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Riflessione del Vescovo alla vigilia delle elezioni: «Abbiamo bisogno di star bene insieme»

La tradizionale processione cittadina lauratana, nella serata di giovedì 2 maggio, ha ufficialmente aperto a Cremona il mese mariano. Tempo prezioso di fiducia, proprio guardando alla dimora di Nazareth, casa della fiducia. «Abbiamo bisogno di star bene insieme», ha detto il Vescovo nella sua riflessione, incentrata sul bene comune con un riferimento esplicito alle prossime elezioni e al ruolo dei cattolici, sia sul versante dei candidati che dei cittadini elettori.

Così mons. Napolioni ha auspicato un mese di maggio vissuto nella spiritualità mariana, ma non per distogliere dalla realtà, quanto piuttosto per aiutare «a vivere nel mondo da figli di Dio, da fratelli, sorelle, costruttori di giustizia e di pace, testimoni del Vangelo, che è infinitamente giovane, nuovo, primavera della fede della Chiesa e primavera dell’umanità, anche domani».

La serata è iniziata in Cattedrale, dove dal cero pasquale si è attinta la luce per accendere le candele che i fedeli hanno portato in processione per le vie del centro cittadino, naturalmente pregando il Rosario. Un percorso quasi a ostacoli tra i tavolini dei bar e un po’ differente dal solito, visto che all’imbocco di corso Matteotti – a motivo di un cantiere in vicolo Lauretano – la processione ha svoltato verso piazza Lodi, proseguendo poi per via Amati sino a S. Abbondio.

Ad aprire la processione i ministranti e i sacerdoti della città, poi i canonici e il Vescovo. Dietro il sindaco in fascia tricolore, le religiose e numerosi fedeli.

A loro in particolare si è rivolto il Vescovo nell’omelia a S. Abbondio, al termine del canto delle litanie. E subito il pensiero di mons. Napolioni è andato alle speranze e alle preoccupazioni che ciascuno ha affidato a Maria durante il tragitto. Con il desiderio, però, di allargare lo sguardo, perché «se il mondo si fa sempre più piccolo, come si fa a star bene davvero? Non si può star bene da soli, è impossibile!». «Abbiamo bisogno di star bene insieme», ha quindi affermato il Vescovo rivolgendo l’attenzione alle prossime elezioni.

E un primo pensiero è stato rivolto a quanti hanno deciso di impegnarsi in prima persona: «Ho il dovere di dire grazie – ha affermato – a tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà che non si tirano indietro dall’impegnarsi per il bene di tutti». Con parole indirizzate specialmente ai cattolici impegnati nella prossima sfida elettorale: «So che ci sono cristiani che hanno scelto di impegnarsi e di candidarsi nelle diverse liste, con diverse visioni della società e delle scelte da compiere. In particolare a ciascuno di loro stasera chiedo, in nome della Chiesa, di essere testimoni credibili e affidabili. Non di un valore rispetto a un altro, non a un pezzo di Vangelo rispetto a un altro. Anzi, chiedo, se possibile, di lasciare per un attimo il Vangelo nel cassetto. Che ognuno se lo legga e lo preghi, magari con la famiglia e con la comunità, per ritrovarvi le grandi ispirazioni; ma questo mese non è il momento di sbandierarlo. C’è spazio per tante letture del Vangelo, ma che portino al bene di tutti!».

Poi il Vescovo si è rivolto agli elettori: «Desidero sognare e sperare che a Cremona si veda una politica più bella che magari in altre città italiane. Che a Cremona non ci siano voti in meno, cioè persone più scoraggiate e tenute lontane da questo dovere civico, ma che i votanti siano più dell’altra volta. Perché è troppo facile criticare, lamentarsi, puntare il dito, scoraggiarsi, buttar via la vita. Mentre invece tutti dobbiamo fare la nostra parte!».

E ancora rivolto ai candidati: «Chiedo a tutti coloro che si mettono a disposizione della comunità, in particolare a chi si ispira alla fede, di trattare i fratelli e le sorelle a cui chiedono fiducia da adulti, da persone intelligenti. Dico a tutti: non diteci bugie, non fateci promesse illusorie, non vendeteci prodotti taroccati. Diteci la verità, con umiltà. Diteci come stano davvero le cose. Aiutateci ad aiutarci. Perché, se i tempi sembrano davvero bui e possono diventare violenti, tocca a noi scorgere il vero bene, farlo brillare, sceglierlo, custodirlo e testimoniarlo».

Poi parole di elogio per una città che «mi impressiona per la ricchezza di forme di solidarietà, di impegno e di servizio», grazie alla Caritas diocesana e insieme a «tutte le cooperative e i gesti di accoglienza che non si risparmiano nei confronti di chi soffre varie limitazioni alla propria dignità e alla propria libertà». «Questo è un patrimonio da custodire – ha sottolineato il Vescovo – del quale andare fieri e da moltiplicare attraverso l’impegno di tutti».

«Che cosa potrà pensare e sentire una madre di Dio e degli uomini – ha concluso mons. Napolioni – se noi ci dividiamo su ciò che è più essenziale, se noi facciamo degli interessi di parte, delle lotte di potere o, peggio, conquistiamo delle poltrone e non ci laviamo i piedi gli uni gli altri, a cominciare dagli ultimi?».

Mentre l’assemblea cantava il Magnificat, il Vescovo si è recato nella Santa Casa per l’omaggio a Maria. Durante la preghiera, un vero e proprio affidamento della città, con tutte le sue varie componenti. Un particolare riferimento è stato proprio per i futuri amministratori locali, per i disoccupati e i poveri, chiedendo a Maria anche un particolare sguardo sulla prossima visita pastorale.

 

Photogallery della serata




Il Vescovo alla Messa Crismale con il clero diocesano: «Ripartiamo dall’ascolto della Parola di Dio»

«Un rifornimento di speranza», così il vescovo Antonio Napolioni ha concluso la sua omelia pronunciata in Cattedrale durante la Messa del Crisma, presieduta alla presenza di tutto il clero diocesano nella mattina del 18 aprile, Giovedì Santo. Come consueto la celebrazione si è aperta con la processione d’ingresso partita dal palazzo vescovile: i sacerdoti, a file di quattro, hanno attraversato piazza S. Antonio Maria Zaccaria e piazza del Comune intonando le litanie dei Santi della Chiesa cremonese.

Accanto a mons. Napolioni il vescovo emerito Dante Lafranconi, il vicario generale don Massimo Calvi, il vicario episcopale per il Clero e la Pastorale don Gianpaolo Maccagni, il delegato per la Vita consacrata don Giulio Brambilla, il vicario giudiziale mons. Mario Marchesi, i responsabili dei tavoli per il coordinamento pastorale, i cinque vicari zonali e i canonici del Capitolo della Cattedrale.

La Messa crismale è come da tradizione la “Messa del clero diocesano” che durante la celebrazione, all’inizio del Triduo pasquale, rinnova le sue promesse sacerdotali. Per questo, all’inizio della sua riflessione il vescovo ha rivolto un pensiero e una preghiera per i presbiteri «che il Padre ha chiamato a sé nell’ultimo anno: don Enrico Prandini, don Giuseppe Begnamini, don Vincenzo Cavalleri, don Stefano Moruzzi, don Adriano Bolzoni, don Silvio Spoldi e don Luciano Manenti».

Non è mancato poi il ricordo dei confratelli che festeggiano importanti anniversari di ordinazione: 70° don Albino Aglio – 65° mons. Mario Barbieri, don Giancarlo Bosio, don Vito Magri e mons. Roberto Ziglioli – 60° don Goffredo Crema – 50° don Mario Binotto, don Cristino Cazzulani, don Emilio Doldi, don Antonio Moro, don Edoardo Nisoli, don Eugenio Pagliari, don Pierluigi Pizzamiglio, don Silvio Soldo – 25° don Bruno Bignami, don Maurizio Ghilardi, don Roberto Pasetti e don Angelo Ruffini.

Nella sua riflessione monsignor Napolioni si è lasciato poi guidare da un versetto del profeta Isaia ricordando i doni che Cristo offre ai suoi consacrati: «una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto».

«La cenere – ha detto – evoca il consumarsi lento e inesorabile delle esistenze, l’invecchiare e il diminuire». Un pensiero che può generare anche nel tessuto ecclesiale e sociale «pessimismi e fatalismi che possono farci richiudere il Vangelo per relegarlo nel cantuccio delle cose inutili o delle pie illusioni». L’immagine della corona che rappresenta la vittoria dell’amore di Cristo – ha aggiunto però il vescovo – «ci ricorda l’urgenza della contemplazione e della carità» per dare vita ad un «cambiamento pasquale» a cui la Chiesa diocesana può giungere «se si impegna decisamente ad un ascolto condiviso della Parola di Dio, che possa accendere il cuore delle persone e delle comunità».

È un atteggiamento di apertura quello che evoca il vescovo parlando al clero: «Anche nella Chiesa possiamo alimentare forme di chiusura in se stessi o di solitudine condivisa», avverte, ricordando che invece «il Signore ci vuole intorno a sé, diversi ma uniti, in ascolto di Lui e in dialogo aperto tra noi».

Un dialogo che prenderà forma concreta con la prossima visita pastorale annunciata proprio durante l’omelia della Messa crismale dal Vescovo, e un’apertura che spalanca i confini della diocesi e la rende missionaria, aspetto sottolineato da un altro importante annuncio, quello della partenza di don Davide Ferretti per la parrocchia di Cristo Resuscitado, nella arcidiocesi di Salvador de Bahia, in Brasile.

«Davvero – ha concluso monsignor Napolioni – Gesù è per le strade di ciascuno di noi e oggi ci ha dato appuntamento per questo rifornimento di speranza».

Ascolta l’audio dell’omelia

Il testo dell’omelia (.pdf)

 

La solenne liturgia è proseguita con il rinnovo delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli: l’olio degli infermi, quello dei catecumeni e il Sacro Crisma. La Messa è continuata con la liturgia eucaristica e i riti di comunione.

Al termine mons. Napolioni ha consegnato ai vicari zonali il cofanetto contenente le ampolle degli oli da distribuire nelle parrocchie delle rispettive zone pastorali ed ha letto alcuni passaggi della lettera di indizione della Visita pastorale che inizierà nell’ottobre 2019.

Dopo la Messa il Vescovo si è intrattenuto con alcuni gruppi di cresimandi presenti alla celebrazione. Un momento molto informale, fatto di colloqui anche di momenti quasi riservati per ciascuno.

 

 

La mattinata di è conclusa con un momento di fraternità in Seminario per tutti i sacerdoti.

 

La photogallery della celebrazione

 

 




Il 25 aprile la consueta giornata di festa in Seminario

Anche quest’anno il 25 aprile sarà organizzata la tradizionale giornata dedicata ai gruppi di fedeli che pregano per la comunità del Seminario. È il modo che, tradizionalmente, il Seminario utilizza per stare vicino e ringraziare tutte le persone che sostengono e accompagnano, con la preghiera e con la carità, i giovani che sono in cammino verso il ministero.

Si tratta di un’occasione speciale per ritrovarsi, pregare insieme, celebrare l’Eucarestia e vivere un momento di festa, gioia e condivisione.

Il programma della giornata di giovedì 25 aprile è il seguente:

  • Ore 14.00: arrivo e accoglienza
  • Ore 14.30: preghiera del Rosario
  • Ore 15.00: Messa presieduta dal vescovo Napolioni
  • Ore 16.00: merenda
  • Ore 16.15: spettacolo

Lo spettacolo proposto nel pomeriggio intende essere un modo per divertirsi e trascorrere un po’ di tempo in allegria e spensieratezza. Il recital che quest’anno la Compagnia del Seminario presenta è: Dante nell’Inferno delle meraviglie. Come al solito, sul palco i seminaristi insieme ad alcuni studenti del Liceo Vida che hanno voluto sperimentarsi in questa iniziativa e contribuire a rendere ancora più speciale la giornata. Leggi per saperne di più

Come ogni anno, in questa occasione sarà possibile rinnovare gli abbonamenti al periodico del seminario: “Chiesa in cammino”.

 

Il sito internet del Seminario di Cremona




Il Vescovo alla Sorem per la Messa del Primo Maggio: “Il luogo di lavoro sia un cantiere di pace” (AUDIO E GALLERY)

“Il lavoro sia espressione delle dignità dei figli di Dio”. Il vescovo Antonio ha celebrato quest’anno presso la ditta Sorem di Caravaggio l’annuale Messa diocesana del Primo Maggio, promossa dall’azienda di via Panizzardo di concerto con l’ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, la parrocchia di Caravaggio e la zona pastorale 1 della nostra diocesi.

La celebrazione, allietata dalle voci dei cantori della corale don “Domenico Vecchi”, è iniziata poco dopo le 10. Sull’altare, accanto a monsignor Napolioni, il parroco di Caravaggio don Angelo Lanzeni ed il vicario zonale don Marco Leggio. Con loro anche una dozzina di altri sacerdoti. Fra i fedeli, i sindaci di Caravaggio Claudio Bolandrini e quelli di Mozzanica Pino Fossati, di Calvenzano Fabio Ferla e di Antegnate Andrea Lanzini oltre ad esponenti dei settori dell’imprenditoria e del credito del territorio.

Clicca per guardare la photogallery 

A Lucia Remonti il compito di leggere il saluto iniziale al vescovo a nome della proprietà della Sorem. “La sua onorata presenza, Eccellenza – ha detto la Remonti – sia di stimolo per vivere con maggiore umanità una parte importante delle nostre vite, auspicando che tutte le realtà aziendali si impegnino a rendere più serena la vita dei lavoratori e delle loro famiglie cercando di dare sicurezza e continuità al lavoro”.

Ascolta il saluto della ditta Sorem

A nome della zona pastorale I don Mario Martinengo, parroco di Agnadello, ha rivolto un saluto ed un ringraziamento agli organizzatori e ai partecipanti a questa messa, rivolgendo poi un pensiero a coloro che sul posto di lavoro hanno perso la vita.

Ascolta il saluto di don Mario Martinengo

“Quando Gesù tornò a Nazareth per insegnare nella sinagoga – ha detto il vescovo in un passaggio della sua omelia – fu, per la gente del posto, motivo di scandalo. Non venne capito. Eppure lui si è fatto pane ed Eucaristia passando per la croce. Ecco allora il primo messaggio che voglio dare oggi: ogni uomo e donna che lavorano e che prendono sul serio la loro vita portano la propria croce. Gesù è venuto fra noi a riscattare il lavoro, perché non sia più una maledizione ma diventi espressione della dignità dei figli di Dio”.

Monsignor Napolioni ha rivolto ai fedeli presenti anche un secondo messaggio: “Che si indossi un camice oppure che si lavori in doppiopetto – ha proseguito -, occorre rivestirsi di carità per fare qualunque lavoro con amore, con dedizione, con passione e allora la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori. Il luogo di lavoro deve essere un cantiere di pace e l’economia non deve essere una rincorsa del profitto. Solo la solidarietà che Cristo ha vissuto immergendosi nell’umanità trasforma una condizione faticosa in una benedizione”.

“Ecco perché – aggiunge prima di concludere la sua riflessione il Vescovo –  il lavoro deve rispettare le esigenze del riposo, della festa, della vita in famiglia. Non solo per tradizioni cristiane, ma per un’esigenza dell’anima”.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

La funzione si è conclusa con la preghiera comunitaria a San Giuseppe Lavoratore, invocato affinché mantenga “sempre viva in tutti noi una coscienza umana e cristiana, e possiamo così lavorare nel rispetto della creazione e della vita”. Dopo la benedizione, i pastori della chiesa evangelica  Sammy Tetteh (dipendente della Sorem) ed Austin Chiemeke hanno intonato due canti rendendo ancora più gioiosa l’atmosfera di questa mattinata.

Ascolta il pensiero del vescovo Antonio dopo la preghiera dei fedeli letta da due bambini

 

Sorem Trasmissioni Meccaniche

Dall’intraprendenza di due amici operai, nel 1953, nasce una piccola impresa artigiana. L’impegno profuso in questa attività fa sì che nel tempo diventi una delle principali realtà industriali di Caravaggio.

Gradualmente ha ampliato i propri spazi produttivi, fino alla realtà attuale che utilizza 14.000 mq di area coperta, ampi spazi esterni e si avvale della collaborazione di 80 dipendenti che, per la maggior parte, sono in azienda da molto tempo e hanno contribuito e contribuiscono al raggiungimento di obiettivi prestigiosi, oltre ad altre circa 30 persone come indotto.

L’azienda ha sempre operato nel campo della meccanica e, con gradualità, è arrivata a potere effettuare tutte le lavorazioni meccaniche, anche le più complesse e di maggiore precisione, con un costante e continuo aggiornamento degli impianti, per la maggior parte eseguita da operatori specializzati, per potere stare al passo dell’evoluzione tecnico produttiva.

Ha iniziato la propria attività producendo particolari per svariati settori: motocicli, macchine agricole e qualsiasi componente che richiedesse il mercato. Dalla fine degli anni Settanta si è specializzata nella produzione di organi di trasmissioni e doppi giunti cardanici impiegati su trattori, macchine movimento terra, carrelli elevatori, carrelli aereoportuali, camion, mezzi per vigili del fuoco e protezione civile, macchine per municipalità e qualsiasi mezzo che opera fuori strada.

La clientela iniziale, locale, ha contribuito ad affinare una notevole esperienza sia tecnica che produttiva, nella produzione di tali prodotti, che forniamo come prodotto finito e pronto per l’assemblaggio in gruppi complessi quali gli assali di macchine, e che ha fatto conoscere la Sorem, dagli anni Novanta, a livello europeo.

Ora, riconosciuta tra i migliori costruttori di doppi giunti a livello globale, si propone come partner collaborativo di realtà industriali, sia di piccole dimensioni che di multinazionali del settore giungendo a una capacità produttiva che potrebbe arrivare fino a 200.000 pezzi all’anno e con la possibilità di soddisfare richieste di quantità importanti da parte di qualsiasi utilizzatore.




Rete mondiale di preghiera del Papa: il 23 aprile a Caravaggio la prima conferenza interregionale

Martedì 23 e mercoledì 24 aprile presso il Santuario di Caravaggio si terrà la prima Conferenza interregionale del Nord Italia della Rete mondiale di preghiera del Papa. Sono invitati a partecipare innanzitutto i promotori, direttori, presidenti, segretari, tesorieri e delegati regionali delle cinque regioni ecclesiastiche Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte-Val d’Aosta, Triveneto (Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige) ma anche gli animatori dei centri locali e chiunque abbia a cuore lo sviluppo della Rete mondiale del Papa nel nord Italia.

L’appuntamento è per il pomeriggio di martedì 23 Aprile (ore 15). Dopo la preghiera Introduttiva e il saluto del promotore lombardo padre Giancarlo Bagatti, la relazione del vicepresidente del Consiglio nazionale Raffaele Pier Luca Di Francisca. Al termine della condivisione assembleare vi sarà un tempo di adorazione eucaristica. Dopo cena la proiezione del film “Chiamatemi Francesco, il Papa della gente”. La preghiera di compieta chiuderà la giornata.

L’incontro si concluderà nella mattinata di mercoledì 24 Aprile: alle 8 la Messa e dopo la colazione la conclusione (ore 9).

È necessario segnalare la propria presenza all’evento entro il 13 aprile scrivendo a adpsaronno@gmail.com. Il costo di iscrizione (con pernottamento, cena e colazione) è di 45 euro a persona; 10 euro per la sola partecipazione ai lavori.

«Anche a livello diocesano auspichiamo la partecipazione a questo evento – afferma il responsabile diocesano, don Antonio Trabucchi, che mensilmente offre ai sacerdoti i sussidi da utilizzare per la preghiera -. Vuole essere l’occasione per presentare questa iniziativa, semplice ma di profondo significato, fortemente caldeggiata da Papa Francesco. Una attenzione che è bello possa contagiare ogni comunità della diocesi”.

L’evento di Caravaggio è proposto anche in preparazione all’incontro con Papa Francesco in programma a fine giugno in occasione dei 175 di questo servizio ecclesiale, ora riconosciuto come Opera pontificia. L’incontro in Aula Paolo VI il 28 giugno, in occasione della solennità del S. Cuore di Gesù.

 

 

La Rete Mondiale di Preghiera del Papa – Apostolato della Preghiera è un opera pontificia dal 27 marzo 2018 per volontà del Santo Padre Papa Francesco. Intende diffondere le intenzioni mensili del Papa anche attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e collaborare con tutte le realtà ecclesiali e sociali per mettere in pratica le sfide mensili che il Pontefice pone all’attenzione degli uomini di buona volontà in tutto il mondo.

Il sito ufficiale




La Settimana Santa per riscoprire l’identità di Cristo al di là di consuetudini e immaginazioni

Con l’Eucaristia della Domenica delle Palme, nel pomeriggio del 14 aprile in Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni ha dato inizio alle celebrazioni della Settimana Santa, che culmineranno nella grande veglia pasquale di sabato 21 aprile, con il conferimento dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana ai catecumeni adulti. All’inizio della celebrazione il ricordo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme con la benedizione dei rami di palma e di olivo, che a causa del maltempo non si è svolto nella vicina chiesa di S. Girolamo, ma direttamente in Cattedrale.

Ad accompagnare questo momento i canti del coro “Saint Michel Archange”, cui hanno fatto seguito quelli del Coro della Cattedrale.

Accanto a mons. Napolioni c’erano il vescovo emerito Dante Lafranconi, i canonici del Capitolo della Cattedrale e i seminaristi diocesani, che hanno prestato il servizio liturgico aprendo la processione.

A caratterizzare la liturgia della Parola è stata la lettura del Passio letta dai diaconi.

Nell’omelia il vescovo Napolioni ha voluto evidenziare come all’inizio delle celebrazioni della Settimana Santa abbiamo l’occasione per chiedere al Signore che cosa ha fatto per l’umanità, perché «se anche noi siamo peccatori, Lui ci rivela la sua identità, anche al di là delle nostre consuetudini e delle nostre immaginazioni: lui è un Dio nudo e risorto attraverso la crocifissione». «Un inizio – ha precisato infine il Vescovo – che è occasione per lasciarci toccare dalla Pasqua».

 

Photogallery della celebrazione




Veglia delle Palme, i giovani sulle orme di Maria donna del “sì”

“Scommetti il tuo «sì»” è il titolo scelto per la Veglia delle Palme, tradizionale appuntamento per la celebrazione della Giornata della Gioventù in diocesi. È Maria a guidarla dando ragione del suo “sì”. Al centro della scena, a lato del maxi–schermo che segue la narrazione della serata, domina una moderna icona mariana.

Due attori del “TeatroDaccapo” interpretano la Madre di Gesù e Giuda, il discepolo che ha tradito: le parole dei vangeli e le immagini sul video introducono i passaggi della vicenda spirituale di Maria.

Photogallery della preghiera con il Vescovo

Photogallery della consegna delle palme

«Voglio essere silenzio», recita evocando l’annunciazione. Seguono le scene della disputa nel tempio di Gerusalemme, le nozze di Cana, la crocifissione e la Pentecoste. A segnare il cammino è il movimento della croce che accompagna tutta la vita della ragazza di Nazaret attraverso le coreografie create da un gruppo di danzatrici della compagnia “Il Laboratorio” dell’oratorio di Cristo Re in Cremona.

I dialoghi e i canti del Grande coro diocesano compongono la trama della vita di Maria, inframmezzate da due testimonianze.

Sara e Stefano Gusberti portano la testimonianza di una famiglia che si apre all’accoglienza della vita. Parlano dei loro tre «sì»: quello della scelta matrimoniale, «quello di saper accettare i nostri limiti» – spiegano raccontando la sofferenza di non aver ancora ricevuto il dono dei figli – e infine il sì ad un progetto inatteso. «Abbiamo imparato – spiegano – che la maternità e la paternità possono nascere non solo dal ventre, ma anche dal cuore: come famiglia affidataria abbiamo accolto finora otto bambini. Alcuni sono ancora con noi e Tommaso, l’ultimo arrivato, è diventato nostro figlio con l’adozione». Una scelta difficile che non ha risparmiato dubbi e paure. «Ma lui aveva bisogno di qualcuno che lo accogliesse».

Martha Ferrari, giovane insegnante alle scuole medie, parla ai ragazzi del «sì» a una vita di fede nel contesto della quotidianità. Ripercorre le tappe della sua vita in oratorio: le amicizie, la scuola, le scelte che davano una direzione al su percorso. «Quelle amicizie erano il modo in cui Lui aveva deciso di farsi sentire. Dio non è solo a Messa o alle Gmg… è presente quando mi fermo a parlare con le mamme arabe che incontro lungo la strada verso la scuola, quando rispondo alle domande degli alunni, quando discuto, quando non so rispondere ai dubbi di fede delle amiche, quando trovo il tempo per cenare con la mia famiglia». Momenti di «straordinaria normalità» in cui ogni giovane si trova e in cui ogni giovane può riconoscere la «proposta di bene, di felicità e di amore che il Signore ha pensato per me» e dire il suo sì.

I ragazzi – circa un migliaio – dagli spalti seguono il racconto, colgono le provocazioni suggerite da alcune domande a cui gli attori rispondono e via via il silenzio prende il suo spazio, fino al momento dell’adorazione silenziosa della croce.

«Nel cuore della Chiesa risplende Maria, il grande modello per una Chiesa giovane». Nella sua riflessione il vescovo Napolioni richiama i passaggi del discorso che il Papa ha rivolto ai giovani di tutto il mondo a Panama. Mentre parla, sul parquet del palazzetto dello sport sono sparsi i cartoncini su cui i giovani hanno scritto parole e pensieri che la prima parte della Veglia ha suscitato in loro.

«Le vostre parole…» esordisce il Vescovo, richiamando quelle parole scaturite dal sinodo diocesano e da quello dei vescovi. Simbolicamente consegna a due giovani e al diacono Arrigo Duranti la esortazione “Christus Vivit” con cui il Papa ha concluso il Sinodo dei giovani e lo porta nella vita di tutti giorni: “Come il sì di Maria che si prolunga nel tempo”.

«Maria è anzitutto donna, laica, giovane, povera… Dio ha scelto lei e lei si è fatta coinvolgere liberamente, ricevette l’annuncio e non rinunciò a fare domande, perché la sua disponibilità maturasse». E allora un invito ai giovani.

«Non tacete! Parlate, non per un dibattito sterile, ma per un cammino vocazionale fatto di tanti piccoli grandi sì quotidiani».

«Maria era decisa – continua -: il suo è il sì di chi vuole coinvolgersi e rischiare, con la forza della certezza di sentirsi portatrice di una promessa.

Cercate la promessa che Dio ha nascosto nella vostra vita».

«Da Maria davanti alla croce impariamo la pazienza di chi tenacemente lotta, resiste e la creatività: non posso sempre tenere le posizioni di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo».

La promessa, la croce e la speranza: è questo il terzo segno che il vescovo propone alla riflessione dei vescovi, segno maturo della fedeltà di quella ragazza diventata madre

«Una chiesa modellata su di lei – aggiunge citando ancora Papa Francesco – non invecchia perché in lei abbiamo la madre della speranza che veglia sui suoi figli».

«Facciamo nostro un sì collettivo». Monsignor Napolioni coinvolge tutti e li invita a ripetere insieme le parole del Santo Padre:

«Questo è ciò che vogliamo, che la luce della speranza non si spenga».

«Vi auguro – conclude il vescovo – e prego perché questa Pasqua intorno alla croce di Gesù ci riempia della promessa di Dio e della Speranza di Maria».

Dopo la preghiera i rappresentanti di ogni parrocchia scendono dagli spalti per ricevere dalle mani di monsignor Napolioni il ramo di palma da portare in ogni comunità come segno della partecipazione della comunità diocesana.

La raccolta fondi proposta durante la veglia quest’anno, prendendo parte alla Quaresima di Carità, destina le offerte dei giovani all’associazione “No Spreco” per il recupero delle eccedenze alimentari e la redistribuzione a chi ne ha bisogno.

 

Il video della veglia (in collaborazione con Cremona1)

 

Dopo la cena al sacco, la serata continua con uno spettacolo che mette al centro una grande figura della Chiesa cremonese: don Primo Mazzolari. Nel 60° della morte del sacerdote nato al Boschetto (Cremona), mentre è in corso la causa di beatificazione, don Paolo Arienti (incaricato di Pastorale giovanile) e don Umberto Zanaboni (vice postulatore) introducono la rappresentazione “Nostro fratello Giuda”, lettura teatrale di una delle più celebri e intense omelie del parroco di Bozzolo pronunciata in occasione del giovedì santo del 1958, nella interpretazione della compagnia bresciana Cieli Vibranti.

Photogallery dello spettacolo “Nostro fratello Giuda”




“Camminare nel mondo per cambiarlo, cominciando da noi stessi”, il vescovo scrive su Vita Pastorale

E’ pubblicata sull’edizione in edicola nel mese di aprile della rivista “Vita pastorale” (ed. San Paolo) una lettera del vescovo Antonio Napolioni intitolata “Camminare nel mondo per cambiarlo cominciando da noi stessi”. Si tratta di una riflessione sulla “riforma del clero nell’ottica della riforma della Chiesa”.

La riflessione del vescovo parte da una lettura della Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco e in particolare  di alcuni passaggi che riguardano la figura del sacerdote: «Mi ha sempre colpito – scrive – l’affetto profondo che matura tra un parroco e la sua comunità […] Conosco davvero tanti preti belli, saggi, sereni, umili, fecondi… che non fanno notizia ma che han fatto storia per le famiglie, i ragazzi, i malati, la gente che li ha avuti in dono».

Nel suo articolo mons. Napolioni non ignora “la complessità” e le difficoltà del cambiamento che la chiesa e la società stanno attraversando: «Siamo chiamati – osserva – a camminare nel mondo con questa priorità: cambiarlo cominciando dai noi stessi, piuttosto che continuare a giudicarlo e condannarlo da di fuori».

Denunciando – con le parole di papa Francesco – come “atteggiamenti incompatibili con il Vangelo” i rigurgiti di integralismo e rigidità mentale, fino a punte di corruzione spirituale, di odio e di violenza, che contagiano il cattolicesimo italiano”, il vescovo indica i segnali di speranza nel “volto umano dei cristiani che brilla ancora nei gesti umili del servizio e di tanta dedizione educativa” e in un nuovo stile di formazione dei sacerdoti: «Cala il numero delle vocazioni – scrive – ma nei seminari si cerca di formare uomini più veri, aperti al reale, miti e gioiosi, meno individualisti e più appassionati per la Chiesa-Comunione. Ciò – continua il vescovo – potrà avvenire solo con il contributo insostituibile dei laici, delle famiglie, delle donne”.

L’invito è quello a ritrovarsi per la lettura del Vangelo “per calarlo nella vita reale, ascoltando l’apporto di ciascuno”. “Questo – conclude – ci impone di rivedere certe priorità, per non consumarci nel rincorrere tutta la pastorale di ieri e tutto il cambiamento di oggi” e “imparare a ‘fare di meno, fare meglio, fare insieme’”.

 




Don Gaiardi dopo l’incendio di Notre Dame: «Le nostre cattedrali richiedono una cura costante»

All’indomani dell’incendio che ha distrutto parte della Cattedrale di Notre Dame a Parigi in tutto il mondo ci si interroga sul livello di sicurezza  e sulla prevenzione che riguarda i grandi edifici storici. Un fronte su cui è particolarmente attivo, in diocesi, l’Ufficio per i Beni ecclesiastici, responsabile della cura e della custodia di tutto il patrimonio dell’edilizia religiosa sul territorio.

Il tema – urgente e delicato – è stato affrontato dall’incaricato don Gianluca Gaiardi che, intervistato sul quotidiano La Provincia di Cremona, ha parlato in particolare della Cattedrale, il più importante tra gli edifici diocesani: «Come tutte le cattedrali – ha spiegato – e i monumenti artistici, anche il Duomo di Cremona è sempre monitorato». Un’attenzione costante richiesta dalla fragilità dei materiali utilizzati per la costruzione di questi edifici antichi, spesso non ignifugo, che non può essere sostituito. Quel che si può fare – continua l’incaricato dell’Ufficio dei Beni Culturali –  è «migliorarne il consolidamento strutturale nei casi di azioni sismiche» e «adeguare gli impianti elettrici».

Una particolare cura – aggiunge don Gaiardi – è richiesta in occasione dell’apertura di cantieri che, a causa della presenza di numerosi operai e di macchinari da lavoro, richiedono un «piano di sicurezza più scrupoloso».

L’auspicio è dunque quello di poter programmare una manutenzione ordinaria degli edifici per ridurre gli interventi di restauro eccezionali attraverso un piano di controlli sistematici.




60° della morte di don Mazzolari: pubblicati gli atti del Convegno all’Unesco

Il programma celebrativo promosso dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo in occasione del 60° anniversario della morte del servo di Dio don Primo Mazzolari (12 aprile 1959), culminato con gli eventi del 6 e 7 aprile scorso a Bozzolo, sono iniziate a Parigi lo scorso 29 novembre con la conversazione internazionale promossa all’Unesco alla presenza del Segretario di Stato card. Pietro Parolin. Proprio in questi giorni sono disponibili gli atti del convegno.

Il testo – numero speciale della rivista “Impegno” – raccoglie gli interventi di don Bruno Bignami, Guy Coq, mons. Francesco Follo, Mariangela Maraviglia, mons. Antonio Napolioni, card. Pietro Parolin e Xing Qu.

Il volumetto è stato inviato a tutti gli abbonati, ma è disponibile, con offerta libera, anche presso la Fondazione, in via Castello 15 a Bozzolo (tel. 0376-920726; e-mail info@fondazionemazzolari.it).

 

Il nuovo libro di don Agnelli

In occasione del 60° anniversario della morte di don Mazzolari a Cremona la presentazione del libro del sacerdote cremonese don Antonio Agnelli “Vita, fuoco, passione divina. Istanze profetiche in Primo Mazzolari”.

Il testo analizza il cuore della sua profezia e del suo impegno per la pace e la giustizia, la sua immedesimazione e I granitica e la percezione della presenza del Cristo nella vita personale e storica delle persone. Alla luce di questa fede dinamica, Mazzolari proclamava il valore assoluto della dignità umana, contro le ideologie disumane del suo tempo, della libertà e della coscienza, illuminate dalla forza dello Spirito e il primato degli impoveriti, carne di Cristo, ai quali dare il necessario per una vita pienamente umana. Contribuire a realizzare una giustizia concreta, sebbene mai perfetta, era per don Primo imperativo categorico conformazione a Gesù di Nazareth, profeta della misericordia del Padre.

«Si comprende quanto per don Primo il Vangelo – fa notare l’autore – sia stata questione decisiva, poiché da esso deriva la possibilità di trasformare la storia secondo il progetto di Dio, sprigionando la passione divina per il mondo, che diventa per il credente una bruciante esigenza che non dà tregua». Da qui l’abbondanza di citazioni dai testi di don Mazzolari che corredano il primo capitolo del libro (dopo una breve sintesi biografica), dimostrando la sua fede del credente. A questi aspetti l’autore dedica il secondo capitolo. Il terzo, invece, analizza l’impegno costante di Mazzolari per decostruire una cultura di odio e violenza, contro l’assurdità della guerra e del riarmo atomico. Questioni quanto mai attuali.

L’autore conclude confermando l’attualità profetica di don Primo nell’essere stato animatore di speranza anche dentro contesti storici asfissianti, a partire dal perno della predicazione di Gesù, la misericordia divina. Infine, attraverso un ipotetico discorso per l’oggi, don Agnelli fa dire a don Primo, utilizzando i titoli delle sue opere più significative, di non tradire mai il Vangelo.