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Il vescovo ai cresimandi e cresimati: «Adesso tocca a voi!»

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Cinquecento lucette che illuminano sorrisi, sguardi di gioia e piccole mani. E poi un boato di urla di festa, dopo l’adorazione eucaristica tra momenti di silenzio e canti, «perché avevate voglia di tirare fuori, con la voce, voi stessi dal vostro cuore». Nel tardo pomeriggio di sabato 11 maggio si è così svolto a Cremona l’annuale incontro diocesano dei cresimandi e cresimati, ospitato quest’anno a Sant’Agostino, tra preghiera e divertimento, con il vescovo Antonio Napolioni e i tanti ragazzini e ragazzine provenienti da tutta la diocesi accompagnati dai rispettivi catechisti, sacerdoti e qualche genitore. Un appuntamento ormai consueto per consentire al vescovo di incontrare e condividere un’occasione importante anche con le comunità che non hanno potuto vedere la sua presenza per i Sacramenti. Eterogenea l’assemblea, formata dai ragazzi delle medie che competano quest’anno la vecchia scansione organizzativa degli anni dell’iniziazione cristiana, e i bambini di quinta elementare, anno in cui da quest’anno tutte le parrocchie della diocesi sono invitate a vivere il conferimento della Cresima e della Prima comunione.

Animato dai volontari della Federazione Oratori Cremonesi, insieme alle “guide” don Francesco Fontana, suor Valentina Campana e don Valerio Lazzari, con le musiche e le voci del coro Effatà di Calcio, i giovani partecipanti disseminati per una chiesa gremita in ogni parte hanno ascoltato e riflettuto sulla pagina del Vangelo dei due discepoli di Emmaus.

All’inizio dell’incontro i ragazzi hanno preparato dei cartelloni con il nome del proprio oratorio e paese e le firme di ogni ragazza e ragazza, che poi è stato scambiato con gli altri gruppi con un invito a conoscersi e darsi magari un appuntamento per condividere la propria esperienza.

Poi tutti i partecipanti sono stati invitata a rispondere per iscritto ad alcune domande personali segnate sui foglietti della celebrazioni. E non è mancata neppure una domanda per il vescovo: come riconoscere Gesù nella propria vita? E monsignor Napolioni pensando anche ai tanti volti incontrati nella sua esperienza, ha evidenziato «tre sorgenti, che non ho più mollato: il Vangelo, l’Eucarestia, la comunità. Gesù lo incontro così! Tutti i giorni rischio di confondermi e spegnermi. Ma quando apro il Vangelo, celebro l’Eucarestia e vivo con la comunità Lui mi riprende per mano e riempie di speranza».

Poi il silenzio e l’adorazione eucaristica, guidata da suor Valentina Campana, in un atmosfera di raccoglimento aiutata dal sottofondo musicale.

Quindi, il diacono don Valerio Lazzari ha proclamato il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, filo conduttore di tutto l’appuntamento.

«Fissiamo con i nostri occhi l’Eucarestia che vi dice “adesso tocca a noi” – ha detto il vescovo nella breve riflessione –. Quegli undici partirono e non si sono più fermati, perché hanno consegnato il Vangelo, la buona notizia, a tutti quelli che camminano nel tempo. Gesù ci manda e ci accompagna in una vita così: non pigra, al balcone, sul divano ma in cammino, in missione, amore di salvezza e pace. Ognuno dica il suo piccolo, grande sì a questa chiamata».

Dopo l’adorazione eucaristica e la benedizione finale del vescovo, il grande gruppo si è lasciato andare ad un grande urlo collettivo. «Come ha ricordato anche il Papa bisogna fare chiasso – ha aggiunto Napolioni –, però avete visto quanto è bello farlo tutti insieme, sia silenzio che festa». E sulle note del canto finale “Resta qui con noi”, l’entusiasmo dei ragazzi si è accesso, insieme alle lucine che i volontari delle FOCr hanno consegnato a ciascuno. Per un finale vissuto in un’atmosfera di intensa gioia e partecipazione.

L’incontro è quindi proseguito in oratorio dove, dopo la cena al sacco, i ragazzi sono stati coinvolti in un momento di animazione da Manuel Carboni, educatore e formatore di Alghero, che tramite giochi e attività ha aiutato a riflettere sui doni dello Spirito Santo: doni che ciascuno riceve ed è chiamato a sua volta a vivere facendosi se stesso dono per gli altri.




“La Pace incontra la città”, il 17 maggio convegno in Provincia

Il 2024 segna il decennale di inizio delle attività della Fondazione La Pace. Una presenza che a Cremona è andata via via crescendo con un servizio al territorio quanto mai importante, dato l’aumento degli anziani, non solo in città ma anche sul territorio provinciale.

«Quando pensiamo a una Fondazione come La Pace – spiegano dalla casa di riposo di via Massarotti – dobbiamo immaginare non solo una struttura di accoglienza, ma anche una serie di servizi al territorio, variegati e articolati, che intercettano i bisogni della fascia fragile della popolazione, dalle cure e dai servizi domiciliari, al centro diurno integrato; dalla comunità alloggio, ai mini alloggi protetti, fino alla RSA. È questa sfida che accogliamo ogni giorno e il convegno organizzato il 17 maggio presso la sala consiliare della Provincia di Cremona ne è una prova: vogliamo ragionare insieme come qualificare sempre meglio la molteplicità dei servizi offerti: come interagire con la comunità cristiana cremonese per ascoltare e rispondere alle povertà latenti del territorio, ma anche come essere propositivi nell’immaginare percorsi con le giovani generazioni e le scuole, per una interazione proficua tra anziani e ragazzi».

“La Pace incontra la città” è il titolo del convegno, in programma alle ore 17 di venerdì 17 maggio presso la sala consiliare della Provincia di Cremona (corso Vittorio Emanuele). Aprirà i lavori il presidente della Fondazione don Roberto Rota, per poi lasciare spazio alla relazione di Margherita Peroni, vicepresidente Uneba Lombardia, sul “Prendersi cura dei fragili oggi”. Interverranno anche don Pietro Samarini (La Pace e la comunità cristiana), Paola Azzoni (La Pace e le povertà della città di Cremona) e Carlo Palazzoli (Anziani e giovani: progetti e prospettive per una interazione virtuosa). Scarica la locandina del convegno

In questa luce si pone anche l’iniziativa dell’open day di sabato 25 maggio, rivolta ai familiari degli ospiti ma anche a tutti gli amici e ai volontari per una giornata di festa da condividere. Si inizia alle 10 con l’esibizione della scuola di ballo “The magic angels” nel parco della struttura di via Massarotti. Dopo il pranzo con i familiari, alle 16 inizierà il concerto del corpo bandistico “Giovanni Anelli” di Trigolo. Durante tutta la giornata saranno esposti i lavori realizzati nel corso di acquerello e stand di associazioni e realtà di volontariato. Scarica la locandina dell’open day

«Il tempo della vita che va verso la conclusione terrena – affermano da La Pace – non può essere inoperoso e inattivo: gli stimoli e la valorizzazione delle risorse residue di tanti uomini e donne sono un valore per l’intera società e la custodia della vita un dovere morale tra i più significativi di un progetto che vede sempre al centro la persona umana, fragile e magari bisognosa di particolare attenzione ma sempre e comunque portatrice di un patrimonio spirituale che non possiamo, per nessuna ragione sprecare».




Lo stile di Santa Rita da Cascia: ricerca, esperienza, condivisione del primato di Dio

«Santa Rita ci chiama e noi saremo puntuali per riconoscerla, celebrarla e ringraziarla in occasione della sua prossima festa. Anche quest’anno santa Rita ha un suggerimento e un regalo da darci: la verità di Gesù Cristo e la Grazia di Dio! Nella vita di Rita è costante e fermo il primato di Dio. Dio è sempre al primo posto, sia nella gioia che nella sofferenza. Il dolore non scalfisce la sua fede. Ha ferma fiducia nel suo Creatore, e accoglie le vicende della vita tenendo alto lo sguardo. Rita riesce a trasmettere, con la sua vita, questo primato sia al marito che ai figli, successivamente alle Sorelle del Convento, proprio perché la sua fede è convinta. Anche noi se vogliamo trasmettere la fede dobbiamo prima viverla con convinzione. Santa Rita ha tramandato il suo messaggio senza mai scrivere niente, ma usando l’esempio concreto del vivere quotidiano».

Così don Claudio Anselmi, rettore della rettoria delle Sante Margherita e Pelagia di Cremona, in via Trecchi 11, la chiesa da tutti conosciuta come “Santa Rita”, nel 95° anniversario (22 maggio 1929) della devozione di santa Rita a Cremona nella chiesa di via Trecchi.

La tradizionale Festa di Santa Rita, preceduta dalla Novena che dal 13 maggio prevede ogni giorno alle 17 la preghiera del Rosario e alle 17.30 la Messa con supplica a santa Rita, si svolgerà dal 21 al 23 maggio con il seguente programma:

  • martedì 21 maggio – VIGILIA, si celebra il pio transito della Santa: ore 17 Rosario; ore 17.30 Messa
  • mercoledì 22 maggio – FESTA: Messe alle ore 6:00 / 7:30 / 9:00 (S. Messa Solenne) / 11:30 / 17:30 / 19:00
  • giovedì 23 maggio: 17:30 S. Rosario / 18:00 S. Messa di Suffragio per iscritti e benefattori Pia Unione

«Che l’incontro con santa Rita, nella fede e nella preghiera, – è l’auspicio del rettore don Anselmi – rigeneri la Speranza in tutti. La Speranza non delude. È sempre lì: silenziosa, umile, ma forte. Auguro che la festa di santa Rita aiuti a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. In questo tempo di incertezze, ansie e sofferenze S. Rita aiuterà ancora: avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli, certi che non siamo soli!».

Locandina con il programma delle celebrazioni

 

La benedizione delle rose

Dal pomeriggio di lunedì 20 maggio e fino a martedì 23 maggio, nel cortile della chiesa sarà allestito il consueto spazio per la benedizione e la vendita delle rose e degli oggetti.

Il rito della benedizione delle rose, sappiamo, ricorda un particolare episodio della Santa. Si dice che, sul letto di morte, Santa Rita abbia chiesto una rosa del giardino dei suoi genitori. Era inverno. Tuttavia una bella rosa fu trovata sull’arbusto indicato dalla santa. Da allora Santa Rita è stata sempre associata alle rose. Il profumo delle rose, associato a Santa Rita, pervade ancora oggi la vita di uomini e donne. Da allora ad oggi, ogni Devoto, porta le proprie rose in chiesa perché siano benedette e poi custodite in casa o offerte a qualche persona malata o sola affinché possa ricevere, per intercessione di Santa Rita, un po’ di un conforto o una particolare grazia.

Le rose benedette sono segno di speranza, consolazione, fortezza, salute, perdono, gioia e pace nell’imitazione di Santa Rita.

 

L’Associazione “Amici di Santa Rita”

La festa sarà anche l’occasione per festeggiare l’Associazione “Amici di Santa Rita ETS” (la nuova Pia Unione). L’associazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità rivolte alla tutela, promozione e valorizzazione dei beni mobili ed immobili di interesse artistico e storico commissionando direttamente o finanziando interventi riguardanti la chiesa delle “Sante Margherita e Pelagia”, in Cremona nonché il complesso di S. Rita ad essa collegato. Inoltre l’associazione vuole anche:

  • promuovere nella comunità cristiana e nella società civile i valori della famiglia, della pace, del perdono e della riconciliazione, che sono le singolari caratteristiche della testimonianza umana e cristiana di Santa Rita;
  • promuovere la devozione e il culto di Santa Rita nelle modalità e secondo le indicazioni della Chiesa.

All’Associazione è possibile destinare il proprio 5×1000 compilando l’apposita sezione nella dichiarazione dei redditi mettendo il Codice Fiscale 93064540193 e rendendo così la propria dichiarazione dei redditi, da scadenza fiscale a occasione di dono, per aiutare la Chiesa di Santa Rita in Cremona.

 

Il semestrale “La Rosa di S. Rita”

In occasione della festa è uscito il nuovo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”, foglio di informazione e di collegamento, che vuole essere strumento agile che consenta di far conoscere le varie iniziative e alimentare la devozione verso questa Santa.

Con questo numero ha presso il via una nuova rubrica: “VOCE DAL MONASTERO”, una pagina scritta dalle Monache Domenicane in S. Sigismondo a Cremona. Chi meglio di Loro, può aiutare i devoti di S. Rita a capire il valore della Vita consacrata tra silenzio e preghiera che S. Rita ardentemente desiderava e ha compiuto. Le Sorelle, cordiali e premurose, riflettono ciò che l’intera Comunità si augura di poter comunicare: comprensione, stima, ascolto, testimonianza discreta resa all’assoluto di Dio, luce e gioia. In Monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio e la monaca vive raccolta e protesa all’essenziale!

L’ultimo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”

 




La giustizia è questione di tutti

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“Esecuzione penale esterna: opportunità da conoscere e da vivere”. Questo il titolo del convegno che si è tenuto nella mattinata di sabato 11 maggio al Centro pastorale diocesano di Cremona. Una mattina per approfondire il tema della giustizia, intrecciato con quello della cura. L’evento, organizzato da Caritas Cremonese e moderato dal direttore don Pierluigi Codazzi, ha visto gli interventi di Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità, del conflitto e della mediazione all’Università di Bergamo, Antonella Salvan, direttrice dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Mantova e Cremona, e Roberto Piazzalunga, coordinatore Équipe Giustizia della Caritas diocesana di Bergamo.

«Un mattino di studio e di condivisione di un tema delicato», lo ha definito il direttore di Caritas Cremonese, organizzato per capire se, nelle situazioni in cui scende in campo la giustizia,
«anche la comunità ha una parte di responsabilità, senza nulla togliere a quella individuale, ma soprattutto se essa è coinvolta nel percorso di ripresa».

Dopo un breve momento di preghiera, guidato da suor Mariagrazia Girola, ha preso la parola il professor Ivo Lizzola, secondo cui «la comunità non può togliersi di torno e delegare». Di fronte a un’offesa essa ha una responsabilità seria, verso chi offende e verso chi viene offeso. Una denuncia alla presunzione di essere nel giusto, perché «la giustizia si fa tra uomini e donne non innocenti. I giusti e i puri operano una giustizia terribile nei confronti degli ingiusti e degli impuri». E le ingiustizie sono situazioni che ogni persona affronta costantemente. A tal proposito ha sottolineato: «È solo una questione di posizionamento di fronte alle fragilità e alle ferite che uno porta dentro». Fare giustizia significa dare un’altra possibilità. «Significa ri-tessere relazioni diverse in cui le persone giochino di sé qualcosa di diverso – ha aggiunto Lizzola –. La giustizia ha bisogno di nuovi inizi». «Altrimenti le pene rimangono individuali, macerano risentimento e delusione, operano corrosioni pericolose nelle persone e nelle relazioni». E per garantire nuovi inizi e nuove vite, «teniamo attivi luoghi e momenti riflessivi».

 

L’intervento di Ivo Lizzola

 

Tra gli interventi, anche i saluti di Rossella Padula, direttrice della Casa circondariale di Cremona, e Ornella Bellezza, Garante provinciale dei diritti delle persone private della libertà personale. La direttrice Padula ha voluto ringraziare il vescovo Napolioni per aver dedicato la Quaresima a questo tema [leggi il bilancio dell’iniziativa], don Codazzi, per la realizzazione dell’evento e per l’impegno di Caritas, insieme anche a tutti i presenti, che ha invitato a focalizzare l’attenzione e la cura sulle «persone che hanno ferito», perché «sono persone ferite». Ornella Bellezza ha invece spiegato il suo ruolo di garante, fatto di una continua mediazione finalizzata al conseguimento dei medesimi obiettivi: «Non è un mandato di vigilanza, ma di ascolto, mediazione e proposizione per il futuro».

Antonella Salvan ha quindi parlato di «giustizia di comunità», soffermandosi poi sulla storia e sui numeri dell’Uepe: «Siamo arrivati, negli ultimi 20 anni, a una visione triadica della giustizia, in cui i protagonisti sono il reo, la vittima e la comunità». Una strada, quella dell’esecuzione penale esterna che vede attualmente in Italia, tra misure alternative, soluzioni sostitutive e messe alla prova, 82546 misure in corso. A Cremona-Mantova nel 2023, anno in cui è stato attivato l’Ufficio, esse coinvolgono il 48% dei detenuti.

Ma come si fa a fare giustizia di comunità? «Si devono costruire percorsi individuali che hanno bisogno di fare il salto – ha evidenziato Salvan –. Si parte da quella persona per fare poi un lavoro corale». «Non si può più pensare alla giustizia come mero rispetto delle regole, seppur importanti». Ha quindi concluso: «La distinzione tra bianco e nero, tra bene e male, è solo nella nostra testa. C’è del bene e del male in ogni persona».

 

L’intervento di Antonella Salvan

 

Achiudere l’iniziativa l’intervento di Roberto Piazzalunga, che, partendo dall’esperienza bergamasca, ha spiegato l’operato di Caritas. Un operato che non è fatto solo di aiuti e di carità, ma che si basa su tre cardini: la consapevolezza, la sensibilizzazione e la progettualità. E, per fare giustizia, così come per fare carità, «è fondamentale che tutte le parti siano corresponsabili».

 

L’interventi di Roberto Piazzalunga

 

Al termine dell’evento, don Pier Codazzi ha presentato la sottoscrizione, da parte di Caritas Cremonese, di una convenzione che le permette di mettere concretamente in atto i percorsi di messa alla prova, «per essere davvero comunità risorsa». [leggi qui]




L’uomo nell’era degli algoritmi. Appassionante intervento di padre Benanti su etica e IA

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«La legge algoritmica ha bisogno di una forma di etica: l’algoretica, perché l’algoritmo non è conoscibile, universale e generale». Una considerazione alla quale padre Paolo Benanti è arrivato al termine del suo denso e lucido intervento, pensato per celebrare a Cremona la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, venerdì presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica.

Dov’è il sapiente? Intelligenze artificiali tra algoritmi e libertà era il titolo dell’appuntamento promosso dall’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e dall’Università Cattolica con il mensile Riflessi Magazine, a conclusione del ciclo di conferenze che il Centro pastorale della Cattolica di Cremona, insieme al corso di laurea magistrale in Imprenditoria e innovazione digitale, hanno promosso per offrire un approfondimento sul tema delle Intelligenze Artificiali da più prospettive.

Gremito da una platea eterogenea che andava dagli studenti universitari, alle autorità civili, militari e religiose, ai rappresentanti del mondo della comunicazione e dell’imprenditoria, il chiostro ha tenuto il fiato sospeso per poco più di un’ora davanti a una riflessione sulle IA che ha spaziato da concetti di fisica, a quelli di matematica, filosofia ed etica. La serata, presentata dal coordinatore della redazione di Riflessi Magazine Filippo Gilardi, è stata introdotta da don Maurizio Compiani assistente del Campus per il quale «l’IA apre una nuova comprensione del mondo», della sua complessità «ridefinendo le concezioni di base della cultura occidentale» e portando gli uomini di oggi, come san Paolo davanti alla cultura ellenistica, a domandarsi: «Chi è il sapiente?».

Scegliendo un approccio etico, Benanti, uno dei massimi esperti di IA in Italia e nel mondo, è partito con una serie di esempi per dimostrare che «il software ha il potere di definire la realtà» perché la fruibilità degli oggetti è sempre più spesso decisa da chi li programma.

Partendo dagli anni Cinquanta con Claude Shannon e Norbert Wiener, i padri della cibernetica, il francescano ha indagato le radici storiche dell’interazione tra uomo e macchina tramite lo scambio di informazioni. Oggi «l’Intelligenza Artificiale è quel modo di programmare per cui l’uomo fornisce i fini e la macchina sceglie i mezzi per compierli». E questo pone un problema di libertà che già Wiener aveva intuito e che il filosofo tedesco Heidegger nel 1967 aveva teorizzato individuando due problematiche: «Se posso controllare la realtà, che cosa mi interessa capirla?» e «se si pongono uomo e macchina sullo stesso livello, chi controlla chi?».

La tecnologia nel frattempo è evoluta con la nascita del transistor e dei computer centralizzati. Il movimento Hippy del 1970, arrivato anche nella Silicon Valley, ha contribuito a «sgretolare il potere computazionale del computer e distribuirlo a tutti» facendo nascere così il personal computer. Solo nel 2010 arriva sul mercato lo smartphone che «è potenza computazionale che sta sempre con noi».

Di fatto il rapporto tra uomo e macchine intelligenti è evoluto anche grazie a eventi storici come la Primavera araba o la pandemia che ha «ingoiato alcuni processi fisici» trasformando le relazioni interpersonali, che per diversi mesi sono state più digitali che reali.

A questo punto del discorso si sono intrecciate le questioni dell’identità dell’uomo, delle sue emozioni e del rischio che la macchina possa influenzarne comportamenti e scelte. Sulla scorta di Jhon Rawls, Benanti nota come servirebbe una legge «conoscibile, universale e generale». Ma l’algoritmo non può essere nessuna di queste cose: «Non è conoscibile, non è universale perché profila e non è generale perché obbedisce solo al padrone del server». Dunque «la pseudo legge algoritmica – ha continuato Benanti –, perché non vada contro quello spazio pubblico che abbiamo conquistato con il sacrificio, ha bisogno di essere addomesticata, ha bisogno di quella forma di etica che noi chiamiamo algoretica». Tante dunque le domande aperte a cui l’uomo è chiamato rispondere.

E a proposito di domande sul palco, a fine intervento, sono saliti quattro giovani universitari che hanno interpellato Benanti su come l’IA influenzerà le discipline oggetto dei loro studi e le professioni future. Paradossalmente, secondo l’esperto, saranno più a rischio di sostituzione da parte delle macchine i lavori «relativi ai compiti cognitivi più alti», quelli meglio pagati e oggi svolti dalla classe media. Tante altre le suggestioni che hanno spaziato dalla creatività all’estetica per toccare il delicato tema della cura degli altri.

A suggellare la serata il breve saluto di Annamaria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza del Campus della Cattolica di Cremona, che ha definito l’intervento del francescano perfettamente in linea con «le lezioni americane di Calvino per la leggerezza, la rapidità e l’esattezza». La professoressa ha chiuso sottolineando «la complessità del fenomeno dell’IA che ci confronta con i nostri limiti e con il desiderio di non perdere la fiducia nelle nuove generazioni e per l’essere umano che continua ad appassionarci».




Fism, convegno nazionale per celebrare il mezzo secolo di storia a servizio di bambini e famiglie

Cinquant’anni fa veniva fondata la Fism, acronimo di Federazione italiana scuole materne, alla quale oggi fanno riferimento circa novemila realtà educative – asili nido, sezioni primavera, scuole dell’infanzia – diffuse in modo capillare su tutto il territorio nazionale, frequentate da circa mezzo milione di bambine e bambini, e dove lavorano decine di migliaia di addetti e altrettanti volontari.

Per celebrare in modo unitario questo mezzo secolo di vita, la Federazione ha organizzato un grande convegno a Roma che si svolgerà nella giornata del 18 maggio, al quale parteciperanno 7 delegati della Provincia di Cremona, in rappresentanza di 28 scuole federate. “Prima i bambini: ieri, oggi, domani” è il titolo della manifestazione che nel segno dello slogan posto sul logo del cinquantesimo – “Prendiamo il largo” – vedrà arrivare nella capitale circa 1.500 rappresentanti delle scuole Fism.

Sin dalla prima mattinata saranno accolti nell’Auditorium di via della Conciliazione, sede delle tre sessioni di approfondimento e confronto moderate da Lorenza Bianchetti, alle quali parteciperanno, fra gli altri, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara; l’economista Carlo Cottarelli; il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Azione Cattolica; lo storico dell’educazione e delle istituzioni scolastiche Fulvio de Giorgi (Università di Modena e Reggio); il demografo Alessandro Rosina (Università Cattolica); il sociologo Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale studi famiglia; il medico Alberto Pellai, esperto in educazione alla salute e prevenzione in età evolutiva; la pedagogista Monica Amadini, direttrice del Centro Studi di Pedagogia della Famiglia e dell’Infanzia (Università Cattolica); il pedagogista Andrea Bobbio (Università della Valle d’Aosta).

Fra le tematiche sulle quali interverranno i relatori: i nuovi percorsi e le nuove prospettive per i servizi per l’infanzia; il posto delle bambine e dei bambini nelle agende della politica, della Chiesa, della società; i ruoli della famiglia e delle istituzioni; la transizione già in atto verso il Terzo Settore. Al centro, insomma, il mondo Zero-Sei e il primato dei “futuri cittadini”. Senza dimenticare i problemi dovuti al calo demografico, alle difficoltà economiche a causa di una parità scolastica non ancora pienamente applicata a quasi 25 anni dalla Legge Berlinguer che aveva collocato le scuole paritarie sullo stesso piano di quelle statali in forza del medesimo servizio pubblico offerto al Paese.

Le conclusioni sono previste attorno alle 17 con un congedo in musica. L’indomani i partecipanti saranno tutti nella Basilica di San Pietro per la messa e in piazza, per l’Angelus di Papa Francesco.

Nata nel 1974, nel solco di tante esperienze di antica data e nella condivisione di un progetto associativo che la Cei aveva proposto alle singole diocesi, oggi protagonista nel tempo del “Patto educativo globale” voluto da Papa Bergoglio, FISM, che non mancherà anche alla prima Giornata mondiale dei Bambini a Roma, il 25 e 26 maggio, si è avvicinata alla giornata del Cinquantesimo attraverso molte iniziative. Fra storia e attualità, si è reso omaggio a figure di grandi educatori italiani (le sorelle Rosa Carolina  Agazzi, Maria Montessori, don Lorenzo Milani…) e si sono organizzati in tutte le regioni italiane incontri sui temi dell’ascolto, del gioco, dell’educazione alimentare, dell’ambiente, della pace, della solidarietà, della convivenza. Incontri spesso tradotti in buone pratiche che nelle scuole FISM si sono vissute concretamente con l’accoglienza di bambini ucraini in fuga dal loro Paese, o con l’apertura di raccolte di fondi subito dopo le inondazioni in Romagna, la prosecuzione di progetti realizzati all’estero insieme a missionari.




Madonna della Misericordia, l’11 maggio il ricordo delle Apparizioni con la Messa del Vescovo

Per la comunità di Castelleone e per quelle dei paesi vicini il mese di maggio, da oltre cinquecento anni, riveste un ruolo particolare e importante. Infatti è il mese dedicato a onorare la madre di Gesù con le feste anniversarie delle apparizioni di Maria, Madre di Misericordia, alla veggente Domenica Zanenga avvenute a Castelleone nei giorni 11,12, 13 e 14 maggio del 1511, chiedendo che si digiunasse per alcuni giorni, che si facesse penitenza dei peccati, che si pregasse Dio, chiedendo perdono del male compiuto, che si rispettasse il riposo festivo e che si costruisse una chiesa chiamandola S. Maria della Misericordia.

Per prepararsi al 513° anniversario delle apparizioni della Madonna della Misericordia, ricorrenza che cadrà sabato 11 maggio, si stanno svolgendo diverse manifestazioni religiose: giovedì 2 maggio è iniziata la novena mattutina e serale con la celebrazione della Messa e con la recita quotidiana del Rosario alle 16.30, così come sono iniziati i pellegrinaggi delle comunità circostanti.

Anche quest’anno, per coinvolgere in modo attivo i bambini e i ragazzi nelle celebrazioni dell’anniversario delle apparizioni e nella devozione a Maria, ogni gruppo catecumenale si preparerà per l’11 maggio con una precisa e costante modalità: ritrovo al Santuario, alle 19, preparazione della Messa con attività di racconto sulle apparizioni e sul santuario, cena al sacco e poi un tempo di gioco e ricreazione, concludendo alle 21 con la partecipazione alla Messa della Novena.

La processione che nel mattino di sabato 11 maggio, partendo dalla chiesa parrocchiale di Castelleone, dopo un momento di preghiera, guidata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, raggiungerà il Santuario, segnerà il culmine delle feste anniversarie. Nella chiesa voluta da Maria, segno fedele di affidamento alla Vergine, il vescovo presiederà la Messa solenne delle ore 11 (trasmessa in diretta tv su Cremona 2 e in streaming sui canali web e social della Diocesi), mentre nel pomeriggio si terranno il Rosario, i Vespri, la benedizione eucaristica e la Messa solenne delle 19, celebrata dal parroco di Castelleone, don Giambattista Piacentini.

Le celebrazioni anniversarie continueranno anche nei giorni successivi: domenica 12 maggio, alle 16, “Merenda con Gesù e Maria” per bambini fino a 6 anni; alle 17.30 Messa con gli anniversari di matrimonio. Lunedì 13 maggio, nel pomeriggio, alle 17.30, si celebrerà Messa di consolazione per anziani e ammalati. Martedì 14 maggio, alle 16.15, preghiera con bambini e ragazzi; mentre, alle 21, si svolgerà la celebrazione conclusiva con processione da piazza Fondulo al Santuario con canto del Te Deum.

Per tutto il mese di maggio, inoltre, si reciterà il Rosario nei quartieri e nelle frazioni di Castelleone.

 

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Arena di Pace, anche Pax Christi Cremona il 18 maggio all’incontro di Verona con Papa

Il 18 maggio, una nutrita delegazione di Pax Christi parteciperà ad Arena Verona 2024, sul tema  “Giustizia e pace si abbracceranno”, che avrà luogo in mattinata e vedrà la partecipazione di Papa Francesco.

Arena di Pace non è un evento isolato, ma l’inizio di un processo che si estenderà sui territori, con l’obiettivo di creare un’alternativa alla “terza guerra mondiale a pezzi” e di uscire da un sistema basato sul profitto e lo sfruttamento delle persone e del pianeta. Propone un cammino di speranza in un momento drammatico, in cui le disuguaglianze ed esclusioni sociali sono diffuse come mai prima, i diritti sociali sono messi in discussione e la partecipazione democratica è in crisi.

Come soluzione, indica la strada dell’ecologia integrale e offre percorsi concreti attraverso cinque documenti preparati da tavoli tematici su: diritti e democrazia, ecologia integrale e stili di vita, lavoro economia e finanza, disarmo e migrazioni. Su questi temi verranno posti quesiti a Papa Francesco per approfondirli.

In Arena convergeranno anche i movimenti popolari, definiti dal Papa “poeti sociali”, che rappresentano una speranza per la conversione ecologica necessaria all’umanità. Questi movimenti sono parti di una società in movimento, realtà che costruiscono un presente alternativo basato sulla giustizia e la pace.

Arena di Pace cade proprio nel giorno di Pentecoste e sarà la festa dello Spirito, celebrata nella convivialità delle diverse appartenenze ma unite dal desiderio di portare frutti di bene e fraternità in questo momento storico segnato da un profondo cambiamento d’epoca. Saranno presenti anche migliaia di giovani con la semplice voglia di stare insieme e di puntare sulla dimensione relazionale della pace, che parte innanzitutto da ciascuno di noi.

Non mancherà l’abbraccio con i popoli in guerra, con collegamenti con gruppi di donne israeliane e palestinesi, oltre a significative testimonianze di leader impegnati per i diritti umani e la giustizia.

Pax Christi Cremona si impegna a restituire i messaggi più significativi di Arena 24 in un incontro aperto a tutti che si terrà lunedì 27 maggio alle ore 20.45 presso la chiesa dell’Immacolata Concezione, nel quartiere Maristella di Cremona.




Deceduto il presidente dell’Associazione Corallo Luigi Bardelli

Si è spento nella notte tra sabato 11 e domenica 12 maggio 2024 a Pistoia, all’età di 88 anni, Luigi Bardelli, figura storica della radiotelevisione locale, del giornalismo e dell’associazionismo, presidente dell’Associazione Corallo, la realtà (cui fa parte anche TeleRadio Cremona Cittanova) che riunisce le emittenti radiotelevisive cattoliche, membro del Comitato esecutivo di Aeranti-Corallo. I funerali nel pomeriggio di lunedì 13 maggio nella chiesa di San Francesco a Pistoia.

Nato nel 1936 a Pistoia, laureato in pedagogia, negli anni della giovinezza Bardelli si è distinto per il suo impegno educativo nelle file della Gioventù Cattolica diocesana di cui divenne presidente. Direttore e fondatore di varie testate giornalistiche, fondatore nel 1976 di TVL Pistoia, è stato un pioniere della televisione locale.

«La sua emittente – ricorda l’edizione straordinaria del periodico di Aeranti-Corallo – è divenuta punto di riferimento per l’informazione e la cultura in Toscana. La sua passione per la comunicazione era alimentata anche dal suo desiderio di dare voce agli ultimi. Oltre al suo impegno nel giornalismo, Bardelli si è dedicato con dedizione al mondo del terzo settore. Ha ricoperto la carica di presidente della sezione AIAS di Pistoia, contribuendo alla creazione di strutture all’avanguardia per l’assistenza e la riabilitazione di persone con disabilità; la sua sensibilità verso i più fragili lo ha portato a creare la Fondazione Maria Assunta in Cielo (MAIC), una onlus per offrire supporto e servizi a persone con disabilità e alle loro famiglie. Profondamente credente, Bardelli ha sempre tradotto la sua fede in azioni concrete, ispirate ai principi di pace, solidarietà e giustizia sociale; oltre che di Corallo, è stato presidente della CERC, la Conférence Européenne des Radios Chrétiennes. Aeranti-Corallo esprime il suo profondo cordoglio, in particolare alla moglie Franca, ai figli Maria Chiara, Giovanni e Paola e ai nipoti. Luigi Bardelli lascia un vuoto incolmabile nel mondo dell’emittenza radiotelevisiva locale. La sua figura resterà impressa nella memoria di tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, anche per la sua generosa tenacia e per la profonda umanità»

«Luigi è stato un grande architetto d’informazione e comunicazione», così Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, ricorda Luigi Bardelli. «Ho incontrato Luigi per la prima volta nel 1998, ne rimasi colpito dal modo con cui affrontava e si districava in tutta la complessità dell’emittenza radiotelevisiva locale. In quegli anni di forte rinnovamento televisivo, ha testimoniato l’importanza di una presenza di senso nelle tante antenne che disegnavano la geografia italiana. Con quella stessa competenza – prosegue Corrado – ha attraversato i decenni, leggendo e interpretando al meglio gli sviluppi tecnologici. È stato senza dubbio un uomo di grande progettualità, sempre vissuta alla radice della fede, di cui ha dato testimonianza anche nell’altro suo impegno verso i più fragili».

Bardelli è morto nella Domenica dell’Ascensione, solennità in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: «È più che una casualità – sottolinea il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali –; è la sintesi di tutta la sua esistenza vissuta nel mondo della comunicazione per portare la parola buona del Vangelo. Lo ricordava proprio un anno fa durante l’assemblea del Corallo che lo ha riconfermato presidente dell’associazione. Diceva: le nostre emittenti hanno raccolto il testimone dalle campane, richiamando quanti hanno l’orecchio teso alla Parola di Dio e, in questa chiamata, rendendo protagonisti i territori. Sono parole che suonano come un testamento per quanti continueranno la sua opera». In Luigi, conclude Corrado, «abbiamo toccato con mano il senso della progettualità, ovvero quella capacità che spinge a guardare, con creatività, oltre le contingenze del momento. Da qui sono nate nel 1976 l’emittente TVL Pistoia e nel 1989 la Fondazione Maria Assunta in Cielo (Maic) per le persone con disabilità e le loro famiglie. Una grande eredità che certamente ispirerà quanti seguiranno il suo tracciato nei diversi percorsi aperti durante la sua esistenza».

«Mi unisco alla preghiera e al ricordo del vescovo e della diocesi di Pistoia per la scomparsa di Luigi Bardelli – il messaggio del card. Giuseppe Betori –. La lunga conoscenza e la collaborazione con Bardelli risalgono ai tempi del mio incarico in Cei. Cattolico coerente, la sua fede sincera ne ha sempre ispirato le azioni e le tante opere: il lavoro di giornalista, la fondazione di Tvl Pistoia, ma soprattutto il servizio speso con il cuore per le persone più fragili, gli ammalati, i disabili e le loro famiglie». E l’arcivescovo di Firenze aggiunge: «La sua testimonianza di fede, le capacità di buon comunicatore, e l’impegno nel sociale, hanno lasciato tanti segni che sono certo ispireranno e guideranno chi ne raccoglierà l’eredità nei vari ambiti».




Emozione e lancio del “tocco” nel futuro: festa di laurea per 144 laureati in Cattolica

La festa di laurea al Campus Santa Monica di Cremona dell’Università Cattolica ha trasformato il risultato personale di ogni studente nel risultato di una comunità.

Sono stati 144 gli studenti delle facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e di Economia e Giurisprudenza che hanno lanciato il “tocco” verso il cielo. Di questi, 57 sono cremonesi, ma il senso della giornata è volato oltre il luogo fisico in cui ci si trovava, il campus cremonese dell’ateneo, che proprio quest’anno festeggia i suoi 40 anni di vita.

In un pomeriggio dove l’emozione si legge nitida negli occhi dei ragazzi, sono le parole del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, a ricollegarsi alla vicina festa di Pentecoste e a ricordare la frase tratta dagli Atti degli Apostoli: “I vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. «È una frase che invita a fare del nostro incontro un cantiere intergenerazionale di futuro, di speranza, di studio, ricerca e formazione, convivialità nelle differenze» afferma il vescovo, che rivolto a chi ascolta lancia un messaggio che è anche un augurio: «Possiate voi giovani essere profeti, siate coloro che guardano lontano e non si fanno rubare i sogni».

Davanti al palco, i laureati, le loro famiglie e gli amici sono fra loro vicini e in ascolto attento. Giungono allora come naturali le parole di Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, dalle quali emerge il senso di appartenenza, che non teme lo scorrere del tempo, di chi ha studiato in Università Cattolica. «Il senso di questa festa – dice infatti Trevisan – è per me il senso di unità e di appartenenza che distingue chi ha frequentato il nostro ateneo, un legame che non viene meno neppure quando gli studi sono terminati». Sembra di cogliere l’eco di questa affermazione nel racconto che fanno subito dopo le due neolaureate Giuditta Farina e Margherita Mozzillo: «Ognuno di noi ha preso o prenderà la sua strada – dicono – ma qualsiasi cosa faremo, quello che abbiamo imparato e vissuto qui, in questo campus, resterà parte di noi».

Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, ricorda che quarant’anni, quelli del campus di Cremona, sono «un periodo di tempo lungo», ma la preside ricorda anche che non si misura la forza di un ateneo dal tempo trascorso dalla sua fondazione, bensì dalle persone che è stata capace di non perdere per strada e di condurre verso il loro traguardo, facendole crescere nel binomio composto da responsabilità e libertà, fondamentale per ogni adulto». «Se traduco questi quarant’anni nei visi e nei volti delle persone passate attraverso la nostra università – dice – vedo idealmente una ramificazione e una rete di cittadini attivi che hanno innervato il nostro tessuto sociale. Non solo quello cremonese, hanno dato un contribuito a migliorare il nostro Paese».

Sono state poi Matilde Mineri e Ilaria Ghidini, laureate della facoltà di Economia e Giurisprudenza, a raccontare la loro esperienza in Cattolica, capace di prepararle per le future sfide professionali, dicono, ma anche come persone.

Dopo il saluto di Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona, uno per uno i 144 laureati hanno ricevuto il diploma dalle mani dei presidi di facoltà, prima che sull’erba, davanti alle lettere “Unicatt”, il “tocco” volasse alto, con la speranza nel cuore di ognuno che voli tanto in alto dove abitano i loro sogni.


Di seguito i 57 laureati residenti a Cremona.

Laurea magistrale in Agricultural and food economics:

Beatrice Santini

Laurea magistrale in Food processing: Innovation and Tradition:

Margherita Bottaioli, Vittorio Federici, Chiara Mussio, Federica Valenti, Giacomo Zapparoli.

Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale:

Valentina Benelli, Matteo Borghesi Alquati, Niccolò Cassanelli, Raffaele De Cesare, Giacomo Maria Gambazzi

Laurea triennale in Economia aziendale:

Virginia Alquati, Lorenzo Arena, Emanuele Ascolese, Giorgia Paola Bandera, Beatrice Bellini, Roberto Bonetti, Paolo Bottaioli, Luca Calcina, Aurora Cavalieri, Riccardo Cocchetti, Filippo Dizioli, Alessandro Federici, Giovanni Franchetti, Giacomo Gagliardi, Alessia Galbignani, Filippo Gatti, Alessio Ghidetti, Alesia Ghiggi, Alice Ghinaglia, Nadia Khodari, Zinedine Lahrace, Marcello Lava, Claudio lozza, Valentina Maffoni, Luca Manfredi, Matilde Mineri, Nicole Montella, Veronica Pollastri, Luca Radi, Alessia Raffaelli, Luca Scaini, Francesco Scaramuzza, Gherardo Cesare Siliprandi, Manuel Andrea Stoian.

Laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari:

Sara Camozzi, Alessandro Cicogna, Morgan Cima, Marta Gerevini, Paolo Ghiggi, Elisa Ginelli, Daniel Mondoni, Arianna Passeri, Lorenzo Romani, Matteo Scolari, Giada Tenca, Michele Venturelli.