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San Valentino, un giorno per dire che l’amore è per sempre

In questi giorni vetrine, giornali e media invitano all’acquisto di gioielli, dolci e fiori contornandoli con cuoricini e frasi ad effetto: è san Valentino, la festa degli innamorati. Nata nel quinto secolo per riproporre in chiave cristiana la festa pagana della fertilità e ricordare il vescovo Valentino, martirizzato per aver celebrato le nozze tra una cristiana ed un pagano, è una festa ormai molto diffusa, spunto per giornali e media per parlare di tematiche di coppia, ma soprattutto per sostenere il commercio.

Questo fatto ci porta spesso ad ignorarla, a considerarla semplicemente un fatto di costume a supporto di una economia in crisi; eppure il Papa, che spesso parte da fatti della quotidianità per stimolare a riflessioni pastorali, la cita in Amoris Laetitia con queste parole “Per fare un semplice esempio, ricordo il giorno di San Valentino, che in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla creatività dei pastori.” (AL208) Il Papa stesso nel 2014 aveva incontrato i fidanzati in quella data per rispondere a loro domande sul fidanzamento e sul matrimonio.

Allora lasciamoci anche noi provocare a cogliere in questa festa una occasione per riflettere sul mondo degli affetti, ma soprattutto per aiutarci reciprocamente a vivere l’amore.

In fondo San Valentino può essere una bella occasione per uomini e donne di ogni età per dirsi che ci può essere l’amore per sempre e per testimoniarlo agli altri.

Per i più giovani può essere l’occasione per sentirsi guardati dagli adulti con la simpatia e l’interesse di chi non vuol far loro delle prediche, ma aiutarli a capire che perché l’amore cresca deve coinvolgere tutte le dimensioni della persona. Questa è infatti una delle maggiori attenzioni per ogni coppia e, allo stesso tempo, una grossa sfida educativa: aiutare a cogliere che l’amore non è solo qualcosa di emotivo, o solo di fisico, o solo di valoriale o solo di razionale, ma che è l’ insieme di questi aspetti che costruisce la relazione tra due persone.

Per chi si avvicina al matrimonio San Valentino può essere occasione per ricordare che tale relazione si gioca nella quotidianità, ma che ha bisogno anche di passione e di creatività oltre che di un sostegno da parte di altre coppie e della comunità cristiana.

Per chi ha già alle spalle anni di vita matrimoniale può essere l’occasione per sorridersi e rinnovare con l’alfabeto arricchito dalle esperienze la tenerezza che accompagna verso il futuro. Questo diventa anche testimonianza per i giovani che hanno bisogno di vedere coppie che condividono con serenità e semplicità la loro vita, senza nascondere la fatica che a volte sperimentano, ma anche mostrando la capacità di far festa nel cogliere la ricchezza del quotidiano in una normalità bella di vita.

Per tutti può essere una occasione per tornare a pregare insieme e affidare all’Amore le nostre vite perché in Lui crescano e portino frutto.

Come è stato fatto nel quinto secolo anche noi dunque possiamo cogliere da un rito “laico” che celebra l’amore occasioni per riflettere e annunciare “quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, aiutino i giovani a impegnarsi in un percorso di tutta la vita con animo grande e liberalità” (AL207).

Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi
Responsabili di pastorale familiare




Il 26 marzo incontro del Vescovo con i fidanzati

Incontro diocesano per tutti i fidanzati con il vescovo Antonio. È l’innovativa proposta che l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, diretto da Maria Grazia e Roberto Dainesi, ha rivolto a tutte le coppie iscritte ai corsi di preparazione al matrimonio in questo anno pastorale: 400 coppie seguite da quarantacinque coniugi in veste di accompagnatori. Per tutti l’appuntamento sarà nel pomeriggio di domenica 26 marzo (ore 16) all’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio, a Cremona (viale Concordia 5).

«L’intento – spiega Maria Grazia – è quello di un incontro in cui affrontare, insieme, i problemi reali della coppia e della famiglia. Per questo il Vescovo non terrà una relazione, ma cercherà di confrontarsi con i presenti attraverso le domande che gli saranno posto».

Prima del dibattito ci saranno alcuni veloci provocazioni legate al vissuto quotidiano della coppia: il senso del matrimonio, la dimensione essenziale del “per sempre”, la generatività come espressione piena del proprio amore, il ruolo educativo. All’orizzonte anche alcune suggestione dell’Amoris Laetitia.

L’incontro con il Vescovo – dal titolo “La gioia dell’amore” – si concluderà alle 18 con un aperitivo: un momento informale durante il quale poter continuare la discussione.

L’appuntamento – organizzato per la prima volta in diocesi –intende essere segno concreto di vicinanza e stima da parte della Chiesa cremonese nei confronti dei futuri sposi.

«L’auspicio – conclude Roberto – è che possa diventare una tradizione da ripetere ogni anno con le nuove coppie che si preparano al matrimonio, magari anche attraverso a un incontro più disteso, di una intera giornata. E non per forza sempre a Cremona».

 

Attuale fisionomia dei corsi

Attualmente il percorso di preparazione al matrimonio prevede una decina di incontri: si parla, si discute, si guardano film, si ascoltano testimonianze di altre coppie. Insomma ci si mette in gioco. L’ipotesi, però, è quella di prolungarlo per poter approfondire altre importanti tematiche, magari anche attraverso iniziative più informali.

Rispetto a 20/30 anni fa molto è cambiato. Sono diminuiti i matrimoni religiosi e pertanto sono sempre meno coloro che si iscrivono i corsi

A essere cresciuta in modo considerevole è, invece, l’età media degli iscritti, tra i quali figurano molti quarantenni.

Particolarmente consistente, inoltre, è il numero di coppie conviventi: si stima rappresentino addirittura il novanta per cento del totale.

In non pochi casi è il desiderio di avere dei figli che porta i conviventi a decidere di intraprendere il passo delle nozze: il matrimonio, infatti, è ritenuto una garanzia maggiore per i figli.

Non mancano, però, neppure casi in cui la coppia che frequenta i cori prematrimoniali ha già uno o anche più figli: sicuramente un fattore di novità rispetto al passato.

Tra gli obiettivi per il futuro anche quello di creare relazioni più stabili che possano accompagnare le nuove coppie di sposi. Questione aperta, infatti, rimane quella del dopo-matrimonio. In questo una parte fondamentale la giocano le parrocchie dove i novelli sposi vanno ad abitare, chiamate all’accoglienza e alla piena integrazione nella vita comunitaria.




Il Vescovo ai fidanzati: «Siete la primavera della nostra Chiesa»

Il desiderio di un incontro con tutte le coppie che hanno frequentato durante l’anno i corsi in preparazione al matrimonio era stato formulato direttamente dal vescovo Antonio. All’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare il compito di dare forma a questa idea, che si è concretizzata nel pomeriggio di domenica 26 marzo a Cremona, alla presenza di oltre 200 persone. Insieme ai fidanzati anche gli sposi e i sacerdoti che li hanno accompagnati nel loro percorso verso le nozze.

A precisarlo, all’inizio dell’incontro sono stati gli stessi responsabili dell’Ufficio famiglia, i coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi, che hanno organizzato il pomeriggio insieme a don Enrico Trevisi, responsabile del tavolo di coordinamento “Comunità educante, famiglia di famiglie”.

L’apputamento è stato per le 16 all’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio, accanto all’Ospedale Maggiore. Gli spazi dell’oratorio si sono presto riempiti di giovani e meno giovani provenienti da ogni parte della diocesi.

Un quadro che ben fotografava quella che è l’attuale fisionomia dei partecipanti, la cui età media è abbastanza cresciuta rispetto al passato. E poi tanti pancioni, culle e passeggini, tanto da rendere necessario il servizio baby-sitting. Presenze che non hanno stupito troppo, considerato il fatto che sono sempre di più coloro che arrivano al matrimonio dopo anni di convivenza, e spesso proprio l’arrivo di un figlio è la molla che fa scattare la decisione del passo definitivo.

Un «sì» per sempre? L’interrogativo è affiorato più volte nel dialogo tra il Vescovo i fidanzati. Divisi a gruppi formati da alcune coppie, i partecipanti hanno formulato alcune domande che sono state quindi proposte al Vescovo. Il quale, consapevole di non essere un «oracolo» capace di formulare ogni soluzione, ha aiutato i presenti ad andare al cuore della loro scelta, guardando con fiducia a un futuro insieme. Nella consapevolezza, certo, dei tanti limiti. «Niente è più perfetto dell’imperfezione», ha detto mons. Napolioni, che non ha risparmiato racconti molto personali dei propri genitori o di amici e conoscenti per evidenziare la realtà di una vita fatta di momenti difficili, crisi complesse da superare, tradimenti. E qui il Vescovo ha voluto rimarcare l’importanza del ruolo della «comunità», che deve essere accanto non soltanto nei momenti lieti, ma soprattutto quando è chiamata a dare un aiuto.

Altro tema quello della «minoranza» delle coppie che scelgono il matrimonio nell’attuale contesto sociale. Eppure secondo il Vescovo non bisogna guardare agli sposi come a «specie in via di estinzione».

Tra le preoccupazioni dei futuri sposi anche quelle di eventi inattesi, difficili da fronteggiare: come la disabilità di un figlio o la malattia del compagno. L’occasione per il Vescovo di chiarire il senso della Croce. Il Cristianesimo non è la religione del dolore, ma neppure l’antidoto a ogni male: è la religione di un Dio che prende per mano o addirittura in braccio, entrando fino dentro l’uomo con l’Eucaristia. Una forza con non toglie il male, ma lo trasforma.

Ai fidanzati anche un suggerimento: «Far bene gli sposi, perché questo fa bene agli sposi!». Come? In modi molto concreti, come tenere «acceso il fuoco», curando il proprio rapporto. Con la necessità anche di «fare a gara a parlare la lingue dell’altro» e riscoprire «l’alfabeto dei sentimenti». Nella consapevolezza che – al di là dell’aspetto sacramentale – il matrimonio è più decisione che sentimento. Dunque «scelta», ma anche «disegno, valore e risorsa», con «il per sempre di Dio che ci guarisce».

«Siete la primavera della nostra Chiesa» ha detto il Vescovo guardando alla folta assemblea. «Ma ogni stagione ha il suo fascino», ha proseguito pensando ad altri momenti fondamentali: partendo dall’attesa di un figlio e arrivando sino alle nozze d’oro. Smontando quindi un mito: il giorno più bello non è quello delle nozze, ma quello della vita coniugale che si costruisce passo dopo passo, facendo «a gara a parlare la lingue dell’altro» e imparando un perdono che non può mai essere unilaterale.

L’incontro, iniziato con un momento musicale sul tema dell’amore (a cura di Silvia Varini, Gianni Viarengo e Marco Bonini), aveva avuto come ulteriore occasione di stimolo la riflessione di un marito che si confrontava con la sua coscienza sul proprio rapporto coniugale. A proporlo Alberto Ferrari e Laura Zeliani. Una racconto iniziato con il fastidio per l’assurdo modo di lei di spremere il tubetto del dentifricio e il pensiero che prima o poi avrebbe imparato a farlo come lui. E poi le tante “restrizioni” della vita insieme. Un tubetto che alla fine viene guardato quasi con amore, nella consapevolezza che «quando smetti di sperare sia solo l’altro a cambiare, capisci c’è solo bisogno di un cambiamento del reciproco sguardo. Perché bisognerebbe essere capaci di guardarsi con l’indulgenza, la misericordia e la tenerezza che ha un Dio che ci ama».

La conclusione dell’incontro con un momento di preghiera e un video di auguri indirizzato alle coppie presenti.

Per tutti il pomeriggio è proseguito, dopo la foto di gruppo e l’omaggio di una particolare scatola di fiammiferi con citazioni dell’Amori Laetitia, con un buffet in oratorio che è stato ulteriore momento di incontro, all’insegna dell’informalità e dell’amicizia.

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Famiglia: le proposte per il nuovo anno

Mentre si completa il trasferimento della sede della Pastorale familiare presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, si stanno definendo le proposte che coinvolgeranno le famiglie della Diocesi nel nuovo anno pastorale.

Innanzitutto sarà riproposta la ormai collaudata esperienza del percorso residenziale per famiglie a Folgaria: momento di confronto con esperti e al tempo stesso con altre famiglie per approfondire la ricchezza della esperienza matrimoniale e familiare, ma anche per vivere momenti di serena amicizia. Queste le date dei tre fine settimana in cui quest’anno si realizzerà la esperienza: 10-12 novembre 2017, 19-21 gennaio 2018, 9-11 marzo 2018. «Speriamo che nuove famiglie aderiscano alla proposta – auspicano Maria Grazia e Roberto Dainesi, incaricati diocesani per la Pastorale familiare -: la partecipazione diventa una ricchezza oltre che per le famiglie stesse anche per le comunità parrocchiali cui appartengono. Fin da ora ci si può iscrivere o chiedere informazioni scrivendo a famiglia@diocesidicremona.it.

Il 30 settembre, dalle 16 alle 19, presso il Centro pastorale diocesano si incontreranno le coppie e i sacerdoti che accompagnano gli itinerari di preparazione al matrimonio per condividere sia la ricchezza di quanto si è vissuto negli scorsi mesi con i fidanzati che alcune prospettive pastorali per il 2017/18.

L’attenzione ai futuri sposi ha portato a riproporre per il 22 aprile l’incontro dei fidanzati con il Vescovo, iniziativa che lo scorso anno ha rappresentato una bella occasione di festa e confronto, molto gradita sia dalle coppie che dalle equipe perché ha permesso di recuperare con modalità nuove alcuni spunti di riflessione e ha dato la possibilità di un dialogo sincero tra Vescovo e futuri sposi. L’incontro si terrà quest’anno in Seminario, dalle 16 alle 19.

Il 25 febbraio, invece, è stata pensata una giornata per tutte le coppie che nel passato hanno vissuto il percorso formativo di Folgaria e per chi opera nella pastorale familiare in vario modo (gruppi  famiglie, solidarietà familiare, esperienze formative  parrocchiali familiari, …). L’evento avrà come titolo “Famiglia testimone della gioia del Vangelo” e si svolgerà in Seminario dalle ore 9 alle 17. Al mattino un momento formativo per tutti seguito dalla Messa, mentre al pomeriggio si lavorerà per gruppi di interesse su attenzioni specifiche della pastorale familiare.

Oltre a questi incontri specifici l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare lavorerà quest’anno per sostenere il lavoro delle nuove zone anche attraverso momenti formativi specifici che possono essere programmati per il periodo gennaio/marzo.




Amoris Laetitia: l’amore nella vita quotidiana della famiglia

Natale… il Presepe… e al centro quella famiglia Santa, ma anche un po’ strana. Da sempre ci viene presentata come modello di amore e felicità, cosa che ce la potrebbe far sentire lontana, idealizzata; eppure, guardandola, subito percepiamo che la sua gioia è ben diversa da quella ostentata dalle famiglie presenti nelle pubblicità natalizie. È la serenità vera di una famiglia che sentiamo vicina e a cui possiamo rivolgerci perché ne ha provate di tutti i colori, come noi e più di noi, e che ci parla, però, di un amore profondo e vero verso cui anche la nostra famiglia, con tutti i limiti, peccati e problemi può camminare, come può.

La Sacra Famiglia è dunque concretezza e, al tempo stesso, speranza e gioia dell’amore: queste stesse parole attraversano Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica scritta da papa Francesco nel 2016 sull’amore nella famiglia. Un documento che immerge in una prospettiva di gioia a livello familiare e comunitario. Tutti possono leggerla. È un documento scritto con semplicità, con molti riferimenti alla quotidiana realtà della vita familiare, che non si ferma ad una analisi dell’attualità né cede a lamenti sterili per la situazione di crisi della famiglia. Accompagna, invece, a cogliere ogni segno della gioia dell’amore presente nella vita familiare, perché possa essere fatto crescere nella consapevolezza che “nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre” (AL 325).

In questo sguardo di speranza ogni famiglia si sente così responsabilmente incoraggiata a vedere che ha delle risorse e a riconoscere che la sua identità e forza “risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore” (AL55). Da questa possibilità di camminare verso una pienezza nell’amore, che non è mai accettazione passiva di ogni comportamento, nessuna famiglia è esclusa: quelle giovani e quelle che si preparano a vivere insieme la vecchiaia; quelle che hanno problemi lavorativi o sono ferite da sofferenze e fragilità; quelle serene e quante sperimentano la crisi, il fallimento o vivono situazioni di “irregolarità”; quelle alle prese con l’educazione dei figli e quante si impegnano nel sociale.

Il Papa guarda alle famiglie con la cura del pastore che ha a cuore il cammino di ciascuna. Non rinuncia a proporre l’ideale esigente della vita matrimoniale, ma richiama ad una vicinanza verso le persone fragili e bisognose di perdono. Si coglie quindi nel documento un forte e trasversale richiamo alla misericordia che è provocazione per le comunità parrocchiali ad essere accoglienti e non giudicanti verso nessuno.

Al tempo stesso ci è rivolto un invito a pensare alle nuove generazioni che non vedono come attraente la vocazione matrimoniale. Soprattutto attraverso la vita vissuta, la famiglia e il matrimonio devono essere presentate come “strade di felicità” in cui persino i periodi di crisi possono essere considerati come “parte della sua drammatica bellezza”. Le famiglie hanno così un fondamentale ruolo di protagoniste in questo annuncio. Con umile atteggiamento di autocritica il Papa afferma poi che il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane riguardo al matrimonio, così come una “idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario” (AL36).

Molto bello il capitolo quarto dell’Esortazione in cui, partendo dal celebre inno alla carità della lettera ai Corinzi, vengono declinati nel quotidiano gli atteggiamenti che potrebbero arricchire di bellezza e calore sia le nostre famiglie che le nostre parrocchie.

In questo periodo natalizio, in cui tra tante luci effimere siamo chiamati a vedere e seguire la Luce, è bello e impegnativo al tempo stesso ricordare che, come dice il Papa “ogni famiglia, pur nella sua debolezza, può diventare una luce nel buio del mondo (AL66).

Maria Grazia e Roberto Dainesi
Incaricati diocesani Pastorale familiare




Veglia per la vita in zona 5: positività e impegno concreto per sorreggere le fragilità

La Zona pastorale 5 si è data appuntamento sabato 3 febbraio presso la Chiesa di San Francesco a Casalmaggiore, per vivere la vigilia della 40^ Giornata per la vita dedicata al tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. A presiedere la convocazione il Vicario Zonale don Davide Barili, coadiuvato dal parroco di S. Matteo delle Chiaviche, don Angelo Maffioletti.

Nel corso della veglia si sono avvicendati momenti di preghiera e gioiosi canti della corale “Joy Voices”, artisticamente interpretati dai passi di danza della dolcissima ballerina Stefania Fuss.

Molto commovente e intensa la testimonianza di Milena Fracassi, volontaria dello sportello e centro di ascolto del “Centro aiuto alla vita” di Cremona. Un’occasione di riflessione e di impegno in favore della vita umana, specialmente di quella nascente, a sostegno delle sue tante condizioni di fragilità.  La prospettiva della serata si è protesa ad una positiva speranza, necessariamente unita alla proposta di concreto impegno.

La “buona notizia” dell’amore di Dio, che dona la vita, deve suscitare serenità e gioia nel cuore di ognuno, pur non nascondendo le fatiche e le tristezze che l’esperienza quotidiana  fa incontrare. Ma è proprio della vita e della gioia che il mondo – ogni uomo e donna –  sentono il bisogno.

Dall’occasione di preghiera e riflessione i presenti sono stati invitati a diventare “volontari per la vita”, a diffonderne e testimoniarne la gioia mediante l’accoglienza, l’ascolto, l’azione e la preghiera. A diventare piccole luci per il mondo, vivendo “con cuore grato” alla scuola di del Vangelo.




Veglie per la Vita il 3 febbraio nelle Zone

Si celebra domenica 4 febbraio la 40esima Giornata nazionale per la vita sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo“. In questo contesto sono diversi gli appuntamenti di riflessione e preghiera organizzati sul territorio, a partire dalle veglie di preghiera che la sera di sabato 3 febbraio (ore 21) si svolgeranno nelle cinque zone pastorali.

 

Le parrocchie della Zona 1 sono attese presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio per una serata di musica dal titolo “Follow me! Alla scoperta della vita”. L’evento, animato dal Grande Coro Diocesano, lascerà spazio all’intervento di Gianluigi Perati, medico geriatra, presidente dell’Associazione medici cattolici italiani di Cremona.

Locandina zona 1

 

Per la Zona 2 la veglia è all’oratorio di Soresina, tra momenti di preghiera e riflessione. L’attenzione sarà focalizzata soprattutto sull’impegno del Centro di aiuto alla vita, e in particolare il progetto Gemma, con la relazione di Pietro Fiori.

Locandina zona 2

 

A Cremona (Zona 3) l’incontro si tiene presso l’auditorium della Camera di Commercio, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni. Ad aiutare la riflessione il racconto dell’impegno, a favore delle giovani mamme, della Casa famiglia S. Omobono dell’Azione cattolica, insieme alla testimonianza di chi vive sulla propria pelle i limiti imposti dalla Sla. Il presidente del Movimento per la vita di Cremona, dott. Paolo Emiliani, aiuterà quindi a fare chiarezza rispetto alla legge sulle disposizioni anticipate di trattamento.

Nei giorni successivi a Cremona altri due appuntamenti. Nel pomeriggio di domenica 4 febbraio, alle 16, a Palazzo Cittanova il consueto evento promosso dal Movimento per la vita alla presenza del prof. Massimo Gandolfini.

Serata più di carattere spirituale, invece, lunedì 5 febbraio presso Cascina Moreni con l’adorazione eucaristica per la vita.

Locandina zona 3

 

La chiesa parrocchiale di Isola Dovarese è il luogo di ritrovo della Zona 4: qui gli spunti di riflessione arriveranno dall’esperienza del Centro di aiuto alla vita di Asola e dalla testimonianza di Massimiliano Tresoldi, rimasto in coma per dieci anni.

Locandina zona 4

 

L’appuntamento in terra casalasco–viadanese è a Casalmaggiore, nella chiesa di S. Francesco, con l’intervento del coro Joy Voices, della coreografa Stefania Fuso e di Milena Fracassi del Centro di aiuto alla vita di Cremona.

Locandina zona 5

 




La Veglia per la vita nella Zona 4: sui temi etici la tenacia e la fede dei cristiani possono fare la differenza

Una veglia di preghiera davvero coinvolgente sabato 3 febbraio nella chiesa parrocchiale di Isola Dovarese per le parrocchie della zona pastorale 4. Alternando stralci del messaggio dei Vescovi italiani in occasione della 40^ Giornata per la vita, canti e preghiere, si è fatta risuonare interiormente la gioia e la gratitudine per il dono della vita che scaturisce dell’amore creatore di Dio. Al centro della veglia alcuni versetti della prima pagina del Vangelo di Giovanni. 

Lo spazio dedicato alle testimonianze ha catturato l’attenzione dell’assemblea. Rosa Delle Donne, responsabile del Centro aiuto alla vita (CAV) di Asola, e la mamma di Massimiliano Tresoldi, rinato alla vita dopo anni di coma vegetativo. La voce di due donne che hanno permesso alla fede di tradursi in impegno appassionato e concreto per la difesa e la promozione del  valore irrinunciabile della vita umana.

La prima ha raccontato la storia di famiglie o singole persone che si sono rivolte al CAV proprio nel momento in cui, per la precarietà della loro situazione, erano tentate o consigliate di interrompere una gravidanza. L’incontro con le operatrici e con la fede di molte persone di buona volontà ha ridato coraggio e speranza, evitando l’aborto. La responsabile ha voluto sottolineare come proprio grazie all’aiuto e al sostegno economico dei fedeli delle parrocchie si sia potuto garantire il buon esito del loro intervento

Lucrezia Tresoldi, mamma di Massimiliano, ha poi raccontato la sorprendente vicenda di suo figlio, a vent’anni coinvolto il 15 agosto 1991 in un grave incidente dal quale – a causa delle lesioni riportate al cervello – sembrava non sarebbe riuscito a sopravvivere, tanto da convincere i medici dell’opportunità di interrompere il funzionamento delle macchine che lo tenevano in vita.

Il giovane invece, superato il momento critico e ripresa la respirazione in modo autonomo, è rimasto in vita in stato vegetativo permanente. Solo la speranza e la caparbietà di sua madre e dei famigliari hanno sostenuto la decisione di riportare a casa Massimiliano per poterlo assistere nel suo ambiente, col sostegno di una rete di amici e volontari lungo il corso di tutta la giornata. Il 28 dicembre 2000 Max, smentendo le previsioni dei medici, sotto lo sguardo incredulo della mamma e del papà, ha ripreso a muoversi e a comunicare. E ha testimoniato che negli anni di stato vegetativo poteva vedere, capire e seguire ciò accadeva attorno a lui.  

La straordinaria esperienza, che oggi viene portata a conoscenza di quante più persone possibile, ha lasciato viva commozione nei presenti e suggerito l’urgenza di una ulteriore riflessione dei cristiani e della società civile sulle delicate scelte che toccano i confini estremi della vita.

 




Veglia per la vita a Cremona: la gioia del Vangelo della vita ha il volto della prossimità

Nel cuore di Cremona, accolte nella sala della Camera di Commercio, si sono ritrovate sabato alle 21 le parrocchie della Zona pastorale cittadina, alla vigilia della giornata che la Chiesa ripropone ogni anno sul tema dell’accoglienza della vita.

Organizzata dal Vicario zonale don Pier Codazzi in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, la serata – cui ha partecipato il Vescovo Antonio, presiedendo il momento conclusivo di preghiera – ha raccolto una numerosa partecipazione, e le testimonianze di chi cerca di incarnare il Vangelo della vita, con coraggio e tenacia.

A guidare ed introdurre i diversi interventi la Presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Silvia Corbari; a sostenere con il canto e la lettura di suggestivi intermezzi poetici un gruppo di giovani e adulti di Comunione e Liberazione. La logistica e l’accoglienza sono state affidate a volontari e sostenitori del Movimento per la vita e del Centro di aiuto alla vita della città.

Ad aprire la veglia di riflessione e preghiera è stata la testimonianza di una mamma camerunense, Josiane, passata attraverso gli orrori dell’emigrazione dal suo Paese verso l’Europa, la violenza, la schiavitù, fino ad accogliere il miracolo di una vita che nel suo grembo è sopravvissuta e ha visto la luce: un bellissimo bambino ora ospitato, con la sua mamma, presso la Casa famiglia S. Omobono di Cremona. Il nome che la sua mamma gli ha dato è  in francese “Tresor Divin”. Tesoro Divino. “Quando penso a tutto il dolore che ho passato e a lui che si è aggrappato a me e alla mia vita, sono certa che solo un dono di Dio può dare la forza di resistere a tutto ciò – ha letto a nome di Josiane una operatrice della Casa famiglia – mio figlio Tresor ha cancellato tutto, non posso dimenticare ma ora c’è lui”.

La veglia è continuata ascoltando la toccante parola di Mauro Migliorati, di Robecco d’Oglio. Non l’ha potuta pronunciare perché malato di SLA, bloccato su una carrozzella attrezzata anche per farlo respirare. Ha voluto essere presente, accompagnato da amici e famigliari, consegnando alla riflessione dei presenti una pagina di pensieri personali. La storia di una “seconda vita”, iniziata con la scoperta della malattia degenerativa. Senza retorica o pudori falsi. Il racconto delicato e profondo di chi chiede non di essere aiutato a morire, ma di chi vuole essere aiutato nel morire.

“Il malato che soffre – ha scritto Mauro – è un po’ come un aquilone, entrambi hanno bisogno di un vento contrario, entrambi hanno bisogno di un lungo filo che fa si che non voli via. Il filo nel malato è l’amore di tutte le persone che lo circondano e che fanno si che resti alto, in quel cielo chiamato vita e solo quando il Signore farà aumentare il vento entrambi si lasceranno trasportare dolcemente da lui”.

Nella terza parte della serata ha preso la parola il dott. Paolo Emiliani, Presidente del Movimento per la vita cremonese, che commentando la recente approvazione della Legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (DAT) ha voluto rimarcare come sia urgente ricomprendere il tema del “fine vita” alla luce di una nuova prossimità col malato, con la sua famiglia, con chi affronta con lui la battaglia della cura.

Il vescovo Napolioni ha concluso la densa veglia cremonese proclamando il Vangelo e accostando un suo breve commento. “Come lievito nella pasta noi cristiani siamo chiamati umilmente a saper attendere la novità della Risurrezione che segue l’esperienza della sofferenza e della fatica. Accanto a chi crede nella vita, siamo invitati a celebrare la Giornata per la vita accogliendo la vita giorno per giorno, accanto a chi lotta, in compagnia di Dio e dei fratelli”.

Al termine della serata a tutti è stato distribuito un piccolo dono ricordo e chiesto un gesto di solidarietà con la provvidenziale opera del Centro aiuto alla vita.

 

 

 

 




La veglia per la vita a Soresina: “I cristiani sono testimoni della vita dinanzi al mondo”

Si è svolta all’Oratorio di Soresina, sabato 3 febbraio, la Veglia per la vita aperta a tutta la Zona pastorale 2. Una serata di preghiera, riflessione e testimonianza guidata dal Vicario zonale don Pietro Samarini, coadiuvato da don Marco Fodri. Tra i presenti i sacerdoti delle parrocchie della Zona, famiglie con bambini e giovani.

Alla preghiera comunitaria per la vita, è seguita la riflessione di don Samarini: “Promuovere la vita e mantenerla dentro di noi è fatica, perché tante sono le forme di pessimismo e rifiuto della vita. Ma rifiutare la vita significa vivere una vita dimezzata. E’ allora richiesto uno sforzo per cambiare e promuovere la vita sempre, a partire da quella spirituale. E poi per accettare la vita, così come la incontriamo. Siamo chiamati ad essere testimoni della vita davanti al mondo: essere presenti come Chiesa differente, una Chiesa che proclama la vita al mondo perché il mondo possa così sperimentare la gioia”.

Quindi il prof. Pietro Fiori, referente del Movimento della Vita di Castelleone, ha portato la sua testimonianza, maturata in tanti anni di attività e nella promozione del “Progetto Gemma”.

Fiori ha così commentato la sua esperienza: “Nessuno è felice come chi ama. E questa è un po’ la filosofia del Progetto Gemma e dell’adozione prenatale a distanza il cui slogan è: adotta una mamma, aiuti il suo bambino e salvi due vite. La vita è preziosa e non può essere eliminata, tanto meno per motivi economici. Ecco perché il Progetto Gemma sostiene economicamente, per 18 mesi (dal terzo mese di gravidanza al compimento dell’anno del bambino), una mamma in difficoltà, perché non debba scegliere di abortire. Il Movimento si impegna per eliminare le difficoltà che impediscono alla vita di sbocciare. La  gemma è l’embrione di un fiore, preziosa come è preziosa la vita”.

A testimonianza di quanto fatto dal Movimento per la Vita di Castelleone, il prof. Fiori ha letto alcune testimonianza di mamme aiutate e sostenute attraverso l’attuazione del Progetto.

La serata è stata accompagnata musicalmente dal Coro “Psallentes” di Soresina, diretto dal maestro Alessandro Manara e si è conclusa con un momento conviviale.