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Al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio un itinerario per aiutare a rileggere la propria vita alla luce della fede dopo il Covid

«La pandemia è una crisi e da una crisi non si esce uguali: o usciamo migliori o usciamo peggiori. Noi dovremmo uscire migliori». Così diceva papa Francesco in una catechesi degli scorsi mesi. Il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio raccoglie questa provocazione e la trasforma in proposta.

Reduci da mesi di sofferenza a causa del corona virus, si tratta infatti di provare a guardare più in profondità questa esperienza forte e a tratti drammatica, a dare senso a quanto vissuto, a rispondere alle tante domande rimaste inevase. L’itinerario proposto dal Centro di spiritualità vorrebbe proprio offrire strumenti per ri-leggere questo tempo e per aprirsi al futuro con una consapevolezza nuova e una speranza più matura.

L’itinerario è pensato secondo una scansione di quattro incontri con altrettanti esperti che proporranno riflessioni secondo angolature diverse: teologico, letterario, psicologico e artistico. La settimana successiva sarà offerto un tempo di preghiera, silenzio e condivisione tra i partecipanti. La possibilità di approfondire quanto vissuto, non solo attraverso l’ascolto, ma anche con momenti di confronto sulla Parola di Dio e con i fratelli, vuole aiutare ad andare sempre più in profondità, lì dove spesso si annidano le ferite più profonde, ma anche le più belle risorse.

Gli incontri si tengono il giovedì sera, dalle 20.45 alle 22.15 presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio e non è necessaria alcuna iscrizione. I relatori che si alterneranno sono il biblista don Cesare Pagazzi (il 17 settembre), il professor Gianmario Marinoni (8 ottobre), la psicologa suor Claudia Ciotti (29 ottobre), il patrologo don Emilio Contardi (19 novembre).

La partecipazione all’itinerario è libera e sono invitati tutti coloro che desiderano rileggere la propria vita alla luce della fede e approfondire la propria fede alla luce della vita.

Per informazioni ci si può rivolgere al Centro di spiritualità o alla Cancelleria del Santuario (tel. 0363-3571).

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A Caravaggio prove generali per l’esperienza del “Giorno dell’ascolto” (VIDEO)

Si è conclusa nel pomeriggio di sabato 12 settembre la due giorni di formazione per animatori del Giorno dell’ascolto che al Centro di spiritualità di Caravaggio ha visto la partecipazione di oltre un centinaio da sacerdoti e operatori pastorali delle parrocchie.

La seconda giornata di lavori, aperta con la celebrazione dell’Eucaristia, è stata caratterizzata da una esperienza di ascolto della Parola che proprio il vescovo Antonio Napolioni ha voluto introdurre guardando anzitutto alla figura di Maria, esempio di chi sa mettersi in ascolto della Parola per lasciarsi plasmare da essa. L’invito del vescovo è quello di diventare «sempre più discepoli e meno maestri», riattingendo «insieme» alla Fonte. Obiettivo concreto è la proposta del “giorno dell’ascolto”, offerte alle parrocchie all’inizio del nuovo anno pastorale con l’auspicio che diventi presto occasione settimanale da vivere in comunità.

Solo poche parole che presto hanno lasciato spazio alla meditazione personale e al confronto a gruppi, concludendo poi con una riflessione critica dell’esperienza vissuta, quasi come prova generale.

Il pomeriggio è quindi proseguito nuovamente in modo assembleare con il rettore del Seminario, don Marco d’Agostino, che ha proposto un momento di criteriologia per un approccio corretto alla Parola, offrendo anche alcuni criteri spiccioli su come leggere/ascoltare la Parola di Dio, quali il desiderio di aprire mente e cuore al messaggio annunciato nel brano in esame, l’accostamento tra Antico e Nuovo Testamento, non usare la Bibbia per “darsi ragione” e come l’anno liturgico accompagna la vita della Chiesa.

È toccato invece a don Antonio Torresin tirare le fila di questa duegiorni formativa, aiutando a capire come praticare la Parola nelle parrocchie. Partendo dal presupposto che è necessario il rapporto personale che ogni cristiano deve intrattenere con la Parola di Dio, giungendo ad avere una familiarità con il testo. «Senza questo livello – ha detto il parroco milanese – tutti gli altri faticano a prendere corpo», tanto da farne il primo criterio pastorale. 

Guardando quindi nel concreto all’esperienza del “giorno dell’ascolto” ha posto l’attenzione sulla necessità di adottare un metodo preciso, evitando che la condivisione si trasformi in una discussione o una lettura moralistica della Parola. In questo senso ha ribadito il ruolo decisivo dei facilitatori, con il compito di scandire i tempi e ribadire che non c’è giusto e sbagliato, ma accogliere che la Parola risuona in ciascuno. Un atteggiamento da discepoli che don Torresin ha invitato anche i sacerdoti a vivere.

Dopo l’ascolto personale e il momento condiviso si arriva al momento liturgico, che grazie al “giorno dell’ascolto” si potrà vivere in modo diverso.

A chiudere l’incontro il vescovo Napolioni che ha invitato a maturare questa metodologia facendone un’esperienza che possa accompagnare nel tempo, anche in modo graduale se necessario.

 

 

 

Giorno dell’Ascolto, iniziata la due giorni di formazione per gli animatori a Caravaggio (VIDEO)




Messa per i morti del Covid, il Vescovo celebra martedì al Cimitero di Cremona

Martedì 15 settembre, alle ore 16 il vescovo Antonio Napolioni presiederà presso il Cimitero di Cremona una Messa in suffragio delle vittime dell’epidemia di Coronavirus.

La data scelta non è casuale e assume un particolare significato, vista la ricorrenza della memoria liturgica della Madonna Addolorata, a cui è intitolata proprio la Cappella del Cimitero.

A concelebrare il vicario zonale don Pietro Samarini insieme ai sacerdoti della città. Tra loro anche don Achille Bolli che il vescovo ha incaricato per le celebrazioni nella Cappella del Cimitero di Cremona che riprenderanno, dopo la sospensione dettata dall’emergenza sanitaria, dal 17 settembre ogni martedì e giovedì alle ore 9 e nei giorni festivi alle ore 10.

Saranno presenti anche le autorità cittadine come segno di partecipazione della comunità civile nel ricordo dei concittadini vittime del Covid e nella vicinanza alle famiglie colpite dal lutto.

La Messa, che si svolgerà presso il monumento centrale del cimitero, sarà trasmessa in diretta anche sui canali digitali diocesani (sul sito diocesidicremona.it e sui canali ufficiali Facebook e Youtube) e in tv su Cremona1 (canale 80 e 580 del digitale terrestre).

 




Torniamo con gioia all’Eucaristia, la liturgia durante e dopo il Covid-19

Dai giorni della chiusura totale a causa della emergenza sanitaria da Covid-19 ad oggi le comunità cristiane, i sacerdoti e i singoli fedeli si sono trovati a fare i conti con notevoli restrizioni che hanno segnato nel profondo la vita liturgica e pastorale della Chiesa e che, nel tempo di maggiore pericolo, hanno persino comportato la sospensione delle celebrazioni liturgiche in presenza del Popolo di Dio. Di fronte a queste limitazioni si sono manifestate anche all’interno delle nostre comunità sensibilità diverse e reazioni molteplici, talvolta anche scomposte, che hanno espresso una diversità di approccio alla gravità della situazione sanitaria ancora in divenire.

Lo scorso 12 settembre, con l’approvazione di Papa Francesco, è stata resa pubblica una lettera della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti indirizzata ai presidenti delle Conferenze episcopali che reca la data del 15 agosto. Il testo importante e significativo per autorevolezza e per proposta di contenuti, merita di essere portato alla conoscenza dell’intera compagine ecclesiale perché offre una preziosa chiave di lettura di quanto abbiamo vissuto e di quanto ancora dobbiamo affrontare.

Dopo aver richiamato che la dimensione comunitaria della preghiera cristiana e della liturgia ecclesiale hanno un profondo ed irrinunciabile significato teologico, la lettera ricorda che i cristiani, pur nella loro alterità rispetto al mondo, hanno sempre cercato un equilibrato inserimento nella società umana e civile. In questo spirito “anche nell’emergenza pandemica è emerso un grande senso di responsabilità: in ascolto e collaborazione con le autorità civili e con gli esperti, i Vescovi e le loro conferenze territoriali sono stati pronti ad assumere decisioni difficili e dolorose, fino alla sospensione prolungata della partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia”. Tuttavia, non appena possibile è assolutamente necessario per i cristiani tornare alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia, culmine e fonte della vita evangelica ed ecclesiale. La comunità cristiana infatti non può vivere «senza la Parola del Signore … senza partecipare al Sacrificio della Croce … senza il banchetto dell’Eucaristia … senza la comunità cristiana … senza la casa del Signore,  senza il giorno del Signore». Dunque è necessario che tutti riprendano il loro posto nell’assemblea dei fratelli, riscoprano l’insostituibile preziosità e bellezza della celebrazione, richiamino e attraggano con il contagio dell’entusiasmo i fratelli e le sorelle scoraggiati, impauriti, da troppo tempo assenti o distratti”.

Infine, la Congregazione, dopo aver ribadito alcuni principi e suggerito alcune linee di azione per promuovere un rapido e sicuro ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia, e dopo aver offerto alcuni criteri per gli eventuali adattamenti rituali in periodo di emergenza, afferma che il  “principio sicuro per non sbagliare è l’obbedienza. Obbedienza alle norme della Chiesa, obbedienza ai Vescovi. In tempi di difficoltà (ad esempio pensiamo alle guerre, alle pandemie) i Vescovi e le Conferenze Episcopali possono dare normative provvisorie alle quali si deve obbedire. La obbedienza custodisce il tesoro affidato alla Chiesa. Queste misure dettate dai Vescovi e dalle Conferenze Episcopali scadono quando la situazione torna alla normalità”. Tale  giudizio sul ritorno alla normalità è sottratto alla sensibilità dei singoli fedeli ma ancora una volta affidato alla responsabilità dei Vescovi nella loro qualità di pastori del Popolo di Dio.

                                                                                  don Massimo Calvi
Vicario generale Diocesi di Cremona

 

Il testo integrale della lettera sull’Osservatore Romano




Don Livio Lodigiani nominato parroco moderatore dell’unità pastorale di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Pieve Delmona e Gadesco

Novità in vista per le comunità di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Pieve Delmona e Gadesco. Ad annunciarlo è stato il vescovo Antonio Napolioni al Consiglio pastorale unitario nell’incontro tenutosi a San Marino nella serata di martedì 15 settembre: a causa di seri motivi familiari dell’attuale parroco moderatore, don Andrea Aldovini, è stata decisa una nuova distribuzione delle responsabilità tra i presbiteri a servizio dell’unità pastorale.

Per questo monsignor Napolioni ha nominato nuovo parroco moderatore don Livio Lodigiani, cremonese classe 1951, con alle spalle una lunga esperienza come sacerdote “fidei donum”.

Il suo insediamento è già stato fissato e si svolgerà nel pomeriggio di domenica 4 ottobre, alle 16, a Dosimo, dove risiederà.

Il nuovo moderatore attualmente si avvarrà della collaborazione dei due sacerdoti sino ad oggi in servizio nell’unità pastorale: don Andrea Aldovini e don Massimo Macalli, entrambi d’ora in poi con l’incarico di parroci in solido.

 

Profilo del nuovo moderatore

Classe 1951, don Livio Lodigiani è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1979. Originario della parrocchia di S. Ilario in Cremona, proprio qui ha iniziato il proprio ministero pastorale come vicario, sino al 1985 quando ha assunto l’incarico di assistente diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione, ricoperto sino alla sua partenza per l’estero nel 1996.

Nei 23 anni come sacerdote “fidei donum” ha svolto il proprio ministero in Kazakistan.

Rientrato in Italia all’inizio dell’anno, nell’ultimo periodo si era messo a disposizione delle comunità di Grontardo, Levata e Scandolara Ravara per far fronte all’assenza del parroco durante il ricovero in ospedale.

Ora il vescovo Napolioni l’ha nominato parroco e moderatore dell’unità pastorale composta dalle parrocchie “San Giovanni Battista” in Dosimo, “Santi Cosma e Damiano” in Persico, “San Lorenzo martire” in Quistro, “San Marino” in San Marino, “Santi Gervasio e Protasio martiri” in Gadesco e “Santi Pietro e Paolo” in Pieve Delmona.




«La scuola che riparte rimette in moto menti e cuori»

Pubblichiamo il testo del messaggio che il vescovo Antonio Napolioni ha scritto per la diocesi in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico.

Finalmente al centro!

Carissimi alunni e insegnanti, dirigenti e addetti ai vari servizi necessari alle nostre scuole, di ogni ordine e grado, in questi giorni non si parla che di voi! Immagino che ne siate un po’ felici e un po’ stanchi. Perché non ci dovrebbe essere niente di più normale dell’inizio di un nuovo anno scola­stico (ricordo come da piccolo anche io aspettavo il 1° ottobre di ogni anno), ed invece, stavolta, sembra tutto più complicato, decisivo, non solo per voi e per le vostre famiglie, ma per l’intera col­lettività, in ogni parte del mondo.

Certo, l’epidemia da coronavirus ci ha fatto sperimentare un grande dolore, ha seminato paura, ci ha chiusi in casa e allontanati gli uni dagli altri, ed è giusto e necessario avere grande prudenza perché il contagio non si diffonda. Anche io vi chiedo di fare tutti la massima attenzione, ogni giorno, con pazienza e amore. Amore a voi stessi e agli altri.

Siete dunque al centro delle preoccupazioni e dei timori, ma anche delle speranze di tutti noi, perché la scuola che riprende dà il ritmo alle giornate di tante famiglie, rimette in moto le vostre menti e i vostri cuori nell’avventura della crescita, e riapre il nostro sguardo sul futuro.

Mi auguro che, anche dopo l’emergenza, la scuola resti al centro delle politiche e degli investi­menti economici, della passione e della ricerca del mondo adulto. Ciò è particolarmente necessario in un’Italia che sembra sempre meno fiduciosa e generativa, aperta alla vita e capace di trasmetterla. Se la pandemia ci sta insegnando – come drammatica scuola di vita – che nessuno si salva da solo, questa è una lezione che dobbiamo imparare davvero tutti, rinnovando patti di corresponsabilità e alleanze educative ovunque.

Ai ragazzi ricordo che è bello essere al centro, ma non troppo! Addirittura, il Papa Francesco ci dice che il mondo si vede meglio dalle periferie, dai margini. Per crescere è necessario essere amati e stimati, ma è altrettanto bello e giusto guardarsi intorno per stringere amicizie, per costruire in­sieme, per imparare ad amare e servire. Fino alla grande scoperta che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35). Il vero campione del centrocampo è quello che sa raccogliere e smistare palloni, lanciare i compagni, fare l’assist decisivo perché chiunque faccia goal, perché tutti facciano tanti goals!

Agli adulti che formano la comunità educante si chiede ancor più umiltà e sapienza, nel dar vita ad una sinfonia di voci e di testimonianze che, invece di sconcertare e dividere le menti degli alunni, possano introdurli alla bellezza della realtà, complessa e misteriosa, ma non abbandonata al caos, al consumo, al capriccio. Se le circostanze odierne ci costringono a riunirci per affrontare le difficoltà, cercare modalità didattiche inedite, sperimentare riassetti dei programmi, ciò può essere un’occasione per rinnovarci ed essere più vivi ed efficaci. Una scuola che si trascina stancamente, in cui ognuno si ritenesse a posto avendo fatto il suo pezzettino di lavoro, non sarebbe affatto frut­tuosa.

Cari amici, a tutti voi assicuro che siete al centro della preghiera e dell’affetto della comunità cristiana, la cui tradizione di impegno educativo è testimoniata da oratori che stiamo man mano ria­prendo in sicurezza, con l’aiuto di giovani e famiglie che ne saranno da oggi in poi ancor più prota­gonisti e responsabili. Non staremo a guardare da lontano cosa accade nella scuola, ma siamo pronti a collaborare con tutti perché anche in questa difficile stagione fiorisca la gioia di diventare uomini e donne significativi. Il Vangelo è la lampada che rischiara ogni buio, e che dilata la fantasia degli educatori cristiani. La generosità di chi opera nelle scuole paritarie di ispirazione cristiana ne è un attestato.

Se il Vescovo può “sbirciare” nel cuore di Dio, può dirvi che siete tutti lì, al centro del suo sguardo paterno, vostra sicura guida in ogni giorno dell’anno scolastico che – tra mille trepidazioni e attenzioni – grazie a Dio, va a cominciare. Nel Suo nome, vi abbraccio e vi benedico.

+Antonio, vescovo

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Domenica sera in Cattedrale l’ordinazione diaconale di Roberto Cavalli e Walter Cipolleschi

Domenica 13 settembre, alle 21 nella Cattedrale di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ordinerà diaconi permanenti di Roberto Cavalli (in foto a sinistra), 55enne di Caravaggio, e Walter Cipolleschi (in foto a destra), 59 anni della parrocchia di “San Michele Vetere” in Cremona, quest’ultimo sposato e con due figli. La solenne liturgia sarà trasmessa in diretta sul portale internet diocesano e i canali social della Diocesi.

Il rito di ordinazione inizierà dopo la proclamazione del Vangelo con la presentazione dei candidati e la loro elezione: chiamati per nome, risponderanno «Eccomi». Seguiranno le domande, da parte del Vescovo, sulla loro idoneità prima dell’assenso che loro stessi dovranno esprimere.

Dopo l’omelia Roberto Cavalli e Walter Cipolleschi saranno interrogati circa gli impegni propri dell’ordine diaconale. Seguirà il canto delle litanie dei santi, l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera di ordinazione. La liturgia proseguirà poi con i riti esplicativi: la vestizione dell’abito proprio (stola e dalmatica), la consegna del libro dei Vangeli e l’abbraccio di pace con il Vescovo e gli altri diaconi permanenti che saranno presenti. La Messa quindi continuerà con la professione di fede e la liturgia eucaristica con i nuovi diaconi permanenti che serviranno all’altare.

Con l’ordinazione di Cavalli e Cipolleschi il numero dei diaconi permanenti in diocesi di Cremona arriva a 15.

Il libretto della celebrazione

Biografia degli ordinandi

Roberto Cavalli, celibe, classe 1965 della parrocchia “Ss. Fermo e Rustico” di Caravaggio, laureato in Economia aziendale, lavora nell’ambito amministrativo per un’azienda che produce e commercializza software. Oratorio, Acr, Cl, fra gli altri, sono stati gli ambienti di crescita negli anni dell’adolescenza. Una esperienza di volontariato in Rwanda con l’ong Amici dei Popoli di Treviglio gli fece ripensare alla propria vita, portandolo a scegliere uno stile di vita che mettesse al centro i poveri e i sofferenti. Poi è arrivata la chiamata con il 2013 che ha segnato l’inizio del percorso di discernimento e formazione. Attualmente in parrocchia è impegnato nel servizio alla carità e nel servizio all’altare.

Walter Cipolleschi, classe 1961 originario di Milano, laureato in Economia e commercio, imprenditore nel settore informatico, coniugato e con due figli, vive a Cremona e frequenta la parrocchia “S. Michele Vetere”, dove si è sempre messo a servizio. Nel 1992 la predicazione di un diacono permanente durante un matrimonio di amici in Austria l’ha messo per la prima volta a contatto con questa realtà, sconosciuta e inaspettata. Ma è solo nel 2009 che nella direzione spirituale questo ministero viene approfondito sino ad avviare nel 2011 il percorso di discernimento.

Cavalli e Cipolleschi si sono formati presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Crema. Ammessi al percorso di formazione l’8 dicembre 2013 a Caravaggio, il 22 febbraio 2015 hanno ricevuto il ministero del Lettorato e il 14 febbraio 2016 quello dell’Accolitato.

Il diaconato

Il diaconato è il primo grado del sacramento dell’ordine ed è finalizzato all’aiuto e al servizio dei due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Dopo secoli di oblio, il Concilio Vaticano II ha rivalutato l’importanza del ministero diaconale per la vita della Chiesa come ruolo specifico in sé medesimo, sicché accanto al diaconato transeunte (tappa obbligatoria per essere ordinati sacerdoti) si è riscoperto il valore del diaconato permanente che consacra il battezzato a vita nel ruolo di servizio ministeriale e può essere conferito anche a coloro che hanno già contratto matrimonio.

La costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium” dedica alla figura del diacono il  numero 29. A esso le mani vengono imposte «non per il sacerdozio, ma per il servizio» e tale servizio è esercitato nella liturgia, nella predicazione e nella carità, in comunione con il Vescovo e con il suo presbiterio. «È ufficio del diacono, – recita il documento conciliare – secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il Battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio in nome della Chiesa, portare il Viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura».




Giorno dell’Ascolto, iniziata la due giorni di formazione per gli animatori a Caravaggio (VIDEO)

<Ritengo questo momento molto importante per la nostra comunità, è una scelta di metodo per diventare comunità adulta capace di vivere come insegna san Paolo: “Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io”>.

Con queste parole, citando l’Apostolo delle genti, il vescovo Antonio ha introdotto presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, durante i vespri di venerdì 11 settembre, la prima delle due giornate di formazione per gli animatori delle Giornate dell’ascolto che scandiranno, settimana dopo settimana, il passo delle comunità nel nuovo anno pastorale.

<Nella Parola di Dio – ha detto monsignor Napolioni – c’è la luce per la mente e per il cuore che come Chiesa vogliamo non solo custodire e celebrare, ma accogliere e anunciare in un rinnovato slancio di sequela e di missione>.

<L’obiettivo di questo incontro – ha poi introdotto don Gianpaolo Maccagni, vicario per la pastorale – non è quello di organizzare o pianificare, ma di aiutarci in un cammino di discernimento di un’esperienza faticosa che ha interessato il mondo intero e anche le nostre comunità alla luce della Parola>

A proporre un accompagnamento a questo percorso di discernimento è stato don Antonio Torresin, parroco di San Vito al Giambellino, parrocchia milanese dove ha iniziato un cammino di lettura e discernimento del periodo della pandemia partendo dall’ascolto della Scrittura con un discorso che va dalla comprensione e dall’interpretazione della realtà alle sfide della pastorale.

Così all’inizio del suo intervento di fronte ai circa 150 iscritti alla due giorni di formazione, don Torresin richiama le domande di Gesù e la domanda di Dio che chiede all’uomo dell’Eden “Dove sei?”: <Tutto comincia così – ha riflettuto il sacerdote milanese -, se ci lasciamo interrogare dalla vita: è così che Dio parla, la sua parola è dentro gli eventi. Per questo chiederci “Che cosa sta accadendo” è l’inizio di un discernimento che è importante fare insieme. La sapienza nasce da una lettura condivisa, l’unica che può avere una presa sulla realtà>.

Nel suo intervento don Torresin attraversa la lettura del trauma, la rottura del normale flusso della vita come una <frattura da cui può nascere qualcosa di nuovo>. Un passaggio che chiama alla riflessione e spinge verso il cambiamento. Anche nella vita delle comunità cristiane e nelle strade della pastorale. <Le pratiche della nostra pastorale erano già in crisi; serviva un trauma, ma non basterà questo senza una vera conversione personale. Se ciascuno non inizierà da sé a non essere come prima. A capire cosa questo tempo mi sta chiedendo come conversione. Ci è data l’opportunità – ha aggiunto – di ripensare alle pratiche pastorali delle nostre comunità>.

Su questo piano sono diversi i punti cruciali della riflessione, dalle domande sollevate dalla sospensione delle celebrazioni all’urgenza della carità, passando per il primato e il metodo della Parola.

<La cosa più preziosa che possono fare le nostre comunità – ha suggerito don Torresin – è creare incontri, luoghi, relzioni dove di nuovo le persone possano raccontare la vita. Perché quando c’è questo poi lo Spirito sa parlare, si trovano le parole dell’annuncio… La luce del Vangelo è il racconto: dispiega la vita e tu nella vita leggi il Vangelo>.

Guardando alla vita e all’esperienza dell’epidemia il relatore ha invitato a guardare alle fragilità anche inattese che sono emerse e che chiamano ad un rinnovato slancio di cura. Quelle delle povertà, delle solitudini e anche quella – non banale – <delle istituzioni>: <Non lasciamoci travolgere dalla deriva del rancore. Se le istituzioni sono fragili bisogna che qualcuno se ne prenda cura. La comunità ha il compito di ristabilire un’alleanza per ricucire il tessuto sociale>.

Non è mancato un riferimento alla comunicazione tecnologica, al virtuale e ai nuovi linguaggi.

<C’è una vita spirituale nelle città che noi non riusciamo a intercettare. Se le chiede sono vuote significa che i fedeli sono fuori. Dobbiamo imarare a diventare compagni di viaggio di quei credenti che non sono praticanti. Questo lockdown – ha concluso – ci ha messo in condizione di doverci prendere cura della fede oltre i confini delle nostre comunità, trovando qualche sentiero per essere Chiesa in uscita>.

Il video integrale




Monsignor Angelo Staffieri accolto tra i canonici del Capitolo

Più che un onore un servizio. È con questo atteggiamento che monsignor Angelo Staffieri intende il suo nuovo incarico di canonico del Capitolo della Cattedrale, cui è entrato a far parte a tutti gli effetti nel pomeriggio di martedì 8 settembre, nella festa della Natività della Beata Vergine Maria. Una ricorrenza di particolare significato – come ha ricordato nel suo saluto – nel segno della devozione alla «Vergine Santa», con un affettuoso pensiero alla sua infanzia, con i pellegrinaggi al Madonnino della Manna e l’ordinazione avvenuta in questo tempio dedicato all’Assunta.

L’insediamento di mons. Angelo Staffieri tra i membri del Capitolo della Cattedrale ha avuto luogo alle 17.30 nel transetto meridionale della Cattedrale di Cremona, scelto per permettere di svolgere, garantendo il distanziamento, il rito che solitamente si svolge nella sagrestia del Capitolo.

Accompagnato dai canonici mons. Libero Salini e mons. Pietro Bonometti, dopo la lettura del decreto di nomina da parte del cancelliere vescovile mons. Marino Reduzzi e la vestizione con gli abiti propri del Capitolo, il nuovo canonico ha recitato la Professione di fede prestando giuramento di fedeltà allo statuto e al regolamento del Capitolo davanti al presidente mons. Ruggero Zucchelli, suo compagno di Messa.

Dopo la foto di gruppo, i canonici hanno celebrato l’Eucaristia delle 18, presieduta da monsignor Zucchelli, al termine della quale il neo canonico ha rivolto un saluto a tutti i presenti, tra i quali i familiari e gli ex parrocchiani di Sesto, con il sindaco Francesco Maria Viccardi, presenti al suo insediamento.

Il pomeriggio si è concluso, pur nel distanziamento, con un momento di festa nel cortile dell’Oratorio Silvio Pellico, residenza del nuovo canonico.

Photogallery dell’insediamento

 

Profilo del nuovo canonico

Classe 1946, originario di Formigara, mons. Staffieri è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1972, iniziando il proprio ministero come vicario a Cremona nella parrocchia di S. Sebastiano. Nel 1985 è stato nominato parroco di Fengo. Nel 1997 il trasferimento, sempre come parroco, a Sesto Cremonese assumendo anche gli incarichi di amministratore parrocchiale di Luignano (dal 1998 al 2000) e Crotta d’Adda (nel 2008).

Avendo accettato la sua rinuncia a parroco di Sesto (effettiva dal 1° settembre) mons. Napolioni l’ha nominato canonico effettivo del Capitolo della Cattedrale di Cremona.




Capitolo della Cattedrale, martedì pomeriggio l’insediamento di mons. Angelo Staffieri

Si svolgerà nel pomeriggio di martedì 8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, il rito di immissione di mons. Angelo Staffieri tra i membri del Capitolo della Cattedrale. L’accoglienza del sacerdote originario di Formigara avverrà alle 17.30 davanti al presidente del Capitolo, mons. Ruggero Zucchelli, nel transetto meridionale della Cattedrale di Cremona, scelto per permettere di svolgere, garantendo il distanziamento, il rito che solitamente si svolge nella sagrestia del Capitolo. 

Dopo la lettura della nomina vescovile e la vestizione, il nuovo canonico reciterà la Professione di fede prestando giuramento di fedeltà allo statuto e al regolamento del Capitolo.

Sarà proprio mons. Staffieri a presiedere poi la Messa delle 18 in Cattedrale, alla presenza dell’intero Capitolo.

Classe 1946, originario di Formigara, mons. Staffieri è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1972, iniziando il proprio ministero come vicario a Cremona nella parrocchia di S. Sebastiano. Nel 1985 è stato nominato parroco di Fengo. Nel 1997 il trasferimento, sempre come parroco, a Sesto Cremonese assumendo anche gli incarichi di amministratore parrocchiale di Luignano (dal 1998 al 2000) e Crotta d’Adda (nel 2008).

Avendo accettato la sua rinuncia a parroco di Sesto (effettiva dal 1° settembre) mons. Napolioni l’ha nominato canonico effettivo del Capitolo della Cattedrale di Cremona.