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S. Pietro al Po, domenica Messa con l’arcivescovo Perego

Sarà il nuovo arcivescovo di Ferrara-Comacchio, l’arcivescovo cremonese mons. Gian Carlo Perego, ad aprire i solenni festeggiamenti patronali della parrocchia di S. Giorgio in S. Pietro al Po, a Cremona. L’occasione sarà la solenne Eucaristia che mons. Perego presiederà la mattina di domenica 25 giugno, alle 10.30, nella chiesa parrocchiale.

Solo l’inizio di un intenso programma celebrativo che proseguirà, nelle giornate di lunedì 26, martedì 27 e mercoledì 28 giugno con il Triduo che, ogni giorno, prevede alle 9 e alle 18.15 la celebrazione dell’Eucaristica con Supplica.

Giovedì 29, festa dei Ss. Pietro e Paolo, le Messe saranno celebrate alla 9, alle 11 e alle 18.30. Quest’ultima celebrazione sarà preceduta, alle ore 18, dal canto del Vespro.

Anche quest’anno nell’ex refettorio del Monastero (via Cesari 18), da sabato 24 a giovedì 29 giugno, è allestita la tradizionale pesca di beneficenza a cura della S. Vincenzo a sostegno delle opere di carità della parrocchia.




“Il mio parroco don Primo”: il libro di mons. Franzini

In occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo la NEC-Nuova Editrice Cremonese ha pubblicato il libretto “Il mio parroco don Primo. Una introduzione alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari”, di mons. Alberto Franzini, originario di Bozzolo e che da bambino ebbe come parroco proprio don Primo. La pubblicazione è in distribuzione presso la Cattedrale di Cremona.

Il sacerdote oraginario di Bozzolo, oggi canonico e parroco della Cattedrale, apre il suo libro rileggendo la figura di Mazzolari alla luce del Concilio. Non mancano certo ricordi del tutto personali, accanto alla presentazione biografica di don Primo.

In una recente intervista alla Radio Vaticana mons. Franzini torna al giorno del funerale di Don Mazzolari, nel 1959 (in foto, con mons. Franzini in veste di chierichetto), quando i ragazzi dell’oratorio si resero conto di quanto il loro parroco fosse una persona importante per tanta gente, ben oltre i confini del loro piccolo paese.

«Io ho scoperto la grandezza di don Primo soprattutto nel giorno dei funerali quando, facendo il chierichetto, ho visto una calca, una marea di gente proveniente da tutta Italia; e lì, per noi ragazzi di allora, è chiaro che si è come aperto un velo, uno scenario sulla figura di questo prete che sapevamo singolare, sapevamo già allora molto famoso, ma ovviamente non ce ne rendevamo conto. E’ evidente che il funerale mi ha come aperto lo scenario su questo prete e poi, entrando in seminario – un anno o due dopo – e incominciando a leggere i suoi libri, i suoi scritti, i suoi articoli che allora – tra l’altro – erano abbastanza proibiti nella Chiesa, e quindi nei seminari si vedevano di malocchio i libri di don Primo Mazzolari, perché era stato diverse volte censurato da parte anche dell’autorità ecclesiastica … quindi, è evidente che poi durante gli anni di seminario c’è stata una scoperta della grandezza autentica di questo prete».

Lei, peraltro, fu con don Primo Mazzolari proprio il giorno in cui si sentì male e poi morì, l’ultimo giorno della sua vita terrena …
«Esattamente. Sì, sì: io ero in chiesa il giorno in cui lui stava predicando; si sentì male durante l’omelia e quindi lo sorressero, lo portarono in sagrestia; si è accasciato su una sedia e poi è stato trasportato a Cremona, direttamente da Bozzolo, e morì esattamente la domenica dopo: da domenica a domenica. Vidi quindi anche questo processo di sofferenza forte, in don Primo; e poi non lo vedemmo più se non da morto, nella canonica di Bozzolo».

Una testimonianza che continua, quella di don Primo … A un giovane che magari ne ha solo sentito parlare in modo superficiale, che cosa direbbe? Chi era don Primo Mazzolari?
«È difficile condensare un poche parole, ma certamente era un uomo intanto di una profonda spiritualità, uomo di grande preghiera e di grande fede. Io lo ricordo, da bambino: veniva sempre in chiesa al mattino presto, gli servivamo la Messa ma lui alle cinque e mezza del mattino era in chiesa, nel suo banco, e pregava. Quindi, forte spiritualità. Una robusta attrezzatura culturale e intellettuale – era un uomo che leggeva moltissimo, soprattutto autori di area francese; e poi, un uomo di grande spessore anche sociale e politico, nel senso – ovviamente – ampio del termine, perché sentiva il bisogno di partecipare alla vita pubblica, alla vita sociale; voleva che i cristiani fossero presenti nella vita pubblica a partire al secondo dopoguerra, per ricostruire una società che aveva perso molti valori, durante l’epoca fascista».

Cosa rappresenta la visita di Papa Francesco? Visita privata, ma di grande valore …
«Rappresenta certamente la chiusura di un cerchio, nel senso che finalmente la massima autorità della Chiesa – ma direi già sulle orme di alcuni pontefici precedenti, Papa Giovanni e Paolo VI in modo particolare, porta a compimento una stima verso questo sacerdote, travagliato in vita – proprio come disse il grande Papa Paolo VI: “Come tutti i profeti, lui correva troppo avanti e noi non si riusciva a stargli dietro …».




La conferenza stampa dopo la visita del Papa

Al termine della visita del Papa, presso la sala stampa allestita presso l’Istituto delle Suore di Maria Bambina, antistante la chiesa parrocchiale, si è svolta la conferenza stampa. L’incontro con i giornalisti, moderato dal direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, don Enrico Maggi, ha visto intervenire il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e il presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, don Bruno Bignami.




L’emozione di chi ha incontrato il Papa

Ad accogliere Papa Francesco nelle strade attorno alla chiesa di San Pietro, a Bozzolo, martedì 20 giugno, pellegrini provenienti dalle province limitrofe già alle prime luci dell’alba. Fedeli così emozionati che molti di loro, la notte precedente, non avevano nemmeno dormito.

«Ci siamo fatti una bella passeggiata e sgranchiti le gambe, ora ci aspettiamo di vedere il Papa – ha dichiarato nella prima mattinata Pietro Lucchini del Grest di Pomponesco che, insieme a una quarantina tra bambini, ragazzi e genitori, alle 4 di mattina si è fatto 35 km a piedi per incontrare il Santo Padre a Bozzolo -. Non capita tutti i giorni di vederlo: c’è da organizzarsi molto per fare esperienze di questo tipo».

Vicino al gruppo di Pomponesco, accampato con cuscini, teli e coperte, direttamente dalla parrocchia bresciana di Gambara, partiti alle 4 e giunti a Bozzolo verso le 5 di mattina, i pronipoti di don Giovanni Barchi, il parroco che nel 1944 nascose per 4 mesi don Primo Mazzolari. «Mi ricordo la casa di don Primo quando ero venuta a Bozzolo da piccola – ha raccontato Giovanna Reali -; nel 1995 mi sono laureata in letteratura italiana con una tesi sul parroco di Bozzolo e da allora ho mantenuti i rapporti con il segretario della Fondazione Giancarlo Ghidorsi. Io e la mia famiglia eravamo diffidenti se venire o meno, non pensavamo di riuscire ad arrivare fino in piazza Mazzolari, ma non potevamo mancare. Ora ci piacerebbe andare a Roma al processo di beatificazione: con Papa Francesco si è accelerato tutto».

«Ho fatto 4-5 km – è la testimonianza di Dario Molinari di San Martino dall’Argine -, sono venuto con mia moglie in bici per questioni logistiche, poi ho fatto una passeggiata a piedi. Adesso non sono emozionato, forse dopo. Spero di vedere il Papa. Un’occasione del genere non si può perdere».

«Siamo arrivati presto, perché pensavamo ci fosse tanta gente – ha svelato il sanmartinese Fabio Affini -. Non mi aspettavo di arrivare in piazza davanti alla chiesa. Speriamo che il pontefice tenga il vetro del finestrino abbassato e si rivolga un saluto. Tanti si sono spaventati e sono rimasti a casa. Siamo emozionati, perché è la prima volta che vediamo Papa Francesco. Tra l’altro abbiamo con noi il piccolo di tre anni che si chiama proprio Francesco».

«Fino all’ultimo ero titubante – ha aggiunto la moglie Elisa Malvezzi, maestra dell’Istituto comprensivo di Bozzolo – non sapevo se venire, perché non volevo che mio figlio piccolo vivesse la ressa. Poi ho sentito persone di fiducia di Bozzolo e della Fondazione Mazzolari che ieri sera mi hanno confortata e spinta a tentare: ho fatto bene, perché è tutto molto vivibile».

«Mio figlio Alessio ci teneva molto a venire – ha confessato Fabiana Negrini di Belforte di Gazzuolo – e mi sono fatta accompagnare, perché mi aspettavo più gente; sono molto emozionata, poiché fino ad ora ho visto il Papa solo in fotografia, spero di intravederlo. Ci spero tanto».

«Penso sia un’occasione troppo importante per noi avere il Santo Padre qui nelle nostre zone – ha rivelato l’ex comandante della Polizia Locale, ormai in pensione, Guido Stradiotti, giunto sul luogo alle 6 da San Martino del Lago –. L’impressione è che ci fossero più persone anche se so che è un’uscita privata. Speriamo di scorgerlo sia all’entrata che in uscita. Sarebbe la prima volta, perché non l’ho mai visto».

Tanta l’emozione, tante le aspettative e le speranze che si respiravano lungo la calda e transennata via Matteotti, dove anche dai balconi e dalle finestre pellegrini dai volti sorridenti e felici e dalla fede semplice esponevano bandierine gialle, stendardi di benvenuto e immagini sacre, e dove la sicurezza era garantita dal gruppo di volontari Alpini in servizio d’ordine e sorveglianza.

«Speriamo di scorgere il pontefice per dire che eravamo presenti in questa giornata unica – ha raccontato il capo servizio Massimo Battisti –; questo Papa non l’abbiamo mai visto, sarebbe una forte emozione se ci riuscissimo: capita una volta nella vita».

Sempre all’esterno una quindicina di volontari della Pastorale Giovanile di Cremona, dislocati in 4 gazebi, addetti alla distribuzione delle bottigliette d’acqua.

In servizio d’ordine all’interno della chiesa di San Pietro, invece, gli emozionatissimi capi del gruppo scout Bozzolo 1 in uniforme, alcuni dei quali la notte precedente avevano dormito in oratorio.

«Siamo posizionati per vedere il più possibile il pontefice – ha raccontato il coordinatore del Grest di Bozzolo William Donini –; siamo molto emozionati, abbiamo dormito quello che abbiamo potuto. Benché io l’abbia già visto a Roma e alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, è particolare sapere di averlo nelle nostre vie, lungo le nostre strade, qui dove siamo cresciuti».

«È speciale in tutto, non c’è niente da fare» è stato il commento di una fedele alla vista del bianco elicottero di papa Francesco nel momento in cui ha sorvolato piazza don Primo Mazzolari con dieci minuti di anticipo. E dopo la calorosa accoglienza al grido di “Francesco” con tanto di applausi a non finire, urla di gioia e sventolii di cappelli e bandiere, il saluto del Papa con priorità ai ragazzi del Grest.

Durante tutta la diretta in San Pietro poi la piazza si è magicamente racchiusa in un profondo silenzio meditativo, per risvegliarsi festante all’uscita del Pontefice.

Sotto al sole, tra la folla, alcuni ragazzi di Bozzolo che avrebbero dovuto avere gli esami orali di terza media, un gruppo che frequenta il Cammino Neocatecumenale con in mano l’icona raffigurante la Madonna con il Bambino del pittore e catechista spagnolo Kiko Argüello e il secondo cugino del Prete di Bozzolo Ferdinando Mazzolari con la moglie: «Mio papà era primo cugino con don Primo – ha raccontato fiero -: erano figli di fratelli. Sono ricordi di bambino un po’ sfumati, ma don Primo mi ha preso in braccio tante volte. Ho abitato per 5 anni a Rivarolo del Re, adesso abitiamo a San Paolo, in provincia di Brescia. È la prima volta che vediamo Papa Francesco ed è stata un’emozione fortissima».

«È stato bello quando in chiesa abbiamo chiamato “Papa” e lui si è girato sorridendo – ha raccontato la volontaria della Fondazione Mazzolari Martina Loatelli -; non è una cosa che capita tutti i giorni: è stata veramente una bella soddisfazione».

«Le parole che ha detto Papa Francesco sono quelle che recito io» ha svelato commosso Giuseppe Pasotti che si trovava in chiesa al primo banco, l’attore principale e regista bresciano di “Confiteor” e “Nostro Fratello Giuda” opere tratte dai libri e dalle omelie di don Primo.

Davanti all’oratorio due stand con i libri del Prete di Bozzolo, gestiti rispettivamente dalla maestra e volontaria sanmartinese Daniela Puglia con la figlia Arianna Affini per la Fondazione Mazzolari e dalla Pro Loco di Bozzolo: «Abbiamo allestito questo stand per celebrare al cento per cento don Primo – ha rilevato la tesoriera Maria Traldi -. È stata un’emozione molto bella e intensa: veder il Papa dal vivo è tutta un’altra questione. Per gratificarlo di questa visita gli abbiamo anche regalato la tessera della Pro Loco di Bozzolo».

«È stato bello stringere la mano al papa – hanno detto euforici gli animatori del Grest di Bozzolo, presenti in una trentina in piazza don Primo Mazzolari in maglietta verde, assieme a un centinaio di bimbi con la magliettina bianca –; speriamo che i bambini si siano divertiti».

«Non potevamo trovare posto migliore – ha confessato Carla Chiozzi di Rivarolo Mantovano che già alle 3 e mezza si era posizionata dietro le transenne vicino ai gradini della Chiesa di San Pietro -. Penso di essere stata l’unica a baciare la mano al papa; è stata un’emozione incredibile: io gli ho detto “Grazie Santità per essere qui a Bozzolo” e lui mi ha guardato come quelle persone che ti fissano e parlano anche senza aprire bocca».

La visita “privata” del Papa a Bozzolo è andata ben oltre le attese. Il Santo Padre ha abbracciato e parlato con tutti, fuori e dentro la chiesa. Insomma una mattinata che resterà nella storia.

Giulia Orlandi




Sabato sera in Cattedrale il “Vespro della Beata Vergine” di Monteverdi

Appuntamento di prestigio la sera di sabato 24 giugno, alle 21, nella Cattedrale di Cremona, con il tutto esaurito, per l’appuntamento conclusivo dell’edizione 2017 del Festival Monteverdi, che porta nel massimo tempio cittadino un evento di eccezionale rilevanza quale l’esecuzione del “Vespro della Beata Vergine” di Monteverdi, capolavoro sommo nella letteratura di musica sacra di ogni tempo.

Ad impreziosire l’occasione è la presenza di una delle compagini più rappresentative al mondo nel campo della musica antica: l’English Baroque Soloists e il Monteverdi Choir diretti da sir John Eliot Gardiner.

Straordinaria è la parabola artistica del 74enne direttore inglese, formatosi al King’s College di Cambridge e già alla fine degli anni ’60 (dunque poco più che ventenne) indirizzatosi decisamente allo studio della musica antica, un impegno concretizzatosi con la fondazione del Monteverdi Choir nel 1966 e la Monteverdi Orchestra due anni dopo (successivamente trasformata nell’attuale English Baroque Soloists). La ricerca della prassi filologica (o, come si direbbe oggi, “storicamente informata”) ha costituito l’essenza costante della carriera di Gardiner, i cui ambiti e interessi si sono poi allargati anche al periodo romantico, sino alla celebre esecuzione del Falstaff di Verdi.

La sua presenza a Cremona, non nuova per la verità, è già di per sè un evento, suggellata ancor di più dall’esecuzione di un’opera – il Vespro della Beata Vergine – che per la nostra città assume un significato simbolico, nel ruolo che Cremona sta portando avanti da decenni come riferimento per la musica barocca, sia attraverso il Festival Monteverdi sia la Facoltà di Musicologia e il recente Museo del Violino.

Fin dall’occasione per la quale è stato composto, il Vespro monteverdiano – pubblicato nel 1610 – costituisce un unicum: normalmente, infatti, le raccolte musicali (sacre o profane) venivano scritte in stretto rapporto con un preciso ambito professionale, come è tipico – ad esempio – per il caso del maestro di cappella che scriveva brani per l’esercizio del proprio ruolo. In questo caso, invece, Monteverdi, che in quel periodo era attivo a Mantova presso la corte dei Gonzaga ma desiderava staccarsene, scrisse quest’opera colossale senza una precisa finalità esecutiva, ma con lo scopo puramente artistico di dimostrare la propria abilità quale compositore di musica sacra. E tale dimostrazione si manifestò attraverso la stesura di due capolavori, pubblicati insieme, “nova et vetera” della musica sacra del suo tempo: una Messa polifonica a 6 voci nello stile antico (palestriniano) e un modernissimo Vespro, nello stile vocale-strumentale, corale-policorale e monodico in linea con i nuovi canoni della musica sacra del primo Seicento.

Conscio di tale livello, Monteverdi dedicò la doppia opera nientemeno che al papa Paolo V, nella speranza di poter ottenere qualche favore importante, magari la nomina a maestro della cappella Sistina o della cappella Giulia, cioè le due cappelle musicali pontifice. Lo scopo fallì, nonostante l’autore si fosse recato personalmente a Roma per seguire la sua pubblicazione e facilitare contatti o incontri. Dietro tutto ciò, ci fu anche l’umanissimo risvolto di un uomo che si definisce «povero» e che aveva bisogno di qualche risorsa in più per mantenere gli studi del figlio Francesco che desiderava farsi prete e che avrebbe voluto entrare nel Seminario romano. Forse fu questa la prima molla che fece scattare l’idea della Messa e del Vespro?

Alla fine dei conti (dei poveri conti monteverdiani), resta il fatto che il compositore ha saputo confezionare un grande regalo alla storia musicale, un’opera non richiesta che si è rivelata un capolavoro imperituro. Al momento non gli servì a nulla, anche se probabilmente avrebbe avuto qualche peso tre anni dopo, nel 1613, nella nomina a maestro di cappella presso la basilica di S. Marco a Venezia.

Nel Vespro, come accennato, Monteverdi fa confluire le tecniche compositive più aggiornate della musica sacra. I cinque salmi, l’inno e il Magnificat (questo in duplice versione) sono scritti in polifonia a sei e più voci, pur sperimentando al loro interno anche organici di varia misura; tra un salmo e l’altro, l’autore inserisce altrettanti mottetti concepiti però nello stile più moderno della monodia accompagnata, probabilmente scritti per sostituire le antifone gregoriane che normalmente contornano il canto dei salmi. Grande rilievo assume anche l’uso degli strumenti musicali, in un assortimento brillante formato da tromboni, cornetti, violini e viole da braccio, oltre, naturalmente, l’organo, per il quale Monteverdi è preciso nell’annotare persino i registri da utilizzare.

In mezzo a tanta modernità, tuttavia, l’autore non rinuncia ad un nesso costante con il canto gregoriano, espressamente indicato come riferimento nell’elaborazione delle nuove forme.

Legame con la tradizione, dunque, ma apertura alla modernità; genialità dell’ispirazione stimolata dall’idea di una destinazione esecutiva non legata a contingenze lavorative o limiti pratici, ma ambiziosa nella sua magniloquenza e nel suo sfarzo timbrico già pienamente barocco: tutti elementi, questi, che connotano il Vespro come un’opera speciale, la cui costante esecuzione a Cremona lo rende pienamente uno dei simboli dell’immagine musicale della città del Torrazzo.




Il Papa a Bozzolo: tutti i dettagli della visita

Tutto è ormai pronto a Bozzolo per accogliere Papa Francesco nella mattinata di martedì 20 giugno. Una visita che non assumerà il carattere dell’evento ufficiale in quanto, per desiderio proprio del Santo Padre, dovrà mantenere il carattere di un pellegrinaggio in forma privata. Per questo il Pontefice non incontrerà autorità, persone o gruppi organizzati.

 

Viabilità e parcheggi

Dalla mezzanotte di lunedì 19 giugno il centro di Bozzolo diventerà off-limits con le necessarie operazioni di bonifica.

Alle 2 del mattino (in anticipo di due ore rispetto alle precedenti comunicazioni) saranno aperti i due grandi parcheggi predisposti dal Comune: uno nei pressi della via Mantova, al primo ingresso in paese venendo da Cremona; l’altro sulla via Giuseppina, all’altezza della ditta Lacto Siero.

Dalle 4 proprio il tratto di strada della Giuseppina di fronte al parcheggio, tra la S.P. 53 e S.P. 78, sarà interdetto alla circolazione.

 

Spazi riservati alla gente

Sempre alle 4 saranno aperti i varchi dai quali la gente potrà accedere al percorso che il Papa seguirà (con auto chiusa). L’accesso al pubblico potrà essere interrotto in qualsiasi momento a discrezione delle Autorità competenti per motivi di sicurezza e di ordine pubblico.

All’interno delle vie e piazze dove transita il Santo Padre sono aperti tutti gli esercizi pubblici e sono presenti postazioni dove verrà distribuita gratuitamente acqua in bottiglia.

Nei percorsi e spazi transennati sarà vietato introdurre: bottiglie e contenitori in vetro; termos o contenitori similari di grandi dimensioni; passeggini; e comunque oggetti ritenuti inappropriati dalle forze dell’ordine, che saranno depositati in appositi contenitori non custoditi.

 

Accesso a piazza Mazzolari e alla chiesa

Alle 6.30 saranno aperti gli accessi (con invito) alla chiesa e a piazza Mazzolari.

Tutti coloro che (con pass nominale) parteciperanno all’incontro in chiesa parrocchiale l’unico accesso consentito sarà, dalle 6.30 alle 8, dalla porta laterale di via dei Mille, accedendo da via dei Mille.

Quindi dovranno prendere posto in Piazza Mazzolari dovranno accedervi (con apposito pass) dalla barriera presidiata di fronte alla Lacto Siero Italia (incrocio via Giuseppina / Via Matteotti – lato destro) dalle 6.30 alle 8.00.

 

Area disabili

Il Santo Padre non incontrerà ammalati e diversamente abili, perché non essendo questa la finalità della visita non potrebbe salutarli come vorrebbe. Nella eventualità che comunque arrivino persone diversamente abili con carrozzina non potranno accedere al percorso transennato, ma avranno una zona loro riservata in Piazza Europa, dove sosteranno in sicurezza per assistere al passaggio del Santo Padre.

 

Mass-media e diretta dell’evento

Tutti i giornalisti e i foto-cine operatori accreditati (con apposito pass nominale) potranno accedere alla sala stampa allestita presso l’Istituto delle Suore di Maria Bambina accedendo dalla barriera presidiata di fronte alla Lacto Siero Italia (incrocio via Giuseppina / Via Matteotti – lato sinistro) dalle 6.30 alle 8.00.

Oltre un centinaio gli operatori accreditati, di una trentina di testate: non solo dell’area cremonese e mantovana, ma con la presenza di testate nazionali e agenzia di stampa. Nutrito lo staff del Centro Televisivo Vaticano, così come della Rai, presente con inviati del Tg1, Tg2, TgR Lombardia, Rai News e RadioRai.

Per quanto riguarda i media cattolica naturalmente presente Tv2000 e Avvenire, oltre ai settimanali diocesani di Cremona e Mantova e diverse testate della San Paolo. Tra gli operatori della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede da segnalare la presenza della Radio Vaticana e dell’osservatore romano.

Consistente naturalmente anche lo staff della comunicazione diocesana: quasi 50 addetti, compreso il supporto di alcuni service. Oltre all’organizzazione della sala stampa sarà garantita la diffusione sonora in chiesa e nelle vie di Bozzolo, dove saranno installati anche tre maxischermi (in piazza Europa, piazza Mazzolari e piazza dei Mille) da cui si potrà seguire in diretta tutto l’evento. Il lungo filo diretto, curato dal Centro televisivo diocesano TRC, inizierà alle 8 e proseguirà sino alle 10.30 circa.

La diretta sarà proposta in streaming sul portale www.diocesidicremona.it, su Cremona1 (canale 211) e TeleMantova, con il segnale riproposto anche da diversi siti di informazione.

 

La visita del Papa

Alle 9 è previsto l’arrivo del Santo Padre in elicottero al campo sportivo di Bozzolo, dove sarà accolto dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e dal nuovo sindaco di Bozzolo, Giuseppe Torchio.

Il Padre, in auto chiusa, percorrerà quindi il seguente tragitto: via Castello, piazza Europa, via Matteotti, piazza Mazzolari.

Sul portone della chiesa parrocchiale, intitolata all’apostolo Pietro, accoglieranno il Papa il parroco di Bozzolo, don Gianni Maccalli, e il vicario parrocchiale, don Gabriele Barbieri. L’ingresso in chiesa del Pontefice sarà accompagnato dal coro parrocchiale che eseguirà l’antifona tradizionale “Tu es Petrus”, musica di don Dante Caifa († Cremona, 2003).

Il Santo Padre, passando per il corridoio centrale, si dirigerà nella navata di destra entrando nella cappella del Santo Cuore, dove oggi si conserva l’Eucaristia. Qui sosterà brevemente in preghiera offrendo poi dei fiori all’immagine della Vergine Maria collocata a sinistra della cappella.

Francesco sosterà quindi in preghiera silenziosa alla tomba di don Primo Mazzolari, collocata in fondo alla navata di destra. Qui deporrà un cesto di fiori, portato da due ragazzi della Parrocchia.

Sulla tomba è incisa l’invocazione latina tratta dal libro del profeta Geremia (versione latina della Vulgata di San Girolamo) che don Primo trascrisse di suo pugno: “Et ego non sum turbatus te pastorem sequens / E io non ho paura, perché seguo te, il Pastore” (Ger 17,14-16 Vulg.).

Sulla lesena a destra della tomba è stata collocata la rosa d’argento (con il biglietto autografo di accompagnamento) che lo stesso Papa Francesco ha donato lo scorso gennaio con il desiderio fosse collocata sulla tomba di don Primo.

Terminata la preghiera alla tomba di don Primo il Santo Padre riceverà il saluto del vescovo di Cremona, dopo il quale terrà il proprio discorso, che si concluderà con la recita del Padre Nostro e la benedizione.

Francesco, in forma privata, visiterà quindi lo studio di don Primo in casa parrocchiale, accompagnato da don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari, e dal prof. Giorgio Vecchio, presidente del Comitato scientifico della Fondazione.

Al termine il Papa, passando nuovamente dalla chiesa, uscirà sul piazzale per risalire in auto. Percorrendo lo stesso itinerario dell’arrivo, farà ritorno al campo sportivo per imbarcarsi alla volta di Barbiana, dove il suo pellegrinaggio proseguirà sulla tomba di don Lorenzo Milani.

 

Preghiera sulla tomba di don Mazzolari

Terminata la visita del Santo Padre, dalle ore 12 e per l’intero pomeriggio la chiesa parrocchiale sarà disponibile ai fedeli per la preghiera e la visita alla tomba di don Primo.

 




Dopo Bozzolo la preghiera sulla tomba di don Milani

Dopo Bozzolo, il pellegrinaggio di Francesco è continuato a Barbiana dove l’elicottero che trasportava il pontefice è atterrato poco dopo le 11 nello spiazzo sottostante la chiesa del piccolo centro. Al suo arrivo, Francesco ha trovato ad accoglierlo l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, e il sindaco di Vicchio, Roberto Izzo.

Pochi minuti, poi il Papa si è trasferito immediatamente al cimitero per la visita privata alla tomba di don Lorenzo Milani. «Sono venuto qui – ha detto ad alcuni discepoli ed ex-alunni del sacerdote fiorentino – per rendere omaggio alla memoria di un sacerdote che ha testimoniato come, nel dono di sé a Cristo, si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la loro dignità di persone, con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato, fino alla croce» ha proseguito Francesco. «Voi – ha aggiunto – siete i testimoni di come un prete abbia vissuto la sua missione, nei luoghi in cui la Chiesa lo ha chiamato, con piena fedeltà al Vangelo. E siete testimoni della sua passione educativa, del suo intento di risvegliare nelle persone l’umano per aprirle al divino. Di qui, il suo dedicarsi completamente alla scuola, con una scelta che qui a Barbiana egli attuerà in maniera ancora più radicale».

La scuola, per don Lorenzo, «non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete, ma il modo concreto con cui svolgere quella missione, dandole un fondamento solido e capace di innalzare fino al cielo – ha puntualizzato il Papa -: E quando la decisione del vescovo lo condusse da Calenzano a qui, tra i ragazzi di Barbiana, capì subito che se il Signore aveva permesso quel distacco era per dargli dei nuovi figli da far crescere e da amare».

Ma a Barbiana il Papa ha ribadito concetti legati all’insegnamento di don Milano: «Dobbiamo ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia – ha detto ancora Francesco -. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza. Questo vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia. Di quella piena umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità».

«So che voi, come tanti altri nel mondo, vivete in situazioni di marginalità e che qualcuno vi sta accanto per non lasciarvi soli e indicarvi una strada di possibile riscatto, un futuro che si apra su orizzonti più positivi» ha poi aggiunto Francesco rivolto a ragazzi e giovani, ospiti di case di accoglienza della diocesi di Firenze. Parlando con i volontari che si occupano dei migranti, il Pontefice ha poi voluto «ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al servizio della crescita delle nuove generazioni, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di disagio: la vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione. Una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune».

Di qui la citazione da “Lettera a una professoressa”: “Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. «Questo è un appello alla responsabilità – ha commentato il Papa -. Un appello che riguarda voi, cari giovani, ma prima di tutto noi, adulti, chiamati a vivere la libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta». E «questo senza compromessi», ha aggiunto a braccio.

Il significato del pellegrinaggio di Francesco alla tomba di don Milani è stato spiegato i prima persona dallo stesso Papa: «Il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Dal card. Silvano Piovanelli, di cara memoria, in poi, gli arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani: non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco». Essere a Barbiana, per il Papa, ha significato riconoscere nell’esempio di don Milani «un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa».

Ma Francesco non ha dimenticato nelle sue parole nemmeno la madre di don Lorenzo, Alice, che aveva più volte auspicato un segno da parte della Chiesa nei confronti del figlio: «Con la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani – ha spiegato papa Francesco – mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui… quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire, ma che gli ha dato il sacerdozio e la forza di quella fede… Se non si comprenderà realmente il sacerdote che don Lorenzo è stato, difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto. Per esempio il suo profondo equilibrio fra durezza e carità». Il prete «trasparente e duro come un diamante», ha concluso il Papa utilizzando la definizione di don Milani data da don Bensi, «che continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa. Prendete la fiaccola e portatela avanti» è stato il congedo sotto forma di invito, pronunciato a braccio, da Francesco.

Salutando, infine, i presenti sul prato antistante della Chiesa, ancora a braccio, Francesco ha concluso: «Anche io prenda l’esempio di questo bravo prete». E poi, rivolgendosi di nuovo, ma fuori testo, ai preti: «Non c’è pensione nel sacerdozio, tutti avanti con coraggio!».




“Preti di periferia”, guarda a don Mazzolari lo speciale di Rai Vaticano alla vigilia della visita del Papa a Bozzolo

Sarà proposta anche un’intervista al vescovo Antonio Napolioni all’interno dello speciale realizzato da Rai Vaticano alla vigilia del pellegrinaggio di Papa Francesco a Bozzolo e Barbiana. “Preti di periferia” è il titolo di questo viaggio sulle orme di don Milani e don Mazzolari in onda domenica 18 giugno, alle ore 24, su Rai1 e in replica martedì 20 giugno, alle ore 12, su Rai Storia. A cura di Massimo Milone, lo speciale è firmato da Nicola Vicenti.

Un reportage sui luoghi che hanno visto vivere e svolgere la missione sacerdotale di due tra i protagonisti più importanti della storia italiana ed ecclesiale del ‘900. Preti a cui ispirarsi, oggi, per Papa Francesco, che, a 50 anni dalla morte di Milani e, a pochi giorni dall’annuncio del processo di beatificazione di Mazzolari, si recherà a pregare sulle loro tombe.

Bozzolo e Barbiana, chiese di periferia, oggi più che mai “capitali” della Chiesa di Francesco. Nello speciale di Rai Vaticano parlano, tra gli altri, il nuovo presidente della CEI card. Bassetti, l’arcivescovo di Firenze card. Betori, il vescovo di Cremona mons. Napolioni e il prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede mons. Viganò. E ancora dal Seminario Romano Maggiore le testimonianza dei giovani sacerdoti appena ordinati da Papa Francesco.

Riflettori sui luoghi che, oggi, abiterebbero don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari: Villa Lorenzi, a Firenze, che accoglie minori disagiati, e la Casa di Accoglienza di Cremona, aperta a migranti, rifugiati e nuovi poveri.

«È un dono bellissimo che il Papa, insieme a tutta la Chiesa, riscopra la profezia di questi sacerdoti –  dice nello speciale il vescovo Napolioni – hanno vissuto la loro vita nella comunità tracciando una rotta che, negli anni, ha interpellato e inquietato intere generazioni di cristiani».

«Con il cuore sono a Barbiana – dice il card. Bassetti – ho conosciuto don Milani. Devo tanto della mia formazione di fede ed umana alla Chiesa fiorentina. Don Lorenzo è stato maestro di vita».

Per il card. Betori: «Don Milani era un prete che cercava l’assoluto, senza compromissioni, in modo integrale».

Rai Vaticano anticipa nello speciale il percorso che farà il 20 giugno Papa Francesco: a Bozzolo (provincia di Mantova ma diocesi di Cremona) per don Primo Mazzolari e a Barbiana, sulle pendici del monte Giovi, nel Mugello toscano, laddove Don Lorenzo Milani, sacerdote carismatico, fine educatore e formatore di coscienze giovanili, è stato a lungo rappresentante di un modo nuovo, rivoluzionario, di fare scuola. Ma non solo. Incompresi, in quel momento storico, dalla Chiesa di Roma, sono stati preti che, per il loro pensiero e l’attenzione a valori come pace, dialogo, accoglienza agli ultimi, sono oggi, per Papa Francesco, modelli per i giovani sacerdoti in formazione.

Lo speciale “Preti di periferia”,  a cura di Massimo Milone, di Nicola Vicenti, sarà trasmesso in replica martedì 20 giugno, alle ore 12, su Rai Storia e, per l’estero, sui canali di Rai Italia.

Fotografia Michele Gaudio. Edizione Pier Luigi Lodi. Produttore esecutivo Milvia Licari. Regia di Nicola Vicenti.

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La Cantata sacra “La più bella avventura. Don Primo Mazzolari: testimone e profeta”

La Cantata sacra La più bella avventura. Don Primo Mazzolari: testimone e profeta, per voce recitante, tenore, basso, coro e orchestra sinfonica, scritta dal giovane e già affermato compositore cremonese Federico Mantovani ed eseguita in prima assoluta nella Cattedrale di Cremona il 18 settembre 2010, intende porre al centro di un’opera musicale contemporanea l’attualità di una riflessione e di una testimonianza talvolta scomode, proprio perché profetiche, ma di stringente significato ancora oggi, in un’epoca segnata dallo smarrimento delle coscienze.

Il libretto, organizzato dal compositore, è strutturato sul continuo intersecarsi dell’orizzonte della Parola con quello della riflessione mazzolariana, di una riflessione che di volta in volta diventa monito, supplica, preghiera, slancio appassionato, denuncia, pura poesia.

La scrittura di Mazzolari si presenta musicalissima e fortemente teatrale (come del resto lo era quella degli amati S. Agostino o degli autori francesi, ardimentosi e fiammeggianti cristiani, citati in tante occasioni: Mauriac, Claudel, Péguy…): una scrittura che procede per impulsi, suggestioni, ispirazioni improvvise, enunciati lirici e appassionati. Vi domina un’accentuata, straripante emotività: l’impronta dell’amore e della sofferenza del testimone che scruta i propri tempi e i tempi che verranno.

Il compositore, autore di grandi affreschi musicali sacri (ultimo, in ordine di tempo, l’Oratorio Canto di misericordia, composto per il Giubileo), ha  estrapolato, da alcuni scritti di Mazzolari, passi sempre volutamente brevi e incisivi, in grado di segnare una traiettoria rappresentativa di un’avventura evangelica profetica: l’inquietudine della fede, la sconvolgente estensione della carità, la coscienza della giustizia, la sollecitudine ad un impegno avventuroso, la predilezione per i poveri e i lontani, il dovere della pace, la forza redentrice dell’amore, la missione della testimonianza coraggiosa e fedele, il senso della Chiesa come casa del Padre.

L’opera si presenta così articolata in cinque sezioni: Voce di profeta, Impegno e cammino, Giustizia, carità e pace, La più bella avventura e Obbedientissimo in Cristo.

In Voce di profeta domina una coralità scolpita su solide armonie e sostenuta dal colore bronzeo degli ottoni, alternata alle armonie degli archi su cui si dipanano le parole del recitante e il primo intervento lirico del tenore: «Ho sete della tua parola, come l’esule ha sete di patria, come il cuore ha sete d’amore: Signore, parlami».

In Impegno e cammino si giustappongono due caratteri musicali: il pulsare ritmico ostinato, ad esprimere l’idea dell’andare, del camminare (Vivere è camminare) e una lirica cantabilità, come nella parte del tenore in Pellegrino dell’assoluto.

La terza e più ampia sezione, Giustizia, carità e pace, è segnata da un montaggio di sequenze musicali eterogenee: l’affettuoso corale Vedo e abbraccio tutto il dolore dell’uomo, il drammatico e straziante registro delle pagine di Passione, la cantabilità aperta dell’O salutaris Hostia, il monito insistito del Tu non uccidere (con un breve inciso che rimbalza fra le voci del coro, mentre il recitante pronuncia sentenze di pace sui ribattuti dissonanti dell’orchestra), l’ampio e appassionato melodizzare delle Beatitudini.

La quarta sezione, che dà il titolo a tutta l’opera, è organizzata seguendo il percorso della riflessione sulla parabola del Prodigo: dall’esortazione a cercare la verità nella carità (Chi non ama rimane nella morte) al riconoscimento della propria colpa e al grido rivolto a Dio perché liberi dal peso dello smarrimento, dal ritorno alla casa del Padre (Io torno a colui che mi ha mandato) alla gioia di tutto il creato per l’anima redenta (Alleluia. Lodate il Signore perché è buono).

L’ultima parte della Cantata è incentrata sulla figura di Mazzolari sacerdote, ed è dominata da alcuni passaggi del suo bellissimo testamento spirituale, in cui il parroco di Bozzolo afferma ancora una volta la fedeltà e l’obbedienza a Cristo e alla Chiesa («obbedientissmo in Cristo», scriverà al Vescovo Mons. Cazzani). Il basso e il coro intonano il severo e solenne Tu es Sacerdos, mentre il finale si chiude con le parole che Mazzolari volle come epitaffio sulla propria tomba, tratte dal libro del profeta Geremia: «Et ego non sum turbatus, te, Pastorem, sequens».

Conclude l’opera il Te Deum di ringraziamento al Padre misericordioso: «In Te, Signore, ho sperato. Non sarò confuso in eterno».

 

L’originalità della Cantata

La più bella avventura di Federico Mantovani è un volo alto. Si tratta di un’opera insieme laica e religiosa. Per questo è mazzolariana fino al midollo. È laica perché esprime temi di profonda umanità: la coscienza, la giustizia, l’impegno, la pace… Ed è contemporaneamente religiosa: la più bella avventura diventa profezia dentro la storia di una Parola che non passa. La sete di Dio e la carità, intesa come sguardo e abbraccio del dolore umano, alimentano la fede.

Uno dei motivi di originalità della Cantata è il ruolo centrale della parola. La musica qui fa da cassa di risonanza alla Parola evangelica. Allo stesso tempo la parola di Mazzolari invoca una musicalità che tocchi le corde dell’anima.

È un lavoro che fa emergere il vero don Primo Mazzolari: profeta, ministro della Parola, prete della Chiesa al servizio dell’annuncio del Dio di misericordia. Attraverso le pagine di don Primo emergono la bellezza e l’attualità del Vangelo. Per questo l’opera trova nelle beatitudini il suo cuore: è la rivelazione più alta del messaggio di Gesù Cristo.

Se in campo culturale c’era bisogno di una ventata di novità portata dall’alleanza tra le note e una parola che provoca, scuote, muove e commuove, ecco una risposta straordinaria. All’altezza. Frutto del volo alto della fede. Scusate se è poco…

don Bruno Bignami
Presidente Fondazione “Don Primo Mazzolari”

 

Il maestro Federico Mantovani

Laureato in Lettere moderne, diplomato in Musica corale e Direzione di coro, in Composizione e in Direzione d’orchestra, si è segnalato in concorsi internazionali di Composizione, vincendo la selezione per la “Biennale dei giovani artisti dell’Europa mediterranea” (Lisbona 1994), il Premio internazionale di composizione di musiche da film “Premio Rota – giovani” presieduto da Ennio Morricone (Roma 1997), il Secondo Premio al Concorso Internazionale di Composizione “Guido d’Arezzo” 1998 e il Primo premio al prestigioso Concorso internazionale di musiche per il cinema “Nascimbene Award” (2004). Docente presso il Conservatorio di Mantova e la Scuola diocesana di Musica sacra di Cremona, è attivo come compositore, direttore di coro, direttore d’orchestra e musicologo. Nel maggio Duemila ha presentato a Sarajevo la composizione Elegy per orchestra d’archi dedicata ai bambini vittime della guerra. Nell’agosto del 2002 è stato ospitato come direttore d’orchestra e compositore nell’ambito della rassegna “Estate ai fori”, organizzata dal Comune di Roma in collaborazione con l’Associazione Civita presso i Mercati di Traiano di Roma. Ha collaborato con l’attore Carlo Rivolta per il ciclo “Socrate e la vita filosofica”, scrivendo le musiche di scena della Apologia di Socrate e di Fedone (Roma, luglio 2003). Ha composto l’opera-musical Faust. La tentazione, andato in scena in diversi teatri. Dalla fine del 2003 è direttore artistico e musicale del Coro Polifonico Cremonese, che ha diretto in importanti concerti sinfonico-corali in Italia e all’estero (Passione secondo S. Marco di Perosi, Petite Messe Solennelle di Rossini, Ein Deutsches Requiem di Brahms, Requiem di Mozart, Stabat Mater di A. Dvořák, Missa Solemnis di Schubert, Messe di Haydn, Lauda Sion di Mendelssohn, Stabat Mater di Caldara, Cantate di Bach, Messa di Gloria di Puccini al Teatro Ponchielli …) .

È autore di musica da camera, di scena, sinfonica e di importanti lavori di musica sacra per soli, coro e orchestra, presentati con successo di pubblico e di critica: Pater pauperum, Vergine Madre, La più bella avventura (ispirata al pensiero di don Primo Mazzolari), Accendere, attendere (Oratorio composto in collaborazione con il poeta Davide Rondoni), Con Te (Cantata sacra commissionatagli dal Vescovo di Cremona ed eseguita a conclusione delle celebrazioni per l’Anno della Fede). La Cantata Con Te, inserita nell’edizione 2014 del “Festival Musica e Cultura” di Orvieto «per la sua altissima qualità artistica e per l’intensa spiritualità che la contraddistingue», è stata eseguita nello splendido Duomo della città umbra. Nel 2012 ha concluso l’opera lirica per bambini Bandiera su testo di Mario Lodi. Nell’agosto 2014 ha diretto il primo concerto della neonata Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Mantova, con un programma dedicato alle musiche da film di Nino Rota. Quattro suoi lavori su testi di Claudio Saltarelli sono stati eseguiti a Piacenza in prima mondiale in occasione di EXPO 2015. È compositore residente presso la “Società dei concerti” di La Spezia per gli anni 2015-2016.




Festa in piazza dei Grest, a Cremona vince S. Ambrogio

L’oratorio di S. Ambrogio ha alzato la “coppa” al termine della Festa in piazza che, nella mattinata di lunedì 19 giugno all’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio, ha visto coinvolti i bambini del Grest cittadini. Tanti giochi e divertimento con le prove di abilità e sport che, come da tradizione, garantiscono di accumulare i preziosi kapla indispensabili per il gioco finale. A garantire il supporto logistico alla festa lo staff della Federazione Oratori Cremonesi guidato da don Paolo Arienti, anche il compito di “dirigere” i vari giochi era come sempre affidato agli animatori dei diversi oratori.

Gradita sorpresa quella del vescovo Antonio Napolioni, che si è unito al gruppo in tarda mattinata. È stato lui a consegnare il prezioso trofeo, dopo aver rimarcato ai ragazzi l’importanza di sentirsi un’unica grande comunità, al di là delle suddivisioni territoriali.

Poi lo sguardo è andato alla visita di Papa Francesco a Bozzolo, con il Vescovo che ha invitato tutti i ragazzi a seguire questo importante evento per la Chiesa cremonese, magari cercando di scorgere nel cielo l’elicottero del Papa. Parlando di don Mazzolari l’attenzione di mons. Napolioni si è fissata sui “don”, certamente segnati dalla propria umanità ma anche capaci di cose grandi.

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Precedenti appuntamenti:

 

Prossimi incontri:

  • 21 giugno – Campo Adda a Crotta per la zona 4
  • 22 giugno – Oratorio di Soncino per la zona 3
  • 23 giugno – Oratorio di Ponteterra per la zona 10
  • 26 giugno – Oratorio di Vescovato per la zona 7
  • 27 giugno – Oratorio di Pieve d’Olmi per la zona 8
  • 28 giugno – Santuario di Caravaggio per la zona 1
  • 29 giugno – Parco Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda per la zona 2