don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni e le attività culturali per l’impegno profuso, così conclude: «Davanti a tanto entusiasmo mi sono commosso».




Casalmaggiore, nel Palazzo abbaziale la meraviglia dà colore ai sogni

Il palazzo abbaziale prima e dopo i restauri

 

Lo scalone, i saloni del piano nobile, la camera da letto con l’alcova, la bellissima biblioteca ricca di libri antichi e pregiati testi sacri custoditi in armadiature settecentesche. Il cuore del palazzo abbaziale di Casalmaggiore sabato e domenica svelerà tutta la sua ricchezza di arte e storia. L’occasione è l’apertura straordinaria in occasione delle Giornate Fai d’autunno, con le visite l’intero fine settimana, dalle 10 alle 18, garantite dai volontari del Fai insieme a quelli della parrocchia e gli studenti dell’istituto Romani di Casalmaggiore.

Si tratta di un’occasione davvero unica, visto che il restauro del palazzo, in gran parte terminato, ha permesso di riportare alla luce la decorazione pittorica di pareti e soffitti, finora sconosciuta e che era stata coperta all’inizio del XX secolo.

«Il recupero pittorico del Palazzo abbaziale di Casalmaggiore – spiega il parroco don Claudio Rubagotti – costituisce l’ultimo atto di un grande progetto. Sontuosa costruzione settecentesca edificata accanto alla chiesa di Santo Stefano, diversamente dal primo progetto di restauro, che prevedeva il riordino degli ambienti e il restauro della sola “stanza rossa”, i lavori svolti in questi ultimi mesi hanno permesso di far riaffiorare dalla coltre novecentesca pregevoli decorazioni».

Don Rubagotti, da cinque anni a Casalmaggiore come parroco delle due parrocchie cittadine, investe tempo e sogni in un preciso progetto di recupero del Palazzo abbaziale, sorto all’inizio del 1700 di fianco al Duomo di Santo Stefano, quando nel 1794 la chiesa conseguì il titolo di abbazia con bolla pontificia di Papa Pio V.

Il palazzo è dotato ancora oggi di pregevoli ambienti interni settecenteschi, soffitti e cassettoni, serramenti preziosi e decorazioni murali. Proprio di queste ultime si sono prese cura Fiorenza Ferrari e Danielle Simon, socie fondatrici di Studio Blu Restauri, di Castel Goffredo, che dall’ottobre scorso si occupano di ridare luce e vita alle pitture emerse in diverse zone del primo piano.

Una parte di corridoio, in cui sono emerse delle insolite pitture floreali dagli intensi colori in continuità con gli ambienti adiacenti; una camera la cui destinazione poteva essere – ma non se ne ha la certezza – lo studio degli abati, data la presenza di tondi in cui compaiono figure di letterati; la «stanza rossa», molto probabilmente camera da letto degli abati; da ultimo una piccola camera soppalcata in cui ad attirare l’attenzione dei visitatori è la scala lignea del ‘700, dietro cui si nasconde una sorta di graffito inciso sul muro risalente al 1885, che con ogni probabilità rappresenta i trofei di una gara di caccia.

In particolare, nell’ampia camera rossa vi è una bellissima e raffinata alcova, esempio unico nel territorio. L’apertura è incorniciata da un fastoso decoro architettonico con fastigio superiore e nicchie laterali entro le quali sono collocate le allegorie della Giustizia e della Temperanza. L’alcova, interamente affrescata, simula nella volta la presenza di una balaustra aperta sulla profondità del cielo dove le nuvole squarciate accolgono la Madonna Assunta fra lo stupore degli angeli.

Racconta ancora don Rubagotti: «Quel che il tempo ci sta rendendo, grazie al lavoro intenso delle restauratrici, di Annalisa Rebecchi, che si è occupata delle parti lignee, e di Studio blu che tutt’ora interviene sulle pareti di varie zone nobili del palazzo, fa sì che sia maturata in noi la decisione di intervenire in futuro anche in altri due ambienti». E specifica che si tratta del primo tratto del corridoio e di una stanza che si trova per prima sul lato sinistro. «Questo – prosegue – ci permetterebbe di recuperare la decorazione originale, che restituirebbe al palazzo quella meraviglia che impressionava i visitatori dei secoli passati. È lo stesso stupore che, personalmente, provo oggi muovendomi tra le stanze e i corridoi».

Nel ringraziare infine don Achille Bonazzi e don Gianluca Gaiardi, che in questi anni hanno seguito i lavori nel loro ruolo di incaricati dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, per avere creduto nel progetto e averlo sempre sostenuto, don Rubagotti termina con un auspicio: «Mi auguro che tanta bellezza potrà accogliere un domani eventi, mostre, il patrimonio degli archivi parrocchiali. Mi piace sognare che sarà il palazzo stesso a suscitare quella fantasia capace di sognare cose nuove».

 

Anche Sant’Agostino e il Palazzo Abbaziale di Casalmaggiore aperti per le Giornate FAI d’autunno




Giornata del migrante e del rifugiato: le comunità cattoliche straniere insieme in preghiera a Borgo Loreto

Pomeriggio di gioia domenica 25 settembre in occasione della la celebrazione della 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, con la Messa vissuta nel chiesa della Beata Vergine Lauretana e San Genesio, nel quartiere Borgo Loreto di Cremona.

Don Irvano Maglia, moderatore dell’unità pastorale “Cittanova” di Cremona nella quale si ritrova la comunità cattolica romena, ha presieduto la liturgia, affiancato da don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese, don Pietro Samarini, vicario zonale della zona pastorale 3 e parroco di Borgo Loreto, e don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano dell’Ufficio Migrantes. Al suo fianco anche i cappellani delle comunità africane, don Nicolas Diene e don Patsilver Okah, e il collaboratore parrocchiale di Borgo Loreto don Vilmo Realini.

«Il Signore è con noi tanto più quando ci sono tante differenze e tante presenze diverse – ha esordito don Maglia accogliendo l’assemblea –. Lo Spirito privilegia le differenze e le fa diventare ricchezza per tutti. E fa diventare così la Chiesa più ricca, più bella, più dipinta».

I colori degli abiti tradizionali non sono certo mancati tra le comunità africane francofona e anglofona, che insieme alla comunità romena e ucraina hanno intonato canti e danze e hanno condotto le letture e le preghiere dei fedeli in lingua nazionale.

«Sappiamo che in questa assemblea ci sono generazioni integrate nella nostra realtà religiosa – ha introdotto don Ghilardi – ma le origini, le radici e le differenze positive religiose e culturali meritano di essere curate e non negate, per far fiorire stili di vita nuovi accoglienti e sempre più evangelici anche per chi sembra non trovare novità e bellezza nel Vangelo». E ha concluso valorizzando la capacità delle comunità presenti di essere seme presso i migranti che hanno da poco raggiunto l’Italia «anche le persone che stanno muovendo i primi passi nella nostra chiesa meritano di essere accompagnate e di trovare nella chiesa diocesana un punto di approdo per la loro vita».

A don Maglia, invece, il compito di condurre l’omelia a partire dalla riflessione sulla Parola del giorno, che narrava la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Soffermandosi sul valore della condivisione della propria ricchezza, che diventa problematica quando fa dimenticare il prossimo, ossia colui che è vicino nella necessità e nella fatica, ha così approfondito. «Tutto ciò che Dio ha insegnato è racchiuso dentro al comandamento dell’amore. Il tuo cuore riconoscente verso il Signore – ha proseguito don Irvano- diventa capace di amare gli altri e il prossimo». E ha proseguito «Come voi avete esperienza della fatica che fate per entrare nella nostra società italiana, così anche noi italiani cristiani dobbiamo fare un cammino per l’integrazione e l’apertura alla diversità. La fatica condivisa, nostra e vostra, ci permette di integrarci e di diventare persone del mondo che si valorizzano l’un l’altro. Voi siete chiamati a conoscere ed entrare nelle leggi e istituzioni. Noi abbiamo un problema nella capacità di valorizzare i doni di Dio, che passano anche attraverso le persone di altre culture e tradizioni». E ha concluso con un segno di speranza: «Questo sforzo non è uno sforzo solo umano ma è possibile soltanto se lo Spirito Santo, fonte di unità, agisce nel nostro cuore. L’incontro tra queste due fatiche genererà frutti belli».

Al termine della celebrazione, nei ringraziamenti finali, don Ghilardi ha portato anche il saluto del vescovo Antonio Napolioni che, a Matera per il Congresso eucaristico nazionale, non ha potuto quest’anno presiedere l’Eucaristia della Giornata del migrante e del rifugiato, volendo comunque esprimere la propria preghiere e vicinanza alle comunità cattoliche straniere presenti in diocesi.

Il pomeriggio si è quindi concluso con un momento di festa condiviso, all’insegna delle diverse tradizioni culturali.




“Liberazione: la risposta all’invito divino a trasformare il mondo”: il 16 settembre a Casalmaggiore incontro con padre Marcelo Barros

La “Tavola della pace – Oglio Po”, in collaborazione con le comunità Laudato si’ Oglio Po e Cremona, organizza, venerdì 16 settembre, alle 21, presso il Santuario della Madonna della Fontana, a Casalmaggiore, “Liberazione: la risposta all’invito divino a trasformare il mondo”, un incontro con padre Marcelo Barros, monaco benedettino brasiliano, teologo, biblista e scrittore, che si trova in Italia per la presentazione del suo ultimo libro.

Padre Barros è stato tra i fondatori del Centro studi biblico, assessore della Commissione pastorale della terra e della comunità ecclesiali di base, espressioni della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, ed è segretario dell’Associazione ecumenica dei teologi del Terzo mondo: Africa, America Latina e Asia. Sostenitore inoltre di numerose attività a favore dei sem terra (i “senza terra”) e dei meninos de rua (i “bambini di strada”), questa sarà l’occasione per il pubblico di incontrarlo da vicino e fornirgli un aiuto concreto, rispondendo alla sua raccolta fondi.

«Il senso della scelta di questo titolo – dichiarano gli organizzatori – è dovuto all’intento di suscitare speranza in un momento critico e cupo come quello attuale, durante il quale si è tentati di rassegnarsi o disperarsi di fronte alle sfide che stiamo affrontando. La prospettiva della Liberazione, che può essere intesa sia in senso religioso, come sinonimo di resurrezione, che civile, ci stimola a vedere, giudicare, agire e reagire allo sconforto e all’inerzia, assumendo impegni concreti per accendere una luce che illumini l’oscurità».

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