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Dal 15 ottobre presso la Biblioteca del Seminario di Cremona mostra e conferenze sull’Ariosto

Sabato 15 ottobre alle ore 16, presso la Biblioteca del Seminario Vescovile, sarà inaugurata la mostra “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…”: edizioni antiche e moderne dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto possedute dall’Istituzione cremonese. Nell’occasione in programma anche la conferenza “Inseguendo Angelica che fugge. Una lettura del Canto I del Furioso” di Fabrizio Bondi, ricercatore presso la Scuola Normale di Pisa. 

L’esposizione è stata pensata in occasione del cinquecentenario della prima edizione del poema che fu pubblicato per la prima volta in quaranta canti a Ferrara nel 1516 e successivamente riedito (1521 e 1532) con modifiche linguistiche e ampliamenti che portarono alla versione finale di quarantasei canti.

Sarà possibile ammirare una selezione di preziosi volumi: dalle edizioni veneziane di Valgrisi (1558) e di Valvassore detto Guadagnino (1567), caratterizzate da un ricco apparato iconografico, alla raffinata versione settecentesca stampata, sempre a Venezia, da Antonio Zappa.

Accanto a volumi ottocenteschi in piccolo formato e all’Orlando Furioso illustrato da Gustave Doré, stampato a Milano da Treves nel 1914, saranno presenti versioni più moderne, come quella raccontata da Italo Calvino e illustrata da Gianna Nidasio, e più particolari come i fumetti Paperin Furioso della Walt Disney Italia, La Legs Furiosa di Sergio Bonelli e l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto di Pino Zac, questi ultimi due prestati del Centro fumetto “A. Pazienza”.

L’esposizione è proposta in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa e, in particolare, con la professoressa Lina Bolzoni, docente di Letteratura italiana presso il prestigioso ateneo e direttrice del “Centro Elaborazione Informatica Testi e Immagini”. La docente è stata nominata presidente del Comitato nazionale per il V centenario dell’Orlando Furioso; costituito per volontà del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, è composto da docenti ed esperti del poema ariostesco, rappresentanti del mondo delle istituzioni, ma anche artisti che si occuperanno di stilare e coadiuvare un programma triennale di attività.

La Biblioteca del Seminario Vescovile, aderendo a questa iniziativa, si fa promotrice di una serie di conferenze che accompagneranno la mostra e determineranno progressivi approfondimenti del poema nelle sue più diverse sfaccettature. Partendo dall’analisi letteraria e delle principali tematiche presenti nell’opera, si affronteranno in seguito tradizione ed innovazione figurativa, rispondendo alle finalità del Comitato, ben espresse da Lina Bolzoni: “Le ricorrenze, i centenari, possono passare nel silenzio e nell’oblio oppure possono essere dei segnali che risvegliano l’interesse, stimoli che agiscono come imagines agentes, per riprendere l’antica terminologia dell’arte della memoria, qualcosa cioè che è capace di mobilitare insieme ricordo e invenzione, conservazione del passato e creazione del nuovo. In teoria non ci sarebbe bisogno di centenari per coltivare l’amore per i nostri classici, per leggerli e rileggerli, per trasmetterli alle giovani generazioni in modo che ciascuno se ne appropri a modo suo, impegnandosi in un dialogo e in una fascinazione del tutto personali, come è giusto che la lettura sia”.

Sabato pomeriggio, con l’inaugurazione della mostra, Fabrizio Bondi, ricercatore presso la Scuola Normale di Pisa, proporrà la conferenza dal titolo “Inseguendo Angelica che fugge. Una lettura del Canto I del Furioso”.

Nel primo canto compaiono già con grande evidenza i temi, i procedimenti letterari e gli espedienti narrativi che si ritroveranno poi lungo tutto il grande poema ariostesco, a cominciare dall’ ‘inclusione’ del poeta nella follia del suo protagonista. Nel corso della conferenza si cercherà di mettere a fuoco, a partire dalla “gran bontà dei cavallieri antiqui”, il significato della famosa ironia ariostesca, intesa come strumento per orchestrare la partecipazione emotiva e intellettuale del lettore nella materia narrata.

Sul piano stilistico e strutturale, si verificherà come la scorrevolezza e velocità dell’ottava ariostesca crei una sorta di ‘nastro trasportatore’ che facilita il passaggio tra una scena e l’altra, attuata con una tecnica di montaggio quasi pre-cinematografico.

Tramite la lettura ad alta voce di vari spezzoni del canto, infine, si tenterà di rendere il valore sonoro-ritmico del verso ariostesco, nella convinzione che solo facendola passare per il proprio corpo e la propria voce si possa arrivare a una piena comprensione della poesia.

L’incontro rientra nell’attività di dissemination del progetto Il Furioso attraverso le immagini. Per una storia “visiva” della letteratura italiana (ERC Advanced Grant “LOOKINGATWORDS: Looking at Words Through Images: Some Case Studies for a Visual History of Italian Literature”), diretto da Lina Bolzoni (Scuola Normale Superiore di Pisa).

I prossimi appuntamenti, sempre alle ore 16, saranno sabato 5 novembre con Andrea Torre, ricercatore presso la Scuola Normale di Pisa, e sabato 26 novembre, in chiusura della mostra, con i disegnatori Claudio Arisi e Axel Felisari e la fotografa Carolina Farina.

Flyer della mostra




Sabato a Pizzighettone il primo dei concerti d’inaugurazione del grande organo Amati

Sabato 15 ottobre, alle 21, nella chiesa arcipretale di S. Bassiano, a Pizzighettone, si terrà il primo dei tre concerti previsti per l’inaugurazione del grande organo Angelo Amati (1843) recentemente restaurato. All’organo siederà il maestro pizzighettonese Marco Molaschi proponendo un programma che spazierà dal barocco fino ad arrivare alla musica ottocentesca italiana.

Durante il concerto saranno altresì proposte immagini riguardanti il lungo e meticoloso lavoro di restauro realizzato dalla ditta Daniele Giani di Corte de’ Frati. Si tratta di un restauro conservativo rivolto a ripristinare l’impianto fonico originale dello strumento, in parte rimaneggiato nel corso degli anni.

Il secondo appuntamento è fissato per il 19 novembre quando, a conclusione dell’anno della Misericordia, si esibirà il Coro Polifonico cremonese che proporrà la cantata “Canto di Misericordia” composta dal maestro Federico Mantovani.

Sabato 21 gennaio 2017, in occasione della festività del patrono san Bassiano, sarà la volta del coro pizzighettonese “Claudio Monteverdi” che chiuderà la rassegna concertistica.




«La croce unica chiave della libertà». Oggi udienza del Papa

È iniziata nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme la seconda giornata del pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma presieduto dal vescovo Antonio e partecipato da oltre 200 cremonesi provenienti da diverse parti della diocesi. Mons. Napolioni ha accolto i diversi gruppi sul sagrato della stupenda basilica che conserva alcune delle reliquie più insigni della passione di Gesù, quindi ha presieduto l’Eucaristia insieme a don Roberto Rota, responsabile organizzativo della trasferta capitolina, e una decina di sacerdoti.

«Ieri – ha esordito nell’omelia – abbiamo varcato la porta santa nella basilica di San Pietro; oggi, in questa basilica, riceviamo la chiave di questa porta: la chiave della libertà. La chiave serve a chiudere, ma anche ad aprire. Si dice che uno è padrone della propria vita quando sa chiudure le porte al momento opportuno e da dentro – nel suo cuore, nella sua casa, nella sua famiglia – le apre liberamente, accoglie, sa uscire, sa andare incontro. La porta ha un forte significato simbolico»

E se lunedì 10 ottobre il segno consegnato della liturgia era quello di Giona, il profeta inghiottito e restituito alla vita dal grande pesce – chiaro riferimento a Cristo morto e risorto -, nel secondo giorno di pellegrinaggio il segno è stato la Croce. «Non più la Croce maledetta – ha proseguito il presule -, ma l’inizio della nuova umanità. Quella Croce gloriosa che cantiamo il giovedì santo, ossia l’albero della vita. Le reliquie che vedremo più tardi non sono dunque ricordi di morte, ma segni di speranza, chiavi di libertà».

E la libertà è la grande questione a tema nel Vangelo di Luca proclamato nelle giornate romane: «Pizzicate nei confronti dei farisei di allora e di oggi». Egli accusa questi uomini di preoccuparsi di tener pulito i piatti e i bicchieri, ma di avere il cuore pieno di avidità e cattiverie: «I farisei sono scrupolosi nell’osservanza della legge, vogliono mostrarsi bravi, ma quando uno è bravo, ma non è buono, diventa uno specialista nell’ipocrisia. Il Signore, invece, guarda dentro, perchè vuole guarirci dentro. Vuole con quella chiave aprire il nostro cuore per farci sentire che non dobbiamo aver paura». Secondo mons. Napolioni chi si è attacca alle cose e vede solo il male è perchè ha paura: paura di non farcerla, di perdere tutto: «La vera schiavitù non è quella esterna, ma è interna! Per i martiri la prigionia, la tortura, la morte, non sono state una schiavitù perchè con la grazia hanno saputo continuare a credere sperare».

«Siamo pellegrini nella fede – ha concluso – per dire che è possibile vivere per Gesù e con Gesù perchè ci ha liberati: non fatevi più imporre la schiaviutù degli scrupoli, della legge, del formalismo, dell’esteriorità che non toglie la paura profonda dell’anima. Solo l’amore del Signore è balsamo che cura le ferite e dà pace».

E prendendo esempio da San Giovanni XXIII, memoria liturgica del giorno, mons. Napolioni ha rammentato che la vera pace sta nell’obbedienza piena e libera alla volontà di Gesù.

L’omelia di mons. Napolioni

Subito dopo la celebrazione eucaristica i pellegrini hanno visitato le reliquie della passione di Gesù e su invito del vescovo Antonio si sono soffermati sulla tomba Antonietta Meo, chiamata familiarmente Nennolina, la bimba romana morta in odore di santità a causa di un male incurabile. Ella ha lasciato più di cento letterine a Gesù e Maria che rivelano una straordinaria unione mistica con Dio.

La mattinata è poi proseguita nella basilica di San Giovanni in Laterano dove i pellegrini hanno varcato la porta santa.

Nella cattedrale del Papa, madre di tutte le chiese dell’urbe e dell’orbe, i cremonesi, sentendosi parte di un’unico popolo, hanno recitato un brano del Credo di Paolo VI composto nel 1968. In modo particolare si sono soffermati sul mistero della Chiesa e hanno pregato con fervore per l’unità di tutti i cristiani.

Alcuni minuti sono stati dedicati alla visita storico-artistico della basilica con un’attenzione particolare al presbiterio e all’abside. Non è mancata una puntata veloce al battistero di San Giovanni e alla Scala Santa alla cui sommità si trova il Sancta Sanctorum, la cappella privata del Papa che conserva reliquie davvero insigni.

Ultima tappa prima del pranzo la basilica di Santa Maria Maggiore, la più antica dedicata alla Vergine Santa. Anche in questo caso i cremonesi hanno varcato la porta santa e dinanzi all’altare maggiore hanno intonato il Magnificat, in segno di ringraziamento.

Il pomeriggio, segnato da un vero e proprio nubifragio, è stato dedicato alla visita di alcuni monumenti della città, in modo particolare la zona del Campidoglio.

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La cronaca del primo giorno

IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

Mercoledì 12 la sveglia suonerà presto per i pellegrini: alle 8, infatti, dovranno già essere in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale presieduta da Papa Francesco. Uno dei momenti più intensi e attesi dell’ntero pellegrinaggio. Nel primo pomeriggio – dopo il pranzo libero – ci sarà la messa al Santuario del Divino Amore, quindi escursione a Grottaferrata per la visita all’abbazia di San Nilo e a Castelgandolfo dove potrà essere ammirato l’esterno del palazzo pontificio.

L’ultima giornata romana – quella di giovedì 13 ottobre – inizierà nel caratteristico quartiere di Trastevere dove si farà tappa nella basilica di Santa Maria: qui, alle 9.30, mons. Napolioni presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva. Farà seguito un incontro e una testimonianza di un membro della Comunità di Sant’Egidio, il noto mvimento di laici cristiani, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo, nella pace e nella solidarietà.

L’ultimo impegno del gruppo cremonese sarà la visita alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense. Qui si terrà una breve preghiera e il congedo dalla Città eterna.

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Sabato a Rivolta d’Adda torna “Se non così come?”

“Se non così come?” è la domanda che attraversa una proposta delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, un evento che si terrà sabato 15 ottobre 2016 presso la Casa Madre.

Questa esperienza, iniziata 12 anni fa quasi come sfida per “lanciare” le iniziative dell’anno per i giovani, attualmente è diventata un appuntamento annuale che, nel corso del tempo, ha subito dei cambiamenti nella sua forma per rispondere sempre più alle attese dei partecipanti (giovani dai 18-35 anni). «Negli ultimi anni – spiegano le Adoratrici – ci hanno detto, in modo sempre più esplicito, che in questo incontro vogliono abitare uno spazio di preghiera curato, desiderano trovare un tempo di silenzio in cui ascoltare una Presenza, auspicano essere aiutati ad incontrare Gesù Eucarestia».

Così sabato 15 ottobre don Marco Cairoli, biblista della diocesi di Como, porterà i giovani a riflettere sulla Parola di Dio attraverso il metodo della lectio divina.

L’appuntamento è per le 20.30 nel chiostro della Casa madre delle Adoratrici. Dopo il benvenuto – in comunione con il vescovo Antonio Napolioni, che saluterà tutti i presenti in un video messaggio – la proposta entrerà nel vivo con l’incontro con il biblista comasco.

Al termine, intorno alle 22, una tisana in fraternità. Seguirà, dalle 22.30, il momento forte dell’incontro con Gesù nell’adorazione eucaristica (sino a mezzanotte), durante la quale i giovani avranno anche la possibilità del sacramento della riconciliazione e questo grazie alla disponibilità dei sacerdoti delle zone limitrofe che animeranno alcune tende della confessione.

Per i partecipanti anche la possibilità di pernottare (con sacco a pelo) e condividere la Messa domenicale (ore 9.30) animata dagli ospiti di Casa Famiglia “Spinelli”, la struttura di accoglienza per anziani e disabili delle Suore Adoratrici a Rivolta d’Adda.

“Se non così come?”: una proposta, un evento, una domanda che diventa risposta quando ci si accorge che Gesù è lo stile da cercare e da vivere, il futuro da sognare, il bene e la felicità da desiderare nella quotidianità.

La brochure informativa




Pellegrini cremonesi in preghiera in San Pietro

All’ombra di Castel Sant’Angelo, l’antico mausoleo di Adriano, trasformato nel corso dei secoli in possente e imprendibile fortezza, è iniziato lunedì 10 ottobre il secondo pellegrinaggio diocesano a Roma presieduto dal vescovo Antonio in occasione dell’Anno Santo straordinario della misericordia. Gli oltre duecento cremonesi, accompagnati da una decina di sacerdoti, hanno intonato il salmo 122, quello che canta la gioia del pellegrino che entra a Gerusalemme, poi in silenzio, dietro la croce giubilare e lo stendardo della diocesi raffigurante Sant’Omobono, si sono incamminati verso San Pietro, attraversando tutta Via della Conciliazione.

Il vescovo Antonio ha invitato a non lasciarsi distrarre dal traffico automobilistico o dal vociare delle persone, ma a vivere questo profondo atto di fede, come se fosse la via Crucis di Gesù, che è passato carico della croce tra l’indifferenza generale.

Giunti in piazza San Pietro, dopo gli accurati controlli da parte della polizia italiana, il gruppo si è nuovamente ricompattato e dopo una breve preghiera sul sagrato della basilica vaticana ha attraversato devotamente la Porta Santa.

Quindi dinanzi all’altare della Confessione, a pochi passi dalla tomba dell’apostolo Pietro, è stato recitato il Credo e il Padre nostro. La preghiera, assai breve per il numero impressionante di gruppi in basilica è stata però intensa e significativa.

I pellegrini hanno poi avuto tempo libero per le devozioni personali: diversi si sono soffermati alle tombe di Giovanni Paolo II, posta vicino alla Pietà di Michelangelo, e di Giovanni XIII non molto distante dal semplice mausoleo dell’unico papa cremonese, Gregorio XIV, al secolo Niccolò Sfondrati. Molti hanno approfittato dal tempo libero per accostarsi al sacramento della Riconciliazione o per soffermarsi in preghiera presso la Cappella dell’adorazione.

Alle 17.15, circa, i cremonesi hanno raggiunto San Salvatore in Lauro, la bella chiesa dove un tempo si ritrovavano i marchigiani residenti a Roma. In essa è presente anche il santuario romano della Madonna di Loreto. Un vero e proprio ritorno a casa del vescovo Antonio, originario delle Marche a assai devoto alla Vergine Lauretana. Tra l’altro la chiesa è retta da un cremonese, mons. Pietro Bongiovanni, originario di Casalbellotto ma incardinato nel clero di Roma.

Tra i concelebranti anche il cremonese mons. Sarzi Sartori che dopo un lungo servizio come cappellano militare ora collabora con la Nunziatura in Italia e mons. Sandro Corradini, di Camerino, per molto tempo numero tre della Congregazione dei Santi e amico fraterno di mons. Napolioni. Nell’assemblea anche un altro cremonese illustre, il dottor Giacomo Ghisani, vicedirettore della direzione generale della neonata Segreteria vaticana per la comunicazione.

Nell’omelia mons. Napolioni si è soffermato in modo particolare sul Vangelo in cui Gesù si scaglia contro la sua generazione malvagia che cerca un segno chiaro: «Essa – ha esordito –  vuole i prodigi, vuole che Dio risolva la storia del mondo, ma il mondo ci è stato regalato perchè lo costruiamo insieme. A quella generazione è dato solo il segno di Giona che è sempre lui Crocifisso e Risorto». E poi ha continuato: «Spero che nel cammino verso San Pietro abbiate pensato alle tante croci personali e di altri, che non manda Dio, perchè Dio manda il suo Figlio a portare la croce con noi per aprire la speranza che il terzo giorno verrà. Il segno di Giona, dunque, è questa condivisione piena di Dio con noi».

E così ha concluso: «Noi ci troviamo in una chiesa dedicata alla memoria di Maria. Noi siamo i figli della fede di Maria, di quel sì umile che ha permesso al Figlio di Dio di entrare nel mondo, di discendere nel buio più profondo, nel dolore e nella solitudine più grandi. In Maria è cominciata questa grande novità: Dio  ci dice che nel dolore e nella morte egli è accanto a noi, sempre».

La prima giornata romana, dal tempo assai incerto, si è conclusa in albergo per la cena e il pernottamento.

L’omelia di mons. Napolioni

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IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

La giornata di martedì 11 ottobre si aprirà con la celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Quindi trasferimento in San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa, per il passaggio dalla Porta Santa e la visita storico-artistica. La mattinata si concluderà nella terza grande basilica papale: Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel pomeriggio previsto un itinerario guidato del centro storico con tappe ai Fori Imperiali, Campidoglio, Carcere Mamertino, chiesa di San Marco, Chiesa del Gesù, chiesa di Sant’Ignazio, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e Piazza del Popolo.

Mercoledì 12 la sveglia suonerà presto per i pellegrini: alle 8, infatti, dovranno già essere in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale presieduta da Papa Francesco. Uno dei momenti più intensi e attesi dell’ntero pellegrinaggio. Nel primo pomeriggio – dopo il pranzo libero – escursione a Grottaferrata per la visita all’abbazia di San Nilo e a Castelgandolfo dove potrà essere ammirato l’esterno del palazzo pontificio.

L’ultima giornata romana – quella di giovedì 13 ottobre – inizierà nel caratteristico quartiere di Trastevere dove si farà tappa nella basilica di Santa Maria: qui, alle 9.30, mons. Napolioni presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva. Farà seguito un incontro e una testimonianza di un membro della Comunità di Sant’Egidio, il noto mvimento di laici cristiani, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo, nella pace e nella solidarietà.

L’ultimo impegno del gruppo cremonese sarà la visita alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense. Qui si terrà una breve preghiera e il congedo dalla Città eterna.




Colletta sisma, il bilancio si aggiorna a oltre 133mila euro

Altre parrocchie della diocesi hanno versato presso la Curia vescovile le offerte raccolte durante la colletta del 18 settembre scorso indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale a favore delle popolazioni di Marche e Lazio colpite dal terremoto del 24 agosto scorso. Nella settimana tra il 2 e il 9 ottobre sono giunti 34.587,79 euro, a cui si devono sommare i 5.650 euro fatti pervenire in Caritas. Se si sommano gli importi delle precedenti settimane di raccolta – 48.985,53 euro e 44.468 euro (di cui 11.920 giunti in Caritas) – si arriva dunque alla significativa cifra di 133.691,32 euro.

Una volta che tutte le comunità avranno versato il proprio contributo l’intero ammontare sarà girato direttamente a Caritas Italiana che fin dalle prime ore successive al terremoto si è resa presente per aiutare le popolazioni duramente colpite. L’obiettivo, comunque, resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali. È lo “stile Caritas”: restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento.

Il dettaglio delle offerte versate in Curia




Il 19 ottobre in Seminario il primo incontro dell’Associazione Familiari del Clero

Definito il programma di attività per il nuovo anno associativo dell’Associazione Familiari del Clero: come tradizione saranno proposti ritiri spirituali mensili, aperti anche a tutti coloro che, anche se non aderenti all’associazione, seguono da vicino la vita dei sacerdoti.

Il primo appuntamento è per mercoledì 19 ottobre, alle ore 9.30, presso il Seminario vescovile di via Milano 5. Dopo il momento di accoglienza saranno celebrate le Lodi, cui seguirà la meditazione proposta dall’assistente ecclesiastico don Giorgio Ceruti.

Il tema scelto quest’anno, in continuità con quello dello scorso anno, è “Il sacramento della confessione e il perdono”. Nei vari incontri saranno offerti spunti di riflessione e di preghiera per addentrarsi sempre più nella ricchezza del sacramento e nella dimensione del perdono.

Al termine della meditazione verrà celebrata la santa Messa.

Dopo aver condiviso il pranzo, nel pomeriggio i Familiari reciteranno la preghiera del rosario.

L’incontro sarà occasione anche per presentare il programma dell’anno che, oltre ai ritiri, prevede a maggio un pellegrinaggio al santuario di Pandino, come momento conclusivo.




Genitori e figli: i cambiamenti in pre-adolescenza. Incontri al Consultorio Ucipem di Cremona

Il Consultorio Ucipem di Cremona offre alle famiglie che stanno vivendo i cambiamenti della preadolescenza l’opportunità di avere uno spazio di dialogo ed approfondimento per i genitori. La proposta è quella di un’esperienza di gruppo a cui sono invitati i genitori di ragazzi e ragazze nati tra il 2004 e il 2006.

Gli incontri saranno tre, coordinati dagli operatori del consultorio che, attraverso attività e riflessioni riguardanti la pre-adolescenza, accompagneranno il gruppo dei genitori a un confronto reciproco di esperienze e professionalità.

Gli incontri sono gratuiti e si terranno presso la sede del Consultorio Ucipem di Cremona, in via Milano 5C, nei giorni di lunedì 17 ottobre, mercoledì 2 e lunedì 14 novembre, dalle 17 alle 18.30.

Le adesioni entro il 12 ottobre contattando la segreteria, telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dal lunedì al mercoledì dalle 15 alle 18 allo 0372-20751 o 0372-34402 o inviando una e-mail a segreteria@ucipemcremona.it o tramite un sms al numero 328-6243539.

Scheda informativa della proposta

Sito internet del Consultorio Ucipem




Week-end in dialogo per i giovani di AC

Da venerdì 7 a domenica 9 ottobre, sulle rive del Mar Ligure, in particolare nella piccola Bocca di Magra, ha avuto luogo il campo giovani di AC, dal titolo “BLA BLA BLA”. Il tema che hanno affrontato, aiutati dalle riflessioni, dagli spunti e dalle attività del professor Samuele Lanzi, è stato quello del dialogo.

Nella società in cui viviamo, circondati da mezzi di comunicazione, spesso ci si dimentica di quanto il dialogo sia necessario nelle relazioni che intessiamo nella vita. Si ha bisogno di relazione con se stessi, con il proprio corpo, ma, in primis, con gli altri: è davvero bello sapere che l’altro contribuisca a modellare il proprio essere.

Ecco che un gruppo di giovani si è lasciato guidare in un percorso di consapevolezza sull’importanza del dialogo. Hanno sperimentato il dialogo dialogando: ponendo l’attenzione ai gesti, si sono messi nei panni dell’altro per comprendere le sue emozioni, ci sono guardati negli occhi e hanno provato ad essere veri e sinceri con chi avevano di fronte.

Una ventina di ragazzi, provenienti da tutta la diocesi – i più lontani sono separati da 70 km –, tra i 19 e i 30 anni, che hanno in comune il fatto di far parte della bella famiglia che è l’Azione Cattolica. Qualcuno di loro si vede regolarmente, qualcuno era da tanto tempo che non si vedeva e qualcun altro ancora era alla sua prima esperienza diocesana. Un gruppo eterogeneo, a suo modo disordinato, ma meravigliosamente unito. Sono riusciti a metterci in gioco, a mostrarsi veramente!
Così il campo di AC: dà gioia perché è un momento alto di condivisione, di presenza totale, di formazione, di amicizia bella.

Ognuno adesso torna nel proprio paesello – per i cittadini, nella propria città –, nella propria comunità, nella propria associazione, un po’ cambiato, maturato, con una carica in più per continuare a costruire la storia della propria vita come associato.

Hanno quindi imparato che nel dare, nel ricevere, nel chiedere, in questi tre giorni, sono cresciuti, hanno qualcosa in più di bello dentro di loro, qualcosa che ora appartiene loro grazie alle relazioni che hanno coltivato, augurando un buon inizio di anno associativo, che possa essere per tutti luogo di relazioni vere, di dialoghi profondi e di amicizie belle.

Giulia Ghidotti

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Il festoso ingresso di don Zanaboni: «Il nostro programma? Adorare e scrutare la Parola di Dio»

La freschezza e l’entusiasmo di don Umberto Zanaboni hanno subito contagiato le comunità di Pugnolo, Derovere e Cella Dati che nel pomeriggio di domenica 8 ottobre lo hanno solennemente accolto come nuovo parroco, in sostituzione dell’indimenticato don Lorenzo Nespoli, trasferito a Covo. Il giovane sacerdote, originario di Pandino, ha voluto iniziare il suo nuovo ministero di parroco sostando in preghiera nel grazioso santuario della Madonna della Parola, a Ca’ de’ Cervi, nel comune di Derovere. Un doveroso affidamento alla Vergine per un prete che per 7 anni ha vissuto all’ombra di S. Maria del Fonte di Caravaggio come vicario dell’oratorio più grande e impegnativo della diocesi.

Don Umberto è giunto poco prima delle 16, quasi in contemporanea con il vescovo Antonio, che ha presieduto il solenne rito. Moltissimi i fedeli che hanno riempito la capiente chiesa e parte dell’ampio sagrato – un impianto audio e video ha permesso di seguire l’intera celebrazione -.Oltre ai fedeli delle tre parrocchie erano presenti, davvero in massa, i parrocchiani di Caravaggio, ma anche quelli di Sabbioneta e Ponteterra dove don Umberto ha vissuto i suoi primi anni di ministero e di Pandino dove è nato e cresciuto e dove è germinata e sviluppata la vocazione sacerdotale.

Sul sagrato ben tre rappresentanti comunali hanno accolto vescovo e parroco e una decina di sacerdoti, tra di essi il vicario zonale don Emilio Garattini, l’arciprete di Caravaggio, mons. Angelo Lanzeni e il parroco di Sospiro, don Federico Celini con il quale don Umberto collaborerà in maniera stretta per la pastorale giovanile.

A dare il benvenuto ufficiale Massimo Suardi, primo cittadino di Derovere, affiancato dal sindaco di Cella Dati (Pugnolo è frazione) Giuseppe Rivaroli e dall’assessore al bilancio di Caravaggio Francesco Merisio. Suardi, con una certa commozione, ha dato il benvenuto al Vescovo e al nuovo parroco: «Caro don Umberto – ha esordito – l’accogliamo come amico, come guida, come pastore ed educatore, come padre e fratello, come sentinella. Tutte le nostre comunità sono pronte a camminare insieme nel dialogo e nella condivisione di un percorso cristiano e di fraternità voluto da nostro Signore». Quindi un accenno all’indole degli abitanti di queste zone: «Siamo gente legata alla terra, alle tradizioni e ai valori veri, siamo tra le comunità più piccole, ma grande è la ricerca del senso vero del vivere e la speranza che poniamo nelle sue mani. I nostri giovani chiedono una forte attenzione educativa, una guida salda e sicura. I nostri anziani domandano un esempio nella preghiera e nella carità, ma anche ascolto e sostegno nella difficoltà, nella tentazione di cedere allo scoraggiamento o alla nostalgia per tempi passati. Tutti noi, nei nostri ruoli, chiediamo consiglio, un aiuto nella preghiera, una guida ispirati e sicura; quale deve essere il fine di ogni nostra azione». E infine: «Sappiamo che ci sarà tanto da fare per un giovane sacerdote. Confidiamo nella sua pazienza e nel suo sorriso, nel suo entusiasmo e nella sua tenacia. Noi le assicuriamo il nostro aiuto concreto che non deve esitare a chiedere».

Il saluto del sindaco di Derovere

All’ingresso in chiesa il canto del coro  interparrocchiale “Insieme” diretto dal maestro Lino Binda è stato subbissato da un fragoroso applauso che ha scelto la tensione.

Dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Emilio Garattini ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che successivamente ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e ha incensato la mensa eucaristica.

Poi Paolo Soldi, in rappresentanza delle tre comunità parrocchiali, ha portato il saluto a don Umberto e a mons. Napolioni. «La nostra unità pastorale – ha spiegato -, pur con tutti i limiti umani, da cinque anni ha iniziato un cammino di comunione basato sulla conoscenza e sulla collaborazione reciproca; oggi ribadiamo che la comunione deve proseguire e continuare a crescere mediante l’apertura vicendevole, il dialogo, la capacità di incontrarsi e mettersi insieme». E poi ancora: «Dobbiamo affrontare la grande malattia del nostro tempo che l’indifferenza; indifferenza che si combatte con il perdono, l’accoglienza, la collaborazione e l’educazione al dialogo». In questo mondo in continua mutazioni le tre comunità vogliono «essere presenti con l’aiuto del Vangelo e le linee pastorali del Vescovo Antonio, per dare vita al sogno di una Chiesa vera, viva, misericordiosa e povera.

Terminato il discorso di benvenuto a don Umberto è stato consegnato l’elenco delle persone più bisognose del suo confroto, della sua parola e della sua presenza. Un dono prezioso che il nuovo parroco ha accettato con un grande sorriso.

Il saluto del rappresentante delle tre comunità


Nell’omelia mons. Napolioni ha elogiato i tanti sacerdoti che in questi mesi hanno accettato il trasferimento, ma anche le comunità che hanno accolto questa alternanza con spirito di fede e di collaborazione. Poi commentando le letture del giorno il presule ha sottolineato che il compito del parroco è quello di rendere presente nella storia comunitaria e personale Cristo Signore: «Egli deve riportare Gesù nel cuore di tutti. Con il suo candore e la sua trasperanza don Umberto vi aiuterà certamente a decifrare il passaggio di Cristo nella vostra vita».

Quindi l’invito – di fronte alla proverbiale esuberanze di don Zanaboni – ad incatenare un poco il parroco, ma non la Parola di Dio: «Fate a gara a scatenarvi voi, non guardatelo da lontano. Ma aiutatelo anche nei momenti di difficoltà che certamente proverà nel suo ministero. E dopo aver richiamato l’importanza di custodire i valori e le tradizioni del passato ha chiesto di essere sempre più aperti alle istanze e alle provocazioni del mondo di oggi.

L’omelia di mons. Napolioni

Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo il Credo, segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Don Zanaboni ha preso la parola al termine della celebrazione: «Qualcuno mi ha detto – ha esordito con la sua inconfondibile verve travolgente – che le parrocchie sono piccole. La domanda non è se sono piccole o grandi, ma se su di essere insieme – pastori e fedeli – lasciamo entrare il Signore, presente nel Vangelo».

«Vengo tra voi senza programmi, strategie, progetti, innovazioni, piani, ma con la voglia di vivere, il bisogno di vivere. Gesù ha proposto cosa fare: usare lo stile della sua vita, le sue scelte… e dove le vediamo, dove le impariamo? Nella sua Parola. È lei che dobbiamo adorare, scrutare e con essa affrontare questi, che sono i tempi nei quali il Signore ci ha posto a vivere». Quindi l’auspicio che le tre comunità camminino sempre insieme senza rivalità o gelosie.

Nella seconda parte del suo saluto don Umberto ha ringraziato alcune persone: il suo predecessore don Nespoli, il vescovo Antonio e gli amici preti presenti, il diacono permamente Gianmario Marinoni suo primo collaboratore e molto attivo nella preparazione della giornata, le autorità e la famiglia, presente al gran completo in prima fila.

Parole cariche di commozione nel ricordo delle comunità di Caravaggio, Sabbioneta e Ponteterra e quella di origine Pandino.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Angelo Minuti ed Elisabetta Faraoni. È seguito un ricchissimo rinfresco sul sagrato della parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista.

Il saluto di don Zanaboni

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Biografia del nuovo parroco

Don Umberto Zanaboni è nato a Crema il 5 ottobre 1975 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva a Pandino. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta, quindi dal 2008 di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali. Nel 2009 il trasferimento, sempre come vicario, a Caravaggio. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco delle parrocchie “S. Giorgio martire” in Derovere, “S. Maria Assunta” in Cella Dati e “S. Giovanni Battista” in Pugnolo (frazione di Cella Dati) succedendo a don Lorenzo Nespoli, trasferito a Covo (Bg).