Papa Francesco: “si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà”
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“Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri”. Ne è convinto il Papa, che nel Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, in programma il 19 novembre, denuncia come “il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà”. “Si tende a trascurare tutto ciò che non rientra nei modelli di vita destinati soprattutto alle generazioni più giovani, che sono le più fragili davanti al cambiamento culturale in corso”, il monito di Francesco: “Si mette tra parentesi ciò che è spiacevole e provoca sofferenza, mentre si esaltano le qualità fisiche come se fossero la meta principale da raggiungere. La realtà virtuale prende il sopravvento sulla vita reale e avviene sempre più facilmente che si confondano i due mondi”.
“I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada allora subentrano il fastidio e l’emarginazione”, ammonisce ancora il Papa: “La fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro”. In questo scenario, per Francesco, “la parabola del buon samaritano non è un racconto del passato, interpella il presente di ognuno di noi”: “Delegare ad altri è facile; offrire del denaro perché altri facciano la carità è un gesto generoso; coinvolgersi in prima persona è la vocazione di ogni cristiano”.
“Ringraziamo il Signore perché ci sono tanti uomini e donne che vivono la dedizione ai poveri e agli esclusi e la condivisione con loro”, l’omaggio del Papa: “persone di ogni età e condizione sociale che praticano l’accoglienza e si impegnano accanto a coloro che si trovano in situazioni di emarginazione e sofferenza”. “Non sono superuomini, ma ‘vicini di casa’ che ogni giorno incontriamo e che nel silenzio si fanno poveri con i poveri”, la precisazione del messaggio: “Non si limitano a dare qualcosa: ascoltano, dialogano, cercano di capire la situazione e le sue cause, per dare consigli adeguati e giusti riferimenti. Sono attenti al bisogno materiale e anche a quello spirituale, alla promozione integrale della persona”.ù
M. Michela Nicolais (Agensir)
Il castelleonese Daniele Tornelli il 10 giugno sarà diacono
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Nella mattinata di sabato 10 giugno, alle 9.30 nella Cattedrale di Lugano, il 31enne castelleonese Daniele Tornelli sarà ordinato diacono. Una importante tappa nel suo percorso di formazione presso il Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano in vista del presbiterato. La celebrazione sarà presieduta dall’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, mons. Alain de Raemy, che ordinerà diaconi in vista del presbiterato anche altri due seminaristi del Seminario diocesano San Carlo, oltre a quattro diaconi permanenti.
Daniele ha condiviso con altri ragazzi il percorso consueto di esperienza cristiana nell’oratorio e nella parrocchia di Castelleone. Inoltre, già adolescente, ha incontrato e seguito il cammino neocatecumenale presso la parrocchia di Sant’Ilario, a Cremona.
L’esperienza concreta di conversione e di missionarietà di molte famiglie e, tra il quarto e il quinto anno di studi superiori, l’occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, hanno spinto Daniele a prendere la decisione di diventare presbitero missionario. Una scelta confermata nella Giornata mondiale della gioventù di Madrid, nel 2011.
È stato destinato al Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano, dopo aver partecipato a un incontro con gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale a Porto San Giorgio nel quale gli aspiranti seminaristi sono stati sorteggiati e distribuiti nei 120 seminari Redemptoris Mater sparsi nel mondo.
I seminari Redemptoris Mater, voluti da San Giovanni Paolo II, raccolgono vocazioni provenienti dal Cammino Neocatecumenale per formare presbiteri per la nuova evangelizzazione. Sono seminari missionari, ma anche diocesani, perché i sacerdoti vengono incardinati nella diocesi che ha accolto il Seminario.
Dopo aver frequentato i cinque anni di studi teologici presso la Facoltà di Teologia di Lugano, Daniele è partito per un periodo di missione nel Centro internazionale Neocatecumenale prima a Porto San Giorgio e in seguito insieme all’équipe itinerante del Cammino Neocatecumenale di Puglia-Basilicata e Albania.
8xmille alla Chiesa cattolica: ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere
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“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia”.Questo ilclaimdella nuova campagna di comunicazione8xmilledellaConferenza Episcopale Italiana,che mette in relazione il valore di ogni firma con la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. La campagna prende le mosse dalla vita quotidiana degli italiani e arriva fino alle opere della Chiesa, attraverso la cifra semantica dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi atti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie. Ne parliamo con Massimo Monzio Compagnoni, di Cassano d’Adda (provincia di Milano ma diocesi di Cremona), che da alcuni anni ricopre l’incarico di responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
Lanuova campagna di comunicazione dell’8xmille alla Chiesa cattolicaè alle porte. Quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di rinnovare la comunicazione. Perché? Ci può spiegare ilmessaggioal centro dei nuovi spot?
«Il messaggio punta ad essere immediato e intuitivo. Aiutare una persona a rialzarsi da terra, accogliere in casa un amico che arriva all’improvviso, rimboccare la coperta di una persona che dorme o condividere un ombrello sotto la pioggia, solo per fare alcuni esempi. Gli spot scommettono su gesti quotidiani e alla portata di tutti. Gesti che ci fanno stare bene, quando li facciamo. Gesti che tante altre persone possono ripetere, amplificati per migliaia e migliaia di volte grazie alle firme dei contribuenti che scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. Abbiamo avvertito l’esigenza (e così vengo al “perché” di questo cambiamento) di comunicare la bellezza che c’è nel prendersi cura degli altri e quanto ogni singola firma possa moltiplicare esponenzialmente questa bellezza».
La campagna mette in luce lasensazione di benessereche si prova quando si fa un gesto d’amore così come fa la Chiesa in uscita, ogni giorno, con interventi che sul territorio sostengono e aiutano chi ne ha più bisogno. Sono questi i valori del Vangelo su cui avete voluto scommettere?
«Certamente. Il Vangelo non cambia, da duemila anni, e le opere di misericordia, corporale e spirituale, sono sempre quelle. Con questa campagna vorremmo cercare di declinarle maggiormente a misura della nostra quotidianità attuale, ricordando a chi vedrà gli spot che l’impegno della Chiesa in uscita verso le necessità degli ultimi non si ferma. Così è stato negli ultimi trent’anni, da quando è in vigore il sistema dell’8xmille, e così è ancora oggi. Solo che le firme di ciascuno di noi diventano sempre più preziose e fondamentali».
Non solo Italia ma anche il resto del mondo. Dopo gli anni difficili della pandemia la campagna, quest’anno, vola all’estero per documentare come aTosamaganga,inTanzania, con il supporto delle firme la speranza sia giunta in aula e in corsia.Quanto è importante far conoscere ai contribuenti l’aiuto alle popolazioni più fragili del pianeta?
«Lo è almeno quanto non lo sia far conoscere quello che facciamo per le strade delle nostre città, a servizio dei nuovi poveri, italiani o immigrati. Papa Francesco ci ha ricordato più volte che non viviamosoloin“un’epocadicambiamenti”,mastiamoattraversandounveroeproprio “cambiamento d’epoca”. Ci troviamo di fronte scenari complessi e problemi talmente grandi che richiedono risposte diversificate e non populistiche. Da sempre tra i progetti che noi finanziamo ci sono opere che mirano a raggiungere le popolazioni più provate e abbandonate del pianeta, per far crescere – lì dove queste persone sono – competenze e professionalità adeguate. L’ospedale di Tosamaganga, in cui abbiamo girato uno degli spot, ne è una testimonianza esemplare, proprio per come sono prese per mano e aiutate a crescere le giovani leve tanzaniane. Ciò non vuol dire che si possa trascurare il soccorso a chi comunque ha cercato una vita dignitosa e vivibile raggiungendo il nostro Paese in qualche modo. C’è lo spot di Tosamaganga ma c’è anche quello dell’accoglienza dei migranti a Roccella Ionica».
E poi ci sono le migliaia di progetti che ogni anno si realizzano anche nelle nostre città: mense, doposcuola, empori solidali, centri di ascolto e case di accoglienza. Per quale ragione sostenete che lefirme dei contribuentiper la Chiesa cattolica generino un “plus-valore” rispetto alla somma che ricevete dai fondi dell’8xmille?
«Innanzitutto, c’è un aspetto intuitivo che è sotto gli occhi di tutti: i progetti finanziati con questi fondi si avvalgono, nella stragrande maggioranza dei casi, del contributo fondamentale di migliaia di volontari.Sonodonneeuominigenerosichemettonoadisposizionegratuitamentetempo, conoscenze e cuore e il loro apporto amplifica a dismisura i benefici di tutto quello che grazie ai fondi vieneprogettato,realizzatoescrupolosamenterendicontato.L’8xmilleèunveroeproprio moltiplicatore di risorse e servizi sul territorio, un sostegno concreto per i più fragili e un volano per la promozione di percorsi lavorativi (basti pensare alle opportunità lavorative derivanti da tanti progetti come gli orti sociali, le mense Caritas, i doposcuola per i bambini a rischio devianza, la manodopera specializzata per il restauro delle chiese). Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato credo che ci sarebbe un vuoto enorme».
Lacampagnarappresenta un viaggio tra le opere realizzate e illustra, anche attraverso le testimonianze dei protagonisti, storie di speranza, di misericordia e di riscatto sociale. Quali scelte comunicative hanno caratterizzato il vostro racconto?
«Dopo un lungo periodo in cui gli spot dell’8xmille sono stati caratterizzati da uno stile molto riconoscibile e da alcune scelte di fondo, abbiamo deciso di innovare senza uscire dal solco di una tradizione comunque valida e consolidata. Abbiamo cercato di rendere la comunicazione più immediata e diretta, senza però abbandonare la cura quasi “cinematografica” della fotografia e del prodotto finito. Abbiamo continuato a raccontare le opere 8xmille senza far nessun uso di attori, perché i protagonisti degli spot sono operatori, volontari e fruitori delle opere che raccontiamo. D’altro canto, inevitabilmente, per la parte degli spot in cui si esemplificano dei gesti d’amore della nostra quotidianità non poteva che essere realizzata col contributo di alcuni attori. I racconti più dettagliati delle singole opere, però, che troverete nel sito 8xmille.it, sono fatti esclusivamente dai protagonisti stessi».
La comunicazione ormai non può prescindere da un uso quotidiano deisocial. L’8xmille è molto presente sul web. Quali novità presenta questa campagna?
«Anche in questo campo abbiamo cercato di accogliere l’invito ad essere Chiesa in uscita, che si impegna a raggiungere i propri interlocutori lì dove essi sono. Quindi non potevamo non rilanciare tutti questi messaggi anche lì dove ormai le persone trascorrono più tempo e intessono relazioni: i social, come lei ricordava. Siamo su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Al di là di qualsiasi scelta strategica, comunque, mi permetta di sottolineare che la cosa più importante rimane la consapevolezza delle nostre comunità e il loro supporto. L’8xmille fornisce carburante ad una macchinadellacaritàimmensa.Ognicomunitàeognisingolocristianodevonosentirsene responsabili e devono offrire il proprio contributo perché le persone firmino e facciano firmare, mettendo a frutto le potenzialità di uno strumento di democrazia fiscale davvero straordinario».
L’8 giugno un minuto di preghiera per la fine delle guerre nel mondo
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Un nuovo invito a pregare per la pace nel mondo. Francesco lo rivolge nella mattinata di mercoledì 7 giugno prima di concludere l’udienza generale in piazza San Pietro, chiedendo a tutti di invocare l’armonia fra i popoli. Il Papa domanda preghiere in particolare per l’Ucraina, dove ieri si è conclusa la missione del cardinale Matteo Zuppi, inviato ad “ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni”, come ha spiegato un comunicato della Santa Sede.
Francesco esterna il suo pensiero per il Paese dell’Est Europa da oltre un anno provato dalla guerra anche nelle parole pronunciate per i fedeli di lingua polacca, ai quali raccomanda, ancora una volta, di perseverare “nella carità cristiana e nel sostegno nei confronti degli ucraini”, poi, terminando il suo saluto ai pellegrini italiani, indirizzandosi ai credenti delle diverse fedi e confessioni religiose, esorta ad aderire, domani, 8 giugno, all’iniziativa dell’Azione Cattolica Internazionale “Un minuto per la pace” per l’Ucraina, la Terra Santa e tutto il mondo.
Domani, alle ore 13, l’Azione Cattolica Internazionale suggerisce ai credenti delle varie confessioni e religioni di raccogliersi in preghiera, dedicando “Un minuto per la pace”. Accogliamo questo invito, pregando per la fine delle guerre nel mondo e specialmente per la cara e martoriata Ucraina.
L’invito del Forum Internazionale di Azione Cattolica
Si tratta di “una iniziativa semplice”, spiega il Forum Internazionale di Azione Cattolica, raccomandando a tutti di diffonderla “in famiglia, tra gli amici”, nelle associazioni, “nei luoghi di studio e di lavoro”. La proposta è di “fermarsi un minuto per pregare o per dedicare un pensiero per la pace”, domani, alle ore 13 del proprio Paese, dovunque ci si trovi.
L’iniziativa lanciata per la prima volta nel 2014
“Un minuto per la pace” è stato lanciato per la prima volta il 6 giugno del 2014, a sostegno dell’“Invocazione per la pace”, promossa da Papa Francesco, che si sarebbe svolta due giorni dopo nei Giardini Vaticani con l’allora presidente israeliano Simon Peres e il presidente dell’Autorità Palestinese Maḥmūd ʿAbbās, e alla quale prese parte anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Per promuovere l’iniziativa di preghiera il Forum Internazionale di Azione Cattolica ha lanciato sui social l’hashtag #unminutoporlapaz e ha messo a disposizione sul proprio sito web una serie di risorse e una piccola guida per raccogliersi e pregare e il 10 giugno invita a un breve incontro di preghiera on line “con alcuni amici di paesi in conflitto”.
Tiziana Campisi (VaticanNews)
Gmg, il programma ufficiale del viaggio di Papa Francesco in Portogallo
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Diffuso il programma ufficiale del viaggio del Papa in Portogallo, che comprende la Giornata mondiale della Gioventù e la visita al Santuario di Fatima. L’aereo con a bordo Francesco partirà mercoledì 2 agosto, alle 7.50, dall’aeroporto di Fiumicino, per atterrare alle 10 alla Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona. Alle 10.45 la cerimonia di benvenuto all’ingresso principale del “Palácio Nacional de Belém”, seguita mezz’ora dopo dalla visita di cortesia al Presidente della Repubblica, nel “Palácio Nacional de Belém”. Alle 12.15 l’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, nel Centro culturale di Belém, occasione del primo discorso del Papa in terra portoghese. Nel pomeriggio, alle 16.45, l’incontro con il Primo ministro nella nunziatura apostolica, cui faranno seguito, alle 17.30, i Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali nel “Mosteiro dos Jerónimos”, con l’omelia del Santo Padre.
Giovedì 3 agosto, alle 9, ci sarà l’incontro con i giovani universitari presso la “Universidade Católica Portugesa”, dove il Papa pronuncerà un discorso. Poi il trasferimento a Cascais, per il saluto – alle 10.40 – con i giovani di Scholas Occurerentes, nella loro sede locale. Alle 17.45 la Cerimonia di accoglienza nel “Parque Eduardo VII”, con un discorso del Papa.
La giornata di venerdì 4 agosto comincerà, a Lisbona, alle 9, con la confessione di alcuni giovani della Gmg a “Praça do Império”. Alle 9.45, nel “Centro Paroquial de Serafina”, l’incontro con i rappresentanti di alcuni centri di assistenza e di carità, a cui Francesco rivolgerà un discorso, per poi, alle 12, pranzare con i giovani nella nunziatura apostolica. Alle 18, nel “Parque Eduardo VII”, si svolgerà la Via Crucis con i giovani, con un discorso del Santo Padre.
Sabato 5 agosto, alle 8 dalla Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona, la partenza in elicottero alla volta di Fatima, con atterraggio alle 8.50 allo stadio, dove alle 9.30 è in programma la preghiera del Rosario con i giovani ammalati presso la Cappella delle Apparizioni del Santuario di Nostra Signora di Fatima, luogo del discorso del Santo Padre e della preghiera. Alle 11 la partenza in elicottero dallo stadio di Fatima per Lisbona, con arrivo alle 11.50 alla Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona. Nel pomeriggio, alle 18, con l’incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù presso il “Colégio de S. João de Brito”. La giornata pubblica del Papa si concluderà alle 20.45, nel “Parque Tejo”, con la Veglia con i giovani a cui indirizzerà un discorso.
Domenica 6 agosto, alle 9, la Messa per la Gmg nel “Parque Tejo”, seguita dall’Angelus. Alle 16.30 l’incontro con i volontari della Gmg presso il “Passeio marítimo” di Algés, con un discorso del Santo Padre. Alle 17.50 la Cerimonia di congedo presso la Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona. La partenza dell’aereo papale è prevista alle 18.15, con arrivo alle 22.15 all’aeroporto di Fiumicino.
Papa Francesco al Gemelli per un nuovo intervento: la vicinanza della Chiesa cremonese
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Al termine dell’udienza generale di mercoledì 7 giugno il Papa si è recato al Policlinico universitario Gemelli di Roma, dove nel primo pomeriggio sarà sottoposto in anestesia generale a un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede, precisando che l’operazione, concertata nei giorni scorsi dall’equipe medica che assiste il Santo Padre, sì è resa necessaria a causa di un laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti. La degenza presso la struttura sanitaria durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale.
Ai primi attestati di vicinanza al Pontefice si unisce anche il pensiero della Chiesa cremonese che attraverso le parole del vescovo Napolioni, esprime «un sincero augurio al Santo Padre ed un ricordo filiale nella preghiera», auspicando una pronta ripresa che possa consentire a Francesco di tornare presto al proprio impegno pastorale a guida della Chiesa universale.
Anche la Presidenza della CEI esprime la vicinanza e l’affetto dei Vescovi e delle Chiese in Italia a Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli. “In questo ulteriore momento di prova – si legge nella nota della CEI – la Presidenza si stringe attorno al Santo Padre e invita le comunità ecclesiali a sostenerLo con la preghiera. Con l’augurio di una pronta guarigione, affida al Signore il lavoro dei medici e degli operatori sanitari”.
Si tratta del secondo intervento chirurgico a cui si sottoporrà Papa Francesco, dopo quello al colon del 4 luglio 2021, sempre nel nosocomio romano. In totale, per il Santo Padre si tratta del terzo ricovero al Gemelli dopo quelli del 2021, durato dieci giorni, e del 29 marzo 2023, a causa di una bronchite, durato tre giorni.
Radio e tv cattoliche, a Roma l’assemblea dell’Associazione Corallo con il rinnovo delle cariche
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Sono state rinnovate mercoledì 31 maggio, nel corso dell’assemblea che si è svolta a Roma, le cariche societarie dell’Associazione Corallo che riunisce emittenti radiofoniche e televisive italiane di ispirazione cattolica. Presente anche il cremonese mons. Attilio Cibolini, membro del consiglio uscente.
Sono stati eletti come componenti del Consiglio di amministrazione per il prossimo triennio: Luigi Bardelli, riconfermato presidente, Alessia Caricato come direttore, Massimo Porfiri tesoriere ed anche Francesco Cavalli, Vincenzo Corrado, Sabina Ferioli, Italo Lunghi, Daniele Morini e Vincenzo Morgante. Per il Collegio dei revisori dei conti sono stati eletti Francesco De Strobel presidente, assieme a padre Salvatore Giardina e padre Francesco Giuseppe Mazzotta.
«Le emittenti del circuito Corallo esprimono la forza e l’importanza della comunicazione cattolica – ha dichiarato Bardelli, aggiungendo –. Si tratta di realtà che, in questi ultimi 40 anni, hanno raccolto il testimone dalle campane, richiamando quanti hanno l’orecchio teso alla parola di Dio e che con le nostre emittenti hanno avuto l’occasione di diventare protagonisti».
«La Cei nelle attività delle emittenti cattoliche locali si inserisce valorizzando il più possibile quegli strumenti di comunicazione, come radio e tv locali, più vicini all’uomo e che quindi possono prendersene cura dentro i loro contesti ambientali, storici e politici». Sono state queste le parole di mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della Cei, intervenuto all’assemblea durante la quale ha sottolineato la necessità di accettare le sfide anche dell’evoluzione tecnologica definendo con chiarezza lo scopo di quello che facciamo, facendo sì che aumenti la significatività del ruolo della comunicazione all’interno della comunità cristiana. «La Chiesa è nata per comunicare e la comunicazione deve tenere conto della individualità del destinatario ricordando che comunicare non è solo raccontare ma anche educare e raggiungere gli uomini per poter aprire un futuro migliore», ha concluso mons. Baturi.
Marco Calvarese (AgenSir)
Il castelleonese don Daniele Tornelli ordinato diacono a Lugano
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Nella mattinata di sabato 9 giugno nella Cattedrale di Lugano il castelleonese Daniele Tornelli, del Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano, uno dei centri di formazione teologica del Cammino Neocatecumenale voluti da Papa Giovanni Paolo II per raccogliere le vocazioni provenienti dal Cammino Neocatecumenale per formare presbiteri per la nuova evangelizzazione, è stato ordinato diacono.
Daniele ha visto nascere la sua vocazione nel Cammino Neocatecumenale, presso la parrocchia di Sant’Ilario in Cremona, e molti fratelli del Cammino, in particolare quelli della sua comunità, lo hanno accompagnato in questa giornata: un pullman è partito da Cremona e ha raggiunto la Svizzera. Per la comunità di Castelleone, insieme alla famiglia, erano presenti il parroco don Giambattista Piacentini, il vicario don Matteo Alberti e i due diaconi permanenti: Angelo Papa e Mario Pedrinazzi.
Con a don Daniele sono stati ordinati diaconi don Daniele Furlan e don Davide Santini, del Seminario diocesano San Carlo, e quattro diaconi permanenti: Davide Adamoli, Bruno Corsini, Claudio Marazzi e Luca Turlon. A presiedere la celebrazione è stato l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, mons. Alain De Raemy.
Dopo la celebrazione, la festa è proseguita con un pranzo in un ristorante italiano. La giornata si è quindi proseguita con la celebrazione dell’Eucarestia, in cui don Daniele ha proclamato il Vangelo e tenuto la sua prima omelia. L’Eucarestia ha segnato il culmine della festa e ha visto la partecipazione corale dei presbiteri della diocesi di Lugano e di Cremona con le comunità di Lugano e di Sant’Ilario.
Per Castelleone questo 10 giugno resterà una data da ricordare. Infatti, dopo l’ordinazione diaconale di don Daniele, in serata un altro importante appuntamento: nella Cattedrale di Cremona l’ordinazione presbiterale di don Alex Malfasi, anch’egli originario di Castelleone, con la partecipazione anche del vescovo De Raemy, legato a uno degli ordinandi cremonesi.
Profilo biografico del diacono don Tornelli
Don Daniele Tornelli, 31 anni, è originario di Castelleone, dove ha condiviso con i coetanei il consueto percorso di esperienza cristiana in oratorio e parrocchia, a fianco del quale già da adolescente ha affiancato il percorso proposto dal Cammino neocatecumenale presso la parrocchia di Sant’Ilario, a Cremona. L’esperienza concreta di conversione e di missionarietà di molte famiglie e, tra il quarto e il quinto anno di studi superiori, l’occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, lo hanno spinto a prendere la decisione di diventare presbitero missionario. Una scelta confermata nella Giornata mondiale della gioventù di Madrid, nel 2011. È stato destinato al Seminario diocesano missionario Redemptoris Mater di Lugano, dopo aver partecipato a un incontro con gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale a Porto San Giorgio nel quale gli aspiranti seminaristi sono stati sorteggiati e distribuiti nei 120 seminari Redemptoris Mater sparsi nel mondo. Dopo aver frequentato i cinque anni di studi teologici presso la Facoltà di Teologia di Lugano, è partito per un periodo di missione nel Centro internazionale Neocatecumenale prima a Porto San Giorgio e in seguito insieme all’équipe itinerante del Cammino Neocatecumenale di Puglia-Basilicata e Albania.
Il Papa ai Vescovi e ai delegati diocesani del Sinodo: «Parrocchie troppo autoreferenziali», no a «neoclericalismo di difesa»
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Nella mattinata di giovedì 25 maggio Papa Francesco ha concluso in Aula Paolo VI, in Vaticano, la 77ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, che si è svolta da lunendì presso l’Aula del Sinodo. Lo ha fatto incontrando, insieme ai vescovi italiani, anche i referenti diocesani del Cammino sinodale italiano. Insieme al vescovo Antonio Napolioni c’erano così anche Diana Afman e il diacono permanente Walter Cipolleschi, che il 25 e 26 maggio a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, hanno preso parte all’assemblea nazionale.
Sintesi dell’ultima giornata
«A volte si ha l’impressione che le comunità religiose, le curie, le parrocchie siano ancora troppo autoreferenziali». Lo ha denunciato Papa Francesco, ricevendo in udienza in Aula Paolo VI i partecipanti all’Incontro nazionale dei Referenti diocesani del Cammino Sinodale Italiano, nella giornata conclusiva dell’Assemblea dei vescovi italiani.
«Sembra che si insinui, un po’ nascostamente, una sorta di “neoclericalismo di difesa”,
generato da un atteggiamento timoroso, dalla lamentela per un mondo che non ci capisce più, dal bisogno di ribadire e far sentire la propria influenza», il monito di Francesco, che ha stigmatizzato ancora una volta l’autoreferenzialità come «malattia della Chiesa» e ha avvertito:
«il clericalismo è una perversione, ma quando il clericalismo entra nei laici, è terribile».
«Essere una Chiesa aperta», l’indicazione di rotta del Papa: «Riscoprirsi corresponsabili nella Chiesa non equivale a mettere in atto logiche mondane di distribuzione dei poteri, ma significa coltivare il desiderio di riconoscere l’altro nella ricchezza dei suoi carismi e della sua singolarità.
Così, possono trovare posto quanti ancora faticano a vedere riconosciuta la loro presenza nella Chiesa, quanti non hanno voce, coloro le cui voci sono coperte se non zittite o ignorate, coloro che si sentono inadeguati, magari perché hanno percorsi di vita difficili o complessi. E tante volte sono scomunicati a priori».
«Abbiamo bisogno di comunità cristiane nelle quali si allarghi lo spazio, dove tutti possano sentirsi a casa, dove le strutture e i mezzi pastorali favoriscano non la creazione di piccoli gruppi, ma la gioia di essere e sentirsi corresponsabili», il ritratto di Francesco. «Mai senza l’Altro con la “A” maiuscola, mai senza gli altri con cui condividere il cammino», lo slogan utilizzato dal Papa: «Fare Chiesa insieme», per il Papa, «è un’esigenza che sentiamo di urgente, oggi, sessant’anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II». «È sempre in agguato la tentazione di separare alcuni “attori qualificati” che portano avanti l’azione pastorale, mentre il resto del popolo fedele rimane solamente recettivo delle loro azioni», la denuncia. Per Francesco, «la Chiesa deve lasciar trasparire il cuore di Dio: un cuore aperto a tutti e per tutti». Di qui la necessità di un esame di coscienza:
«Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito. Fino a quando la loro presenza resterà una nota sporadica nel complesso della vita ecclesiale, la Chiesa non sarà sinodale, sarà una Chiesa di pochi».
«Essere una Chiesa “inquieta” nelle inquietudini del nostro tempo», l’ultima consegna del Papa, che ha lodato la Chiesa italiana per aver scelto, nella fase del Cammino sinodale che si è appena conclusa, di formare dei gruppi sinodali anche nelle carceri. «La comunità cristiana è provocata a uscire dai pregiudizi, a mettersi in ricerca di coloro che provengono da anni di detenzione, per incontrarli, per ascoltare la loro testimonianza, e spezzare con loro il pane della Parola di Dio», l’invito di Francesco, che ha auspicato che il Sinodo possa aiutarci a
«prendere sul serio la vulnerabilità».
L’esempio citato è quello di don Primo Mazzolari, che metteva in guardia dai «preti soffocatori di vita».
«Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia,
al passo dello Spirito, incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo», ha esordito il Papa esortando la Chiesa italiana a «continuate a camminare», lasciandosi guidare dallo Spirito, che è «il vero protagonista» del Sinodo. «Umiltà, disinteresse e beatitudine» i tratti ecclesiali già indicati come necessari nel Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015:
«Il Sinodo non è cercare le opinioni gente o mettersi d’accordo: il grande nemico di questo cammino è la paura».
«Coraggio e unità». Sono i due binari lungo i quali è chiamata a camminare la Chiesa italiana, ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro. «L’unità è santa e non a caso è sempre legata alla pace, perché la guerra inizia quando si accetta la divisione, quando si provoca la divisione», la tesi di Zuppi, che all’inizio dell’omelia ha definito la guerra «una macchina da guerra fratricida» e ha menzionato «l’angoscia che grava nell’anima del popolo ucraino che anela alla pace». Non siamo «funzionari anonimi», ma «un popolo grande, che accoglie tutte le etnie perché popolo santo di Dio», l’affresco del presidente della Cei: «Nella comunione nessuno è disoccupato, e nessuno non è importante».
In Cattedrale il pellegrinaggio mariano della Diocesi di Mantova
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Giornata tutta cremonese quella di venerdì 26 maggio per il vescovo di Mantova, mons. Marco Busca. Dopo aver partecipato in mattinata, insieme agli altri vescovi lombardi, a Caravaggio alla celebrazione che ha fatto di S. Maria del Fonte (nel giorno anniversario dell’Apparizione) il Santuario regionale della Lombardia, nel pomeriggio ha guidato il pellegrinaggio mariano della Diocesi di Mantova alla Cattedrale di Cremona.
Dopo lo stop dovuto alla pandemia, quest’anno è potuta riprendere infatti la tradizione della Chiesa virgiliana di recarci in pellegrinaggio in una cattedrale o santuario dedicati alla Vergine Maria. E la scelta quest’anno è stata proprio per la Cattedrale di Cremona, intitolata a S. Maria Assunta.
Il folto gruppo mantovano è stato accolto, alle 15, dal rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini, e dal parroco della Cattedrale, don Antonio Bandirali.
Lo storico dell’arte Tommaso Giorgi ha quindi aiutato i pellegrini a conoscere la Cattedrale, la sua storia e la sua arte. Un percorso che in particolare si è soffermato sul ciclo di affreschi cinquecenteschi della navata centrale, in particolare guardando alla campata sud e alle opere di Altobello Melone, il Romanino e il Pordenone: dall’Ultima Cena e la preghiera sul monte degli Ulivi sino alla Crocifissione in controfacciata. Scene che sono subito dopo state meditate nel Rosario, pregando i misteri dolorosi del venerdì. Alle 16.30, quindi, la Messa presieduta dal vescovo Busca.
«Abbiamo veramente necessità di pregare la Madonna – sottolinea la Pastorale degli anziani della Diocesi di Mantova, che ha promosso il pellegrinaggio – per ringraziarla della possibilità che ci viene offerta ancora una volta. La invochiamo come Regina della pace perché cessino tutte le guerre, perché nel mondo si viva un clima di fratellanza e di pace. La supplichiamo perché interceda presso il Padre per i nostri malati, e perché venga consolato chi è nel dolore per la perdita dei propri cari».