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Il 6 febbraio a Rivolta d’Adda la festa di San Francesco Spinelli

Il 6 febbraio 1913 è nato al cielo don Francesco Spinelli. Da allora ogni anno, in questa data, le sue suore Adoratrici festeggiano il dono della sua vita, della sua opera, del suo grande sogno. Quest’anno però la ricorrenza del 6 febbraio assume un significato nuovo e speciale per le suore dell’Istituto e per tutta la Chiesa: per la prima volta, infatti, celebreremo la memoria liturgica ricordandolo come Santo.

Per condividere la memoria di San Francesco Spinelli le Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda propongono un programma di celebrazioni presso la Casa Madre iniziato il 1° febbraio con la celebrazione penitenziale, le confessioni e la Messa, primi momenti del cammino di preparazione. Domenica 2 febbraio, Giornata per la vita consacrata, la celebrazione solenne dell’Eucaristia con il Vescovo Antonio alla presenza di tutti i religiosi e le religiose della diocesi (qui l’articolo e la photogallery). Lunedì 4 febbraio la giornata mariana con la recita del Rosario e una meditazione pomeridiana proposta dal vicario di Pandino don Andrea Lamperti e la messa alle 18, mentre martedì 5 la giornata di vigilia è dedicata all’adorazione eucaristica, centro del carisma di padre Spinelli, proposta per tutti alle 21 sempre presso la Casa Madre.

Scarica qui i sussidi per la preghiera

Mercoledì 6 la festa liturgica di San Francesco Spinelli sarà celebrata nelle Messe con la parrocchia di Rivolta d’Adda alle 7 e alle 8.30 e con la solenne Eucaristia celebrata dal Vescovo Antonio Napolioni alle 17.30. I sacerdoti che intendono concelebrare sono pregati di comunicarlo in segreteria 0363 379203.

La locandina delle celebrazioni

Le parole e le immagini della Canonizzazione 




“La Santità di Francesco Spinelli forgiata nel fuoco dello Spirito” (AUDIO)

Come tradizione vuole, è toccato al vescovo Antonio chiudere, con la celebrazione di una messa solenne nel pomeriggio di mercoledì 6 febbraio, gli appuntamenti della festa che le suore Adoratrici del Santissimo Sacramento organizzano ogni anno ad inizio febbraio in ricordo di San Francesco Spinelli, fondatore del loro ordine.

Prima di celebrare l’Eucaristia nella chiesa della casa madre delle suore, monsignor Napolioni ha fatto visita alle suore anziane, ospiti della casa “Santa Maria” e lì ha celebrato i vespri. Poi, con il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi, con le religiose ed i sacerdoti diocesani presenti (una quindicina i concelebranti), si è spostato nella chiesa di Casa madre, dove la messa è iniziata alle 17.30, con il saluto della madre generale Isabella Vecchio.

Ascolta il saluto di Madre Isabella Vecchio

“Abbiamo ancora nel cuore –ha detto madre Isabella- l’esperienza della canonizzazione di padre Francesco dell’ottobre scorso in San Pietro, un Santo sacerdote. Grazie a Sua Eccellenza, al vescovo emerito Dante, ai sacerdoti e a tutta la diocesi che ci è stata così vicino in quel momento così solenne ed importante per noi. La comunione fraterna –ha proseguito- genera la santità e per lei, Eccellenza, chiediamo questo dono. Fa, o Signore, che la chiesa cremonese si rinnovi nella luce del vangelo. Lo chiediamo per l’intercessione di San Francesco Spinelli. Grazie anche ai tanti sacerdoti ospiti qui oggi. È bello vederli in casa madre. E grazie anche alla fraternità eucaristica”.

Photogallery

Come ha ricordato il vescovo all’inizio della sua omelia, a 106 anni dalla nascita, è stata questa la prima festa dedicata a padre Spinelli dopo la sua canonizzazione ad opera di papa Francesco. Santo lui, Santi anche noi. “Perché –ha sottolineato monsignor Antonio- la santità deve essere ora come un boomerang, cioè deve toccare a noi, e a questo compito ci educa la liturgia”.

Ascolta l’omelia del Vescovo Antonio Napolioni

Il vescovo ha invitato i presenti (chiesa gremita) a prendere esempio da San Francesco Spinelli, definito “Portatore del calore di Dio”. “Il suo non è un fuoco fatuo –ha proseguito- ma un fuoco basato sulla presenza attiva dello Spirito in tutta la sua realtà divina ed umana. Un fuoco nel quale è stato forgiato il suo cuore umile ed ubbidiente. Un cuore cui le prove che è stato sottoposto e le ostilità che incontrato nella sua esistenza non hanno rubato la gioia di una vita nel Signore e per il Signore. Tanti Santi del nostro tempo ci hanno insegnato a vivere con i poveri e così ha fatto anche Francesco Spinelli. Accogliamo come ha fatto lui –ha concluso- un Dio che si fa pane per noi affinché da nutriti possiamo diventare nutrienti e da deboli possiamo diventare forti ed attingiamo alla stessa fonte alla quale ha attinto lui per superare le prove lungo il nostro cammino”.

Non è mancato, da parte del vescovo, un pensiero per le suore Adoratrici: “Sappiate che la nostra non è una Chiesa che emargina la donna. Anzi, le conferisce un ruolo, senza scimmiottare alcuno”.

Al termine della funzione il vescovo stesso, il vescovo emerito ed i sacerdoti si sono recati in fondo alla chiesa, dove è custodita la teca con le spoglie di padre Francesco per la preghiera al Santo. È da lì che monsignor Napolioni ha impartito la benedizione finale a tutti i presenti.

 

Le parole e le immagini della Canonizzazione 




Religiose e religiosi, «custodi della grazia» (AUDIO)

Quest’anno la festa della vita consacrata è stata celebrata nel cuore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda. Un momento di comunione, di preghiera e di gioia ha riunito tutti attorno alla Parola, spezzata con amore dal Vescovo Antonio e condivisa nell’Eucarestia.

L’attenzione è stata subito richiamata sulla coincidenza, che quest’anno, vede festeggiare insieme “la giornata della vita consacrata” e “la giornata per la vita”. In un momento in cui il mondo sembra essersi disorientato, l’invito del Vescovo per i consacrati, è quello di non lasciarsi trascinare dal pessimismo, ma di farsi “custodi della grazia”, accolta dal Vangelo e dall’Eucarestia.

Photogallery

Dopo questa premessa lo sguardo è sceso ancora più in profondità sui personaggi del Vangelo, che sembrano richiamare, in modo quasi spontaneo e naturale, la bellezza della famiglia in tutta la sua completezza: il bambino Gesù, i genitori Giuseppe e Maria e i due anziani personaggi Simeone e la profetessa Anna. Questo fermo immagine sui personaggi risalta l’importanza dello scambio generazionale, uno scambio di affetto e di umanità che umanizza, perché la consacrazione è proprio far fiorire tutta l’umanità che Dio ci dà da vivere.

Dalla preghiera di Simeone, il nostro vescovo raccolto i 3 ingredienti essenziali su cui addormentarci tutte le sere, per riprendere ogni giorno il nostro cammino:

  • LA PAROLA: per essere dei consacrati autentici e fecondi bisogna trovare pace nella Parola del Signore, sorgente di luce per la mente e per il cuore, per i pensieri e per i sentimenti e per tutto quello che succede.
  • VEDERE LA SALVEZZA: vedere la salvezza di Dio anche dove gli altri non la vedono; e per creare la possibilità di far emergere questa salvezza basta volersi bene e vivere nella carità.
  • LUCE DA RIVELARE ALLE GENTI: la luce di Gesù è per rivelarsi alle genti, al mondo intero, non è una luce riservata solo ad alcuni.

Ascolta l’omelia del vescovo Antonio

Per finire, è ancora un’immagine forte che il Vescovo usa per delineare il profilo del consacrato: punta di diamante affinato a caro prezzo. Davanti a questa immagine si capisce la necessità di essere custodi della grazia: solo con la grazia il consacrato, come Gesù, può avere la forza di essere segno di contraddizione luminoso, eloquente e credibile nel mondo e nella storia e trovare il suo primato non tanto nell’abito, ma nel servizio, nella carità, nella comprensione e nella misericordia.

Dopo aver nutrito lo spirito attorno al banchetto eucaristico, il clima di comunione si è concluso con la condivisione di un rinfresco, con cui si sono festeggiati i diversi anniversari e i piccoli grandi SI di ogni giorno.




“Chiamati col due”, un libro per riflettere sulla formazione dei seminaristi

Sarà consegnato ai sacerdoti cremonesi durante il ritiro del clero del 7 febbraio il libro «Chiamati col “due”». Un volume di 200 pagine che propone pensieri e proposte per la formazione dei seminaristi. Un testo “operativo” curato dal rettore don Marco d’Agostino e destinato ai preti perché – come scrive il vescovo nell’introduzione – il presbiterio «non sia lasciato spettatore» di ciò che accade in Seminario, e «a quelle famiglie e a quei laici credenti che ci stanno aiutando a rendere pienamente ecclesiale il progetto formativo del Seminario»

Chiamati col “due”

La formazione dei futuri uomini–preti del nostro tempo è una partita troppo importante. So che la metafora del gioco delle carte non è biblica, ma credo possa essere efficace in quanto la partita si gioca tutta sul costruire la persona, in modo solido, autentico, senza imbrogli, né per Dio, né per se stessi, né per gli altri, tantomeno per la Chiesa. «La cura del presbiterio», espressione che il vescovo Napolioni ripete ormai da tre anni, va posta nel cuore delle questioni. Non per narcisismo, ma per un’effettiva attenzione che oggi il mondo affettivo, relazionale, spirituale, di fede del presbiterio desidera e vuole costruire.

Il «due di briscola» che ciascuno di noi tiene in mano e che Dio chiama non deve spaventare. Anche se è l’unica briscola dobbiamo aver fiducia che insieme, solo insieme, si può vincere la partita. Nessuno ha le ricette per formare i preti di oggi e di domani. Il testo «Chiamati col due», affidato al cuore dei presbiteri e ai laici che operano insieme per la formazione dei giovani incamminati verso il ministero, è un tentativo che potrebbe essere fecondo se sposiamo la realtà e accogliamo la sfida sempre bella di amare i giovani che Dio ci dona. «Ai preti giovani – diceva il mio vecchio parroco – bisogna voler bene». E aveva ragione. In quell’espressione c’è una saggezza fatta di vicinanza, di condivisione nella preghiera, di compassione, anche di rimprovero se necessita, ma sempre nell’ottica di chi cammina insieme.

Sottolinea il domenicano Timothy Radcliffe : «Quando dovevo valutare i candidati all’Ordine, una delle domande che mi ponevo era: sono appassionati di qualcosa? Non ha importanza di cosa: potrebbe essere giustizia e pace, o lo studio, il lavoro pastorale, la poesia, la musica, magari anche le rubriche liturgiche, benché io trovi difficile immaginarlo. Ma deve esserci una passione profonda che è aperta alla fame di Dio» (Alla radice la libertà, pag. 49).

La Chiesa, oggi come ieri, ha bisogno di servi appassionati e affamati di Dio, umili e sobri, docili e miti, che provino a ricominciare ogni volta da se stessi, si aprano a quella Parola di Dio che parla anzitutto a noi, ci fa male dentro, ci chiede di cambiare e convertirci continuamente. C’è bisogno di preti che amino la gente come amano il Vangelo. Servono il più piccolo e il più anziano come servono il Corpo e Sangue di Cristo. Il Papa, parlando ai gesuiti dei Paesi Baltici così si è espresso: «Sono tre linguaggi che vanno tenuti insieme. Il giovane è chiamato a pensare quello che sente e fa, deve sentire quello che pensa e fa, deve fare quello che sente e pensa. La nostra è un’unità umana, e lì entra tutto, entra l’inquietudine per gli altri, il coinvolgimento».

Se i giovani che si preparano ad essere preti si lasciano coinvolgere, amare, appassionare, se usano tutti i linguaggi della mente, del cuore, del corpo, allora non avranno paura di «amare troppo».Che non significa essere «imprudenti», ma capaci di sciogliere il cuore. Permettere che gli altri ci avvicinino, entrino nella nostra vita e noi nella loro. Non per curiosare o rovistare. No. Ma per comunicare. Per annunciare un vangelo che non sfiora la nostra testa, ma bussa al cuore, cioè alle decisioni perché le reti ancora vengano lasciate, il banco delle imposte abbandonato e si possa seguire il Figlio di Dio con tutto noi stessi. La vocazione è chiamata alla santità, cioè a credere che tutta la nostra vita, se vuole, può ospitare il Signore. Servirlo. Esserne riflesso. Timido e reale. Con un cuore che batte. Una testa che progetta. Una fame di Lui che non si spegne. Anche se tra le mani abbiamo solo un due.

don Marco D’Agostino




Riflessi Magazine, il vescovo presenta la nuova voce della comunicazione diocesana

Sarà online dal 10 maggio 2019 il nuovo prodotto della comunicazione diocesana “Riflessi Magazine”, periodico online che proporrà ogni mese un’edizione tematica con storie, interviste, commenti e riflessioni. Edito da TeleRadioCremona Cittanova, si propone come strumento di comunicazione innovativo, attento all’utilizzo dei linguaggi della multimedialità, senza rinunciare all’approfondimento.

A presentarlo una lettera del vescovo Antonio Napolioni che, rivolgendosi a sacerdoti e laici della diocesi, illustra le ragioni e lo scopo di un prodotto pensato come luogo di dialogo e ascolto della cultura e del territorio. Eccone il testo.

Cari fratelli presbiteri, e tutti voi,
cari amici che date vita al Vangelo nelle nostre comunità cristiane,
nella lettera Gesù per le strade scrivevo: “Se non siamo schiavi dei pregiudizi, la realtà è sempre più ricca di belle sorprese, la gente è sempre più buona di come la raccontano i giornali, la vita ha sempre più risorse dei bilanci che tracciamo. Purché prendiamo sul serio tutto ciò che è umano” (36).
Con questo spirito, sulle strade che ci vedono impegnati a collaborare al Regno di Dio, sono contento di annunciarvi che un altro piccolo germoglio vede la luce tra gli strumenti di comunicazione della Chiesa cremonese.
E’ una proposta coraggiosa, pensata per un pubblico anche meno coinvolto nella pastorale, un’offerta destinata proprio a tutti. Uno slancio che intende contribuire, con pazienza e lungimiranza, al dialogo con un mondo adulto spesso distratto o indifferente che – tuttavia – manifesta non di rado di attendersi dai cristiani una parola, uno sguardo empatico, una luce che a partire dall’umano sia riflesso di bellezza e verità.
Si chiamerà Riflessi Magazine e sperimenterà innovativi percorsi di comunicazione e cultura per fondere “parole–immagini–persone” in un racconto della vita della gente e del territorio. E’ frutto di un intenso lavoro di équipe che l’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali ha coordinato con lo staff di TeleRadio Cremona (TRC) e con alcuni esperti esterni, per affinare i linguaggi e dare forma alle idee.
Un magazine online che, ogni mese, dal prossimo 10 maggio 2019, intende cercare interlocutori rilanciando i propri contenuti anche nel mare dei social media. Confido che possa giovarsi del vostro apprezzamento, dei vostri consigli, del vostro supporto nella diffusione.
Dal 10 maggio, online su www.riflessimagazine.it, la realtà svela nuovi, inattesi riflessi. Affidati a quanti sanno stupirsi fino a coglierne l’Autore.
Vi saluto fraternamente.

+ Antonio Napolioni, vescovo




Giornata per la Vita, le celebrazioni nelle zone pastorali

«È vita, è futuro»: è questo il tema scelto dal Consiglio Episcopale Permanente per la 41ª Giornata Nazionale per la Vita che si celebrerà il 3 febbraio 2019.

Il Messaggio dei Vescovi italiani per la 41ª Giornata per la vita, che si celebrerà domenica 3 febbraio 2019, prende le mosse dall’annuncio del profeta Isaia al popolo: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa».
Un annuncio che “ha radici di certezza nel presente” e “testimonia speranza affidabile nel domani di ogni donna e ogni uomo”.

Il messaggio per la Giornata 2018

Anche in diocesi come ogni anno la Giornata si celebrerà con momenti di preghiera e testimonianze nelle zone pastorali.

Il Vescovo Antonio presiederà la veglia della Zona 1 a Vailate sabato 2 gennaio all 21 presso la chiesa parrocchiale, durante la quale verrà proposta la testimonianza di Greta e Duillio della comunità Papa Giovanni XXIII.

Sempre sabato sera a Cremona per la Zona 3 in Seminario alle 21 si celebrerà la veglia per la vita, mentre domenica 3 a Palazzo Cittanova Gianni Mussini presenterà il suo libro “Donne in cerca di guai” (ore 16.30) con la partecipazione della giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga. Lunedì 4 alle 21 il programma zonale si chiuderà con la adorazione per la vita a Cascina Moreni.

Veglie di preghiera anche nella zona 4 presso il salone parrocchiale di Cicognolo (ore 21) con le testimonianze degli operatori del Centro di Aiuto alla Vita di Casalmaggiore  e a Bozzolo per la Zona 1, dove porteranno la propria testimonianza il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti (“Quando l’accoglienza della vita potrebbe diventare difficile”), i coniugi Scaravelli di Dosolo (“Per continuare la vita dopo la perdita di un figlio”) e don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesane (“Per aiutare la vita degli immigrati nella loro terra”).

E’ in programma invece una marcia per la vita a Pizzighettone per la Zona pastorale 2: bambini, ragazzi e genitori sono invitati al ritrovo presso la chiesa di San Giuseppe da cui la marcia partirà in direzione della chiesa di San Bassiano.

Locandina zona 1

Locandina zona 2

Locandina zona 3

Locandina zona 4

Locandina zona 5




«E’ una Chiesa per giovani?», il 3 febbraio presentazione a Sant’Ilario

Nell’ambito della Settimana dell’educazione, tra gli eventi organizzati dall’Ufficio di Pastorale Giovanile diretto da don Paolo Arienti, è in programma domenica 3 febbraio alle ore 21 presso l’oratorio di Sant’Ilario la presentazione del libro «E’ una Chiesa per giovani?» alla presenza dell’autore Alberto Galimberti.

Nell’anno in cui papa Francesco ha indetto l’appuntamento sinodale, incoraggiando l’incontro fra la Chiesa e giovani, Alberto Galimberti prova a mettersi in ascolto di un mondo che ha bisogno, soprattutto, di speranza per il futuro. Tra gli intervistati, Alessandro D’Avenia, Franco Garelli, Chiara Giaccardi, Alessandro Rosina.

Chi sono i giovani? Quali desideri coltivano? La fede religiosa e la Chiesa hanno ancora un ruolo nella loro vita? La tesi che va per la maggiore disegna scenari apocalittici. I giovani di oggi sono nichilisti, sprecati e sdraiati. Disillusi su tutto, non credono più a nulla, assuefatti a un presente accartocciato su se stesso. Vittime designate di un sistema culturalmente ostile ai cambiamenti, che incatena speranze e ideali. Preludio di un futuro opaco, poco promettente.

Ma è davvero così?

Alberto Galimberti prova a ribaltare il punto di vista, ascoltando i suoi coetanei e provando a smantellare pezzo per pezzo la mole di luoghi comuni cuciti loro addosso. Questo libro è un viaggio scandito dall’incontro di giovani impegnati, tra mille peripezie, a scovare il senso della propria esistenza, a non disertare il destino cui sono chiamati, coscienti che a volte le paure sono solo speranze in controluce.

Armato di penna e taccuino, un loro coetaneo è andato a stanarli, in Italia e all’estero. Credenti e atei, studenti e lavoratori, sposati e conviventi. I giovani e il lavoro. I giovani e l’amore. I giovani e la morte. I giovani e la vocazione. I giovani e la Chiesa. Tra queste storie, voci autorevoli che emergono dal «rumore di fondo» del dibattito pubblico attuale, si inseriscono le interviste ad Alessandro D’Avenia, Franco Garelli, Chiara Giaccardi, Alessandro Rosina, capaci di cogliere e decifrare e illuminare le sfaccettature di un mondo complesso come quello giovanile, ma al quale è senza dubbio possibile offrire una chiave di lettura aperta alla speranza.

 

L’autore

Alberto Galimberti, 28 anni, giornalista, si è laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, dove collabora con la Cattedra di Politica e comunicazione. Scrive sul quotidiano La Provincia (Como, Lecco e Sondrio), nella sezione delle pagine culturali e dei commenti, e per il mensile dell’Azione Cattolica Segno nel Mondo.

 

Le altre iniziative della Settimana dell’educazione

Il convegno diocesano di pastorale giovanile




Una nuova guida per conoscere la Cattedrale

Una nuova piccola grande guida per la nostra Cattedrale. Sono gli stessi curatori a presentare il volume “il Duomo di Cremona” Durante l’evento organizzato presso la Camera di Commercio. 

Alla presenza del vescovo Antonio Napolioni e del parroco della cattedrale monsignor Alberto Franzini, gli storici dell’arte Francesco Frangi e Marco Tanzi illustrano così l’idea è il progetto di questo volume agile e scritto con un linguaggio moderno e innovativo da giovani studenti di storia dell’arte per recuperare e Far conoscere ai Cremonesi (ma non soltanto) quello che lo stesso monsignor Franzini ha ricordato essere come il simbolo della storia e dell’identità della città e della diocesi di Cremona, che pure rappresenta uno dei più importanti monumenti religiosi e artistici di tutto il Nord Italia per la ricchezza dei suoi tesori.

Un patrimonio che come sottolinea anche l’introduzione del libro mostra lo straordinario sviluppo della ricerca artistica e dell’espressione della fede nel corso dei secoli fin dal medioevo fino ai capolavori del ciclo di affreschi cinquecenteschi e ancora fino a giungere in epoche più recenti.

Uno scrigno di capolavori raccontati attraverso le fotografie di Marco Ranzani e i testi di Secondo Brugnoli, Andrea Fenocchio e Jessica Ferrari, Che sotto la guida dei due esperti curatori hanno dato forma a questa preziosa edizione pubblicata da Officina Libri.

LA SCHEDA DEL LIBRO

«Tra le grandi cattedrali romaniche padane – si legge nella presentazione della guida -, quella dedicata a Santa Maria Assunta a Cremona è una delle più ricche di testimonianze figurative alte e stratificate, che improntano il lento passare dei secoli di segni di particolare rilievo. I nomi dei più grandi maestri, in prima persona o nell’accezione medioevale di bottega, si susseguono fitti: Wiligelmo, Antelami, l’eccelso Marco Romano, i campionesi, arricchiscono la facciata con opere grandiose e suberbe, aristocratiche e terragne. Nell’interno poi, il ciclo di affreschi nella navata maggiore con le Storie della Vergine e di Cristo squaderna come in nessun altro luogo i sintomi dell’incalzante rinnovamento in atto nella pittura italiana del primo Cinquecento, dal classicismo senza errori di Boccaccio Boccaccino alle inquietudini eccentriche e ponentine di Altobello Melone e di Gianfrancesco Bembo, del bresciano Romanino e del friulano Pordenone, cui spetta il gran finale con la clamorosa e baluginante Crocifissione della controfacciata. Accanto a questi due poli, la facciata e la navata, si aggregano capolavori di tutti i secoli, pittura, scultura, oreficeria. Cicli tardogotici nelle volte delle navatelle, che rimandano al gusto delle miniature e dei Tacuina sanitatis; la grande croce d’argento quattrocentesca; alcune tra le sculture più importanti ed espressive del Rinascimento in Lombardia; gli affreschi e le tele dei Campi, i massimi esponenti della scuola pittorica cremonese del Cinquecento, tra Maniera e natura; dipinti e sculture sei e settecenteschi, dai Procaccini a Genovesino, dal Bertesi al Borroni»

I CURATORI

Francesco Frangi

È professore associato di Storia dell’arte moderna e Museologia all’Università degli Studi di Pavia (sede di Cremona). È uno dei maggiori esperti del Cinquecento e del Seicento lombardo. Oltre che su problemi più strettamente filologici, i suoi studi si sono indirizzati anche verso il rapporto tra la produzione figurativa e il contesto storico culturale coevo. Su questo versante si collocano le ricerche dedicate alle raffigurazioni di popolani di Giacomo Ceruti e quindi quelle riguardanti l’iconografia di San Carlo (Tra «vero ritratto» e fervore devozionale, «Studia Borromaica», nr. 25, 2011) e i rapporti tra cultura devozionale e pittura sacra di primo Cinquecento nell’Italia settentrionale, con particolare riferimento alla vicenda di Lorenzo Lotto (Come «li pastori semplici et puri», in Lorenzo Lotto. La Natività, catalogo della mostra al Museo Diocesano di Milano, Silvana, Cinisello Balsamo 2009). Tra le sue ultime monografie, Daniele Crespi. La giovinezza ritrovata (Scalpendi, Milano 2012).

Marco Tanzi

Nato a Cremona nel 1956, è professore ordinario di Storia dell’arte moderna e Fenomenologia degli stili all’Università del Salento. Si occupa prevalentemente della cultura figurativa settentrionale del Quattrocento e del Cinquecento, e del Rinascimento in terra d’Otranto. Numerose le sue curatele di mostre, le schede, i contributi, i saggi per cataloghi, con frequenti incursioni nell’arte contemporanea: tra le più recenti, Fabrizio Merisi, pesci fasciati, frammenti di luce, cuciture e reliquie (Antichità Mascarini, Cremona 2015), Selezione di Antichi Maestri (Galleria Mascarini, Cremona 2016).

 




Quattro profughi eritrei in arrivo attraverso i corridoi umanitari

Il furgone della Caritas cremonese arriverà a Fiumicino il 31 gennaio. Un operatore e un interprete accoglieranno in aeroporto quattro richiedenti asilo in arrivo dall’Etiopia nell’ambito del progetto protetto «Rifugiato a casa mia. Corridoi umanitari», nato grazie all’intesa tra Conferenza episcopale italiana, comunità Sant’Egidio e Governo Italiano per un’esperienza di immigrazione legale e sicura dal paese africano.

Dal novembre 2017 sono 327 i profughi arrivati in Italia dai campi dell’Etiopia e quello del 31 gennaio sarà il primo arrivo del 2019 e per la prima volta la Caritas cremonese vede accolta la sua richiesta di adesione al progetto. Un progetto che continua sul territorio: ai quattro eritrei – tutti uomini tra i 20 e i 40 anni – sarà assegnato un appartamento e un accompagnamento di volontari che li seguiranno nell’apprendimento della lingua, nelle pratiche burocratiche e sanitarie e nel percorso di integrazione. In fuga da miseria.

Corridoi umanitari: cosa sono e come funzionano

«Quarant’anni. Eritreo. Uomo solo». Teklebraham è il più anziano dei quattro eritrei che arriveranno a Cremona attraverso il corridoio umanitario dall’Etiopia. È in fuga dall’Eritrea come gli altri tre giovani uomini che sbarcheranno con lui a Fiumicino giovedì. Scappano dalla povertà e dalla leva obbligatoria «che laggiù – spiega don Antonio Pezzetti, direttore di Caritas Cremonese – diventa un impegno a vita». E lo stipendio governativo non basta a mantenere una famiglia.

I disertori finiscono in carcere e forzati all’addestramento. Dal campo militare di Sawa sono passati Idris, 30 anni, di etnia Afar (una minoranza perseguitata), e Miliyon, 24 anni e parenti in Germania, che vorrebbe raggiungere. «Vorrebbe – si legge ancora nella scheda di presentazione – l’opportunità di un lavoro per mantenere la famiglia». Circa cinquecento eritrei al giorno varcano il confine per cercare una via di fuga (gli stessi che il progetto del corridoio umanitario porterà in Italia in due anni). Per molti l’unica possibilità sono i trafficanti che nei campi profughi dell’Etiopia costruiscono il proprio giro d’affari. Un business spietato e fiorente che non tollera l’apertura di canali «legali e sicuri» come quello dei corridoi umanitari. Per questo Caritas e Comunità Sant’Egidio si muovono con la massima prudenza e il più assoluto riserbo.

Selezionare poche persone da mettere su un aereo diretto a Ciampino è un’operazione delicata, ma necessaria: i rifugiati devono partire sapendo già di avere il diritto all’asilo per motivi umanitari. «Si tratta – spiega don Pezzetti – di persone in condizioni di particolare fragilità». Anche fisica. Come Tekie, 20 anni: «Dopo l’intervento sbagliato cammina con le stampelle. Gli hanno consigliato di farsi operare all’estero».

Don Pezzetti: «Segno dell’impegno comune tra istituzioni e terzo settore»

L’appartamento per quattro è già pronto, a pochi passi dalla sede della Caritas cremonese. «A dire la verità – spiega il direttore don Antonio Pezzetti – avevamo dato la disponibilità ad accogliere i beneficiari del corridoio umanitario dal 2017, ma per fortuna l’adesione di associazioni, famiglie e parrocchie in Italia ai progetti di accoglienza è superiore al numero degli arrivi. Così abbiamo aspettato fino ad oggi».

La cosa più difficile è farli partire aggirando la rete dei trafficanti. Una volta in Italia troveranno gli ingranaggi dell’accoglienza perfettamente oliati: «In questo caso – specifica il sacerdote – si tratta di persone che già sanno di avere diritto alla protezione internazionale per cui l’iter burocratico sarà agevolato».

Qualcuno di loro andrà in cerca di parenti in altre zone d’Europa, tutti avranno però la possibilità di integrarsi qui. «Il modello dei corridoi umanitari andrebbe potenziato – riflette don Pezzetti –. Per ora i numeri sono ancora ridotti, ma è segno importante dei risultati che si possono ottenere grazie all’impegno comune tra Stato e terzo settore». Nel contrasto al traffico di esseri umani, ma anche nel coinvolgimento delle comunità nei sistemi di accoglienza sul territorio: «È bello vedere come il mondo del volontariato, le famiglie e le realtà ecclesiali possono, insieme alle istituzioni, mettere in campo iniziative concrete ed efficaci».

 




Terzo anniversario della ordinazione episcopale del vescovo Antonio

Mercoledì 30 gennaio ricorre il terzo anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Antonio Napolioni e del suo ingresso in Diocesi di Cremona. Una ricorrenza preziosa occasione per la diocesi per stringersi attorno al proprio Pastore con l’affetto e la preghiera Un augurio speciale, a nome di tutta la Chiesa cremonese arriva dal vicario generale don massimo Calvi.

Il 30 gennaio di tre anni fa la nostra diocesi era in festa per l’accoglienza e l’ordinazione episcopale del Vescovo Antonio. Nel giorno anniversario volentieri mi faccio interprete dei presbiteri e dei fedeli tutti della diocesi nell’esprimere al Vescovo Antonio un fraterno e cordiale augurio, accompagnato da una fervida preghiera perché il Signore Gesù, Pastore dei pastori, per mezzo del suo santo Spirito, sostenga e guidi l’intera compagine cremonese in un cammino sempre più autentico di comunione ecclesiale di gioiosa condivisione.

Che il Signore, nella sua infinità bontà, benedica oggi e sempre il Vescovo Antonio e la nostra Chiesa Cremonese.

Don Massimo Calvi – Vicario Generale

 

 

Dall’annuncio della nomina all’ingresso in Diocesi