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Chiesa di Casa, dalla parte del Pianeta

 

La Giornata mondiale della terra celebrata il 22 aprile ha rappresentato un’occasione unica per focalizzare l’attenzione sul nostro pianeta. Nata nel 1970, ha l’obiettivo dichiarato di invitare le persone a riflettere e mettere in campo azioni utili alla salvaguardia della terra. Una tematica cui è stata dedicata proprio la nuova puntata di questa settimana di Chiesa di Casa.

«Parlare di ecologia è fondamentale – ha spiegato Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale – perché significa inevitabilmente parlare di noi. Abbiamo anche un invito chiaro, in questo senso, dato da Papa Francesco con Laudato si’ e Fratelli tutti: si fa riferimento a un’ecologia integrale, che non è ambientalismo, ma cura della nostra casa comune e delle relazioni».

L’aspetto relazionale risulta centrale, come evidenziato anche dalle parole del sociologo Mauro Ferrari, autore del libro Noi siamo erbacce. Cos’è la botanica sociale. Secondo lo scrittore piadenese, infatti, «tutti noi ci nutriamo di interazioni e le nostre identità sono frutto proprio di queste dinamiche. Su scala globale, esse sono purtroppo molto spesso diseguali e hanno portato a situazioni davvero complesse per molte persone. Vivere di relazioni significa essere consapevoli di poter e dover attuare comportamenti utili a cambiare questa situazione».

A sottolineare il valore di una reale necessità di transizione è stato Andrea Corini, fondatore di Green Boost, startup attiva nel settore della vendita di crediti di carbonio. «Sentiamo usare spesso la parola green, molte volte a sproposito. Per un’azienda, dirigersi verso la sostenibilità significa ripensarsi e strutturare, insieme a chi ne è capace, un progetto volto a valorizzare quegli attori che sono capaci di investire nell’ambiente, tutelandolo, e nelle risorse che esso produce».




Qual è il tuo posto? Il 28 aprile iniziativa al Santuario di Caravaggio

Ci sono proposte per le famiglie e i fidanzati, per i sacerdoti e i consacrati: non mancano mai nelle comunità cristiane e nella Chiesa momenti belli e formativi per le varie vocazioni. E chi la vocazione non ce l’ha? O meglio, chi crede di non averla, perché nella vita non è arrivato a nessuna di quelle che noi definiamo appunto “vocazioni”?

Le statistiche dicono che in diocesi di Cremona quasi il 45% dei nuclei familiari è monofamiliare: un fratello o una sorella che vivono soli… Diverse possono essere le ragioni: per scelta, per le circostanze della vita, per ferite che le persone si portano nel cuore. L’attenzione della Chiesa si rivolge anche a loro. La proposta vuole raggiungere queste persone in particolare, per riflettere, pregare, condividere sul senso profondo della vita e della vita cristiana.

L’incontro, che si terrà il 28 aprile al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, è aperto a tutti (anche a chi ha già fatto delle scelte vocazionali nella vita) e avrà un taglio ben preciso che aiuti a comprendere la grandezza dell’unica vera vocazione che accomuna tutti perché figli di Dio: quella del Battesimo nella comunione della Chiesa.

Nella mattinata, a partire dalle 9.30, ci sarà una testimonianza di due fratelli – Carla e Michele Liuzzi – che hanno sperimentato la guarigione del cuore dopo un dramma, come a dire che per trovare il proprio posto è importante lasciare che il Signore curi le ferite e doni la forza di essere se stessi, nella verità più profonda.

La celebrazione eucaristica al cuore della giornata aiuterà i partecipanti a raccogliere tutta la propria esistenza in Gesù, il Sì del Padre.

Nel pomeriggio, attraverso la guida di un fratello “esperto in comunione”, don Gian Battista Rizzi, tutti saranno aiutati a arrivare a riflettere sull’identità più profonda che ciascuno ha inscritto in sé, ancora prima di una scelta di vita: figli di un Padre che follemente ci ama, fratelli di tutti e con tutti innestati nella comunione del suo amore. Ci può essere vocazione più grande?

Per Informazioni e iscrizioni cliccare qui o scrivere a centro@santuariodicaravaggio.org.

 

Locandina dell’iniziativa




Esecuzione penale esterna, l’11 maggio convegno al Centro pastorale di Cremona

Dopo il successo delle iniziative per la Quaresima 2024, con testimonianze e aiuti concreti a sostegno delle persone detenute nella Casa circondariale di Cremona, prosegue l’impegno di Caritas Cremonese sul tema della giustizia. Sabato 11 maggio, dalle 9.30 alle 12, la Caritas diocesana promuove un convegno dedicato al tema dell’esecuzione penale esterna, dal titolo «Esecuzione penale esterna: opportunità da conoscere e da vivere», presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, in via S. Antonio del Fuoco 9A.

L’iniziativa è rivolta a operatori della giustizia e del sociale, a volontari e animatori delle comunità parrocchiali e a tutta la cittadinanza sensibile al tema del carcere. Interverranno: Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità, del conflitto e della mediazione all’Università di Bergamo; Antonella Salvan, direttore dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Mantova e Cremona; Rossella Padula, direttrice della Casa circondariale di Cremona; Ornella Bellezza, Garante provinciale dei diritti delle persone private della libertà personale; e Roberto Piazzalunga, coordinatore Équipe Giustizia della Caritas diocesana di Bergamo. Gli interventi saranno coordinati dal direttore di Caritas Cremonese, don Pier Codazzi.

«Il tema che affronteremo – sottolinea don Codazzi – vuole essere un richiamo alle comunità a essere promotori di questa nuova attenzione, che punti a rafforzare le misure alternative al carcere attraverso il ricorso a strumenti come la messa alla prova, il lavoro di pubblica utilità e introducendo le pene sostitutive brevi. Si mira alla costruzione di una rete di occasioni, attività, incontri e restituzioni tra il condannato e la comunità. Un’altra importante occasione, all’interno del progetto più ampio “Dare Speranza alla Giustizia”, per conoscere da vicino la realtà carceraria del territorio e promuovere il tema della giustizia con una prospettiva di speranza».

Locandina del convegno

 

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Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»




Il CSI di Cremona porta lo sport in carcere

Nell’ultima settimana di marzo ha preso corpo uno dei progetti a cui sta lavorando il CSI di Cremona, grazie a un bando finanziato da Fondazione Comunitaria, con la finalità di promuovere l’attività sportiva a favore di persone che vivono situazioni di disagio e di svantaggio, sia fisico che sociale.

Uno degli ambiti individuati per la realizzazione del progetto è l’attività presso la Casa Circondariale di Cremona e, dopo diversi incontri, superate le difficoltà di carattere organizzativo e burocratico, grazie anche all’entusiasmo e alla disponibilità con cui la direttrice Rossella Padula ha accolto la proposta, si è giunti a un accordo ed è partita la macchina organizzativa.

Al momento, grazie alla collaborazione di istruttori qualificati, sono partite le attività del Tennis Tavolo e del Basket, con cadenza settimanale.

L’accoglienza è stata molto positiva, c’è entusiasmo, voglia di mettersi in gioco e quel pizzico di agonismo che ha dato la spinta per l’organizzazione di un primo torneo di Tennis Tavolo, per ora tra detenuti (in programma il 26 aprile dalle ore 9 alle 12.30), con la speranza in un prossimo futuro di organizzare amichevoli e tornei con squadre partecipanti al Campionato del CSI cremonese. Gli istruttori sono stati positivamente colpiti da tutto questo e sono quindi motivati a proseguire questa nuova avventura.

Sicuramente una bella e nuova sfida, che rientra nella mission del CSI, all’insegna del motto “sport per tutti” che caratterizza da ormai quasi 80 anni la proposta sportiva del CSI anche a livello locale.

L’attività di Tennis Tavolo si svolge il giovedì dalle 14:30 alle 16:30, con un gruppo di 24 persone.

L’attività di Basket si svolge il mercoledì dalle 12:30 alle 13:30 e il giovedì dalle 9:30 alle 11:30, con un gruppo di circa 16 persone, che si alternano in base ai loro impegni.




Il 25 aprile in Seminario la Giornata diocesana dei ministranti

È in arrivo la tradizionale Giornata diocesana dei ministranti, in programma quest’anno giovedì 25 aprile. Una occasione pensata per tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che prestano servizio all’altare nelle proprie parrocchie. L’evento, che sarà ospitato nel Seminario vescovile di Cremona, coinciderà quest’anno con la Festa diocesana di Rosarianti e Fortes in fide. Queste due associazioni di preghiera, nate agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, si ritrovano con cadenza mensile nelle parrocchie in cui sono presenti per recitare il Rosario per le vocazioni presbiterali; una volta all’anno, il 25 aprile, tutti i gruppi si riuniscono in Seminario per un pomeriggio di preghiera e di incontro con i seminaristi.

Così, la giornata del prossimo 25 aprile avrà inizio proprio con la recita del Rosario, in programma alle 14. L’arrivo dei ministranti, ai quali è chiesto di portare con sé la propria veste, è fissato per le 14.45, appena prima della Messa delle 15 nella chiesa del Seminario. A presiedere l’Eucaristia, come di consueto, sarà il vescovo Antonio Napolioni.

Ministranti, Rosarianti e Fortes in Fide saranno ancora riuniti per il momento della merenda, nel cortile del Seminario. Al termine del momento conviviale, le associazioni di preghiera si sposteranno nel salone Bonomelli per la tombola, mentre i chierichetti saranno impegnati in un gioco ambientato negli spazi del Seminario. Un’attività che sarà incentrata sulla scoperta di alcuni dei santuari presenti in diocesi, due per ogni zona. Attraverso il gioco, ragazzi e ragazze potranno conoscere e approfondire questi luoghi di culto della diocesi, a volte non molto conosciuti.

L’evento, il cui termine è previsto per le 18, vedrà coinvolta tutta la comunità del Seminario – organizzatrice dell’iniziativa – con i collaboratori e in sinergia con la Federazione Oratori Cremonesi e anche grazie all’impegno dei ministranti più grandi provenienti dalle varie zone pastorali. Un appuntamento per approfondire la propria fede e dare ancora più senso al proprio impegno in parrocchia.

«È la prima volta che queste due feste coincidono – spiegano gli organizzatori –.  Sarà bello passare un pomeriggio negli stessi luoghi, ampi e accoglienti del Seminario, facendo cose diverse, ma accomunati dalla stessa amicizia per il Signore». Con l’auspicio però che le occasioni di incontro siano molte altre, che si possa «pensare a proposte per i chierichetti, e non solo, che non siano solo il ritrovo all’evento diocesano annuale».

Ogni gruppo parrocchiale è invitato a formalizzare l’iscrizione dei propri ministranti entro lunedì 22 aprile sulla pagina dedicata del sito della Federazione oratori. È richiesta una quota di partecipazione di 2 euro a persona, da versare all’ingresso.




Un, due, tre… musei! Grazie a una convezione con gli oratori alla scoperta delle meraviglie artistiche con Abbonamento Musei

“Un, due, tre… Musei!”, si intitola così il progetto di Regione Lombardia, sostenuto da Fondazione Cariplo e organizzato in collaborazione con Abbonamento Musei e con la rete degli Oratori delle Diocesi Lombarde, che quest’anno si rivolge alle famiglie con bambini e bambine dai 6 ai 13 anni, portando avanti un obiettivo primario, quello di avvicinare il pubblico dei più giovani alla scoperta delle meraviglie della Lombardia.

L’idea è quella di regalare ai più piccoli che frequentano gli oratori lombardi circa 8mila Abbonamenti Musei Junior, della durata di 365 giorni, e 8mila Abbonamenti Musei speciali, della durata di due mesi, a un genitore/tutore per ogni nucleo familiare. Alla scadenza, l’accompagnatore potrà rinnovare la card a una tariffa agevolata.

Gli oratori sono veri e propri avamposti di socialità e inclusione ed è proprio qui, che – come sostiene il coordinatore degli Oratori Diocesi Lombarde don Stefano Guidi – la dimensione culturale può e deve diventare un ulteriore stimolo di crescita di ragazzi e adolescenti. Un modo per vivere la bellezza e creare comunità dove i bambini sono chiamati ad esprimersi liberamente e a diventare i protagonisti di un cambiamento culturale come dichiarato da Alberto Garlandini e Simona Ricci, rispettivamente presidente e direttrice di Abbonamento Musei.

L’iniziativa vede coinvolti ben 218 musei, diffusi su tutto il territorio lombardo, con un palinsesto fitto di attività culturali, che insieme creano un sorprendente itinerario alla scoperta del patrimonio meno conosciuto.

Anche nel territorio della Diocesi di Cremona si trovano alcuni luoghi tutti da scoprire.

Il tour in città può iniziare infatti dal Museo Archeologico San Lorenzo, un museo interattivo allestito in una chiesa del XIII secolo e ospitante i resti di una domus romana.

Si prosegue con un museo davvero unico, il Museo del Violino, il quale espone una collezione unica al mondo, attraverso installazioni multimediali e un ricco corredo documentale.

Il percorso prevede inoltre la riproduzione della bottega di un liutaio, un ambiente audio immersivo e uno “scrigno dei tesori”, dove sono custoditi gli strumenti dei più importanti maestri cremonesi.

Sempre nel centro della città si trova il Museo Civico Ala Ponzone – Pinacoteca, ospitato dal 1928 nel palazzo Affaitati; il museo deve il suo nome al marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, entomologo in pensione e collezionista, che lasciò in eredità alla sua città natale le sue collezioni d’arte. Tra le opere esposte si ritrovano anche un Caravaggio (San Francesco in meditazione) e un Arcimboldo (L’ortolano).

Spostandosi poco fuori città si trova un’antica cascina che ospita il Museo Civico della civiltà contadina “Il Cambonino Vecchio”, il cui ruolo è quello di valorizzare il lavoro della civiltà rurale italiana, così da non dimenticare mai le nostre origini, la storia e le tradizioni. Qui si possono respirare ancora oggi tantissime testimonianze della vita contadina, ogni ambiente del museo racconta una vera e propria storia.

Con la card di Abbonamento Musei è possibile visitare in provincia di Cremona anche: il Museo Archeologico “Platina” (Piadena) e il Museo Diotti (Casalmaggiore). Sempre nella frazione di Casalmaggiore si trova un museo unico al mondo: il Museo del Bijou. Esso custodisce gli oggetti di bigiotteria prodotti dalle industrie locali fra fine ’800 e il 1970, per un totale di oltre 20 mila pezzi fra collane, bracciali, anelli, orecchini, ciondoli, cinture e occhiali, i quali raccontano un secolo di moda, dall’era vittoriana agli hippies.

Inoltre, presso il sito archeologico di Calvatone-Bedriacum, ha sede il Visitors Centre “Maria Teresa Grassi”, polo di divulgazione delle ricerche e degli scavi archeologici condotti in loco dall’Università di Milano. In estate, gli archeologi dell’università accompagneranno i visitatori negli scavi archeologici, avvalendosi anche di supporti 3D e pannelli multimediali.

Infine, doppia possibilità anche nel territorio mantovano della diocesi, a Sabbioneta, con il Palazzo Ducale, il più antico tra gli edifici costruiti da Vespasiano, realizzato tra il 1560 e il 1561, e la chiesa dell’Incoronata, che doveva fungere da cappella palatina e da pantheon per la dinastia e per tale ragione fu affidata alla cura dei frati Serviti, presenti a Sabbioneta dal 1448.

Gli abbonamenti si possono richiedere tramite la compilazione del questionario al link: https://it.surveymonkey.com/r/un_due_tre_musei

Per informazioni: www.abbonamentomusei.it/progetto/un-due-tre-musei/




“Primavera Organistica Cremonese”, domenica nel Duomo di Casalmaggiore Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani”

Domenica 28 aprile alle ore 16 nel Duomo di Casalmaggiore l’organista cremonese Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani” (1862/2010) per presentare il suo doppio cd monografico dedicato alla musica originale per organo del grande operista Giacomo Puccini nell’ambito della rassegna concertistica “Primavera Organistica Cremonese” promossa dall’Accademia Maestro Raro.

 




Con Cosper e Nazareth percorsi di “messa alla prova” personalizzati per avviare dinamiche di giustizia riparativa

A Cremona c’è già un mediatore penale, figura dedicata alla mediazione tra vittima e reo, all’interno dell’équipe educativa che si occupa dei percorsi di messa alla prova di minori autori di reato. Le cooperative Nazareth e Cosper, protagoniste del progetto “Tra Zenit e Nadir” sul territorio di Cremona, anche così si stanno attrezzando – cogliendo proprio la spinta del progetto nazionale coordinato dall’Istituto Don Calabria in partnership con CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) – per introdurre una modalità educativa diversa, più orientata ad elementi caratterizzanti la Giustizia Riparativa, nei percorsi in atto di messa alla prova. A partire dalle azioni già in corso sul territorio che prevedono un approccio non standardizzato, ma su misura dei ragazzi coinvolti, e che – dove c’è spazio – coinvolge anche le loro famiglie.

In un anno, le cooperative cremonesi si sono occupate dei percorsi di messa alla prova di 45 ragazzi. Un numero in aumento, non per forza sintomo della crescita dei reati giovanili, ma sicuramente esito del ricorso maggiore a questa tipologia di strumento. “I casi che arrivano – commenta Luca, educatore della Cooperativa Cosper e mediatore penale – sono sempre più complessi. Noi, sulla base delle disposizioni dei Tribunali e in raccordo con i servizi territoriali, accompagniamo i ragazzi durante il periodo di messa alla prova che può estendersi anche un anno dopo il termine della stessa. Il reato, spesso, è solo una parte, talvolta piccola, delle difficoltà di questi giovani. Per questo mettiamo in campo progettualità che vadano oltre la questione giuridica e che, dove possibile, coinvolgano anche le famiglie”.

Nella buona parte dei casi, il reato o i reati sono concentrati in un periodo circoscritto della vita dei ragazzi, espressione di un disagio molto più ampio. “Come equipe educativa – commenta Luca – ci accorgiamo della grande necessità dei ragazzi di avere qualcuno che li ascolti e che stia in relazione con loro, adulti significativi che non giudichino, ma che siano disponibili al confronto. Per questo le fasi dei colloqui individuali, l’accompagnamento presso i servizi e in tribunale, i gruppi di parola, l’aiuto scolastico e i momenti informali restano un punto fondamentale dei percorsi. Così facendo lavoriamo sul progetto di crescita, cercando di mettere dei piccoli mattoncini che possono diventare solide basi per il futuro, e creiamo spazi affinché i ragazzi possano riflettere anche sui reati commessi”.

È stato così per Dylan, 21 anni di Cremona. Bocciato più di una volta negli istituti tecnici, ha concluso il percorso professionale in Pasticceria e Panificazione. Da sempre appassionato di sport, pratica da anni MMA, sport di arti marziali miste. Ha ottenuto diversi titoli, tra cui un titolo mondiale e uno italiano, e l’abilitazione come istruttore. “Di questo sport mi piace tutto – ci dice – Mi sento me stesso. Occhi neri e costole incrinate fanno parte del gioco. Il mio obiettivo è andare via dall’Italia e praticare l’MMA a tempo pieno”. Nel frattempo, Dylan lavora in una pasticceria in città: “metto via i soldi per il mio progetto”, spiega. Nella sua storia, breve ma intensa, anche un percorso di messa alla prova. “Quando ero ancora minorenne un ragazzo ha insultato pesantemente me e la mia famiglia in un gruppo whatsapp – racconta – Non ho mai risposto. Poi, un giorno l’ho incontrato e ci siamo picchiati. Mi ha denunciato. Io l’ho denunciato a mia volta”. Da lì, la questione è passata per vie legali e Dylan ha chiesto al Giudice la messa alla prova. “Sono un fighter, non un criminale – dice – Ho chiesto la messa alla prova perché me l’ha suggerito il mio avvocato, ma è stata un’esperienza importante”. Per sei mesi, a contatto ogni giorno con l’educatore, Dylan ha fatto esperienze di volontariato, anche allenando ragazzi che volevano avvicinarsi al suo sport, ha frequentato una ciclofficina sociale e ha vissuto esperienze di socializzazione significative.

“In questo periodo – spiega l’educatore Giorgio Coppiardi – Dylan ha anche affrontato situazioni personali e familiari pesanti e ha sempre dimostrato serietà, costanza e un approccio umano e pacato alle cose. Dylan sa vedere le potenzialità nelle persone, anche in quelle che hanno storie complesse”. Alla fine, il Giudice ha valutato positivamente il suo percorso, da cui è uscito con la fedina penale pulita e con la voglia di essere testimone e guida per altri ragazzi. “Tre settimane fa – conclude, sorridendo – un ragazzo in messa alla prova ha iniziato ad allenarsi ad MMA. Ci sono altri ragazzi con storie difficili che vengono in palestra. Anche partendo da ciò che ho vissuto io, sto loro dietro, valorizzo i loro talenti in modo che non si facciano distrarre da cose sbagliate e continuino a perseguire i loro obiettivi di vita. Faccio io l’educatore!”. “Il ragazzo con cui mi sono picchiato? – dice alla fine – Se lo vedo, lo saluto. Lui si gira dall’altra parte, ma per me è una storia chiusa, non porto rancore. Da quella ‘ragazzata’ e dalla messa alla prova, ho fatto un percorso che mi ha consentito di essere oggi quello che sono”.




Il Fonte Vivo, una nuova rivista per il Santuario di Caravaggio


Esce in questi giorni il primo numero della nuova rivista edita dal Santuario di Caravaggio. Già dal 1897 veniva stampato il bollettino Il Santuario di Caravaggio, giornale che ha attraversato importanti periodi storici, testimoniando continuamente la fervida devozione mariana. In questo tempo, nuovo e diverso, aperto a esigenze inedite e a sfide che non si possono eludere, la Direzione del Santuario ha ritenuto necessario ripensare la rivista perché potesse continuare a essere uno strumento importante di conoscenza, di condivisione e devozione mariana. L’impegno della redazione è quello di «onorare la ricca eredità di questa pubblicazione, in un dialogo costante tra ciò che siamo stati e ciò che aspiriamo a essere», come spiega il direttore editoriale, Michele Liuzzi, in apertura del primo numero alla rivista.

Ma è anche il rettore del Santuario, nonché nuovo direttore responsabile della pubblicazione, monsignor Amedeo Ferrari, a confessare che «uno dei motivi che ci ha convinto a sostenere la rivista del Santuario è quello di accorciare le distanze tra la Madonna e chi viene in pellegrinaggio a parlare con Lei», convinti che anche questo strumento possa contribuire a «tenere vivo il legame spirituale tra il Santuario e i pellegrini che lo frequentano, perché non cada nulla di ciò abbiamo vissuto nei momenti di sincera interiorità».

La rivista si presenta in una nuova veste grafica, ma soprattutto con nuovi contenuti, che mirano a stimolare un dialogo continuo tra le radici della nostra fede e le sue attuali espressioni, tra la tradizione del passato e le innovazioni che attendono il futuro.

Il nuovo nome della pubblicazione – Il Fonte Vivo – la colloca immediatamente al cuore del Santuario di Caravaggio. «Questa scelta non è casuale», spiega Liuzzi. «Il fonte, al maschile, evoca non solo l’acqua purificatrice e vitale, ma anche il luogo sacro dove la grazia di Cristo si manifesta con forza e vivacità, attraverso l’azione corredentrice di Maria. Così Il Fonte Vivo vuole simboleggiare la fonte incessante di grazia, speranza e rinnovamento spirituale per tutti noi fedeli e pellegrini che attingiamo conforto e forza dalla nostra devozione mariana».

Il desiderio e l’impegno della redazione vanno nella direzione di celebrare e sostenere il cammino spirituale di tanti amici del Santuario di Santa Maria del Fonte, che stimano e apprezzano ciò che hanno vissuto in questo luogo. A loro fa eco il vescovo Antonio Napolioni che, sulle pagine di presentazione de Il Fonte Vivo, auspica che «questa nuova rivista sia come un diario di viaggio del popolo in cammino, che nei santuari fa sinodo da sempre, arrivando e partendo in nome della stessa esperienza di grazia».

 

Come abbonarsi

Abbonarsi a Il Fonte Vivo va oltre il semplice sostegno editoriale: è unire le forze per una missione che si radica nei valori del Santuario di Santa Maria del Fonte, per diventare parte di una comunità che vuole diffondere il messaggio mariano del santuario. Per abbonarsi e ricevere i quattro numeri annui più il calendario del Santuario, è possibile rivolgersi alla Cancelleria del Santuario di Caravaggio oppure direttamente attraverso il sito internet santuariodicaravaggio.org. Si può pagare tramite bollettino postale o con carta di credito o di persona presso la Cancelleria. La quota di abbonamento è di 20 euro (ordinario) o 40 euro (sostenitore). Per informazioni contattare il numero 0363-3571.




Buona la prima per “Mettiti nei miei panni” nel campus di Cremona dell’Università Cattolica

Foto Università Cattolica del S. Cuore

 

È una prima volta assoluta quella di “Mettiti nei miei panni”, che è arrivata martedì 23 aprile nel campus di Cremona dell’Università Cattolica. L’iniziativa è promossa dai Servizi per l’inclusione d’ateneo per sensibilizzare ma anche per provare in prima persona le difficoltà legate alle diverse forme di disabilità. E dopo il grande successo delle ultime edizioni, abbraccia per la prima volta anche il campus di Santa Monica. L’invito è a mettersi nei panni di chi ogni giorno affronta le sfide della disabilità, ma anche a scoprire le innumerevoli risorse messe in atto per superarle, aprirsi a un mondo di esperienze e di prospettive, che spesso sfuggono a chi non le vive direttamente.

Nel campus cremonese è stato possibile prendere parte, insieme agli studenti, ai docenti e al personale tecnico – amministrativo, a delle vere e proprie simulazioni (role taking) di limitazione visiva o motoria, accompagnati da studenti con disabilità nelle vesti di tutor e volontari. Si potrà, inoltre, partecipare a laboratori per sperimentare le difficoltà relative ai deficit uditivi, conoscere e provare le maggiori tecnologie accessibili: sistemi di ingrandimento per la lettura, per l’accesso al computer, come mouse e joystick, ma anche modalità di comunicazione basate su puntatori oculari o a scansione.

«Mettiti nei miei panni non è solo una giornata di sensibilizzazione, ma è un vero e proprio invito a fare un’esperienza concreta – racconta il professor Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità e DSA – sono gli stessi tutor con disabilità che aiutano i loro compagni a capire cosa significhi affrontare la loro realtà partecipando alle attività di role taking. Molti, mettendosi nei panni degli altri, si rendono conto che con il contributo di ciascuno, la vita può essere più facile per tutti».

In questi anni il lavoro dei Servizi per l’inclusione in Università Cattolica ha cercato di promuovere sempre più la cultura dell’inclusione che come – spiega D’Alonzo – «si costruisce sulle fondamenta del binomio carità e competenza. Il semplice desiderio di aiutare è troppo poco, occorre molto di più. “Mettiti nei miei panni” offre a tutti i partecipanti spunti di riflessione critica e una significativa esperienza umana».

L’iniziativa, promossa dai Servizi per l’inclusione d’Ateneo e finanziata utilizzando il fondo per studenti con disabilità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è gratuita e realizzata in collaborazione con Leonardo Ausilionline e patrocinata dal Coordinamento atenei lombardi per la disabilità.