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Accompagnare le famiglie con adolescenti, dal prossimo ottobre a Milano il corso di formazione “L’adolescente, la famiglia, la comunità. Quale risposta?”

“L’adolescente, la famiglia, la comunità. Quale risposta?”. È questo il tema del corso di alta formazione per accompagnatori per famiglie con adolescenti, pensato dalla Conferenza episcopale lombarda, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e, nello specifico, con l’ateneo per gli Studi e ricerche sulla famiglia, che si terrà, per un sabato al mese, dal prossimo ottobre sino a marzo 2024, presso la sede dell’Università Cattolica di Milano, in via Carducci 28/30.

Il corso, rivolto a laureati, a persone con esperienza pastorale con adolescenti, a educatori, volontari, catechisti, coordinatori degli oratori, insegnanti di Religione e sacerdoti, intende offrire una formazione specifica per possibili accompagantori famigliari, oltre che uno spazio di riflessione sulle proprie modalità operative già acquisite nel campo degli interventi con gli adolescenti. Un tema dunque delicato, ma anche terreno fertile, come specificato dal programma dell’iniziativa. Si legge infatti: “L’età adolescenziale rappresenta terreno di incontro, oltre che per la dimensione tipicamente psicosociale, anche per tre ambiti preferenziali attinenti alla pastorale: la pastorale della famiglia, la pastorale giovanile e la catechesi. La proposta formativa si colloca nel panorama attuale degli interventi per la famiglia e fa riferimento a un approccio teorico sull’identità della famiglia e sui suoi cambiamenti. È infatti fondamentale garantire una visione complessiva delle relazioni familiari, evitando il rischio, peraltro assai diffuso, di considerare separatamente i soggetti come avulsi dai legami familiari intergenerazionali e sociali”.

Tra le finalità del corso spiccano la trasmissione di un quadro teorico di riferimento utile per realizzare interventi di gruppo rivolti alla famiglia; la promozione di un confronto e di una riflessione sulla realtà di famiglia con adolescenti attraverso alcuni strumenti teorici di tipo interpretativo e sull’esperienza di conduzione di gruppi in ambito pastorale; l’acquisizione di competenze necessarie per l’utilizzo di strumenti operativi; la trasmissione ai partecipanti una conoscenza e un’esperienza nell’ambito della progettazione di interventi per la famiglia e la comunità.

Il corso sarà strutturato su sei moduli, per un totale di 36 ore, più altre 6 di follow-up. Le lezioni, che si terranno dalle 9.30 alle 16.30, sono in programma il 7 ottobre, l’11 novembre, il 2 dicembre, il 13 gennaio, il 3 febbraio e il 2 marzo. Il follow-up sarà invece in programma nel mese di dicembre. Al termine del corso sarà rilasciato l’attestato di frequenza a tutti coloro che avranno frequentato almeno il 75% dei moduli. L’iscrizione, da effettuare entro e non oltre il prossimo 30 settembre, avrà un costo di 673,44 euro. Per maggiori informazioni, visita il sito internet dedicato. Per iscriverti clicca qui.

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«La fede è intelligenza della realtà»: la voce dei cremonesi dal 44° Meeting di Rimini

Sono oltre 300 i cremonesi che hanno partecipato all’edizione di quest’anno del Meeting di Rimini, giunto venerdì 25 agosto all’ultimo appuntamento, dopo sei giorni ricchi di eventi. Numerosi fedeli partecipanti, ma anche numerosi volontari, adulti e universitari, che si sono impegnati in prima persona per la buona riuscita di questa 44ª edizione. Anche Cremona ha fatto la sua parte.

Tanti gli argomenti approfonditi, attraverso il dialogo con personalità rilevanti nel panorama socio-economico nazionale, durante questa edizione, tra i quali hanno spiccato il tema del lavoro, affrontato attraverso mostre, convegni e interventi, tra cui quello di Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale, e il tema dell’amicizia – riportato anche nel titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” –, da sempre colonna portante dell’evento. «Il lavoro è inteso come possibilità di compimento di sé, un impegno che ci viene richiesto ogni giorno e che occupa la maggior parte del nostro tempo. È l’ambito principale in cui si gioca la nostra vita e dove possiamo verificare se possiamo lavorare senza mettere da parte i desideri più veri del nostro cuore – racconta Paolo Mirri, responsabile diocesano di Comunione e Liberazione –. L’amicizia, invece, è sempre stata il sottotitolo del Meeting, messo a tema e sviluppato quest’anno dall’omelia iniziale del cardinal Matteo Maria Zuppi. Un’amicizia con la A maiuscola. Un’amicizia che è amicizia al destino, che porta a un cammino insieme. Quell’amicizia che anche il Papa ci chiede, sotto forma di pace».

Un evento che, come si denota dal nome, chiama all’incontro. Una fondazione che scommette sul desiderio e la passione che ogni uomo ha nel proprio cuore per creare un terreno comune per il dialogo.

«Il Meeting è sempre un’opportunità per vedere come la fede può essere intelligenza della realtà – prosegue Mirri –: non è qualcosa di meramente spirituale, che non riguarda il concreto, perché la fede se non è riscontrata utile nella realtà, viene scartata». E conclude: «Da questo Meeting, come da tutti gli altri, ci portiamo a casa la responsabilità di vivere la fede e di testimoniarla come la cosa più attraente che possa esistere. Perché essa dà senso e dà gusto alla vita».

Come suggerito dalla propria mission, il “Meeting per l’amicizia tra i popoli” è stato anche in questa edizione il luogo fisico in cui sperimentare come l’esperienza della fede cristiana vissuta sia capace di incontrare e valorizzare ogni tentativo umano che collabora positivamente al destino di ogni uomo.




Unitalsi, iniziato il pellegrinaggio a Lourdes

Nell’aria del santuario mariano di Lourdes si respira ancora a pieni polmoni l’atmosfera elettrizzante della Giornata mondiale della gioventù: tanti i gruppi di giovani che di ritorno da Lisbona stanno facendo tappa nella piccola città dei Pirenei, divenuta, grazie alle diciotto apparizione della Madonna a Bernadette, una delle capitali europee della spiritualità. Il loro entusiasmo, la loro gioia di vivere, ma anche la loro capacità di raccogliersi e pregare intensamente alla grotta di Massabielle contagiano le migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

In questo clima di gioia giovanile si sono immersi i 300 lombardi che stanno vivendo il loro consueto pellegrinaggio di inizio agosto promosso dall’Unitalsi regionale. Tra questi anche un’ottantina di cremonesi guidati dal presidente locale, Tiziano Guarneri e dall’assistente ecclesiale nonché direttore spirituale del pellegrinaggio, don Maurizio Lucini. Oltre ai cremonesi sono presenti delegazioni di Crema, Mantova e diverse zone del milanese. Una quindicina i sacerdoti che garantiscono l’aiuto spirituale, tra di essi anche i quattro preti novelli cremonesi – don Alex Malfasi, don Claudio Bressani, don Andrea Bani e don Jacopo Mariotti –, don Claudio Rasoli presidente di Fondazione Redentore di Castelverde con alcuni ragazzi della RSD e don Giacomo Ghidoni, cappellano di Fondazione Sospiro giunto a Lourdes insieme ad alcuni ospiti.

Il pellegrinaggio ha avuto inizio nella serata di lunedì 7 agosto quando da diversi punti della Lombardia sono partiti i pullman alla volta dei Pirenei. Un caldo sole ha accolto l’arrivo dei pellegrini intorno alle 11 di martedì 8 agosto. Dopo la sistemazione dei malati presso il Salus, la struttura di Unitalsi attrezzata quasi come un ospedale e degli altri partecipanti presso l’hotel La Source, il gruppo si è ritrovato nella grande chiesa di Santa Bernadette dove don Lucini ha presieduto la Messa che ha dato il via ufficialmente alla forte esperienza spirituale. Il sacerdote ha preso spunto dal Vangelo di Giovanni che narra delle nozze di Cana per ricordare il ruolo di Maria nell’indicare continuamente Cristo come il vero interprete della felicità dell’uomo e delle sue aspirazioni più profonde.

Subito dopo i 300 lombardi si sono trasferiti alla grotta di Massabielle per la recita del Rosario delle ore 18 in diretta televisiva. A presiedere la preghiera c’era il vescovo di Saluzzo, mons. Cristiano Bodo, presente con un nutrito gruppo di suoi diocesani.

Nei giorni successivi il pellegrinaggio entra nel vivo con la Messa internazionale del mercoledì nella grande chiesa ipogea di San Pio X, il passaggio alla grotta, la processione eucaristica e quella serale con i flambeaux. Non mancherà anche un momento di conoscenza della vita e delle opere di santa Bernadette attraverso la visita dei luoghi dove nacque e visse la giovane veggente, così come la possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione. La conclusione è prevista venerdì 11 agosto con la partenza fissata dopo cena, il viaggio durante la notte e l’arrivo a Cremona nella mattinata di sabato.

Il pellegrinaggio di agosto mantiene come tema quello scelto dal Santuario di Lourdes per l’anno pastorale 2022/2023: “Qui si costruisca una cappella”. Esso segue il tema dato per il 2022 che era “Andate a dire ai sacerdoti…”. Queste espressioni sono la sintesi dei vari messaggi che l’Immacolata Concezione diede alla giovanissima Bernadette Soubirous durante le 18 apparizione avvenute nella a Massabielle dall’11 febbraio al 16 luglio 1858.

«Per i cristiani – spiega il presidente di Unitalsi Cremona, Tiziano Guarneri – costruire significa edificare la propria vita sulla roccia che è Cristo, vuol dire riferirsi continuamente a lui in ogni scelta, soprattutto in quelle che caratterizzano in maniera permanente la nostra esistenza. Quest’anno a Lourdes la Chiesa ci invita a porre come fondamento di tutto Gesù e la sua Parola. E inoltre richiama la forte dimensione ecclesiale della nostra fede che è ben rappresentata dal pellegrinaggio! Non si va sparpagliati, ma insieme, come popolo: aiutando chi non ce la fa, spronando chi fa fatica a stare al passo, offrendo un po’ di luce ai dubbiosi e tanta misericordia a chi si sente sconfitto dal peccato. La fede non può essere vissuta individualmente: senza carità rischia di spegnersi o di sclerotizzarsi!».

 

Preti anziani e ammalati: il 21 settembre incontro regionale al Santuario di Caravaggio




Unitalsi, a Lourdes una intensa giornata di preghiera con il “ritorno” alla piscine

Prosegue a ritmo serrato il pellegrinaggio regionale a Lourdes dell’Unitalsi Lombarda che vede coinvolte 300 persone, tra di essi molti malati e diversamente abili, provenienti principalmente da Cremona, Crema, Mantova e Como. Tra i gruppi più numerosi spicca certamente quello della diocesi di sant’Omobono guidato dal presidente Tiziano Guarneri e dall’assistente ecclesiastico don Maurizio Lucini.

La seconda giornata in terra francese si è aperta mercoledì 9 agosto con la grande Messa internazionale nella chiesa ipogea di San Pio X. Un’Eucaristia in più lingue che ha visto la presenza di oltre 4.500 persone e una cinquantina tra sacerdoti e vescovi. A presiedere la liturgia il vescovo di Sèez, diocesi del Nord Ovest della Francia, mons. Bruno Feillet, che ha richiamato l’invito di Maria a Bernadette di andare a dire ai sacerdoti di costruire cappella nel luogo dell’Apparizione. Invito che è anche il tema pastorale dell’anno 2023 del santuario. Il presule, in lingua francese, ha ricordato il compito ricevuto nel Battesimo da ogni cristiano: edificare la propria vita sulla salda roccia della Parola di Cristo.

«È sempre suggestiva la Messa internazionale – commenta don Maurizio Lucini – perché rivela il volto universale della Chiesa. Accanto a me c’erano preti provenienti da ogni parte d’Europa, ma anche dalla lontana Corea e dall’India. Pur parlando lingue diverse e seguendo costumi e tradizioni differenti ci siamo sentiti parte di un’unica grande famiglia che ha Dio come Padre e Maria come tenera Madre. La presenza dei malati, che hanno sempre un posto d’onore nelle celebrazioni di Lourdes, ci ha richiamato al valore della condivisione della fragilità: la sofferenza quando è condivisa è meno lancinante, la solitudine e l’abbandono, invece, acuiscono il dolore il non senso del vivere. In questo luogo ci sente meno soli perché c’è la Madonna e ci sono tanti meravigliosi volontari che assistono i nostri infermi con grande amorevolezza e li fanno sentire importanti e preziosi, così come vuole Dio».

Nel pomeriggio i pellegrini lombardi hanno compiuto il gesto dell’acqua presso le piscine poste subito dopo la grotta di Massabielle: «Da quando c’è stato il Covid – spiega il presidente di Unitalsi Cremona Guarneri – non è più possibile fare il bagno nelle piscine. Questo gesto che non ha nulla di magico, ma richiama il nostro Battesimo e la nostra consacrazione a Dio e quindi l’impegno a essere cristiani autentici, è stato molto semplificato: i volontari del santuario versano dell’acqua sulle mani delle persone che sono invitate a segnarsi e a lavare il proprio volto, poi ogni pellegrino beve un po’ di quell’acqua provenienti dalla sorgente che la Vergine fece scaturire durante le Apparizioni. Il tutto è vissuto in un profondo clima di preghiera».

La giornata è proseguita nella Prateria, la grande distesa verde al di là del fiume Gave, con la recita del Rosario presieduta da don Claudio Rasoli e animata dai quattro sacerdoti novelli della diocesi di Cremona: don Andrea Bani, don Claudio Bressani, don Alex Malfasi e don Jacopo Mariotti. Un momento molto intimo con lo sguardo rivolto proprio alla grotta dove spiccava la candida statua della Vergine.

La giornata si è conclusa con l’adorazione eucaristica sempre nella chiesa di San Pio X: a causa del grande caldo è stata, infatti, sospesa la processione che solitamente parte dalla Prateria, attraversa il grande viale del santuario e giunge nella chiesa ipogea dove viene impartita la benedizione. Niente cammino dunque, ma più spazio al silenzio e alla preghiera personale.

Dopo cena il personale ha celebrato la Via Crucis sulla collina delle Spelonche: inaugurata nel settembre 1912, essa si estende per oltre 1.500 metri e presenta salite e discese impegnative. Le sue 15 stazioni sono rappresentate da 115 statue a grandezza d’uomo, realizzate in ghisa patinata.

Giovedì mattina, terzo giorno di pellegrinaggio, ci sarà la Messa degli anniversari di matrimonio e di consacrazione religiosa presieduta da don Rasoli, quindi la celebrazione penitenziale e le confessioni. Nel pomeriggio spazio alla scoperta della vita di Santa Bernadette che ebbe la gioia di incontrare Maria per ben 18 volte: malati e pellegrini compiranno un itinerario nei principali luoghi in cui la veggente ha vissuto, dalla sua nascita avvenuta nel 1844 fino alla sua partenza per il monastero di Nevers nell’anno 1866. In serata i lombardi parteciperanno alla tanto attesa processione aux flambeuax che riempirà l’immenso piazzale dinanzi alla grande basilica di tante fiammelle, ma soprattutto di tante preghiere.

 

Unitalsi, iniziato il pellegrinaggio a Lourdes




Unitalsi, concluso il pellegrinaggio regionale a Lourdes

La giornata di venerdì 11 agosto ha segnato la conclusione del pellegrinaggio dell’Unitalsi Lombarda al santuario di Lourdes. Trecento pellegrini provenienti principalmente dalle diocesi di Cremona, Crema, Mantova e Como. Accompagnati da barellieri e dame dell’Unitalsi molti i malati e diversamente abili, in particolare un gruppo della RSD della Fondazione Redentore di Castelverde e un altro di Fondazione Sospiro. In tutto circa un’ottantina i cremonesi, guidati dal presidente della Sottosezione Tiziano Guarneri.

L’ultimo giorno di pellegrinaggio si è aperto con la celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, presente a Lourdes con un gruppo di giovani appena rientrati dalla Gmg di Lisbona. L’omelia è stata offerta da don Maurizio Lucini, dell’Unitalsi cremonese e direttore spirituale del pellegrinaggio lombardo. Don Lucini ha spronato a imitare la Vergine Santa che dopo l’annuncio dell’Angelo è rimasta sola: «Anche noi come Maria – ha detto il sacerdote – abbiamo avuto la grazia in questi giorni di incontrare il Signore, di fare esperienza di Lui e della sua presenza. Ora è il momento di tornare a casa: la sfida è quella di continuare anche nei nostri ambienti quotidiani di fidarci delle promesse di Dio così come fece la Madonna. Lei è andata avanti e ha compiuto il progetto di Dio fidandosi unicamente di quello che le disse l’Angelo».

Dopo il passaggio dei malati alla grotta, con lo sguardo fisso alla candida statua, si è tenuta la Via Crucis nella Prateria. Mentre diversi operai innalzavano negli immensi prati le grandi strutture che avrebbero accolto le migliaia di francesi partecipanti al Pellegrinaggio nazionale che tradizionalmente si tiene nella settimana dell’Assunta, i pellegrini hanno ripercorso l’itinerario doloroso di Gesù dal Pretorio di Pilato al Golgota. Un momento di intenso di preghiera favorito anche da una mattinata fresca nonostante il sole avesse avuto la meglio sulle nuvole.

Prima di pranzo i responsabili del pellegrinaggio hanno accesso, a nome di tutti, un grande cero nel luogo dove ardano tante fiamme, simboli di una preghiera che può e deve illuminare la vita di ogni uomo.

Venerdì pomeriggio l’ultimo atto del pellegrinaggio: il Rosario nella chiesa di Santa Bernadette e l’accoglienza dei nuovi volontari Unitalsi. Il direttore del pellegrinaggio, Franco Bortolotti di Mantova, ha chiamato davanti all’altare i cosiddetti “primini”: a ciascuno è stata donata una spilla e una candela da accendere dai lumi della mensa eucaristica. Don Lucini ha concluso la cerimonia con un semplice invito: «Questa luce non è vostra: condividetela le persone che incontrerete al ritorno. Testimoniate la carità con entusiasmo». In serata la partenza per il rientro in Italia.

Altro momento di particolare significato nel corso del pellegrinaggio è stata la Messa degli anniversari di matrimonio, celebrata nella chiesa di Santa Bernadette, posta al di là del fiume Gave proprio davanti alla Grotta di Massabielle, giovedì 10 agosto, aprendo la terza giornata del pellegrinaggio dell’Unitalsi Lombarda al santuario di Lourdes. I trecento pellegrini hanno partecipato all’Eucaristia presieduta da don Claudio Rasoli, presidente della Fondazione Redentore di Castelverde e concelebrata da una quindicina di sacerdoti di Cremona, Crema, Como e Mantova. «Per noi questa – ha esordito don Rasoli – è la Messa della riconoscenza! La riconoscenza anzitutto delle quattro coppie che ricordano un particolare anniversario di sposalizio, ma anche di ciascuno di noi perché in questo pellegrinaggio abbiamo ricevuto tante grazie. La prima è quella della compagnia di Maria che ci fa sentire l’amore di Dio e poi quella dei nostri fratelli con i quali condividiamo questa esperienza. Il pellegrinaggio è sempre un evento di Chiesa, ma individuale». Subito dopo si è tenuta una breve celebrazione penitenziale cui sono seguite le confessioni. I malati e i tanti pellegrini hanno aperto il loro cuore al Signore confidando a lui, attraverso i sacerdoti, i loro peccati.

Giovedì pomeriggio i pellegrini hanno quindi compiuti i “I Passi di Bernardette”: un itinerario nei luoghi di vita della giovane veggente, un’immersione nell’esistenza straordinaria di questa ragazza che ebbe il privilegio di incontrare Maria per 18 volte e che visse poi nel silenzio del monastero di Nevers fino alla sua morte. In serata, poi, forse uno dei momenti più attesi e suggestivi del pellegrinaggio: la processione aux flambeaux. La delegazione lombarda ha avuto l’onore di aprire il cammino subito dopo la croce. Gli stendardi delle sezioni e quelli delle diverse sottosezioni precedevano i malati spinti dalle dame e dai barellieri, poi procedeva la statua della Madonna portata a spalla dagli unitalsiani lombardi e dietro centinaia di uomini e donne che al momento del canto dell’Ave Maria alzavano la loro candela creando un effetto straordinario: un vero e proprio fiume di luce.

 

Unitalsi, a Lourdes una intensa giornata di preghiera con il “ritorno” alla piscine

Unitalsi, iniziato il pellegrinaggio a Lourdes




Unitalsi, anche 75 cremonesi al pellegrinaggio regionale dall’8 agosto a Lourdes

Sono 75 i cremonesi che parteciperanno al pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi al santuario mariano di Lourdes dall’8 all’11 agosto. In tutto i lombardi saranno 300 provenienti oltre che dalla diocesi di Cremona, anche da Mantova e Como. A guidare spiritualmente la trasferta sarà don Maurizio Lucini, assistente della sottosezione cremonese, coadiuvato da don Claudio Rasoli, presidente della Fondazione Redentore di Castelverde che accompagnerà alcuni ragazzi disabili di Casa San Giuseppe, da don Giacomo Ghidoni, cappellano di Fondazione Sospiro, anch’esso con un gruppetto di ospiti, da don Mario Martinengo, veterano dei pellegrinaggi a Lourdes e dai quattro sacerdoti novelli: don Andrea Bani, don Alex Malfasi, don Jacopo Mariotti e don Claudio Mario Bressani. Saranno presenti diversi altri sacerdoti di altre diocesi.

«Quest’anno – spiega il presidente di Unitalsi cremonese, Tiziano Guarneri – non abbiamo gruppi oratoriani che vengono a fare servizio perché tutti hanno aderito alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona che si concluderà proprio nei giorni del pellegrinaggio. Tra barellieri e sorelle i volontari cremonesi saranno comunque una trentina che assisteranno altrettanti malati. La trasferta inizierà la sera del 7 agosto: raggiungeremo la cittadina dei Pirenei in pullman: arriveremo a Lourdes la mattina dell’8 agosto. Per gli infermi ci sarà un mezzo attrezzato che permetterà loro di viaggiare in tutta comodità e con l’assistenza adeguata: con noi, infatti, c’è sempre un medico».

Sabato 5 agosto, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, si terrà un incontro preparatorio. Alle 16 ci sarà il saluto del presidente Guarneri, quindi una riflessione dell’assistente don Lucini dal titolo “Compagni di viaggio”, a seguire una lezione su “relazione e mobilitazione con il malato e l’anziano” a cura di una educatrice e di una fisioterapista della Fondazione Opera Pia Ss. Redentore di Castelverde, infine, a cura dell’équipe organizzativa, saranno date tutte le informazioni tecniche necessarie per la trasferta in terra francese.

Il pellegrinaggio di agosto manterrà come tema quello scelto dal Santuario di Lourdes per l’anno pastorale 2022/2023: “Qui si costruisca una cappella”. Esso segue il tema dato per il 2022 che era “Andate a dire ai Sacerdoti…”. Queste espressioni sono la sintesi dei vari messaggi che l’Immacolata Concezione diede alla giovanissima Bernadette Soubirous durante le 18 apparizione avvenute nella grotta di Massabielle dall’11 febbraio al 16 luglio 1858.

«Per i cristiani – continua Guarneri – costruire significa edificare la propria vita sulla roccia che è Cristo, vuol dire riferirsi continuamente a lui in ogni scelta, soprattutto in quelle che caratterizzano in maniera permanente la nostra esistenza. Quest’anno a Lourdes la Chiesa ci invita a porre come fondamento di tutto Gesù e la sua Parola. E inoltre richiama la forte dimensione ecclesiale della nostra fede che è ben rappresentata dal pellegrinaggio! Non si va sparpagliati, ma insieme, come popolo: aiutando chi non ce la fa, spronando chi fa fatica a stare al passo, offrendo un po’ di luce ai dubbiosi e tanta misericordia a chi si sente sconfitto dal peccato. La fede non può essere vissuta individualmente: senza carità rischia di spegnersi o di sclerotizzarsi!».

Il programma è quello tra i più classici. Il pellegrinaggio avrà inizio alle 16.30 dell’8 Agosto con l’Eucaristia alla grotta, quel ricovero di animali che la Vergine elesse a luogo di tante grazie divine. Nei giorni seguenti ci sarà spazio per tanti appuntamenti di carattere spirituale e culturale come la sempre suggestiva Messa internazionale nella chiesa ipogea di San Pio X che può contenere oltre 10.000 persone, il gesto dell’acqua alle piscine per i malati, la via Crucis, le processioni eucaristica e quella aux flambeaux, la visita ai luoghi di nascita e di vita della giovane Bernadette. Ci sarà anche tempo per la preghiera e la meditazione personale e per ristorare il corpo e la mente.

«Il pellegrinaggio – conclude il presidente Guarneri – si concluderà venerdì 11 Agosto con il passaggio alla Grotta e il Santo Rosario. Poi, intorno, alle 15 ci sarà la partenza sempre in pullman, arriveremo a Cremona il giorno successivo, ci auguriamo, carichi umanamente e spiritualmente».

Claudio Rasoli




Il Segretariato attività ecumeniche di Cremona ricorda padre Fuciu

Lo scorso 2 febbraio si sono compiuti vent’anni dalla fondazione a Cremona della parrocchia ortodossa rumena guidata, sin dal suo nascere, da padre Doru Fuciu, prematuramente scomparso sabato 29 luglio.

Come socia del gruppo cremonese del SAE Segretariato Attività Ecumeniche, lo incontrai al suo arrivo, insieme alla moglie Viorica, e tra noi fu subito cordiale amicizia. Era un giovane uomo schietto e vivace, pieno di energia e desideroso di svolgere al meglio il proprio ministero pastorale. Ebbe il compito, non facile, di trasformare in comunità una presenza sino a quel momento dispersa e sparsa sul territorio cremonese. Gli ortodossi infatti, in gran parte rumeni, non avevano punti di riferimento religioso in loco e cercavano, non senza difficoltà, di sopperire recandosi talvolta a Piacenza o a Milano, almeno in occasione delle grandi festività liturgiche.

Fu proprio una socia del SAE cremonese, Carla Casella, ad accorgersi di questo disagio quando, svolgendo il suo quotidiano servizio di volontaria laica della Cappellania dell’Ospedale di Cremona, raccolse dalle labbra di numerose degenti rumene il dolente rammarico per la condizione di solitudine e di abbandono spirituale nella quale di trovavano costrette a vivere. Il SAE contattò perciò a Milano padre Trajan Valdman, all’epoca responsabile ortodosso per l’Italia settentrionale, e si giunse così alla creazione della parrocchia che ora trova la sua sede nella bella, piccola chiesa di Borgo Loreto, ristrutturata, decorata e arredata secondo le forme tradizionali ortodosse grazie al generoso contributo dell’intera comunità rumena cremonese.

Ricordo ancora con emozione il momento nel quale padre Valdman, celebrando l’atto di fondazione della nuova parrocchia, con un gesto semplice e solenne, raccolse intorno a sé alcuni di noi, cattolici, protestanti e ortodossi, coprendoci tutti con il suo ampio manto liturgico mentre pronunciava una formula di benedizione. Un’unica, fraterna benedizione.

Il SAE ricorda con affetto padre Doru, al quale lo legano l’amicizia fraterna e la costante collaborazione nelle iniziative ecumeniche, sia in Cremona – egli fu sempre attivamente partecipe nelle veglie ecumeniche della Settimana per l’unità dei cristiani (in foto la preghiera ecumenica dello scorso gennaio) – sia in altri luoghi, ad esempio a Chianciano nell’ambito delle Sessioni di incontro ecumenico organizzate ogni estate dal SAE nazionale.

È quindi anche in forza di questi ricordi e soprattutto in forza della fede nell’unico Dio e Signore che gli amici del SAE invocano la tenerezza e l’infinita misericordia di Dio su Viorica e Teofana e rinnovano l’amicizia per la chiesa rumena, con il preciso impegno di proseguire nell’annuncio e nell’esperienza della unità fraterna.

Pinuccia Marcocchi
SAE Cremona

 

Cordoglio per padre Fuciu, parroco della Chiesa romena ortodossa di Cremona




Da Pax Christi Cremona la solidarietà a don Ciotti

Di seguito la nota di Pax Christi Cremona in solidarietà a don Luigi Ciotti.

Pax Christi Cremona che lo scorso anno ha accolto in città don Ciotti, gli esprime piena solidarietà dopo gli insulti del vicepremier e ministro delle infrastrutture Salvini.

È scorretto estrapolare da un ampio articolo di don Ciotti una sola frase” il ponte sullo stretto non unirà solo due coste ma anche due cosche” per definire don Ciotti “un signore in tonaca che fa affermazioni di un’ignoranza e superficialità senza confini”.

Il Ministro non tiene in conto il valore e prestigio di don Ciotti, che mette a rischio la sua vita per un impegno culturale, sociale e di conseguenza anche politico a favore della legalità, e della lotta alle mafie.

Il Ministro non dimentichi che don Ciotti è il capofila di un numero notevole di cittadini italiani, giovani specialmente, che si impegnano per vincere ogni forma di corruzione, per affermare la legalità e la giustizia nel nostro paese.

Non dimentichi soprattutto, che don Ciotti è un prete che sta dando la sua vita per stare dalla parte delle vittime del sopruso mafioso e che il suo esempio è un pungolo, per cittadini e le Istituzioni  a non lasciare nulla di intentato per difendere  la legalità e la giustizia, che sono i valori della Costituzione oltre che del Vangelo.

Pax Christi Cremona




Anche Pax Christi Cremona ricorda mons. Bettazzi, uomo del Vangelo e della pace

Anche la sezione cremonese di Pax Christi si unisce alle tanti voci che in questi giorni, dopo la sua morte avvenuta il 16 luglio, ricordano la figura e l’impegno di mons. Luigi Bettazzi, che proprio della associazione pacifista cattolica è stato presidente e animatore.

Ecco il testo del ricordo di Pax Christi Cremona:

“L’abbiamo incontrato in tante occasioni, abbiamo ascoltato la  sua voce forte e incisiva che ci ha sempre spronato a vivere il Vangelo nella sua radicalità, dentro la realtà storica segnata dall’egoismo e dalla sete di potere.

La radice della sua azione pastorale e delle sue scelte coraggiose a favore dei poveri, degli operai, la sua condanna del commercio delle armi e delle guerre, la sua volontà di dialogo con tutti per umanizzare la società, nascevano dalla fede nel Dio della vita che in Gesù, suo Figlio nello Spirito, fa di tutti noi fratelli e sorelle, segnati dalla stessa dignità umana, presente in ogni persona.

Non è mons. Bettazzi che ha detto “beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio, beati voi che ora avete fame perché sarete saziati… Guai a voi, ricchi, perché avete ricevuto la vostra consolazione, guai a voi che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete..”, ma Gesù, come è scritto nel capitolo sesto del Vangelo secondo Luca . Egli ha cercato solo di attualizzare con tutta la sua esistenza queste parole. Non è stato Bettazzi a dire che saremo giudicati al termine della vita, sul fatto di aver soccorso l’affamato, l’assetato, lo straniero, il malato, il carcerato, ma Gesù, nel capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo.

Lui ha solo ricordato queste parole ai credenti e non credenti, facendo capire che molte volte anche i cristiani dimenticano tutto questo e sono infastiditi da queste parole di Gesù. Questa è la grande eredità che egli ci lascia: la passione per il Vangelo, per il regno di Dio che è Padre di tutti e ci aspetta nella sua luce, la passione per pace come dono da invocare ogni giorno e per il quale anche mettere in gioco la propria vita, accettando incomprensioni e persecuzioni come Gesù.

Egli ci ha voluto dire che dobbiamo essere cristiani coerenti come lui lo è stato sempre. Ci ha spronato a prendere il mano il Vangelo, sine glossa, sapendo che questo provoca sofferenza e croce ma che soltanto così potremo essere sale della terra e luce del mondo. Grazie don Luigi e ora prega ancora per noi”.

Il ricordo di mons. Bettazzi. Il cardinal Zuppi (Cei): «Rendiamo grazie per la sua testimonianza e il suo impegno per il Concilio Vaticano II»




Tenda di Cristo, nel Casalasco un weekend all’insegna dell’integrazione

La felicità non è vivere senza problemi, ma essere messo nelle condizioni di poter affrontare i problemi che si hanno. E mai da soli. Si potrebbe riassumere così il serrato e partecipato dialogo intitolato “L’accoglienza è il primo passo per la pace: i corridoi umanitari” avvenuto sabato 24 giugno presso l’auditorium Giovanni Paolo II dell’oratorio Maffei di Casalmaggiore nell’ambito della “Famiglia dei Popoli… I care” promossa da Tenda di Cristo di Rivarolo del Re.

Al tavolo, con la conduzione della giornalista di Telecolor di Claudia Barigazzi, le voci di alcuni protagonisti dell’accoglienza, con diramazioni nazionali e internazionali. La Comunità di Sant’Egidio, rappresentata da Alessandro Gnavi, insieme a Caritas Cremonese con il suo direttore don Pierluigi Codazzi e Tenda di Cristo con padre Francesco Zambotti, suo fondatore.

«Preghiera, poveri, pace. Sono le tre “p” con cui Papa Francesco ha riassunto l’impegno della Comunità di Sant’Egidio – ha introdotto Gnavi- Questa sintesi descrive perfettamente quello che cerchiamo di fare in termini di accoglienza». L’occasione è stato un incontro in Sala Nervi il 18 marzo scorso in cui 7.000 persone che, tramite la comunità hanno vissuto o vivono storie di accoglienza, sono state ricevute dal Pontefice. «Da quel momento è emerso che nell’accoglienza ad essere protagonista è l’abbraccio. La vera integrazione passa dal rapporto di amicizia che si instaura tra chi accoglie e chi è accolto». E l’abbraccio che gli amici di Sant’Egidio danno, passa necessariamente dai corridoi umanitari, il progetto di accoglienza realizzato dalla Comunità con la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, Cei e Caritas Italiana, che ha portato in Italia dal febbraio 2016 ad oggi 6.018 “salvati” tra i più fragili del mondo, in fuga da paesi come Siria, Corno d’Africa e Grecia. Il progetto, completamente autofinanziato, vede l’impegno di famiglie, parrocchie, comunità accoglienti che decidono di investire almeno 18 mesi del loro tempo e del proprio denaro per instaurare insieme ai più fragili tra i fragili un rapporto di amicizia e di accompagnamento per portare le persone o le famiglie accolte (spesso provenienti da campi profughi) ad apprendere la lingua italiana e a trovare un lavoro nel nostro Paese. Anche sul territorio cremonese e casalasco sono attivi i corridoi, grazie all’accoglienza fatta da Caritas Cremonese (anche nella sua sede di Casalmaggiore) e da Casa Paola – Tenda di Cristo Rivarolo del Re.

«È necessario che oltre all’accoglienza, che è il nostro dna, si parli anche delle ragioni che portano alla migrazione – ha esortato don Codazzi, direttore della Caritas diocesana –. Non dobbiamo dimenticare che se la migrazione è un diritto lo è anche il restare nel proprio Paese. Nessuno deve essere obbligato a emigrare». Alla base della sua relazione, il protagonismo della persona accolta nel costruire una vera integrazione a partire dalle sue capacità, affinché venga superata la logica assistenzialistica e si entri nella logica del diritto. «Riconoscere la dignità e i diritti della persona, significa riconoscere la sua capacità alla quale io non devo sostituirmi», ha proseguito don Codazzi. Che ha aggiunto: «Non esiste la cura dell’altro se questo non è in grado di prendersi cura di se stesso». La felicità e l’integrazione passano allora necessariamente dallo stare a fianco di chi ha bisogno di essere accompagnato per una fase transitoria della sua vita.

Questo qualcuno è una «persona che ha bisogno di essere ascoltata e di essere capita», è poi intervenuto padre Zambotti nel riassumere lo spirito che anima l’accoglienza presso le Tende di Cristo. Al centro il tema del bisogno. «Questo è il mio primo impegno e la mia prima preghiera. Prego di essere in grado di capire la persona che ho di fronte». Il punto di partenza nel fare accoglienza presso le Tende, quindi, è «la mentalità di avvicinarsi alla persona non giudicandola. Questo è possibile grazie all’azione dello Spirito che mantiene umili nel nostro cammino».

La festa è proseguita il giorno seguente presso Casa Paola, a Rivarolo del Re, con diversi momenti di riflessione, preghiera e divertimento a cui hanno preso parte molti amici delle Tende e, a sorpresa, anche il vescovo Antonio Napolioni.

Da segnalare in particolar modo la proiezione del film “Dai tuoi occhi” prodotto dal Circolo Acli di Casalmaggiore nell’ambito del progetto Champs, incentrato sull’integrazione delle seconde generazioni residenti nel territorio casalasco. Anche questa è stata l’occasione per riflettere insieme a padre Zambotti e a Gnavi sul motore che anima il fare accoglienza.

È seguito un momento di spiritualità con la celebrazione della Messa e una preghiera interreligiosa con gli amici musulmani e sikh e la lettura collettiva di una preghiera di Papa Francesco redatta in occasione dei numerosi naufragi nel Mar Mediterraneo definito “un muro imprevedibile”.

Dopo il pranzo multietnico, il pomeriggio è stato condotto da Luca Maffi, dj di Radio del Rey, alla presenza di numerosi amici delle Tende. Sul palco Jolanda Moro accompagnata dai “The Bad Boys” che hanno proposto un repertorio vario, da Mina a Mariah Carey. Inoltre le danze dei bambini del Grest della Parrocchia di Rivarolo del Re, il cantastorie Daniele Goldoni, gli abiti di Spazio Tenda, la musica ucraina con la cantante Illarija.

La giornata è terminata con le percussioni del gruppo “Oghene Damba -Boys Musical Theater” di Cremona e un arrivederci al prossimo anno.