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Il Vescovo: «Il progetto di Dio non è dividere il mondo con steccati ma collegarlo con ponti»

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata dalla Chiesa dal 1914, il vescovo di Cremona Antonio Napolioni nel pomeriggio di domenica 29 settembre ha presieduto l’Eucaristia nella chiesa di Santa Maria Annunciata, nel quartiere Boschetto di Cremona.

La scelta di vivere questa ricorrenza nell’unità pastorale Boschetto-Migliaro è stata dettata dal fatto che proprio qui le comunità anglofone e francofone della città si ritrovano a pregare e dove ormai si sono creati legami con la comunità parrocchiale.

Papa Francesco per la Giornata di quest’anno ha scelto il tema “Non si tratta solo di migranti” per mostrare i punti deboli della cultura dominante e assicurare che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo o un nuovo arrivato.

La celebrazione eucaristica è stata animata dagli abiti colorati delle differenti tradizioni nazionali e dai canti gioiosi delle comunità provenienti da diversi Paesi: Romania, Costa d’Avorio, Congo, Nigeria e Ghana. Anche le letture e le preghiere sono state proclamate, oltre che in lingua italiana, anche in lingua francese, inglese e rumena.

Diversi i preti concelebranti: tra loro don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale dei migranti, il cappellano della comunità romena di Cremona don Anton Jicmon, alcuni sacerdoti africani e il neo direttore della Caritas don Pierluigi Codazzi.

Durante l’omelia il  Vescovo ha voluto ricordare come: «Anche in Italia si rischia di scatenare guerre tra poveri quando si ritiene che qualche migliaio di uomini, donne e bambini che arrivano attraversano il mare o per altre vie mettano in pericolo la sicurezza, la salute e la serenità di un popolo di sessanta milioni di abitanti quando invece voi dimostrate che, superata la prima fase, avete saputo inserirvi, impegnarvi, dialogare, integrarvi senza abbandonare il vostro orgoglio, le vostre radici culturali e religiose come oggi ci mostrate con la vostra presenza, con i vostri abiti e i vostri canti».

E proseguendo nella riflessione mons. Napolioni ha esortato tutti quanti: «Il progetto di Dio non è dividere il mondo con steccati ma collegarlo con ponti e la sfida diventa spirituale: chi può farlo? Nel salmo abbiamo cantato che il Signore protegge i forestieri, gli stranieri: il Signore ha scelto di fare quest’opera con la nostra collaborazione e non manda gli angeli dal cielo a salvare chi è su un gommone nel mare, ma manda uomini e donne, manda i popoli vicini, manda chi ha responsabilità e chi ha coscienza, chi rischia di persona e chi deve poi rendere conto del perché l’ha fatto». È dunque per questo motivo che «È giusto partire, è giusto intercettare chi ha bisogno, è giusto rispettare le leggi ed è giusto costringere la comunità a fare leggi ancora più giuste, ancora più attente al bene di tutti. Il Signore ci chiede, insomma, di diventare una comunità!».

Al termine della celebrazione presso l’oratorio parrocchiale è stato organizzato un rinfresco etnico con i cibi provenienti da tante parti del mondo portati dalle diverse comunità nazionali presenti.

Photogallery

 

Nella chiesa del Migliaro una Messa senza confini




Migranti, non solo una questione di sicurezza. Convegno al Centro Pastorale (audio e video)

Nell’ambito delle iniziative diocesane legate alla Giornata del migrante e del rifugiato si è svolto presso il Centro Pastorale il convegno promosso da Caritas diocesana e Ufficio Migrantes che riprende il tema proposto da Papa Francesco: «Non si tratta solo di migranti». Ad intervenire sul tema l’avvocato Giulia Vicini dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che ha spiegato gli effetti che le ultime azioni legislative messe in atto dal precedente Governo (i cosiddetti decreti Sicurezza) sulla vita dei migranti e sulla società italiana.

«Oggi – ha sottolineando introducendo la sua relazione – in Italia l’opinione pubblica percepisce una presenza degli stranieri 3,5 volte superiore rispetto ai numeri reali. Questa percezione distorta porta i legislatori a proporre leggi restrittive, ma l’immigrazione – aggiunge – è un fenomeno strutturale, non è da trattare ancora come un’emergenza ». Così nel suo intervento l’avvocato affronta alcuni dei passaggi legislativi che più hanno prodotto effetti restrittivi sui diritti dei cittadini stranieri sul territorio italiano e in particolare dei richiedenti asilo.
La domanda che la relatrice pone come riferimento del proprio discorso riguarda «la reale efficacia di queste politiche restrittive».
Non dunque soltanto una ricaduta culturale sulla percezione diffusa del fenomeno migratorio e sulla presenza di cittadini stranieri, ma una rassegna puntuale di restrizioni concrete. A cominciare dalla chiusura dei porti che (unita al decreto che penalizza i salvataggi e agli accordi con la Libia), ha quasi azzerato gli arrivi via mare, ma – osserva la relatrice – «comprime diritti di persone che fuggono situazioni di guerra e disagio reale. Una misura aggravata dalla compressione delle forme di protezione internazionale garantite dai centri di accoglienza». L’avvocato Vicini fa riferimento alla soppressione del sistema di integrazione dello Sprar che ha portato a revoche dei diritti di cittadinanza: «Revoche che tuttavia – spiega però– sono state tutte annullate dal Tar, che valuta come illegittima la possibilità di fare norme restrittive retroattive». Tra le altre misure “a rischio illegittimità” è la norma che impedisce ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe del Comune di residenza: «Questo crea difficoltà ulteriori: dall’apertura di un conto bancario all’iscrizione ai centri per l’impiego fino all’accesso ai servizi sanitari… Non a caso una norma su cui si esprimerà la Corte Costituzionale».

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Intanto però ad indebolirsi e la capacità di integrazione del sistema di accoglienza e del tessuto sociale: «Che l’integrazione non sia possibile è una grande menzogna – afferma Giulia Vicini –. Circa il 60% degli stranieri residenti in Italia ha un permesso di soggiorno di lungo periodo che richiede un lavoro, la conoscenza della lingua e una residenza. Il passaggio successivo è quello della cittadinanza, ma anche in questo caso le ultime iniziative legislative hanno creato limitazioni e discriminazioni»
«L’esperienza di altri Paesi – conclude l’avvocato con un riferimento in particolare al caso danese – dimostra che a una contrazione dei diritti di una parte di cittadini si lega ad un aumento generale della micro–criminalità». Un altro punto che alimenta i dubbi sulla reale efficacia di un approccio politico che limita la gestione del fenomeno migratorio ad un fatto di sicurezza.

Al termine dell’intervento l’assessore Rosita Rosa, portando i saluti dell’Amministrazione Comunale, ha portato l’esperienza della gestione in ambito locale, e – a seguire – alcuni gruppi parrocchiali (Castelverde, Cristo Re e Boschetto) hanno portato testimonianze concrete di come le comunità cristiane possano mettersi a disposizione per l’integrazione, aprendo le porte e il cuore alle persone e alle storie di stranieri, rifugiati e richiedenti asilo sul territorio.

 

 

L’intervento dell’avvocato Giulia Vicini

L’intervento dell’assessore Rosita Viola

L’intervento di Pinuccia Fieschi (UP Castelverde)

L’intervento di don Enrico Trevisi (parr. Cristo Re – Cremona)

L’intervento di Paola Azzoni (parr. Boschetto)

 




Giornata del migrante e del rifugiato: sabato convegno e domenica Messa con il Vescovo

In occasione della 105esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, dal titolo “Non si tratta solo di migranti”, gli Uffici pastorali Migrantes e Caritas della Diocesi di Cremona organizzano nella mattina di sabato 28 settembre, dalle 9, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona (via Sant’Antonio del Fuoco 9A), un convegno diocesano che proporrà l’intervento dell’avvocato Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi).

Il convegno è aperto a tutti e in special modo a coloro che nelle comunità cristiane si occupano di accoglienza, integrazione e aiuto concreto in situazioni di precarietà, come la distribuzione di generi alimentari o abbigliamento. A seguire la testimonianza di alcuni rappresentanti delle parrocchie della diocesi di Cremona che vivono l’esperienza dell’accoglienza di profughi richiedenti asilo.

«La cultura dominante del sospetto, la non chiarezza delle leggi, la difficoltà ad ammettere i nostri errori politico-amministrativi verso quei Paesi che stanno cercando di emergere e di avere una vita migliore, la non sempre facile via dell’integrazione (che non solo va proposta da parte nostra ma va anche accettata da parte di chi arriva) – afferma don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano Migrantes – corrono il rischio di farci interpretare la persona del migrante solo come elemento di disturbo per l’intera società. È vero, le fatiche da superare non sono poche, per tutte le parti in causa, ma l’opacità istituzionale, anche a livello europeo, non favorisce di certo quei processi che anche la Chiesa, insieme alle altre agenzie di accoglienza, insistentemente desidera progettare e realizzare, a beneficio di tutti».

Domenica 29 settembre, alle 16, presso la chiesa parrocchiale del Boschetto (Cremona), il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia alla presenza delle comunità cattoliche straniere risiedenti sul territorio diocesano.

Entrambi gli appuntamenti intendono offrire una opportunità di riflessione e preghiera affinché in modo concreto i migranti possano trovare accoglienza, accompagnamento e integrazione nelle comunità cristiane.

Locandina




Annullato per maltempo il musical sulla vita di Mosé a Caravaggio

E’ stata annullata la rappresentazione del musical sulla vita di Mosé che era prevista come conclusione del pellegrinaggio diocesano al santuario di Caravaggio domenica 22 settambre. La decisione è stata presa in via precauzionale a causa delle previsioni di maltempo sulla zona per la serata.

Lo spettacolo “Moses – Vedrai miracoli, se crederai”, allestito dal Gruppo Dirottateatro dell’Oratorio di Castelleone è già stato rappresentato due volte presso la sala della Comunità Giovani Paolo II di Castelleone in occasione della festa dell’oratorio della scorsa settimana, ottenendo un vasto consenso di pubblico e giudizi entusiasti. Il Gruppo Dirottateatro ha iniziato il suo percorso già da quattordici anni ed è andato via via migliorando negli anni attraverso l’allestimento di diversi spettacoli, privilegiando soprattutto la forma espressiva del musical.

Il gruppo teatrale è formato da un nucleo consolidato di componenti che ha comunque la capacità di accogliere nuovi elementi, in un processo di crescita professionale e personale.

Le persone impegnate nell’allestimento e nella realizzazione del musical “Moses – Vedrai miracoli, se crederai” sono circa cento: ventinove attori, trenta ballerini, 27 coristi e venti tra tecnici, scenografi, costumisti, elettricisti e registi.  Il Gruppo Dirottateatro ha raggiunto una sua precisa identità nel numero dei gruppi teatrali non professionisti della zona sia nella preparazione degli attori sia nella realizzazione dei costumi e delle scenografie sia per tutta l’organizzazione che riguarda l’allestimento di uno spettacolo complesso.

Nella scelta degli spettacoli da mettere in scena si è sempre privilegiato un progetto educativo e, così nel corso degli anni sono stati presentati Aggiungi un posto a tavola, La bella e la bestia, Il re Leone, I promessi sposi, San Giovanni Bosco, Pinocchio.

Quest’anno è stato deciso di raccontare la storia di Mosè anche perché permetteva di individuare aspetti importanti dell’esperienza di vita oratoriana come ha sottolineato Gian Carla Vaghetti, regista e cosceneggiatrice  del musical, indicando alcuni temi forti. Mosè di fronte al roveto ardente, in ascolto e in dialogo con Dio,  sente la sua vocazione, ma il roveto brucia senza consumarsi, è l’entusiasmo che deriva da motivazioni profonde che brucia gli aspetti superflui del vivere, non consuma le energie, ma le alimenta. Mosè guida un popolo fatto da tante persone, diverse per età, per esperienze personali, per sensibilità, per capacità.

Il musical, infatti,  è esperienza di gruppo: tutti devono sentirsi parte di un lavoro “comunitario”, stimando e godendo delle doti altrui, ma anche pazientando per i limiti che ognuno ha, imparando il rispetto per il lavoro e i tempi degli altri, dando il meglio senza personalismi né esibizionismi.

Ma nella storia di Mosè c’è anche un riferimento concreto e attuale: dopo aver fatto tanto a nome di Dio, Mosè vede da lontano la Terra Promessa, ma non può arrivarci.
 In questo tempo trascorso insieme, tante attività sono state consolidate nel tempo, ma nella vita quotidiana di un oratorio si ricomincia sempre. Il nuovo oratorio di Castelleone è un “nuovo grande inizio”: un traguardo di tanto cammino, ma punto di partenza per qualcosa di nuovo. Così accade nella successione delle guide di una comunità, come proprio in questo periodo accade a Castelleone che saluta con gratitudine don Vittore Bariselli, il vicario che ha sostenuto con convinzione la crescita dell’oratorio e del Gruppo Dirottateatro, e che ora – dopo la nomina a parroco di Cassano d’Adda – passa il testimone a don Matteo Alberti, per una nuova pagina della storia parrocchiale che continua.

Locandina dello spettacolo




Don Daniele Piazzi ha aperto il corso di formazione degli insegnanti di religione (AUDIO)

Venerdì 27 settembre ha preso avvio, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, la formazione specifica dei docenti di Religione cattolica della diocesi con l’incontro “La ragionevolezza della fede: fede pensata e fede celebrata?”, che ha visto come relatore don Daniele Piazzi, dottore in Teologia, con specializzazione in Liturgia pastorale, docente di Religione presso il liceo classico e linguistico “D. Manin” di Cremona e di Teologia liturgica presso l’ISSR “San Francesco” di Mantova.

Introdotto da don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica e per l’Insegnamento della Religione cattolica nelle scuole, il tema è stato affrontato dal relatore attraverso un excursus storico che a partire dal 400 d.C., tra concili e scismi, ha portato a considerare come la fede e la religione siano un tutt’uno e come la fede della Chiesa preceda necessariamente quella del singolo credente, completandola e rendendo l’assemblea luogo della teologia.

«La liturgia è azione e nell’azione ci sono alcuni codici che vanno interpretati – sintetizza don Piazzi -. L’agire liturgico non è necessariamente logico e razionale ma è certamente esperienziale e ragionevole». Come a dire che per coltivare la propria fede si ha bisogno di un’azione rituale che permetta di entrare nel clima celebrativo, anche senza spiegare quanto sta avvenendo.

«Noi da occidentali abbiamo la tentazione che tutto vada spiegato -procede il sacerdote-. Nonostante secoli di monachesimo e di spiritualità, siamo e restiamo figli di Platone e di Aristotele e scendiamo a patti con il positivismo».

Eppure, anche se non ci si pensa, il Mistero Pasquale avviene ugualmente nella comunità durante la liturgia ed è grazie al linguaggio della fede che lo si può comprendere. E poiché la liturgia dice cose essenziali è per sua natura ripetitiva. Il rito, quindi, si fa «tessera di riconoscimento della fede» di una comunità e il modo di dire l’oggettività della fede, anche se nella diversità di un’assemblea che è per sua natura multiforme e polimorfa.

«La liturgia si pone nell’ambito della fede agita e veramente vissuta. Forse dovremmo recuperare, nella dimensione sacramentale delle liturgia, come verbale e non verbale si possono combinare insieme».

Il prossimo appuntamento teologico, dal titolo «Il contesto e le sfide: è ancora possibile credere oggi?», sarà condotto da don Massimo Epis e si terrà giovedì 26 marzo 2020.

 

Formazione docenti: disponibile la guida




Le date degli itinerari di preparazione al matrimonio: online nuovi appuntamenti per la zona 1

Gli itinerari di preparazione al matrimonio sono una bella occasione offerta alle coppie per verificare il proprio cammino verso la scelta di celebrare il sacramento. Danno infatti la possibilità di approfondire la ricchezza del matrimonio cristiano e di confrontarsi con sposi, sacerdoti ed altri fidanzati su cosa significa vivere nella quotidianità della vita coniugale la proposta cristiana.

I percorsi offerti nelle diverse zone nel loro svolgersi vogliono rispondere alla sollecitazione di Papa Francesco che in Amoris Laetitia chiede “di dare spazio alle coppie partecipanti affinché possano esprimere ciò che ognuno si aspetta da un eventuale matrimonio, il proprio modo di intendere quello che è l’amore e l’impegno, ciò che si desidera dall’altro, il tipo di vita in comune che si vorrebbe progettare” (AL 209).

Si tratta sicuramente di una bella esperienza di Chiesa che è un bene per le nostre comunità perché “la forma di amicizia che essi vivono può diventare contagiosa e far crescere nell’amicizia e nella fraternità la comunità cristiana di cui sono parte” (AL207)

Da segnarsi in agenda per tutte le coppie partecipanti agli itinerari di preparazione al matrimonio è l’incontro con il Vescovo domenica 15 marzo 2020, dalle 16 alle 19 a Cremona, presso il Seminario di via Milano 5.

Di seguito il calendario dei percorsi nelle 5 zone pastorali, che sarà aggiornato con le indicazioni relative agli ulteriori itinerari in via di definizione:

Per ogni richiesta di chiarimento è possibile rivolgersi al proprio parroco o contattare l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare (e-mail famiglia@diocesidicremona.it; tel. 0372-495011).




L’invito del Vescovo al Convegno pastorale diocesano

Pubblichiamo la lettera che il vescovo Napolioni ha scritto «ai sacerdoti e diaconi, ai consacrati e alle consacrate, ai laici impegnati nei vari campi della pastorale, specialmente ai membri dei consigli pastorali e degli affari economici, e ai membri delle aggregazioni ecclesiali…» come invito a partecipare al Convegno pastorale diocesano.

Sono lieto di rivolgere anche quest’anno l’invito a partecipare al CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO previsto per sabato 21 settembre 2019, al Seminario di Cremona.

La splendida esperienza dello scorso anno ci incoraggia a proseguire con lo stesso me­todo: un’occasione significativa di ascolto tutti insieme, che si sviluppa nelle settimane suc­cessive in ulteriori incontri formativi nelle zone e in parrocchia.

Il tema è tratto dal cap.18 del vangelo di Matteo, il discorso comunitario o ecclesiale, che ci guiderà quest’anno. “Dove sono due o tre…”:

l’individualismo che ammala il nostro tempo può essere guarito da una vera vita fraterna nelle comunità cristiane, avendo cura delle fra­gilità, esercitando il perdono e la preghiera degli uni per gli altri.

L’inizio è previsto per le ore 16. La relazione fondamentale ci verrà proposta da Isabella Guanzini, cremonese, filosofa e teologa, sposa e mamma, attualmente docente di teologia fondamentale nelle Università dell’Austria.

Seguiranno approfondimenti, con l’ascolto di testimonianze e provocazioni allo scambio di esperienze, secondo 4 prospettive:

    1. Fare comunità… tra diverse età e generazioni
    2. Fare comunità… tra diverse vocazioni e ministeri
    3. Fare comunità… fra diverse parrocchie e gruppi
    4. Fare comunità… fra Chiesa e società, nel territorio

Concluderemo con la preghiera comune, entro le ore 19.30.

Fate di tutto per non mancare, e per coinvolgere altri amici, rivedendo se necessario im­pegni e celebrazioni nelle parrocchie, per testimoniare a noi e a tutti il valore della comu­nione.

Anche quest’anno, l’indomani – domenica 22 settembre – vivremo al Santuario di Cara­vaggio, con inizio alle 15.30, il consueto pellegrinaggio popolare diocesano, per affidare a Maria intenzioni, progetti, la nostra vita personale ed ecclesiale.

Ringrazio il Signore per la fioritura di impegno che ha caratterizzato nelle diverse realtà il tempo dell’estate e per la fiducia con cui ci disponiamo a seguirlo nel futuro che ci prepara. Il dialogo aperto e paziente tra noi ne sarà una modalità necessaria ed utile.

Vi porto nella mia preghiera e vi benedico di cuore.

+ Antonio, vescovo

Scarica la lettera in formato pdf




Dalle DAT all’eutanasia, il «diritto di morire» minaccia la dignità della vita (VIDEO)

È stata una serata molto partecipata, proseguita ben oltre il termine degli interventi dei relatori con numerose domande suscitate da un tema di stretta attualità come quello delle DAT ed eutanasia, affrontato con competenza e passione dal professor Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente nazionale del comitato Difendiamo i nostri figli, e l’avvocato Piercarlo Peroni, co–responsabile della sezione di Brescia del comitato.

Le interviste ai relatori

La serata (il video integrale è disponibile sul sito diocesidicremona.it), moderata dalla giornalista Francesca Morandi, è stata organizzata dal comitato Difendiamo i nostri nigli di Cremona, in collaborazione con l’associazione ProVita&Famiglia, il Movimento per la Vita e il Centro di aiuto alla vita, a pochi giorni dal termine (24 settembre), imposto dalla Corte Costituzionale al Parlamento italiano, per affrontare e disciplinare la riforma dell’articolo 580 del Codice penale, relativo al reato di “istigazione o aiuto al suicidio”. Il professor Gandolfini affronta il tema da un punto di vista laico, chiarendo il significato reale di termini chiave come eutanasia, suicidio assistito, accanimento terpeutico… Tocca poi all’avvocato Pieroni ad approfondire le implicazioni legislative. Al centro delle argomentazioni la Legge 219/2017, sulle disposizioni anticipate di trattamento: «Una legge inutile – osserva Gandolfini – perché il diritto al consenso informato in Italia esiste dal 1993». I relatori mettono così in guardia da una «strategia ideologica» che mira a rendere accettabili anche concetti con profonde e complesse implicazioni etiche e morali, stravolgono la prospettiva della cura. Portando esempi noti della cronaca recente (dj Fabo, Alfie Evans, Vincent Lambert…) illustrano il cosiddetto effetto del piano inclinato secondo cui – spiega Peroni – «si utilizza un caso eclatante per rendere accettabile e comune un comportamento». Tra gli affondi sulla legge 219 in particolare il riferimento all’interruzione dei trattamenti di idratazione e alimentazione artificiale: «Non si interrompe una terapia, ma una cura, per cui (come nel 2005 scriveva il Consiglio nazionale di bioetica) la sospensione è considerata una forma particolarmente crudele di abbandono del malato». «La Costituzione tutela la vita – osserva Peroni – ma con questa legge si cerca di introdurre il “diritto a morire”. Purtroppo la diga è aperta». In gioco c’è la dignità della vita umana. Soprattutto quella più fragile.

Il video integrale della serata




“Ricomincio da capo”, la seconda edizione a Castelleone e Casalmaggiore

In questo nuovo anno pastorale prenderà contemporaneamente avvio, presso i Santuari della Misericordia a Castelleone e quello della Fontana a Casalmaggiore, l’iniziativa “Ricomincio da Capo”, promossa dal settore dell’apostolato biblico della Diocesi di Cremona.

Il percorso di dodici incontri è rivolto soprattutto a giovani e adulti che cercano risposte per (ri)prendere in mano le redini della propria vita. Si tratta di un cammino “di discernimento e di guarigione” rivolto a tutti coloro che intendono ripartire dai primi passi, forse i più semplici ma anche quelli fondamentali per ricollocare, pezzo dopo pezzo, i tasselli essenziali della vita.

Ogni appuntamento sarà guidato dal biblista don Maurizio Compiani. Filo conduttore sarà il racconto biblico della creazione ripreso in chiave sapienziale così da svelare le basi per ricominciare da capo, sorretti dalla Parola di Dio… e magari “rinascere di nuovo”.

Queste le date degli incontri (ad accesso libero):

presso il Santuario della Misericordia di Castelleone (ore 17): il 28 settembre; 5, 19 e 26 ottobre; 16 e 23 novembre; 7 e 14 dicembre; 11 e 18 gennaio; 1 e 8 febbraio)

presso il Santuario della Madonna della Fontana a Casalmaggiore (ore 20.30): il 30 settembre; 7, 21 e 28 ottobre; 11 e 18 novembre; 2 e 9 dicembre; 13 e 20 gennaio; 3 e 10 febbraio.

Locandina Casalmaggiore

Locandina Castelleone




Domenica è la Giornata diocesana della scuola: diamo anche noi “casa al futuro”?

In occasione della Giornata diocesana della scuola, che la Chiesa cremonese celebra domenica 15 settembre, pubblichiamo una nota dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica all’inizio dell’anno scolastico 2019/2020 a firma dell’incaricato don Giovanni Tonani.

Intanto presso presso l’Ufficio scuola, al Centro pastorale diocesano di Cremona, è disponibile la guida diocesana che presenta il progetto formazione e aggiornamento per i docenti nell’anno scolastico 2019/2020. L’ospuscolo – dal titolo “Dar tempo ai giovani. Pensare e presentare il Cristianesimo a scuola” – può anche essere scaricato cliccando qui.

 

Nota dell’ufficio di pastorale scolastica

Dare casa al futuro” è il titolo delle Linee programmatiche della Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, elaborate dall’apposito Servizio nazionale alla luce del recente Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. E un paragrafo è dedicato al tema della Scuola. Tre, tra i diversi, sono gli aspetti che si possono condividere all’inizio di quest’anno scolastico.

 

Formare una “coscienza critica”.

Nella prima area, il documento, parlando dei luoghi di vita dei giovani e dell’importanza di accompagnamento, ascolto e prossimità, un paragrafo è dedicato alla scuola e all’università. «L’esperienza dello studio è formazione di una coscienza critica (anche nei confronti della fede), ricerca di autonomia personale e di esperienze relazionali». Oggi la scuola fatica su diversi fronti. I ragazzi (dai più piccoli a quelli più grandi) spesso non sono abituati a vivere un impegno regolare e continuo. Le parole “formazione”, “ricerca”, “autonomia” e “relazione”, esigono per sé un impegno. Bisogna “starci dentro”: senza fuggire alle proprie responsabilità o giustificare le proprie rinunce. La scuola deve abituare alla fatica, deve abituare alle sconfitte, deve abituare i ragazzi ad avere una giusta visione di sé (vincenti o perdenti che siano); correggere chi cerca sempre scorciatoie o sterili protagonismi. Occorre allenare i ragazzi alla fatica del ragionamento e del rispetto dell’altrui pensiero. Se non si forma questa coscienza, si rischia di far crescere sempre di più persone che abdicano alle proprie responsabilità. Una scuola di “tutti bravi” non esiste; una scuola di “tutti promossi” non esiste, non può esistere. Può, invece, esistere una scuola che forma, chiede fatica, incoraggia, corregge, spinge, chiede rispetto, una scuola che non usa la pialla, ma lo scalpello: in quel pezzo di marmo, in quel pezzo di legno c’è già un’opera d’arte, il compito della scuola è quello di togliere quei pezzi che la rendono informe, per scoprirvi, poi, un uomo, una donna, adulti capaci di pensare e di relazioni. Ma tutto questo resta una utopia da manuale, se le storie, le intelligenze e le passioni degli adulti, insegnanti in primis, non credono alla vocazione posta nelle loro mani; se non c’è alleanza educativa, se non c’è maturità innanzitutto adulta.

 

Dentro la comunità cristiana.

La scuola – prosegue il testo – «… rappresenta una propizia opportunità per imparare a confrontarsi con il territorio … L’incontro con la scuola è per la comunità cristiana una palestra di dialogo e la concreta possibilità di agire in modo sinergico.». Al di là di paure o polemiche riguardo alla presenza della comunità cristiana, meglio dei credenti, nella scuola, al di là di sterili ed inutili diatribe riguardo alla legittimità della presenza dell’Insegnamento della Religione Cattolica, al di là di tutto questo la Comunità cristiana non può ignorare la realtà della scuola. In essa molti cristiani vivono, operano e si impegnano. In essa vengono trasmessi contenuti culturali cui il cristianesimo (lo si voglia o no) ha contribuito in modo radicale. Questa coscienza e la presenza di alunni, famiglie, docenti, non docenti o dirigenti che si dichiarano cristiani, non sono certo mancanza di rispetto per i non credenti o per chi professa altre religioni, ma vanno lette come testimonianza di valori altissimi irrinunciabili, vitali. Il confronto con chi non crede o con chi professa altre religioni, deve partire alla pari, deve creare dialogo, deve portare alla collaborazione, nel rispetto reciproco e nella volontà di costruire una comunità scolastica rispettosa, aperta e dialogante. Educando al confronto, non alla pacifica giustapposizione che tende ad ignorare identità, modi di vivere e tradizioni, ma alla reciproca integrazione. Solo se non si escludono a priori alcune dimensioni dell’umano, si eviterà di trasformare un’equilibrata laicità in laicismo apologetico.

 

Gli insegnanti.

Il documento, quindi, fa una breve riflessione sugli insegnanti: «Un’azione concreta e importante potrebbe essere quella di coinvolgerli di più nel discernimento e nella conoscenza dei ragazzi per la progettazione pastorale. Il loro sguardo, quotidiano e competente, dovrebbe essere una risorsa da ascoltare di più e meglio». Molti insegnati, anche IdR, sono parte viva e vitale della comunità cristiana e della comunità scolastica. Impegnati in tanti settori della vita delle Parrocchie o della Diocesi; immersi nelle più varie attività della Scuola (da collaboratori del dirigente, a referenti di progetti; da coordinatori di classe a responsabili di sportelli…), lavorano con uno stile di servizio tipicamente cristiano. Vanno sicuramente ringraziati e spronati a continuare e affiancati nelle loro fatiche. Sollecitava Papa Francesco nel discorso ai membri dell’UCIIM il 14 marzo 2015: «Insegnare è un impegno serio, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore, ma occorre ricordare che nessun insegnante è mai solo: condivide sempre il proprio lavoro con gli altri colleghi e con tutta la comunità educativa cui appartiene.». Gli insegnanti cristiani devo saper condividere: condividere “le gioie e le speranze, i lutti e le angosce” che si incontrano sulla propria strada, condividere per non rischiare di non essere fecondi, di chiudersi nel proprio orticello e fermarsi lì. Condividere con la comunità cristiana l’identità dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani di oggi, condividere con la comunità cristiana le fatiche dell’educazione alla fede. Esserci nella Scuola, esserci nella comunità! Sempre Papa Francesco nel discorso sopra ricordato diceva: «La comunità cristiana ha tantissimi esempi di grandi educatori che si sono dedicati a colmare le carenze della formazione scolastica o a fondare scuole a loro volta. Pensiamo, tra gli altri, a san Giovanni Bosco, … È a queste figure che potete guardare anche voi, insegnanti cristiani, per animare dall’interno una scuola che, a prescindere dalla sua gestione statale o non statale, ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa. Testimonianza. E questa non si compra, non si vende: si offre.». Insegnanti cristiani… ovvero educatori e testimoni nella scuola e nella comunità.

 

Abitare la scuola è dare una casa al futuro!

In questo inizio di anno scolastico, ricchi di entusiasmo, di buoni propositi e di speranza, quasi come dei “remigini” ritorniamo ad abitare la scuola. Abitarla non solo fisicamente, ma col cuore, con la mente e con lo spirito. Abitare la scuola vuol dire creare il futuro, non solo dei ragazzi, ma della società. Abitare la scuola vuol dire non fermarsi a guardare al nostro oggi, vuol dire guardare i volti di quei ragazzi che varcano le porte a tre anni e che ne usciranno a diciannove; appena svezzati … già adulti! Abitare la scuola per formare la società di un futuro che molti di noi potranno vedere, in cui i piccoli di oggi saranno protagonisti. Di questo futuro è il mondo adulto di oggi ad essere responsabile. Abitare la scuola oggi vuol dire davvero dare una casa al futuro. Dare una casa a questi nostri ragazzi, dare una casa anche a noi, dare una casa a questo nostro mondo oggi ferito e, speriamo, domani, anche per merito nostro, risanato.

 

Con questi pensieri e con l’affetto e la simpatia, la Chiesa cremonese accompagna l’inizio del nuovo anno scolastico, con la convinzione che sia sempre e ancora una preziosa opportunità, di cui tutti possono godere e di cui tutti sono responsabili.  Un particolare saluto e un augurio di buon lavoro al nuovo “Responsabile dell’UST” e ai neo-dirigenti che si sono insediata in diverse scuole della nostra Diocesi.

 

don Giovanni Tonani
incaricato Ufficio di Pastorale Scolastica
Diocesi di Cremona