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Mons. Barosi e padre Zanardi, 80 anni del loro martirio

Il 19 novembre ricorre l’ottantesimo anniversario del martirio di mons. Antonio Barosi, originario di Solarolo Rainerio e amministratore apostolico di Kaifeng, e dei missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere) Mario Zanardi (di Soncino, in foto) Bruno Zanella e Gerolamo Lazzaroni, uccisi nel 1941 a Dingcun, nella provincia di Henan, in Cina.

Il massacro di Dingcun avvenne negli anni tragici dell’invasione giapponese della Cina e nel contesto della guerra contro il Giappone. La vita dei missionari era tutta dedicata al servizio della popolazione cinese, in un momento di grande miseria a causa delle inondazioni del Fiume Giallo, provocate per arrestare l’avanzata giapponese, che causarono centinaia di migliaia di morti e innumerevoli villaggi sommersi. I missionari rimasero accanto alla gente anche se senza né difese né garanzie, anzi consapevoli che, in quanto italiani, erano divenuti nemici agli occhi dei “partigiani” cinesi. L’Italia fascista era infatti alleata del Giappone, invasore della Cina.

Dingcun era una bella cittadina circondata da mura. I missionari e i loro collaboratori cinesi avevano suscitato una fervente comunità cattolica. Per incoraggiare i suoi cristiani, e celebrare le Cresime, l’amministratore apostolico Barosi (non ancora eletto vescovo, in foto qui a destra) vi si recò con padre Mario Zanardi, affrontando un viaggio di disagi e pericoli. La festa si tramutò in indicibile tragedia. La residenza dei missionari fu invasa da guerriglieri che li uccisero senza pietà. Negli anni a seguire la chiesa e la residenza furono distrutte e i resti dei martiri profanati. Ma i fedeli cinesi riuscirono a recuperare le ossa dei loro martiri e a nasconderle nella cittadina poco lontana di Zhoukou.

Verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso, i cattolici di Zhoukou ricostruirono la chiesa, dedicata a san Giuseppe, nel cortile della vecchia residenza missionaria, collocando l’altare maggiore proprio sopra il pozzo dove i resti dei quattro martiri erano stati segretamente seppelliti. Proprio come ai primi tempi della Chiesa in Roma, quando si costruiva l’altare sulle reliquie dei martiri. Una decina d’anni fa i resti furono recuperati dal pozzo e, raccolti in urne, furono collocati in una apposita cappella a fianco della chiesa restaurata, sempre a Zhoukou.

Al di là delle sommarie testimonianze, che cosa accadde veramente? Come si svolsero i fatti e perché? Chi erano questi missionari? Ma, soprattutto, quale tesoro di testimonianza di fede e di dedizione alla Chiesa si riceve ancora oggi da loro? Dal 1941 ad oggi la ricerca non si é mai fermata. Molti gli ostacoli linguistici da affrontare, che diventano anche culturali e che a volte frenano l’interpretazione delle lettere, per non poi parlare di quelli politici, resisi ancor più avversi durante la rivoluzione culturale ad opera di Mao e non ancora trascorsi, che hanno reso il lavoro di ricerca molto arduo. Alcuni confratelli del Pime però non si sono arresi e hanno raccolto testimonianze, prove, materiale che confermerebbero non solo la totale dedizione di mons. Barosi e padre Zanardi a Cristo e quindi all’evangelizzazione, ma anche il loro dedicarsi ai poveri e alla Chiesa locale, cose queste che lasciano facilmente intuire come il loro sia stato un vero e proprio martirio in odio a tutto ciò. Ai fedeli il compito di tenere viva la loro memoria, magari dedicando uno spazio nella preghiera ogni 19 novembre, di far conoscere la loro storia e di pregare per chi come loro, ancora oggi, vive il rischio di vedersi privato della libertà e della dignità.

Nel 2011 una delegazione, composta anche dal cremonese don Mario Binotto, andò in Cina a recuperare le reliquie di Mons. Barosi e di padre Zanardi, con l’intento di riportarle “a casa”. Oggi le reliquie sono custodite a Soncino e a Solarolo Rainerio, paesi natali dei due missionari.

«Ancora oggi, a ottant’anni dalla tragedia – spiega don Binotto – teniamo viva ogni anno la loro memoria nei paesi in cui si trovano e facciamo visita costantemente al Pime, perché i loro martiri possano essere valutati per un eventuale processo di santificazione».

Padre Mario Zanardi sarà ricordato a Soncino nella Messa di venerdì 19 novembre alle 20.30 nell’antica pieve di S. Maria Assunta, a Soncino. Per l’occasione saranno messe a disposizione copie del libro Padre Mario Zanardi. Missionario martire in Cina scritto dall’ex sindaco Ambrogio Alberti ed edito da Acli soncinesi nel 2000. Una pubblicazione di 173 pagine che ripercorre la biografia di Zanardi e illustra il contesto storico delicatissimo in cui 80 anni fa fu ucciso e gettato nel pozzo insieme ai suoi confratelli missionari del Pime.




Catechesi e Sacramenti nella parrocchia di Salvador de Bahia

È stato un mese di ottobre molto ricco quello vissuto nella parrocchia Jesus Cristo Ressuscitado di Salvador de Bahia, in Brasile. I due momenti più importanti sono stati la celebrazione delle Prime comunioni per un gruppo di 23 ragazzi e la celebrazione del sacramento delle Cresima per 30 tra giovani e adulti. L’anno scorso, a causa della pandemia, i sacramenti non sono stati celebrati e così, dopo due anni di preparazione, si è potuto arrivare a questi momenti così importanti.

La celebrazione delle Cresime è stata presieduta dal vescovo ausiliare di Salvador, che ha invitato giovani e adulti a continuare sempre più il cammino di adesione a Cristo e alla Chiesa con la forza e la responsabilità del dono dello Spirito Santo.

In Brasile la realtà è assai diversa dall’Italia. Molti adulti arrivano al sacramento della Cresima dopo un cammino di conoscenza e di adesione alla comunità cristiana cattolica e con la consapevolezza di un momento importante per la loro vita. Diversi non hanno alle spalle altri cammini spirituali, mentre alcuni provengono da famiglie di tradizione protestante a cui loro non hanno aderito. Alle spalle ci sono storie molto diverse, alcune di sofferenza, altre di ricerca, altre ancora di semplice amicizia con alcuni cattolici.

Sono continuati i cammini di catechesi anche per gli altri gruppi. La domenica mattina dopo la Messa (per ora ancora con numero chiuso, anche se la chiesa è grande e permette molte presenze) i vari gruppi si sono ritrovati per continuare i loro cammini, e dopo catechismo un po’ di giochi e una buona merenda. Catechismo qui vuol dire proprio partire da zero. I ragazzi spesso non hanno alle spalle delle famiglie di supporto e le conoscenze religiose sono spesso molto, molto scarse, ma c’è in molti la voglia di sapere e di iniziare un cammino (come detto supportato spesso da una buona merenda, perché spesso la pancia è vuota).

Metà ottobre ha voluto dire anche l’arrivo da Cremona di Gloria Manfredini. In questi giorni sta riprendendo confidenza con la lingua e sta cominciando a conoscere le varie realtà. A breve inizierà anche l’attività all’asilo e al dopo-scuola chiamato Kilombo.




«Obrigado!», il saluto commosso di Salvador de Bahia a don Emilio Bellani

Circondato dall’allegria della sua comunità, colmo dell’emozione del saluto e della gratitudine per undici anni di cammino condiviso, don Emilio Bellani ha salutato la comunità della parrocchia di Gesù Cristo Risorto di Salvador de Bahia, dove ha prestato il suo servizio di sacerdote missionario e parroco con passione e instancabile impegno.

Nella sua ultima settimana in terra brasiliana, non è bastato qualche acciacco ad impedirgli di percorrere le strade della favela per incontrare i tanti gruppi che con lui hanno animato la vita pastorale, sociale e culturale dei quartieri. Una settimana di festa, ringraziamenti e incontri: quegli incontri che sono stati il tratto distintivo della sua presenza a Salvador, come prete tra le case. Spesso nelle case.

Ricordi che restano come fondamenta per il cammino di fede e di fraternità che continua con la presenza di don Davide Ferretti, da pochi giorni nominato parroco dopo due anni di condivisione della vita pastorale con don Emilio.

Nella sua omelia durante la Messa di domenica 26 settembre, con cui ha salutato la parrocchia nella chiesa parrocchiale, don Emilio ha citato la frase di un ragazzino della parrocchia, postata sui social dopo il Battesimo ricevuto insieme a tanti altri fratelli, giovani e adulti: «Dio ama le novità – ha detto don Emilio commentando le letture della domenica – ama le sorprese equando senti che ti stai addormentando lui bussa alla tua porta attraverso gli incontri, o magari la tv o internet… Questo ragazzino ha scritto sui social dopo il suo Battesimo: “Ho ancora molto da imparare, tante cose in cui crescere: è questo che io desidero”. Com’è facile per un adulto lasciare che il cuore si arrugginisca, perdere il desiderio di conoscere di più la vita e quindi di conoscere di più Gesù, che non è una teoria, ma una una presenza concreta che ti accompagna nella vita reale».

Durante la celebrazione, molto partecipata ed emozionante, anche grazie ai canti eseguiti con trasporto dal coro parrocchiale e dagli allievi dei corsi di musica della parrocchia, don Emilio ha ricordato i tanti momenti condivisi con la comunità, ha chiesto perdono per gli errori e i limiti, ma soprattutto ha ringraziato.

Anzitutto per «l’allegria di vedere qui tutti voi in questa occasione: mi rallegra – ha detto il sacerdote – sapere che ognuno di voi sta incontrando Gesù e sta lasciando che lui cambi la sua vita», e per «il tanto bene ricevuto. Un bene che – ha aggiunto – sono certo accompagnerà anche don Davide, che ringrazio per questi due anni in cui è stato al mio fianco condividendo il cammino e incoraggiandomi sempre».

Il brano significativamente intitolato Amigos por siempre”, amici per sempre, ha concluso la Messa, ma non l’abbraccio della comunità a don Emilio, trattenuto a lungo in chiesa per centinaia di saluti personali, di doni, di abbracci, di foto ricordo, con molti, moltissimi sorrisi e qualche lacrima di commozione per un saluto carico di affetto.

L’ultimo pensiero di don Emilio è un lungo e sincero elenco di “obrigado”: grazie a tutti coloro, giovani e adulti, che hanno impegnato il loro tempo e le loro energie per le attività della parrocchia, per chi ha seguito i corsi di arte, musica, danza, chi ha allenato i ragazzi del calcio, chi si è impegnato nell’animazione della liturgia, a chi non ha fatto mancare il proprio supporto alle tante iniziative di carità che hanno offerto aiuto alle situazioni di fragilità e povertà nel quartiere. «Grazie a tutti voi che nelle vostre case lottate ogni giorno con ottimismo, anche quando il frigorifero è vuoto: quanto bene fate a noi sacerdoti quando passiamo dalle vostre case».

Un bene capace di superare le distanze, di fare di un addio, un canto di gratitudine.




Salvador de Bahia, l’ingresso di don Davide Ferretti come parroco. Messa con il cardinale Da Rocha

È stato il cardinale Sergio Da Rocha, arcivescovo di Salvador de Bahia e primate del Brasile a presiedere la Messa con cui venerdì 17 settembre la parrocchia di Gesù Cristo Risorto ha salutato l’ingresso ufficiale di don Davide Ferretti come nuovo parroco, con un primo saluto a don Emilio Bellani che nelle prossime settimane lascerà il Sudamerica per tornare in diocesi a Cremona.

In una parrocchiale occupata da molti fedeli, distanziati ma profondamente partecipi, con la presenza anche del diacono Geraldo, abitante in parrocchia, la celebrazione si è svolta in semplicità. Ad aprirla il saluto al cardinale da parte di don Bellani che ha ripercorso brevemente la storia di questi 13 anni di vita di questa comunità (il 14 settembre è stato l’anniversario dell’inaugurazione della chiesa). Il Cardinale ha più volte ringraziato don Emilio per gli 11 anni trascorsi in terra brasiliana, per il grande lavoro svolto e per la grande dedizione e il servizio alla comunità e ha invitato don Davide a proseguire su questa strada: «Grazie di cuore al nostro carissimo don Emilio – ha detto – che ringrazio per tutti questi anni di presenza fraterna, di dedizione generosa alla parrocchia e all’arcidiocesi. Ma stasera accogliamo in modo ufficiale un sacerdote che fa già parte della vostra comunità e che già collabora alla vita della parrocchia e che da oggi assumerà il servizio tanto prezioso di parroco, una missione esigente, che richiede dedizione, responsabilità ma ho la certezza che potrà contare sulla vostra collaborazione, sulle vostre preghiere e sulla vostra presenza viva alla vita parrocchiale: accogliamo don Davide».

Durante l’omelia ha sottolineato l’importanza del lavoro di tutta la comunità in unione con i suoi pastori per l’annuncio del Vangelo e l’attenzione particolare per le persone più bisognose. Lavorare insieme come segno di comunità, in un vero cammino missionario. Soffermandosi sul brano del Vangelo del giorno ha quindi anche ringraziato tutto il mondo femminile che lavora con dedizione per la comunità e ha invitato tutti i parrocchiani a continuare il loro impegno pastorale accanto al loro parroco.

Non è mancato il ringraziamento alla diocesi di Cremona da cui sia don Emilio che don Davide provengono, con la speranza che questa collaborazione possa continuare sempre più forte: «Ringraziamo di cuore la Diocesi di Cremona in Italia che ci ha fatto dono prezioso con la presenza missionaria di questi sacerdoti che sono entrati e fanno parte della nostra famiglia ma che fanno parte anche della famiglia della diocesi di Cremona.Per questo ringraziamo il vescovo Antonio, il clero e i fedeli della diocesi di Cremona che accompagnano questi sacerdoti missionari fidei donum con la preghiera e la presenza fraterna. La loro presenza è importante ma il sacerdote da solo non può compiere la missione della Chiesa, ha bisogno di voi. Quindi questa sera non solo accogliamo don Davide ma assumiamo l’impegno di pregare per loro, con loro, di lavorare insieme per la cura di questa parrocchia e della Chiesa».

Al termine della Messa nessun momento ufficiale, anche a causa della situazione della pandemia, ma solo spazio per altri saluti e ringraziamenti.


Il video della Messa pubblicato sul profilo instagram della parrocchia di Gesù Cristo Risorto

 

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L’inverno d’agosto di Salvador de Bahia

È finito anche il mese di agosto. Agosto in Brasile vuol dire pieno inverno. Normalmente vuol dire “freddo”, minima 21 gradi e massima 30 (21 gradi per i brasiliani è molto freddo). Normalmente in agosto non piove, ma non sempre le cose sono “normali” e quest’anno, almeno fino al 10 agosto, è piovuto proprio tanto. Non che poi non sia più piovuto, anzi, soprattutto di notte gli acquazzoni non sono mancati, ma hanno cominciato ad alzarsi le temperature.

Pioggia vuol dire un po’ di difficoltà, soprattutto in molte case dove i tetti non sono proprio “a prova di pioggia”. Ma anche nel lavoro, in particolare nella pesca quando il mare è agitato. Ma qui ci si abitua facilmente un po’ a tutto.

Il virus sembra sotto controllo (ma non urliamo). La vaccinazione procede spedita. Sono riprese le scuole, anche se non tutte e, comunque, sempre in modo ridotto e a giorni alterni; è un piccolo segnale. Quasi due anni senza scuola qui si fanno sentire e molto. L’istruzione è uno dei grandi problemi del Brasile.

In tutto questo in parrocchia sono continuate le attività.

La catechesi sta accompagnando alcuni gruppi verso i sacramenti. In settembre alcuni adulti e ragazzi riceveranno il Battesimo e, dopo qualche settimana, ci saranno le Prime Comunioni. In ottobre le Cresime per una trentina tra giovani e adulti.

È ripresa anche la catechesi dei bambini più piccoli e di un gruppetto di ragazzi delle medie. Qui difficilmente ci sono i genitori che ti spingono alla catechesi: sono i ragazzi stessi che, magari per qualche amico che ti invita, cominciano a frequentare, si trovano bene e continuano. Quando ci si fermerà per le vacanze estive bisognerà andare casa per casa a ricontattarli.

L’attività del balletto ha ripreso alla grande dopo una breve sosta in luglio; adesso la ragazze che frequentano sono circa 130. Continuano anche gli allenamenti di calcio con circa 60 ragazzi.

Agosto è servito anche per cominciare a preparare alcuni avvenimenti importanti per la parrocchia di Gesù Cristo Risorto: in settembre don Emilio Bellani rientrerà in Italia, in ottobre le feste di San Francesco e di Nostra Signora Aparecida, patrona del Brasile, (due chiesine sono proprio a loro dedicate) e il presepio, perché qui il presepio nella chiesa parrocchiale è sempre una cosa pensata e in grande stile e ci vuole tempo.

Agosto è anche il mese delle vocazioni e ogni domenica si prega per una vocazione differente. Tra queste c’è la vocazione ad essere papà (seconda domenica del mese). È un po’ la nostra festa del papà, tanto basta per fare festa in tutti gli angoli per due giorni (la Bahia è festa).

Ora è iniziata un mese di settembre che si prospetta intenso.




Bahia, alla Casa di Marta, Maria e Lazzaro, una famiglia per gli “ultimi” della favela

Lo scorso 29 luglio la parrocchia di Gesù Cristo Risorto di Salvador de Bahia, ha celebrato la festa dei Santi Marta, Maria e Lazzaro, particolarmente sentita dalla comunità, come dimostra la presenza di una casa di accoglienza che ha proprio questo nome: “Casa di Marta, Maria e Lazzaro”.  Un struttura fondata più di dieci anni fa da Dona Edivania, che ha aperto questa casa per accogliere persone di strada.

Dona Edivania è una signora di poco più di 50 anni che ha scelto di dedicare la sua vita alle persone di strada. Ha iniziato molti anni fa aprendo una piccola comunità che ospita oggi uomini senza fissa dimora. Sono 10/12 uomini che vengono dal mondo della strada (a Salvador ce ne sono molti) e che accettano di entrare in questa comunità. Spesso sono persone che provengono da qualche periodo in ospedale o in altre comunità. Spesso non hanno più riferimenti parentali e cercano un modo per ricominciare a vivere.

Dona Edivania, dopo un colloquio, li accoglie. C’è un tetto sulla testa, un letto dove potersi riposare, dei pasti caldi e ben preparati, ma soprattutto c’è l’accoglienza di una amicizia, di una parola, di piccole e grandi attenzioni. C’è, in sostanza, un po’ di amore.

Chi ha vissuto per strada per mesi o anni, spesso ha dimenticato di tutte queste cose. Ha vissuto nella paura del nemico, dell’arrangiarsi come si può, del non guardare in faccia nessuno perché è la propria vita contro quella degli altri, ma soprattutto ha vissuto la tragedia del sentirsi inutile e abbandonato.

 

Così avviene il piccolo grande miracolo della “Casa di Marta, Maria e Lazzaro”: nelle stanze della comunità si vivono momenti di gioia per un nuovo ospite che arriva, per una piccola festa “in famiglia”, per una amicizia che si riscopre… ma anche momenti di tristezza: l’abbandono di chi non se la sente di continuare, qualche momento di tensione, due anni fa anche la morte di una persona.

È la vita della casa, scandita da una campana che richiama per la preghiera, per il momento del pranzo e della cena e per qualche momento da vivere insieme. Ognuno ha il suo compito: chi apre il cancello d’ingresso, chi prepara la tavola, chi lava i piatti, chi pulisce… ci si aiuta e si ricomincia a vivere. Da fratelli.

C’è anche una piccola chiesina dove ogni mattina Dona Edivania insieme a chi lo desidera inizia la giornata con la preghiera.
Non tutti sono cattolici, a volte alcuni non credono, ma – Dona Edivania ne è sicura – il Signore Gesù è presente nella casa di Marta, Maria e Lazzaro.




«Di tante cose, come diceva Mazzolari, mi sono stancato, ma mai di essere sacerdote». Il vescovo Scampa festeggia 50 anni di sacerdozio

Una vocazione religiosa nata da bambino, 50 anni di sacerdozio di cui oltre 40 trascorsi in missione in Brasile: in queste poche informazioni c’è tutta la vita, bella e feconda, del cremonese monsignor Carmelo Scampa, vescovo emerito di São Luís de Montes Belos, in Brasile. Domenica 27 giugno ricorre il 50esimo della sua ordinazione sacerdotale e gli abbiamo chiesto di raccontarci di sé, per conoscere meglio uno dei vescovi che la Diocesi di Cremona ha donato al mondo.

«La mia è una vocazione nata fin dalla tenera età: avevo 12 anni – era il 1956 – quando entrai in Seminario. Sono originario di Scandolara Ripa d’Oglio. All’epoca era abbastanza frequente entrare in Seminario presto: la mia parrocchia di origine, la mia famiglia e tutto il contesto che vivevo favorirono questa scelta. E devo dire – a distanza di cinquant’anni – che è stata la scelta giusta. La vivo ancora oggi con grande gioia e il Signore mi ha concesso una vita serena, non ho avuto scossoni riguardo la mia vocazione», racconta al telefono dal Brasile.

«Dopo qualche anno lasciai il seminario di Cremona per andare in quello di Verona, che era dedicato proprio all’America Latina. Fu lì che maturai la convinzione che era quella la strada a cui potevo essere chiamato».

Nel 1977, infatti, da pochi anni prete, parte alla volta del grande Paese sudamericano. «Erano gli anni del Concilio, la Chiesa insisteva molto sulla necessità di incontrare e aprirsi alle Chiese più lontane e bisognose. Così arrivai nella mia prima diocesi brasiliana, nell’Amazzonia del nord. Sono rimasto lì per 21 anni: una ricchezza umana incredibile».

Poi vennero altre diocesi, altre missioni, l’ultima a Saõ Luis de Montes Belos, dove monsignor Carmelo vive dal 1977 e che ha guidato come vescovo dal 2003 al 2020.

Gli domandiamo che cosa si porta a casa di tutti questi anni vissuti da prete, da vescovo e da missionario.

«Una grande gioia. Mai mi sono pentito di essere prete. Di tante cose, come diceva Mazzolari, mi sono stancato, ma mai di essere sacerdote. Quando un ideale fa parte della vita, nel senso più vero e profondo, la vita non è pesante. Certo l’esistenza di tutti noi è fatta di momenti alti e bassi, ma la gioia non mi ha mai abbandonato». E continua: «Un altro punto che mi ha segnato è il primato di Dio nella vita. Mi si è reso chiaro nella mia prima missione: mi trovavo in un ambiente isolato e abbandonato con situazioni disumane profonde, lì ho scoperto che o Dio c’è davvero e si va avanti con Lui o le cose prendono una brutta direzione. Diosi è reso visibile in una realtà umana ed ecclesiale tanto diversa da quella italiana e cremonese. Il mio sacerdozio è diventato reale».

Un’altra cosa che monsignor Scampa ci tiene a sottolineare è la «scuola permanente di vita che sono le persone più semplici e povere che ho incontrato in questi anni. Ho incontrato persone che hanno dato letteralmente la vita per i poveri – penso per esempio a padre Josimo Morais Tavares – che mi hanno fatto capire che con la vita, la vocazione e la Chiesa non si scherza e la Chiesa non può essere banalizzata. In questo mondo di cartapesta bisogna avere il coraggio di esporsi, di farsi prossimi per non essere solo “funzionari del sacro” ma autentici testimoni del Vangelo».

Ecco perché anche dopo la rinuncia alla guida della diocesi di Saõ Luis de Montes Belos, monsignor Scampa non ha smesso di essere accanto alla gente di quella Chiesa, aiutando in parrocchia (con momenti settimanali di studio biblico con i fedeli), servendo la Fazenda della Speranza (una casa di recupero per tossicodipendenti da lui voluta e fondata) o nel monastero di clausura.

Appena l’emergenza Covid lo consentirà, certamente sarà pensabile un breve passaggio in Italia. «Nel frattempo continuo la mia vita qui, grato per le tante Grazie che Dio mi ha concesso».




Consacrata la chiesa di Puke, costruita anche con il sostegno cremonese

C’era anche un po’ di Cremona, giovedì 24 giugno a Puke per la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale. E son solo per la presenza in Albania di don Giovanni Fiocchi, che qui era stato parroco per vent’anni. La rete di legami tra le due Chiese si è consolidata nel tempo con le esperienze estive di volontariato di diversi giovani cremonesi, la presenza di alcuni sacerdoti (in particolare don Stefanito Lazzari, quale “fidei domun” per alcuni anni) e il sostegno arrivato alla comunità cattolica locale in tante occasioni dall’Italia, proprio per sostenere la costruzione della nuova chiesa.

Una storia che inizia con la fine del periodo comunista e la possibilità per i cattolici locali di richiedere la fondazione di un centro adeguato per il servizio religioso e l’esercizio dei servizi sociali verso la popolazione, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Si è così arrivati all’apertura della casa delle Suore Missionarie della Carità e della annessa Parrocchia nel 1992. Qui si è realizzata anche la prima chiesa provvisoria e la casa del parroco in due prefabbricati, giunti dall’Italia dopo essere servite in Friuli a seguito del terremoto.

Con il trascorrere del tempo si è cercato di dare alla comunità cristiana una collocazione più degna e idonea a svolgere il proprio ruolo educativo e formativo, oltre che di dotarla di un edificio più degno per il culto.
La soluzione scelta, dopo aver analizzato alcune alternative, è stata l’acquisizione, nel 2003, di un terreno di circa 8mila metri quadrati in una zona periferica della cittadina di Puke, nei pressi della strada per Scutari. In un contesto sociale dove tutte le proprietà appartengono a cittadini di fede musulmana, l’acquisto del terreno è avvenuto con la piena approvazione della comunità islamica locale, cui sin dall’inizio era stata precisata la destinazione d’uso: la costruzione della chiesa e delle opere parrocchiali annesse.

L’area è stata gradualmente attrezzata con costruzioni provvisorie semplici ma razionali per poterla utilizzare fin dall’inizio, in particolare le attività con la gioventù, rivolte indistintamente ai cattolici e ai musulmani, e per l’animazione spirituale e la formazione catechistica. Lo scopo è stato quello di costruire prima la comunità umana e cristiana e, con questa, edificare anche la chiesa in muratura.

Ora il sogno è diventato realtà e nella mattinata di giovedì 24 giugno, solennità della natività di Giovanni Battista, è stata consacrata la nuova chiesa parrocchiale, intitolata proprio a San Giovanni Battista. A presiedere la solenne celebrazione è stato mons. Simon Kulli, vescovo di Sapë (diocesi di cui Puke fa parte), affiancato da altri presuli tra i quali gli arcivescovi di Tirana e Scutari e alla presenza anche del nunzio apostolico mons. Luigi Bonazzi. Insieme ai fedeli della parrocchia e alla comunità delle Suore di madre Teresa, non mancava neppure il rappresentante della comunità musulmana locale, che rap

presenta circa tre quarti della popolazione di questa cittadina di circa 4mila abitanti situata nella parte centro settentrionale del territorio albanese.

 

Guarda il video della celebrazione

 

«Il progetto della chiesa – precisa don Giovanni Fiocchi, tornato per l’occasione alcuni giorni in Albania –, su progetto dell’architetto Paolo Massi di Merate, prevede al piano inferiore le aule, un salone e ambienti di servizio, mentre al piano superiore si trova la chiesa».

Don Fiocchi ripercorre i passaggi che hanno portato dall’acquisto del terreno alla posa della prima pietra nel 2003, le difficoltà economiche e l’impulso decisivo dato dall’allora nunzio, mons. Charles John Brown, fino all’inizio dei lavori nel 2018.

Proprio da Cremona giunsero 143 tonnellate di tondini di ferro da utilizzare per le strutture in cemento armato, donati dall’acciaieria Arvedi, così come dal Soncinese il laterizio offerto dalla Fornaci Danesi. Senza naturalmente dimenticare il sostegno garantito a più ripresa dalla Chiesa cremonese, che nell’estate del 2018 aveva espresso la propria vicinanza anche con la visita del vescovo Antonio Napolioni e dell’incaricato per la Pastorale missionaria don Maurizio Ghilardi.

 

 

 

 

Il cantiere della nova chiesa

Il prefabbricato usato in Friuli dopo il terremoto del ’76 e usato a lungo come chiesa

La nuova chiesa parrocchiale di Puke, intitolata a San Giovanni Battista




Missione. Un mese speciale per Salvador de Bahia, dedicato alle mamme e alla Madre del Rosario (foto e video)

Ha vissuto un mese di maggio particolarmente intenso e ricco di iniziative la parrocchia Gesù Cristo Risuscitato a Salvador de Bahia, dove prestano il loro servizio pastorale don Emilio Bellani e don Davide Ferretti, sacerdoti cremonesi fidei donum.

Si è partiti con la celebrazione della S. Messa il 1 maggio presso l’associazione “1 Maggio”, una associazione cattolica che molto ha lavorato per aiutare le famiglie di questo territorio fin dal tempo delle palafitte. Durante il mese, poi la comunità ha espresso al sua profonda venerazione per la figura di Maria. Praticamente tutte le sere in qualche comunità si è tenuta la recita del Rosario; alcune volte nelle chiesine, ma il più delle volte in strada o in qualche piazza o davanti a qualche casa: «Un piccolo segno in una realtà che vede forte la presenza del mondo protestante, particolarmente critico nei confronti della venerazione alla figura della Madonna.

Il mese si è concluso con le celebrazioni dell’incoronazione di Maria, una tradizione semplice, ma molto sentita. Ogni comunità ha avuto la sua piccola celebrazione. Più solenne nella chiesa parrocchiale, dove un gruppo delle ragazze del balletto ha reso omaggio a Maria con una suggestiva incoronazione.

Come da radicata tradizione nella comunità della parrocchia, una attenzione particolare è stata data alla festa della mamma. In chiesa parrocchiale, dopo la S. Messa, la comunità ha voluto rendere omaggio ad alcune mamme della comunità che con la loro vita e le loro scelte hanno dimostrato grande fede e grande forza.

Se in Brasile le feste sono tante, la festa della mamma ha per tutti qui un valore straordinario. In un territorio e in una realtà dove la figura paterna è un po’ in difficoltà, la mamma, in ogni casa, è il punto di riferimento. «Attenzione – spiegano i sacerdoti cremonesi – quando si parla di mamma qui in quartiere non sempre si intende la mamma biologica, ma piuttosto quella che ti ha fatto crescere, perché qui una mamma ce l’hanno tutti. Per molti, per fortuna, è quella biologica; per alcuni è quella che, quando eri piccolo, ti ha preso in casa e ti ha fatto crescere con amore e cercando di non farti mancare niente.La mamma è la roccia della famiglia, tutti si attaccano lì, hanno questo punto di riferimento».

A Salvador ci sarebbero tante storie da raccontare, tutte uguali e tutte diverse. Dalla mamma di 3/4 (o più) figli che si prende in casa anche i figli del fratello o della sorella che non ci sono più, alla mamma che oltre ai propri figli aggiunge alla famiglia bambini che non sono parenti, ma semplicemente vicini di casa che non hanno più nessuno, alle “mamme-nonne” che si prendono cura dei nipoti proprio come fossero dei figli. Ci sono le mamme che si portano dietro esperienze di vita non facili, ma che accettano e vivono la maternità come il grande dono di Dio. Il figlio è sempre un dono, a 15 anni come a 30.

Donne forti, con una grande fede e un grande coraggio. Donne che credono nella vita, anche se spesso le vedi faticare sotto il peso della loro vita e della vita dei loro figli. Ma anche donne “fragili”, che vedi piangere perché lasciate sole o perché accompagnano i loro figli al cimitero perché la violenza e la droga se li è portati via.

La mamma poi, per i cattolici, è il ricordo di Maria. E allora, in tutto questo contesto, si capisce la grandissima venerazione per la Madonna. Maria è costantemente presente, nel ricordo come nella preghiera quotidiana e non è difficile trovare qualcuno che in strada o sui mezzi di trasporto sta recitando il rosario. Un modo semplice per annunciare la propria fede.

 

In parrocchia intanto sono ripresi, anche se non ancora a pieno regime a causa delle restrizioni per la pandemia, anche il corso di balletto per le bambine e le ragazze (per ora partecipano in 70 circa) e gli allenamenti di calcio al sabato mattina (50 ragazzi dai 6 ai 17 anni divisi in 4 gruppi), grazie al generoso impegno delle insegnanti del corso di balletto e degli allenatori. «Anche in un momento come questo – scrivono don Davide e don Emilio – stanno riuscendo a fare grandi cose. Balletto e calcio sono importantissimi per i ragazzi del nostro quartiere; un modo per imperare non solo a vivere insieme, ma anche per avere delle regole, degli orari, degli atteggiamenti da tenere, il rispetto per gli altri, il rispetto per gli adulti, ma soprattutto per se stessi e gli impegni che si prendono».

Un’altra iniziativa che ha coinvolto giovani e adulti è stata la realizzazione di un suggestivo tappeto colorato per la celebrazione del Corpus Domini che si terrà nella chiesa parrocchiale di Gesù Cristo Risorto.

 

Non sono mancate anche in questo periodo, come sempre, le iniziative caritative: dalla distribuzione della cesta basica alle famiglie bisognose, all’iniziativa, molto apprezzata, di distribuire in due occasioni, cibo per strada dopo la S. Messa. Una domenica sono stati protagonisti gli adolescenti che hanno distribuito pacchetti di riso, in un’altra domenica gli adulti che si stanno preparando alla cresima che hanno distribuito sacchetti di fagioli. A tutto questo si aggiunge l’attenzione quotidiana da parte dei sacerdoti e della comunità ad alcune situazioni particolari.

 

 

Infine un aggiornamento anche sull’andamento della situazione sanitaria: «Ci sono state molte aperture – raccontano i fidei donum cremonesi -e la vita sembra essere tornata alla “normalità”, anche se con tutte le attenzioni possibili e le restrizioni. Purtroppo questo fine mese ha visto una crescita dei contagi e anche il nostro quartiere ne sta sentendo le conseguenze. Speriamo in bene».

 

 




Diario da Salvador de Bahia: tra segni di ripresa e speranza

All’inizio del mese di maggio arriva dal Brasile il consueto resoconto mensile in cui don Davide Ferretti racconta la vita della comunità di Gesù Cristo Risorto, che guida insieme a don Emilio Bellani a Salvador de Bahia.

I giorni di Pasqua sono certamente stati i più importanti e i più carichi di significato. Una Pasqua anche qui particolare, come un po’ in tutto il mondo. Ma almeno celebrata con i parrocchiani, visto che l’anno scorso non si era potuto.

Nei giorni prima di Pasqua con don Emilio siamo passati casa per casa nel quartiere, dai bambini più piccoli, a distribuire un dolce (una piccola colomba) apprezzata da tutti, cattolici e non. Un segno per augurare alle famiglie buona Pasqua, ricordandone il significato (vi assicuro che non tutti sanno cos’è la Pasqua!).

Non potendo fare molto, abbiamo cercato di vivere al meglio i giorni del Triduo: la Messa in “Cena Domini” (più “merenda” forse, visto che a causa del coprifuoco alle 18 abbiamo dovuto celebrarla alle 16) con una grande partecipazione, anche se a numero chiuso, e con un po’ di preghiera personale al termine. Il Venerdì Santo con la Via Crucis dei giovani alle 9 del mattino, con una quarantina di giovani che l’hanno animata; altra celebrazione del pomeriggio, anche quella abbastanza partecipata. Qui il Venerdì Santo, tradizionalmente, è giorno di grande baldoria, non come nella tradizione italiana. La Messa di Pasqua è stata celebrata alle 4 del pomeriggio e senza alcuni segni propri, ma quest’anno è così.

Per dare un po’ di solennità abbiamo pensato, distanziamento permettendo, di invitare a pranzo in parrocchia il sabato i ragazzi della prima comunione e la domenica i responsabili delle varie comunità. Purtroppo il pranzo del sabato è saltato causa pioggia abbondante ed è stato spostato al sabato successivo.

La domenica di Pasqua, dopo la Messa, gli auguri in strada con la distribuzione di un litro di latte alle persone di passaggio.

Con la Pasqua è arrivato l’autunno e anche un po’ di pioggia; l’aria si è per qualche giorno rinfrescata (26/27 gradi). Con il conseguente piccolo allagamento di qualche strada e qualche casa (niente a che vedere con quello che era successo l’anno scorso).

Durante tutto il mese di aprile sono state distribuite molte ceste basiche. La situazione non è facile per molte famiglie. Don Emilio conosce personalmente tante situazioni al limite. La pandemia in diversi casi sta creando molte difficoltà.

Mi è stato chiesto di dare qualche notizia riguardo la pandemia, viste le notizie che arrivano in Italia. Qui a Salvador sono iniziate alcune riaperture. Il virus c’è ancora e purtroppo anche i morti, ma la pressione sugli ospedali è decisamente calata rispetto al mese di marzo o inizio di aprile. Noi in parrocchia, con molta attenzione, stiamo riaprendo alcune attività: è ripresa la catechesi per i ragazzi della prima comunione (per la preparazione alla cresima in realtà non si è mai fermata). I ragazzi vanno ricontattati tutti personalmente, perché non è scontata la loro partecipazione e nemmeno la loro ripresa. Le famiglie a volte sono assenti e sono i ragazzi stessi che chiedono di fare questo passo. Altre volte bisogna verificare se le famiglie sono ancora d’accordo, perché magari nel frattempo sono passate a qualche altra chiesa protestante: qui è una cosa abbastanza comune.

È cominciato la danza per le bambine più piccole (quelle grandi avevano ripreso qualche tempo fa) e a inizio maggio riprenderanno gli allenamenti del calcio. Le previsioni parlano di una ripresa a maggio anche della scuola e delle spiagge. Proprio in questi giorni viene somministrata la seconda dose del vaccino alle presone sopra i 60 anni e, almeno la prima dose, ai professori.

Con la ripresa di alcune attività sono ricominciati anche gli incontri diocesani per il clero (era più di un anno che non si tenevano) e anche quelli zonali, che in realtà nella nostra zona già alcune volte avevamo fatto. Anche questi evidentemente con tutte le attenzioni possibili.

Piccoli segni di ripresa e di speranza.

don Davide Ferretti
fidei donum a Salvador de Bahia