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Via Crucis al Colosseo, dalle famiglie una preghiera di pace per Russia e Ucraina. Il testo della preghiera

Ci sono le famiglie nella loro quotidianità, le gioie dell’amore condiviso, i problemi di coppia, le preoccupazioni per i figli, la sofferenza delle malattie, il dolore per la perdita del coniuge nelle meditazioni della Via Crucis. E c’è chi vive la guerra, come i popoli ucraino e russo da oltre un mese protagonisti di un conflitto che continua a registrare morti atroci, o chi ha dovuto affrontare il distacco dal proprio Paese per cercare un futuro altrove e soffre d’esser chiamato solo migrante. Storie vere, concrete. La Passione che sarà raccontata al Colosseo, nel Venerdì Santo, è quella di Cristo, ma incarnata nella vita di ogni giorno di tanti focolari domestici. E vibrano di vissuto i testi scritti da una coppia di giovani sposi (I stazione), una famiglia in missione (II), da sposi anziani senza figli (III), una famiglia numerosa (IV), una famiglia con un figlio con disabilità (V), una famiglia che gestisce una casa famiglia (VI), una famiglia con un genitore malato (VII), una coppia di nonni (VIII), una famiglia adottiva (IX), una vedova con figli (X), una famiglia con un figlio consacrato (XI), una famiglia che ha perso una figlia (XII), una famiglia ucraina e una famiglia russa (XIII) e una famiglia di migranti (XIV).

Scarica il testo della Via Crucis

 

Le famiglie protagoniste nell’Anno famiglia “Amoris laetitia”
Papa Francesco ha voluto le famiglie protagoniste delle 14 stazioni, nell’anno a loro dedicato con il quale la Chiesa sta celebrando i 5 anni dell’esortazione apostolica Amoris laetitia; anno che si concluderà con il decimo Incontro mondiale delle famiglie in programma a Roma dal 22 al 26 giugno. Le testimonianze, affiancate al percorso di Gesù verso il Calvario, descrivono spaccati di vita in cui tante famiglie si possono ritrovare. E saranno, perlopiù, proprio le stesse famiglie che si sono raccontate nelle meditazioni a portare anche la Croce nell’Anfiteatro Flavio, dove, in mondovisione, la cristianità si raccoglierà nella notte del silenzio, a ricordo della crocifissione e morte di Gesù che sembrò spegnere nei discepoli la speranza accesa dalla Buona Novella.

Un matrimonio agli albori e una coppia in missione

Con Gesù, quello delle famiglie è un vero percorso nelle stagioni della vita, anche se le 14 stazioni non rispecchiano del tutto l’elenco più usato dalla Tradizione. Ma è noto che, nella storia della devozione, i nomi, e talvolta il numero, delle stazioni hanno avuto schemi diversi. Ad aprire la Via Dolorosa è una coppia il cui matrimonio ha appena due anni. Nelle loro riflessioni c’è la felicità per il cammino intrapreso, ma ci sono anche sono i timori e le incertezze verso il futuro: la paura di una separazione, perché a tanti coniugi è accaduto, le incomprensioni nel dialogo, la fatica di arrivare a fine mese. Nella successiva meditazione ci sono le giornate di una famiglia in missione che ha voluto portare l’amore di Cristo lì dove ancora non lo si conosce, ma che convive con l’angoscia di condurre una vita precaria, lontana dalle proprie origini. “Non è semplice vivere solo di fede e di carità, perché spesso non riusciamo ad affidarci pienamente alla Provvidenza. E a volte, davanti al dolore e alla sofferenza di una madre che muore di parto e per di più sotto le bombe – si legge nella II stazione – o di una famiglia distrutta dalla guerra o dalla carestia e dai soprusi, viene la tentazione di rispondere con la spada, di fuggire (…) Ma sarebbe tradire i nostri fratelli più poveri, che sono la tua carne nel mondo e che ci ricordano che Tu sei il Vivente”.

I figli

E ci sono le coppie che non riescono ad avere figli, che continuano a camminare ogni giorno tenendosi per mano, prendendosi cura degli altri, divenuti nel tempo casa e famiglia. Così come quei coniugi che, invece, per i figli hanno modificato i loro sogni professionali, con il timore di rinnegare tutto, come Pietro; con “l’angoscia e la tentazione del rimpianto di fronte all’ennesima spesa imprevista”. Ma se non è stato facile sacrificare i vecchi desideri per la famiglia, “è infinitamente più bello così”. Per chi ha un figlio disabile la croce è, purtroppo, l’opinione della gente che definisce un peso quella prole diversa. Ma ciò che si apprende è che “la disabilità non è un vanto né un’etichetta, piuttosto la veste di un’anima che spesso preferisce tacere di fronte ai giudizi ingiusti, non per vergogna ma per misericordia verso chi giudica”. “Gesù è flagellato e coronato di spine”, ricorda la VI stazione meditata da due sposi con 42 anni di matrimonio, 3 figli naturali, 9 nipoti e 5 figli adottivi non autosufficienti e con problemi psichici. “Non meritiamo tanta benedizione di vita – scrivono -. Per chi crede che non sia umano lasciare solo chi soffre, lo Spirito Santo muove nell’intimo la volontà ad agire e a non rimanere indifferenti, estranei” spiegano, aggiungendo che “il dolore riporta all’essenziale, ordina le priorità della vita e restituisce la semplicità della dignità umana”. E chi è protagonista di un’adozione rivela, invece, che il caricarsi, “genitori e figli”, di quella croce che è la storia di una vita segnata dall’abbandono, guarita da un’accoglienza, nasconde un segreto di felicità. Nell’XI stazione, “Gesù promette il Regno al buon ladrone”, si definiscono malfattori, due genitori che non hanno inizialmente accettato la scelta del sacerdozio del loro figlio. Poi la consapevolezza di aver sbagliato, contrastando in vari modi quella vocazione, e la confessione a Dio: “Noi siamo un vaso e Tu sei il mare. Noi siamo una scintilla e Tu sei il fuoco. E allora, come il buon ladrone, anche noi ti chiediamo di ricordarti di noi quando entrerai nel tuo Regno”.

I pesi dei nonni e le famiglie spezzate

Nella via verso il Golgota, si racconta anche un marito che affronta la malattia della moglie, una croce inaspettata, come quella di cui è caricato Gesù, che ha stravolto gli equilibri familiari ma che ha fatto sbocciare tanti aiuti. E si descrivono pure due nonni in pensione, che sognavano una terza età serena, ma che devono sostenere le famiglie delle loro figlie in difficoltà ed occuparsi dei nipoti. “Caricati di una croce”, pure loro, riconoscono un dono, tuttavia, quell’“essere ‘ossigeno’ per le famiglie” dei figli, perché “non si finisce mai di essere mamma e papà”. Una madre sola con 2 figli, osserva, poi, che “sotto la croce ogni famiglia, anche la più sbilenca, la più dolente, la più strana, la più monca, trova il suo senso profondo”, scoprendo l’amore del Creatore, quello dei fratelli e “una Chiesa che, con tutti i suoi difetti, tende la mano”. E una donna che ha perso il marito e una figlia, pur fra gli interrogativi scaturiti dal dolore, percepisce la sua croce “abitata dal Signore” e si vede ancora famiglia, immedesimandosi in Maria ai piedi di Gesù.

 

La guerra in Ucraina

Le ultime due stazioni sono narrazioni di questi giorni. Una famiglia ucraina e una famiglia russa specificano tutto ciò che la guerra cambia, “l’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie”. Chiedono a Dio perché, fra le lacrime finite e la rabbia che “ha lasciato il passo alla rassegnazione”, e si disperano nel non riuscire più a sentire l’amore dell’Onnipotente. E consapevoli della difficoltà di una riconciliazione fra i loro Paesi invocano il Signore perché parli “nel silenzio della morte e della divisione”, insegnando “a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.

 

Le speranze dei migranti
Infine, una famiglia di migranti si confida, dopo duri viaggi, percepita come un peso nel Paese che la ospita. “Qui siamo numeri, categorie, semplificazioni. Eppure siamo molto di più che immigrati. Siamo persone”, si legge fra le righe della XIV stazione – “Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro” – insieme ai loro sacrifici e al loro passato. Ma non c’è rassegnazione nelle loro parole, bensì speranza. “Sappiamo che la grande pietra sulla porta del sepolcro un giorno verrà rotolata via” concludono guardando alla Pasqua e alla vita nuova di Cristo.

 

Tiziana Campisi




Cammino in preparazione alla Pasqua per bambini e le persone con bisogni comunicativi complessi: scarica il sussidio

Un cammino di preparazione al tempo di Pasqua per aiutare nella partecipazione attiva i bambini e le persone con bisogni comunicativi complessi attraverso il linguaggio della comunicazione aumentativa alternativa (CAA). È il sussidio messo a disposizione delle parrocchie dal Servizio nazionale della CEI per la Pastorale delle persone con disabilità, riprendendo l’iniziativa degli uffici diocesani di pastorale alle persone con disabilità e catechistici dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati e della diocesi di Cassano all’Jonio al fine di proporre.

Tale percorso tratta gli ultimi giorni della vita di Gesù ed è suddiviso in tre tappe, caratterizzate dall’alternanza di preghiere, letture e semplici attività pratiche da realizzarsi preferibilmente nel corso del Triduo Pasquale. Quest’attività catechetica può essere vissuta sia in famiglia che in parrocchia ed è sviluppata e raccolta in un sussidio che può essere stampato o fruito online.

La versione completa online del sussidio è consultabile anche attraverso questo Codice QR

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Quest’opera, dal carattere assolutamente gratuito, nasce dal confronto degli uffici delle due diocesi che hanno costituito un’unica equipe articolata in differenti attori al fine di semplificare e rendere accessibile, nella modalità più adeguata possibile, i testi scritturistici e le attività di cui la stessa si compone. In particolare, in una fase preliminare si è effettuata una ricerca dei significati e delle forme linguistiche più semplici e aderenti al senso ultimo della Parola di Dio; per questo lavoro un ringraziamento speciale va a Fiorenza Pestelli, don Annunziato Laitano, don Agostino Stasi, Antonella Marzella e Vincenzo Stivala. In un secondo momento si è passati ad una traduzione in CAA che ha viste interessate in modo eminente Maria Grazia Fiore, Fiorenza Pestelli, Mirella Basile e Anna Maria Cassano.

Il lavoro ha uno scopo partecipativo dal momento che crediamo che non sia ad esclusivo uso di una “categoria” di persone ma è pensato per tutti. Facile, veloce, interattivo, ricco di immagini e corredato da attività, veramente inclusivo, per tutti.

Un grazie speciale a nome delle due Diocesi va a Suor Veronica Donatello, Maria Grazia Fiore e Fiorenza Pestelli.




Venerdì Santo, nella Preghiera Universale un’intenzione per la pace

Quest’anno, la Preghiera Universale, recitata durante la celebrazione del Venerdì Santo, non dimenticherà la tragedia che si sta vivendo in Ucraina. Di seguito l’intenzione di preghiera per la pace che potrà essere usata durante l’azione liturgica del prossimo 15 aprile, la stessa che Papa Francesco eleverà al Padre durante la celebrazione della Passione del Signore.

 

X. Per quanti soffrono a causa della guerra.

Preghiamo per i popoli dilaniati dalle atrocità delle guerre.
Le loro lacrime e il sangue delle vittime non siano sparsi invano,
ma affrettino un’era di pace
che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo Gesù.

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice:

Dio misericordioso e forte,
che annienti le guerre e abbassi i superbi,
allontana al più presto dall’umanità orrori e lacrime,
perché tutti possiamo essere chiamati veramente tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore.
R/. Amen.




Santa Teresa di Lisieux, mons. Follo: «Una vocazione riconosciuta dalla Chiesa e dal mondo»

L’11 novembre 2021, la Conferenza generale dei paesi membri dell’Unesco iscriveva Teresa di Lisieux tra le 67 persone i cui anniversari di nascita sono da onorare e celebrare per il biennio 2022-2023. Noi abbiamo chiesto a mons. Francesco Follo, cremonese che è stato Osservatore permanente della Santa Sede all’Unesco dal 2002 al 2021, di condividere con noi la sua riflessione a proposito di tale nomina.

 

“Sento in me la vocazione a essere dottore” (Ms B 2v). “Malgrado la mia piccolezza vorrei illuminare le anime come i Profeti e i Dottori …” (Ms B 3) scriveva Santa Teresa del Santo Volto. Il 19 ottobre del 1997 il Santo Padre Giovanni Paolo II confermò questa vocazione, proclamandola dottore della Chiesa. Il 12 novembre 2021, i 193 paesi membri dell’Unesco hanno riconosciuto il valore eccezionale e universale degli scritti di questa giovane e santa ricercatrice, inserendo il 150º della sua sua nascita tra gli anniversari da onorare sopratutto nel 2023.

Dottore universalmente riconosciuta

Questa piccola santa è la più giovane tra tutti i dottori della Chiesa – lei che ha vissuti su questa terra solo 24 anni (2 gennaio 1873 – 30 settembre 1897). Ella ha condotto la sua breve vita in modo molto semplice e nascosto, ma, dopo la sua morte e dopo la pubblicazione dei suoi scritti, è divenuta una delle sante più conosciute nella Chiesa cattolica e nel mondo intero.

La “piccola Teresa” ha risposto alla vocazione ad essere dottore perché non ha fatto he aiutarti le anime le più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano. Attraverso la sua profonda dottrina ha rischiarato tutta la Chiesa, arricchendo i lavori di teologia tra i quali noi troviamo: H. Petitot, o.p., G. Desbuquois, s.j., E. Przywara, s.j., Marie-Eugène de l’Enfant-Jésus, o.c.d., A. Combes, S. Piat, o.f.m., Philippe de la Trinité, o.c.d., H. Urs von Balthasar, M.M. Labourdet, o.p. Si tratta di una lista parziale perché ho messo solo i teologi francesi e germanofoni. A questa lista di teologi bisogna aggiungere degli scrittori e dei filosofi: G. Bernanos, H. Bergson, P. Claudel, G. Cesbron, A. Combes, H. Ghéon, J. Guitton, C. Journet, J. Mélégue, F. Mauriac, M. Van der Mersch, D.S. Merezkovkji, E. Merch, E. Mounier, D. Rops, J. Roth, J. Wu.

Un cammino di verità 

Dottore, “esperta della scientia amoris” (San Giovanni Paolo II), Teresa ha fatto risplendere nell’amore la verità della fede. Si vede questo soprattutto nella storia della sua vita, pubblicata un anno dopo la sua morte con il titolo: Storia di un’anima. Si tratta di un libro che, tutto subito, ebbe un enorme successo e fu tradotto in molte lingue. Per cui è importante e utile scoprire o riscoprire questo piccolo, “grande” tesoro, questo commento luminoso del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un’anima, in effetti, è una meravigliosa storia di amore che introduce nella verità. Questo cammino verso la verità attraverso la carità è raccontato con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non essere affascinato. Ma qual è questo amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dalla sua infanzia fino alla morte? Questo amore ha un volto. Ha un nome: Gesù.

Vita e scritti sono legati

Tuttavia, per conoscere l’insegnamento di questa santa, è necessario metterei alla scuola della sua vita, e non soltanto lettere i suoi scritti. La sua vita, anche se molto breve, “è” un libro da leggere insieme agli scritti. L’una, infatti, chiarisce gli altri e viceversa.

Teresa del Bambin Gesù “è” una dottrina. Questa dottrina, di così grande natura e valore, non è stata sufficientemente rimarcata né nel suo ambiente, né dai numerosi teologi e esponenti della cultura che abbiamo appena citato. Con il dottorato, la Chiesa è andata oltre la canonizzazione delle virtù. Essa ha “canonizzato” la dottrina di questa “piccola” suora. “Assime la Santo Curato d’Ars, Teresa è l’esempio lampante della missione teologica del XX secolo … Ella prevede il ruolo della sua missione all’interno della Chiesa e non soltanto la canonizzazione dovuta alla pratica eroica delle virtù, ma anche la canonizzazione – se così possiamo dire – della sua dottrina. le due cose non sono separabili : la sua dottrina è data sia dai suoi scritti che dalla sua vita. Nella sua esistenza essa scopre questa dottrina che può fare molto bene alle anime e che non esita a proporre come modello per la Chiesa”.

In questa santa la dottrina è unita alla vita e la vita si identifica con la sua dottrina, a tal punto che noi ne percepiamo congiuntamente la realizzazione sempre più fedele assieme alla profonda sorgente sempre zampillante.

La Chiesa ha proclamato Teresa di Lisieux dottore, sapendo che la maggior parte dei suoi scritti sono dei “ricordi di infanzia” o delle riflessioni legate alla vita quotidiana di una ragazza della piccola borghesia francese divenuta monaca.  : vita fatta i piccole cosa quotidiane e dimmeli afflati.

Una scrittura teologica

Nei suoi scritti non si trova la cronaca minuziosa della sua umile esistenza nascosta, ma i suoi pensieri sulle grazie che Dio ha donato per apportargli la saggezza dell’amore che conduce alla verità. Noi possiamo parlare, dunque, di una lettura teologica di Teresa attraverso la quale essa propone un’acuta comprensione dell’infanzia del Verbo fatto carne: dal “nido” della Trinità alla culla di Betlemme, dell’abbandono sulla Croce, all’Eucaristia.

Teresa condivide anche la sua comprensione della natura di dio come amore misericordioso ch per essere pienamente soddisfacente deve abbassarsi “fino al niente delle sue creature per trasformare in fuoco” (Cf. Ms B 3).

Ci sono anche molti altri contributi teologici che ci vengono da questo dottore. Per esempio:

  • la sua visione di grazia come oceano in cui tutto è immerso;
  • il superamento della contrapposizione tra fede e opere (perché una fede che non ha le opere è morta);
  • la visione della Chiesa, Copro e Sposa di Cristo, considerata in tutte le sue dimensioni visibili e invisibili, terrestri e celesti, temporali e eterne.;
  • la sua teologia del nuovo comandamento dell’amore praticato offrendo a Cristo lo spazio della sua fragile umanità al fine che Egli possa amare ed essere amato in ogni creatura (Cf. Ms C 11v et ss);
  • Un nuovo modo di intendere la contemplazione non soltanto come motore dell’azione, ma come azione nella contemplazione;
  • Di conseguenza Teresa scopre e fa scoprire in modo nuovo che ogni azione apostolica ha la sua unica radice nella contemplazione. Per questo è stata proclamata patrona delle missioni.

Attualità di Teresa

Ma la “vita-opera” di Teresa può essere considerata come l’alternativa al pensiero di Nietzsche. Questo filosofo ha proclamato la morte di Dio. La nostra Santa ha mostrato che Dio è vivo e che la sua gloria risplende nella vita di una suora che irradia lice dal Signore. La Santa di Lisieux è stata una risposta alla cultura del suo secolo. Ma Teresa è ancora attuale. Ci aiuta a dialogare anche con la cultura contemporanea perché , con la sua “vita opera”, ci mostra che la risposta alla questione dell’esistenza di Dio non è solo : “Si esiste”, ma che Egli viene verso di noi perché ci ama e che noi possiamo amarLo, perché è un Dio di amore. È il senso della vita ed è la verità amabile nella semplicità della vita quotidiana.

Teresa ha mostrato che neo possiamo incontrare il Cristo, saggezza di Dio, Santo Volto d’amore, amate, amabile e amato.

La Santa di Lisieux è stata donna di cultura, non perché avesse una grande erudizione, ma perché ha coltivato in essa, nelle sue consorelle e nelle persone con cui era in relazione non “avere di più” ma un “essere di più” con una capacità di esaminare tutto e di conservare quello che ha del valore (Cf. Ts 5,21). In effetti la persona di cultura non s distingue perché conosce molte cose, ma perché sapendo cogliere il bello, il bene e il vero, essa conduce una vita pienamente umana, e pienamente riuscita nella pratica delle virtù e della conoscenza.

Una educatrice

Santa Teresa ha anche operato nell’ambito dell’educazione. È stata educatrice delle sue sorelle e particolarmente delle novizie a cui ha voluto insegnare la libertà introducendole nella vita delle persone adulte in Cristo, per aiutarle a rispondere meglio alla chiamata del Signore. Questa dimensione educativa è presente nei suoi manoscritti, compresa la sua crriposndenza. Si tratta di 266 lettere, 54 poesie e 8 spettacoli teatrali, senza dimenticare la Storia di un’anima, che è stata tradotta in più di 80 lingue. I suoi scritti, di qualità così alta, hanno spinto l’Accadémie française a attribuirgli il Premio della lingua francese nel 1940.

Ancora oggi attraverso una vita breve ma intensa e attraverso la grande profondità della sua dottrina che la rendono dottore dell’amore attraverso la scienza dell’amore, Santa Teresa educa ancora insegnando come andare verso Dio attraverso la semplicità dei piccoli gesti della vita normale, pressoché banale, attraverso la “piccola vita” che è il suo metodo per imparare e insegnare Dio amore, Senso della vita con amore semplice e sincero.

Teresa del Bambin Gesù e del Santo Volto

È, dunque, importante e utile sottolineare la coerenza di una “vita-opera” che la semplice analisi delle opere non sarebbe in grado di mettere in risalto con la dovuta enfasi. La chiave dell’universo di Teresa esplora e edifica al ritmo della sua lettura e della sua interpretazione le Scritture è la doppia centralità che si stabilisce  nel stesso nome: Bambin Gesù, figura del bambino eterno, attorniato della perseveranza dell’amore paterno, e del Santo Volto, “paradossale” epifania del Cirsto pasquale. Attraverso la sua dottrina strettamente unita alla sua vita – si potrebbe dire che l’una derivi dall’altra – la santa di Lisieux mostra un’attualità sconcertante : in una società che dichiara la morte di Dio, Teresa mostra che Dio è vivo, che può essere incontrato e amato da tutti nel mondo intero. Teresa non è solo un messaggio, la sua vita è un libro che ognuno può leggere, comprendere e mettere in pratica.




Cei, proposta di celebrazione per la pace in occasione delle Palme

La Conferenza episcopale italiana ha presentato una sussidio di preghiera per la pace, invitando tutti i giovani e le comunità a sfruttare questo strumento nella circostanza della Domenica delle Palme.

Una proposta di celebrazione che dunque, potrebbe essere vissuta nella sera di sabato 9 o domenica 10 aprile, ma anche durante la settimana, comunque fuori della celebrazione eucaristica e della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme.

Scarica lo schema della celebrazione




“Una liturgia inclusiva: i cinque sensi e le persone con disabilità”: il 13 maggio convegno a Roma

Si svolgerà a Roma il 13 maggio, presso il Centro Congressi della Conferenza Episcopale Italiana (in via Aurelia 796) il Seminario “Una liturgia inclusiva: i cinque sensi e le persone con disabilità”, organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità e dall’Ufficio liturgico nazionale.

L’incontro sarà articolato su tre percorsi, in programma dalle 10.30 alle 15.30, dedicati all’inclusione e al coinvolgimento delle persone con disabilità alla vita parrocchiale e liturgica. Segue la parte dedicata ai laboratori, sia in presenza che online.

Relatori dei vari percorsi suor Lucia Mossucca, don Luigi D’Errico, il cardinale José Tolentino de Mendonça, archivista della Santa Romana Chiesa e monsignor Gianmarco Busca, vescovo di Mantova.

Al Seminario sono invitati in modo particolare i direttori degli Uffici liturgici diocesani e i responsabili diocesani del servizio per la Pastorale delle persone con disabilità e i referenti delle Congregazioni religiose, delle Associazioni e Movimenti e gli operatori pastorali oltre le persone che si occupano del servizio inerente alla disabilità.

Per info e iscrizioni contattare l’indirizzo uln@chiesacattolica.it.

Clicca per scaricare la locandina dell’evento

Leggi qui le note organizzative




Musica e liturgia, tre corsi di formazione organizzati da UNL

L’Ufficio liturgico nazionale sostiene da anni alcune proposte formative liturgico-musicali per la formazione degli operatori liturgici delle chiese italiane. Anche quest’anno l’Uln ha organizzato, con il patrocinio del Pontificio istituto di musica sacra, tre percorsi formativi già noti, ora riproposti con un rinnovato ordinamento didattico e alcune novità.

I tre corsi proposti sono:

Il Corso di musica liturgica online, pensato per la formazione in modalità e-learning per gli animatori musicali delle celebrazioni liturgiche. Il percorso formativo, articolato in tre anni, prevede lezioni online e un incontro finale in presenza. La didattica si svolgerà in un aula virtuale, sia in modalità sincrona che asincrona (senza la contemporanea presenza di docenti e corsisti).

Scarica qui la brochure del corso online

Il Corso di perfezionamento liturgico musicale (CoPerLiM), per coloro che possiedono competenze liturgico-musicali e sono già impegnati nel servizio liturgico del canto e della musica (la prima sessione del nuovo corso sarà ad Assisi dal 7 al 15 luglio 2022). Per accedere al corso, articolato sul biennio, è necessario affrontare entro la fine di aprile un colloquio preliminare, volto a valutare le competenze già possedute in ambito musicale e liturgico. Possono accedere al colloquio coloro che posseggono un titolo musicale rilasciato da un Conservatorio di Musica, da un Istituto diocesano di Musica sacra o coloro che sono in possesso di una Laurea in musicologia. Coloro che non posseggono i titoli di studio elencati, ma sono in possesso di titoli artistici o che hanno una comprovata esperienza nel campo liturgico-musicale, potranno essere ammessi al colloquio a discrezione del Consiglio di Direzione. L’iscrizione al Coperlim avviene a seguito del positivo esito del colloquio e della presentazione dei documenti richiesti:
– domanda di iscrizione su apposito modulo predisposto dall’Uln-Cei, debitamente compilato in tutte le sue parti;
– lettera di presentazione dell’Ordinario del luogo o del Superiore locale, che attesti il servizio liturgico-musicale nella Chiesa locale e/o nell’Istituto da parte dell’interessato;
– certificazione dei titoli di studio;
– versamento della quota d’iscrizione.

Scarica qui la brochure del CoPerLiM

I Corsi di approfondimenti tematici, percorsi straordinari di aggiornamento e approfondimento teorico e pratico, per chi ha frequentato i corsi precedenti.

Le iniziative sono finalizzate alla preparazione dei responsabili diocesani di musica sacra, dei docenti delle scuole diocesane di musica sacra e di altri operatori musicali a livello diocesano, parrocchiale e di istituti religiosi che gradiscono o necessitano di una formazione specifica.




La disumanità della guerra secondo don Primo. A 70 anni da “Tu non uccidere”

Sono passati 70 anni dalla stesura di “Tu non uccidere”, il volume con cui nel 1952 , dopo aver vissuto le due guerre mondiali, don Primo Mazzolari raccoglieva il suo pensiero pacifista per trasmetterlo ai giovani del suo tempo.

Il contenuto di quel libro – che fu poi pubblicato anonimo nel 1955 – è ripreso oggi da don Bruno Bignami in un articolo apparso sull’edizione del 9 marzo dell’Osservatore Romano, che ne evidenzia la “luminosa, persino profetica” attualità alla luce dei drammatici fatti di questi giorni.

Nel suo editoriale intitolato “La pace come ostinazione” il sacerdote cremonese, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, già presidente della Fondazione Mazzolari e curatore di numerose pubblicazioni degli scritti parroco di Bozzolo, riprende in particolare tre temi del pensiero pacifista di don Primo: l’assurdità della corsa agli armamenti, la certezza che “ogni guerra è fratricidio” e il ribadire che la guerra va sempre a scapito dei poveri.

«E nel frattempo, — scriveva Mazzolari in un passaggio ripreso da don Bignami — sempre nuovi ordigni e sempre più micidiali vengono inventati, esperimentati e conservati per la giusta guerra di domani». «Chi pretende di difendere, con la guerra, la libertà – si legge ancora in “Tu non uccidere” si troverà in un mondo senza nessuna libertà. Chi pensa di difendere, con la guerra, la giustizia, si troverà con un mondo che avrà perduto perfino l’idea e la passione della giustizia». L’unica arma di difesa, per Mazzolari, «è la giustizia sociale più che l’atomica»

Profonda poi la sottolineatura sulla “negazione della fraternità” rappresentata dalla guerra: “Se la guerra è negazione della fraternità – riflette don Bignami riprendendo passaggi dal testo di don Primo che toccano da vicino i comportamenti sociali, la scelta di stili morali di ciascuno oggi come 70 anni fa -, essa comincia con stili accondiscendenti verso la violenza, verso gli investimenti in armi, verso le forme di ingiustizia e di povertà: «il tacere, il non muoversi, o il muoversi lentamente, è nostro; ed è uno dei segni della nostra decadenza, che poi ci fa chiusi, lamentosi e sterili oppositori delle iniziative altrui». La guerra non è solo quella degli esplosivi, ma nasce col trattare «il fratello come utensile, materialisticamente».

«E quelli che ci lasciano la vita – scriveva don Primo – coloro che cadono, a migliaia, sono sempre gli umili, gli anonimi, il popolo che non ha mai voluto le guerre, che non le ha mai capite; mentre desiderava unicamente vivere libero e in pace». “La gente comune – commenta Bignami – è costretta a fuggire, le città diventano inferno, i civili subiscono massacri. E quando i poveri vengono lasciati nella tentazione di spargere sangue in difesa del pane e della dignità, la pace non godrà mai di buona salute”.

Da questi passaggi che così tremendamente riportano indietro le lancette della storia, la conclusione che non c’è niente di tanto disumano quanto la guerra: “La guerra – conclude l’articolo dell’Osservatore Romano – è ritorno allo stadio animale. Invocarla a soluzione dei conflitti appare inutile, aggiunge sofferenze a sofferenze e non risponde più alle esigenze del bene comune. Crimine contro l’umanità. Don Primo ricorda che «l’animalità fa il male per star bene», ma finisce per svuotare la fiducia in Dio e nell’uomo. La pace, invece, è l’unica ostinazione da perseguire. Tuttavia, diventare costruttori di pace significa non essere mai in pace. Parole che non passano”




Appello per la pace: tutte le Chiese in Italia unite in una preghiera corale

Le drammatiche immagini delle azioni militari in Ucraina provocano dolore e scuotono le coscienze. Nel condannare fermamente la scellerata decisione di ricorrere alle armi, esprimiamo vicinanza al popolo ucraino e alle comunità cristiane del Paese. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, lacera il tessuto sociale e minaccia la convivenza tra le nazioni. La memoria di quanto accaduto nel Vecchio Continente nel secolo scorso deve indurci a rinnegare ogni discorso di odio e ogni riferimento alla violenza, spronandoci invece a coltivare relazioni di amicizia e propositi di pace.

È il desiderio dell’umanità intera, è l’impegno dei Vescovi del Mediterraneo che riuniti in questi giorni a Firenze per l’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace” hanno chiesto ad una sola voce di far tacere le armi. Siamo chiamati, come diceva Giorgio La Pira, a “usare il metodo d’Isaia: convertire, cioè, in investimenti di pace gli investimenti di guerra: trasformare in aratri le bombe, in astronavi di pace i missili di guerra!”.

Facciamo appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche affinché si fermi al più presto la follia della guerra. Allo stesso tempo, invitiamo tutte Chiese che sono in Italia a unirsi in una corale preghiera per la pace e ad aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri.

Firenze, 24 febbraio 2022

La Presidenza della Cei




Ucraina, appello di Caritas per aiuti immediati. La testimonianza di don Tibaldini

«In questo momento difficile, c’è un grande bisogno di unità, sostegno, abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli». Don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina, dopo il precipitare degli eventi e l’attacco da parte della Russia rilancia con forza un appello alla solidarietà. Una situazione drammatica che avrà ripercussioni non solo militari. Molti civili sono e saranno infatti sempre più coinvolti nei bombardamenti che stanno colpendo diverse città del Paese. C’è inoltre molta preoccupazione per l’enorme numero di profughi che sta cercando di lasciare le proprie città e le proprie case, per trovare riparo in altre zone dell’Ucraina o nei Paesi confinanti. Le notizie e le immagini raccontano di enormi colonne di cittadini in fuga con le loro auto dalle principali città, inclusa la capitale Kiev.

Caritas in Ucraina – grazie anche al sostegno della rete internazionale – è sempre rimasta accanto alla popolazione e ora sta moltiplicando gli sforzi per poter raggiungere quante più persone possibili. «Vi chiediamo di starci vicino con la solidarietà e la preghiera», ha detto Tetiana Stawnychy,  Presidente di Caritas Ucraina, assicurando che al momento tutti gli operatori della Caritas sono illesi e si stanno prodigando per far fronte all’emergenza.

I 19 centri presenti su tutto il territorio – una rete capillare tramite la quale la Caritas dal 2014 ha aiutato 826.500 persone, assistendole nei loro bisogni primari – hanno ora più che mai necessità di rifornimenti e attrezzature per rispondere all’attuale emergenza. In particolare servono: generi alimentari, prodotti per l’igiene e medicinali. Resta prioritaria anche la fornitura di acqua potabile, così come la distribuzione di materiale per garantire il riparo e il riscaldamento delle famiglie, considerate le rigide temperature invernali.  Accanto a Caritas Ucraina si sta attivando tutta la rete delle Caritas europee, in particolare le Caritas dei paesi limitrofi – Polonia, Romania e Moldavia – per accogliere tutti coloro, probabilmente migliaia di persone, in fuga dalla guerra.

Anche Caritas Cremonese, come Caritas Italiana, esprime la propria solidarietà alla Caritas in Ucraina e alla popolazione tutta, attivandosi per fornire gli aiuti necessari per rispondere ai bisogni più urgenti e ha avviato una raccolta fondi per sostenere gli interventi di assistenza umanitaria ed emergenziale.

Un appello che Caritas Cremonese rilancia sul proprio sito internet attraverso la testimonianza di don Natalino Tibaldini, parroco di Vailate, impegnato dal 1992 in progetti di aiuto alla popolazione ucraina, che in questi giorni sta seguendo con assoluta preoccupazione ciò che sta avvenendo. «La situazione è drammatica – conferma il sacerdote –. In queste ore ho sentito molte persone in Ucraina: alcune sono in fuga, altre stanno nei rifugi per proteggersi dai bombardamenti. Sono disperate». E prosegue: «Ho già sentito anche le suore canossiane con cui collaboriamo. Loro sono a Vinnytsia e hanno deciso di rimanere, perché sono un punto di riferimento, una speranza per tanta gente».

Molte sono le famiglie che hanno contattato al telefono don Tibaldini. «Quelli che hanno la macchina stanno provando a fuggire in Moldavia o al confine polacco – racconta –. Anche Vinnytsia sta subendo bombardamenti notturni. Quelli che rimangono stanno cercando rifugi per proteggersi».

La situazione della guerra si somma ad una situazione già di difficoltà. «Ci sono molte famiglie che erano già in uno stato di povertà, con stipendi da fame e condizioni difficili – prosegue don Tibaldini –. Tante vivono grazie ai soldi che componenti della famiglia che lavorano all’estero, spesso badanti, mandano a casa. Questa guerra non fa che peggiorare le cose».

La mente, anche e soprattutto in questo momento, va poi all’asilo costruito in una cittadina a 80 chilometri da Vinnytsia proprio grazie ai progetti coordinati dal parroco di Vailate e al sostegno di tanti nella nostra diocesi. «Lo hanno utilizzato per il Grest nel 2020 – dice –. Aspettavano noi per l’inaugurazione ufficiale, poi c’è stata la pandemia, ora la guerra che colpisce pesantemente anche quei bambini e quei ragazzi…».

L’appello è per una risoluzione di pace e un immediato stop alle armi. «Continuerò a tenermi in contatto con le suore e le famiglie – conclude don Tibaldini intervistato sul sito internet di Caritas Cremonese –. Appena si potrà partiremo per continuare ad aiutare questa povera gente».

In ogni momento è possibile dare il proprio contributo per i progetti della Caritas diocesana e italiana a sostegno della popolazione ucraina.

 

Come sostenere la popolazione ucraina

Attraverso la Fondazione San Facio:

  • Conto Corrente Bancario
    Banca di Piacenza – via Dante 126 – 26100 Cremona
    IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
  • Conto Corrente Postale
    n. 68 411 503

La donazione alla Fondazione San Facio è deducibile se fatta con bonifico, assegno o versamento postale.

Presso gli Uffici di Caritas Cremonese o sul conto corrente bancario

  • IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305