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SOS dalla cupola del Duomo di Casalmaggiore: presentati gli interventi di recupero

È il simbolo della città e del suo importante passato. È quel “monte” visibile per chilometri e che attira gli sguardi su di sé, come ricordò il vescovo Antonio Napolioni nella sua ultima visita pastorale. È richiamata negli eventi, nelle feste, nelle iniziative della cittadinanza. È la cupola del Duomo di Casalmaggiore; una maestosità fragile e malata su cui le parrocchie casalasche hanno deciso di intervenire con un cantiere ad alta quota. Nel pomeriggio di sabato 7 ottobre, all’auditorium “Giovanni Paolo II” dell’Oratorio Maffei, è stata organizzata una presentazione pubblica dei prossimi e decisivi interventi strutturali all’edificio sacro. In particolare, si è mostrato l’iniziale e urgente restauro architettonico della lanterna della cupola della chiesa, ormai pericolosamente a rischio crollo dopo il terremoto del 2012.

Oltre al parroco don Claudio Rubagotti presente l’incaricato diocesano per i Beni culturali don Gianluca Gaiardi, il geometra e supervisore dei lavori Stefano Busi e il grafico Marco Visioli. Poco il pubblico presente, tra cui il sindaco Filippo Bongiovanni e il vicesindaco Giovanni Leoni. Un dettaglio che il parroco don Claudio Rubagotti ha rimarcato all’introduzione dell’appuntamento. «È qualcosa che riguarda e appartiene a tutti: il Duomo non l’ho fatto e voluto io ma, è una realtà condivisa. Spero ci sia un passaparola su che cosa si sta facendo a questa grande struttura e come intendiamo recuperare le risorse economiche per affrontare questa spesa immane».

Le operazioni di messa in sicurezza della lanterna e del tamburo della cupola, il primo e il secondo lotto delle tappe previste per il restauro della chiesa, comportano infatti da sole una spesa di circa un milione di euro. Un percorso finanziato per il 70% dalla Conferenza episcopale italiana tramite i contributi dell’8xmille per i successivi tre anni e svolto in sinergia con l’Ufficio Beni culturali della Diocesi, la Soprintendenza, le ditte partecipanti e i professionisti tecnici coinvolti. Le restanti e ingenti spese restano a carico delle parrocchie.

Don Gianluca Gaiardi ha descritto le scelte prese nel corso del tempo per il recupero e la conservazione della struttura, descrivendo questa progettualità «complessa, articolata e potenzialmente poco costosa» e in che modo la Diocesi «si è messa in gioco» nei processi burocratici per l’ottenimento delle autorizzazioni e dei contributi previsti «cercando di contenere le spese dei cantieri». Infatti, l’elemento oneroso dei preventivi di spesa è la creazione del ponteggio per la realizzazione del cantiere ad alta quota, a quasi 52 metri di altezza. «Ci auguriamo che le preoccupazioni non siano solo dei tecnici, dei sacerdoti o degli amministratori, ma anche di una comunità informata e che si prenda carico insieme di questa bellezza».

Il geometra Stefano Busi ha illustrato la critica situazione attuale e le soluzioni mirate a livello strutturale del “cupolino”, dove «la difficoltà maggiore è proprio l’altezza nel quale verranno eseguiti tali interventi». Se dall’esterno il suo aspetto sembra integro, all’interno i tecnici hanno rilevato «grosse sorprese purtroppo negative». Una volta costruito il ponteggio elevato e collaudato l’ascensore nel vano centrale, l’accesso all’interno della stretta lanterna ha mostrato la fragilità dei muri e come essa, durante il sisma, sia ruotata su se stessa e sia staccata dal resto della struttura, rimanendo «in piedi grazie alla forza di gravità».

L’intervento, dunque, consisterà nella sistemazione dei serramenti in ferro e nell’unione delle componenti esterne e interne del “cupolino” tramite perforazioni, in cui saranno inseriti dei tiranti d’acciaio per “ancorare” tutta la struttura in una sorta di “cintura” di sicurezza. La medesima operazione sarà eseguita anche con il tamburo sottostante, «rendendo tutta la cupola un corpo unico». Il secondo step, sfruttando dunque la presenza del ponteggio, «sarà risanare i serramenti lignei del tamburo, la verifica di tutte le vetrerie e infine il rinforzo dei maschi murari». In futuro si metterà mano al manto del tetto del Duomo e del sottotetto, anch’esso gravemente danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua, «cominciando dall’abside alla sagrestia», per poi concludersi «sul portale d’ingresso e la parte sulla Fondazione Busi».

Da qui il nuovo appello di don Claudio a partecipare con una libera donazione, in particolare con l’iniziativa della raccolta fondi ogni terza domenica del mese durante le Messe, per arrivare alla copertura necessaria delle spese di cura questo simbolo incerottato.




I giovani della Gmg in Seminario per ricordare e condividere. Il Vescovo: «Aspetto i vostri suggerimenti»

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L’abbraccio di un amico ritrovato, il sorriso di una complicità riscoperta, il piacevole brusio di chi si riconosce in un’esperienza vissuta con compagni di viaggio dai volti un tempo nuovi e ora noti. Anche la leggera brezza serale di Cremona ricorda il soffio atlantico dei giorni Lisbona; come se fosse rimasta negli zaini dei 500 giovani della diocesi tornati dall’ultima Giornata mondiale della gioventù, invisibile promemoria di quello spirito che ha animato quelle giornate indimenticabili. Allora, a Lisbona, il vescovo Antonio Napolioni aveva invitato a ritrovarsi dopo qualche tempo dal rientro per riprendere in mano quella vitalità tipica dell’incontro internazionale, per non lasciarla affievolire con il ritorno alla quotidianità.

Così è avvenuto venerdì sera a Cremona, in Seminario, a quasi due mesi di distanza. I giovani hanno ricordato e soprattutto raccontato a chi non c’era quanto ascoltato, visto e vissuto in Portogallo. Proprio lo spirito e la testimonianza sono stati i punti di partenza della riflessione del vescovo, che ha guidato nella riflessione i tanti giovani radunati in chiesa a partire dal brano dei discepoli di Emmaus, icona biblica che accompagna la Diocesi e l’intera Chiesa italiana nel nuovo anno pastorale.

«Non c’è Cristo fuori di voi che vi chiama a scoprirlo, ma è dentro e tramite voi che ci coinvolge, ci anima, ci plasma verso quella meraviglia che è la Pasqua, che ci fa mettere al mondo un’energia capace di capovolgere la realtà: dalla morte alla risurrezione, dalla solitudine alla comunione, dalla disperazione alla speranza, desiderando di vivere così, come pregava san Francesco d’Assisi». Le parole del vescovo hanno seguito il momento di riflessione in cui i partecipanti, grazie all’attività promossa dalla Federazione oratori cremonesi, hanno provato a condividere a gruppi una risposta comune sulle parole ascoltate al Parque Tejo dalla voce paterna di Papa Francesco e trovare ciò che dell’esperienza di Chiesa sperimentata a Lisbona si può continuare a vivere insieme nella Chiesa locale.

Un lavoro che rimarrà a disposizione «perché possa essere letto e condiviso da tutti e provare insieme la pastorale giovanile della diocesi», ha aggiunto l’incaricato diocesano di pastorale giovanile don Francesco Fontana.

«Anche a me è stato chiesto di rispondere alle stesse domande che vi hanno provocato – ha proseguito Napolioni –. Ho letto i post pubblicati con le vostre risposte di gruppo. A me il Papa ha detto come guardare i giovani: con fiducia, stima e speranza, senza giudizio, senza troppe pretese. La presenza di Cristo e tutta la Gmg mi hanno commosso, mi hanno rimesso in moto con lui, con la Chiesa, con i giovani». Da qui l’esigenza di calare l’esperienza viva di Cristo come slancio di novità nella vita quotidiana delle parrocchie e della diocesi. Ma troppe volte – ha continuato il vescovo – si è corso il rischio di «fare» la pastorale giovanile, intesa come quello che fanno i pastori: «Ma la pastorale giovanile non è solo quello che i pastori fanno per i giovani. Non una pastorale “per i giovani”, ma la pastorale “dei” giovani. Perché anche voi giovani siete membra vive del Pastore».

Come riprendere in mano, dunque, questi momenti forti sperimentati nella capitale lusitana e continuare a condividere tutto ciò per affrontare la realtà? Proprio con lo Spirito che Cristo ci dona – ha aggiunto monsignor Napolioni – con «l’annuncio del Vangelo nuovo, diverso sulla vita di ognuno e concreto con il contributo di tutti. Una Parola che ci rende coscienti e desiderosi di accoglierlo ancora. Il brano di Emmaus non sapete quante volte è entrato nella mia vita, ma è ancora più avanti di tutto: salvezza, senso, speranza». In altre parole provarci ancora per ripartire meglio, anche nelle giovani generazioni: «Fare comunione per andare in missione, stringerci attorno al Vangelo per riempirsi le proprie esistenze». Da qui l’invito del vescovo a farsi avanti: «Aspetto i vostri suggerimenti. Siate sempre meno passivi e sempre più creativi e aiuterete così le vostre comunità non tanto ad avere bravi giovani consolatori di lamentele, ma ad avere uno sguardo attento sulla realtà così com’è, sul presente e sul futuro».




Tempo del Creato, a Cicognara una serata di riflessione con i testi di Papa Francesco e don Mazzolari

Proseguono le occasioni di riflessione e preghiera nel contesto del “Tempo del Creato”, l’iniziativa voluta da Papa Francesco dal 2015 per sensibilizzare sulla cura della casa comune, il nostro pianeta. In questo contesto, in sinergia con dall’Ufficio diocesano Pastorale sociale e del lavoro, domenica 10 settembre per la Zona pastorale 5 è stata proposta nella chiesa di Cicognara una serata di meditazione e musica con letture di brani di don Primo Mazzolari e dall’enciclica Laudato si’ di Papa Bergoglio.

«Lo scopo di questi eventi è sollecitare le nostre comunità a una maggiore attenzione condivisa su questi temi», ha ricordato Eugenio Bignardi, incaricato diocesano della Pastorale sociale e del lavoro, ringraziando la Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo «per la concessione dell’utilizzo degli scritti di don Primo» e don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione del parroco di Bozzolo, «per l’aiuto, la passione e la competenza dimostrate». Senza dimenticare la parrocchia ospitante, l’ensemble Joy Voices per gli accompagnamenti musicali e Graziano Maglia e Erminio Zanoni per le loro interpretazioni dei brani scelti «che hanno contribuito alla buona riuscita di questo momento di meditazione».

Don Davide Barili, vicario zonale della Zona pastorale 5, ha presentato l’evento precisando l’importanza che «la Chiesa, tramite la sua Dottrina sociale, possa dire la sua e rendersi presente nella tematica dell’ecologia, ormai diffusa in tutti gli ambienti». Inoltre, ha evidenziato come il pensiero di don Mazzolari «è più vasto rispetto ad alcune sottolineature note»: i testi tratti dal libro Cara terra, un libretto poco famoso, donano nuove sfumature alla personalità del sacerdote passato proprio da Cicognara nell’arco della sua vita pastorale.

Proprio in questo dialogo “a distanza” tra tempi e sensibilità differenti, emerge una comune visione della Terra come «sorella». Don Mazzolari e Papa Francesco richiamano entrambi il “Cantico delle creature” di san Francesco d’Assisi nell’orizzonte di senso e gratitudine al Creato della celebre invocazione. Il prete cremonese, infatti, nei sui appunti redatti tra il 1932 e il 1946, invitava il suo popolo fatto perlopiù di contadini e agricoltori della Pianura Padana, a rivolgersi alla terra con “cara”: «Se le parli così, vuol dire che non l’hai mai dimenticata. Se le parli così, vuol dire che sei tornato a lei con il cuore fedele, come ella ti ha atteso con il cuore fedele». Il Papa, invece, parla a un mondo globalizzato e connesso, evidenziando la Terra come «casa comune», non solo da «coltivare e custodire», ma un luogo dove ogni processo e dinamica tra natura e stili di vita della società sono reciprocamente influenzate; «non ci sono due crisi separate, una ambientale e una sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale».

Altre felici intuizioni di don Mazzolari, che risuonano nelle frasi di Papa Francesco, sono la denuncia di un modello di consumismo sfrenato («produrre per consumare, con l’illusione di arrivare a stare bene!»), capace di creare quella «cultura dello scarto» spesso denunciata da Bergoglio nel corso del suo pontificato, o l’attenzione al rispetto della persona umana tra pressioni economiche e modelli di sviluppo. E ancora: se per il Pontefice l’ambiente naturale va tutelato dal profitto a ogni costo, perché «nessuno misura la perdita di desertificare un territorio, distruggere la biodiversità e aumentare l’inquinamento», ciò implica riconoscere nella terra quel «luogo dove l’uomo si incontra con Dio», scriveva la “tromba dello Spirito Santo in Val Padana”; perché «Campo è solo la terra che si lascia amare, che si abbandona alle braccia dell’uomo che la cercano e che gli da pane in cambio di sudore».




Con la Messa a Barcellona dei gruppi lombardi conclusa ufficialmente la Gmg 2023

 

Ha Pressa no Ar. C’è fretta nell’aria. L’inno della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona appena conclusa esprime bene quell’urgenza di condividere qualcosa di importante con qualcuno. Non solo la semplice cronaca di quanto si è visto e ascoltato, ma soprattutto sentito dentro. È quella «allegria missionaria» di cui parlava Papa Francesco durante la silenziosa veglia del sabato sera; quello slancio umano creato dal desiderio di raccontare a qualcuno, proprio come accadde a Maria, quanto si ha avuto modo di vivere e perciò alzarsi, riprendere il cammino nella propria storia e in questo tempo.

Dopo la Messa al Parque Tejo domenica mattina insieme al pontefice, dalla “capitale del mondo” che è stata Lisbona sono partiti verso l’Italia i vari gruppi cremonesi (circa 500 dai vari oratori della diocesi) giunti nei giorni precedenti in Portogallo per vivere momenti di festa e spiritualità internazionale. Alcuni sono partiti il pomeriggio stesso di domenica 6 agosto con un volo diretto dal Portogallo; altri invece sono arrivati nella notte tra lunedì 7 e martedì 8 a Cremona con gli scali a Oporto e Bergamo.

La comitiva diocesana, infine, con i due pullman ha fatto tappa a Barcellona all’inizio della settimana prima di rimettersi sulla via del ritorno nella mattinata di martedì 8 agosto.

I pellegrini guidati da don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, dopo la partenza verso le ore 19 di domenica 6 agosto, sono infatti arrivati in Spagna durante la notte per risvegliarsi nella splendida città catalana. La giornata di lunedì è stata l’occasione per i ragazzi cremonesi di fare i turisti in giro per Barcellona, prima di ritrovarsi in serata insieme ad altri 2.300 giovani di alcune delle diocesi lombarde nella coloratissima e splendida Sagrada Familia, creata dal genio di Antoni Gaudì. L’occasione per vivere insieme la Messa conclusiva della Gmg. A presiedere l’Eucaristia è stato il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como. Hanno concelebrato l’arcivescovo metropolita di Barcellona, il cardinale Juan Josè Omella, presidente della Conferenza episcopale spagnola, il vescovo ausiliare di Barcellona, Javier Vilanova Pellisa e i vescovi Francesco Beschi (Bergamo), Maurizio Gervasoni (Vigevano), Maurizio Malvestiti (Lodi) e Corrado Sanguineti (Pavia) insieme ai sacerdoti che hanno accompagnato i vari gruppi presenti.

«Questa magnificenza ha a che fare con il pane: in questa casa dal sapore di paradiso alla fine ci viene condiviso e donato questa cosa piccola e semplice – ha detto il vescovo Beschi durante l’omelia –. Eppure, questo pane è esposto a un grande pericolo: la noia. La gente si è stancata di esso perché è quotidiano. È noioso. Così come può accadere alla nostra vita». E ancora: «Abbiamo bisogno di momenti come quelli di Lisbona, perché possono trasformarsi in un nuovo pane quotidiano. È quella gioia che abbiamo ascoltato nel Vangelo nella moltiplicazione dei pani e pesci. Dio non fa calcoli di quantità, perché la felicità va condivisa con tutti. Diventiamo allora pane per l’umanità, a trasformare la noia in gioia». Concludendo: «Cari giovani, siate il pane buono per tutti».

 

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Al termine della celebrazione, inizia così il momento del viaggio in cui trarre i primi bilanci.

Alberto, della parrocchia di Pescarolo, ci ha raccontato che per lui la sua prima Gmg ha lasciato un segno profondo: «Mi è piaciuta tantissimo, così come incontrare persone di culture diverse ma legate dalla stessa religione e dagli stessi pensieri. Sono anche soddisfatto del percorso di pellegrinaggio lungo Lourdes ed Avila, così come del momento delle confessioni di preparazione agli eventi principali. Un’esperienza che me la porterò nel cuore tutta la vita».

Quella «noia» di cui parlava il vescovo Beschi, quella naturale tendenza ad affievolire tutti questi stimoli di fede e fiducia una volta rientrati nell’ordinarietà, è tuttavia dietro l’angolo. Le affermazioni ciniche e svogliate di adulti e coetanei, l’indifferenza ai propri stati d’animo e lo stordimento di una realtà fisica e virtuale sono le minacce più grandi di questo entusiasmo.

«Non possiamo permetterci di buttare via i doni che il Signore ci ha fatto», ha ribadito don Francesco Fontana davanti ai ragazzi poco prima della partenza verso Cremona. Da qui l’idea di mantenere vivo non solo il ricordo ma anche i buoni propositi nati nel cuore e nella mente di ognuno, dandosi appuntamento dunque dopo la fine dell’estate per un incontro insieme tra tutti i partecipanti. «Ora torneremo a casa con questa esperienza forte e coinvolgente difficile da dire alle persone care – ricorda ancora il responsabile Federazione Oratori Cremonesi –. Nonostante il nostro desiderio, parteciperemo al “gioco del pompiere” dove l’attenzione nell’altro non ci sarà, oppure vedremo squalificato quanto fatto. L’importante è ribadire il valore di ciò che avete vissuto. È vero che fatichiamo a raccontare cosa il Signore ha mosso nel nostro cuore come sentimenti, pensieri, domande e magari scelte maturate; però non è vero che se non riusciamo a esprimerle meglio significa che non valgono la pena di essere condivise. Proviamoci», ha esortato l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile.

Ora il ritorno a una vita normale tra letti puliti, doccia della temperatura preferita, cibo un po’ più sano dei pur indispensabili panini. Ma con la domanda di Bergoglio ancora viva, a cui rispondere come Maria o no: «Io vi chiedo: voi che siete venuti a cercare qui un senso della vita, questo lo terrete per voi o lo porterete agli altri?».

 

 

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Il Papa ai giovani della Gmg: «Brillare, ascoltare, non temere!»

Foto GMG Lisbona 2023 e DiocesidiCremona.it

 

L’una di notte. Le parole di Bergoglio dette a braccio durante la veglia risuonano ancora sul vasto Parque da Graca. La musica inizia a sfumare dagli altoparlanti, lasciando solo le ultime chiacchiere ad accompagnare il sonno del quasi milione e mezzo di giovani da tutto il mondo.

Per Enrico di Salina è un atmosfera di «vigilante attesa, come Maria che è per noi punto di arrivo e punto di ripartenza». La liturgia serale di sabato 5 agosto, infatti, è stato uno dei momenti più emotivamente intensi della Gmg: i giovani pellegrini sono stati in rispettoso e riflessivo silenzio. Così la stessa dolce tensione si è accompagnata a quella dei muscoli bisognosi di riposo.

La luna piena illumina una giovane umanità avvolta dalla brezza dell’Atlantico e dai propri sacchi a pelo, mentre passi nella notte e torce sono segni della voglia di strappare qualche ora di sonno e condividere ancora momenti insieme tra giochi, pensieri e parole crociate.

«Mi aspetto un momento di fraternità profonda, e so che la notte passata a dormire insieme sarà un modo per riuscire a convivere anche nei momenti più difficili. Oltre i confini sempre», dice Anna da Marcaria.

Durante la notte si prova a dormire tra sassi sotto la schiena e temperature verso i 15 gradi. Eppure «si pensava un clima peggiore – riassume Chiara di Cremona, dell’unità pastorale Sant’Omobono a nome di molti, poco prima di affondare di nuovo dentro il sacco a pelo –. Ci aspettavamo più freddo e umido, in realtà non è così terribile come a Cracovia nel 2019».

Così tra i vari settori del Parque Tejo, nella calma ondulata dei corpi stesi a terra, il fiume accompagna il ritmo dei dormiveglia dei pellegrini. Molti addirittura dormono sul ciglio del tratto di autostrada, altri dietro i bagni chimici.

Sono previste altre migliaia di fedeli per l’evento conclusivo, gli spazi sono già ai limiti di sicurezza.

Qualche sacerdote del gruppo di Cremona verso le 4 del mattino inizia ad avviarsi al palco centrale per concelebrare la Messa di chiusura di domenica 6 agosto, raggiunto quindi dagli altri confratelli cremonesi. Attorno all’altare anche tutti i vescovi, e tra loro mons. Antonio Napoloni.

La notte inizia a lasciare spazio al sole; e l’alba sul Tago accompagna il risveglio anche dei ragazzi cremonesi, tra occhi e vestiti stropicciati, tra sacchi a pelo impolverati e bagnaticci, tanti sbadigli e poche ore di vero sonno.

Alle 6.30 circa ricomincia la musica diffusa dagli impianti audio nell’intero parco, ad accompagnare con ritmo gli immancabili caffè del chioschetto, le file al bagno, gli stretching mattutini e i svariati tentativi di rendersi presentabili tra spazzolini e salviettine, cambi d’abito nel proprio letto da campeggio e creme solari.

«Avrò dormito in tutto un’ora e mezza, ma con tutte queste persone attorno a me ad aspettare il Papa e l’alba è qualcosa di suggestivo», racconta Matawa di Piadena.

 

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La colazione è animata poi dalla musica di discoteca realizzata e remixata da un prete dj dal palco centrale, molto apprezzata dai partecipanti nonostante la levataccia. Ed effettivamente dà una buona dose di carica di energia per un’altra giornata intensa tra spiritualità e impegno fisico.

Il seminarista Fabrice è rimasto molto soddisfatto di questa scelta: «È un modo della Chiesa di interessarsi alla gioventù. Non si limita solo a dare indicazioni, ma anche tirare fuori qualcosa di bello che piace ai ragazzi, usando uno dei loro linguaggi preferiti, ovvero la musica». Anzi, aggiunge: «Non avrei pensato a un prete dj. Anni fa sarebbe stato molto difficile, ma è un segno anche questo».

Nel frattempo il sole inizia la sua salita verso lo zenith, mentre il Pontefice ha iniziato da poco il suo giro per i settori del campo sulla papamobile verso l’altare.

Iniziano i lenti preparativi dei circa 500 giovani cremonesi in vista della Messa e della successiva partenza.

C’è qualche disagio per il gruppo con il maxischermo difettoso, ma «mi aspetto un’esperienza maestosa» ed «elettrizzante», dicono Lucrezia di Bozzolo e Ottavia di Viadana. La festa di un mondo intero, a cielo aperto e a piedi scalzi, con i cuori e gli sguardi fissi sul grande schermo di un palco lontano, ma vicino nella sua presenza simbolica.

E proprio dal Papa, nell’omelia, l’incoraggiamento forte a non avere paura. Prendendo spunto dall’episodio evangelico della Trasfigurazione e da quanto vissuto con i giovani nei giorni della Gmg ha affermato: «È bello quanto abbiamo sperimentato con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme e come abbiamo pregato. Ma, dopo queste giornate di grazia, ci chiediamo: cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana?». La risposta in tre parole: «Brillare, ascoltare, non temere». «Anche noi oggi – ha proseguito – abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita», ha detto a braccio. E ancora: «Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore». «Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta», ha spiegato Francesco: «Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come lui. Accogliendo Gesù, questo ti porta a essere luminoso, un’opera di amore. Tu sarai luminoso il giorno in cui sarai interprete d’amore». «Se diventiamo egoisti, lì la luce si spegne», il monito sempre fuori testo del Papa.

«Non avere paura, non temere: è una parola che nella Bibbia si ripete spesso», ha sottolineato Francesco a braccio. Poi le parole di speranza indirizzate a ciascuno: «A voi, giovani, che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi, giovani, che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù dice: “Non temete!”. In un momento di silenzio ognuno ripeta a se stesso nel proprio cuore: “non abbiate paura”».

«Carissimi giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere!», le parole conclusive del Papa: «Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, vi sta guardando, vi conosce, le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi E oggi vi dice, qui a Lisbona, in questa Gmg: “Non abbiate paura, non temete”».

Al termine della Messa, dopo l’indirizzo di saluto del prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, card. Kevin Joseph Farrell, il Papa ha consegnato le croci della Gmg ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti. Dopo i ringraziamenti, l’invito: «Tornando a casa continuate a pregare per la pace». «Amici, permettete anche a me, ormai anziano – ha detto Francesco ai giovani – di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace». Quindi ha dato appuntamento al 2025 a Roma per il Giubileo dei giovani e nel 2027 per la prossima Gmg, in Asia, in Corea del Sud, a Seoul.

 

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Ora quella «allegria missionaria» cui parlava il Papa la notte precedente è forse pronta a tornare nelle case dei partecipanti dopo questo evento di portata mondiale. Con l’appuntamento già fissato per la prossima Gmg, pronti a ritrovarsi ancora una volta, gioiosi e in cammino, a fare il bilancio del mondo e della propria vita.

Al termine della Messa per la gran parte dei cremonesi presenti a Lisbona inizia il rientro, che per il gruppo diocesano che ha aderito alla proposta di viaggio della Federazione Oratori Cremonesi prevede un ulteriore tappa a Barcellona, con l’Eucaristia alla Sagrada Familia insieme agli altri pellegrini lombardi.

 

Gmg, alla veglia al Parque Tejo il Papa ai giovani: «La gioia è missionaria, è da portare agli altri»

 

L’attesa e le emozioni dei cremonesi a Parco Tejo

 

Il vescovo Napolioni ai cremonesi alla Gmg: «La bellezza di questi giorni sproni a continuare l’urgenza di cambiare il mondo»

 

 

Il resoconto di tutti i momenti della Gmg




L’attesa e le emozioni dei cremonesi a Parco Tejo

«È davvero uno spettacolo» dice Aurora con occhi apertissimi quando osserva l’intero Parco Tejo dall’alto di una collina, rinominato “Campo da Graca” per questa Gmg. Pieno di un milione di colori, persone e storie sfumare una dentro l’altra verso la spiaggia del grande fiume Tago. È la sua prima volta al raduno internazionale, ma lo sguardo senza fine di questa moltitudine è in grado di stupire – ancora una volta, come se fosse una cosa sorprendente – anche l’animo più irremovibile sulla presunta pigrizia delle giovani generazioni.

Ai piedi del moderno ponte Vasco da Gama, la capitale lusitana accoglie i pellegrini armati di zaini, cibo in scatola e sacchi a pelo per stendersi sulla nuda terra per attendere la veglia serale insieme al Papa.

Al termine dell’incontro con il vescovo Napolioni, anche i quasi 500 cremonesi (ai quali a Lisbona si aggiungono all’80ina di giovani cremonesi insieme al gruppo del Cammino Naocatecumenale) hanno raggiunto il luogo dell’incontro con il Pontefice dopo un faticoso cammino di quasi 4 km sotto la luce battente, perfino in un tratto di autostrada, per poi iniziare a sistemarsi per la nottata sotto il cielo.

Rivoli d’acqua e fango, opere improvvisate di ingegneria con i teli per proteggersi dalla brulla terra e dal caldo cocente: questo lo scenario vissuto dai ragazzi nel primo pomeriggio, tra scene tragicomiche di abbeveraggio alle sorgenti d’acqua e la continua polvere a invadere stuoie e scarpe.

«Premetto che è stato un viaggio lungo e non poco faticoso, il risultato, però, non cambia: quanta bellezza! – esclama Lorenzo da Casalmaggiore –. Vedere gente da tutto il mondo percorrere un’autostrada sotto il caldo del mezzogiorno per poter vivere un momento così intenso sono scene da brividi».

La veglia è, indubbiamente, uno dei momenti più emozionante della Gmg, «un momento per restare in silenzio e pensare, innanzitutto alla fortuna che abbiamo avuto a vivere un’esperienza di questo tipo – aggiunge Lorenzo –. Sarà momento di preghiera, riflessione ma soprattutto di silenzio».

 

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Quasi a suggerire un po’ di coraggio dopo una dura prova, proprio come avvenuto in questi giorni per le strade tortuose e sfidanti di Lisbona, al calare del sole ecco il vento dell’Atlantico a dare ristoro e nuova energia dopo il sudore della giornata.

Ed ecco così scambi di bandiera, canti e sorrisi.

«Siamo ormai giunti alla veglia, nonostante tutto: docce fredde, lunghe camminate sotto il sole scottante, dormite talvolta rese complicate dalla mancanza del letto… – dice il gruppo di Casalmaggiore –. Non possiamo però negare di esserci sentiti comodi nella scomodità, come ha ripetuto anche il vescovo stamattina. In mezzo a momenti di riflessione e preghiera, confessioni e testimonianze davvero significative, abbiamo condiviso momenti di gioia e divertimento con un milione di giovani come noi! Ora siamo qui in attesa di stasera… siamo accampati in un campo arato, semi roccioso e caldo. Non ci vogliamo aspettare nulla per assorbire pienamente tutto quello che ci aspetta».

Un qualcosa di «davvero insostituibile» aggiunge Anna da Cinga de’ Botti. «All’inizio avevo paura dell’ignoto, ma una volta dentro questa esperienza sono rimasta stupita».

La Ggm, comunque la si pensi o si creda, è davvero uno spettacolo.




Il vescovo Napolioni ai cremonesi alla Gmg: «La bellezza di questi giorni sproni a continuare l’urgenza di cambiare il mondo»

La Gmg entra nel vivo dopo i giorni del «festival delle emozioni», come li ha definiti il vescovo Antonio Napolioni davanti al gruppo di giovani pellegrini cremonesi riunitesi come consueto alla Escola Pasque das Nacoes per gli ultimi momenti prima della grande veglia. Con la stanchezza, ma anche la soddisfazione di aver vissuto momenti come ricchi di emozioni, anche i giovani cremonesi si avviano così verso il culmine di un cammino che si concluderà domenica mattina con la Messa conclusiva presieduta da Papa Francesco al Parque Tejo.

Il vescovo Napolioni ha voluto proprio riepilogare tutti gli stati d’animo vissuti in questa settimana in occasione dell’incontro di condivisione e preghiera nella mattinata di sabato 5 agosto insieme a tutti i pellegrini della diocesi presenti a Lisbona.

Insieme a loro anche i brasiliani di Salvador de Bahia, guidati dal proprio parroco, il sacerdote “fidei donum” cremonese don Davide Ferretti. I ragazzi giunti da oltreoceano per la Gmg, che hanno anticipato le giornate portoghesi con una tappa in Italia e in diocesi di Cremona, hanno condiviso con i coetanei italiani la loro esperienza in Portogallo: «Per noi sono stati momenti unici, vedere il Papa dal vivo e ascoltare le sue parole sono stati il motivo della nostra presenza; questi giorni ci hanno aiutati a far risorgere la nostra fede».

Anche i ragazzi cremonesi – circa 500 accompagnati dai propri sacerdoti che hanno aderito alle diverse proposte dei viaggio della Federazione Oratori Cremonesi – hanno voluto condividere impressioni e sensazioni accumulate in questi giorni insieme al Vescovo, tra battute e momenti più seri: dalla «comodità delle relazioni nelle scomodità del dormire» al vento fastidioso durante le docce all’aperto, alle esperienze «esotiche» delle lunghe camminate notturne per rientrare a casa. Monsignor Napolioni ha definito tutto questo una «bellezza», auspicando che queste esperienze possano essere di sprono a continuare quella «urgenza di cambiare il mondo». E ha anche voluto precisare l’importanza delle Messe vissute ogni giorno, perché «è nell’Eucarestia che troviamo Gesù, il modo migliore per averlo qui con noi».

 

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Il gruppo cremonese ha quindi vissuto proprio l’Eucaristia insieme al Vescovo che, con poche e brevi parole, prendendo spunto dalle letture della celebrazione, ha invitato a rilanciare anche nella quotidianità comunitaria l’esperienza di questi giorni: «Siamo in preparazione verso il Giubileo, dove la Terra ha bisogno di essere restituita a tutti, come ha invitato il Papa. Sia perciò una festa della pace, della fraternità, della carità e di giustizia anche per chi è lontano da noi». Da qui l’invito coraggioso e forte di impegnarsi per questo programma, «a perdere la testa come Giovanni Battista per qualcosa di grande, per quel Dio fatto uomo di una speranza migliore per il mondo».

Quindi è iniziato il trasferimento verso il terreno del parco Tejo, a nord del lungo ponte Vasco da Gama sul fiume Tago, che accoglierà i ragazzi della Gmg per la veglia, per la notte tra il 5 e il 6 agosto e per la Messa finale con il Papa. Per la Gmg questo luogo prende il nome di “Campo della Grazia”, ispirato alle parole di Papa Francesco, che ha definito la Giornata «un evento di grazia».

 




Gmg, con il secondo appuntamento di “Rise Up” una riflessione sul tema della “casa comune” insieme all’arcivescovo Maniago

Seconda giornata a Lisbona degli incontri “Rise Up”, una nuova modalità di catechesi previste nelle parrocchie ospitanti i pellegrini della Giornata mondiale della gioventù, che invita i giovani a riflettere sui grandi temi cari al pontificato di Papa Francesco.

 

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Per il nuovo appuntamento mattutino di giovedì 3 agosto alla Escola Pasque das Nacoes i ragazzi della diocesi di Cremona – nel frattempo ulteriormente allargatosi con gli arrivi dei gruppi di Casalmaggiore, Pandino e Calcio – sono stati guidati nella riflessione da monsignor Claudio Maniago, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace. Insieme ai ragazzi calabresi accolti nella stessa scuola, i giovani cremonesi hanno riflettuto sul tema dell’amicizia sociale, tratta dall’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Bergoglio, dunque su come vivere da famiglia la “casa comune”, la Terra.

«Soltanto tutti insieme possiamo non solo affrontare i problemi e trovare soluzioni, ma anche un senso nuovo al nostro mondo che ci è stato donato», ha esordito il vescovo Maniago. Una realtà in cui avere una casa forse è qualcosa di scontato, ma il viverci invece necessita di nuovi interrogativi. «Esistono regole da seguire per abitarla in armonia – ha proseguito il presule – ovvero che ognuno faccia la propria parte anche per questa umanità. Serve disponibilità reciproca ad accogliere ed entrare nelle vite di ciascuno, non qualcosa di generico in grado poi di sciogliersi come neve al sole». Per il vescovo calabrese la risposta è nella visita di Maria ad Elisabetta: «È la fraternità, il saper creare un legame fondato sul rispetto del vissuto altrui. Proprio come abbiamo ascoltato nel Vangelo, l’una si prende cura dell’altra; guai se non sappiamo stupirci della ricchezza dei talenti e possibilità del prossimo e lasciargli spazio, non per comodità, ma per condividere l’esperienza umana» ha detto monsignor Maniago.

Il pericolo maggiore, sostiene infine il vescovo, è l’indifferenza alla vicinanza di chi è di fronte a noi, «un male che può essere sconfitto solo con la gioia intima dell’incontro», proprio come il bambino sussultò nel grembo di Elisabetta. Con un invito finale a scommettere sulla «dimensione della gentilezza» nelle relazioni umane, richiamando le pagine dell’Enciclica del Papa.

È seguito poi un momento di domande e risposte tra pellegrini e vescovo. Urgenti e profondi sono stati i tanti quesiti sollevati su come applicare e rimodulare il concetto di fraternità a livello personale e comunitario, evidentemente un tema molto sentito nelle giovani generazioni. A chi ha chiesto come fare a vivere la fraternità, l’arcivescovo ha suggerito «la curiosità e il desiderio di condividere le cose insieme» come punto di partenza della convivenza. E a chi ha domandato su come essere Elisabetta per non tradire le attese di chi viene incontro a visitarti, monsignor Maniago ha risposto di «non dimenticare chi abbiamo di fronte e ricordarsi che non si basta a sé stessi, ma è importante sentirsi bisognosi di qualcos’altro, lasciarsi stupire dal vissuto di chi accogliamo».

 

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Nella Messa, durante l’omelia, il vescovo ha ricordato brevemente i contenuti principali della catechesi e le principali sollecitazioni dei ragazzi durante la riflessione condivisa. «Quando si costruisce un’abitazione si seguono le indicazioni precise di un architetto: per noi è il Signore. Noi siamo i costruttori delle nostre vite secondo le indicazioni che decidiamo di seguire. Perciò fidiamoci di lui per realizzare quel luogo dove dimorare in felicità, quella fraternità nella quale poter esprimere al meglio noi stessi». Da qui l’invito ad alzarci e andare in fretta, rimboccarsi le maniche, «essere i protagonisti di un mondo nuovo».




Entusiasti e capaci di donarsi, come Maria. La Gmg entra nel vivo con la Messa inaugurale e il primo giorno di catechesi

 

Il cielo è nuvoloso, perché l’azzurro è sceso nelle strade di Lisbona. I giovani pellegrini di Cremona, infatti, hanno finalmente indossato la maglietta personalizzata della diocesi mercoledì 2 agosto, giorno in cui Lisbona accoglie Papa Francesco. Un piccolo segno di unità dell’intera comunità pastorale, come ha ricordato don Francesco Fontana al mattino prima di iniziare la prima catechesi di questa Gmg portoghese; un riconoscimento che troverà il suo culmine alla Festa degli Italiani prevista nella serata.

Mentre il vescovo Antonio Napolioni ha guidato la catechesi e ha presieduto la Messa del gruppo dei giovani dell’Umbria, a guidare la preghiera e la riflessione del primo incontro dei pellegrini cremonesi alla Escola Pasque das Nacoes è stato monsignor Attilio Nostro, vescovo della diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera. Insieme al gruppo cremonese hanno partecipato anche alcuni giovani delle diocesi calabresi di Locri-Gerace e Crotone, alloggiati anch’essi nello stesso edificio. Dopo aver letto il Vangelo della Visitazione, con toni appassionati e semplici, il vescovo Nostro ha offerto la sua riflessione sul versetto di questa Gmg – “Maria si alzò e andò in fretta” – e sull’ecologia integrale, tema a cui è dedicata la prima giornata negli incontri Rise-Up, come voluto da Papa Francesco, attorno ad alcune parole chiave.

«Alzarsi è il verbo della Risurrezione – ha esordito il vescovo di Mileto-Tropea-Nicotera –. Etimologicamente deriva della stessa radice di “entusiasmarsi” che in greco significa “in Dio”. E sempre nei racconti di vocazione dei Vangeli compare accanto al termine “subito”. L’entusiasmo è contagioso e significa proprio questo: essere in Dio, proprio come accadde a Maria». Il presule ha quindi messo in relazione la figura della Madre di Cristo con Eva, ragionando così sull’esperienza di fede in Dio e di dono nel prossimo.

 

 

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«Eva era bellissima, dotata di ogni qualità e potenzialità possibile. Ma lei prende il frutto dall’albero della conoscenza; ha rotto la relazione di fiducia con Dio con la scelta più facile. Eva si è nascosta, ha preso il Creato e lo ha distrutto con il peccato. Maria, invece, fa una cosa impossibile: parte da un sì generativo per tutti, un sì non di padronanza, ma di apertura verso una creazione nuova. Nonostante Maria dica sì a un disegno che la porterà lontana da se stessa, dalla famiglia, da Giuseppe, lei si alza non appena riceve l’annuncio e va in fretta, perché questa notizia è incontenibile».

Un invito a un cammino condiviso appunto insieme a Dio, «come al gioco del passo del gigante», con l’obiettivo dunque di fare la felicità dell’altro. «Sulla croce c’era un re che fa un regalo della sua vita, e sotto la croce c’era una regina che fa un regalo della sua vita e di quella del Figlio. Fate anche vuoi un atto regale, perché anche voi siete re e regine, servi e serve della gioia dell’altro», ha concluso il vescovo Attilio Nostro.

 

 

È stato un incontro capace di gettare uno «sguardo diverso sul rapporto tra fede e ambiente e la relazione tra Eva e Maria, sono rimasta molto colpita dalle parole del vescovo» ha detto Laura di Sant’Imerio. «Le sue parole sono state in grado di toccare la vita di ciascuno», ha aggiunto Mattia di Caravaggio.

Proprio come i momenti vissuti dai giovani pellegrini alla Messa di apertura della Gmg nella serata di martedì 1 agosto, al Parque Eduardo VII, insieme a migliaia di partecipanti. «È stato bello vedere così tanti giovani da qualunque parte del mondo; ma soprattutto pregare assieme, ognuno nella sua lingua», ha ricordato Laura. Esperienza difficile da descrivere per Mattia: «Essere lì in mezzo al mondo intero, con ogni cultura, tutti per “attingere allo stesso fuoco”».

 

SFOGLIA QUI IL DIARIO QUOTIDIANO DELLA GMG

 

 

Francesco: sogno un’Europa che spenga i focolai di guerra e accenda la speranza




Primo giorno di Gmg. Il gruppo dei cremonesi da oggi a Lisbona: l’incontro con le famiglie e l’attesa di Papa Francesco

 

Si dice spesso come la giovinezza sia uno stato d’animo. Qualcosa di interiore esprimibile con parole, gesti, sguardi. A volte questa condizione dello spirito è difficile da trovare nelle azioni o nei pensieri delle persone – o a volte si decide volutamente di ignorarla. Eppure, ci sono eventi, come una Giornata Mondiale della Gioventù, nel quale questo sentimento diventa una testimonianza viva di una pacifica ribellione, di una reale presa di consapevolezza in grado di toccare anche chi è lontano dalla fede. «Siamo qui/sotto la stessa luce/sotto la sua croce/cantando ad una voce». Ed è proprio quella voce di un popolo a riempire l’aria fresca di Lisbona, “città della gioia” per qualche giorno, dove una nuova giovinezza soffia con il vento dell’Atlantico per soffiare sull’Europa, sul mondo.

In questa atmosfera di energia e leggerezza, sono arrivati i primi gruppi della Diocesi di Cremona. Nella notte del 31 luglio si sono infatti ricongiunti i pellegrini partiti in pullman da Avila e quelli arrivati in aereo dall’Italia. Punto di ritrovo dei cremonesi è la Igreja de Nossa Senhora dos Navegantes, non distante dal Parque Tejo, il luogo dove tra sabato e domenica i giovani di tutto il mondo confluiranno per partecipare alla veglia e alla Messa conclusiva di questa GMG con Papa Francesco. «Siamo partiti ieri in aereo da Malpensa con un diretto verso Lisbona – racconta Valentina, la “capogruppo” di Mozzanica – una volta sbarcati siamo arrivati alla parrocchia a piedi per ricevere l’accredito del pellegrino insieme al kit internazionale, ma soprattutto per fare la conoscenza dei volontari e delle famiglie venuti ad riceverci».

 

 

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Premura e intimità sono le principali sensazioni che i pellegrini hanno ricevuto dagli ospiti portoghesi. «Mi hanno colpita con la loro super accoglienza, anzi la signora si è offerta come “una seconda mamma”. Addirittura, si è unita alla mia videochiamata con mia madre» ha aggiunto Valentina. Potrebbero sembrare dettagli, ma in realtà come sostiene Elia di Sant’Ambrogio, «non è affatto scontato che gli “alloggianti” offrano quasi completamente i loro spazi domestici per una settimana a dei ragazzi stranieri».

Per ringraziare le famiglie portoghesi dell’ospitalità, chi è stato accolto in casa ha infatti portato in dono regali dall’Italia; in particolare formaggi, salumi e specialità della città del Torrazzo come torroni e mostarde. Esperienza leggermente diversa per Leone, seminarista della parrocchia di Sant’Ilario, con il posto letto all’interno della scuola. «Con la stanchezza delle lunghe ore di viaggio si riesce a dormire ovunque – sorride –. Certo ci vuole un po’ di spirito di adattamento, ma i volontari sono stati più che disponibili a venire incontro alle nostre esigenze».

 

 

Al risveglio i giovani si sono ritrovati in un parco vicino al fiume Tejo per le lodi mattutine e per ricevere le prime informazioni organizzative su spostamenti e pasti. Poi, giornata libera a discrezione dei partecipanti. Grazie al Festival della Gioventù, non sono mancate numerose proposte di spiritualità, eventi culturali e sportivi in vari luoghi della città; altri invece hanno colto l’occasione per visitare le principali mete turistiche della città, come l’iconica Torre di Belem, il meraviglioso monastero dei Gerolamini, o girare nei variopinti e brulicanti barrios della capitale lusitana.

A chiudere la giornata del debutto e dare il “via” ufficiale all’incontro internazionale dei giovani è la Messa di apertura presieduta dall’arcivescovo Manuel Clemente, cardinale-patriarca di Lisbona, sulla Collina do Encontro, al Paque Eduardo VII. Nelle prossime mattinate, infatti, si entrerà nel vivo della rassegna, tra le catechesi nelle parrocchie, la Festa degli Italiani e l’attesissimo arrivo del Papa in una città che mai come oggi è immagine del mondo.

 

SFOGLIA QUI TUTTI GLI ARTICOLI DEL REPORTAGE DALLA GMG 2023

 

GMG Lisbona 2023 – La preghiera ufficiale in italiano

Nostra Signora della Visitazione,
che sei partita in fretta verso il monte per incontrare Elisabetta,
aiutaci a partire come Te all’incontro dei molti che ci aspettano
per portare loro il Vangelo vivo:
Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore!

Andremo in fretta,
senza esitazioni o indugi,
ma con prontezza e gioia.
Andremo serenamente,
perché chi porta Cristo porta con sé la pace
e perché fare il bene è il miglior benessere.

Nostra Signora della Visitazione,
con la tua ispirazione questa Giornata Mondiale della Gioventù
sarà la celebrazione di Cristo che portiamo con noi,
come anche Tu l’hai portato.

Fa’ che sia un’occasione
di testimonianza e condivisione,
fraternità e ringraziamento,
e che ognuno di noi vada incontro
a chi ancora vive nell’attesa.

Con Te continueremo questo cammino di incontro,
affinché anche il nostro mondo possa ritrovarsi
nella fraternità, nella giustizia e nella pace.

Aiutaci, Nostra Signora della Visitazione,
a portare Cristo a tutti,
obbedendo al Padre,
nell’amore dello Spirito!

 

Lunedì sera l’arrivo a Lisbona dopo la tappa ad Avila e altre partenze da Cremona … è finalmente tempo di Gmg