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Il 10 maggio a San Camillo il ricordo del beato Enrico Rebuschini

Ricorre venerdì 10 maggio la memoria liturgica del beato padre Enrico Rebuschini, camilliano legato alla città di Cremona in cui ha operato come economo e superiore della clinica San Camillo. E proprio nella casa di cura di via Mantova, nel giorno anniversario della sua morte, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia in programma alle 10 presso la cappella della struttura, dove le spoglie del beato Rebuschini sono conservate.

Alla celebrazione, cui prenderà parte la comunità camilliana, con il superiore padre Virginio Bebber, sono stati invitati tutti i medici della struttura sanitaria e le autorità del territorio, alla presenza anche di una rappresentanza delle Figlie di San Camillo.

 

 

Biografia del beato Rebuschini

1860 – Enrico Rebuschini nasce a Gravedona, ultimo di cinque figli.

1871 – Terminato il Ginnasio, si iscrive al Liceo “Volta” di Como, poi, frequenta il primo anno alla Facoltà di Fisica e Matematica di Pavia.

1880 – Compie un anno di volontariato nel servizio militare a Milano come sottotenente.

1882 – Ottiene il diploma di ragioneria a Como. Il padre lo colloca all’Ospedale di Sant’Anna della città; spesso lascia gli uffici per incontrare ed interessarsi personalmente dei malati aiutandoli anche con denaro e abiti propri.

1884 – Nonostante l’opposizione paterna, è accolto dal vescovo di Como in Seminario, poi inviato a Roma per studiare alla Gregoriana.

1886 – Costretto da un grave esaurimento, rientra in famiglia, ma il desiderio di seguire il Signore non lo abbandona. Nella chiesa di Sant’Eusebio, di fronte ad un dipinto che rappresenta san Camillo incoraggiato dal crocifisso, si fa strada la vocazione camilliana.

1887 – Entra nella Comunità camilliana di Verona. Dopo due anni inizia il noviziato, durante il quale, per dispensa speciale chiesta dagli stessi superiori, è ordinato sacerdote dal futuro Papa Pio X.

1899 – Padre Rebuschini è destinato a Verona, poi a Cremona dove rimarrà per il resto della vita, svolgendo numerosi incarichi: economo e superiore della nuova clinica da lui apprestata, coordinatore con le Suore Camilliane nell’assistenza ai malati di vaiolo, collaboratore della Croce rossa italiana nella cura dei soldati feriti in guerra, confessore del vescovo e di numerosi penitenti della città, sollecito nell’assistenza spirituale ai malati a domicilio. In città tutti lo conoscono, lo stimano, lo cercano.

1938 – Muore a Cremona, il 10 maggio.

Nella sua vita spirituale spiccano: l’amore al crocifisso e all’Eucaristia, l’affetto filiale alla Madonna della Salute e a san Camillo, le devozioni alla Vergine di Pompei e a san Giuseppe.




A San Camillo festa per il beato Enrico Rebuschini, «piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale»

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Testimone di una santità feriale, con una vita accanto ai malati e ai fragili. Il beato Enrico Rebuschini, morto il 10 maggio 1938 a Cremona, vive ancora nella memoria dei cremonesi. Così, la mattina di venerdì 10 maggio, nell’86° anniversario della scomparsa, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa in sua memoria, celebrata nella cappella della casa di cura S. Camillo di Cremona, dove padre Rebuschini svolse buona parte del suo ministero.

L’Eucaristia è stata concelebrata da alcuni sacerdoti diocesani, tra cui il vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, don Gianpaolo Maccagni, il rettore della comunità camilliana, padre Virginio Bebber, mons. Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale, e don Enrico Maggi, delegato episcopale per la Vita consacrata. Presenti alla celebrazione anche i padri e i fratelli camilliana, il personale sanitario della struttura, una delegazione delle suore delle Figlie di San Camillo, e la rappresentanza cremonese dell’opera nazionale “Caduti senza croce”. Nell’assemblea anche le autorità del territorio, nelle persone del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, del prefetto Corrado Conforto Galli, del comandante provinciale dei Carabinieri, Paolo Sambataro, e del comandante della Guardia di Finanza di Cremona, Massimo Dell’Anna. «Una festa della comunità camilliana, ma anche di tutta la comunità cremonese – ha sottolineato padre Virginio Bebber nei saluti iniziali –, in quanto il beato Enrico si è sempre sentito parte di questa comunità ecclesiale». E nel saluto un auspicio: quello di non accontentarsi di quanto fatto, ma di spingersi oltre nel servizio dei fratelli e dei malati, seguendo l’esempio del Beato, un uomo semplice, ma dal cuore grande.

 

Il saluto di padre Virginio Bebber

 

L’omelia del vescovo si è aperta con un monito: «Non rifiutare al povero il necessario per la vita». Anche se, in questo periodo, nel mondo c’è chi sistematicamente fa tutto per rifiutarlo. «Sistematicamente distruggono le case, gli ospedali, impediscono l’arrivo del cibo e dei medicinali. Distruggono la vita», ha aggiunto mons. Napolioni. «Una spirale diabolica in cui cadiamo ancora una volta». In un mondo in cui si spendono 2.280 miliardi in armi, invece che per curare il pianeta e per sfamare le folle, il suggerimento del vescovo è quello di seguire l’esempio del beato Rebuschini, anch’egli vissuto in tempo di guerra: «Come lui possiamo scegliere di continuare a curare i corpi e le anime, testimoniando che c’è un’altra logica». Non l’odio, non la via della distruzione, nemmeno la strada strada dell’indifferenza, ma quella da seguire è la via del «cuore guarito e reso capace di cura, di tutto l’umano», sulla scia della testimonianza di «un piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale». E allora l’invito è quello di «non rifiutare al povero il necessario per la vita, ma, anzi, condividilo e anche la tua vita sarà in abbondanza».

Al termine della celebrazione, chiusa dalla preghiera per i caduti senza croce, il vescovo Napolioni, accompagnato da padre Bebber, ha fatto visita agli ospiti della struttura di via Mantova.

 

L’omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

 

La biografia del Beato

Enrico Rebuschini nasce a Gravedona (Como) il 28 aprile 1860, secondo di cinque figli in una famiglia della buona borghesia lombarda. A 24 anni entra nel seminario di Como. Date le sue qualità, viene inviato al Collegio Lombardo di Roma per frequentare gli studi teologici all’Università Gregoriana.

Enrico si impegna spiritualmente e riprende l’abitudine di visitare i bisognosi, abbinando l’erogazione di sussidi al supporto morale e religioso. Apprezzando tate sensibilità, il suo confessore lo orienta verso i Camilliani, l’istituto religioso dedicato all’assistenza dei malati. Con particolare dispensa, ancora durante il biennio di noviziato viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Mantova, mons. Giuseppe Sarto (il futuro papa San Pio X), il 14 aprile 1889. Nella festa dell’Immacolata 1891 emette la professione religiosa definitiva.

Per un decennio svolge il suo ministero a Verona, dapprima come vicemaestro e insegnante dei novizi; poi si prodiga come assistente spirituale agli infermi negli ospedali Militare (1890-95) e Civile (1896-99) della città. Il 1 maggio 1899 p. Enrico arriva a Cremona, nella Casa di cura S. Camillo, dove rimarrà fino alla morte. Per il suo spirito di servizio ai confratelli viene confermato per undici anni superiore della comunità e per trentaquattro anni amministratore-economo.

Quarant’anni di vita e di operosità, in cui senza far rumore, ma con l’eloquenza dell’esempio e della bontà, s’e guadagnato la stima e l’affetto di tutta la città e il soprannome popolare di “Padrino santo”.

Il 23 aprile 1938, dopo aver celebrato presso un malato grave, ritorna a casa con un forte raffreddore, cui non da importanza. Due giorni dopo è a letto con broncopolmonite. L’8 maggio chiede l’Olio Santo. Il 10 rende l’anima a Dio. Aveva 78 anni. Morì santamente il 10 maggio del 1938.

Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 4 maggio 1997. Il suo corpo è custodito nella cappella della Casa di cura San Camillo a Cremona. La Chiesa celebra la sua memoria liturgica il 10 maggio.




Comunicazione tecnologicamente evoluta ma pienamente umana?

 

«Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana». Questo il titolo scelto per la cinquantottesima Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, che la Chiesa universale celebra domenica 12 maggio. Uno slogan per certi versi provocatorio, che si inserisce e affronta la questione dell’uso dell’IA in relazione all’umanità, a cui spesso è contrapposta. Ad approfondire la questione nella nuova puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento della diocesi di Cremona, sono stati tre ospiti provenienti dal mondo della comunicazione.

Secondo Giacomo Ghisani, presidente dell’editrice diocesana TeleRadio Cremona Cittanova e già vicedirettore generale della Direzione per gli affari generali del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, «chi si occupa di comunicazione, soprattutto in questo mondo che il Papa, nel suo messaggio, definisce “ricco di tecnica e povero di umanità”, deve esercitarsi ad assolvere a due compiti importanti: informare, cioè portare le notizie, e formare, ovvero fornire al pubblico dei criteri di lettura della realtà affinché ciascuno possa esercitare la propria cittadinanza. Quest’attenzione – che è poi un invito – racchiude uno sguardo pienamente umano».

Ad aggiungere un ulteriore spunto di riflessione è stato Lucio Dall’Angelo, direttore dell’emittente televisiva Cremona1 e del sito di informazione online CremonaOggi. Cercando di individuare la specificità del giornalista, ha sottolineato come «l’elemento differenziale di chi fa il nostro mestiere è la capacità di proporre anche delle chiavi interpretative rispetto al reale che racconta. Qui sta quel tratto di umanità cui si faceva riferimento in precedenza».

Non è mancato, poi, il riferimento all’uso dell’Intelligenza Artificiale, citato proprio da Papa Francesco e inserito nel titolo della Giornata odierna. «Alla fine, vince l’uomo – ha sostenuto Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona – nel senso che l’IA non è né buona né cattiva. Può offrire grandi opportunità, per coordinare e unire diverse informazioni, ma presenta dei rischi: le fake news sono uno di questi. A livello tecnologico si possono fare cose straordinarie nei confronti di chi guarda, o legge, ma spetta all’uomo il compito di educare a uno spirito critico, capace di cogliere il valore della realtà».

E proprio dal radicamento in essa, Dall’Angelo ha proposto alcune considerazioni su ciò che si definisce posizionamento: «Oggi, ogni soggetto è in un certo senso editore e ha un suo racconto della realtà da cui non possiamo prescindere. Conoscere la propria identità in relazione al territorio è fondamentale per capire come e dove collocarsi».

L’interazione con il mondo, con la società, è stata individuata come cardine anche dal presidente Ghisani. Riprendendo Romano Guardini, secondo cui «Il posto naturale dell’uomo è il divenire», ha ribadito che «per chi fa comunicazione è necessario portare il mondo nella nostra realtà, senza perdere di vista la permeabilità rispetto al territorio. È questa la logica del divenire. Questo è ciò che anche la comunità ecclesiale è invitata a fare, insieme a chi si occupa della comunicazione all’interno di essa». Un chiaro richiamo all’umanità, in linea con il tema della Giornata mondiale per le comunicazioni sociali.




God Save Matter, al Museo Diocesano inaugurata la personale dell’architetto Giorgio Palù

 

Dal Museo diocesano di Cremona, il pomeriggio di giovedì 9 maggio, si è innalzata “una preghiera, un grido: God Save Matter”. Un’invocazione arrivata dall’architetto Giorgio Palù che ha inaugurato la sua prima personale di opere e installazioni site-specific. «In quel luogo intriso di spiritualità qual è il museo – ha dichiarato Palù – ho punteggiato il percorso con miei lavori in dialogo con quanto è esposto».Un dialogo che “è un fil rouge” lungo il quale corre la storia della spiritualità incarnata in una materia alla quale l’artista-architetto dà forma, in 18 opere più 2 installazioni, giocando con i materiali che vanno dal marmo botticino al legno, dall’acciaio inox al ferro lavorato al plasma, materiali soprattutto di natura industriale, in chiave astratta.

L’inaugurazione della mostra, God Save Matter, che sarà aperta al pubblico fino al 2 giugno, è stata essa stessa un inno alle opere del cremonese Palù che ha progettato a suo tempo i locali del Museo diocesano aperto nel 2021. Sulla passerella e sulla scala che apre, come una spirale, la visita al museo si è snodata la presentazione affollatissima. «Su una scala che ricorda l’Ascensione, che si muove tra cielo e terra – ha spiegato il vescovo Antonio Napolioni – compiamo una sosta luminosa». In quella che «è una casa della cultura e dell’arte», come ha aggiunto don Gianluca Gaiardi, responsabile dei Beni culturali per la diocesi e direttore del Museo, si è deciso di continuare il dialogo (già aperto con altre mostre) con l’arte contemporanea che trae ispirazione dal contesto cremonese, dalla città fatta di case che custodiscono il sacro. Per questo, durante l’inaugurazione, il vescovo Napolioni ha consegnato all’architetto, come aveva fatto al sindaco Gianluca Galimberti lo scorso 2 maggio a Sant’Abbondio, la lettera pastorale “Al cuore della nostra città”. Il testo, nato in occasione dei 400 anni dalla edificazione della Santa Casa in Sant’Abbondio, parla di una architettura sacra e di luce, uno degli elementi chiave delle opere di Palù. «In questi locali le mie opere si sono accese di luce – ha dichiarato l’architetto classe 1964 – in un museo che è intriso di spiritualità». La materia «così duttile è riuscita a sprigionare energia e luce», ha aggiunto la curatrice della mostra Ilaria Bignotti che aveva conosciuto Palù nel 2020 non per le sue opere architettoniche quanto per quelle artistiche.

«Tra le opere che più mi rappresentano – ha spiegato – c’è un installazione multimediale, sonora e luminosa pensata insieme a Michelangelo (all’anagrafe Michele Zocca)» e nata originariamente per la chiesa di San Carlo nel 2019. Al centro, come in un cameo, Cristo crocifisso inondato di luce rossa e poi azzurra, in un rincorrersi di colori accompagnati di una musica che si fa grido di dolore. L’installazione è collocata negli spazi espositivi destinati alle mostre temporanee ed è attorniato da pannelli di grandi dimensioni dove resine e coloro rosso la fanno da padroni in lavori astratti, «perché l’astratto oggi stimola di più la mente dell’interlocutore».

Lungo le stanze del museo Red Monolith affianca l’Annunciazione di Boccaccio Boccaccino, come la stele in botticino trafitta dal ferro richiama l’antica statua di San Sebastiano. Più di una le Crocifissioni. La trasparenza di Cristo inchiodato al legno si tinge di rosso nel Transparent J, che si interfaccia con le opere esposte nella settima sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

Ben ambientata la grande croce di metallo, lavorata in oro disposta nella sala dedicata alle croci come anche With My Arms, che iconograficamente è un esplicito omaggio ai crocifissi tardo medievali della collezione Arvedi- Buschini. Si tratta nelle intenzioni dell’autore di «un viaggio spirituale che trascende e penetra nel profondo di ciascuno» attraverso un «corpo a corpo» con una materia che mostra tutta la sua luminosità e nel percorso anche la «traspirabilità» facendosi stimolo di riflessione.

 

 

God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano




God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.




Lo stile di Santa Rita da Cascia: ricerca, esperienza, condivisione del primato di Dio

«Santa Rita ci chiama e noi saremo puntuali per riconoscerla, celebrarla e ringraziarla in occasione della sua prossima festa. Anche quest’anno santa Rita ha un suggerimento e un regalo da darci: la verità di Gesù Cristo e la Grazia di Dio! Nella vita di Rita è costante e fermo il primato di Dio. Dio è sempre al primo posto, sia nella gioia che nella sofferenza. Il dolore non scalfisce la sua fede. Ha ferma fiducia nel suo Creatore, e accoglie le vicende della vita tenendo alto lo sguardo. Rita riesce a trasmettere, con la sua vita, questo primato sia al marito che ai figli, successivamente alle Sorelle del Convento, proprio perché la sua fede è convinta. Anche noi se vogliamo trasmettere la fede dobbiamo prima viverla con convinzione. Santa Rita ha tramandato il suo messaggio senza mai scrivere niente, ma usando l’esempio concreto del vivere quotidiano».

Così don Claudio Anselmi, rettore della rettoria delle Sante Margherita e Pelagia di Cremona, in via Trecchi 11, la chiesa da tutti conosciuta come “Santa Rita”, nel 95° anniversario (22 maggio 1929) della devozione di santa Rita a Cremona nella chiesa di via Trecchi.

La tradizionale Festa di Santa Rita, preceduta dalla Novena che dal 13 maggio prevede ogni giorno alle 17 la preghiera del Rosario e alle 17.30 la Messa con supplica a santa Rita, si svolgerà dal 21 al 23 maggio con il seguente programma:

  • martedì 21 maggio – VIGILIA, si celebra il pio transito della Santa: ore 17 Rosario; ore 17.30 Messa
  • mercoledì 22 maggio – FESTA: Messe alle ore 6:00 / 7:30 / 9:00 (S. Messa Solenne) / 11:30 / 17:30 / 19:00
  • giovedì 23 maggio: 17:30 S. Rosario / 18:00 S. Messa di Suffragio per iscritti e benefattori Pia Unione

«Che l’incontro con santa Rita, nella fede e nella preghiera, – è l’auspicio del rettore don Anselmi – rigeneri la Speranza in tutti. La Speranza non delude. È sempre lì: silenziosa, umile, ma forte. Auguro che la festa di santa Rita aiuti a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. In questo tempo di incertezze, ansie e sofferenze S. Rita aiuterà ancora: avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli, certi che non siamo soli!».

Locandina con il programma delle celebrazioni

 

La benedizione delle rose

Dal pomeriggio di lunedì 20 maggio e fino a martedì 23 maggio, nel cortile della chiesa sarà allestito il consueto spazio per la benedizione e la vendita delle rose e degli oggetti.

Il rito della benedizione delle rose, sappiamo, ricorda un particolare episodio della Santa. Si dice che, sul letto di morte, Santa Rita abbia chiesto una rosa del giardino dei suoi genitori. Era inverno. Tuttavia una bella rosa fu trovata sull’arbusto indicato dalla santa. Da allora Santa Rita è stata sempre associata alle rose. Il profumo delle rose, associato a Santa Rita, pervade ancora oggi la vita di uomini e donne. Da allora ad oggi, ogni Devoto, porta le proprie rose in chiesa perché siano benedette e poi custodite in casa o offerte a qualche persona malata o sola affinché possa ricevere, per intercessione di Santa Rita, un po’ di un conforto o una particolare grazia.

Le rose benedette sono segno di speranza, consolazione, fortezza, salute, perdono, gioia e pace nell’imitazione di Santa Rita.

 

L’Associazione “Amici di Santa Rita”

La festa sarà anche l’occasione per festeggiare l’Associazione “Amici di Santa Rita ETS” (la nuova Pia Unione). L’associazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità rivolte alla tutela, promozione e valorizzazione dei beni mobili ed immobili di interesse artistico e storico commissionando direttamente o finanziando interventi riguardanti la chiesa delle “Sante Margherita e Pelagia”, in Cremona nonché il complesso di S. Rita ad essa collegato. Inoltre l’associazione vuole anche:

  • promuovere nella comunità cristiana e nella società civile i valori della famiglia, della pace, del perdono e della riconciliazione, che sono le singolari caratteristiche della testimonianza umana e cristiana di Santa Rita;
  • promuovere la devozione e il culto di Santa Rita nelle modalità e secondo le indicazioni della Chiesa.

All’Associazione è possibile destinare il proprio 5×1000 compilando l’apposita sezione nella dichiarazione dei redditi mettendo il Codice Fiscale 93064540193 e rendendo così la propria dichiarazione dei redditi, da scadenza fiscale a occasione di dono, per aiutare la Chiesa di Santa Rita in Cremona.

 

Il semestrale “La Rosa di S. Rita”

In occasione della festa è uscito il nuovo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”, foglio di informazione e di collegamento, che vuole essere strumento agile che consenta di far conoscere le varie iniziative e alimentare la devozione verso questa Santa.

Con questo numero ha presso il via una nuova rubrica: “VOCE DAL MONASTERO”, una pagina scritta dalle Monache Domenicane in S. Sigismondo a Cremona. Chi meglio di Loro, può aiutare i devoti di S. Rita a capire il valore della Vita consacrata tra silenzio e preghiera che S. Rita ardentemente desiderava e ha compiuto. Le Sorelle, cordiali e premurose, riflettono ciò che l’intera Comunità si augura di poter comunicare: comprensione, stima, ascolto, testimonianza discreta resa all’assoluto di Dio, luce e gioia. In Monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio e la monaca vive raccolta e protesa all’essenziale!

L’ultimo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”

 




“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica

 

Le Intelligenze Artificiali, il loro impatto evidente (e anche quello silenzioso) sulle nostre abitudini e sulle nostre relazioni, e la questione etica che scaturisce dalla loro sempre maggiore presenza in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro all’istruzione, dalla cura all’informazione, dalla cultura all’industria dello spettacolo, sono uno dei temi più dibattuti e rilevanti della nostra epoca.

E proprio questo tema sarà affrontato e approfondito nell’incontro dal titolo “Dov’è il sapiente?” Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà in programma il 10 maggio, alle ore 18.00, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona.

L’evento è organizzato dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cremona con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il mensile Riflessi Magazine (www.riflessimag.it) in occasione del 5° anniversario del periodico digitale diocesano e della 58ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che Papa Francesco ha dedicato proprio al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana.

Cuore dell’evento sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, professore di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e autore di pubblicazioni di alto valore scientifico in materia di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, tra cui il più recente Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali.

Tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi), padre Benanti è presidente della Commissione AI per l’informazione del Governo italiano e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

Cosa la macchina può fare senza il controllo umano? Che decisioni può prendere? Come gestire gli eventuali esiti nefasti di questa delega? Ma soprattutto come far sì che la persona rimanga sempre al centro di quei processi vitali per la sopravvivenza della nostra specie e per una pacifica convivenza sociale? Queste alcune delle domande cruciali che orienteranno l’intervento di padre Benanti al Campus Santa Monica, al termine del quale risponderà anche alle domande che gli saranno poste da alcuni studenti degli atenei universitari presenti a Cremona: la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica sull’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e il mondo del lavoro; il Politecnico di Milano sullo sviluppo tecnologico delle IA generative; Musicologia (Università di Pavia) sul rapporto tra gli algoritmi e la produzione creativa con le ricadute sul mercato e sulla fruizione dei prodotti culturali; il corso di Fisioterapia dell’Università di Brescia sui cambiamenti tecnici apportati alla pratica delle professioni di cura e assistenza e ai riflessi che questi potranno avere sul rapporto operatore-paziente all’interno dei percorsi di cura.

L’evento del 10 maggio si pone a conclusione di un ciclo di incontri dal titolo Intelligenza Artificiale chi sei? promosso dal Centro Pastorale del Campus di Cremona in sinergia con la Direzione di Sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica e il Corso di Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza che ha già proposto quattro incontri nei mesi di febbraio e marzo, nei quali i docenti dell’Ateneo hanno affrontato il grande tema secondo prospettive molteplici (psicologica, educativa, sociologica, religiosa) in un’Aula Magna sempre gremita, a dimostrazione del grande interesse suscitato da una delle più grandi sfide che interroga la contemporaneità.

Un interesse condiviso anche dal territorio attraverso la partecipazione di molteplici realtà istituzionali, associative e produttive che sostengono la realizzazione dell’evento, a partire dal Comune di Cremona che ha concesso il patrocinio all’iniziativa e la Fondazione Comunitaria della Città di Cremona che la sostiene con un proprio contributo.

Accanto agli organizzatori un gruppo di main sponsor: Credito Padano, Coldiretti Cremona, Fondazione Elisabetta Germani, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Padania Acque; tra gli sponsor anche Arsac Cremona, Associazione degli Industriali di Cremona, Cattolica Assicurazioni, Cisl Asse del Po, Confcooperative Cremona, Microdata Group e Movimento Cristiano Lavoratori. Datitech e Polografico offrono supporto tecnico alla realizzazione dell’evento che sarà presentato e raccontato anche grazie alle media partnership con Cremona1, Cremona Oggi e con il quotidiano La Provincia.

Nell’occasione Riflessi Magazine presenterà il secondo volume cartaceo che raccoglie una selezione delle sue “Pagine scelte” pubblicate nel 2023 e in questa prima parte del 2004 sull’edizione digitale www.riflessimag.it, con reportage, interviste e storie, sempre arricchite da un prezioso apparato fotografico, che offrono un ritratto unico del territorio, attraverso i riflessi di meraviglia racchiusi tra le pieghe della nostra quotidianità. Il volume potrà essere acquistato a margine dell’evento del 10 maggio.

 

Locandina dell’evento del 10 maggio in Cattolica




Etica e Intelligenze artificiali, don Compiani: «È in gioco il futuro dell’umanità»

Nel pomeriggio di venerdì 10 maggio, alle ore 18 nel chiostro del Campus Santa Monica di Cremona (ingresso libero e gratuito, con accesso da via Bissolati 74), si terrà l’evento dal titolo “Dov’è il sapiente? Intelligenze artificiali tra algoritmi e libertà”, che vedrà l’intervento di padre Paolo Benanti, tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi). L’appuntamento – promosso dall’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e dall’Università Cattolica con il mensile Riflessi Magazine, conclude il ciclo di conferenze che il Centro pastorale del Campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, insieme al corso di Laurea magistrale di Imprenditoria e Innovazione digitale, hanno promosso per offrire un articolato approfondimento sul tema delle intelligenze artificiali secondo diverse prospettive, tra tecnica, relazioni e spiritualità.

Ne abbiamo parlato con don Maurizio Compiani, docente di Teologia e assistente pastorale della sede di Cremona dell’Ateneo e incaricato diocesano per la Pastorale universitaria, e ideatore del ciclo di incontri intitolato “Intelligenza artificiale chi sei?”

Che cosa ha motivato la decisione di dedicare a questo tema un così ampio e articolato spazio? Avete registrato un interesse particolare da parte della cittadinanza?

«Il tema delle IA è di grande attualità e non può essere altrimenti. A partire dalla realtà digitale stiamo assistendo a un cambiamento del mondo impressionante, in tutti i campi. E c’è da ritenere che tale pervasività e potenza trasformatrice non abbia ancora svelato tutta la propria portata. Attraverso le IA sono date all’uomo opportunità straordinarie, fino a ieri impensabili, accompagnate da comprensibili timori per i pericoli che stiamo correndo. Poiché è in gioco il futuro dell’umanità, come centro pastorale del campus di Cremona, insieme al corso di Laurea magistrale di Imprenditoria e Innovazione digitale, abbiamo pensato a un ciclo di incontri, tenuti da esperti del settore e aperti a tutta la città, per aiutare a prendere coscienza di ciò che sta avvenendo e quale impatto ciò ha nella nostra vita. Del resto si tratta di una missione che l’Università Cattolica ha nel proprio statuto: quella di non limitare la propria attività a una ricerca e a una trasmissione del sapere entro le sue mura, ma di essere una presenza viva e significativa nel territorio in cui è inserita e nella vita sociale del Paese. La grande e costante partecipazione a tutti gli incontri ha evidenziato non solo il vivo interesse ma anche l’apprezzamento per la proposta»

Il ciclo di incontri si concluderà con l’intervento di padre Paolo Benanti, che porrà l’accento sulle implicazioni etiche degli sviluppi della IA e dei suoi utilizzi. Perché ritiene importante sottolineare e consolidare questo legame tra tecnologia e valori umani?

«Tra tutti gli esseri viventi, l’uomo è l’unico capace di assumersi una responsabilità nel cosmo per le decisioni che assume. L’unico capace di rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. Può decidere e decidersi, perciò ha intrinsecamente una dimensione “morale”. La tecnologia è il modo e il mondo dove queste sue dinamiche avvengono. Le IA si inseriscono qui: sono nuovi agenti che stanno guidando la trasformazione in atto e, per la prima volta, gli attori della trasformazione non sono solamente l’’élite umana ma delle macchine. È illusorio pensare che tecnologia sia “neutra”… per qualunque finalità si progetti, si realizzi, si diffonda, si venda e si acquisti, si utilizzi sempre alla base vi è un’intenzionalità “etica”. Il legame è indissolubile e necessario. Siamo umani! Padre Benanti sicuramente parlerà di cosa significa applicare l’etica agli algoritmi».

Non sfugge all’attenzione il fatto che Papa Francesco l’intelligenza artificiale abbia dedicato in pochi mesi due importanti messaggi, quello della giornata per la pace e quello per la giornata delle comunicazioni sociali. Da cosa nasce in particolare l’interesse della chiesa cattolica per questo aspetto? e qual è il contributo che può portare ad un dibattito decisivo per lo sviluppo dell’umanità?

«L’IA elabora in forma digitale un linguaggio che ogni tecnologia utilizza. È lo strumento che permette a tutti i campi del sapere di comunicare contemporaneamente in un modo nuovo e diverso. Mentre modifica il nostro modo di vedere il mondo, modifica anche la comprensione che l’uomo ha di sé. La missione della Chiesa è squisitamente religiosa: annunciare al mondo il Vangelo della salvezza. Ma la salvezza è tale solo se riguarda tutti gli uomini, nessuno escluso, e ogni uomo in ogni suo aspetto. La voce dei credenti e della Chiesa si caratterizza perciò come un apporto, illuminato dalla fede, entro una riflessione che è fatta a più voci da tanti attori: i governi, i produttori di IA, gli esperti delle scienze umane… Si tratta di aiutare lo sforzo comune per indirizzare lo sviluppo delle nuove tecnologie nel rispetto della persona umana e per il bene di tutti».

Locandina dell’evento del 10 maggio in Cattolica

 

 

“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica




Madonna della Misericordia, l’11 maggio il ricordo delle Apparizioni con la Messa del Vescovo

Per la comunità di Castelleone e per quelle dei paesi vicini il mese di maggio, da oltre cinquecento anni, riveste un ruolo particolare e importante. Infatti è il mese dedicato a onorare la madre di Gesù con le feste anniversarie delle apparizioni di Maria, Madre di Misericordia, alla veggente Domenica Zanenga avvenute a Castelleone nei giorni 11,12, 13 e 14 maggio del 1511, chiedendo che si digiunasse per alcuni giorni, che si facesse penitenza dei peccati, che si pregasse Dio, chiedendo perdono del male compiuto, che si rispettasse il riposo festivo e che si costruisse una chiesa chiamandola S. Maria della Misericordia.

Per prepararsi al 513° anniversario delle apparizioni della Madonna della Misericordia, ricorrenza che cadrà sabato 11 maggio, si stanno svolgendo diverse manifestazioni religiose: giovedì 2 maggio è iniziata la novena mattutina e serale con la celebrazione della Messa e con la recita quotidiana del Rosario alle 16.30, così come sono iniziati i pellegrinaggi delle comunità circostanti.

Anche quest’anno, per coinvolgere in modo attivo i bambini e i ragazzi nelle celebrazioni dell’anniversario delle apparizioni e nella devozione a Maria, ogni gruppo catecumenale si preparerà per l’11 maggio con una precisa e costante modalità: ritrovo al Santuario, alle 19, preparazione della Messa con attività di racconto sulle apparizioni e sul santuario, cena al sacco e poi un tempo di gioco e ricreazione, concludendo alle 21 con la partecipazione alla Messa della Novena.

La processione che nel mattino di sabato 11 maggio, partendo dalla chiesa parrocchiale di Castelleone, dopo un momento di preghiera, guidata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, raggiungerà il Santuario, segnerà il culmine delle feste anniversarie. Nella chiesa voluta da Maria, segno fedele di affidamento alla Vergine, il vescovo presiederà la Messa solenne delle ore 11 (trasmessa in diretta tv su Cremona 2 e in streaming sui canali web e social della Diocesi), mentre nel pomeriggio si terranno il Rosario, i Vespri, la benedizione eucaristica e la Messa solenne delle 19, celebrata dal parroco di Castelleone, don Giambattista Piacentini.

Le celebrazioni anniversarie continueranno anche nei giorni successivi: domenica 12 maggio, alle 16, “Merenda con Gesù e Maria” per bambini fino a 6 anni; alle 17.30 Messa con gli anniversari di matrimonio. Lunedì 13 maggio, nel pomeriggio, alle 17.30, si celebrerà Messa di consolazione per anziani e ammalati. Martedì 14 maggio, alle 16.15, preghiera con bambini e ragazzi; mentre, alle 21, si svolgerà la celebrazione conclusiva con processione da piazza Fondulo al Santuario con canto del Te Deum.

Per tutto il mese di maggio, inoltre, si reciterà il Rosario nei quartieri e nelle frazioni di Castelleone.

 

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CEI, lettera all’Europa: pace e prosperità non sono scontate

La “lettera aperta” all’Ue firmata dal card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e presidente della Comece, alla vigilia della Giornata dell’Europa, che si celebra il 9 maggio a ricordo della Dichiarazione Schuman che in quella data del 1950 diede avvio al processo di integrazione europea.

Un genere letterario inedito, per lanciare con garbo e linguaggio semplice un messaggio chiaro, che intercetta anche l’imminente scadenza elettorale. Bisogna essere grati e consapevoli del cammino percorso, del bilancio largamente positivo, degli ideali che hanno permesso questa straordinaria e inedita realtà, l’Unione. Tendiamo a dimenticarlo, a dare per scontato quello che scontato non è, cioè pace e prosperità. Non si può non partire da qui, dalla storia e dall’imprinting iniziale, frutto di uomini che avevano vissuto una storia di conflitti e seppero guardare oltre, ma con realismo, senza fronzoli ideologici.

E proprio per questo, a partire da questo deposito, che non si deve né dimenticare né sottovalutare, hanno titolo per rilanciare “gli interrogativi del Papa”, di fronte alla grande e festosa marea dei giovani a Lisbona, l’estate scorsa, alla Gmg. Due spiccano in concreto e esprimono quello che arrovella anche tutti noi: “Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere?”

Sì, perché il motore sembra imballato.  La lettera non ci dà, non ci po’ dare soluzioni operative. Ma suggerisce un metodo: porre le giuste domande, con il giusto senso della realtà e un atteggiamento culturale e morale, dunque politico, fiducioso.

Di fronte ad un europeismo di maniera, cortocircuitato in burocrazia, e ad un euroscetticismo crescente ed ideologico il cardinale Zuppi e monsignor Crociata ci indicano insomma una strada per guardare con creatività ad una situazione certamente inedita e delicata, che non è solo il tempo delle guerre, ma anche quello di un disorientamento culturale e morale che ci svuota.

Confida giustamente, la lettera, in un “rilancio”. E sono consapevoli, gli autori e tutti noi, che non va da sé, comporta un propellente. È, citando il Papa, “un nuovo umanesimo”. Che poi è riproporre quello di sempre, cioè partire ed arrivare alla persona concreta, nelle sue relazioni naturali. Il classico realismo cristiano, al servizio di tutti. Che fra l’altro rappresenta anche una vaccinazione efficace contro ogni forma di violenza, “aperta oppure subdola”, da chiunque e in qualunque modo veicolata.

Francesco Bonini (AgenSir)

 

Il testo integrale della lettera all’Unione Europea