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Festa al Santuario della Misericordia, il Vescovo: «Manca l’acqua e Gesù si offre come sorgente che disseta»

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«Eppure se voglio consolarmi per un giorno e dimenticare gli affanni della vita, devo tornare a Castelleone la mattina dell’11 maggio e pregare che il tempo sia bello e muovere alle 9 con la processione dal paese, dalla bellissima Parrocchiale restaurata, mentre la Torre rovescia il rombo fragoroso  e festante di tutte le sue nove campane, e vicino al Viale le campanelle della Trinità stornellano, e a destra a quelle di San Giuseppe rispondono, e più giù a sinistra quelle di S. Rocco associano anch’esse la loro voce e il loro tenue canto  a una così tripudiante e  gaudiosa festa di cuori».

Anche se rimandano a un tempo lontano le parole di mons. Andrea Cugini, sacerdote originario di Castelleone, possono spiegare perché da oltre 500 anni, ogni 11 maggio, giorno anniversario delle apparizioni della Madonna a Domenica Zanenga, avvenute a Castelleone nel 1511, la comunità castelleonese si reca in pellegrinaggio al Santuario dedicato a Maria. La Fiera di maggio, la fiera Madonna della Misericordia conserva per i castelleonesi, anche nel vorticoso mutare di tempi e di costumi, un momento fondamentale dell’anno, l’occasione per rinnovare la propria  speranza in Maria.

Anche quest’anno, dopo un momento di preghiera in Chiesa parrocchiale, guidato dal vescovo mons. Antonio Napolioni, la processione dei fedeli, aperta dalla preziosa  croce astile della fine del  XV secolo, è partita dal centro della città verso la chiesa mariana. Davvero numerosa la partecipazione di fedeli alla processione, forse favorita anche dalla giornata di sabato e da un maggio finalmente primaverile.

Dopo la processione è iniziata la celebrazione della Messa solenne delle 11, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, con la partecipazione di numerosi sacerdoti originari di Castelleone o che hanno prestato il loro ministero in questa comunità.

 

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All’inizio della Messa il sindaco Pietro Fiori, a nome dell’intera cittadinanza, ha offerto il cero alla Madonna e il vescovo  ha colto l’occasione per ringraziare tutti i sindaci presenti  ricordando  il servizio che svolgono per le loro comunità.

La lettura delle nozze di Cana dal Vangelo di Giovanni ha guidato l’omelia del vescovo, il quale ha voluto aggiornare la parabola cambiando l’affermazione di Maria a Gesù, in “non hanno più acqua”. Di vino ce n’è tanto, infatti, rappresenta la festa, mentre l’acqua rappresenta la vita. Fare festa è un desiderio, legittimo, di spensieratezza, di vacanza, di festa ce n’è tanta, ma spesso la festa non è la gioia. E che manchi l’acqua e non il vino lo si vede in tanti segnali, come nei tanti sguardi tristi dei ragazzi, anche di quelli che devono ricevere la Cresima. I ragazzi stanno male perché sono soli, non conoscono il senso della vita. Il vino non disseta, ubriaca, e dunque c’è la ricerca di vita vera. Inoltre, ha continuato mons. Napolioni, noi che abbiamo tutto impediamo ai poveri di accedere all’acqua. Maria ci invita ad accorgersi di quello che sta accadendo in ogni cuore, in ogni relazione, “fate quello che mio figlio vi dirà, vi darà”. Gesù si offre come sorgente di acqua che disseta. Con l’acqua del battesimo, dono di grazia che è accessibile a chiunque, Cristo si immerge nella nostra umanità e la rigenera. La misericordia è l’unica via per la comunione e la pace.

Prima della benedizione, il parroco di Castelleone, don Giambattista Piacentini, ha ringraziato il vescovo Antonio per la sua presenza e la sua parola, chiedendo a Maria di essere sempre dispensatrice di quell’acqua capace di saziare la sete di tante persone che hanno bisogno di sostegno e di speranza. Il vescovo Antonio Napolioni dopo la preghiera a Maria, Madre della Misericordia, ha definito Castelleone un po’ speciale per questa fonte di acqua, invitando i castelleonesi a  continuare a essere speciali nell’essere misericordiosi gli uni verso  gli altri.

 

 

Guarda il video della celebrazione




A San Camillo festa per il beato Enrico Rebuschini, «piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale»

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Testimone di una santità feriale, con una vita accanto ai malati e ai fragili. Il beato Enrico Rebuschini, morto il 10 maggio 1938 a Cremona, vive ancora nella memoria dei cremonesi. Così, la mattina di venerdì 10 maggio, nell’86° anniversario della scomparsa, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa in sua memoria, celebrata nella cappella della casa di cura S. Camillo di Cremona, dove padre Rebuschini svolse buona parte del suo ministero.

L’Eucaristia è stata concelebrata da alcuni sacerdoti diocesani, tra cui il vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, don Gianpaolo Maccagni, il rettore della comunità camilliana, padre Virginio Bebber, mons. Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale, e don Enrico Maggi, delegato episcopale per la Vita consacrata. Presenti alla celebrazione anche i padri e i fratelli camilliana, il personale sanitario della struttura, una delegazione delle suore delle Figlie di San Camillo, e la rappresentanza cremonese dell’opera nazionale “Caduti senza croce”. Nell’assemblea anche le autorità del territorio, nelle persone del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, del prefetto Corrado Conforto Galli, del comandante provinciale dei Carabinieri, Paolo Sambataro, e del comandante della Guardia di Finanza di Cremona, Massimo Dell’Anna. «Una festa della comunità camilliana, ma anche di tutta la comunità cremonese – ha sottolineato padre Virginio Bebber nei saluti iniziali –, in quanto il beato Enrico si è sempre sentito parte di questa comunità ecclesiale». E nel saluto un auspicio: quello di non accontentarsi di quanto fatto, ma di spingersi oltre nel servizio dei fratelli e dei malati, seguendo l’esempio del Beato, un uomo semplice, ma dal cuore grande.

 

Il saluto di padre Virginio Bebber

 

L’omelia del vescovo si è aperta con un monito: «Non rifiutare al povero il necessario per la vita». Anche se, in questo periodo, nel mondo c’è chi sistematicamente fa tutto per rifiutarlo. «Sistematicamente distruggono le case, gli ospedali, impediscono l’arrivo del cibo e dei medicinali. Distruggono la vita», ha aggiunto mons. Napolioni. «Una spirale diabolica in cui cadiamo ancora una volta». In un mondo in cui si spendono 2.280 miliardi in armi, invece che per curare il pianeta e per sfamare le folle, il suggerimento del vescovo è quello di seguire l’esempio del beato Rebuschini, anch’egli vissuto in tempo di guerra: «Come lui possiamo scegliere di continuare a curare i corpi e le anime, testimoniando che c’è un’altra logica». Non l’odio, non la via della distruzione, nemmeno la strada strada dell’indifferenza, ma quella da seguire è la via del «cuore guarito e reso capace di cura, di tutto l’umano», sulla scia della testimonianza di «un piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale». E allora l’invito è quello di «non rifiutare al povero il necessario per la vita, ma, anzi, condividilo e anche la tua vita sarà in abbondanza».

Al termine della celebrazione, chiusa dalla preghiera per i caduti senza croce, il vescovo Napolioni, accompagnato da padre Bebber, ha fatto visita agli ospiti della struttura di via Mantova.

 

L’omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

 

La biografia del Beato

Enrico Rebuschini nasce a Gravedona (Como) il 28 aprile 1860, secondo di cinque figli in una famiglia della buona borghesia lombarda. A 24 anni entra nel seminario di Como. Date le sue qualità, viene inviato al Collegio Lombardo di Roma per frequentare gli studi teologici all’Università Gregoriana.

Enrico si impegna spiritualmente e riprende l’abitudine di visitare i bisognosi, abbinando l’erogazione di sussidi al supporto morale e religioso. Apprezzando tate sensibilità, il suo confessore lo orienta verso i Camilliani, l’istituto religioso dedicato all’assistenza dei malati. Con particolare dispensa, ancora durante il biennio di noviziato viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Mantova, mons. Giuseppe Sarto (il futuro papa San Pio X), il 14 aprile 1889. Nella festa dell’Immacolata 1891 emette la professione religiosa definitiva.

Per un decennio svolge il suo ministero a Verona, dapprima come vicemaestro e insegnante dei novizi; poi si prodiga come assistente spirituale agli infermi negli ospedali Militare (1890-95) e Civile (1896-99) della città. Il 1 maggio 1899 p. Enrico arriva a Cremona, nella Casa di cura S. Camillo, dove rimarrà fino alla morte. Per il suo spirito di servizio ai confratelli viene confermato per undici anni superiore della comunità e per trentaquattro anni amministratore-economo.

Quarant’anni di vita e di operosità, in cui senza far rumore, ma con l’eloquenza dell’esempio e della bontà, s’e guadagnato la stima e l’affetto di tutta la città e il soprannome popolare di “Padrino santo”.

Il 23 aprile 1938, dopo aver celebrato presso un malato grave, ritorna a casa con un forte raffreddore, cui non da importanza. Due giorni dopo è a letto con broncopolmonite. L’8 maggio chiede l’Olio Santo. Il 10 rende l’anima a Dio. Aveva 78 anni. Morì santamente il 10 maggio del 1938.

Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 4 maggio 1997. Il suo corpo è custodito nella cappella della Casa di cura San Camillo a Cremona. La Chiesa celebra la sua memoria liturgica il 10 maggio.




Il 10 maggio a San Camillo il ricordo del beato Enrico Rebuschini

Ricorre venerdì 10 maggio la memoria liturgica del beato padre Enrico Rebuschini, camilliano legato alla città di Cremona in cui ha operato come economo e superiore della clinica San Camillo. E proprio nella casa di cura di via Mantova, nel giorno anniversario della sua morte, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia in programma alle 10 presso la cappella della struttura, dove le spoglie del beato Rebuschini sono conservate.

Alla celebrazione, cui prenderà parte la comunità camilliana, con il superiore padre Virginio Bebber, sono stati invitati tutti i medici della struttura sanitaria e le autorità del territorio, alla presenza anche di una rappresentanza delle Figlie di San Camillo.

 

 

Biografia del beato Rebuschini

1860 – Enrico Rebuschini nasce a Gravedona, ultimo di cinque figli.

1871 – Terminato il Ginnasio, si iscrive al Liceo “Volta” di Como, poi, frequenta il primo anno alla Facoltà di Fisica e Matematica di Pavia.

1880 – Compie un anno di volontariato nel servizio militare a Milano come sottotenente.

1882 – Ottiene il diploma di ragioneria a Como. Il padre lo colloca all’Ospedale di Sant’Anna della città; spesso lascia gli uffici per incontrare ed interessarsi personalmente dei malati aiutandoli anche con denaro e abiti propri.

1884 – Nonostante l’opposizione paterna, è accolto dal vescovo di Como in Seminario, poi inviato a Roma per studiare alla Gregoriana.

1886 – Costretto da un grave esaurimento, rientra in famiglia, ma il desiderio di seguire il Signore non lo abbandona. Nella chiesa di Sant’Eusebio, di fronte ad un dipinto che rappresenta san Camillo incoraggiato dal crocifisso, si fa strada la vocazione camilliana.

1887 – Entra nella Comunità camilliana di Verona. Dopo due anni inizia il noviziato, durante il quale, per dispensa speciale chiesta dagli stessi superiori, è ordinato sacerdote dal futuro Papa Pio X.

1899 – Padre Rebuschini è destinato a Verona, poi a Cremona dove rimarrà per il resto della vita, svolgendo numerosi incarichi: economo e superiore della nuova clinica da lui apprestata, coordinatore con le Suore Camilliane nell’assistenza ai malati di vaiolo, collaboratore della Croce rossa italiana nella cura dei soldati feriti in guerra, confessore del vescovo e di numerosi penitenti della città, sollecito nell’assistenza spirituale ai malati a domicilio. In città tutti lo conoscono, lo stimano, lo cercano.

1938 – Muore a Cremona, il 10 maggio.

Nella sua vita spirituale spiccano: l’amore al crocifisso e all’Eucaristia, l’affetto filiale alla Madonna della Salute e a san Camillo, le devozioni alla Vergine di Pompei e a san Giuseppe.




God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.




Esecuzione penale esterna, l’11 maggio convegno al Centro pastorale di Cremona

Dopo il successo delle iniziative per la Quaresima 2024, con testimonianze e aiuti concreti a sostegno delle persone detenute nella Casa circondariale di Cremona, prosegue l’impegno di Caritas Cremonese sul tema della giustizia.Sabato 11 maggio, dalle 9.30 alle 12, la Caritas diocesana promuove un convegno dedicato al tema dell’esecuzione penale esterna, dal titolo «Esecuzione penale esterna: opportunità da conoscere e da vivere», presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, in via S. Antonio del Fuoco 9A.

L’iniziativa è rivolta a operatori della giustizia e del sociale, a volontari e animatori delle comunità parrocchiali e a tutta la cittadinanza sensibile al tema del carcere. Interverranno: Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità, del conflitto e della mediazione all’Università di Bergamo; Antonella Salvan, direttore dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Mantova e Cremona; Rossella Padula, direttrice della Casa circondariale di Cremona; Ornella Bellezza, Garante provinciale dei diritti delle persone private della libertà personale; e Roberto Piazzalunga, coordinatore Équipe Giustizia della Caritas diocesana di Bergamo. Gli interventi saranno coordinati dal direttore di Caritas Cremonese, don Pier Codazzi.

«Il tema che affronteremo – sottolinea don Codazzi – vuole essere un richiamo alle comunità a essere promotori di questa nuova attenzione, che punti a rafforzare le misure alternative al carcere attraverso il ricorso a strumenti come la messa alla prova, il lavoro di pubblica utilità e introducendo le pene sostitutive brevi. Si mira alla costruzione di una rete di occasioni, attività, incontri e restituzioni tra il condannato e la comunità. Un’altra importante occasione, all’interno del progetto più ampio “Dare Speranza alla Giustizia”, per conoscere da vicino la realtà carceraria del territorio e promuovere il tema della giustizia con una prospettiva di speranza».

Locandina del convegno

 

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Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»




“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica

 

Le Intelligenze Artificiali, il loro impatto evidente (e anche quello silenzioso) sulle nostre abitudini e sulle nostre relazioni, e la questione etica che scaturisce dalla loro sempre maggiore presenza in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro all’istruzione, dalla cura all’informazione, dalla cultura all’industria dello spettacolo, sono uno dei temi più dibattuti e rilevanti della nostra epoca.

E proprio questo tema sarà affrontato e approfondito nell’incontro dal titolo “Dov’è il sapiente?” Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà in programma il 10 maggio, alle ore 18.00, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona.

L’evento è organizzato dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cremona con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il mensile Riflessi Magazine (www.riflessimag.it) in occasione del 5° anniversario del periodico digitale diocesano e della 58ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che Papa Francesco ha dedicato proprio al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana.

Cuore dell’evento sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, professore di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e autore di pubblicazioni di alto valore scientifico in materia di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, tra cui il più recente Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali.

Tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi), padre Benanti è presidente della Commissione AI per l’informazione del Governo italiano e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

Cosa la macchina può fare senza il controllo umano? Che decisioni può prendere? Come gestire gli eventuali esiti nefasti di questa delega? Ma soprattutto come far sì che la persona rimanga sempre al centro di quei processi vitali per la sopravvivenza della nostra specie e per una pacifica convivenza sociale? Queste alcune delle domande cruciali che orienteranno l’intervento di padre Benanti al Campus Santa Monica, al termine del quale risponderà anche alle domande che gli saranno poste da alcuni studenti degli atenei universitari presenti a Cremona: la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica sull’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e il mondo del lavoro; il Politecnico di Milano sullo sviluppo tecnologico delle IA generative; Musicologia (Università di Pavia) sul rapporto tra gli algoritmi e la produzione creativa con le ricadute sul mercato e sulla fruizione dei prodotti culturali; il corso di Fisioterapia dell’Università di Brescia sui cambiamenti tecnici apportati alla pratica delle professioni di cura e assistenza e ai riflessi che questi potranno avere sul rapporto operatore-paziente all’interno dei percorsi di cura.

L’evento del 10 maggio si pone a conclusione di un ciclo di incontri dal titolo Intelligenza Artificiale chi sei? promosso dal Centro Pastorale del Campus di Cremona in sinergia con la Direzione di Sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica e il Corso di Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza che ha già proposto quattro incontri nei mesi di febbraio e marzo, nei quali i docenti dell’Ateneo hanno affrontato il grande tema secondo prospettive molteplici (psicologica, educativa, sociologica, religiosa) in un’Aula Magna sempre gremita, a dimostrazione del grande interesse suscitato da una delle più grandi sfide che interroga la contemporaneità.

Un interesse condiviso anche dal territorio attraverso la partecipazione di molteplici realtà istituzionali, associative e produttive che sostengono la realizzazione dell’evento, a partire dal Comune di Cremona che ha concesso il patrocinio all’iniziativa e la Fondazione Comunitaria della Città di Cremona che la sostiene con un proprio contributo.

Accanto agli organizzatori un gruppo di main sponsor: Credito Padano, Coldiretti Cremona, Fondazione Elisabetta Germani, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Padania Acque; tra gli sponsor anche Arsac Cremona, Associazione degli Industriali di Cremona, Cattolica Assicurazioni, Cisl Asse del Po, Confcooperative Cremona, Microdata Group e Movimento Cristiano Lavoratori. Datitech e Polografico offrono supporto tecnico alla realizzazione dell’evento che sarà presentato e raccontato anche grazie alle media partnership con Cremona1, Cremona Oggi e con il quotidiano La Provincia.

Nell’occasione Riflessi Magazine presenterà il secondo volume cartaceo che raccoglie una selezione delle sue “Pagine scelte” pubblicate nel 2023 e in questa prima parte del 2004 sull’edizione digitale www.riflessimag.it, con reportage, interviste e storie, sempre arricchite da un prezioso apparato fotografico, che offrono un ritratto unico del territorio, attraverso i riflessi di meraviglia racchiusi tra le pieghe della nostra quotidianità. Il volume potrà essere acquistato a margine dell’evento del 10 maggio.

 

Locandina dell’evento del 10 maggio in Cattolica




Etica e Intelligenze artificiali, don Compiani: «È in gioco il futuro dell’umanità»

Nel pomeriggio di venerdì 10 maggio, alle ore 18 nel chiostro del Campus Santa Monica di Cremona (ingresso libero e gratuito, con accesso da via Bissolati 74), si terrà l’evento dal titolo “Dov’è il sapiente? Intelligenze artificiali tra algoritmi e libertà”, che vedrà l’intervento di padre Paolo Benanti, tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi). L’appuntamento – promosso dall’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e dall’Università Cattolica con il mensile Riflessi Magazine, conclude il ciclo di conferenze che il Centro pastorale del Campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, insieme al corso di Laurea magistrale di Imprenditoria e Innovazione digitale, hanno promosso per offrire un articolato approfondimento sul tema delle intelligenze artificiali secondo diverse prospettive, tra tecnica, relazioni e spiritualità.

Ne abbiamo parlato con don Maurizio Compiani, docente di Teologia e assistente pastorale della sede di Cremona dell’Ateneo e incaricato diocesano per la Pastorale universitaria, e ideatore del ciclo di incontri intitolato “Intelligenza artificiale chi sei?”

Che cosa ha motivato la decisione di dedicare a questo tema un così ampio e articolato spazio? Avete registrato un interesse particolare da parte della cittadinanza?

«Il tema delle IA è di grande attualità e non può essere altrimenti. A partire dalla realtà digitale stiamo assistendo a un cambiamento del mondo impressionante, in tutti i campi. E c’è da ritenere che tale pervasività e potenza trasformatrice non abbia ancora svelato tutta la propria portata. Attraverso le IA sono date all’uomo opportunità straordinarie, fino a ieri impensabili, accompagnate da comprensibili timori per i pericoli che stiamo correndo. Poiché è in gioco il futuro dell’umanità, come centro pastorale del campus di Cremona, insieme al corso di Laurea magistrale di Imprenditoria e Innovazione digitale, abbiamo pensato a un ciclo di incontri, tenuti da esperti del settore e aperti a tutta la città, per aiutare a prendere coscienza di ciò che sta avvenendo e quale impatto ciò ha nella nostra vita. Del resto si tratta di una missione che l’Università Cattolica ha nel proprio statuto: quella di non limitare la propria attività a una ricerca e a una trasmissione del sapere entro le sue mura, ma di essere una presenza viva e significativa nel territorio in cui è inserita e nella vita sociale del Paese. La grande e costante partecipazione a tutti gli incontri ha evidenziato non solo il vivo interesse ma anche l’apprezzamento per la proposta»

Il ciclo di incontri si concluderà con l’intervento di padre Paolo Benanti, che porrà l’accento sulle implicazioni etiche degli sviluppi della IA e dei suoi utilizzi. Perché ritiene importante sottolineare e consolidare questo legame tra tecnologia e valori umani?

«Tra tutti gli esseri viventi, l’uomo è l’unico capace di assumersi una responsabilità nel cosmo per le decisioni che assume. L’unico capace di rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. Può decidere e decidersi, perciò ha intrinsecamente una dimensione “morale”. La tecnologia è il modo e il mondo dove queste sue dinamiche avvengono. Le IA si inseriscono qui: sono nuovi agenti che stanno guidando la trasformazione in atto e, per la prima volta, gli attori della trasformazione non sono solamente l’’élite umana ma delle macchine. È illusorio pensare che tecnologia sia “neutra”… per qualunque finalità si progetti, si realizzi, si diffonda, si venda e si acquisti, si utilizzi sempre alla base vi è un’intenzionalità “etica”. Il legame è indissolubile e necessario. Siamo umani! Padre Benanti sicuramente parlerà di cosa significa applicare l’etica agli algoritmi».

Non sfugge all’attenzione il fatto che Papa Francesco l’intelligenza artificiale abbia dedicato in pochi mesi due importanti messaggi, quello della giornata per la pace e quello per la giornata delle comunicazioni sociali. Da cosa nasce in particolare l’interesse della chiesa cattolica per questo aspetto? e qual è il contributo che può portare ad un dibattito decisivo per lo sviluppo dell’umanità?

«L’IA elabora in forma digitale un linguaggio che ogni tecnologia utilizza. È lo strumento che permette a tutti i campi del sapere di comunicare contemporaneamente in un modo nuovo e diverso. Mentre modifica il nostro modo di vedere il mondo, modifica anche la comprensione che l’uomo ha di sé. La missione della Chiesa è squisitamente religiosa: annunciare al mondo il Vangelo della salvezza. Ma la salvezza è tale solo se riguarda tutti gli uomini, nessuno escluso, e ogni uomo in ogni suo aspetto. La voce dei credenti e della Chiesa si caratterizza perciò come un apporto, illuminato dalla fede, entro una riflessione che è fatta a più voci da tanti attori: i governi, i produttori di IA, gli esperti delle scienze umane… Si tratta di aiutare lo sforzo comune per indirizzare lo sviluppo delle nuove tecnologie nel rispetto della persona umana e per il bene di tutti».

Locandina dell’evento del 10 maggio in Cattolica

 

 

“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica




L’11 maggio a S. Agostino l’incontro diocesano per cresimandi e cresimati

Sarà la parrocchia di Sant’Agostino, a Cremona, a ospitare quest’anno l’incontro diocesano dei cresimandi e cresimati. L’iniziativa, organizzata dalla Pastorale giovanile diocesana, è in programma nel tardo pomeriggio e nella serata di sabato 11 maggio.

Appuntamento alle 18.30 nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, a Cremona, con il momento di preghiera e riflessione guidato dal vescovo Antonio Napolioni. A seguire i presenti si sposteranno in oratorio per la cena al sacco e per assistere, alle 20.30, allo spettacolo Spirito di Vita, proposto da «Ago» e scritto da Gigi Cotichella e con Manuel Carboni, educatore formatore di Alghero, esperto di animazione da palco. Il tema dello spettacolo sarà lo Spirito Santo, con i suoi doni, che vengono ricevuti e vissuti dall’uomo, chiamato poi, a sua volta, a farsi dono.

«Un incontro con tutti coloro che in diocesi hanno condiviso un momento importante nel loro cammino di iniziazione cristiana – spiega don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – e che sarà occasione per far loro scoprire loro che questo li inserisce pienamente nella vita della Chiesa diocesana, oltre che nella loro comunità cristiana».

Iscrizioni dei gruppi al link: www.focr.it/formazione/focus-pre-ado/incontro-cresimandi-2024/

 

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Sabato festa di laurea nel campus di Santa Monica

Nel cuore di Cremona, nella splendida cornice del campus di Santa Monica dell’Università Cattolica, saranno 144 i laureati magistrali e triennali che lanceranno in aria il tocco al termine della Festa di Laurea, che si celebrerà nel pomeriggio di sabato 11 maggio.

La cerimonia prenderà il via alle 16 con la Liturgia della parola presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, cui faranno seguito, dalle 16.30, gli interventi della professoressa Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza e del professor Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali.

La parola passerà poi a due neolaureati che porteranno la loro testimonianza di fronte alla platea composta da docenti, colleghi, amici e famiglie; a seguire, la consegna dei diplomi di laurea e l’immancabile lancio dei tocchi.

Un momento di festa, di condivisione comunitaria e di gratitudine che l’università esprime nei confronti dei suoi giovani laureati, che unisce e rinforza il senso di fratellanza e di appartenenza all’ateneo.




“Verso Trieste”, il 12 maggio a Cremona l’incontro in preparazione alla Settimana Sociale

Si avvicina la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia, dal titolo “Al cuore della democrazia”, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio. In preparazione all’evento la Diocesi di Cremona organizza per il pomeriggio di domenica 12 maggio l’iniziativa “Verso Trieste: il cammino diocesano verso la 50ª Settimana sociale”.

L’evento sarà ospitato al Centro pastorale diocesano di Cremona, in via S. Antonio del Fuoco 9A, a partire dalle ore 15. Interverrà Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico delle Settimane sociali, sul tema “Al cuore della democrazia: partecipare tra storia e futuro”. Seguirà la presentazione delle Buone Pratiche della Diocesi, ovvero di quelle esperienze innovative che hanno riscosso interesse, nel territorio, sul tema della partecipazione. Tra queste “La CER, palestra di democrazia”, promossa dalla Diocesi di Cremona, e il corso executive per Manager delle Comunità energetiche rinnovabili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Alle 17.30 il momento conclusivo con la riflessione del vescovo Antonio Napolioni.

«La finalità di questo incontro è quella di condividere i temi della Settimana sociale – spiega Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro –, farli “vivere” a livello locale, affinché i delegati diocesani possano portare a Trieste il contributo di tutti».

Un evento che sarà inoltre arricchito dai contributi di riflessione di alcune comunità parrocchiali e gruppi, che porteranno la sintesi di un percorso di incontri e iniziative che si conclude proprio con l’appuntamento del 12 maggio. La partecipazione sarà libera e gratuita.

 

Le Settimane Sociali (tratto da www.settimanesociali.it)

La Settimana Sociale è un appuntamento periodico, in cui si incontrano i cattolici, attivi in Italia in tutti gli ambiti della società, per confrontare le loro esperienze, condividere le loro prospettive e coordinare le loro attività, lanciando azioni comuni e proposte di cambiamento per il futuro del Paese. Le Settimane Sociali si tengono da più di 110 anni e quella del 2024 sarà la 50ª edizione, quindi un momento molto speciale che si svolgerà a Trieste, dal 3 al 7 luglio.

Il tema della 50ª Settimana Sociale sarà «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro». Il Comitato scientifico e organizzatore propone di fermarsi a riflettere sullo stato di salute della nostra democrazia dal punto di vista della partecipazione attiva dei cittadini e di elaborare visioni e proposte concrete. Sarà speciale perché la partecipazione non è solo un tema di cui discutere, è anche e soprattutto un modo di lavorare insieme, sperimentando metodi coinvolgenti, che valorizzino la voce di tutti i partecipanti.

Anche per questo motivo un ruolo particolare lo avranno i «Cantieri del Cammino Sinodale», che rappresentano una innovativa esperienza di ascolto, di confronto e di analisi della realtà. Il Documento preparatorio è a disposizione per iniziare a esplorare il tema e gli obiettivi della 50ª Settimana Sociale.

Ci saranno molti laboratori per i delegati, dibattiti aperti nelle piazze di Trieste, oltre ad alcune relazioni generali che aiuteranno a esplorare il tema. Non sarà però semplicemente un evento. Anzi. Parte qualificante di questa 50ª Settimana Sociale è il percorso di avvicinamento all’appuntamento, pensato per condividere e valorizzare le esperienze di partecipazione alla vita civile che già sono attive nel Paese e da cui si può imparare molto. E anche muovere verso nuove esperienze.