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Casalmaggiore, nuova vita per la chiesa di San Rocco

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Torna a vivere a Casalmaggiore la chiesa di San Rocco. Dopo quindici anni di interventi di messa in sicurezza e quasi 300mila euro già investiti, la chiesa affacciata sul Grande Fiume torna a essere visitabile al pubblico. Un successo di comunità riuscito grazie alla dedizione e alla volontà di numerosi protagonisti che hanno creduto nel patrimonio storico e culturale di quell’edificio impresso nella memoria e nella devozione popolare.

«È stato un percorso lungo, ma i risultati ora saranno visibili nella loro interezza e bellezza», commenta l’architetto Gabriele Pezzini, che ha curato il progetto di recupero sviluppato in due “lotti” negli ultimi anni.

«Mai avrei pensato un livello di intervento così felice, ti si apre un mondo – afferma il parroco don Claudio Rubagotti. Insieme all’architetto Pezzini e al professor Marco Orlandi, vorrei ringraziare tutti gli addetti ai lavori, la Soprintendenza e la Curia per l’accesso ai fondi Pnrr e la società Abstract per aver gestito tutte le procedure amministrative e contabili derivanti dal finanziamento».

Il lavoro di riqualificazione della chiesa, in rovina dall’esondazione del Po del 1951, risale al lontano 2008 con i primi puntellamenti, poi fermati per mancanza di fondi. Quindi dieci anni di silenzio, rotto soltanto grazie all’opera di divulgazione del professor Orlandi e agli appelli da parte degli studenti dell’Istituto Romani con numerose iniziative. Solo nel 2019, grazie all’azione diretta di Gabriele Barucca, Soprintendente all’Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, furono stanziati 100mila euro alla parrocchia di Casalmaggiore per la messa in sicurezza dell’edificio, compromesso dopo il terremoto del 2012.

Nel dicembre 2021, al termine del primo intervento urgente da 56.620 euro, gestito direttamente dalla Soprintendenza, con un nuovo contributo condizionato al 50% di 76.412 euro dal bando di Fondazione Cariplo, è continuata l’imponente opera di restauro. Nel 2022 l’ulteriore finanziamento di 200mila,  grazie al bando del Pnrr gestito dall’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Cremona, che ha sempre operato in accordo con la Sovrintendenza. Con questi fondi è stato possibile «recuperare le volte interne e i collegamenti verticali del vecchio campanile, realizzare una copertura leggera per la protezione dalle infiltrazioni meteoriche e una legatura orizzontale di rinforzo sismico, consolidare gli spalloni di sostegno dell’arcata a protezione degli angeli in stucco e di accesso all’edificio», ha spiegato Pezzini. Ora la facciata è libera dalle impalcature protettive, lo spazio interno del presbiterio è sicuro, la cripta sotterranea è visitabile.

Nel futuro imminente restano da salvare gli affreschi interni e ripulire definitivamente le sculture esterne e, grazie a questa oculata riqualificazione ambientale, far rivivere questo luogo caro ai maggiorini con nuove possibilità di utilizzo.




Calvenzano in festa con il Vescovo per i 400 anni del ciclo di affreschi di Tommaso Pombioli nell’Oratorio dell’Assunta

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C’è la gioia degli occhi nel vedere i capolavori di un grande pittore; c’è quella dell’ascolto nel sentire le note di una banda musicale; c’è poi quella del cuore, la più importante, che mette assieme le altre due, che è quella donataci da Dio e che si concretizza nell’Eucarestia. Questo il messaggio che il vescovo Antonio Napolioni ha offerto nella mattinata di domenica 10 dicembre a Calvenzano dove è stato per celebrare con i parrocchiani due importanti anniversari: i 400 anni dalla conclusione del ciclo di affreschi dipinti da Tommaso Pombioli nella chiesetta dell’Oratorio dell’Assunta, detta anche Madonna dei Campi e custodita dal locale gruppo alpini, ed i 200 anni dalla fondazione del corpo bandistico di Calvenzano, vera e propria istituzione per il comune della Bassa Bergamasca nonché una delle più antiche bande della Lombardia.

Accompagnato dal sindaco Fabio Ferla, non nuovo a fare da guida in circostanze del genere, poco dopo le 9.30 il vescovo Napolioni ha visitato la chiesetta e i suoi affreschi rimanendo ammirato dalla bellezza dei dipinti del Pombioli, uno fra i più importanti artisti del Seicento. Il ciclo da lui raffigurato è un vero e proprio inno alla figura femminile che, attraverso la narrazione della vita di Maria, emerge come emblema di e per tutte le donne: forte, salda e dignitosa mentre compie il proprio dovere, che è anche il destino che le è stato assegnato. Un’opera che inneggia alla supremazia di una donna che rappresenta tutte le donne e che, a distanza di quattro secoli, è più che mai attuale.

Terminata la visita, il Vescovo è stato accolto sul sagrato della chiesa parrocchiale dalle note della banda musicale di Calvenzano, dal suo presidente Mario Pietro Colombo e dal suo coordinatore Francesco Tripepi. Il corpo bandistico di Calvenzano debuttò con un concerto in paese in occasione della Pasqua del 1823, dopo due anni di preparazione ad opera di alcuni giovani calvenzanesi tornati dal servizio militare prestato nell’esercito austriaco, dove avevano imparato l’uso di alcuni strumenti musicali

Poi la Messa, accompagnata dai canti della corale parrocchiale. «Non esistono periferie», ha detto monsignor Napolioni nel saluto iniziale ai fedeli, esortandoli a non sentirsi ai margini della diocesi: «Esiste la gente, esiste la vita, esiste il lavoro, esiste il santuario della Madonna dei Campi e ringrazio gli alpini che lo custodiscono con amore. Esiste anche un popolo che canta. È bello allora far festa per i 200 anni della banda di Calvenzano come è bello questo tempo dell’attesa del Signore, un bisogno che abbiamo nel profondo del cuore», ha quindi affermato all’inizio della Messa, concelebrata dal parroco don Franco Sudati e dal segretario e cerimoniere don Matteo Bottesini.

 

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Nell’omelia il Vescovo è partito dalla meraviglia che un’opera come gli affreschi dell’Assunta rappresenta per gli occhi e che le note della banda musicale rappresentano per gli orecchi: un trionfo dei sensi che trova senso e compimento nel cuore di ognuno per mezzo del Signore. «Dio – ha detto – ci dice di aprire gli occhi e il cuore preparando la strada al trionfo della vita sulla morte. Questo è ciò che avviene ogni domenica nell’Eucarestia».

 

Ascolta l’omelia del Vescovo

 

Al termine della messa, il saluto ed i ringraziamenti del parroco. Sul sagrato, ancora protagonista la banda musicale diretta da Massimo Blini che sabato prossimo, alle 21, nell’auditorium comunale di largo XXV Aprile, terrà il concerto conclusivo del ciclo di eventi per il 200° di fondazione.

 

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Romanengo, presentato il progetto per i lavori al tetto e alla struttura

«Questo progetto non rappresenta solamente una semplice opera di ristrutturazione, ma è anche la consapevolezza, da parte nostra, di voler credere che la comunità parrocchiale di Romanengo sarà presente e viva anche nel futuro». Così il parroco di Romanengo, don Massimo Cortellazzi, nel suo intervento di saluto alla presentazione pubblica del progetto di ristrutturazione del tetto e della struttura della chiesa parrocchiale che si è tenuta nel pomeriggio di domenica 3 dicembre proprio nell’edificio di culto dedicato ai Santi Giovanni Battista e Biagio su iniziativa dello stesso don Cortellazzi, del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio affari economici della parrocchia.

Un centinaio i presenti fra amministratori comunali, esponenti dell’associazionismo locale e cittadini cui il progetto è stato spiegato con dovizia di particolari e con l’ausilio di una corposa documentazione fotografica dagli architetti Rosaria Tolotti ed Omar Merlo, estensori del progetto e incaricati anche della direzione-lavori, dal restauratore Daniele Calvi della Open Art e dall’ingegner Cristiano Ghisetti, titolare della Ghisetti Costruzioni di Crema, ditta appaltatrice dei lavori.

Il progetto è suddiviso in sette stralci che portano alla sistemazione di tutto il tetto, cupola compresa, e alla manutenzione delle parti litoidi della chiesa. Al momento sono già in corso i lavori afferenti al primo stralcio, relativo al pronao.

Dal punto di vista economico la stima complessiva dell’intervento, comprensiva di spese tecniche, è pari a circa due milioni di euro, di cui una quota-parte potrebbe essere coperta da contributi della CEI e dalla partecipazione a bandi; la restante parte sarà invece a carico della parrocchia.

Terminata la presentazione, i tecnici hanno risposto ad alcune domande dei presenti. La riunione si è conclusa con la parte più significativa di quest’incontro: far decollare le iniziative per la raccolta fondi. Oltre ai contribuiti volontari dei parrocchiani di Romanengo, don Cortellazzi e i suoi collaboratori hanno pensato di coinvolgere le numerose associazioni di volontariato del territorio, di incontrare le imprese locali e dei paesi limitrofi e di attivare una raccolta fondi via web. Insomma, si è lasciata aperta la porta per tutte le idee che possano portare contributi economici a questo importante progetto.




Romanengo, il 3 dicembre la presentazione del progetto di rifacimento del tetto

Domenica 3 dicembre, alle 16, nella chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni Battista e Biagio, in piazza Gramsci, a Romanengo, sarà presentato il progetto di ristrutturazione e rifacimento del tetto della struttura. L’iniziativa, promossa dalla parrocchia con il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio affari economici, è rivolta a tutti parrocchiani, insieme all’Amministrazione comunale, le associazioni di volontariato operanti nel comune e tutte le realtà imprenditoriali, oltre alla stampa.

Interverranno, insieme al parroco don Massimo Cortellazzi, gli architetti Rosaria Tolotti e Omar Merlo, estensori del progetto e direzione lavori, l’ingegnere strutturista Reposo, il restauratore Daniele Calvi della Open Art, l’ingegnere Cristiano Ghisetti della Ghisetti Costruzioni di Crema, che racconteranno ai presenti gli studi effettuati sulla struttura del tetto, il rifacimento della copertura, la pulizia della facciata, la sistemazione dei muri e quant’altro inerente i lavori.

“Proteggiamo il futuro” è lo slogan scelto per l’iniziativa. «Futuro, una parola scelta con cura per raccontare la visione, le speranze e i progetti di questa comunità. Romanengo, un luogo dove storia e innovazione si incontrano. Località attenta alle tradizioni, alle opere d’arte che ha la fortuna di avere e di cui si prende cura. Una comunità viva, una parrocchia attenta e sempre pronta ad attivarsi per giuste cause». E ancora: «In questi anni la comunità parrocchiale ha sempre cercato di tenere alto il valore dei beni che amministra. La chiesa principale, esaltata e raccontata da storici d’arte e uomini di chiesa nel corso dei secoli, ha sempre donato calore e accolto i fedeli con amore come fosse una casa. Ora quella casa ha bisogno di un supporto, di prendersi del tempo per tornare ad essere solida e stabile».

La chiesa, passato presente della comunità, ora guarda al futuro con grandi progetti per continuare a essere un punto di ritrovo e un luogo sicuro. L’obiettivo è chiaro: «Costruiamo insieme il domani di tutti».




Il 25 novembre a Casteldidone festa in musica per i 50 anni del coro S. Cecilia e i 60 anni del Paulli

Significativo traguardo per la Schola cantorum Santa Cecilia di Casteldidone che festeggia i 50 anni di fondazione e attività con un momento musicale in programma sabato 25 Novembre alle 21 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Abdon e Sennen. Protagonista della serata sarà anche il Coro Paulli di Cremona, da sempre legato al coro di Casteldidone da profonda amicizia, che quest’anno ha festeggiato il proprio 60° anniversario.

Una tradizione corale davvero lunga e consolidata per Casteldidone, nata all’inizio del 1972 con il parroco don Emilio Mazzani quando un gruppo di giovani e giovanissimi (dai 10 anni in su) inizia ad affiancare i cantori che avevano fatto parte della precedente corale parrocchiale.

Guidata da Cesare Pederzani, la Schola cantorum S. Cecilia ha da subito intrapreso lo studio di nuovi pezzi corali a 4 voci dispari e intensificato le prove settimanali, assicurando il servizio liturgico durante tutte le festività. Dopo la morte di don Emilio Mazzani, il parroco reggente don Gabriele Vago ha incoraggiato l’attività corale e, aiutato da alcuni volontari, ha ripristinato l’organo della chiesa in silenzio ormai da decenni. Dalla fine del 1972, la parrocchia fu affidata a don Palmiro Ghidetti, valente musicista, che ha da sempre sostenuto la schola cantorum e aiutato la crescita musicale del gruppo.

Risale agli anni Settanta anche l’amicizia instaurata con il maestro Giorgio Scolari e i cori folk di Castelverde, il Coro Paulli e la Schola cantorum di Castelverde. Sono state numerose le occasioni musicali condivise che hanno portato il coro di Casteldidone a un miglioramento notevole nell’esecuzione dei brani e che hanno consolidato il legame tra i cori. Sono di quegli anni anche le prime esecuzioni con il gruppo strumentale cremonese.

La direzione del coro è poi passata ad Alberto Caletti, accompagnato all’organo negli anni dai maestri Giancarlo Gobbi Frattini, Maurizio Monti, Roberto Ardigò, Mariano Fornasari. L’aiuto e l’amicizia del Maestro Federico Mantovani hanno accompagnato il coro dagli anni Novanta in poi. Dalla fine degli anni Novanta, l’attività liturgica del coro continua con la direzione di Giordano Storti e Alberto Caletti all’organo.

Nel corso degli anni vari cantori hanno lasciato il piccolo paese per motivi di lavoro o di famiglia, ma nelle celebrazioni festive e solenni molti di loro tornano con piacere e con entusiasmo a cantare con la Schola cantorum Santa Cecilia. Ed è questo lo spirito che animerà la serata di sabato 25 novembre, preparata nei mesi scorsi con passione e dedizione e con l’entusiasmo di rivivere anni di amicizia e avventure musicali.

Un grande ritorno anche quello del Coro Paulli che, in nome della decennale amicizia con Casteldidone, condividerà proprio con e nel piccolo paese l’occasione festiva per onorare in musica i propri 60 anni di attività. L’avventura del Coro Paulli, infatti, è iniziata nel 1961 da un’aggregazione spontanea di giovani amanti del canto per iniziativa del maestro Rudy Giuseppe Buschi. Nel 1974 assume la direzione del coro il maestro Giorgio Scolari, insegnante della scuola Internazionale di liuteria della città. Ad oggi il coro Paulli annovera l’esecuzione di oltre 600 concerti, la partecipazione a innumerevoli rassegne e concerti, appuntamenti illustri e trasferte; vanta un ampio repertorio di musica sacra o a soggetto religioso, musica profana (novecento storico, contemporaneo) e canti ed elaborazioni popolari.

Un’occasione dunque da non perdere, per vivere una bella serata in musica e rendere onore al preziosissimo patrimonio culturale che le tradizioni e l’amicizia di questi cori rappresentano. Appuntamento a Casteldidone sabato 25 novembre dalle ore 21 in chiesa parrocchiale. Ingresso libero.




Unità pastorale Cittanova, un percorso di fede attraverso l’arte delle tre chiese parrocchiali

Le chiese di S. Agata, S. Agostino e S. Ilario concentrano in sé storia, fede e arte riproponendo volta per volta sintesi inedite e inaspettate di questa loro ricchezza. Le chiese conservano le tracce dei mutamenti che li hanno viste protagoniste, mentre suppellettili, pitture, statue, arredi si sono come stratificati resistendo all’usura del tempo e restituendo – a chi voglia leggerli con intelligenza – panorami inattesi e scorci che lasciano a bocca aperta.

Per rendere conto di questa ricchezza, che supera di gran lunga la qualità talvolta eccezionale delle opere artistiche, con la collaborazione preziosa della professoressa Mariella Morandi, storica dell’arte, e di mons. Attilio Arcagni, collaboratore dell’unità pastorale Cittanova, sono stati ideati alcuni percorsi che dall’arte passassero al discorso di fede e viceversa.

Mariella Morandi ha curato il libro sulla chiesa di S. Ilario e ne sta ultimando un altro, avvincente e documentatissimo, sulla chiesa di S. Agata: ha setacciato archivi e anfratti con la curiosità non solo dell’esperta d’arte, ma anche di chi vuole entrare nel mondo che ha prodotto queste testimonianze. Ben consapevole di quanto forte sia l’intreccio tra teologia, devozione, prestigio, produzione artistica, Morandi ha portato alla luce non solo la genesi compositiva di alcune opere o la storia della loro interpretazione o ancora le strade per cui ci sono giunte, ma anche il vissuto antropologico che esse in qualche modo ci restituiscono e il loro significato per chi ci ha preceduto.

Ricostruire questi intrecci apre alla possibilità di far dialogare queste opere con la nostra fede. Perché un percorso di catechesi non può limitarsi a fotografare alcuni contenuti di fede che innervano la vita dei cristiani da secoli, ma deve prendersi cura della fede di chi ascolta oggi. Il dialogo con le opere d’arte è quindi quello della fede che si fa cultura, che cioè risponde al nostro bisogno di senso proprio perché prende sul serio chi siamo, cosa ci interessa, il posto che occupiamo in questo mondo con le sue ricchezze, contraddizioni e non, ultime, le nostre emozioni.

È un viaggio appassionante quello già percorso dall’unità pastorale Cittanova lo scorso anno e che ora si intende di nuovo intraprendere.

Il programma – dal titolo “Fede a colori” – prevede cinque incontri, che si terranno nella sala teatro presso la chiesa di S. Agata, alle ore 17.30 ad iniziare da sabato 18 novembre e proseguendo il 2 e 16 dicembre, il 20 gennaio 2024 e il 3 febbraio.

 

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Casalmaggiore, mentre Palazzo Abbaziale si prepara al prossimo vento presentato il calendario parrocchiale

Foto: Massimo Francesconi

Un solo dato, seppur approssimativo, può dare la forza di un progetto, di una visione, di una prospettiva. Nei quindici giorni di apertura della mostra circa 1.000 persone hanno visitato la rassegna d’arte contemporanea, curata da Paride Pasquali, allestita nelle splendide sale del restaurato Palazzo Abbaziale delle parrocchie di Casalmaggiore. Un chiaro segnale che l’esperimento di unire l’arte odierna con quella del passato, per dare un nuovo senso e vita a quegli spazi un tempo abbandonati, ha avuto successo. «Il bilancio è oltre ogni aspettativa», ha detto Pasquali, il quale ha ringraziato ancora una volta il parroco don Claudio Rubagotti «per la fiducia nel gestire per sei mesi questo bellissimo palazzo», gli artisti partecipanti con le loro opere, allo sponsor Borciani-Bonazzi e al corpo di ballo di Nilla Barbieri.

Nel pomeriggio di domenica 12 novembre, a chiusura della mostra è stato offerto un suggestivo spettacolo dalle ragazze della scuola Dimensione Danza della Barbieri. Le ballerine hanno espresso la poesia del movimento nelle sale dove sono state esposte sculture, pitture e ceramiche degli artisti provenienti dal comprensorio e non solo. Un dialogo tra le arti molto apprezzato dal folto pubblico presente. «Quanto abbiamo fatto è una piccola goccia nell’oceano, spero la nostra offerta serva a qualcosa per un territorio difficile e complicato», ha detto Pasquali.

Anche don Rubagotti si è detto soddisfatto del risultato positivo dell’iniziativa. «Mi ha commosso vedere così tanta gente, ma soprattutto così tanti giovani; e non mi sto riferendo ai bravi ragazzi dell’istituto ‘Romani’ coinvolti come guide dalla professoressa Chiara Zani, la quale ringrazio assieme a Pasquali, ai diciotto artisti e a Marco Visioli per il grande impegno in tutti questi mesi». Il parroco, infatti, ha ricordato lo scopo di far abitare nuovamente questi ambienti dall’intera comunità casalasca. «Non si tratta solo di aver recuperato un muro fine a sé stesso ma, come diceva anche don Gianluca Gaiardi all’inaugurazione, è anche necessario coinvolgere le persone affinché l’uomo abiti le sue strutture». A dicembre, grazie agli scatti del Fotocine Casalasco, sarà allestita una mostra fotografica per dare continuità e memoria a questa proposta di vivere il Palazzo Abbaziale. «C’è la possibilità di aprire questo spazio anche ad altre iniziative culturali o artistiche – sarà il palazzo stesso a suscitare nuovi progetti – a patto di prendersene cura e garantire appunto la continuità della struttura», ha aggiunto don Claudio. 

A chiusura della mostra d’arte contemporanea, sempre nell’ottica di promozione del patrimonio artistico e culturale delle chiese maggiorine, è stato anche presentato il nuovo calendario parrocchiale. Una tradizione cominciata qualche anno fa e curata da Angela Bigi, con le fotografie di Paolo Mangoni, per divulgare le opere artistiche degli edifici sacri. E come fu un tempo il Palazzo Abbaziale, stavolta il luogo poco accessibile da mostrare al pubblico è la sala con la volta a botte “lunettata” situata a destra della chiesa di San Francesco e i suoi affreschi. Come si legge nella presentazione del calendario, sono undici medaglioni «raffiguranti l’Adorazione dei Magi, l’Immacolata Concezione ed alcuni personaggi dell’Antico Testamento»; sono stati realizzati da Galeotti Sebastiano (Firenze 1675 – Mondovì 1741) per la sagrestia della chiesa francescana «e sono da mettere in relazione con i lavori di riedificazione del convento iniziati nel 1713. L’impatto è felice e sorprendente, con reminiscenze “tiepolesche”». Il ricavato del calendario, acquistabile a 10 euro nelle chiese della parrocchia, servirà per affrontare «l’urgente e non più procrastinabile intervento di restauro» degli stessi affreschi. Come ogni anno, il parroco conclude con una provocazione: «chi immaginerebbe, percorrendo via Cavour, che oltre la “foresta amazzonica” e l’edilizia post-moderna vi sia un ambiente così carico di fascino? Sorprendersi… coltivando la curiosità, indagando oltre l’apparente banalità». 




A Vescovato una strada in ricordo di don Luisito Bianchi

Scrittore, poeta, insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d’ospedale, ma soprattutto uomo della gratuità. Queste le molteplici vite – e le tante qualità – di don Luisito Bianchi, sacerdote diocesano, originario di Vescovato, morto il 5 gennaio 2012. E proprio il suo paese natale nella serata di sabato 4 novembre gli ha intitolato una strada, quella che prima era via XI Febbraio (dove si trova la canonica), adiacente a Piazza Roma, sulla quale affaccia la chiesa parrocchiale di San Leonardo.

La cerimonia di inaugurazione con lo svelamento della relativa segnaletica stradale è stata organizzata dal Comune di Vescovato in collaborazione con l’unità pastorale Cafarnao. Insieme al sindaco Gian Antonio Ireneo Conti e al parroco don Giovanni Fiocchi, per l’occasione era presente anche il vescovo Antonio Napolioni.

Dopo la breve celebrazione di svelamento sotto la pioggia, che ha sancito ufficialmente il nuovo odonimo dell’arteria vescovatina, nella chiesa parrocchiale l’evento è stato festeggiato con l’elevazione musicale “Cantate Domino” proposta dal coro G. P. da Palestrina di Suzzara con i solisti dell’orchestra dei Cori Morenici. Tra i brani eseguiti “Cantate Domino”, da cui l’evento ha preso il nome, un brano scritto da Enrico Arisi per la prima Messa del sacerdote, e alcuni brani di musica classica di Antonio Vivaldi. L’esecuzione, diretta da Pieralessio Caroli, ha visto l’esibizione del basso continuo Carlo Benatti e dei soprani Carlotta Bellotto e Nadina Calistru.

Nella scelta di farsi prete, don Luisito Bianchi prese ispirazione dalla testimonianza di vita di un altro grande sacerdote cremonese, don Primo Mazzolari. Laureato in Scienze politiche a Milano, don Luisito fu ordinato sacerdote nel 1950 e divenne subito insegnante presso il Seminario vescovile (1950-1951). Fu poi missionario in Belgio (1951-1955), vicario della parrocchia di S. Bassano a Pizzighettone (1956-1958), quindi ancora insegnante in Seminario (1964-1967). Tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta scelse di diventare uno dei primi preti-operai, lavorando dapprima in fabbrica, alla Montecatini di Spinetta Marengo, ad Alessandria, e poi come inserviente presso l’Ospedale Galeazzi di Milano. Sono di quegli anni alcune delle sue opere più mature, tra cui il capolavoro di narrativa moderna La messa dell’uomo disarmato.

Don Luisito Bianchi era molto legato alla sua terra cremonese, in particolare a quel «grumolo di terra e di case, nel cuore della Grande Pianura, dallo scanzonato e solenne nome di Vescovato». Un amore per la sua terra ora più che mai ricambiato in una strada che porterà – con l’orgoglio di tanti – il suo nome.




Ad Antegnate una rievocazione storica ha ricordato il miracolo del 1705

Guerra di successione spagnola. L’esercito francese, in procinto di assaltare l’antico borgo di Antegnate, intravede sulle mura una moltitudine di soldati guidati da un condottiero che prendeva ordini da una donna ferma sul soglio della chiesa: dentro la chiesa, impauriti, si erano rifugiati anziani, donne e bambini. Pensando di essere in posizione d’inferiorità l’esercito francese decide di non attaccare e solo successivamente avrebbe scoperto che non vi era alcun soldato a presidiare Antegnate e che quella donna era identica alla statua della Madonna del Rosario venerata dagli abitanti del luogo.

Questi eventi miracolosi, risalenti al novembre 1705, sono ancora oggi ricordati con grande fede e devozione ad Antegnate, nella Bergamasca, come testimonia la partecipazione della gente agli appuntamenti della festa dell’Apparizione di Nostra Signora del Rosario, che li ricorda. Organizzati dalla parrocchia e dal Comune con la partecipazione ed il supporto del gruppo storico Pietro Micca, della locale banda musicale Luciano Manara e del Trekking Ranch, hanno avuto in quella di domenica 5 novembre la giornata conclusiva e più importante.

Una giornata iniziata con la Messa solenne delle 10.30 nella parrocchiale di San Michele Arcangelo presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Con lui hanno concelebrato l’Eucaristia il parroco don Angelo Maffioletti, monsignor Mario Marchesi (già vicario generale della Diocesi, originario del paese) e il segretario e cerimoniere don Matteo Bottesini, con il diacono permanente Roberto Cavalli che ha prestato servizio all’altare.

Prima dell’inizio della liturgia è stata letta la ricostruzione storica dei fati del 4 e 5 novembre 1705, mentre vescovo e sacerdoti rendevano omaggio alla Vergine nel santuario a lei dedicato, situato dietro l’altare maggiore della parrocchiale.

«Perché non vedere in questa storia i segni di quel Magnificat cantato da Maria?», ha detto il parroco don Angelo Maffioletti nel suo saluto all’inizio della celebrazione: «Perché smettere di raccontare ciò che i nostri padri hanno interpretato alla luce della fede? Certo di storico c’è che un esercito s’è fermato e forse è necessario raccontare questa storia oggi che tanti eserciti sono schierati per la distruzione. Qui un volto di una donna ha portato la pace. Una donna ebrea, cristiana perché madre di Cristo e che i musulmani venerano come la madre del profeta».

E sulla figura di Maria anche il Vescovo si è concentrato nella sua omelia. «È lei che ci insegna ad ascoltare il Vangelo e che ci dice di fidarci di ciò che nel nostro cuore il Signore semina. Dio ci ha mandato Maria per venirci incontro. È una di noi». E ancora: «Come ha detto don Angelo, un po’ ebrea, un po’ palestinese, sicuramente più cristiana di noi».

Durante la Messa, allietata dalle voci dei cantori della corale parrocchiale, vi sono stati dei gesti simbolici, come l’accensione di un cero da parte del sindaco Mariangela Riva e l’omaggio floreale alla Madonna da parte dei bambini del catechismo.

All’uscita dalla chiesa, invece, un assaggio invece di quello che gli antegnatesi avrebbero visto poche ore dopo: i soldati francesi (del gruppo storico Pietro Micca) schierati sul sagrato per salutare il vescovo Napolioni e i sacerdoti.

Dalle 14.30 in poi spazio alla ricostruzione storica. Prima location il parco Dei Fontanili dove è andata in scena la simulazione di una battaglia di inizio Settecento con armi d’epoca e cannoni, nella quale il gruppo storico Pietro Micca ha offerto un saggio del proprio repertorio. Alle 16, in un contesto di festa fortunatamente graziato dal meteo, è andato in scena il corteo storico con anche decine di figuranti antegnatesi che indossavano i costumi d’epoca realizzati per la commemorazione del trecentesimo del miracolo. Partito dalla sede dell’associazione Nono Gino, il corteo è giunto in chiesa dove, fra storia e fede, è stato rievocato il miracolo dell’Apparizione.




Antegnate, nel fine settimana in festa per la ricorrenza dell’apparizione

Antegnate in festa, questo fine settimana, per la ricorrenza dell’apparizione di Nostra Signora del Rosario alla quale è dedicato il santuario situato dietro l’altare maggiore della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo.

Il programma degli eventi, che vede la parrocchia affiancata dal Comune nell’organizzazione, con il gruppo storico Pietro Micca, corpo musicale locale “Luciano Manara” e Trekking Ranch, inizia nella serata di venerdì 3 novembre, alle 20.45, con il concerto mariano della schola cantorum di Mozzanica in chiesa parrocchiale. «I brani eseguiti dalla corale – precisa il parroco di Antegnate, don Angelo Maffioletti – si alterneranno con la lettura di scritti di Papa Francesco che chiedono a Maria il dono della pace».

Sabato, alle 9, dopo la recita delle Kodi, in San Michele si aprirà la Scala Santa, una delle rampe che portano al santuario. Alle 10.30 la compagnia teatrale Studio Oida terrà un racconto dell’Apparizione per i bambini. Nel pomeriggio, a cura dell’Amministrazione comunale, visita guidata della chiesa parrocchiale. Alle 18, Messa, recita delle litanie e velazione dell’immagine della Madonna.

Nella giornata di domenica 5 novembre la festa sarà suddivisa fra spiritualità e storia. A presiedere alle 10.30 la Messa solenne sarà il vescovo Antonio Napolioni, che nell’occasione scoprirà la velatura della statua di Maria. A partire dalle 14, quindi, è prevista la simulazione di una battaglia con cannoni ed armi d’epoca presso il parco Dei Fontanili, a cura del gruppo storico Pietro Micca, che precederà il corteo storico (con una cinquantina di figuranti antegnatesi che indosseranno i costumi d’epoca creati nel 2005) con partenza dalla sede dell’associazione Nonno Gino e la rievocazione del miracolo del 5 novembre 1705 quando, durante la guerra di successione spagnola, la popolazione invocò per un’intera notte l’intercessione della Vergine Maria per scongiurare l’assalto al castello di Antegnate che miracolosamente non avvenne.

«Più avanti, probabilmente in occasione della festa dell’Immacolata – aggiunge don Maffioletti – uscirà una guida turistica religiosa del santuario realizzata da don Samuele Riva, attuale parroco di Sabbioneta ma originario di Antegnate, che sul paese ha già realizzato un importante volume a carattere storico».

«Siamo felici – commenta il vicesindaco Giorgio Allegri – di poter affiancare la parrocchia nell’organizzazione degli eventi, resi possibili anche grazie ai fondi del bando Ogni giorno in Lombardia, e fa piacere aver riscoperto da un paio d’anni a questa parte la rievocazione storica, momento significativo per la tradizione antegnatese».