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Si rinnova la proposta dei weekend a Folgaria

Il percorso di Folgaria, negli anni, ha arricchito la Diocesi grazie all’intuizione di una proposta che ha unito formazione, vita comunitaria, svago e sostegno al vissuto di sposi e famiglie. I cambiamenti dei ritmi di vita e nuove esigenze pastorali hanno portato, però, a ripensarne l’organizzazione e a strutturare la proposta in un modo rinnovato: non più un percorso in tre anni con tre incontri annuali, ma singoli fine settimana tematici cui le famiglie possono accedere a seconda delle loro esigenze e disponibilità. «Questa scelta nasce dalla richiesta di facilitare la partecipazione di tutte le famiglie, tenendo conto dei ritmi attuali della vita familiare. Le famiglie potranno così scegliere di partecipare ad un solo weekend – spiegano Maria Grazia e Roberto Dainesi – o essere presenti a tutti e cogliere così maggiormente il senso del tema generale della iniziativa “Dove sono due o tre…”: la Sua presenza nella famiglia, attualizzazione in chiave familiare delle linee pastorali di quest’anno.» Il taglio sarà prevalentemente antropologico-psicologico. Ogni weekend avrà anche un target privilegiato di famiglie, pensato proprio per favorirne la partecipazione. Inoltre sarà garantita la consueta animazione per bambini e ragazzi e l’opportunità di vivere momenti di svago e relax nel bel panorama circostante insieme ad altre famiglie.

«I fine settimana – precisano ancora i coniugi Dainesi – possono essere anche un’occasione per gruppi di famiglie della stessa unità pastorale per vivere un momento più intenso di formazione e amicizia insieme.

Il primo appuntamento dall’8 al 10 novembre 2019, sul tema “Dove due o tre… Le relazioni in famiglia”. Si tratta di una proposta rivolta a tutte le famiglie, con particolare attenzione alle giovani coppie, chiamate a prendersi cura delle relazioni di coppia. In contemporanea sono invitate le équipe che seguono gli itinerari in preparazione al matrimonio: una bella occasione di confronto tra chi vive la stessa esperienza per approfondire tematiche e strumenti comunicativi. Quest’anno il focus per loro sarà la sessualità, dimensione fondamentale della coppia.

«Questo abbinamento – spiegano i Dainesi – permetterà alle coppie animatrici degli itinerari in preparazione al matrimonio di essere nuovamente vicine ai giovani in questa esperienza volta a rafforzare le basi relazionali della vita di coppia.

“Guariti dal perdono” è lo slogan del secondo incontro di Folgaria, in agenda dal 17 al 19 gennaio 2020. Il weekend è rivolto in particolare alle coppie che accompagnano i genitori nei percorsi di Iniziazione cristiana, dove si è chiamati ad annunciare la ricchezza del matrimonio sacramentale e, al tempo stesso, accogliere e accompagnare coppie ferite. Ma la proposta è estesa anche a tutte le altre famiglie per confrontarsi su come crescere nella capacità di essere perdonati e perdonare.

Ultimo fine settimana residenziale dal 27 a 29 marzo 2020: “Io sono in mezzo a loro”. Un incontro di spiritualità per famiglie, strutturato con momenti di silenzio e riflessione di coppia.

 

Folgaria

Tre i fine settimana residenziali: a novembre per tutte le famiglie, a gennaio in particolare per le coppie guida dell’Iniziazione cristiana e a marzo un incontro di spiritualità

Brochure informativa                 Locandina

 

Giornata diocesana

La giornata diocesana per le famiglie è in programma domenica 16 febbraio 2020 in Seminario dalle ore 9.00

Futuri sposi

Si terrà il 15 marzo 2020 in Seminario l’annuale incontro diocesano del Vescovo con i partecipanti ai corsi di preparazione al matrimonio

Separati, divorziati e in nuova unione

Il Servizio diocesano per persone separate, divorziate e in nuova unione da quest’anno sarà attivo in tre sedi: Cremona, Caravaggio, Viadana e proporrà sia incontri di preghiera e riflessione alla luce della Parola di Dio che la possibilità di accompagnamento nel cammino personale di fede e di discernimento della propria situazione, attraverso incontri individuali e di coppia. Il Servizio non sostituisce, ma integra il prezioso lavoro di discernimento che ogni sacerdote svolge con le persone che accompagna nel suo ministero. Per informazioni:  separatiedivorziati@diocesidicremona.it 370 3677183




Nel 2020 la Settimana liturgica nazionale sarà a Cremona

Inizierà lunedì 26 agosto la 70^ Edizione della Settimana Liturgica Nazionale che si svolgerà a Messina  fino a giovedì 29. Nella città siciliana anche una delegazione diocesana guidata dal vescovo Antonio Napolioni con l’incaricato diocesano per il Culto Divino don Daniele Piazzi. La prossima edizione, nel 2020, sarà ospitata proprio dalla nostra diocesi.

Per tradizione la Settimana liturgica è l’unico appuntamento nazionale di formazione liturgica per sua natura rivolto a tutti e non limitato a specialisti e cultori della teologia e della pastorale liturgica; evento che ha ancora un certo riscontro.

La partecipazione è più numerosa e la Settimana è qualitativamente più incisiva dove una Diocesi si mobilita e si lascia interrogare dall’evento per la propria formazione liturgico–pastorale.

La data: di solito si tiene l’ultima settimana di agosto. Da qualche anno dal lunedì pomeriggio al giovedì mattina. Nel 2020 sarà da lunedì 24 a giovedì 27 agosto.

Il tema: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome…» comunità, liturgie e territori. Per la nostra Chiesa potrebbe essere l’occasione di ripensare la prassi liturgica delle comunità cristiane in un momento di riassetto territoriale e di rinnovamento della pastorale, del ruolo dei ministeri laicali, del ruolo dei presbiteri e dei diaconi. Qual è la ricaduta sulla pastorale liturgica e sulla celebrazione del “nuovo” modello di organizzazione ecclesiale territoriale: le unità pastorali? Si intercettano alcune dimensioni liturgiche, che sono anche teologiche e pastorali:

— Cos’è e com’è oggi l’assemblea domenicale e cosa diventerà? E come accompagnare fanciulli, giovani e adulti a maturare il senso di appartenenza all’ecclesia, alla chiesa-assemblea che è epifania della chiesa-comunità di fratelli?

— Quali modalità “nuove” assumerà il ruolo di responsabilità pastorale e di presidenza liturgica dei presbiteri?

— Nuovi ministeri laicali o occasione di maturazione delle ministerialità di sempre, finalmente ispirate all’eucaristia, forma della Chiesa?

— Unità pastorale e domenica, ferialità, anno liturgico, celebrazioni dei sacramenti e delle esequie… Quali criteri?

— Gli stili celebrativi: messa ovunque come si può e finché si può o…?

 




Laboratori della fede per alunni e insegnanti

«Dar tempo ai giovani. Pensare e presentare il Cristianesimo nella scuola»: è questo il tema scelto per il progetto di formazione annuale per gli insegnanti di Religione Cattolica in diocesi. «Prima di iniziare un percorso – commenta don Giovanni Tonani, incaricato per la Pastorale Scolastica – è necessario fare un primo avvicinamento al “fatto cristiano della salvezza”, che si concretizza nella vita di ogni ragazzo». L’invito è dunque quello di tornare a Cristo per scoprire l’origine dell’impegno di essere “dentro la scuola” con il messaggio e lo stile della fede cattolica attraverso una formazione sempre più qualificata. Perciò gli incontri per tutti gli insegnanti affronteranno temi significativi in questo senso: don Massimo Epis, Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, rifletterà sulla domanda essenziale “È ancora possibile credere oggi?”, mentre don Daniele Piazzi, incaricato diocesano di pastorale Liturgica, interverrà in un altro incontro assembleare su “La ragionevolezza della fede: fede pensata e fede celebrata”. «Questi incontri – spiega don Tonani – saranno poi accompagnati da percorsi specifici sul rapporto tra la fede annunciata e le forme d’arte (musica e letteratura in particolare) pensati per fasce d’età». Percorsi che si affiancano agli incontri di formazione per educatori sui linguaggi emotivi condivisi con gli altri uffici dell’Area Giovani, e agli approfondimenti di carattere teologico dedicati alla costituzione conciliare “Dei Verbum”.

«Quest’anno vorremmo porre in primo piano – spiega ancora l’incaricato diocesano – una nuova pastorale scolastica con gli studenti: per questo proporremo durante l’anno alcune iniziative culturali mirate per i vari livelli scolastici». Alle scuole primarie sarà proposta la mostra “Con gli occhi di Marcellino”, ispirata dal libro e dal film “Marcellino pane e vino”; in occasione del Salone dello Studente sarà poi riproposto il progetto “Maninarte”, in cui alcuni istituti superiori metteranno a disposizione le proprie competenze per avvicinare i ragazzi delle scuole medie ad opere del patrimonio artistico diocesano; infine in Quaresima la mostra “C’è qualcuno che ascolta il mio grido”, già presentata al Meeting di Rimini, ispirata al libro di Giobbe.

Un percorso dunque che vuole coinvolgere più da vicino gli studenti, ma che chiama in causa la scelta di vita degli insegnanti: «Il docente di religione – osserva don Tonani – è ancora visto come una figura attenta e vicina ai bisogni dei ragazzi, ma nella pastorale scolastica i protagonisti devono essere tutti gli insegnanti cattolici, non solo quelli dell’Irc. Il rischio di scollegare la vita professionale dalle scelte di fede esiste. Le associazioni cattoliche di settore aiutano, ma è uno sforzo che dobbiamo fare insieme». Ecco perché sono rivolte a tutti le proposte diocesane di spiritualità che scandiscono l’anno scolastico: dalla Giornata diocesana della scuola con il vescovo (15 settembre) al pellegrinaggio mariano al Santuario della Fontana di Casalmaggiore (30 maggio).

Ci sono poi i momenti dedicati alle scuole paritarie (come la via Crucis in Cattedrale durante la Quaresima): «Gli istituti di ispirazione cattolica sono disseminati sul territorio – spiega don Tonani – e il tentativo che vorremmo avviare è quello di armonizzare il loro lavoro attraverso un dialogo proficuo. Il livello raggiunto negli istituti paritari cattolici è molto alto e la nostra offerta formativa vuole essere davvero per tutti, pur nella conferma della ispirazione cristiana che li distingue inserendoli a tutti gli effetti dentro la vita ecclesiale della nostra diocesi».

 

In Quaresima

Tradizionale Via Crucis organizzata dalle scuole paritarie della città in Cattedrale con il Vescovo

Dirigenti scolastici

Venerdì 3 aprile 2020 il vescovo Napolioni parteciperà all’annuale incontro con i Dirigenti scolastici

Pellegrinaggio

Si terrà sabato 30 maggio 2020 il pellegrinaggio promosso dall’ufficio di Pastorale scolastica al Santuario della Fontana di Casalmaggiore




Animatori degli oratori al lavoro per costruire il “cortile dei sogni” (VIDEO)

Si conclude oggi, lunedì 25 agosto, la due giorni di “scuola animatori” organizzata dall’Ufficio di pastorale Giovanile presso il Seminario di Cremona, che ha visto la partecipazione di animatori provenienti da tutte le zone della diocesi per un appuntamento ideato per fornire strumenti e abilità sempre più mature e consapevoli da mettere al servizio della vita in oratorio.

Animazione, teatro, sport, condivisione… Laboratori, workshop e moduli formativi hanno scandito le tappe di questi due giorni vissuti dai ragazzi con grande partecipazione e in un clima di amicizia in cui si è vissuta anche la notte sotto le stelle, preceduta dal saluto del vescovo Antonio che ha voluto far sentire la propria vicinanza agli adolescenti e all’impegno per il futuro dell’oratorio come luogo di educazione cristiana. «Si è guardato all’oratorio invernale, per aiutare gli oratori nel loro cammino ordinario» ha spiegato don Paolo Arienti, incaricato della pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi.

Una nuova sfida da affrontare con la forza di una tradizione lunga e ricca di frutti buoni, ma anche con strumenti nuovi, adatti al cambiamento dei tempi. Per questo la scuola animatori torna come un appuntamento prezioso, anche alla vigilia dell’anno dedicato al “Cortile dei sogni”, un percorso di riflessione, ascolto e rilancio sul territorio della missione dell’oratorio nella Chiesa e nella società di oggi (e di domani).

 




Caravaggio saluta don Giovanni Amigoni, «prete dell’essenziale» (audio e foto)

La chiesa parrocchiale di Caravaggio, gremita fino all’ultimo posto, si è riunita in preghiera per l’ultimo saluto a monsignor Giovanni Amigoni, sacerdote che per 15 anni ha svolto il ministero di parroco proprio nella comunità dei santi Fermo e Rustico, deceduto nei giorni scorsi all’età di 86 anni.

Insieme al vescovo emerito Lafranconi e alle rappresentanze delle autorità civili, tanti i confratelli del presbiterio diocesano che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto salutare e ringraziare all’inizio della celebrazione esequiale dinanzi ad un’assemblea «composita», che ha idealmente riunito le comunità di Misano – parrocchia natale – Regona, Soresina, Fontanella e Caravaggio, dove don Giovanni ha prestato servizio: «Tanti legami, il più forte dei quali – permettetemi – credo sia quello con il presbiterio, con la famiglia presbiterale generata da questo altare. Non solo sfondo di colleghi ma compagnia sacramentale»

L’omelia di monsignor Napolioni ha preso avvio dalla lettura di un passaggio del testamento spirituale di don Giovanni, scritto dieci anni fa: un ringraziamento a Dio per la fede trasmessa dai suoi «meravigliosi genitori», per la vocazione sacerdotale, per le comunità che i suoi vescovi gli hanno affidato.

«Anche noi – ha commentato il Vescovo – dobbiamo cominciare sempre ogni giornata, ogni ragionamento, ogni discussione, ringraziando Dio. Con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa». Come insegnano le parole di don Giovanni. «Una figura che non spicca per niente di speciale, se non per la fedeltà nel Signore e nella sua gente», ha sottolineato ancora il celebrante, ricordando il sacerdote come «un prete dell’essenziale: coglieva che la vera identità di un uomo di Dio non è quella del paese, della zona, della lingua ma è quella del Vangelo…».

Di quel Vangelo – come significativamente espresso dal brano della liturgia del giorno – in cui Gesù annuncia il “comandamento dell’Amore”: «Il comandamento decisivo che non passa di moda: riconosciamo che Lui può riempire d’amore tutte le nostre esperienze».

Il comandamento su cui saremo giudicati, ha aggiunto monsignor Napolioni volgendo lo sguardo al ministero sacerdotale e alle fatiche che anche don Giovanni avrà incontrato: «Ciò su cui saremo giudicati dal Signore, non sarà soltanto sull’essere stati affezionati ai “nostri”. Non saremo giudicati su come siamo stati caravaggini o misanesi, bergamaschi o marchigiani… Ma su come saremo stati cristiani, uomini e donne, figli di Dio, fratelli di ogni uomo e ogni donna che Dio ci mette sulla strada».

Un compito gravoso che non mette al riparo dalle difficoltà e dai timori: «Timore non del giudizio umano, ma il timore di allontanarsi dalla strada del Vangelo, a servizio del Signore e del popolo. Per questo mi è piaciuto il testamento asciutto di una vita sacerdotale lunga e laboriosa come quella di don Giovanni. Lo custodiremo nella memoria – ha concluso – e guardiamo avanti perché ora tocca a noi. Non è una foglia in meno su una pianta che rischia di diventare spoglia, ma un passo in più verso il traguardo verso cui tutti siamo indirizzati: il regno di Dio».

Ascolta qui l’omelia di mons. Napolioni

Al termine della celebrazione un sincero e spontaneo applauso dell’assemblea ha accompagnato l’uscita del feretro, prima del tragitto verso il cimitero di Misano dove don Giovanni è stato sepolto.

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Un ponte di fraternità con Salvador de Bahia, cinque giovani cremonesi in Brasile con don Ferretti (gallery)

Una garanzia di continuità e una compagnia che può essere occasione di confronto per maturare nuove intuizioni, oltre a garantire anche una maggiore sicurezza personale. Per don Emilio Bellani, sacerdote castelleonese fidei donum in Brasile da nove anni, sono queste le aspettative in vista dell’arrivo a Salvador de Bahia di un altro prete cremonese, don Davide Ferretti che partirà a ottobre, quest’anno Mese Missionario Straordinario. Don Davide non sarà totalmente sconosciuto ai parrocchiani brasiliani. Accompagnato da alcuni giovani cremonesi, infatti, il sacerdote ha già fatto lì due esperienze missionarie.

L’ultima gli scorsi luglio e agosto con cinque giovani: Chiara Allevi, Diego Donnarumma, Andrea Lava, Gloria Manfredini e Matteo Righetti. «I giorni a Salvador sono stati intensi – raccontano i ragazzi -. Abbiamo vissuto in una realtà totalmente diversa dalla nostra, con codici di comportamento che abbiamo dovuto conoscere a poco a poco. Il linguaggio del sorriso e degli abbracci è però universale. Tutti, dai bambini agli adulti che frequentano la parrocchia solo sporadicamente, ci hanno accolti come se fossimo di famiglia. Abbiamo guadagnato fratelli, sorelle e tanti, tantissimi amici che non dimenticheremo mai».

E chissà che non possano ritornare. Due dei ragazzi del gruppo di quest’anno – Gloria e Chiara – infatti sono state e a Salvador anche l’anno scorso e non escludono di tornare anche l’anno prossimo: «Ormai possiamo dire di avere due case. Tornare a Salvador è stato come essere riaccolti in una grande famiglia».

Il vescovo Napolioni conferirà il mandato a don Ferretti durante la veglia missionaria che sabato 19 ottobre si svolgerà nella Cattedrale di Cremona coinvolgendo tutte le zone pastorali.

È un vero e proprio gemellaggio quello che sta consolidandosi tra l’arcidiocesi brasiliana – e nello specifico la parrocchia di Cristo Risorto – e la Chiesa cremonese. Le basi, che erano state poste nel 2017 con il viaggio del vescovo Napolioni a Salvador, vengono consolidate ora con la presenza anche di don Ferretti e l’impegno dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria, diretto da don Maurizio Ghilardi, a predisporre uno stretto collegamento transoceanico.

«Si tratta di un progetto di cui stiamo ponendo le fondamenta – spiega don Ghilardi – e attraverso il quale vogliamo creare le condizioni perché partano anche dei laici, eventualmente anche delle famiglie e i nostri seminaristi, in modo tale che l’esperienza missionaria diventi sempre più quotidiana per la nostra Chiesa». Ma l’obiettivo non è solo offrire le condizioni per nuove partenze: «Dobbiamo creare un’apertura mentale verso culture diverse. Viviamo una situazione sociale dove la diversità culturale diventa quasi un limite, un difetto. Noi, invece, vogliamo la Chiesa sappia andare oltre questo che pare essere un problema e che in realtà è una grande ricchezza».

La parrocchia di Cristo Risorto si trova nella favela di Salvador, capitale dello Stato di Bahia e principale teatro della cultura afro-brasiliana, nota al mondo per essere stata la città brasiliana ad avere importato più schiavi dall’Africa per le piantagioni di canna da zucchero. Fondata nel 1549, Salvador è stata la prima capitale del Brasile e i fasti di quell’investitura si notano ancora nell’eleganza dei suoi edifici e nell’imponenza delle sue chiese in stile barocco, in netto contrasto con la vita delle favelas. È proprio qui che si trova la parrocchia di Cristo Risorto, fondata una trentina di anni fa grazie a un progetto dell’Avsi (parte integrante dell’esperienza della Compagnia delle opere nel mondo) per dare una migliore qualità di vita alle famiglie che vivevano in vere e proprie palafitte costruite dentro il mare, perché non c’era più terreno libero. Il progetto ha portato alla costruzione di un vero e proprio quartiere, nel quale è stata incastonata la nuova chiesa. Un’area di circa 35mila abitanti, in prevalenza sono discendenti degli schiavi portati dall’Africa, che vivono in condizioni davvero precarie.

Dal punto di vista religioso la presenza nella favela è per lo più pentecostale ed evangelica, con i cattolici che sono circa il 30 per cento. La parrocchia – che ha nove chiese sparse sul territorio – è una comunità giovane, vivace e ben organizzata, dove i laici giocano un ruolo determinante.

A guidare la parrocchia è proprio don Emilio Bellani che guarda oggi con ottimismo questo “gemellaggio” con la diocesi di Cremona anche pensando al futuro, alla continuità. Gli ulteriori passi sono da costruire giorno dopo giorno. Mettendo in conto anche di stravolgere i progetti. Unico punto fermo, per ora, sono l’amicizia e la volontà di rafforzare la collaborazione pastorale, testimoniata dalla visita che il vescovo Napolioni farà nuovamente a Salvador de Bahia a metà novembre.

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Il “Cortile dei sogni” per un oratorio che ha ancora qualcosa da dire (audio e foto)

«Il cortile dei sogni è quello che siamo invitati a costruire: non un progetto che ci piove addosso, ma un desiderio da portare nel cuore». La riflessione del vescovo Antonio Napolioni ha aperto l’assemblea degli oratori che si è svolta giovedì presso il Seminario di Cremona.

Commentando la prima parabola del capitolo 15 del vangelo di Luca, il Pastore della Chiesa cremonese ha posto l’accento sulla «missionarietà che l’esperienza oratoriana deve portare con sé: il cortile dei sogni deve aprire delle porte, mettersi in movimento, andare verso l’altro per accoglierlo», e ha invitato ciascuno a «sognare, vivere e amare con questa finalità, perché l’esigenza di ogni cristiano dovrebbe essere quella di comunicare la bellezza e la verità del Vangelo».

Alle parole del Vescovo ha fatto seguito l’intervento di don Paolo Arienti, responsabile della Pastorale giovanile diocesana e della Federazione oratori cremonesi. «Ripartire dall’oratorio – ha evidenziato Arienti – significa non soffermarsi sui problemi, o sulle constatazioni ormai consuete, ma credere che l’oratorio abbia ancora qualcosa da dire alla pastorale giovanile se si allea con altre agenzie educative del territorio».

A dare un ulteriore spunto di riflessione è stata la provocazione proposta da Mattia Cabrini, educatore e collaboratore della Federazione oratori. «Quello del cortile è un progetto, un sogno che coinvolge tutta la diocesi di Cremona – ha spiegato Cabrini – e che punta a realizzarsi attraverso un metodo ben preciso, che sostenga e accompagni tutta la vita dell’oratorio: il tempo». La progettualità è essa stessa una dinamica che richiede lungimiranza, non immediatezza, infatti «l’educatore deve essere capace di aspettare senza aver la brama di prendere e portare con sé, di portare la propria testimonianza di appartenenza a una realtà, quella dell’oratorio, che è innanzitutto condivisione e cammino da non affrontare in solitudine».

Affinché tutto ciò che è stato messo in evidenza dai tre interventi sia possibile, la Diocesi di Cremona, insieme all’Ufficio di pastorale giovanile, metterà a disposizione delle parrocchie alcuni strumenti utili per costruire e realizzare quei sogni di cui si è tanto parlato: proposte vocazionali, occasioni di formazione e sostegno economico per le comunità che vorranno avvalersi di figure educative qualificate.

L’anno oratoriano, dunque, è ufficialmente iniziato e, da sogno quale è, chiede di non essere dimenticato e messo da parte, ma, anzi, spinge ciascuno a impegnarsi e a lavorare per far sì che si realizzi.

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Un’ecologia della relazione per una società più giusta

L’attuale contesto storico richiede alla Chiesa di riproporre con forza una missione anche di tipo culturale, che aiuti a ragionare con la testa più che con la pancia. Ne è convinto Sante Mussetola, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, che individua anche la strada da seguire: la Dottrina sociale della Chiesa. «Sono queste – afferma – le “armi” che abbiamo a disposizione per combattere il populismo fatto di luoghi comuni che troppo spesso rischiano di dipingere una realtà assai differente da quella riscontrabile nei fatti».

Quasi parafrasando la Laudato si’, Musstola parla di «ecologia della relazione» come prospettiva che anche a livello diocesano deve trovare concretezza. Alla base di ogni relazione deve esserci una reciproca considerazione, evitando che ogni confronto sia motivo di lite. «In questo senso un primo passo – auspica Mussetola – dovrebbero farlo anzitutto gli organi di stampa e la tv, rivedendo in questa ottica i propri palinsesti».

Ma tocca sicuramente a ciascuno – e soprattutto a ogni cristiano – fare la sua, a cominciare dal proprio piccolo. Con questa consapevolezza, l’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, anche per l’anno pastorale 2019/2020, si mette a disposizione di zone pastorali e parrocchie per occasioni di formazione in cui scuotere le coscienze e spingere a vivere la propria partecipazione al bene comune. «Punto di partenza – chiarisce Mussetola – è sicuramente la lettera enciclica Laudato si’ di papa Francesco sulla cura della casa comune. Ma non può essere dimenticato neppure un secolo abbondante di storia, nel quale i cattolici hanno offerto un notevole contributo alla società italiana: un esempio di convivenza che stride rispetto ai contrasti che viviamo oggi».

La Laudato si’, insieme anche a Evangelii gaudium e Caritas in veritate, senza tralasciare neppure la Centesimus annus di Giovanni Paolo II, sono i punti di partenza di un processo di confronto e dialogo che vuole far diventare le associazioni ecclesiali sempre più protagoniste, con un coinvolgimento che deve riguardare anche imprese e lavoratori.

E la speranza, anche motivo dell’imminente nascita a Cremona del nuovo campus dell’Università Cattolica del S. Cuore, è poter riattivare quel percorso di alta formazione per l’impegno socio-politico – promosso dall’Ufficio diocesano in sinergia con l’ateneo fondato da padre Gemelli – che in passato ha coinvolto numerosi giovani oggi impegnati nell’ambito amministrativo.

Nel calendario dell’anno ci sono poi le scadenze ormai consolidate.

Giornata del Creato

Nel contesto della Giornata per la custodia del Creato, dal 1° al 15 settembre ogni zona pastorale è invitata a promuovere un evento con il sostegno del gruppo Laudato sì’, afferente all’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale

Incontro politici

La prima domenica di Avvento torna l’annuale incontro del Vescovo con i rappresentanti del mondo della politica, del sociale, dell’economia e dell’associazionismo. Proseguendo nell’idea di un evento itinerante per la diocesi, l’evento si terrà il 1° dicembre alle 9.30 a Pizzighettone, nella cerchia muraria

Messa per il lavoro

Venerdì 1 maggio 2020 il vescovo Antonio Napolioni presiede la Messa per il mondo del lavoro, presso un’attività produttiva del territorio diocesano: l’azienda agricola “Corte Granda” di Pessina Cremonese




Apertura dell’anno pastorale: «Il dono e la responsabilità di fare comunità oggi» (VIDEO e FOTO)

«Cosa significa fare comunità oggi?». Con questa domanda cruciale la teologa cremonese Isabella Guanzini, ha iniziato ieri l’intervento che ha introdotto il Convegno diocesano di apertura dell’anno pastorale. Nella sua riflessione la studiosa, docente di Teologia fondamentale all’Università di Graz (Austria), autrice di libri di successo come il saggio “Tenerezza. La rivoluzione del potere gentile”, ha approfondito il tema proposto da Vescovo Napolioni, tratto da un passaggio del “discorso comunitario” (Matteo 18): «Dove sono due o tre…».

Il video integrale della relazione della prof. Guanzini

 

«La comunità come dono e come compito – ha spiegato Isabella Guanzini -, ecco il tema di oggi». Un tema sviluppato nella ricerca della risorsa che la comunità cristiana può rappresentare per la società di oggi. «Il mio punto di partenza – ha aggiunto – è la considerazione del Cristianesimo come qualcosa che non è proprietà di nessuno, ma che è a disposizione di tutti».

Con questa prospettiva la comunità diventa il luogo e la forma in cui l’esperienza cristiana può farsi significativa nel tempo della digitalizzazione, della performance e della frenesia del fare, se conduce «a un’esperienza di riconciliazione con se stessi e con gli altri».

Così mentre – ha proseguito nella sua riflessione la teologa cremonese – «la risorsa insostituibile delle Chiese è in primo luogo quella di aprire in continuazione la domanda sul senso, sul significato ultimo della nostra esistenza», la comunità è chiamata a «farsi carico dell’orientamento della società senza trasformarsi in un’agenzia moralistica di mera imposizione del tempo».

«Ecco allora una responsabilità e un compito per la comunità che viene – ha sottolineato in un altro passaggio significativo –

essere fonte di esperienze capaci di risvegliare una sensibilità per il senso, anche attraverso l’intensità di legami umani reali che nascono e crescono intorno a una tavola, attraverso conversazioni fra amici o nella lettura comune della Parola».

Legami e relazioni che aprono alla relazione con l’altro e dunque alla vocazione universale della Chiesa, chiamata alla sfida di trovare e custodire un equilibrio «tra i suoi carismi interni, la sequela del Vangelo che nel’identità, e lo spazio pubblico».

«La comunità cristiana – ha aggiunto – resterà una risorsa se sarà capace di offrire qualcosa di comprensibile a tutti».

Per questo l’invito di Isabella Guanzini è quello a non guardare “l’esterno” come a qualcosa da cui difendersi o contro cui avviare una «guerra culturale», ma a opporre una «resistenza nei confronti di chi tende a fare dell’annuncio di salvezza per tutti, qualcosa di proprio, persino da usare contro gli altri».

Da qui verso la conclusione in cui la teologa propone una vera e propria «apologia della differenza», come elemento costitutivo della comunità che trova la sua «risorsa imperdibile oggi nell’accoglienza dell’altro».

«Grazie a questa fondamentale apertura – ha concluso – la comunità cristiana può essere una grande risorsa: perché diviene lo spazio in cui cala ogni maschera – questo è il momento assoluto della croce – e, nell’accoglienza reciproca, per quello che si è, la vita può risuonare ogni volta nella sua sovrabbondanza».

Il testo completo della relazione di Isabella Guanzini (.pdf)

 

Gruppi di lavoro

Dopo la relazione di Isabella Guanzini, il pomeriggio del convegno pastorale diocesano è proseguito con la suddivisione dei partecipanti in quattro laboratori di gruppo caratterizzati da alcune testimonianze significative rispetto al fare comunità. Il primo gruppo, affidato all’area «In ascolto dei giovani», ha riflettuto sul tema del rapporto tra diverse generazioni. Ad aprire il laboratorio le testimonianze di don Franco Sudati, parroco di Calvenzano, ed Emanuele Bergami, educatore professionale impegnato nell’oratorio, che si sono confrontati sulla relazione con il mondo giovanile, portando esempi concreti. Dopo gli interventi è stato il responsabile dell’area don Paolo Arienti a porre le domande che hanno provocato il dibattito.
Suor Luisa Ciceri delle Adoratrici di Rivolta d’Adda e Gabriele Panena hanno animato invece la proposta del gruppo dell’area «Comunità educante famiglia di famiglie» coordinata da don Enrico Trevisi, sul significato di fare comunità «tra diverse vocazioni e ministeri». «Facciamo esperienza di comunione – osserva suor Luisa – partendo dalla dignità di figli che ci accomuna tutti e che si esprime nella vocazione di ciascuno: i sacerdoti che offrono la vita, i laici che testimoniano la presenza del Signore nella quotidianità, i consacrati che indicano con la loro vita l’oltre che dà significato a tutto». Un «noi», ha sottolineato anche Giusy Biaggi della Cooperativa Nazareth, relatrice nel gruppo affidato all’area pastorale «Nel mondo con lo stile del servizio», che si è confrontata sul rapporto «tra Chiesa e società, nel territorio». L’operatrice ha riflettuto sull’esperienza dell’impegno civico attraverso alcuni passaggi chiave: «L’accorgersi dei bisogni, il farsene carico attraverso azioni concrete da ricercare come una comunità che risponde in senso civico, laicale, raccogliendo anche le vocazioni personali». Nel laboratorio sul fare comunità «tra diverse parrocchie e gruppi» l’intervento del vescovo Napolioni che ha portato la propria testimonianza.

Dopo i lavori di gruppo la conclusione della giornata di convegno diocesano con la preghiera dei Vespri nella chiesa del Seminario. Domenica 22 settembre, il pellegrinaggio diocesano al Santuario di Caravaggio. La locandina del pellegrinaggio

 

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Il sogno dell’oratorio continua

Torna il 25 e 26 agosto l’appuntamento con la “Scuola animatori di Oratorio” per i ragazzi delle superiori desiderosi di approfondire le competenze e la passione del servizio in Oratorio. Un momento importante che guarda già ad un anno speciale per i nostri oratori, chiamati a guardarsi e ripensarsi con il progetto del “Cortile dei Sogni”, uno dei passaggi più significativi dell’anno pastorale che inizia (leggi QUI il Messaggio del Vescovo per l’anno oratoriano).

La questione non è tanto quella di immaginare un nuovo modello di oratorio che possa soppiantare quello che ha cresciuto generazioni di ragazzi nelle parrocchie della nostra diocesi. Semmai si tratta di ripartire da quella grande eredità per adattarla a un tempo che cambia: nella società e nella cultura, ma anche nelle forme di aggregazione sociale, nelle articolazioni territoriali, nel rapporto con la fede cristiana.

Così nasce su iniziativa dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile l’idea del Cortile dei sogni. A spiegare di cosa si tratta è l’incaricato don Paolo Arienti: «Un percorso di revisione, ripensamento e alleanza sugli oratori della nostra diocesi, che vogliamo affrontare insieme per aiutarci a custodire e far crescere il sogno dell’oratorio».

Un sogno che ha radici profonde, ma che attraversa anche un periodo di travaglio da prendere sul serio, grazie a quella che don Paolo definisce «una verifica sincera» della situazione in diocesi.

Una verifica da condividere e da declinare nelle diverse esperienze delle zone e delle parrocchie di un territorio ricco e complesso, ma che trova un punto fermo da cui partire: «Noi desideriamo educare. La diocesi non arretra sulla volontà di accompagnare la crescita delle nuove generazioni in termini sempre più efficaci, sereni ed evangelici».

Il percorso del Cortile dei sogni si articolerà durante l’anno pastorale in tre tappe: la prima, locale, chiederà alle parrocchie e alle unità pastorali in almeno due incontri (tra novembre e dicembre 2019) pensati come occasione per immaginare percorsi condivisi che possano sostenere esigenze, potenzialità e fragilità dei singoli oratori; la seconda tappa sarà quella zonale (prevista per gennaio-febbraio 2020) in cui saranno convocate assemblee nelle cinque zone pastorali per dare la possibilità agli oratori di incontrarsi e raccontarsi, riconoscendo alleanze significative sul territorio e interrogandosi sul futuro insieme; infine un appuntamento diocesano di confronto e sintesi sugli strumenti della Pastorale giovanile.

«Quello che desideriamo – spiega ancora don Paolo – è affrontare le fragilità del modello oratoriano: fragilità interne legate alla mancanza di risorse educative, alla nascita di nuove unità pastorali e alla diminuzione del numero di preti giovani dedicati alla pastorale giovanile; ma anche fragilità esterne che arrivano dai cambiamenti culturali e dalla crisi di un’alleanza che anni fa era data per scontata tra i canali di socialità e i percorsi di iniziazione cristiana».

Oggi l’oratorio non ha più il monopolio educativo, ma diventa sempre più una scelta educativa. Il Cortile dei sogni si propone di affrontare questa nuova sfida: «Dobbiamo prima di tutto – riflette l’incaricato diocesano – disinnescare un certo senso di colpa, o la paura di fallire, che ci blocca di fronte alle esigenze del cambiamento, a fronte di un panorama mutato. Mi spiego: è inutile continuare ad aprire l’oratorio alle 14.30 se so che ormai i ragazzi sono a scuola tutti fino alle 16… Vorremmo proporre non una teoria, ma un’esperienza di resilienza». Che prova ad aprire nuove prospettive tutte da scoprire, ma che guardano in una direzione precisa: «Quella delle alleanze: pensiamo che quelle cose che sembra non siamo più capaci di fare, le possiamo fare insieme».

 

Esercizi spirituali

Presso l’eremo di Montecastello a Tignale (BS), dal 6 all’8 marzo 2020 l’appuntamento per gli esercizi spirituali quaresimali rivolti ai giovani

Grest 2020

Saranno due i momenti di presentazione del progetto estivo: ai responsabili (il 23, 25 e 26 marzo 2020) e agli animatori (il 25 e 26 aprile 2020)

Veglia delle Palme

Il consueto appuntamento per i giovani con il vescovo Antonio presso il Palasport di Cremona è in programma sabato 4 aprile 2020

Adolescenti

Dal 13 al 15 aprile 2020 torna la proposta di pellegrinaggio diocesano per gli adolescenti, quest’anno la meta scelta è Assisi

Cresimandi-cresimati

Sabato 16 maggio 2020 il vescovo Antonio incontrerà i cresimandi e i cresimati dell’anno per un momento di riflessione e preghiera