1

“Tutto sta nell’amore”: la testimonianza di Giulia Gabrieli nel racconto dei genitori all’oratorio di Romanengo

Venerdi 22 ottobre si è svolto a Romanengo il primo appuntamento di “Con il Suo sguardo”, un ciclo di incontri volto a presentare degli scorci della realtà osservati con gli occhi della fede.

Ospiti della serata sono stati i coniugi Gabrieli, che hanno raccontato la storia della loro figlia Giulia, morta all’età di 14 anni a causa di un sarcoma, proclamata Serva di Dio e di cui è in corso la causa di beatificazione.

Dopo un momento di preghiera curato dai ragazzi, è stata proiettata una intervista di Giulia, girata due mesi prima della sua scomparsa, in cui emergeva l’accettazione della malattia avvenuta grazie ad un abbandono completo al Padre e la sua volontà di vivere il presente, godendo di ogni attimo del tempo che le era concesso.

Famosa la frase pronunciata in riferimento alla sua morte “La mia vita può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo con la completa guarigione, che chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare, oppure incontrare il Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali”. La sua grande fede e la volontà di creare gruppi di preghiera per i ragazzi ammalati hanno costituito un lascito che l’associazione conGiulia onlus ha accolto e che integra con proposte educative e di conoscenza della storia della ragazza.

Terminato il filmato i genitori hanno raccontato ai presenti alcuni aneddoti della vita della loro figlia. Significativo il passaggio “Giulia diceva che tutto sta nell’amore. Tutto. Lei era come una pianta, che noi osservavamo mentre cresceva perché non prendesse storture, ma le cose che diceva e faceva le ha imparate lei. Noi le abbiamo insegnato poco da questo punto di vista. Giulia era molto autodidatta.”

Dopo la risposta alle domande, la serata è terminata con i ringraziamenti del parroco.

 

 




La Parrocchia di Caravaggio ha accolto i suoi tre nuovi sacerdoti

Guarda la fotogallery completa della celebrazione

 

È con l’invito a essere profeti, capaci di mettersi in ascolto della Parola come Maria, che il vescovo Antonio Napolioni ha augurato buon cammino alla comunità di Caravaggio, che nella mattinata di domenica 26 settembre ha accolto i suoi nuovi sacerdoti. La parrocchia più grande della diocesi, chiamata da mons. Napolioni a farsi piccola e vicina ai più poveri.

Ben tre i nuovi sacerdoti che hanno fatto il loro ingresso ufficiale: il parroco mons. Giansante Fusar Imperatore (che prende il testimone da don Angelo Lanzeni), il vicario don Andrea Piana (che sostituisce don Matteo Pini, diventato parroco di Arzago e Casirate) e il nuovo collaboratore parrocchiale don Bruno Grassi (al posto di don Giovanni Fiocchi, nuovo parroco dell’unità pastorale Cafarnao). I tre sacerdoti potranno continuare a contare anche sull’ausilio di don Gianni Maccalli, collaboratore a Caravaggio dal 2017, festeggiato in questa giornata per il suo compleanno.

Una tregua del maltempo, che ha costretto a cambiare un po’ i piani organizzativi, ha consentito alla banda di allietare l’arrivo dei sacerdoti e dei numerosi fedeli, giunti anche dalle parrocchie lasciate dai tre sacerdoti, in particolare da Soresina, ben distinguibili dalle loro magliette gialle, e con anche il sindaco Diego Vairani. Presenti con i propri labari anche le associazioni del territorio e in uniforme gli scout del Caravaggio1.

Il benvenuto ufficiale, però, è stato nell’intervento del primo cittadino di Caravaggio, Claudio Bolandrini, che con lo sguardo rivolto ai tanti presenti ha sottolineato l’importanza di questo momento. Quindi uno sguardo alla «complessa, disponibile e generosa» realtà caravaggina, con la richiesta al nuovo parroco di aiutare l’intera comunità a sentirsi tale. Ai tre nuovi sacerdoti ha voluto quindi affidare le giovani generazioni, insieme a tutti i bisogni e le fragilità della cittadina.

Dopo il saluto del sindaco, ai piedi dell’altare, è iniziata la Messa, animata dalla corale parrocchiale per l’occasione insieme al coro dell’oratorio e subito caratterizzata dalla lettura del decreto di nomina del nuovo parroco, da parte di don Maccalli. Quindi due gesti di particolare significato compiuti da don Giansante Fusar Imperatore – l’aspersione dei fedeli e l’incensazione della mensa – prima di ricevere il saluto da parte del rappresentante parrocchiale, che non ha nascosto lo sconcerto alla notizia del cambio di ben tre sacerdoti, ma anche la voglia di una piena collaborazione a partire dalla ricca tradizione di questa comunità. Il pensiero è andato anche alle iniziative che i nuovi sacerdoti saranno chiamati a portare avanti: dalla realizzazione del nuovo oratorio all’impegno in ambito educativo con la scuola Conventino-La Sorgente. Ovviamente affidando il tutto ai santi patroni e a Santa Maria del Fonte.

Come segno di benvenuto a don Piana e don Grassi è stato fatto dono di una stola mariana, mentre al parroco è stata regalata una casula che ha voluto indossare già durante la sua prima Messa. Doni a cui si è unita anche la generosità della comunità per i bisogni della parrocchia.

Iniziando la sua omelia il vescovo Napolioni ha voluto ringraziare anzitutto i sacerdoti per la disponibilità dimostrata e sottolineando come i rapporti di amicizia potranno favorire una maggiore collaborazione fraterna. In questa che – ha ricordato il Vescovo – è la più grande parrocchia della diocesi, monsignor Napolioni ha voluto proporre «il programma del Padre per il suo popolo» attraverso tre “p”: piccoli, poveri e profeti.

Profezia che significa capacità «di vivere l’esistenza come dono che porta frutti di carità e trasforma la realtà che la circonda con la propria opera e il proprio servizio». Profezia che non significa, dunque, essere veggenti, ma mettersi in ascolto della Parola, sull’esempio di Maria.

Mettendoci insieme, in fraternità – ha concluso il vescovo – la comunità diventerà profetica e non avrà paura del futuro. Perché lo costruirà secondo lo spirito di Dio, che è spirito di libertà e creatività infinita. Questo non è solo il programma del Padre, è anche il contenuto della mia preghiera per voi: è l’augurio e il patto su cui continueremo a camminare insieme. Grazie ai sacerdoti che ieri, oggi e domani serviranno questa comunità».

Come consuetudine al termine dell’Eucaristia ha preso la parola il nuovo parroco per un indirizzo di saluto e i ringraziamenti, a cominciare dal Signore, per i doni che non fa mai mancare nella vita di ciascuno e per quanti si fanno suoi strumenti, nella certezza che «il Signore non mancherà di sostenere il mio lavoro». «Non dobbiamo partire da zero», ha detto mons. Giansante ringraziando chi l’ha preceduto. E ancora: «Faccio conto sulla vostra carità», ha detto rivolto ai propri parrocchiani, perché «ogni parrocchia ha i sacerdoti che si merita», ha scherzato chiedendo affetto, consigli e pure qualche critica, ma sincera e costruttiva e non in piazza. Poi l’invito alla preghiera e il pensiero ai tanti collegati alle celebrazioni in chiesa parrocchiale attraverso la radio.

 

Guarda la fotogallery completa della celebrazione

 

 

Biografia del nuovo parroco

Mons. Giansante Fusar Imperatore, nato a Romanengo nel 1956, è stato ordinato il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Viadana. Dal 1984 al 1990 è stato vicerettore del Seminario vescovile; dal 1990 al 2002 segretario vescovile. Nel 2002 è stato nominato parroco di Bozzolo e dal 2008 era parroco della parrocchia “Santa Maria Immacolata e San Zeno” in Cassano d’Adda. Ora monsignor Napolioni l’ha scelto come nuovo parroco della parrocchia “Santi Fermo e Rustico martiri” in Caravaggio. 

 

Saluto di mons. Fusar Imperatore

Cari parrocchiani

entro per la prima volta, in punta di piedi, nelle vostre case tramite “Nostra Famiglia” per inviarvi il mio saluto. Inizierò ufficialmente il mio servizio di parroco dal 26 settembre prossimo ma, da quando il vescovo mi ha proposto questo nuovo servizio, siete già tra le persone che affido al Signore nelle mie preghiere.

Vengo con un po’ di trepidazione, entrando in una realtà nuova e per me del tutto sconosciuta: oltretutto con il fatto che anche i più stretti collaboratori, don Andrea e don Bruno, sono nuovi di questa esperienza. Raccolgo il lavoro pastorale dove don Angelo, don Matteo e don Giovanni lo lasciano, avendo speso in mezzo a voi le loro energie sacerdotali: mi ci vorrà un po’ di tempo per conoscere la realtà della parrocchia di Caravaggio, i suoi punti di forza e le persone che collaborano all’azione pastorale. Qualche volta sono stato nella vostra (e tra poco nostra) chiesa parrocchiale accompagnando il vescovo per le cresime ma, come dice la bibbia, questi incontri “si dileguano come il ricordo dell’ospite di un solo giorno” (Sap. 5, 14). Se tutto è ancora da “scoprire” per me, sono però certo che il Signore ha in serbo sorprese per farmi incontrare testimonianze di fede e di vita cristiana che mi stupiranno: come tante volte ha fatto in altri contesti.

Vengo portando il peso degli anni (uno in più rispetto a don Angelo); vengo a spendere tra voi gli ultimi anni del mio servizio sacerdotale. Certamente non ho più l’entusiasmo della gioventù ma porto con me un po’ di esperienza. Però non confido su quanto ho imparato nel servizio da parroco prima a Bozzolo per sei anni e poi a Cassano per tredici, ma sull’esperienza di quanto il Signore sa fare più e meglio di noi. Insieme dovremo curare l’aspetto organizzativo della parrocchia senza dimenticare che se a noi compete seminare è solo Lui che fa crescere.

Vengo tra voi con la consapevolezza che non è il parroco che fa la parrocchia, ma i parrocchiani che “plasmano” il prete con la loro vicinanza, le loro preghiere e le loro richieste. In questo senso vi chiedo di aiutarmi ad essere un buon parroco con voi e per voi.

Non ci mancherà l’aiuto e l’intercessione di Nostra Signora del Fonte che, da prima di entrare in Seminario, visitavo con il pellegrinaggio a piedi dalla mia parrocchia di Romanengo. Adesso che la distanza geografica si è fatta molto più corta dovrà crescere ulteriormente il mio affidarmi a Lei.




«Camminiamo insieme, certi che Dio ci accompagna». Don Matteo Pini e don Luigi Nozza nuovi parroco di Arzago e Casirate

Nel pomeriggio di domenica 19 settembre ad Arzago d’Adda si sono insediate ufficialmente i nuovi parroci in solido di “San Lorenzo” in Arzago d’Adda e “Santa Maria Immacolata” in Casirate d’Adda, don Matteo Pini (moderatore) e don Luigi Nozza. La Messa d’ingresso è stata presieduta alle 16, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, dal vescovo Antonio Napolioni.

La celebrazione è stata preceduta dal saluto dei sindaci di Arzago Gabriele Riva e di quello di Casirate Manuel Calvi sul sagrato del luogo di culto dedicato a San Lorenzo, presente anche Claudio Bolandrini, sindaco di Caravaggio, dove don Matteo ha prestato servizio negli ultimi anni.

«Non ti descriverò gli arzaghesi – ha detto Riva in un passaggio del suo discorso – perché sono convinto che ci metterai poco a conoscerci, e non c’è bisogno che ti confermi la totale disponibilità dell’amministrazione comunale a collaborare nella costruzione del bene comune. Ti chiedo solo di ricordarti delle ragazze e dei ragazzi, dei più giovani, perché gli anni che speriamo di esserci lasciati alle spalle sono stati pesanti soprattutto per loro. La ricostruzione di una comunità e la ricucitura di quei legami sociali messi a dura prova dall’isolamento dovuto alla pandemia passa soprattutto dalla nostra capacità di ridare entusiasmo e speranza alle giovani generazioni».

Iniziata con la lettura del decreto vescovile di nomina di don Matteo da parte del parroco di Vailate don Natalino Tibaldini, la celebrazione è proseguita con il saluto a don Matteo da parte del consiglio parrocchiale, affidato alle parole di Pasquale Soldati: «La accogliamo – ha detto – come un amico, come una guida, come il simbolo di Gesù Buon Pastore. La sua presenza fra noi ci aiuti a fare esperienza della misericordia di Dio».

Nell’omelia il vescovo Antonio ha esortato i fedeli a farsi aiutare dai loro parroci a capire in che modo la bellezza della vita possa rifiorire in un tempo in cui tutto sembra smarrito, in un momento in cui le paure dei fallimenti possono prendere il sopravvento: «Chiedete questo ai vostri parroci – ha detto – e ve lo daranno. Loro sono qui per testimoniare che per noi il Vangelo è la sapienza che viene da Dio, è ciò che riapre un discorso che sembrava chiuso». Ma i sacerdoti non vanno lasciati soli, bisogna lavorare tutti uniti («Non per ridurre ma per moltiplicare le energie»). «Abbiamo bisogno – ha proseguito il Vescovo – gli uni degli altri. Facciamo di questi paesi una parrocchia non solo per giovani; facciamone una parrocchia per tutti».

Al termine della Messa il saluto di don Matteo: «In questi giorni – ha raccontato il neo parroco di Arzago e Casirate – molti mi hanno chiesto come stessi. Ho risposto che il Signore mi sostiene, come sostiene la vita di tutti noi. Cominciamo quindi questo cammino insieme con la certezza che Dio è con noi e ci accompagna».

Al termine della celebrazione, animata dalle voci dei cantori della corale parrocchiale e dalla presenza di numerosi sacerdoti, tutta la comunità si è ritrovata con don Matteo per un momento di festa in oratorio, presenti anche diversi giovani della parrocchia di Caravaggio, dove don Pini era vicario sino al trasferimento.

 

Guarda la photogallery completa della celebrazione

 

Biografie dei nuovi parroci

Don Matteo Pini (in foto a sinistra), è originario della parrocchia di Regona di Pizzighettone. Classe 1974, , è stato ordinato il 14 giugno 2008. Laureato in Giurisprudenza, ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Pandino. Dal 2016 era vicario parrocchiale a Caravaggio. Ora il vescovo Napolioni l’ha scelto come parroco in solido e moderatore delle parrocchie di Arzago d’Adda e Casirate.

Don Luigi Nozza (in foto a destra), classe 1948, originario di Cassano d’Adda, è stato ordinato il 22 giugno 1974. È stato vicario a Mozzanica (1974-1983) e Castelleone (1983-1988). Nel 1988 è stato nominato parroco di Agoiolo. Nel 1993 il trasferimento a Pizzighettone, come parroco di San Bassano e dal 2001 anche di San Rocco, nella frazione di Gera. Dal 2004 era parroco di Casirate d’Adda, di cui ora sarà parroco in solido, così come per la parrocchia di Arzago.

 

Saluto di don Pini

Insieme –  dice il vocabolario – è un avverbio che indica compagnia e unione, unità e compattezza, contemporaneità, simultaneità e reciprocità. Nel linguaggio matematico, con le sue sfumature a volte un po’ difficili da afferrare, l’insieme è composto da più elementi che hanno una caratteristica comune che li rende omogenei, e dunque capaci di stare, appunto, insieme. 

Parto da qui, dal concetto di unione, di insieme, per pensare al cammino nuovo che sto per affrontare, alla strada che mi sta davanti.

Insieme con voi… perché mi inserisco, come vostro nuovo parroco, in un percorso che la vostra Comunità parrocchiale ha già iniziato: sarebbe sbagliato non tenere conto del cammino che avete già intrapreso, del solco che è già stato tracciato. Saremo insieme non per cambiare ciò che di buono è  già stato fatto, ma per aggiungere qualche tessera a quel mosaico che ciascuno di noi è chiamato a comporre.

Insieme per voi… perché la presenza del prete in mezzo alla comunità ha senso solo se dettata dalla logica del servizio: agli anziani e agli ammalati, alle famiglie e ai giovani, senza dimenticare i più piccoli e i più fragili che il Vangelo predilige. 

Insieme tra noi… dovremo cercare di essere un’unica comunità, favorendo l’unione di due realtà distinte, ma chiamate ad avere in comune un unico obiettivo: stare insieme per consolidare quei valori che ci identificano come Cristiani. Come raccontano gli Atti degli Apostoli: i Cristiani veri stanno insieme, condividono beni, idee, prospettive, e soprattutto il dono più grande, quel Pane spezzato che è vita per il mondo. Così sarà bello, e contagioso nel bene, se saremo insieme, tra preti che si stimano, tra credenti che sanno superare le differenze, tra uomini e donne che vogliono testimoniare con forza la gioia dell’unità. 

Don Matteo 




Multiculturalità, laicato e giovani: le differenze arricchiscono la liturgia. La sintesi della terza giornata della Settimana liturgica nazionale

Con il dibattito tra don Michele Falabretti, direttore del Servizio nazionale di pastorale giovanile, e don Manuel Belli, docente di Sacramentaria, si è conclusa la terza mattinata di lavori della 71esima Settimana Liturgica Nazionale, ospitata quest’anno a Cremona. Tema del giorno, la diversità nella liturgia, declinata su più fronti grazie anche ai contributi di dell’arcivescovo vicegerente di Roma, mons. Gianpiero Palmieri, e di Anna Morena Baldacci, docente di Liturgia presso la Pontificia Università salesiana di Torino, che hanno aperto la mattinata.

Ad aprire l’incontro in Cattedrale, come di consueto, la preghiera delle Lodi, presieduta  in questa terza giornata dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha ribadito la bellezza del «riunirsi a celebrare il Signore, così da nascondere la divisione dei nostri cuori».

Divisione che è stata individuata da mons. Palmieri come pericolo da cui guardarsi «in un contesto sociale in cui la diversità la fa da padrona». Proprio per questo motivo l’arcivescovo vicegerente di Roma, nel video inviato dalla Capitale, ha invitato le centinaia di fedeli in ascolto – sia in presenza, che in diretta streaming – a «scorgere nella liturgia una grande occasione di unità e condivisione, riscoprendo il grande valore della diversità, che è risorsa più che limite».

La valorizzazione della differenza è stata posta al centro anche della relazione della professoressa Baldacci che, riflettendo sulla ministerialità nella Chiesa, ha voluto ribadire l’esigenza di un «rito che diventi un luogo ospitale, capace di far vivere esperienze di bellezza e condivisione, uno spazio che ciascuno si sente chiamato ad abitare nella libertà del proprio ministero, facendo tutto e solamente ciò che gli compete».

L’invito a ravvivare la liturgia, poi, è giunto in maniera chiara e puntuale dal dibattito tra don Belli e don Falabretti, che ha posto al centro il rapporto tra liturgia e mondo giovanile. Da entrambi, infatti, è stata evidenziata l’importanza di avere comunità capaci di celebrare con i giovani, con un liturgia che sia in grado di parlare un linguaggio che anch’essi possono comprendere.

Comunità, liturgie e territori, posti come sottotitolo della 71esima Settimana Liturgica Nazionale, sono effettivamente entrati in modo diretto nelle relazioni proposte durante la terza giornata di lavori. Tutti i relatori intervenuti, infatti, hanno messo in luce la centralità dell’aspetto comunitario nella vita di fede cristiana, sottolineando come anche la liturgia non possa prescindere dal contesto sociale, il quale, innegabilmente, è condizionato anche dalla territorialità. Allo stesso tempo, però, è stato più volte evidenziato come la liturgia sia terreno di unificazione, e la presenza di così tanti laici, religiosi e religiose, sacerdoti e vescovi che seguono la Settimana Liturgica da tutt’Italia ne è il segno più evidente.

 

Le relazioni integrali e le video-interviste sul canale youtube ufficiale

 

Settimana liturgica, monsignor Lafranconi alle Lodi: «Le nostre assemblee liturgiche siano veri momenti di comunione, non solo agli occhi degli uomini ma anche a quelli di Dio»

Liturgia e differenze culturali, dall’arcivescovo Palmieri un invito a fare della assemblea «un’esperienza di unità»

Settimana liturgica, Anna Morena Baldacci: «Prendiamoci cura dell’assemblea liturgica, perché diventi luogo ospitale, di bellezza e condivisione»

La liturgia e i giovani, nel dialogo tra don Falabretti e don Belli

 

 

in collaborazione con

    

partner tecnici

 




Settimana liturgica, monsignor Napolioni: «Tocca a noi rimetterci in cammino gli uni verso gli altri»

«La fede di tutti noi è sempre incompleta, un po’ immatura e chiamata ad accogliere con stupore il dono di grazia che sta anche nel volto del fratello». Così il vescovo di Cremona Antonio Napolioni nell’omelia dell’ultima giornata della 71ª Settimana Liturgica Nazionale, che si è aperta giovedì 26 agosto nella Cattedrale di Cremona con la celebrazione eucaristica.

A concelebrare insieme al vescovo di Cremona erano presenti anche monsignor Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente del Cal, monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema e delegato Cel per la Liturgia e la Catechesi, e monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona. Nella navata centrale oltre ai fedeli e ai partecipanti alla Settimana erano presenti e hanno concelebrato la liturgia i canonici del Capitolo della Cattedrale e diversi sacerdoti diocesani. La celebrazione è stata animata dal coro della Cattedrale accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali e Camillo Fiorentini. Presenti alla celebrazione anche Vito Danilo Gagliardi, prefetto di Cremona, e Paolo Mirko Signoroni, presidente della Provincia di Cremona.

Durante la celebrazione, nel giorno in cui ricorre l’anniversario della fondazione della Cattedrale, si è pregato per la Chiesa cremonese in tutte le sue articolazioni e componenti: sono state proprio loro, infatti, ad animare la preghiera dei fedeli.

La processione d’ingresso ha preso le mosse dalla sagrestia capitolare, dove è conservata la lapide che attesta la fondazione della Cattedrale il 26 agosto 1107.

Nella sua omelia, il vescovo Napolioni, a partire dalla lettura del giorno, ha riflettuto sulla Chiesa: «Voglia Dio stesso, il Signore Gesù, guidare il nostro cammino verso di voi: non una Chiesa che attende il ritorno, ma una Chiesa che ritorna per le strade, ritorna accanto agli uomini, alle donne, alle famiglie, ai ragazzi, a chi soffre, a chi è disperato, a chi nega, a chi si arrabbia».

Il vescovo di Cremona ha quindi proseguito nella sua riflessione: «Questa è la chiamata che il Signore oggi volge anche a noi anche grazie alle riflessioni che abbiamo condiviso: la prospettiva è la venuta del Signore Gesù, il quale ci invita a vigilare. Tocca a noi rimetterci in cammino gli uni verso gli altri». E ancora: «Vegliare non significa controllare e aspettare ansiosamente, ma scorgere e riconoscere in ogni frammento di umanità e in ogni sussulto di vita quella presenza del Cristo che sta Lui venendo incontro a noi».

«Il servo fidato nell’attesa – ha concluso monsignor Napolioni – è colui che nutre i compagni di viaggio, dà loro il cibo a tempo debito e non li percuote: credo sia un messaggio chiaro per la Chiesa che ha la fatica di rimettersi in cammino e la tentazione di giudicare, di guardarsi solo indietro e, invece, ha la possibilità di spartire questo pane, la persona stessa di Gesù che ci viene incontro nel tempo e ci manifesta il suo volto nel volto dei fratelli e ci permette di essere nutriti dal pane del cammino in attesa della sua pienezza di presenza e comunione».

 

 

 


in collaborazione con

    

partner tecnici

 




Settimana liturgica, monsignor Lafranconi alle Lodi: «Le nostre assemblee liturgiche siano veri momenti di comunione, non solo agli occhi degli uomini ma anche a quelli di Dio»

La terza giornata della 71ª Settimana Liturgica Nazionale si è aperta mercoledì 25 agosto nella Cattedrale di Cremona con le Lodi presiedute da monsignor Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona.

«Questo riunirsi a celebrare il Signore ha un aspetto visibile, infatti noi siamo qui riuniti – ha riflettuto mons. Lafranconi –. Questo riunirsi insieme può però nascondere la divisione nei nostri cuori».

Il vescovo emerito di Cremona ha quindi proseguito nella sua riflessione: «Mentre ci riuniamo in due o tre nel nome del Signore pensiamo alla nostra vita che si svolge nelle strade dei nostri paesi, nelle relazioni delle molte persone che incontriamo. E anche di quelle che non incontriamo, ma le cui notizie di gioia, di dolore o di speranza ci raggiungono ugualmente». E ancora: «La nostra assemblea, soprattutto come assemblea liturgica, è segno visibile che cerchiamo di vivere in comunione e questo segno visibile dell’assemblea ha bisogno di mettere in comunione prima di tutto il cuore».

Il vescovo Lafranconi ha quindi terminato con un auspicio: «È importante che il nostro atteggiamento interiore non sia smentito dall’atteggiamento esteriore: chiediamo che le nostre assemblee liturgiche siano veri momenti di comunione, non solo agli occhi degli uomini ma anche agli occhi di Dio».

La celebrazione è stata animata, come nelle giornate precedenti, da una rappresentanza del coro della Cattedrale accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali.

 

 


in collaborazione con

    

partner tecnici

 




Le Lodi del 24 agosto con mons. Gianotti vescovo di Crema

«Una grande e bella sfida per le nostre celebrazioni è farle abitare e trasfigurare da questa tensione tra la presenza e l’attesa» così monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Liturgia e la Catechesi nella sua omelia durante la preghiera delle lodi di martedì 24 agosto ad apertura della seconda giornata della 71ª Settimana Liturgica Nazionale di Cremona.

Nella sua riflessione mons. Gianotti ha voluto soffermarsi sul tema della tradizione liturgica: «Guardando bene dentro la ricca tradizione della liturgia, tradizione che come ci è stato ricordato ieri è molto più grande di quanto noi tutti possiamo pensare, potremmo ritrovare tante cose: il ritmo del cammino e la sosta contemplativa, il senso di appartenenza a una patria e l’attenzione vigile di chi è ancora in via, la varietà multiforme e l’unità ben compaginata».

Mons. Gianotti ha proseguito: «Per raccogliere e mettere in atto tutta questa ricchezza liturgica che viene dalla tradizione della Chiesa, abbiamo bisogno senza dubbio di applicazione e impegno, orientati da una grande sensibilità spirituale e operativa: è per questo, anche, che siamo qui, in questi giorni».

 


in collaborazione con

    

partner tecnici

 




Settimana liturgica, ecco come seguire le dirette web e le sintesi in tv

Si avvicina l’appuntamento della Settimana Liturgica Nazionale che nella sua 71ª edizione sarà ospitata a Cremona dal 23 al 26 agosto. L’edizione – dopo il rinvio del 2020 – prevede quattro mattinate di preghiera, riflessioni e incontri che si terranno in Cattedrale e saranno trasmessi in diretta sul nostro portale e il canale youtube ufficiale della Settimana Liturgica Nazionale. Ogni giornata inizierà alle 9 con la diretta della celebrazione del mattino, lasciando poi spazio alla parte congressuale secondo il programma.

A partire da martedì 24 agosto, inoltre, una sintesi della giornata sarà proposta in televisione su Cremona1 e TelePace, secondo questo calendario:

Cremona1: martedì 24, mercoledì 25, giovedì 26 e venerdì 27 alle ore 9.30

TelePace: martedì 24 alle ore 10.30 e 21.30; mercoledì 25, giovedì 26 e venerdì 27 alle ore 10.30 e alle 19.30

 

 


in collaborazione con

partner tecnici




“A Sua immagine” racconta la Madonna di Brancere. La devozione cremonese in onda su Raiuno con l’intervento di don Maccagni

Si è aperta con un suggestivo servizio girato lungo le sponde e sulle acque del fiume Po a Cremona la puntata di domenica 15 agosto della trasmissione di Raiuno “A Sua immagine”. Nel giorno dell’Assunta, infatti, la rubrica settimanale dedicata alla domenica cristiana condotta da Lorena Bianchetti ha raccontato la tradizione cremonese della processione sul Po con l’effigie della Madonna di Brancere.

«La tradizione della processione fluviale sul Po dell’effigie della Madonna del Po nasce nel 1978 ad opera di don Aldo Grechi, parroco di Brancere, che ha ha ridato tradizione a questa devozione», ha spiegato nel servizio don Gianpaolo Maccagni, delegato episcopale per la Pastorale, che nel pomeriggio di quest’anno presiederà proprio l’Eucaristia a Brancere.

«Con questa processione e la celebrazione della Messa – ha proseguito poi don Maccagni – la popolazione dei fedeli vuole mostrare suo affetto per Maria, propiziarsi la sua protezione».

Oppure rendere grazie, come – con un sorriso – aggiunge Luigi Zagni, della canottieri Bissolati, ricordando la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo della cremonese Valentina Rodini, che proprio sulle acque del Po ha costruito la sua carriera nel canottaggio: «Dopo una bella vittoria ringraziamo sempre la Madonna del Po. Senza però dimenticare che per vincere bisogna allenarsi duramente».

Riguarda il servizio sulla Madonna del Po




Assunta in Cattedrale con il vescovo Napolioni: «Con Maria, il nostro impegno per la casa dei figli di Dio»

Nella mattinata della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, domenica 15 agosto, il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha presieduto l’Eucaristia nella Cattedrale di Cremona, intitolata proprio a S. Maria Assunta.

La celebrazione liturgica è stata concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale e accompagnata dal coro della Cattedrale con il maestro Fausto Caporali all’organo.

«La Madonna Assunta ci rivela l’amore immenso di Dio nei confronti di Lei, ma anche il disegno di salvezza sull’umanità», ha affermato monsignor Napolioni nell’omelia. Che ha quindi proseguito: «Maria Assunta “ci assume”: coinvolge uomini e donne in una impresa, non lasciarci spettatori nostalgici e increduli del compimento del disegno sull’umanità
Davanti alle sfide e ai drammi del nostro tempo come facciamo ad essere sereni e spensierati? Tra guerre, pandemie, terremoti, alluvioni, incendi che devastano la natura. Quei boschi che dicono la vitalità della terra, l’ospitalità nei confronti di ciò che il Signore ha creato per la nostra gioia e che noi distruggiamo per motivi di lucro».

Nella riflessione di monsignor Napolioni anche la terminologia usata per definire la calura di questa estate: «Il caldo chiamato Lucifero ci fa riflettere: Maria vince Lucifero e chiede a noi di scegliere da che parte stare, con chi costruire. Collaborare con l’opera di salvezza non solo del piccolo pianeta su cui viviamo, ma delle nostre anime, dei nostri sentimenti, famiglie, relazioni, comunità e popolo». E ha proseguito: «Sono tanti i Luciferi: non solo chi accende un rogo, ma chi riaccende il seme della guerra, chi semina discordia, chi inquina la comunicazione con bugie e calunnie generando insicurezza e sfiducia. Siamo chiamati a essere luce de mondo, attuando ogni giorno qualcosa del suo Magnificat».

 

E ha concluso: «Siamo un po’ a fine corsa, ci dobbiamo svegliare tutti, ciascuno per la sua parte. È tempo di innalzare i piccoli (ha detto riferendosi alla sua recente visita al campo estivo dell’ACR cremonese, ndr). Diamo fiducia ai piccoli, dobbiamo essere noi, con coraggio, a ricostruire nell’esenzione questo paradiso nel quale siamo chiamati ad allenarci per quello eterno. Non distruggendolo, ma rendendolo davvero la casa dei figli di Dio».

Qui il riferimento all’imponente Pala dell’Assunta della Cattedrale, opera di Bernardino Gatti, morto prima di finire l’opera, completata nel 1579 da Giovanni Battista Trotti, detto il Malosso. «Nella pala d’altare del presbiterio la Madonna Assunta è rappresentata in un modo particolare, una madonna attirata e impegnata a salire in cielo coronata degli angeli musicanti, aggrappata alla sua nuvola vediamo già degli uomini». E ancora: «In quest’opera – ha sottolineato proprio il Vescovo – vediamo solo sei apostoli, perché Bernardino Gatti morì prima di concludere l’opera: noi approfittiamo di questa circostanza per dare un significato simbolico a questo collegio apostolico dimezzato, come a dirci che l’opera è incompiuta e c’è spazio anche per noi». E ha terminato: «Maria da lì in alto, con questo suo slancio, è dipinta con che grinta sta salendo; persino gli apostoli sono muscolosi. Come a indicare che è tempo di fare, e non di abbandonarsi solo alla contemplazione dell’opera di Dio. L’opera di Dio chiede operai per la sua vigna. Mettiamoci al lavoro perché trionfi la bellezza di cui Maria e immagine sicura per tutti noi».

Per l’occasione è stata esposta la pergamena con la quale si concede per l’occasione l’indulgenza plenaria alle solite condizioni.

Alle 17.30 in Cattedrale il canto dei Secondi Vespri; a seguire alle 18 l’ultima Messa del giorno in Duomo.

 

Il video completo della celebrazione

 

Nel pomeriggio alle 16, monsignor Napolioni presiederà la Messa al Santuario S. Maria del Fonte di Caravaggio: la liturgia sarà celebrata nel cortile antistante l’ingresso della basilica.