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In Curia gli auguri natalizi con il grazie e le scuse al vescovo Lafranconi

Ha assunto un significato del tutto particolare il consueto incontro della Curia per gli auguri natalizi, visto che è stato l’ultimo momento ufficiale tra mons. Lafranconi e i suoi più stretti collaboratori. A introdurre l’incontro, nel quale l’amministratore apostolico ha anche portato il saluto del suo successore, è stato come sempre il vicario generale e moderatore della Curia, mons. Mario Marchesi, che ha focalizzato il suo saluto al Vescovo con due prospettive: nel ringraziamento e insieme con le scuse.

Il tradizionale incontro prenatalizio ha avuto luogo alle 11.30 di mercoledì 23 dicembre nella sala riunioni della Curia vescovile. Presenti i responsabili dei diversi Uffici amministrativi, insieme a quelli dei Settori pastorali, con i rispettivi collaboratori.

A contrassegnare lo scambio degli auguri come consueto un clima molto semplice e quasi informale.

A esprimere l’augurio di tutti al Vescovo è stato il vicario generale e moderatore della Curia, mons. Mario Marchesi, che aprendo il suo breve intervento non ha tralasciato di sottolineare come questo fosse l’ultimo incontro ufficiale tra mons. Lafranconi e i suoi più stretti collaboratori.

Quindi l’attenzione è andata a due termini chiave: il grazie e le scuse. “Due parole – ha precisato mons. Lafranoni – che è giusto dire, pur se in modo semplice e discreto”.

Il Vicario generale ha innanzitutto sottolineato la discrezione sempre dimostrata dal Vescovo nostri confronti dei propri collaboratori, riponendo in ciascuno grande fiducia. Proprio per questo stile mons. Marchesi ha voluto dire grazie al Vescovo.

Poi le scuse. Lo spunto sono state le malattie individuate da Papa Francesco per la Curia Romana, e di cui un po’ ogni “corte” soffre, ha scherzato mons. Marchesi, che citando Rigoletto ha ricordato i “cortigiani, vil razza dannata”. “È giusto chiedere scusa – ha quindi affermato – perché non sempre siamo stati all’altezza di quello che era necessario, abbiamo magari creato problemi e forse anche ricercato qualcosa di noi stessi nel rapporto con il Vescovo”.

Anche mons. Lafranconi ha fatto propri i sentimenti di ringraziamento e scuse, riconoscendo in particolare la preziosità del lavoro svolto in questi anni dagli operatori di Curia, ciascuno nelle specifiche competenze.

Da ultimo il Vescovo si è fatto anche portavoce degli auguri del suo successore, mons. Antonio Napolioni.

L’incontro si è quindi concluso con un momento di rinfresco che è stato occasione per un personale scambio di auguri tra tutti i presenti.

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Il calendario delle chiusure degli uffici diocesani e dei mezzi di comunicazione: ecco tutti i dettagli

La Curia vescovile sarà chiusa da giovedì 24 a domenica 27 dicembre; apertura garantita il 31 dicembre solo al mattino. Vacanze anche dal 1 al 3 gennaio e il giorno dell’Epifania.

Il Centro pastorale diocesano di via S. Antonio del Fuoco 9A sarà chiuso da giovedì 24 dicembre sino all’Epifania.

Nessun ponte, invece, per gli uffici della Caritas diocesana, che garantiranno i servizi anche per tutto il periodo natalizio, tranne nei giorni dal 25 al 27 dicembre e dal 1° al 3 gennaio e per l’Epifania.

Anche la Federazione Oratori Cremonesi sarà in vacanza dal 25 al 27 dicembre. Al Foppone gli uffici saranno aperti quindi da lunedì 28 dicembre a mercoledì 30 solo al mattino; così come (sempre solo al mattino) lunedì 4 e martedì 5 gennaio.

Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, durante il periodo natalizio è sospesa la pubblicazione del settimanale diocesano La Vita Cattolica, che tornerà in edicola giovedì 14 gennaio. L’ufficio abbonamenti della NEC sarà invece attivo da lunedì 4 gennaio, con pausa il giorno dell’Epifania.

Stop anche per la pagina diocesana che la domenica è pubblicata su Avvenire: si riprende il 17 gennaio.

Sempre per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, non andrà in vacanza la rubrica settimanale Giorno del Signore, né RCN-InBlu, l’emittente diocesana che, dal 24 dicembre al 6 gennaio, sospenderà l’informazione locale e la Messa delle 7 del mattino per lasciare spazio a rubriche dedicate agli appuntamenti sul territorio nei giorni di festa e alle dirette delle principali celebrazioni presiedute in Cattedrale da mons. Lafranconi.

Anche il nostro Portale continuerà ad essere aggiornato, proponendo tra l’altro, in sinergia con TrcWeb, le dirette video delle celebrazioni episcopali della Notte e del Giorno di Natale, dell’Epifania e, come sempre, la Messa domenicale delle 11 dalla Cattedrale, così come per il 1° gennaio.




Il 31 dicembre veglia della Pace a S. Ilario con mons. Lafranconi riflettendo sul messaggio del Papa per la Giornata mondiale

Nella serata di giovedì 31 dicembre mons. Dante Lafranconi presiederà la tradizionale veglia della pace programmata a Cremona nella chiesa di S. Ilario (ore 21). Al centro della serata ci sarà naturalmente il messaggio scritto da Papa Francesco per la XLIX Giornata mondiale della Pace, che si celebra appunto il 1° gennaio. Tema scelto da Papa Francesco per il 2016: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.

“Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non l’abbandona!”. Esordisce così Papa Francesco nel messaggio per la 49ª Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2016) sul tema “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. Nel documento, datato 8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione e apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Papa ricorda che la pace “è dono di Dio e opera degli uomini”.

Terza guerra mondiale ma segni di speranza

Guerre e azioni terroristiche, sequestri di persona, persecuzioni per motivi etnici o religiosi, prevaricazioni “hanno segnato dall’inizio alla fine lo scorso anno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una ‘terza guerra mondiale a pezzi’”, rileva Francesco, eppure alcuni avvenimenti invitano “a non perdere la speranza nella capacità dell’uomo” di superare il male e a “non abbandonarsi alla rassegnazione e all’indifferenza”. Tra questi “lo sforzo fatto per favorire l’incontro dei leader mondiali, nell’ambito della Cop 21, al fine di cercare nuove vie per affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare il benessere della Terra, la nostra casa comune”. Il 2015, ricorda il Papa, ha segnato il 50° della pubblicazione di “due documenti del Concilio Vaticano II che esprimono in maniera molto eloquente il senso di solidarietà della Chiesa con il mondo”: Nostra aetate e Gaudium et spes.

Indifferenza minaccia per la famiglia umana

“L’indifferenza costituisce una minaccia per la famiglia umana”. Lo sottolinea Papa Francesco richiamando la prospettiva del dialogo instaurato tra Chiesa e famiglia umana dal Concilio, “con il Giubileo della Misericordia – prosegue -, voglio invitare la Chiesa a pregare e lavorare perché ogni cristiano possa maturare un cuore umile e compassionevole, capace di annunciare e testimoniare la misericordia”, senza “cadere ‘nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge’”, afferma citando la Misericordiae vultus, bolla di indizione del Giubileo. L’importanza della solidarietà nasce dal “riconoscimento della propria interconnessione e interdipendenza”. Noi “esistiamo in relazione con i nostri fratelli e sorelle, nei confronti dei quali abbiamo una responsabilità e con i quali agiamo in solidarietà”. Al di fuori di questa relazione, “ci si troverebbe ad essere meno umani. E’ proprio per questo che l’indifferenza costituisce una minaccia per la famiglia umana”. Di qui l’invito a “vincere l’indifferenza e conquistare la pace”.

No alla saturazione che anestetizza e al cancro della corruzione

L’indifferenza, sottolinea ancora il Pontefice nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, ai nostri giorni ha superato “l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della ‘globalizzazione dell’indifferenza’” che assume forme diverse. La prima è l’indifferenza “verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico”. L’indifferenza nei confronti del prossimo, spiega ancora Francesco, è quella di chi “è ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione”. Purtroppo, “l’aumento delle informazioni” non significa “aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da un’apertura delle coscienze in senso solidale. Anzi, esso può comportare una certa saturazione che anestetizza”. Alcuni, l’analisi del Papa, pretendono di trasformare i poveri “in esseri addomesticati e inoffensivi. Questo diventa ancora più irritante se gli esclusi vedono crescere questo cancro sociale che è la corruzione profondamente radicata in molti Paesi”. L’indifferenza si manifesta anche “come mancanza di attenzione verso la realtà circostante, specialmente quella più lontana”.

L’indifferenza è minaccia alla pace

“Vivendo in una casa comune, non possiamo non interrogarci sul suo stato di salute”, sostiene il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale del 1° gennaio 2016, richiamando la Laudato si’. Inquinamento di acqua e aria, sfruttamento indiscriminato di foreste, distruzione dell’ambiente, “sono sovente frutto dell’indifferenza dell’uomo verso gli altri, perché tutto è in relazione”. Un’indifferenza che contribuisce “all’assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato”. “A livello individuale e comunitario” l’indifferenza “assume l’aspetto dell’inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale”, le quali “possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza”. Quando poi investe il livello istituzionale, essa, secondo il Papa, “favorisce e talvolta giustifica azioni e politiche che finiscono per costituire minacce alla pace” calpestando “i diritti e le esigenze fondamentali degli altri”. Questi ultimi, se vedono negati diritti elementari, come cibo, acqua, assistenza sanitaria o lavoro, sono tentati “di procurarseli con la forza”. Inoltre, l’indifferenza nei confronti dell’ambiente naturale, favorendo deforestazione, inquinamento e catastrofi naturali che sradicano intere comunità dal loro ambiente di vita, costringendole alla precarietà e all’insicurezza, “crea nuove povertà, nuove situazioni di ingiustizia dalle conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale. Quante guerre sono state condotte e quante ancora saranno combattute a causa della mancanza di risorse o per rispondere all’insaziabile richiesta di risorse naturali?”.

Misericordia come programma di vita

Dopo avere richiamato la responsabilità di ogni uomo verso i suoi simili e il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2015, “Non più schiavi, ma fratelli”, nel messaggio per la Giornata 2016 il Papa ricorda, riprendendo il motto del Giubileo: “Gesù ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre”. “La misericordia – spiega – è il cuore di Dio”, e “Gesù ci avverte: l’amore per gli altri – gli stranieri, i malati, i prigionieri, i senza fissa dimora, perfino i nemici – è l’unità di misura di Dio per giudicare le nostre azioni. Da ciò dipende il nostro destino eterno”. Per questo, avverte citando la Misericordiae vultus, “è determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia” perché “la prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo”. Per il Papa, nelle parrocchie, comunità, associazioni e nei movimenti, dovunque vi sono dei cristiani, “chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia” e noi “siamo chiamati a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita”. Ciò “richiede la conversione del cuore” alla luce della solidarietà, “determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune” e “atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell’innegabile inter-dipendenza che sempre più esiste”.

Media a servizio verità

La solidarietà come virtù morale e atteggiamento sociale “esige un impegno da parte di una molteplicità di soggetti, che hanno responsabilità di carattere educativo e formativo”. Ne è convinto Papa Francesco. Nel suo Messaggio si rivolge alle famiglie, “chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile”, primo luogo “in cui si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell’attenzione e della cura dell’altro” e “ambito privilegiato per la trasmissione della fede”. Educatori e formatori “sono chiamati ad essere consapevoli che la loro responsabilità riguarda le dimensioni morale, spirituale e sociale della persona”. Ai media il Papa chiede anzitutto di “porsi al servizio della verità e non di interessi particolari” perché l’educazione avviene “per mezzo della comunicazione”. Gli operatori culturali e dei media, il suo monito, “dovrebbero anche vigilare affinché il modo in cui si ottengono e si diffondono le informazioni sia sempre giuridicamente e moralmente lecito”.

Cura dei feriti e soccorso dei migranti

Ong e gruppi caritativi all’interno della Chiesa e fuori di essa, i cui membri, in occasione di epidemie, calamità o conflitti armati, “affrontano fatiche e pericoli” per curare feriti e ammalati e per seppellire defunti. Accanto ad essi, Francesco richiama coloro che portano soccorso ai migranti “che attraversano deserti e solcano mari alla ricerca di migliori condizioni di vita. Queste azioni – precisa – sono opere di misericordia corporale e spirituale, sulle quali saremo giudicati al termine della nostra vita”. Il pensiero del Papa va anche a giornalisti e fotografi che “informano l’opinione pubblica sulle situazioni difficili che interpellano le coscienze”, e a coloro che si impegnano per la difesa dei diritti umani, in particolare di minoranze etniche e religiose, popoli indigeni, donne, bambini, e di tutti coloro che vivono in condizioni di maggiore vulnerabilità. Tra loro “tanti sacerdoti e missionari”. Francesco ricorda inoltre le famiglie che educano “i loro figli ‘controcorrente’ a prezzo di tanti sacrifici, ai valori della solidarietà, della compassione e della fraternità”, e quelle che “aprono i loro cuori e le loro case a chi è nel bisogno, come ai rifugiati e ai migranti”. Di qui un ringraziamento particolare a persone, famiglie, parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari, “che hanno risposto prontamente al mio appello ad accogliere una famiglia di rifugiati”.

Abolire la pena di morte

Un appello per l’abolizione della pena di morte dove è ancora in vigore e a “considerare la possibilità di un’amnistia”. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, scrive, “ciascuno è chiamato a riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive”. “Anche gli Stati – l’esortazione di Francesco – sono chiamati a gesti concreti, ad atti di coraggio nei confronti delle persone più fragili delle loro società, come i prigionieri, i migranti, i disoccupati e i malati”. Per quanto concerne i detenuti, “in molti casi appare urgente adottare misure concrete per migliorare le loro condizioni di vita nelle carceri, accordando un’attenzione speciale a coloro che sono privati della libertà in attesa di giudizio, avendo a mente la finalità rieducativa della sanzione penale e valutando la possibilità di inserire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione carceraria”. In questo contesto, prosegue il Papa, “desidero rinnovare l’appello alle autorità statali per l’abolizione della pena di morte, là dove essa è ancora in vigore, e a considerare la possibilità di un’amnistia”.

Leggi per l’accoglienza e l’integrazione

Un invito a “ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinché siano animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilità, e possano facilitare l’integrazione dei migranti”. A rivolgerlo è il, chiedendo “un’attenzione speciale” alle “condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandestinità rischia di trascinarli verso la criminalità”. Francesco lancia inoltre un “pressante appello” ai “responsabili degli Stati a compiere gesti concreti in favore dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto”. “Penso alla creazione di posti di lavoro dignitoso per contrastare la piaga sociale della disoccupazione, che investe un gran numero di famiglie e di giovani ed ha conseguenze gravissime sulla tenuta dell’intera società”, scrive il Pontefice riprendendo il tema sviluppato ieri, 14 dicembre, nell’udienza al Progetto Policoro e ribadendo che “la mancanza di lavoro intacca pesantemente il senso di dignità e di speranza”. Il Papa chiede anche “attenzione speciale” per le donne, “purtroppo ancora discriminate in campo lavorativo” e per “alcune categorie di lavoratori, le cui condizioni sono precarie o pericolose e le cui retribuzioni non sono adeguate all’importanza della loro missione sociale”. E ancora: l’invito ad “azioni efficaci per migliorare le condizioni di vita dei malati, garantendo a tutti l’accesso alle cure mediche e ai farmaci indispensabili per la vita, compresa la possibilità di cure domiciliari”.

Cancellazione del debito dei Paesi poveri e diritto alla vita

Avviandosi alla conclusione del messaggio per la 49ª Giornata mondiale della pace, “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, il Pontefice invita i responsabili degli Stati “a rinnovare le loro relazioni con gli altri popoli, permettendo a tutti una effettiva partecipazione e inclusione alla vita della comunità internazionale, affinché si realizzi la fraternità”, tema della Giornata 2015, “anche all’interno della famiglia delle nazioni”. Triplice l’appello di Francesco: “ad astenersi dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre che ne distruggono non solo le ricchezze materiali, culturali e sociali, ma anche – e per lungo tempo – l’integrità morale e spirituale; alla cancellazione o alla gestione sostenibile del debito internazionale degli Stati più poveri; all’adozione di politiche di cooperazione che, anziché piegarsi alla dittatura di alcune ideologie, siano rispettose dei valori delle popolazioni locali e che, in ogni caso, non siano lesive del diritto fondamentale ed inalienabile dei nascituri alla vita”.




Nel messaggio di augurio per il Natale del Prefetto di Cremona anche il saluto e il ringraziamento a mons. Dante Lafranconi

Non manca un saluto e un ringraziamento a mons. Dante Lafranconi, ormai prossimo al passaggio di consegne con il suo successore, mons. Antonio Napolioni, nel tradizionale messaggio natalizio del prefetto di Cremona, Paola Picciafuochi. Quello del più alto rappresentante istituzionale sul territorio è il riconoscimento della vicinanza dimostrata dal Vescovo sia a livello istituzionale che personale.

Il prefetto Paola Picciafuochi, nell’occasione delle imminenti festività natalizie e del nuovo anno, come consueto ha rivolto un messaggio di auguri all’intera collettività cremonese. Il testo si apre con una prima parte dedicata a un bilancio del 2015: “contrassegnato ancora dagli effetti della crisi economica e, quindi, da fattori di incertezza che hanno influito pesantemente su molti aspetti della vita sociale ed istituzionale. Ad aggravare il quadro hanno contribuito fattori di instabilità internazionale da cui sono derivati un flusso di richiedenti asilo senza precedenti e la minaccia terroristica”.

Dopo l’espressione di vicinanza e gratutudine alle forze dell’ordine, agli amministratori e agli operatori dell’informazione, il riferimento all’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi che sta concludendo il proprio ministero a Cremona.

“Questa occasione – scrive il Prefetto – è per me particolarmente felice, per rivolgere, infine, un saluto affettuoso ed un ringraziamento sincero al Vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi, il quale non ha mai mancato di farsi sentire vicino alla Prefettura e alla mia persona nei momenti di maggiore difficoltà”.

La conclusione con gli auguri: “a tutti i cittadini di questa bellissima provincia giungano i miei migliori auguri di un sereno Natale e di un felice anno nuovo”.




Mons. Lafranconi al Natale dello sportivo: “Allenate a essere uomini eccellenti”

Educare all’umano, allo spirito della giusta competizione e alla globalità dell’esperienza. È questo il messaggio emerso la sera di giovedì 17 dicembre al Cambonino in occasione del Natale dello Sportivo. Il tradizionale appuntamento promosso dal Comitato cremonese del Centro Sportivo Italiano si è svolto anche quest’anno nella chiesa di S. Giuseppe. #Sportumano lo slogan di questa serata di preghiera e testimonianze, che è stata anche l’occasione per il saluto ufficiale al vescovo Lafranconi al termine del proprio ministero.

L’incontro, organizzato in collaborazione con la Parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Giuseppe” del Cambonino e animato con il canto dal coro dell’Oratorio di Arzago d’Adda, è iniziato con il “lucernario”. La fiamma del cero retto dal Vescovo è servita ad accendere le tre candele dell’Avvento poste ai piedi dell’altare, contornato da bandiere del CSI e segni distintivi dei vari sport: borracce, palloni da calcio, pallavolo e basket, bandierine da guardalinee, racchette da volano e da ping pong.

All’inizio della celebrazione ha preso la parola il presidente provinciale del CSI, Daniele Zanoni, che nel suo indirizzo di saluto ha voluto anche ringraziare il Vescovo per l’attenzione e l’accompagnamento dimostrato negli anni di episcopato a Cremona, durante il quale ha offerto tante occasioni di stimolo e riflessione, non senza qualche “bastonata”.

Il saluto del presidente provinciale del CSI, Daniele Zanoni

La serata è quindi entrata nel vivo con le provocazioni offerte in un monologo teatrale. Sotto i riflettori Marco Rossetti, che ha letteralmente vestito i panni di un allenatore esigente e severo per il “bene” dello sport. Ne è emersa una idea di sport che deve prevalere sempre su tutto.

La prima parte del monologo

Poi il clima è radicalmente cambiato, lasciando spazio a tre video testimonianze di alcuni ragazzi: Simone Corrado, 19enne di Casanova del Morbasco, canoista da 10 anni; Anna Rossi, 16enne di S. Imerio, dove gioca a pallavolo dopo molti anni da nuotatrice; e Davide Barosi, 16enne originario di Calvatone, che attualmente vive a Torino essendo portiere nelle Giovanili della Juventus. Esperienze che hanno aiutato tutti i presenti, in particolare gli adulti dirigenti e allenatori, a prendere coscienza della preziosità della vita che è posta nelle loro mani.

Le video testimonianze di alcuni giovani atleti

Parole che hanno dato nuova luce alle riflessioni dell’attore-allenatore, che ricollegandosi al tema della serata ha iniziato a guardare ai propri ragazzi non solo come a delle macchine agonistiche.

La seconda parte del monologo

Proprio da questo intervento teatrale (insieme alla pagina evangelica tratta dal capitolo 3 di Luca, letta poco prima dal parroco del Cambonino, don Alberto Martinelli) è partito il Vescovo per la sua riflessione, nella quale ancora una volta ha richiamato la necessità di qualificare la proposta sportiva e l’attività di quanti collaborano nelle società sportive nei diversi ruoli, ma sempre giocando un impegno di tipo educativo educativo.

Quindi, riprendendo la domanda posta a Gesù – “che cosa devo fare?” – mons. Lafranconi ne ha attualizzato la risposta focalizzando lo sguardo sullo sport. “Devo fare l’allenatore – ha detto – tenendo presente che obiettivo del mio impegno, del mio lavoro e della mia passione è “ricavare” un uomo eccellente: che abbia il rispetto degli altri, che sappia fare squadra, che non diventi violento e aggressivo nel gioco, che non ceda ai compromessi, che non usi i sotterfugi, che non accondiscenda alla partite truccate. Cose normali! Ebbene, vi auguro buon Natale perché tutti gli educatori e tutti gli sportivi sappiano fare queste cose normali”.

L’omelia dell’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi

Prima della conclusione non è mancato l’intervento del consulente ecclesiastico del CSI cremonese, don Paolo Arienti, che insieme ai ringraziamenti ha voluto offrire un’ulteriore occasione di riflessione, consegnando il testo di un’intervista rilasciata dall’allenatore di Davide Barosi: Edoardo Sacchini, cremonese classe 1975, originario di Sospiro, per il quale quella la propria professione rappresenta una vera e propria “vocazione”. [Leggi l’intervista integrale]

I ringraziamenti del consulente del CSI cremonese, don Paolo Arienti

Non è mancato un omaggio a mons. Lafranconi, come saluto e ringraziamento da parte del CSI di Cremona. La celebrazione si è quindi conclusa con il mandato da parte del Vescovo e la fiamma di quelle candele accese a inizio serata che hanno illuminato l’intera chiesa, propagandosi tra i banchi, dove erano posizionati tanti cerini. Quindi la benedizione finale, cui ha fatto seguito il momento di ritrovo informale negli ambienti dell’oratorio per il brindisi natalizio.

Photogallery della serata




Incontro natalizio di mons. Lafranconi a Ca’ del Ferro: la cappella del carcere sarà luogo per acquistare l’indulgenza giubilare

Ha assunto un significato del tutto particolare il tradizionale incontro del Vescovo nella Casa circondariale di Cremona nella prossimità del Natale. Non solo perché quella del 15 dicembre è stata l’ultima visita ufficiale di mons. Lafranconi come pastore della Chiesa cremonese, ma anche per il fatto che la Messa celebrata nel teatro del carcere ha segnato ufficialmente l’apertura dell’Anno della Misericordia anche all’interno della struttura di Ca’ del Ferro, la cui cappella diventa così la quinta chiesa giubilare presente in diocesi: il luogo dove detenuti e operatori penitenziari potranno ottenere l’indulgenza. L’intenso pomeriggio, che si è aperto con un momento di incontro tra il Vescovo e gli agenti di polizia penitenziaria insieme agli operatori del carcere, è poi continuato con la Messa presieduta dal Vescovo, che ha quindi incontrato i detenuti.

 

L’incontro con la polizia penitenziaria

La visita dell’amministratore apostolico di Cremona, mons. Dante Lafranconi, nella casa circondariale è iniziato alle 15 di martedì 15 dicembre. Il primo appuntamento è stato nella sala riunioni della caserma della polizia penitenziaria, all’interno della struttura di Ca’ del Ferro.

Dopo il saluto della direttrice Maria Gabriella Lusi, mons. Lafranconi ha offerto come consueto una riflessione che, quest’anno, ha naturalmente preso spunto dal Giubileo. Giustizia, misericordia e perdono le parole chiave. Mons. Lafranconi ha anzitutto parlato della giustizia, uguale per tutti, e della quale quanti operano nelle carceri devono essere “custodi”, aiutando i reclusi in un cammino che porti ad apprezzarla, vivendo secondo giustizia.

Ma è necessario andare oltre la giustizia, ha affermato con forza il Vescovo, che in qualche modo scherzando sul fatto che è facile parlare del carcere per chi non deve viverci ogni giorno, ha invitato gli operatori della struttura penitenziaria, e in primis gli agenti di polizia, a “guardare in faccia” i detenuti. Con decisione mons. Lafranconi ha rimarcato che le persone sono di più che la legge e di più dei propri errori, che non è possibile vivere senza relazioni e che solo sentendosi guardati con amore, pazienza e misericordia è possibile trovare motivo di conforto in una espressione di fraternità. “Non fermiamoci alla giustizia!” ha chiesto con forza. Mons. Lafranconi ha voluto quindi ribadire quello che deve essere il senso di una casa circondariale: non una forma di reclusione fine a se stessa, ma un’occasione di rinnovamento di vita.

Richiamandosi ancora all’Anno giubilare, l’Amministratore apostolico ha fatto riferimento a “Gesù Cristo volto della misericordia del Padre”. Un volto che il Signore mostra con la sua Parola e i sui insegnamenti, grazie proprio al mistero dell’Incarnazione del Natale. “Senza amore non c’è rinnovamento interiore – ha affermato – e senza di questo la società non cambia”.

“Io vorrei augurare buon Natale – ha concluso il Vescovo – proprio dietro all’immagine del volto di Cristo, che assume il vostro volto per esprimere la sua misericordia verso tutti, anche coloro che a volte gli uomini giudicano non meritevoli di misericordia. Ma non c’è nessuno a cui Dio non voglia rivolgere il suo sguardo attento e interessato!”.

Al termine dell’incontro la vicecomandante della polizia penitenziaria, Teresa Procoprio, ha donato al Vescovo come ricordo il crest del Corpo, con il motto “Despondere spem munus nostrum”: “Garantire la speranza è il nostro compito”.

La riflessione di mons. Lafranconi alla polizia penitenziaria e agli operatori del carcere

Photogallery dell’incontro

 

La Messa e l’incontro con i detenuti

Ha quindi fatto seguito, in teatro, la celebrazione della Messa. La liturgia è stata accompagnata dal coro formato da un gruppo di detenuti, sostenuti da alcuni volontari che con loro stanno condividendo un progetto proprio per l’animazione delle celebrazioni in carcere. Alla tastiera uno dei due cappellani, don Graziano Ghisolfi, mentre la direzione delle voci era affidata a Susanna Pagliari.

Accanto a mons. Lafranconi c’erano il cappellano, don Roberto Musa, e il direttore della Caritas diocesana, don Antonio Pezzetti; a garantire il servizio all’altare è stato il diacono Marco Ruggeri, operatore di Caritas Cremonese in servizio proprio presso il carcere cremonese.

A dare il benvenuto al Vescovo non è stato come consueto un detenuto, ma don Musa che ha ricordato la scelta di Papa Francesco di far diventare anche le carceri luogo di misericordia in questo straordinario Anno Santo. “La sua presenza tra noi, Eccellenza, è per noi l’inizio del nostro Giubileo”, ha affermato, chiedendo poi al Signore la possibilità di poter fare davvero esperienza di misericordia e speranza in questo Anno Santo. Poi il cappellano del carcere, a nome anche di tutti i detenuti, ha voluto ringraziare mons. Lafranconi per la vicinanza e l’attenzione che ha sempre dimostrato alla realtà carceraria nei suoi anni di episcopato cremonese. Parole che hanno fatto commuovere lo stesso Vescovo, che ha subito voluto confermare la propria vicinanza spirituale anche per il futuro.

Il saluto del cappellano don Roberto Musa

Nell’omelia il richiamo al Natale, segno di un Dio che dimostra tutto il suo interesse per l’umanità facendosi uomo e fratello. Poi il riferimento all’Anno della Misericordia, con la precisazione che la richiesta di perdono nasce dalla consapevolezza di essere amati da Dio e non dal volersi riparare da un castigo.

Mons. Lafranconi ha poi richimato la testimonianza di Mario, 30 anni, detenuto del carcere di Avezzano, che ha trascorso quasi metà della propria vita in una prigione: “Ho vissuto le sbarre della mia cella in svariati modi, dapprima le ho odiate come il più acerrimo dei nemici, poi col tempo le ho apprezzate perché mi hanno protetto da me stesso, infine le ho accettate come parte della mia esistenza. Sbarre che sembrano saldate direttamente sulle mie retine e che mi costringono ad avere persino ricordi anch’essi reclusi. Eppure, per quanto negli ultimi anni la mia fervida immaginazione si potesse sforzare, mai avrei pensato alla porta della mia cella come a una “porta santa”. [il testo integrale]

Riflettendo sul tema della misericordia l’attenzione è andata proprio al Giubileo all’interno del carcere di Cremona: “A partire da questo momento – ha detto mons. Lafranconi – anche la vostra cappella sarà un luogo per acquistare l’indulgenza giubilare: per voi detenuti e per coloro che operano qui”. E ha concluso: “Domenica all’inizio della messa don Roberto reciterà, all’ingresso della porta della cappella, quella preghiera per ricordare che è come la porta del Signore: attraverso di essa si entra perché abbiamo bisogno della sua misericordia; attraverso di essa si esce perché ciò che abbiamo ricevuto lo vogliamo ridonare”.

Il testo dell’omelia dell’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi

Dopo la Messa ha preso la parola la direttrice Maria Gabriella Lusi, che ha tracciato un bilancio dell’anno trascorso, ringraziando le tante realtà del terzo settore e del volontariato (tutte rappresentate) che hanno aiutato la casa circondariale di Cremona a intraprendere una strada nuova, fatta di spazi rinnovati per la ricerca di una normalità anche dietro le sbarre o nell’attenzione, ad esempio, ai colloqui con i familiari. Una nuova strada che deve essere contrassegnata dalla fiducia che si traduce in responsabilità.

Non sono mancati alcuni omaggi offerti al Vescovo, tutti realizzati all’interno della casa circondariale. Tra questi quello intitolato “C’è sempre una via d’uscita: nella speranza!”, con una croce che fuoriesce dalla sbarre. Una vera e propria opera d’arte, realizzata con materiale di riciclo della struttura su intuizione di uno degli agenti della Penitenziaria.

Da ultimo l’incontro personale del Vescovo con i detenuti, ai quali al termine della Messa ha consegnato un biglietto di auguri natalizi, insieme a un rosario e al testo lucano del Vangelo della misericordia.

Photogallery della celebrazione

 

Carcere: «Sarà Giubileo se…»
Provocazioni del diacono Marco Ruggeri




L’incontro tra il vescovo eletto Napolioni e Papa Francesco

Nella mattinata di mercoledì 16 dicembre, il Vescovo eletto di Cremona, mons. Antonio Napolioni è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco, accompagnato dall’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Giovanni Francesco Brugnaro. I due prelati hanno partecipato all’udienza generale del mercoledì, dopo di che l’Arcivescovo Brugnaro ha accompagnato il Vescovo eletto Napolioni al Santo Padre, ricordandogli la recentissima nomina a Vescovo di Cremona. Abbiamo chiesto a mons. Napolioni di raccontarci qualcosa di questo primo incontro con Francesco: «Il Papa subito ci ha detto: “Uscite, uscite: dagli schemi, dalle rigidità, dalle stanchezze, da tutto ciò che appesantisce la vita della Chiesa”». Ed ha aggiunto, il Vescovo: «Ho voluto significare a Papa Francesco la vicinanza della parrocchia che lascio e della diocesi che mi attende. Gli ho poi presentato gli auguri per il suo compleanno (che cadeva il 17 dicembre: n.d.r.) e gli ho assicurato il mio ricordo nella preghiera soprattutto nel giorno di Natale, sapendo che quel giorno, sia per me che per lui ricorre l’anniversario bel Battesimo. Ne è stato molto contento».

L’articolo apparso sul sito di Radio Camerino Uno

Un incontro particolare per l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Giovanni Brugnaro, e per il vescovo eletto di Cremona, Antonio Napolioni, che al termine dell’udienza generale di mercoledì 16 dicembre, in piazza San Pietro, si sono trattenuti a colloquio personale con papa Francesco. “Ho avuto la gioia di presentare al papa don Antonio, recentemente eletto vescovo di Cremona – le parole dell’arcivescovo Brugnaro – Abbiamo anche avuto la possibilità di parlare con il santo padre della nostra storia, delle nostre piccole o grandi vicende. Il papa ci ha raccomandato di vivere bene il Giubileo, di curare le persone, di aiutare coloro che hanno responsabilità a guidare bene le comunità affidate loro. Ha tenuto anche a dire di essersi fatto carico della storia personale di don Antonio e della nostra diocesi e di essere contento di averlo scelto per guidare una diocesi importante della Lombardia. Un atto di grande fiducia”.

“Davvero un incontro cordiale e ricco di fraternità – così mons. Napolioni – Se il papa nomina i vescovi penso sia poi contento di vederli in faccia e di sapere che sono anch’essi in sintonia con il suo magistero e disponibili ad un cammino di comunione. La parola più forte che ha ripetuto a me e a mons. Brugnaro è stata “uscite”, riferendosi naturalmente al modello di evangelizzazione che lui ci chiede. Non rimanere arroccati su posizioni che non producono speranza, ma andare incontro a Cristo che vive negli uomini del nostro tempo. Infine ci siamo scambiati una battuta scherzosa riferita al fatto che ci unisce la data del battesimo, il 25 dicembre. Un incontro semplice e fraterno che benedice questo inizio del ministero episcopale”.

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Messa di Natale per il mondo del lavoro sabato 19 dicembre alla Latteria Soresina

In foto da sinistra: Gloria Vairani (organizzatrice dell’evento), don Irvano Maglia (delegato episcopale per la Pastorale), Tiziano Fusar Poli (presidente Latteria Soresina), Sante Mussetola (responsabile Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro) e Aldo Cavagnoli (direttore generale Latteria Soresina)

Sarà presso lo stabilimento di uno dei marchi più legati al territorio, ma conosciuto in tutto il mondo, con oltre un secolo di storia, più di 200 soci e circa 700 addetti, che quest’anno si svolgerà la tradizionale Messa di Natale per il mondo del lavoro. L’appuntamento è per sabato 19 dicembre a Soresina, dove alle 10 l’amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi, presiederà l’Eucaristia presso la Latteria Soresina.

La celebrazione, promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, si terrà nella nuova sala assemblee dell’azienda. Saranno presenti il presidente Tiziano Fusar Poli, il suo vice Leonardo Locatelli e il direttore generale Aldo Cavagnoli, insieme ai soci e alle maestranze. L’invito è stato esteso, come sempre, anche ai rappresentanti del mondo economico, sociale e amministrativo della diocesi.

«Attraverso questa celebrazione – spiega Sante Mussetola, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro – la Chiesa cremonese intende manifestare la vicinanza e la stima verso il mondo del lavoro, ribadendo nello stesso tempo la centralità dell’uomo nel processo produttivo. In un tempo nel quale sono ancora tangibili gli effetti della crisi il pensiero e la preghiera andrà a quei lavoratori ancora senza impiego, quanti hanno perso la vita sul proprio posto di lavoro, senza dimenticare naturalmente i tanti imprenditori che investono risorse, impegno e innovazione proprio per aiutare a superare questa difficile situazione».

«Tutte le persone sono per noi il valore fondamentale dalla nostra azienda siano essi dipendenti, soci, fornitori, clienti o in qualunque posizione si trovino – afferma il presidente di Latteria Soresina, Tiziano Fusar Poli. Su questo principio cui da sempre ci ispiriamo, crediamo fermamente che si possano fondare le risorse per continuare a fare impresa dando al tempo stesso la possibilità a tutti di esprimere le proprie capacità ed ottenere sicurezza per i propri cari».

Insieme a mons. Lafranconi concelebreranno il delegato episcopale per la Pastorale, don Irvano Maglia, e i sacerdoti della zona, tra i quali il parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli.

La liturgia sarà animata dal coro parrocchiale Psallentes diretto dal maestro Alessandro Manara.

 

Fisionomia di Latteria Soresina

Nata nel lontano 1900, Latteria Soresina è una società cooperativa che ha per oggetto sociale la raccolta e la lavorazione del latte conferito dai suoi soci conferenti e la conseguente commercializzazione dei prodotti derivati. I soci proprietari o affittuari delle stalle produttrici di latte si trovano tutti in zone limitrofe agli stabilimenti di produzione siti in Soresina (via dei Mille n 13/17), in quello di Stagno Lombardo (Località Forcello), Piadena, Cà de Corti e Peschiera Borromeo. Tutti gli stabilimenti si trovano nella provincia di Cremona. I soci complessivamente conferiscono mediamente circa 1.100 tonnellate di latte al giorno. Con queste quantità Latteria Soresina si colloca tra le prime tre aziende di raccolta latte italiano e tra le prime aziende lattiero casearie in Italia.

Il latte conferito (433mila tonnellate circa l’anno) viene quasi interamente lavorato alle produzioni di Grana Padano (di cui Latteria Soresina è il primo produttore in assoluto), Provolone (di cui Latteria Soresina è il secondo produttore in assoluto), Latte uht, e Latte fresco e Burro (di cui Latteria Soresina è leader di qualità in Italia).

Di seguito i valori di Latteria Soresina del 2014 sono i seguenti:

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La missione dell’impresa è quella di ottenere la soddisfazione dei clienti per raggiungere la leadership nei mercati lattiero caseari di alto pregio tenendo conto della necessità di remunerare il latte conferito dai propri soci pagando un “giusto” prezzo nel “tempo”. Il fatturato lordo del 2014 è stato di circa 330 milioni di euro, in incremento del 1% rispetto all’anno precedente. Parte è realizzato con vendite all’estero (17% circa del fatturato) o con vendite dei sottoprodotti derivati (panne, siero, ecc.) all’industria.

 

Tappe del percorso aziendale

Nell’anno del centenario (2000) è stato cambiato il nome, che da Latteria Soresinese è stato trasformato in “Latteria Soresina”.

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A settembre 2001 si è completata la fusione con la Cooperativa Forcello. Si è trattato di un evento significativo per la storia del mondo lattiero caseario in quanto per la prima volta due cooperative “sane” di questo settore si sono unite per dar vita ad un’unica identità.

Nel 2002 l’azienda, per prima sui prodotti Grana Padano, Provolone, Burro e Latte UHT, ottiene la certificazione di controllo e rintracciabilità di filiera.

Nel 2003 Latteria Soresina perfeziona la seconda fusione della sua storia incorporando la LARC (Latterie Agricole Riunite Cremona) di Sospiro consolidando ulteriormente la propria leadership di produzione sul Grana Padano.

A partire da gennaio 2004 l’azienda intraprende una forte campagna di comunicazione che ha interessato le principali reti nazionali (Rai, Mediaset e La7) segnale di una forte volontà di andare verso una politica di marca volta a valorizzare le sue produzioni più importanti.

Nel Dicembre 2005 Latteria Soresina rileva il 100% del pacchetto azionario di Alimentari Val D’Enza S.P.A. Successivamente Alimentari Val d’Enza sarà incorporata in Latteria Soresina. Con questa operazione l’azienda entra in modo deciso anche nel mercato del Parmigiano Reggiano.

Febbraio 2008: Latteria Soresina si lancia nel mercato del Latte Fresco differenziando così le proprie strategie di mercato e di produzione.

Maggio 2008: Latteria Soresina incorpora con fusione Latteria di Piadena e Latteria Cà de Corti consolidando la leadership di Latteria Soresina nel mercato del Grana Padano e del Provolone.

Maggio 2012: Latteria Soresina prende in gestione il Consorzio produttori Latte Lombardia tramite affitto di ramo di azienda che prevede la gestione dei marchi Latte Milano, Latte Bergamo, Pavilat e Latte Clab, dello stabilimento di Peschiera Borromeo e della struttura commerciale. A maggio 2013 il ramo di azienda del Consorzio Produttori Latte Lombardia con i relativi marchi, viene definitivamente acquisito.

 

Prodotti ed mercati

  • Grana Padano (il formaggio DOP Italiano più venduto nel mondo): attualmente con circa di 430.000 forme prodotte, Latteria Soresina è il primo produttore di questo formaggio con una quota di produzione di circa il 10%.
  • Parmigiano Reggiano: Latteria Soresina è un importante player anche in questo mercato
  • Provolone: sono circa 4.900 le tonnellate prodotte da Latteria Soresina nei suoi diversi formati (Piccante, Dolce e Piccoli formati) che con questa quota si conferma il secondo produttore in assoluto.
  • Burro: Latteria Soresina è particolarmente conosciuta ed apprezzata per l’eccellenza della qualità di questo prodotto soprattutto nel nord-ovest dove vanta quote di mercato da leader. Famosa è la sua Scatola gialla.

I marchi sono: Latteria Soresina, Gran Soresina, Latte Milano, Latte Bergamo, Latte Clab, Pavilat.

Il presidente di Latteria Soresina Tiziano Fusar Poli

                          Il presidente di Latteria Soresina Tiziano Fusar Poli




Il Natale a Fadugu: lettera del padre saveriano Luigi Brioni, originario di Villanova

Pubblichiamo il messaggio natalizio inviato dalla Sierra Leone dal padre saveriano Luigi Brioni, originario di Villanova. Padre Brioni ha scritto una mail a familiari, amici e benefattori raccontando del proprio ministero in terra africana e di come si vivranno i giorni di Natale.

 

Buon Natale a tutti e ciascuno di voi dal mio paese di Fadugu, dove mi è caro condividere con la gente la certezza di fede che il Signore è nato davvero e non ci ha abbandonato, nonostante le tragedie, le assurdità, le incertezze di ogni giorno.

Papa Francesco ce lo ricorda, spesso ed a voce alta, per riportare tutti al miracolo possibile di un’umanità unita, senza divisioni e paure.

Buon Natale allora insieme alle vostre Famiglie ed Amici perché sia per tutti voi portatore di bontà e di misericordia universale, senza escludere nessuno.

È questo il messaggio che la mia gente, pur nella semplicità della loro vita percepisce bene, perché tutto il mondo è paese, è un villaggio globale, che sempre ha bisogno di perdono e di speranza, cose che solo Lui può dare sempre e a tutti.

Come festeggiamo qui il Natale? Prima di tutto, durante questa Novena, andiamo a pregare di sera presso un famiglia. Mezz’oretta, ma ben attesa. Poi abbiamo la Messa di mezzanotte alle ore 20, per non tenere la gente troppo a lungo al freddo della sera, che ormai si aggira sui 12/15 gradi anche qui, e … senza riscaldamento!

Il giorno di Natale celebreremo la Messa alle 10.30 a.m. anche attorno a un simpatico presepio e poi le nostre famiglie si raduneranno nel salone parrocchiale per condividere il loro cibo natalizio in serena fraternità. Cibo che sarà il riso di ogni giorno con un po’ di salsa migliore, qualche pezzo di gallina o di pesce secco! Ah, niente panettoni né spumanti … ma vi assicuro tanta allegria e cordialità!

E un po’ di caramelle ai piccoli gliele darò di certo, anche a nome vostro! Più tardi in molti andranno qui al vicino ruscello per continuare la festa con danza e dolcini … quelli che ci sono!

Buonissimo Natale allora. Io con voi e voi con me ed insieme con Lui, che davvero ci soddisfa tutti!

Di gran cuore,

P. Luigi sx




Sabato 19 dicembre alle 17 alla Casa dell’Accoglienza di Cremona l’arrivo della “Luce della Pace di Betlemme”

La “Luce della Pace di Betlemme”, la fiamma attinta dalla Chiesa della Natività in Terra Santa che, grazie agli Scout, in prossimità del Natale viaggia per irradiare speranza in tutto il mondo, anche quest’anno approderà in diocesi di Cremona. L’accoglienza ufficiale a Cremona avrà luogo nel pomeriggio di sabato 19 dicembre, alle 17, presso la Casa dell’Accoglienza. A promuovere l’iniziativa sono gli scout del Masci (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), che già lo scorso anno avevano individuato come luogo per l’accoglienza della Luce la Casa dell’Accoglienza, la principale delle opere segno della Caritas diocesana, da sempre impegnata sul fronte dell’accoglienza e attualmente in modo particolare per l’ospitalità dei profughi.

Dopo un momento di riflessione e preghiera sul tema della pace, tutti i partecipanti potranno attingere la fiamma per portarla, unitamente al suo messaggio, nelle proprie case e nelle parrocchie.

“Talvolta – spiegano gli organizzatori – ci preoccupiamo del nostro prossimo più lontano e diverso, ma non ci accorgiamo che anche tra noi ci sono diversità che accettiamo con fatica, l’incontro con la Luce può essere l’inizio di una nuova e più convinta Pace”.

Proprio per questo gli scout del Masci, nei giorni successivi, porteranno la Luce in diverse realtà cremonesi in cui questo segno di pace e speranza risulterà particolarmente significativo.

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L’origine dell’iniziativa

Il viaggio della Luce della pace di Betlemme è iniziato nel 1986 per iniziativa degli Scout austriaci. Di anno in anno, proprio grazie a questa associazione, è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo in ogni parte d’Europa. In Italia la Luce è arrivata subito nel 1986 a opera degli Scout del Sud Tirol: la diffusione della fiammella, per alcuni anni limitata al territorio dell’Alto Adige, si è propagata presto anche nel resto dello Stivale. Nel 1994 in Veneto è stato costituito un comitato spontaneo che, nel Natale dello stesso anno, ha partecipato alla manifestazione di Vienna, portando quindi la fiamma in Italia dove, viaggiando in treno, ha raggiunto diverse località della Penisola. Da allora questo avviene ogni anno: la Luce, accesa alla lampada ad olio che arde perennemente nella chiesa della Natività di Betlemme, alimentata dall’olio donato da tutte le Nazioni cristiane della Terra, raggiunge così varie città italiane.

La “Luce della Pace di Betlemme” non ha solo significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici e morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede.