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Esercizi spirituali all’eremo di Montecastello: due proposte per sacerdoti, diaconi e religiosi

Esercizi spirituali per sacerdoti, diaconi e religiosi. È la proposta offerta dall’Eremo di Montecastello, casa di spiritualità della Diocesi di Brescia ben nota anche ai cremonesi, che come da indicazioni del Vescovo di Brescia, vuol essere un punto di riferimento per il ritorno personale e comunitario alla Parola di Dio in modo particolare attraverso il metodo della Lectio Divina. Il suo direttore, don Faustino Guerini, è infatti anche responsabile dell’Apostolato biblico della Diocesi di Brescia. All’Eremo di Tignale, sulla sponda bresciana del lago di Garda, risiede una comunità di suore che garantisce l’accoglienza e la preghiera. L’Eremo propone iniziative spirituali sia a presbiteri che a consacrati o laici.

In questo contesto sono da segnalare due corsi di esercizi spirituali rivolti a sacerdoti, diaconi e religiosi.

La prima occasione è dal 15 al 20 ottobre sul tema “Il Vangelo”, guidata dal vescovo emerito di Brescia, mons. Luciano Monari. La seconda sarà dal 5 al 10 novembre con padre Vincenzo Percassi sul tema “La vita nuova in Cristo” (Mt 5-7).

Due occasioni in cui preti, diaconi e religiosi potranno vivere un tempo di silenzio e preghiera in ascolto della Parola di Dio: sei giorni nel centro di spiritualità brescia, dal pomeriggio della domenica, con la celebrazione del Vespro, sino al pranzo del venerdì. Il costo è di 400 euro con pensione completa per ciascuna delle due proposte. Per le iscrizioni scrivere a infrormazioni@eremodimontecastello.it.

All’Eremo di Montecastello è sempre possibile essere ospitati per trascorrere qualche giorno di riposo, con la possibilità di pregare con la comunità che vi risiede e l’occasione di godere il silenzio del luogho. L’Eremo accoglie altresì iniziative organizzate da Parrocchie, Istituti religiosi e secolari, Associazioni, Movimenti e Gruppi ecclesiali, ed è disponibile a collaborare per l’animazione spirituale e liturgica. Per maggiori informazioni contattare il numero 0365 760255 o visitare il sito www.eremodimontecastello.it.




Fondazione Germani: gli eventi per la XXX Giornata mondiale dell’Alzheimer

Manca ormai poco al 20 settembre, data in cui ricorre la XXX Giornata mondiale dell’Alzheimer. Per l’occasione, la Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti organizza tre giorni di eventi, tre occasioni pensate per informare e sensibilizzare il territorio, per tutelare le persone affette da questa malattia e le reti sociali nelle quali sono inserite. Tre giorni che – come spiega il presidente Enrico Marsella – «serviranno a presentarci come struttura, perché nel corso del tempo abbiamo investito, investiamo e continueremo a investire per diventare sempre di più punto di riferimento per quanto riguarda questa patologia nel territorio».

L’esordio di questa tre-giorni avverrà il 19 settembre, alle 16, presso la sede della Fondazione. Prima un momento di confronto sul tema della musica e dell’inclusione, dal titolo “Dove finiscono le parole inizia la musica”. A seguire il concerto, nel cortile della struttura di Cingia de’ Botti, della band Alterego.

Momento centrale del calendario di eventi sarà il convegno dal titolo “Innovazioni, buone pratiche ed interconnessioni nel percorso di cura della Persona con Malattia di Alzheimer”, occasione di informazione professionale e dibattito per gli addetti ai lavori, ma non solo. Il convegno, accreditato ECM, si terrà nella giornata del 20 settembre, dalle 8.30 alle 13, presso la Cascina Colombarone di Cingia de’ Botti e vedrà, con la moderazione della dottoressa Isabella Salimbeni, un susseguirsi di specialisti che aiuteranno ad affrontare con un punto di vista scientifico i temi legati alla cura dei pazienti e l’affiancamento delle famiglie. Tra gli interventi quelli del presidente della Associazione italiana di psicogeriatria (Aip), Marco Trabucchi, di Stefano Govoni, docente presso l’Università di Pavia, che esporrà sul tema di ”Innovazione e personalizzazione della terapia”, di Andrea Rotolo, docente in Bocconi, cui spetterà relazionare circa “Il ruolo dell’innovazione tecnologica dei servizi di welfare”. La mattinata verrà chiusa dallo psichiatra Leon Nahon, che affronterà il delicato tema dell’integrazione tra innovazioni tecnologiche e relazione nel percorso di presa in carico della persona fragile, con l’intervento “Umanità e tecnologia nella relazione di cura”. Nel pomeriggio i lavori proseguiranno con una tavola rotonda, moderata dal direttore sanitario dell’Azienda speciale comunale Cremona Solidale, la dottoressa Simona Gentile, dal titolo “Rispondere ai bisogni in modo innovativo”. Alla tavola rotonda parteciperanno vari interlocutori agenti nel territorio, allo scopo di avere una panoramica delle inter-relazioni in cui la complessità dell’assistenza alla persona fragile con decadimento cognitivo venga inquadrata da più angolature: quella delle Istituzioni, quella di un medico e quella del mondo socio-sanitario.

L’ultima giornata, quella di mercoledì 21 settembre, verterà sull’inaugurazione, alle 15, del nuovo giardino terapeutico “La natura che cura”. Un giardino realizzato secondo il progetto dell’équipe educativa-occupazionale del Nucleo Alzheimer Madre Fiordalisa, e nato dall’esigenza di consentire ai residenti di muoversi in sicurezza, e in piena autonomia, all’aperto. Saranno presenti anche Lyons Club Cremona Europea e la famiglia Garavelli di Terre Davis di Torre de’ Picenardi, a cui sono dedicati rispettivamente l’angolo dell’aromaterapia e l’area dell’ortoterapia.

«L’obiettivo principale che Fondazione si prefigge nei riguardi delle persone con-viventi con Malattia di Alzheimer e dei loro familiari è di garantire loro una presa in carico integrata, globale e condivisa, attraverso l’erogazione di servizi ed interventi appropriati e personalizzati, capaci di adeguarsi all’evoluzione della malattia stessa – sottolinea la dottoressa Salimbeni –. Il principio cardine a cui i professionisti della cura di Fondazione si ispirano è il porre al centro delle attività sanitarie e socio-assistenziali non la malattia, ma la persona con la sua storia, le sue inclinazioni e le sue possibilità, mantenendo sempre alta l’attenzione sul concetto di autodeterminazione».

Una cura medica e sociale a tutto tondo, che non può esimersi dal trascurare le reti, le relazioni, create attorno alla persona affetta da Alzheimer. «Noi consideriamo la malattia una patologia dell’intero nucleo familiare – prosegue –, in quanto mette a dura prova tutta la famiglia la quale, dopo la diagnosi, si ritrova in una situazione di sofferenza e confusione, sperimentando vissuti di solitudine ed esclusione». Conclude dunque la direttrice sanitaria: «Nella nostra presa in carico pertanto si dà ampio spazio al familiare e non lo si lascia mai solo, attraverso colloqui informativi e di orientamento, con il coinvolgimento in attività ed iniziative, ma anche con supporto psicologico specialistico, qualora necessario. È nostro compito permettere ai familiari di avere gli strumenti per affrontare la malattia e aiutare il proprio caro a vivere al meglio la propria quotidianità. Attraverso la conoscenza inoltre il caregiver ottiene un secondo, ma non meno importante, beneficio: imparare a prendersi cura di se stesso e della propria salute».

Una necessità di tutela sociale del paziente che si intreccia con il bisogno di essere promotori e sensibilizzatori di questo tema. Un’idea confermata dal direttore generale della Fondazione Germani, Ivan Scaratti: «Come riportato dal Piano Nazionale Demenze, anche per noi sono obiettivi fondamentali il combattere lo stigma e gli stereotipi nei confronti della malattia e il favorire l’inclusione sociale della persona con disturbi cognitivi. Le varie iniziative di sensibilizzazione hanno lo scopo di ridurre l’isolamento e l’emarginazione delle persone con demenza, dando loro voce e riconoscendo i loro diritti, ma anche di consentire diagnosi più precoci e favorire una maggiore accessibilità ai servizi a disposizione».

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Tra preghiera, arte e musica, il successo della “Festa delle famiglie” a Castelverde

È stato un grande successo la prima “Festa delle famiglie”, promossa dalla Fondazione Opera Pia SS. Redentore di Castelverde nella giornata di domenica 10 Settembre. Oltre 150 familiari e amici degli ospiti di Rsa e Rsd hanno accolto volentieri l’invito del presidente don Claudio Rasoli a passare una giornata intera nel meraviglioso parco della struttura di via Gardinali.

La mattinata è iniziata alla 10.30 con la Messa celebrata, all’esterno, presso l’Angolo di Maria. Oltre a don Rasoli era presente il parroco dell’unità pastorale “Madonna della Speranza” don Giuliano Vezzosi e il diacono permanente Umberto Bertelle, aiuto cappellano in Fondazione. Il coro Paulli diretto dal maestro Giorgio Scolari ha animato la liturgia: alla fine è stato intonato il sempre emozionante Signore delle Cime in ricordo di tutti coloro che sono volati in Cielo. Durante l’Eucaristia sono stati ricordati gli anniversari di matrimonio: tre coppie di ospiti hanno festeggiato il 60° di sposalizio. Per loro una particolare benedizione e una piccola icona raffigurante la Sacra Famiglia. In prima fila il sindaco di Castelverde, Graziella Locci, in fascia tricolore e gli assessori Amadini e Boldori.

Prima del pranzo le tante persone presenti hanno potuto ammirare alcune mostre allestite nell’atrio della Rsa: un’esposizione postuma di quadri dell’ospite Lilli Cavalli recentemente scomparsa, i “bulloni animati” di Eraldo Ravelli e alcuni modelli di barche di Guido Bandera. In bella mostra anche un quadro del Seicento rappresentante “La morte di San Giuseppe” che è stato donato alla Fondazione da un benefattore locale che desidera rimanere anonimo. Nel parco, invece, è partito il concorso “La Preferita” promosso da Fabio Boldori: una ventina di auto d’epoca sono state messe in mostra sul prato per essere votate dai presenti. Alle 12.30, sempre nel parco, in un angolo ombreggiato, si è tenuto il pranzo preparato dalla ditta “Serenissima” che da quattro anni prepara i pasti per la Fondazione.

Poco prima delle 16 si è tenuta la premiazione delle auto d’epoca: per i primi tre classificati una coppa e il libro Come i leoni del Duomo, dono di Palmiro, Massimo e Mauro Fanti di Fantigrafica. Ad aggiudicarsi il primo premio una Gregoire 14/20 Hp del 1908.

Quindi uno dei momenti tanto attesi della giornata: il concerto della fanfara dei bersaglieri “P. Triboldi” di Cremona. I fanti piumati sono entrati a passo di corsa suscitando tanta commozione ed entusiasmo non solo negli ospiti e familiari ma anche nei tanti castelverdesi che non hanno voluto mancare a questo appuntamento. Diversi i brani offerti, ma fra tutti ha riscosso grande successo La leggenda del Piave che, insieme all’Inno di Mameli,ha chiuso una apprezzatissima esibizione.

La giornata si è conclusa con i ringraziamenti di don Rasoli: «È stata una festa bellissima e ben organizzata dalle nostre animatrici ed educatrici di Rsa e Rsd. A loro va la gratitudine per l’impegno e la dedizione che hanno dimostrato in queste settimane nella preparazione e nello svolgimento dell’evento. Un grazie anche a tutti i nostri dipendenti e a quelli di Serenissima che si sono messi a disposizione senza risparmiarsi. Un pensiero grato va ai volontari di “Siamo Noi” e “Unitalsi”: senza di loro non avremmo potuto fare nulla! Grazie all’Amministrazione comunale per il sostegno che mai fa mancare, a Fabio Boldori e a tutti i proprietari di auto d’epoca, ai signori Ravelli e Bandera per le bellissime mostre, a Nevio Mainardi per aver concesso i quadri di Lilli Cavalli, alla famiglia che ha donato il quadro seicentesco, a Mauro Stanga per le coppe. Grazie anche al Coro Paulli e al maestro Scolari per la maestria con cui hanno animato la Messa. Grazie a chi ci ha sostenuto in questa festa: a Fantigrafica, alla Pro Loco e al Forno Antico di Castelverde. E infine grazie ai familiari e agli ospiti che con entusiasmo hanno partecipato a questa primo evento settembrino».




I vescovi lombardi a Sotto il Monte e Concesio

Anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha preso parte, mercoledì 20 settembre, insieme agli altri vescovi lombardi, alla visita a Bergamo e Brescia, capitali della cultura 2023, incontrando giornalisti, operatori di cultura e i giovani “Custodi della bellezza” che in questi mesi hanno animato l’accoglienza nelle due capitali.

Due i particolari momenti di celebrazione vissuti in questo contesto dai vescovi, guidati dall’arcivescovo di Milano metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini.

Al mattino la Messa concelebrata a Sotto il Monte (BG), nella memoria di Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI, dopo la quale i vescovi e i fedeli, in processione, hanno raggiunto il Giardino della Pace con la grande statua del “Papa buono” al quale è stata elevata la supplica per la pace nel mondo.

Nel pomeriggio, invece, lo spostamento a Concesio (BS). Lì i vescovi lombardi, nella casa natale di Paolo VI, hanno incontrato i “Custodi della bellezza”, che in questi mesi, con impegno e dedizione, hanno accolto e accompagnato nella scoperta delle due città oltre cinque milioni di visitatori.

«Invochiamo l’intercessione dei due santi Papi perché il loro messaggio, la loro testimonianza continui a essere voce che ci chiama a edificare la comunione nelle nostre comunità e la pace sulla terra e ci aiuti a quel quotidiano esercizio dell’umanesimo cristiano», ha sottolineato mons. Delpini durante l’omelia a Sotto il Monte. Un messaggio di speranza, che, ispirato dalle parole e dagli atti dei due santi pontefici, invita i giovani tutti e l’umanità scoraggiata a «camminare nella pace, nella mansuetudine, nella magnanimità», perché possano finalmente «avviarsi alla perfezione».




Lo “Scudo blu” per il Santuario di Caravaggio

Nella cornice della XXIV giornata di studio sul diritto internazionale unitario, dedicata a “La salvaguardia e la tutela del patrimonio culturale quale fattore di ricostituzione della pace” , in programma sabato 9 settembre a Caravaggio, sarà apposto al Santuario di Santa Maria del Fonte lo “Scudo blu”, simbolo internazionale di protezione dei beni culturali insignito dalla Croce Rossa.

«La convenzione dell’Aja del 1954 prevede di apporre, sui monumenti di notevole interesse culturale e storico, un simbolo per preservarli in caso di conflitto armato», spiega Carmine Musio, presidente del Comitato di Caravaggio della Croce Rossa Italiana. Un’iniziativa che calza perfettamente con il tema della Giornata che, come conferma Musio, «è quello della diffusione dei principi e valori del Diritto internazionale umanitario in tutti i suoi aspetti».

L’evento di studi promosso dalla Croce Rossa, che avrà luogo presso l’auditorium del Santuario, avrà inizio alle 9 e sarà introdotto da Marzia Como, delegata nazionale Croce Rossa Italiana “Principi e valori”, con la relazione “Il futuro ha una lunga storia: proteggiamola”, per la campagna nazionale per la promozione e tutela dei beni culturali. Tra i relatori, Tullio Scovazzi, docente di Diritto internazionale, che approfondirà con particolare riguardo l’argomento del patrimonio culturale immateriale; Massimo Carcione, professore in Legislazione e politiche culturali nell’Università del Piemonte orientale, affronterà il tema del ruolo delle Ong in soccorso alla cultura. La parola passerà poi a Fabio Maniscalco che racconterà della sua opera educativa insieme a quella di salvaguardia dei beni culturali. Interverranno anche Monica Amari, presidente del Movimento per i diritti e i doveri culturali, e Manlio Frigo, docente di Diritto internazionale presso l’Università di Milano, che approfondirà il tema dei conflitti armati, del terrorismo e del traffico illecito dei beni culturali.

In questa giornata, il cui programma durerà fino alle 17.30, avranno modo di intervenire anche Alba Bonetti, presidente di Amnesty International Italia, che parlerà della violazione dei diritti delle donne afghane; il comandante del nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri di Monza, Claudio Sanzò, che spiegherà il ruolo dell’Arma nell’ambito della tutela dei beni culturali. Presente anche don Gianluca Gaiardi, incaricato per i Beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Cremona, che, partendo dal valore artistico, culturale e territoriale del Santuario di Caravaggio, approfondirà il tema della tutela dei beni culturali e del ruolo delle Diocesi e del Comitato dei progetti di intervento dei beni culturali ecclesiastici.

L’evento culminerà con la cerimonia di apposizione dello Scudo blu al Santuario, seguita dagli interventi delle autorità civili e religiose del territorio.

L’iniziativa è organizzata da Croce Rossa Italiana, che ha scelto proprio il Santuario Regionale della Lombardia come location per dare continuità alla proclamazione di Bergamo come una delle capitali della cultura del 2023.




Accompagnare le famiglie con adolescenti, dal prossimo ottobre a Milano il corso di formazione “L’adolescente, la famiglia, la comunità. Quale risposta?”

“L’adolescente, la famiglia, la comunità. Quale risposta?”. È questo il tema del corso di alta formazione per accompagnatori per famiglie con adolescenti, pensato dalla Conferenza episcopale lombarda, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e, nello specifico, con l’ateneo per gli Studi e ricerche sulla famiglia, che si terrà, per un sabato al mese, dal prossimo ottobre sino a marzo 2024, presso la sede dell’Università Cattolica di Milano, in via Carducci 28/30.

Il corso, rivolto a laureati, a persone con esperienza pastorale con adolescenti, a educatori, volontari, catechisti, coordinatori degli oratori, insegnanti di Religione e sacerdoti, intende offrire una formazione specifica per possibili accompagantori famigliari, oltre che uno spazio di riflessione sulle proprie modalità operative già acquisite nel campo degli interventi con gli adolescenti. Un tema dunque delicato, ma anche terreno fertile, come specificato dal programma dell’iniziativa. Si legge infatti: “L’età adolescenziale rappresenta terreno di incontro, oltre che per la dimensione tipicamente psicosociale, anche per tre ambiti preferenziali attinenti alla pastorale: la pastorale della famiglia, la pastorale giovanile e la catechesi. La proposta formativa si colloca nel panorama attuale degli interventi per la famiglia e fa riferimento a un approccio teorico sull’identità della famiglia e sui suoi cambiamenti. È infatti fondamentale garantire una visione complessiva delle relazioni familiari, evitando il rischio, peraltro assai diffuso, di considerare separatamente i soggetti come avulsi dai legami familiari intergenerazionali e sociali”.

Tra le finalità del corso spiccano la trasmissione di un quadro teorico di riferimento utile per realizzare interventi di gruppo rivolti alla famiglia; la promozione di un confronto e di una riflessione sulla realtà di famiglia con adolescenti attraverso alcuni strumenti teorici di tipo interpretativo e sull’esperienza di conduzione di gruppi in ambito pastorale; l’acquisizione di competenze necessarie per l’utilizzo di strumenti operativi; la trasmissione ai partecipanti una conoscenza e un’esperienza nell’ambito della progettazione di interventi per la famiglia e la comunità.

Il corso sarà strutturato su sei moduli, per un totale di 36 ore, più altre 6 di follow-up. Le lezioni, che si terranno dalle 9.30 alle 16.30, sono in programma il 7 ottobre, l’11 novembre, il 2 dicembre, il 13 gennaio, il 3 febbraio e il 2 marzo. Il follow-up sarà invece in programma nel mese di dicembre. Al termine del corso sarà rilasciato l’attestato di frequenza a tutti coloro che avranno frequentato almeno il 75% dei moduli. L’iscrizione, da effettuare entro e non oltre il prossimo 30 settembre, avrà un costo di 673,44 euro. Per maggiori informazioni, visita il sito internet dedicato. Per iscriverti clicca qui.

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A Cesenatico in corso la scuola per animatori d’oratorio

«La scrittura ci dice che l’abisso chiama l’abisso (Sal 41,8) e ci invita a immergerci nel profondo del nostro cuore per scoprire l’immensità dell’amore di Dio». Così il vescovo Antonio Napolioni si è rivolto ai giovani in partenza per la scuola animatori “Giochiamoci i talenti”, durante la Messa presieduta lunedì 4 settembre a Cremona, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, prima della partenza per Cesenatico: «Vi auguro di partire con Gesù e immergervi con lui, guardare il mondo come lo guarda lui e sentirvi parte del creato come figli di Dio amati e benedetti per sempre». Con questo augurio i circa cento adolescenti sono partiti di buon mattino diretti al Soggiorno Cremonese Sant’Omobono di Cesenatico per vivere tre giorni di intensa formazione.

Lunedì pomeriggio, alle 15, dopo l’arrivo in struttura, è stato dato l’avvio del primo modulo di formazione articolato su tre diversi momenti. Andrea Cariani si è occupato delle diverse attenzioni che gli animatori devono riservare alle varie fasce di età dei bambini e dei ragazzi che hanno davanti e dell’importanza di costruire attività ad hoc per ogni target. Il gruppo guidato da Mattia Cabrini, invece, si è concentrato sulle caratteristiche tipiche dell’animazione in oratorio. Tre sono state le parole chiave: il gruppo, come strumento fondamentale che va costruito e curato; il coinvolgimento, perché l’animazione in oratorio mira a far vivere delle esperienze; i diversi tipi di linguaggi (musica, teatro, tecnologie…), utili per trasmettere dei contenuti e dei messaggi. Il terzo e ultimo gruppo è stato invece guidato da don Francesco Fontana, responsabile della Federazione oratori cremonesi, che ha portato gli adolescenti a ragionare sulla motivazione che spinge a fare servizio in oratorio e perché questa è diversa dall’intrattenimento tipico dei villaggi vacanze. I giovani hanno hanno potuto comprendere che, nonostante le loro realtà siano molto diverse, sono tutte accumunate dallo stesso stile educativo. L’animatore di oratorio, infatti, è colui che mette anima e corpo e che in quello che fa emula Gesù. La motivazione di chi sceglie questo tipo di servizio parte da una chiamata: dalla vocazione all’animazione che allena alla risposta alla vera vocazione, che è quella di dare la vita per i fratelli.

Prima della cena non poteva mancare un momento ricreativo in spiaggia, tempo prezioso per creare quel senso di comunità e amicizia che nasce solo durante questo tipo di esperienze. Terminata la cena i ragazzi sono stati impegnati in giochi in squadre.

Nelle giornate di martedì e mercoledì la scuola animatori prevede altre occasioni formative durante le quali i ragazzi, divisi nei vari gruppi, approfondiranno quello che hanno appreso durante il primo pomeriggio. I momenti più teorici saranno alternati ad attività di tipo laboratoriale.

Per seguire le attività della Scuola animatori 2023 si possono seguire le pagine social della Diocesi di Cremona (@diocesidicremona) e della Focr (@federazione_oratori_cremonesi).




Università e domanda abitativa: oltre cento posti letto messi a disposizione in città da parrocchie, istituti religiosi ed enti ecclesiali

Il nuovo anno accademico è ormai alle porte e gli ultimi anni parlano di un importante e progressivo aumento della presenza universitaria nella città di Cremona dopo l’apertura del nuovo campus dell’Università Cattolica a Santa Monica, che dopo due anni accademici è ormai una realtà consolidata, e in vista della realizzazione del nuovo campus del Politecnico di Milano presso l’ex caserma Manfredini. Due importanti poli accademici a poche centinaia di metri dal centro cittadino che aprono importanti prospettive di sviluppo per il tessuto sociale e culturale, ma che pongono anche il tema dei servizi che la stessa città è in grado di offrire in risposta allo sviluppo di un asset strategico e complesso come quello universitario.

La carenza di posti letto e il costo a volte troppo elevato degli affitti per studenti sono un problema diffuso su tutto il territorio nazionale. Anche Cremona si interroga: all’aumentare della domanda, aumenta anche il prezzo dell’offerta? Soprattutto se la disponibilità di spazi abitativi è numericamente risicata.

Per questo, per far fronte alla notevole richiesta di alloggi per studenti e studentesse a Cremona, parrocchie, istituti religiosi ed enti ecclesiali mettono a disposizione, direttamente o attraverso enti e associazioni, alcuni spazi sul territorio cittadino.

È il caso, per esempio, della Residenza S. Giuseppe, nell’omonima via nel centro di Cremona, che, gestita dalla Fondazione Battistero, ha aperto i battenti in questi giorni e che dispone di cinque appartamenti per studenti, per un totale di 19 posti.

Stesso discorso per Villa Flaminia, situata in via Miradori. La ex Casa del Clero è stata ristrutturata nell’autunno 2022 e ha disponibili 11 bilocali arredati, di diverse metrature, adatti a una coppia, a singoli o due studenti che vogliano condividere l’alloggio da coinquilini.

Si aggiungono a questo conteggio anche parrocchie e istituti religiosi: il collegio “San Luca” di viale Trento e Trieste, gestito dai Padri Barnabiti, dispone di 25 stanze singole per ragazzi. La controparte femminile è invece ospitata dall’istituto delle Figlie del Sacro Cuore, in via Gerolamo da Cremona, che dispone di 32 posti letto, in 8 camere doppie e 16 singole, dedicati a studentesse e giovani lavoratrici. Ulteriori 7 posti sono a disposizione degli universitari presso la parrocchia cittadina di Sant’Ambrogio.

Altri alloggi per studenti in orbita diocesana sono gestiti da Caritas Cremonese presso Casa San Facio, in via Martiri di Sclemo 5, con 9 appartamenti per un totale di 24 posti letto disponibili. Inoltre, proprio accanto a Casa San Facio, al civico 7, è situata un’altra struttura, in cui sono presenti 2 appartamenti dedicati agli studenti dottorandi di Medicina.

Il tessuto diocesano risulta dunque essere un’ulteriore risorsa che va incontro alle carriere universitarie, facendo fronte ai limiti che, in questo periodo, possono ostacolare studenti e studentesse nei loro percorsi di studio. Una risorsa che si aggiunge a quanto già altri enti territoriali stanno provando a fare, cercando di agevolare in tutti i modi possibili la residenza di coloro che vogliono gettare le basi del proprio futuro proprio partendo dalla città di Cremona.

 

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A Castelfranco d’Oglio la processione sul fiume con la statua di san Bartolomeo

 

Ha preso il via domenica 27 agosto in Diocesi il ciclo di eventi per il Tempo del Creato 2023, costruito quest’anno sul tema “Che scorrano la giustizia e la pace” . A inaugurare le iniziative che nelle prossime settimane si svolgeranno su tutto il territorio diocesano, è stata la zona pastorale 4, con la Messa, seguita dalla processione verso il fiume, nella chiesa di Castelfranco d’Oglio (Piadena Drizzona), in occasione della festa patronale di San Bartolomeo.

La Messa è stata celebrata da don Andrea Bani, sacerdote novello che lo scorso anno ha prestato il proprio servizio diaconale proprio nell’unità pastorale di Piadena. A concelebrare, il parroco di Piadena, Drizzona e Vho, don Antonio Pezzetti, e don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi e incaricato diocesano per la Pastorale giovanile. Al termine della celebrazione, lo spostamento in corteo verso l’adiacente fiume Oglio. Un corteo caratterizzato dal “cammino” della statua di san Bartolomeo, trasportata da quattro volontari, e animato dal complesso bandistico “BandOglio”, chiamato così perché formato da membri abitanti dei paesi rivieraschi del fiume.

Giunti sulle sponde del fiume, la statua del patrono ha iniziato la sua processione in barca, al termine della quale il celebrante ha impartito la benedizione alle acque che bagnano Castelfranco.

«La processione è metafora della vita cristiana – ha sottolineato don Andrea Bani durante l’omelia, pronunciata al termine della celebrazione –. Perché la vita cristiana è un cammino. Non per rincorrere il Signore, ma per seguirlo».

Una processione che da anni caratterizza la festa patronale a Castelfranco. Una celebrazione notevolmente popolata, resa possibile dall’impegno dei volontari, dalla devozione dei fedeli e dalla supervisione della Protezione civile, dei Vigili del fuoco e della Polizia locale.




Si è concluso il pellegrinaggio diocesano in Turchia con il vescovo, un viaggio tra le meraviglie plasmate dalla fede

 

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Si è concluso nel tardo pomeriggio di giovedì 31 agosto il pellegrinaggio diocesano in Turchia con il vescovo Antonio Napolioni, con il gruppo cremonese che ha fatto rientro in Italia in serata. Un viaggio sulle orme di san Paolo, alla scoperta delle prime comunità cristiane, che ha preso il via il 25 agosto e ha visto la partecipazione di quasi 80 pellegrini cremonesi.

Dopo i primi giorni dedicati alla visita a Istanbul e alla parte europea della Turchia, l’itinerario si è spostato oltre lo stretto dei Dardanelli. Il 28 agosto il pellegrinaggio si è concentrato sulla città di Efeso, fulcro dei viaggi paolini, e Pamukkale, la vecchia Gerapoli. In queste località i pellegrini hanno potuto visitare alcuni rilevanti monumenti della cultura cristiana, come la Casa di Maria Vergine e la Tomba dell’apostolo Filippo.

Il quinto giorno, il gruppo cremonese si è quindi spostato a Konya, città presso la quale è stata celebrata la Messa nell’unica chiesa cristiana presente, tenuta aperta e attiva da Mariagrazia Zambon, missionaria consacrata della Diocesi di Milano, in Turchia da ventidue anni. «La mia presenza qui, la mia missione, si concretizza in tre elementi, che si possono racchiudere nella “spiritualità della porta aperta” – ha raccontato la missionaria –: una porta aperta per i pochi cristiani che ci sono, una porta aperta agli immigrati, ai profughi, ai rifugiati, con cui cerchiamo di vivere la Parola di Dio; una porta aperta ai numerosi pellegrini che giungono fino a qui; una porta aperta per tutti quelli che cristiani non sono, che hanno comunque la possibilità di visitare l’unica chiesa attiva e la possibilità di dialogare con noi».

Dall’Anatolia Centrale alla Cappadocia, dove i pellegrini hanno potuto visitare, durante il sesto giorno, le chiese rupestri, luoghi che in antichità fungevano da rifugio per le prime comunità cristiane. Lì la celebrazione dell’Eucarestia nella memoria dei padri Cappadoci, durante la quale il vescovo ha colto l’occasione di festeggiare e benedire una coppia di coniugi nel cinquantesimo anniversario delle nozze.

Oltre alle chiese rupestri, la visita a una piccola parte della città sotterranea, anch’essa utilizzata come rifugio, seppur costruita in epoca ancor più antica rispetto alla nascita del Cristianesimo. Anche in Cappadocia i pellegrini hanno avuto la possibilità di effettuare visite turistiche e suggestive escursioni, quali “il cammino delle fate” e le classiche uscite in mongolfiera.

L’ultimo giorno è stato completamente dedicato alla visita della città di Kayseri, che i fedeli cremonesi hanno raggiunto dopo la Messa mattutina in albergo e dalla quale hanno poi preso il volo verso l’Italia.

«L’esperienza del pellegrinaggio è sempre positiva, a maggior ragione quando tiene un clima di fraternità e in un luogo ricco di stimoli come la Turchia in questo caso – ha voluto sottolineare il vescovo Napolioni –. Abbiamo goduto di tante opportunità culturali, ma soprattutto dei segni della fede, quelli che provengono dal passato, ma anche da quelle piccole ma significative presenze che tengono vivo oggi il dialogo tra gente di ogni religione e cultura in una terra così ricca di passato, di presente e di futuro». Ha quindi concluso: «Ci ha molto colpito la testimonianza di Mariagrazia, testimone di una fraternità che ci ha parlato, ci ha commosso, ci spinge a essere altrettanto grati testimoni della fede nelle nostre comunità. Ringraziamo il Signore di questo dono e cerchiamo di metterlo a frutto nel pellegrinaggio ecclesiale ed esistenziale di tutti noi».

 

Tra Istanbul e Smirne, iniziato il viaggio tra le meraviglie della Turchia per i pellegrini cremonesi