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La comunità del Cambonino accoglie don Arienti come nuovo parroco: «Un cammino che continua»

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Nella mattina di domenica 8 ottobre la comunità del quartiere Cambonino a Cremona ha accolto don Paolo Arienti come nuovo parroco e don Umberto Zanaboni come nuovo collaboratore parrocchiale. Il nuovo incarico di don Paolo si aggiunge a quello di parroco di S. Ambrogio in Cremona e a quello di moderatore dell’Unità Pastorale don Primo Mazzolari, di cui le due parrocchie fanno parte insieme a quelle del Migliaro e del Boschetto.

All’ingresso della chiesa dei Santi Nazario e Celso in San Giuseppe Andrea Virgilio, vicesindaco di Cremona, ha rivolto alcune parole di saluto ai nuovi sacerdoti, sottolineando l’importanza di una collaborazione tra Comune e parrocchie: «L’arrivo di un nuovo parroco crea sempre un fermento dento la comunità: don Paolo, ti auguro di proseguire il tuo percorso continuando a seminare e raccogliere».

 

 

È iniziata quindi la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, alla quale hanno preso parte anche gli altri sacerdoti dell’Unità Pastorale don Primo Mazzolari: don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto e del Migliaro e don Nicolas Diene, collaboratore dell’Unità pastorale e cappellano della comunità africana francofona. Presenti anche il vicario zonale, don Pietro Samarini e don Luigi Mantia, cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo.

Dopo la lettura del decreto di nomina e l’aspersione dell’assemblea per mano del nuovo parroco, una rappresentante della parrocchia ha rivolto alcune parole di saluto e benvenuto ai due nuovi sacerdoti: «Questo quartiere, il Cambonino, con le sue complessità e diversità, racchiude dentro ognuno di noi una fonte di luce che spesso chiede semplicemente di essere nutrita,  valorizzata, per poter splendere di più… Ed è questo che desideriamo, avere con la vostra paziente guida, la capacità di renderci più luminosi ed essere come un faro in questo mondo che purtroppo ha anche troppe tenebre».

Ha poi proseguito con un auspicio: «Il nostro augurio è quello di accoglierci tutti reciprocamente con entusiasmo e confidando nel Signore affinché ci aiuti a diventare unione rispettando ogni singolarità: dall’altare di questa chiesa, con lo sguardo avanti si vede la piazza Aldo Moro, il cuore del nostro quartiere così variegato, poi, alzando lo sguardo si vede il cielo, che è di tutti, come lo è lo Spirito Santo in chiunque lo accolga».

 

 

La celebrazione è quindi proseguita con la liturgia della Parola e con la lettura del Vangelo proclamato da don Arienti.

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha esordito con un riferimento all’attualità: «Bene è stato detto nel saluto “siamo tutti sotto lo stesso cielo”, lo stesso cielo in cui da ieri dei razzi cadono su delle città e partono degli aerei che ne bombardano altre, lo stesso cielo sotto cui da anni le guerre ci affliggono e ci impauriscono: lo dico perché la Parola di Dio è estremamente puntuale. Abbiamo letto che la vigna del Signore è la casa d’Israele. Questa storia ci accompagna da secoli e forse non ci abbandonerà mai, perché la terra ci divide con i confini e i muri, che alimentano paura e diffidenza, ma siamo fatti per crescere e diventare fratelli e sorelle del mondo intero».

«Ben vengano nuovi sacerdoti in una parrocchia, ma in modo nuovo – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – qualcosa non cambia come l’amore per la vita e per la gente che devono avere i preti, ma può capitare che la comunità non sempre ricambi, come accade nel Vangelo dove non sempre la vigna produce buona uva».

Ha poi proseguito mons. Napolioni proseguendo con un paragone ispirato alla parabola del Vangelo: «Non siamo né la vigna acida, né la vigna spumeggiante: non ci serve una Chiesa depressa e non ci serve una Chiesa che appare senza una verità interiore, ma ci interessa quella vigna che dà del vino genuino, che rallegra la tavola di famiglia che fa prevalere il bene sul male. Il programma delle nostre parrocchie in questo tempo è più evangelico che mai e lo stesso vale per tutta la Chiesa, e cioè che sia più fatta di fratelli e sorelle che si uniscono e non si dividono».

 

 

 

La messa è quindi proseguita con il Credo, solennemente professato dal nuovo parroco, con l’offertorio animato dalla comunità Mére du Divin Amoure che ha trovato accoglienza presso la parrocchia di S. Giuseppe e con la liturgia eucaristica, alla quale è seguito il saluto di don Paolo ai fedeli presenti: «Sono già un paio di anni che stiamo camminando insieme, ci hanno affidato questo compito che è allo stesso tempo una sfida e una opportunità: oggi vediamo crescere un processo, ma non nelle persone, quanto piuttosto nei desideri condivisi di una comunità di comunità che vogliono essere qui ogni domenica attorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia».

Ha quindi invitato don Arienti: «Dico in modo semplice: mettiamoci alla prova, io mi impegno con gli altri presbiteri affinché non manchi niente a nessuno: non mancherà niente a nessuno. Questo inizio non è un inizio nuovo, ma è una continuazione».

 

 

Al termine della celebrazione la comunità si è ritrovata nel salone dell’oratorio per un momento di festa conviviale, occasione per conoscere il nuovo collaboratore don Umberto e iniziare ad approfondire la conoscenza insieme al nuovo parroco don Paolo.

Dopo la Messa di domenica 22 Ottobre, si terrà un momento di riflessione e condivisione presso la chiesa di S. Giuseppe per iniziare a tracciare il nuovo percorso della comunità insieme ai nuovi sacerdoti accolti.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Paolo Arienti, classe 1972, originario di Piadena è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1999. Ha iniziato il ministero sacerdotale a Cremona come vicario della parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio”. Nel 2002 per continuare gli studi è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2004 al 2011 è stato vicario a “Cristo Re” in Cremona e segretario dell’Ufficio evangelizzazione e catechesi. Dal 2011 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, presidente della Federazione Oratori Cremonesi e dell’associazione NOI, oltre che consulente ecclesiastico del CSI di Cremona. Dal 2017 al 2021 è stato inoltre coordinatore dell’area pastorale “In ascolto dei giovani”. Nel 2012 è stato nominato parroco in solido delle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato; e dal 2014 al 2018 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2000 è docente in Seminario e dal 2008 anche presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino”. Nel 2021 è stato nominato parroco della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, con anche il ruolo di moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Ora è stato nominato anche parroco della parrocchia “Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona.

 

Don Umberto Zanaboni, classe 1975, originario di Pandino, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta e dal 2008 lo è stato anche di Breda Cisoni, Ponteterra e Villapasquali; successivamente è stato vicario di Caravaggio (2009-2016). Nel 2016 è stato nominato parroco di Cella Dati, Derovere e Pugnolo, e dal 2019 è stato anche collaboratore parrocchiale di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo. Nel 2018 è stato scelto come vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari e dal 2022 ricopre il ruolo di incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. Dal 2021 al 2023 è stato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Santi Fabiano e Sebastiano martiri” in Cremona. Nel 2023 è stato nominato amministratore parrocchiale dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Ora è stato nominato collaboratore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” in Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro.

 

 

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Domenica mattina al Cambonino don Arienti si insedia come nuovo parroco

La comunità parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, domenica 8 ottobre con la celebrazione eucaristica delle 10.30 presieduta dal vescovo Antonio Napolioni accoglierà ufficialmente il nuovo parroco don Paolo Arienti, già parroco della parrocchia di S. Ambrogio. Per l’occasione la S. Messa di S. Ambrogio delle ore 10 sarà sospesa.

Don Arienti è anche moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari”, che comprende le parrocchie di S. Ambrogio e del Cambonino insieme a quelle del Boschetto e del Migliaro (queste ultime guidate da don Maurizio Ghilardi).

Insieme a don Arienti, inizierà il suo nuovo incarico anche don Umberto Zanaboni: il sacerdote che dallo scorso anno è responsabile in diocesi della pastorale missionaria e ricopre il ruolo di vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari, risiederà al Cambonino con l’incarico di collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale, così come don Nicolas Diene, cappellano della comunità africana anglofona, già in servizio nell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” come collaboratore dal 2021.

In preparazione all’ingresso del nuovo parroco la comunità del Cambonino è chiamata a ritrovarsi nel pomeriggio di venerdì 6 ottobre per la Messa, con l’adorazione dalle ore 17 fino alle 21, quando si terrà un momento comunitario di adorazione con testi mazzolariani presieduto da don Ghilardi.

È stato successivamente fissato un momento di incontro con i sacerdoti e i fedeli del quartiere dopo la Messa di domenica 22 ottobre per riflettere e scambiarsi vicendevolmente le prospettive future da percorrere insieme.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Paolo Arienti, classe 1972, originario di Piadena è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1999. Ha iniziato il ministero sacerdotale a Cremona come vicario della parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio”. Nel 2002 per continuare gli studi è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2004 al 2011 è stato vicario a “Cristo Re” in Cremona e segretario dell’Ufficio evangelizzazione e catechesi. Dal 2011 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, presidente della Federazione Oratori Cremonesi e dell’associazione NOI, oltre che consulente ecclesiastico del CSI di Cremona. Dal 2017 al 2021 è stato inoltre coordinatore dell’area pastorale “In ascolto dei giovani”. Nel 2012 è stato nominato parroco in solido delle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato; e dal 2014 al 2018 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2000 è docente in Seminario e dal 2008 anche presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino”. Nel 2021 è stato nominato parroco della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, con anche il ruolo di moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Ora è stato nominato anche parroco della parrocchia “Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona.

 

Don Umberto Zanaboni, classe 1975, originario di Pandino, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta e dal 2008 lo è stato anche di Breda Cisoni, Ponteterra e Villapasquali; successivamente è stato vicario di Caravaggio (2009-2016). Nel 2016 è stato nominato parroco di Cella Dati, Derovere e Pugnolo, e dal 2019 è stato anche collaboratore parrocchiale di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo. Nel 2018 è stato scelto come vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari e dal 2022 ricopre il ruolo di incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. Dal 2021 al 2023 è stato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Santi Fabiano e Sebastiano martiri” in Cremona. Nel 2023 è stato nominato amministratore parrocchiale dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Ora è stato nominato collaboratore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” in Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro.

 

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Cattolici romeni, don Gabriel Ionut Giurgica nuovo cappellano

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Nella mattinata di domenica 1° ottobre, nella chiesa parrocchiale di Borgo Loreto, a Cremona, il sacerdote romeno don Gabriel Ionut Giurgica ha iniziato ufficialmente il suo ministero come nuovo assistente spirituale della comunità cattolica romena di Cremona. L’occasione è stata la Messa della comunità presieduta per l’occasione dal vescovo Antonio Napolioni.

La liturgia, animata dalla comunità romena insieme a quella parrocchiale, è stata concelebrata da don Pietro Samarini, parroco di Borgo Loreto, don Isidor Iacovici, direttore nazionale per la Comunità romena di rito latino in Italia, don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese, e don Mario Binotto, che per un anno ha accompagnato la comunità romena cattolica dopo che don Anton Jicmon ha assunto l’incarico di parroco in diocesi.

Originario della diocesi di Iași, in Romania, don Gabriel Ionut Giurgica arriva a Cremona dopo un servizio di tre anni a Torino presso la locale comunità cattolica romena, che lo ha voluto accompagnarlo nel suo nuovo incarico.

La presenza di don Gabriel è frutto di un accordo tra il vescovo della diocesi di Iași, Iosif Păuleţ, la Cei e il vescovo Napolioni e prevede un periodo di servizio a Cremona di tre anni, rinnovabile di altri tre fino a un massimo di nove anni.

La comunità cattolica romena a Cremona conta oltre un centinaio di fedeli, che dal 2002 era solia trovarsi presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona. Attualmente i momenti comunitari sono presso la chiesa di Borgo Loreto ogni martedì, venerdì e sabato alle 19.30 per la Messa, preceduta alle 19 dalla preghiera del Rosario. La domenica mattina la Messa festiva è alle 9.30.

Nella sua omelia mons. Napolioni, riprendendo il brano evangelico del giorno, ha voluto sottolineare l’abilità di convertirsi prendendo ad esempio il comportamento del figlio che risponde negativamente alla richiesta del padre per andare a lavorare nella vigna, ma che successivamente cambia idea e si mette al lavoro: «Gesù non mette in crisi chi si impegna, ma vuole fargli scoprire la gioia di farlo rifiorire sempre dopo ogni caduta».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Una giornata di festa vissuta con partecipazione dall’intera comunità, con gli abiti e i gesti tipici della tradizione.

 

Il saluto della comunità al nuovo cappellano

 

Intervento di don Isidor Iacovici

 

Saluto di don Gabriel Ionut Giurgica

 

Alla celebrazione eucaristica è seguito un ricco rinfresco in oratorio con i cibi preparati dalla comunità romena per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo assistente spirituale.




La parrocchia della Beata Vergine accoglie don Spreafico. «Mettiamoci pure all’opera senza paura: possiamo cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù»

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L’ingresso di don Andrea Spreafico come parroco della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio è avvenuto nella mattinata di domenica 24 settembre nella chiesa di viale Concordia, a Cremona.

La celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è stata preceduta dal saluto dell’assessore Barbara Manfredini, che a nome dall’Amministrazione comunale di Cremona ha accolto il nuovo parroco, ricordando la disponibilità del Comune a collaborare nel rispetto dei diversi ruoli, assicurando il sostegno e sottolineando l’importanza di costruire modelli innovativi per dare impulso alla solidarietà e alle scelte sociali.

 

Il saluto dell’assessore Manfredini

 

In chiesa molti i parrocchiani provenienti dalle parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, insieme ai familiari hanno voluto accompagnare il sacerdote nella nuova parrocchia cittadina.

All’inizio della Messa, accompagnata dai canti del coro parrocchiale, il vescovo di Cremona ha subito rivolto un suo pensiero a don Riccardo Vespertini, cappellano del vicino ospedale e nominato collaboratore parrocchiale, purtroppo assente perché momentaneamente malato.

La celebrazione è quindi  iniziata con la lettura del decreto di nomina da parte di don Pietro Samarini, vicario zonale, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo e quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Andrea.

Una rappresentante della parrocchia ha preso poi la parola per riportare il saluto rivolto ai due sacerdoti che iniziano a svolgere il loro lavoro nella comunità: «Siamo un quartiere di periferia con una popolazione multietnica, di famiglie con bambini piccoli e di anziani: i luoghi più significativi sono il carcere, l’ospedale e il monastero di clausura – ha quindi proseguito nel suo saluto – abbiamo reciprocamente delle aspettative: noi desideriamo guide sicure, pastori avveduti e lungimiranti che mettano al centro le persone più che le cose da fare e che sappiano ascoltare più che organizzare: che ci aiutino a vivere la nostra periferia nella visione di Chiesa a cui costantemente ci chiama Papa Francesco. Pensiamo che voi desideriate trovare una comunità accogliente, laici capaci di comprensione e condivisione».

 

Il benvenuto della parrocchia

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare il comune bisogno di comunione: «Il Vangelo di oggi ci invita a cercare Gesù nella collaborazione con don Riccardo, con i parroci vicini, con il vescovo: c’è tanto bisogno di comunità perché nessuno vive chiuso dentro i confini dei quartieri. – ha quindi continuato il vescovo nella sua riflessione – fare il parroco insieme a una comunità che è in cammino in ascolto della Parola, nella ricerca del Signore e nel cogliere ogni frammento di vita nel Corpo di Cristo è la cosa più bella che ci possa capitare. Per questo auguro a don Andrea e a tutti voi di essere un prete e cristiani felici».

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è proseguita con la liturgia eucaristica, al termine della quale don Andrea ha rivolto alcune parole ai presenti: «Il mio saluto è un augurio: ai miei nuovi fratelli e sorelle della “Beata” dico che non abbiamo tempo da perdere, non possiamo buttare via le mie e le vostre fatiche, anzi le porteremo ogni domenica sull’altare del Signore perché il suo Spirito le trasformi nel suo Corpo. Mettiamoci pure all’opera senza alcuna paura: abbiamo il permesso di cambiare tutto tranne il Vangelo di Gesù».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il sacerdote appena accolto.

 

 

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

 

 

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

 

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale

Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello… Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce. Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta. Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”… Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza: – ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado… Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere… – gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”! – se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione. – la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni… Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio. – non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione. Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati. E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme. Ci vediamo presto!

don Andrea S.

 

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Don Alberto Martinelli: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza»

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La comunità di Bonemerse ha accolto nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. Sul sagrato della chiesa parrocchiale il sindaco Luca Ferrarini ha dato il benvenuto al vescovo e al nuovo parroco, parole che non hanno tralasciato il riconoscimento della parrocchia come importante realtà della vita del paese, sottolineando anche l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale per una sincera collaborazione.

 

L’intervento del sindaco Ferrarini

 

Subito dopo in chiesa è iniziata la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da diversi sacerdoti. Tra loro anche don Giuseppe Salomoni, già collaboratore al Cambonino che d’ora in poi aiuterà don Martinelli nella nuova parrocchia.

Nelle prime file i familiari del nuovo parroco, che lo hanno voluto accompagnare in questo nuovo percorso, insieme ai fedeli della comunità del Cambonino dove il sacerdote è stato parroco per dieci anni.

Alla lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Antonio Pezzetti è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo. Quindi, l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Alberto.

Un rappresentante della parrocchia ha quindi salutato il nuovo parroco dando spazio all’entusiasmo, alle aspettative e al timore davanti alle novità: «Sta a noi riempire i nostri spazi con occasioni di incontro e di preghiera: possa tu accompagnare e benedire questo nuovo inizio per costruire insieme una nuova storia di fede e di via».

 

Il saluto della comunità

 

Il vescovo Napolioni nella sua omelia ha voluto sottolineare: «Se vogliamo un futuro del Cristianesimo non affidiamolo solo al buon senso e alla tradizione, perché non ha speranza un Cristianesimo così. Infatti il Cristianesimo è sempre rinato dai santi, dai piccoli e dalla fantasia con cui Dio ha messo nel cuore di chiunque il suo Spirito e la sua presenza».

«Insieme a don Alberto – ha quindi affermato – vi mando anche don Giuseppe, che lo segue per amicizia dalla parrocchia del Cambonino, dove ha collaborato per oltre vent’anni». «Che devono fare questi preti? Non devono far capire il Vangelo a chi non lo vuol capire, ma cercare il Signore: innanzitutto dentro di sé, ma anche in ogni angolo della parrocchia. In ogni angolo, in ogni ragazzo, in ogni malato, in ogni italiano e straniero e anche in chi crede di non avere nulla a che fare con Dio. Insieme a tutti voi». «Diventiamo esploratori della Parola – ha quindi invitato mons. Napolioni – lasciamoci stupire dai mille segni della Sua presenza che ci circondano».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione è quindi continuata con la liturgia eucaristica e dopo le Comunioni ha visto il nuovo parroco prendere la parola per un saluto alla sua nuova comunità. In particolare ha voluto mettere in luce l’aspetto comunitario: «Più ci diamo una mano e più diventiamo famiglia del Signore che sa dare una buona testimonianza: il bene arriva perché quando ci si vuole bene le cose si risolvono e la comunità cresce»

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per concludere il pomeriggio di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un rinfresco in oratorio. Incontri di commiato insieme alla festa e alle prime parole di conoscenza tra i nuovi sacerdoti e la comunità di Bonemerse, insieme anche a quelle di Bagnara e Gerre Borghi, frazioni del Comune di Cremona comprese nella parrocchia di S. Maria Nascente, ora affidata alla cura di don Alberto Martinelli.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Sabato alle 15.30 a Bonemerse l’ingresso di don Alberto Martinelli

La comunità Bonemerse, insieme a quelle di Bagnara e Gerre Borghi (frazioni del Comune di Cremona), accoglierà nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. La Messa di insediamento, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà celebrata alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di S. Maria Nascente a Bonemerse (sospesa la messa vespertina delle 17.30).

Prima della Messa, sul sagrato, il nuovo parroco e il vescovo riceveranno il saluto del sindaco Bonemerse Luca Ferrarini. Quindi in chiesa, all’inizio della Messa, sarà letto il decreto di nomina e il nuovo parroco aspergerà l’assemblea, incensando poi la mensa eucaristica, prima di ricevere il saluto ufficiale della comunità attraverso un suo rappresentante del Consiglio pastorale. Sarà proprio il nuovo parroco a proclamare il Vangelo e, al termine dell’omelia tenuta dal Vescovo, recitare il Credo, evidenziando così che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della Messa prenderà quindi la parola per i saluti e i ringraziamenti.

Il Triduo di preparazione alla festa patronale della Natività della Beata Vergine Maria, celebratosi con Rosari e Messe nei giorni dal 5 al 7 settembre, è stato occasione per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco. La sera di giovedì 21 settembre, alle 21, in chiesa parrocchiale è previsto un altro momento di preghiera in vista dell’ingresso di don Alberto Martinelli.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Cremona, domenica mattina alla Beata l’ingresso di don Spreafico

Nella mattinata di domenica 24 settembre la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona accoglierà il nuovo parroco don Andrea Spreafico insieme al nuovo collaboratore parrocchiale don Riccardo Vespertini, già cappellano all’Ospedale di Cremona. L’unica Messa della giornata in parrocchia sarà presieduta alle 10 dal vescovo Antonio Napolioni.

La celebrazione, introdotta dal saluto dell’Amministrazione comunale, sarà caratterizzata dai gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine della celebrazione il nuovo parroco prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti.

Don Spreafico e don Vespertini prendono il testimone dal parroco don Giulio Brambilla (diventato parroco di Cristo Re a Cremona), dal vicario don Davide Schiavon (nominato nuovo parroco di Casalbuttano e San Vito, oltre che moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”) e dal collaboratore don Giovanni Battista Aresi (diventato collaboratore parrocchiale a Cristo Re).

L’accoglienza dei nuovi sacerdoti sarà preparata nella serata di giovedì 21 settembre, alle 21, con una veglia di preghiera e adorazione eucaristica presieduta dal vicario zonale don Pietro Samarini.

 

Profilo dei sacerdoti interessati dalle nomine

 

Don Andrea Spreafico, classe 1973, originario di Brignano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Ha iniziato il proprio ministero come vicario ad Agnadello. Nel 2003 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Antegnate, dove è stato quindi vicario dal 2006 al 2013. Nel 2013 è stato nominato parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello. Dal 2017 è incaricato diocesano per il Sostegno economico alla Chiesa.

 

 

Don Riccardo Vespertini, classe 1966, originario della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a San Bassano (2000-2002) e Rivolta d’Adda (2002-2011). Nel 2011 è stato nominato parroco in solido di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Silo de’ Mariani e Villarocca. Dal 2011 è anche assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

 

Saluto del nuovo parroco sul giornalino parrocchiale

Cari amici della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona,

scrivo queste parole il 28 luglio, mentre i bus ci portano a Cesenatico per l’ultima gitaa del Grest 2023. Sono passati ormai tre mesi dal giorno del colloquio con il Vescovo e ne mancano poco meno di due alla nostra vita insieme. Vorrei condividere con voi i pensieri che ultimamente mi abitano. Si tratta per me di un tempo di grande trambusto sia fisico che spirituale. Fisico, perché oltre al Grest c’è un trasloco a più passaggi e il riordino delle ultime questioni aperte a Cicognara, Cogozzo e Roncadello…

Il trambusto spirituale è certamente più rilevante: 10 anni su 50 sono una parte consistente dell’intera vita: ci sono gli affetti verso le persone più vicine e c’è il rammarico per non avere completato come si doveva il lavoro… I distacchi non li vuole nessuno, fanno soffrire tanto… Ma sono essenziali per cambiare e imparare e “fare la differenza”… Il Signore Gesù ci ha salvati proprio grazie al suo doppio “distacco”: dal Cielo, incarnandosi, e dalla vita, accettando per noi e per tutti il tradimento e il sacrificio della Croce.

Guardando invece avanti non vi nascondo i sentimenti di trepidazione per l’impresa che ci aspetta. Nella prima domenica d’autunno il vescovo Antonio mi consegnerà la cura della comunità: io diventerò per voi il quarto parroco della storia della Beata Vergine di Caravaggio e voi la mia seconda parrocchia da servire con responsabilità piena. Dal confronto con don Giulio e don Davide, che ringrazio per la gentilezza e la limpidezza del tatto, ho compreso che si tratta di una comunità molto diversa da tutte le altre: per la chiesa moderna, per gli immensi spazi interni ed esterni, per l’anla frequentazione dei ragazzi delle superiori, per la presenza variegata di tutte le etnie del mondo, per la sua storia recente e per essere nata completamente “dal basso”…

Se per alcuni tutto questo può sembrare limite o sfortuna, io penso invece che si tratti dei nostri punti di forza:

– ci serve proprio una Chiesa moderna – e non parliamo di muri. Il Figlio di Dio non ci ha lasciato una mummia da museo alla quale bloccare l’inesorabile degrado… Ma ci ha chiesto di essere il suo Sacramento vivente nel mondo in cui ci ha posti a vivere. Ecco perché occorre che impariamo “la lingua” di questo mondo, senza vergogna o schifo di nulla e soprattutto senza paura di cambiare qualsiasi cosa, pur di condurre alla gioia del Vangelo. E la nostra Chiesa ha ancora tanta strada da percorrere…

– gli spazi immensi sono il segno della massima apertura e disponibilità: significa che c’è posto per tutti alla Beata Vergine, come nei banchetti di nozze delle parabole che racconta Gesù… Starà a noi fare in modo che si riempia non a casaccio come una cantina intasata, ma con ordine e aiutando ciascuno a trovare la sua motivazione. Quindi: invitati tutti… Ma con la “veste Bianca”!

– se l’oratorio è considerato un punto di ritrovo per tanti ragazzi è segno che la prima parte del lavoro è già andata a buon fine. Sappiamo che si diventa grandi solo quando si impara a servire: con loro andremo di sicuro in questa direzione.

– la presenza variegata di etnie e religioni: significa confronto, arricchimento, prospettive nuove, sfide, provocazioni… Insomma terreno fertile per conoscere il nuovo e per fare la nostra proposta di vita alla maniera del primo miracolo di Pietro Giovanni nel giorno di Pentecoste al tempio: “quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo…”. Ci servirà la stessa Fede degli Apostoli e lo stesso Spirito di Dio.

– non siamo l’antica Comunità della Cattedrale o quella prestigiosa di Sant’Agata… Ma una parrocchia di periferia nata solo 56 anni fa “dal basso”… La storia recente renderà meno pesanti i fardelli delle tradizioni (morte) e ci renderà più leggeri per affrontare il futuro… Mentre le “non nobili” origini ci ricorderanno che la salvezza dell’intero universo è incominciata dal sì di una ragazza povera nella sua casetta di Nazareth… E dopo nove mesi in una cantina per le pecore di Betlemme… Tutto questo ci aiuterà a ricordare la vera postura della nostra missione.

Visto? Abbiamo tutte le carte per vivere una meravigliosa avventura: quella di costruire insieme una bella fraternità… Di rendere reale e concreto nel piccolo della nostra periferia il sogno del Signore Gesù: portare nella festa del Padre il maggior numero di invitati: ma da fratelli, non concorrenti; da amici, non traditori; da figli titolari, non da schiavi spaventati. E quella ragazza di Nazareth, dalla Fede smisurata e capolavoro dello Spirito Santo, quella che colora di blu la nostra chiesa… Lei che è partita dal basso delle periferie e ora è Assunta nella gloria della nostra Cattedrale, non mancherà di farci da madrina in questo santo viaggio insieme.

Ci vediamo presto!

don Andrea S.

 

 

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L’insegnamento di don Milani raccontato da Francesco Gesualdi

Sono state parole di una forte testimonianza, insieme a una profonda analisi della realtà odierna, quelle di Francesco Gesualdi, alunno di don Milani a Barbiana dal 1957 al 1967, intervenuto nella serata di mercoledì 27 settembre presso la sede delle Acli di Cremona. L’incontro – dal titolo “Cittadini sovrani”, promosso dalla Tavola della Pace di Cremona in collaborazione con l’Ufficio Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona – non è stato solo un interessante momento di testimonianza sulla scuola di Barbiana, ma anche una riflessione ad ampio spettro sull’importanza del senso critico e sulla cittadinanza attiva alla luce dei principi costituzionali.

Quella di Gesualdi è stata un’esperienza piena insieme a don Lorenzo Milani: non solo frequentò la scuola, ma, orfano del padre da bambino, si trasferì con il fratello in casa di don Milani. Successivamente Gesualdi è stato fondatore e coordinatore del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (Pisa) e autore di numerosi volumi.

«Don Milani venne mandato a Barbiana dove non c’era nemmeno la strada, si mette a totale disposizione della popolazione sapendo che quello di cui hanno più bisogno è la scuola. Partendo dagli adulti, principalmente contadini, che svolgevano la dura vita tra gli animali e i campi», ha esordito Francesco Gesualdi.

«Nel frattempo don Milani – ha raccontato ancora Gesualdi – si rende conto che c’è la necessità di rimediare a uno Stato latitante. Così inizia a fare scuola ai ragazzi che finivano le elementari. Per necessità – non per scelta – aprì questa scuola a modo suo. Una scuola a tempo pieno, perché questi ragazzi avevano solo due possibilità: stare a scuola o nei campi a lavorare».

Don Milani a Barbiana organizzò una scuola inserita nel contesto sociale, nella quale si impiegava la mattina per studiare le materie scolastiche e il pomeriggio per spaziare sugli altri aspetti della vita umana: «Una finestra sulla realtà per dare gli strumenti di conoscenza della realtà, per formare cittadini sovrani, permettere ai ragazzi di interpretare la realtà e fare delle proposte. Oggi spesso vediamo persone che attraversano la realtà nella quale siamo immersi senza nemmeno accorgersi di ciò che le circonda».

«Non può esserci sovranità popolare se non c’è un forte sentimento di dignità personale, se io non sono capace di gestire la mia esistenza insieme agli altri, insieme alla capacità di saper fare delle proposte» questo il grande insegnamento che Gesualdi ha appreso alla scuola di Barbiana.

L’incontro ha poi spaziato sul tema del rispetto della legge ingiusta che don Milani, partendo dalla critica dell’obiezione di coscienza alla leva militare, ha superato sul terreno della logica, utilizzando laicamente la Costituzione come punto di riferimento: «Non è stata solo una difesa dell’obiezione di coscienza: perché si ama la legge quando si ha il coraggio di non rispettarla. Siamo tutti responsabili di tutto, solo così eviteremo i drammi e le usurpazioni: questo è il messaggio civico dell’obbedienza. Sapendo che chi si mette fuori dalla legge non lo fa mai a cuor leggero, perché poi la legge ti punisce».

Infine, una riflessione di carattere sulla politica economica globale derivante dall’approfondimento sviluppato dal Centro nuovo modello di sviluppo di cui Gesualdi è membro fondatore: «Davanti alle povertà ci siamo posti delle domande e ci siamo dati un doppio tipo di risposta: la prima con il realismo, per intervenire verso chi ha bisogno in questo momento. Ma non possiamo ridurci a questo, perché si finisce nell’assistenzialismo che condanna a rimanere nella stessa situazione: studia la società che produce scarti, come dice Papa Francesco, e chiediti quali misure introdurre per porre rimedio a questo. Per questo serve la politica, una politica che si prende cura della realtà e che cerca di rimediare».

Quello di Gesualdi è un approccio innovativo, che necessita il superamento dei paradigmi sociali ed economici attuali: «La risposta è nel modo in cui l’economia è organizzata: noi siamo un’istituzione di base, siamo militanti. Il sapere prima di un diritto è un dovere, ma solo se alla fine del processo di conoscenza noi ci chiediamo come agire. Altrimenti anche il sapere diventa un tipo di consumismo. Ma dobbiamo definire se noi abbiamo un ruolo in questa macchina».

L’analisi ha ripreso alcuni temi cari anche a Papa Francesco: «Serve un nuovo sistema economico che faccia i conti con il concetto del limite, perché la terra è una palla limitata: bisogna cambiare paradigma, viviamo in un sistema che non è pensato per le persone, un sistema che è pensato per servire le imprese che fanno i soldi. Dobbiamo organizzare una nuova economia pensata per le persone».




«Scegliamo Cristo come unico Signore». L’ingresso di don Diego Pallavicini a Scandolara Ripa d’Oglio

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Un benvenuto caloroso e sincero quello dell’unità pastorale “Il Sicomoro” che ha accolto don Diego Pallavicini come nuovo parroco delle parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio.

Il nuovo parroco si è insediato con la Messa nella chiesa di Scandolara nel pomeriggio di domenica 17 settembre, accompagnato dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, il vicario zonale, don Antonio Pezzetti, e diversi sacerdoti confratelli che non hanno voluto mancare alla gioiosa celebrazione.

L’ingresso è iniziato con il saluto da parte dei sindaci di Scandolara Ripa d’Oglio, Angiolino Zanini, e di Grontardo, Luca Bonomi, i quali non hanno voluto far mancare nelle parole di benvenuto la piena collaborazione delle amministrazioni comunali con la parrocchia, con un’attenzione particolare per l’educazione e la crescita dei più giovani.

 

Il saluto dei sindaci Zanini e Bonomi

 

La celebrazione eucaristica, accompagnata dal canto del coro parrocchiale, è iniziata con il decreto di nomina letto da don Pezzetti, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa di insediamento è proseguita con l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Diego.

Quindi il saluto di una rappresentante della parrocchia che ha voluto ricordare l’importanza del «dialogo e della corresponsabilità tra laici e sacerdote» nella vita della parrocchia: «Caro don Diego, qui troverai volontari su tutti gli ambiti: il volontariato è ricchezza del nostro territorio, non solo in parrocchia, ma anche fuori con le numerose associazioni onlus, che promuovono i valori civili e umani trasmessi dalla Resistenza». Ha poi aggiunto nel suo saluto: «Il sicomoro, nome della nostra unità pastorale nata undici anni fa, è l’albero dell’incontro con Gesù: anche noi potremmo elencare tutti problemi, che stiamo vivendo nelle nostre parrocchie, ma pensiamo che la cosa più importante sia la capacità di trasmettere l’amore di Gesù Cristo eucarestia. Benvenuto nella sua nuova famiglia». Quindi è stato fatto riferimento al dono che la comunità ha voluto fare al nuovo parroco: «Le nostre comunità hanno pensato di donarle la casula verde che ora sta indossando in questa prima Eucaristia da parroco. Il verde è il colore del Tempo Ordinario, il colore della vita e della speranza, simbolo della ferialità, perché è la quotidianità il vero banco di prova della nostra fede che ci permette di vedere o non vedere la straordinarietà del dono di Dio».

 

Il saluto della rappresentante parrocchiale

 

 

Dopo la lettura dei brani liturgici, nella sua omelia mons. Napolioni ha voluto sottolineare: «La Chiesa ha da tempo riconosciuto che viviamo in un mondo che cambia. Siamo in un periodo di sinodo per capire dove andare, con che passo e con quali priorità: oggi che arriva un nuovo parroco è importante fare questo punto della situazione, ma non lo fa il vescovo perché lo fa la Parola di Dio». Quindi il Vescovo ha proseguito riferendosi alle letture del giorno: «Il Vangelo di oggi ci chiede una cosa molto concreta: fai il pieno del perdono di Dio, ma non dimenticare di darne ai tuoi fratelli! Da che cosa vi aspettate riparta la parrocchia? Il parroco deve far sì che ognuno esprima la propria dignità e converga all’abc della fede, che riparta dal Padre Nostro». «Alcune parole della preghiera dipendono da noi – ha pertanto proseguito mons. Napolioni – “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, la parte più difficile e più facile di questa preghiera: Dio che è misericordia infinita ci dice di allenarci a far circolare questo perdono, altrimenti muore anche dentro di te e diventi un cristiano al contrario diventando amministratori e padroni dell’amore di Dio». Quindi a conclusione dell’omelia l’invito alla comunità parrocchiale tutta: «Vi invito ad essere comunità che fanno a gara a perdonarsi: che questo sia il programma di tutte le nostre comunità, anche del presbiterio perché il perdono che doniamo agli altri è l’unico vero tesoro che tiene uniti anche noi».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Al termine della celebrazione eucaristica ha quindi preso la parola don Diego Pallavicini per rivolgere il suo saluto alla comunità riunita partendo della lettera di San Paolo a Timoteo: «Quante banalità e quante falsità ci vengono proposte come qualcosa da assecondare per non essere contrari alla modernità: noi vogliamo scegliere Cristo come unico Signore, come Colui che può indicarci la strada con la sua testimonianza: nella nostra comunità sia il Vangelo l’unica legge a livello personale parrocchiale e sociale». Infine, il ringraziamento al vescovo e ai confratelli che lo hanno accompagnato.

 

Il saluto del nuovo parroco

 

La festa è proseguita in oratorio con un rinfresco durante il quale i parrocchiani hanno potuto iniziare a conoscere il loro nuovo pastore in un momento di fraterna convivialità.

Nella serata di lunedì 18 settembre don Pallavicini presiederà il Rosario alle 21 presso il Santuario della Madonna della Strada, affidando così a Maria l’inizio del suo nuovo ministero e il cammino dell’unità pastorale all’inizio dell’anno pastorale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1976, originario di Motta Baluffi, don Pallavicini è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario a Fornovo San Giovanni (2004-2011) e della parrocchia “Cristo Re” in Cremona (2011-2017). Successivamente è stato parroco delle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2023 è stato nominato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale “Madonna della Neve” formata dalle Parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi. Nell’unità pastorale “Il Sicomoro” prende il testimone da don Gianpaolo Civa, trasferito come collaboratore nell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Gadesco e Pieve Delmona.

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Carissimi fratelli, sia lodato Gesù Cristo e sia benedetta la sua e nostra Madre, Maria Santissima.

Per iniziare questo mio saluto alle vostre comunità, delle quali sto per diventare servo per mandato dell’unico vero e grande Pastore, il Signore Gesù, vorrei richiamare quello che San Paolo scriveva ai Filippesi, aprendo la sua lettera a loro indirizzata: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù“.

Anche nel mio cuore il primo sentimento che nasce, pensando al cammino che stiamo per iniziare, è la riconoscenza: come Paolo, rendo grazie al nostro Dio per la fiducia che mi accorda, affidandomi il compito di essere suo testimone e strumento della sua Grazia e della sua Benedizione in mezzo a voi, perché tutti possiamo cooperare alla diffusione del Vangelo, così che ogni uomo giunga a conoscere l’amore di Dio in Cristo Gesù e ad accogliere la sua Salvezza, abbandonando la via del peccato per vivere con gioia nella sua Santa Legge e nella sua volontà. Sono consapevole di inserirmi in un cammino che è iniziato prima di me e che continuerà anche dopo di me, un’opera iniziata in tutti e in ciascuno dal Signore stesso, il quale la porterà a compimento se noi saremo docili alla sua azione. Ma allo stesso tempo sono certo che il mio lavoro in mezzo a voi sarà importante, per non rendere vana la grazia che il Signore ci offrirà in questi anni che condivideremo. Per questo siete già nelle mie preghiere e già sto immaginando quali potrebbero essere gli elementi indispensabili della pastorale che condivideremo, perché possiamo realmente radicarci nella fede, nella speranza e nella carità, in questo tempo così difficile che la chiesa sta vivendo.

Prima preoccupazione dovrà essere quella di rendere fedele e significativa la nostra vita Sacramentale: la Santa Messa della Domenica dovrà diventare per tutti noi un appuntamento irrinunciabile, senza del quale, come dicevano i primi cristiani affrontando Il martirio, noi non possiamo vivere! È partecipando alla Santa Messa Domenicale, e se possibile anche a quella feriale, che noi possiamo ascoltare e comprendere la Parola di Dio e quindi la sua volontà e che ci possiamo nutrire di Cristo stesso, che rinnovando per noi il sacrificio della Croce, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, perché possiamo avere le energie spirituali necessarie per vivere il Vangelo.

La Confessione e la Direzione Spirituale diventi per tutti un appuntamento frequente e desiderato, per essere liberati dal peccato che ci separa da Dio e dai fratelli e poterci risollevare dalle nostre cadute, così da riprendere il nostro cammino alla sequela di Cristo.

Non meno importante è la riscoperta del Culto Eucaristico, della Devozione Mariana, dell’Imitazione dei Santi, soprattutto dei nostri Patroni. La visita quotidiana al Santissimo Sacramento, gli incontri di adorazione di Gesù, la recita del Santo Rosario, le processioni e gli incontri di preghiera in occasioni di momenti particolari dell’anno liturgico saranno parte integrante del nostro cammino comunitario, perché davvero senza il Signore e senza la protezione di Maria noi non possiamo fare nulla.

Terzo ambito di impegno per tutti sarà sicuramente quello della formazione, per tutte le fasce di età: conoscere la nostra fede, in questa epoca storica, in cui viene da ogni parte ridicolizzata e contestata, e in questa società, dove è sempre più comune incontrare persone di altre religioni e culture, è assolutamente necessario. Approfondire la nostra conoscenza della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica sarà un lavoro costante ed entusiasmante, che ci rimotiverà nella nostra decisione di aderire all’unico vero Dio e nel nostro impegno missionario.

Infine, ritengo che grande importanza ed attenzione vada data a chi condivide più da vicino il mistero della Passione del Signore, i nostri fratelli ammalati e chi si avvicina alla conclusione della sua vita terrena e si prepara al giudizio di Dio. Chiedo pertanto, fin da ora, di comunicarmi i nominativi di coloro che non possono uscire di casa e desiderano ricevere la Comunione Eucaristica e di non esitare a contattarmi per l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, così da offrire tutti gli aiuti spirituali necessari per accompagnare l’ultimo tratto del cammino terreno di ciascuno.

Carissimi fratelli, come risulta evidente, il lavoro non manca. Da parte mia è grande l’entusiasmo il desiderio di poter essere utile a ciascuno di voi per poter scoprire, riscoprire, approfondire la propria vocazione di figlio di Dio, chiamato a conoscere, amare e servire il Padre in questa vita per poi poterlo godere pienamente nell’altra. 

Vi do quindi appuntamento alla Santa Messa Solenne per il mio insediamento come vostro parroco, presieduta dal Vescovo Antonio Domenica 17 settembre alle ore 16.00 nella nostra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio.

Vi propongo poi già da ora di incontrarci anche il lunedì successivo, 18 settembre, alle ore 21.00, nel nostro Santuario della Madonna della Strada per pregare insieme il Santo Rosario, affidare l’inizio del nostro cammino condiviso a Maria Santissima, consacrando a lei le nostre persone, le nostre famiglie, le nostre comunità e il mondo intero. Sarà anche l’occasione per scambiarci qualche informazione e qualche idea sulla realtà delle nostre parrocchie.

Pregate per me e aiutatemi a servirvi come Dio vuole.

A presto.

don Diego

 

 

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Domenica 17 settembre alle 16 l’insediamento di don Diego Pallavicini a Scandolara Ripa d’Oglio

Nel pomeriggio di domenica 17 settembre farà il suo ingresso a Scandolara Ripa d’Oglio don Diego Pallavicini, nominato parroco dell’unità pastorale “Il Sicomoro” formata dalle parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio. A presiedere la Messa d’ingresso alle 16 sarà il vescovo Antonio Napolioni. Al termine della celebrazione eucaristica si terrà un momento di festa conviviale in oratorio, prima occasione per poter incontrare il nuovo parroco.

L’ingresso del nuovo parroco è stato preceduto da alcuni momenti di preghiera che si sono tenuti durante il tradizionale triduo per la Festa della Madonna della Strada che si tiene ogni anno in occasione della festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria. Infatti, da giovedì 7 fino a domenica 10 settembre, è stata l’occasione per la preghiera, le confessioni e l’Eucarestia presso il Santuario dell’Unità pastorale “Il Sicomoro”. Sanato 9 settembre nell’Eucaristia don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, ha aiutato la comunità a riflettere in particolar modo sul ministero del parroco e sull’unità pastorale.

Nella serata di lunedì 18 settembre don Pallavicini presiederà il Rosario alle 21 presso il Santuario della Madonna della Strada, affidando così a Maria l’inizio del suo nuovo ministero e il cammino dell’unità pastorale all’inizio dell’anno pastorale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1976, originario di Motta Baluffi, don Pallavicini è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario a Fornovo San Giovanni (2004-2011) e della parrocchia “Cristo Re” in Cremona (2011-2017). Successivamente è stato parroco delle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2023 è stato nominato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale “Madonna della Neve” formata dalle Parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi. Nell’unità pastorale “Il Sicomoro” prende il testimone da don Gianpaolo Civa, trasferito come collaboratore nell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Gadesco e Pieve Delmona.

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Carissimi fratelli, sia lodato Gesù Cristo e sia benedetta la sua e nostra Madre, Maria Santissima.

Per iniziare questo mio saluto alle vostre comunità, delle quali sto per diventare servo per mandato dell’unico vero e grande Pastore, il Signore Gesù, vorrei richiamare quello che San Paolo scriveva ai Filippesi, aprendo la sua lettera a loro indirizzata: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù“.

Anche nel mio cuore il primo sentimento che nasce, pensando al cammino che stiamo per iniziare, è la riconoscenza: come Paolo, rendo grazie al nostro Dio per la fiducia che mi accorda, affidandomi il compito di essere suo testimone e strumento della sua Grazia e della sua Benedizione in mezzo a voi, perché tutti possiamo cooperare alla diffusione del Vangelo, così che ogni uomo giunga a conoscere l’amore di Dio in Cristo Gesù e ad accogliere la sua Salvezza, abbandonando la via del peccato per vivere con gioia nella sua Santa Legge e nella sua volontà. Sono consapevole di inserirmi in un cammino che è iniziato prima di me e che continuerà anche dopo di me, un’opera iniziata in tutti e in ciascuno dal Signore stesso, il quale la porterà a compimento se noi saremo docili alla sua azione. Ma allo stesso tempo sono certo che il mio lavoro in mezzo a voi sarà importante, per non rendere vana la grazia che il Signore ci offrirà in questi anni che condivideremo. Per questo siete già nelle mie preghiere e già sto immaginando quali potrebbero essere gli elementi indispensabili della pastorale che condivideremo, perché possiamo realmente radicarci nella fede, nella speranza e nella carità, in questo tempo così difficile che la chiesa sta vivendo.

Prima preoccupazione dovrà essere quella di rendere fedele e significativa la nostra vita Sacramentale: la Santa Messa della Domenica dovrà diventare per tutti noi un appuntamento irrinunciabile, senza del quale, come dicevano i primi cristiani affrontando Il martirio, noi non possiamo vivere! È partecipando alla Santa Messa Domenicale, e se possibile anche a quella feriale, che noi possiamo ascoltare e comprendere la Parola di Dio e quindi la sua volontà e che ci possiamo nutrire di Cristo stesso, che rinnovando per noi il sacrificio della Croce, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, perché possiamo avere le energie spirituali necessarie per vivere il Vangelo.

La Confessione e la Direzione Spirituale diventi per tutti un appuntamento frequente e desiderato, per essere liberati dal peccato che ci separa da Dio e dai fratelli e poterci risollevare dalle nostre cadute, così da riprendere il nostro cammino alla sequela di Cristo.

Non meno importante è la riscoperta del Culto Eucaristico, della Devozione Mariana, dell’Imitazione dei Santi, soprattutto dei nostri Patroni. La visita quotidiana al Santissimo Sacramento, gli incontri di adorazione di Gesù, la recita del Santo Rosario, le processioni e gli incontri di preghiera in occasioni di momenti particolari dell’anno liturgico saranno parte integrante del nostro cammino comunitario, perché davvero senza il Signore e senza la protezione di Maria noi non possiamo fare nulla.

Terzo ambito di impegno per tutti sarà sicuramente quello della formazione, per tutte le fasce di età: conoscere la nostra fede, in questa epoca storica, in cui viene da ogni parte ridicolizzata e contestata, e in questa società, dove è sempre più comune incontrare persone di altre religioni e culture, è assolutamente necessario. Approfondire la nostra conoscenza della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica sarà un lavoro costante ed entusiasmante, che ci rimotiverà nella nostra decisione di aderire all’unico vero Dio e nel nostro impegno missionario.

Infine, ritengo che grande importanza ed attenzione vada data a chi condivide più da vicino il mistero della Passione del Signore, i nostri fratelli ammalati e chi si avvicina alla conclusione della sua vita terrena e si prepara al giudizio di Dio. Chiedo pertanto, fin da ora, di comunicarmi i nominativi di coloro che non possono uscire di casa e desiderano ricevere la Comunione Eucaristica e di non esitare a contattarmi per l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, così da offrire tutti gli aiuti spirituali necessari per accompagnare l’ultimo tratto del cammino terreno di ciascuno.

Carissimi fratelli, come risulta evidente, il lavoro non manca. Da parte mia è grande l’entusiasmo il desiderio di poter essere utile a ciascuno di voi per poter scoprire, riscoprire, approfondire la propria vocazione di figlio di Dio, chiamato a conoscere, amare e servire il Padre in questa vita per poi poterlo godere pienamente nell’altra. 

Vi do quindi appuntamento alla Santa Messa Solenne per il mio insediamento come vostro parroco, presieduta dal Vescovo Antonio Domenica 17 settembre alle ore 16.00 nella nostra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio.

Vi propongo poi già da ora di incontrarci anche il lunedì successivo, 18 settembre, alle ore 21.00, nel nostro Santuario della Madonna della Strada per pregare insieme il Santo Rosario, affidare l’inizio del nostro cammino condiviso a Maria Santissima, consacrando a lei le nostre persone, le nostre famiglie, le nostre comunità e il mondo intero. Sarà anche l’occasione per scambiarci qualche informazione e qualche idea sulla realtà delle nostre parrocchie.

Pregate per me e aiutatemi a servirvi come Dio vuole.

A presto.

don Diego

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi