1

Gmg, il 25 novembre veglia diocesana dei giovani per le vie di Cremona

Sulla scia del messaggio di Papa Francesco per XXXVIII Giornata mondiale della gioventù – Lieti nella speranza –, che si celebrerà il prossimo 26 novembre nella solennità di Cristo Re, sabato 25 novembre avrà luogo a Cremona la veglia diocesana dei giovani, quest’anno in forma itinerante per le strade della città.  L’evento, organizzato dalla Pastorale giovanile della Diocesi, vedrà la presenza del vescovo Antonio Napolioni, che accompagnerà e guiderà i giovani in questa occasione di ascolto e preghiera.

A ospitare la fase di avvio sarà l’oratorio di Sant’Ilario, nel quale avverrà il ritrovo dei partecipanti, alle 17.30. Da lì lo spostamento verso la Cattedrale, dove si concluderà la veglia.

Quattro i passaggi della serata. Luoghi di speranza, proprio nell’oratorio di Sant’Ilario, già Monastero del Corpus Domini, poi caserma e che, al termine della seconda guerra mondiale, accolse gli ebrei liberati dai campi di prigionia. Parole di speranza, presso la chiesa di Sant’Agata, dove avverrà un momento di ascolto di un passo della Parola – il capitolo 12 della Lettera di san Paolo ai Romani – guidato da don Marco D’Agostino. Gesti di speranza, con i giovani in cammino verso la Cattedrale, in un corteo di luci per le strade di Cremona. Il fondamento della speranza, la tappa conclusiva in Duomo, con un momento, animato dal coro Effatà di Calcio, di preghiera e adorazione eucaristica.

«In questo nostro tempo continuamente segnato da notizie e immagini di devastazione e di morte spiegano gli organizzatori – il Papa ha scelto un titolo per la XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che sembra essere fuori luogo: Lieti nella speranza. Eppure proprio adesso è il tempo della speranza! Se non ora, quando? Proprio adesso la nostra speranza, fondata in Cristo e nella sua croce portata per noi e con noi, è capace, nonostante tutto, di farci lieti. Proprio adesso è urgente annunciare la speranza che sostiene nella fatica e nel dolore, ma è anche capace di motivare l’impegno e il coraggio di cambiare in meglio noi stessi e il mondo in cui viviamo».

Per chi lo desidera, al termine della veglia sarà poi possibile fermarsi per la cena comunitaria, che si terrà nel Seminario di via Milano alle 21.15. È necessaria la prenotazione entro domenica 19 novembre, comunicando almeno il numero indicativo di partecipanti, poi la conferma sarà data all’arrivo a Sant’Ilario all’inizio della veglia. Parte dell’incasso della cena sarà devoluto a sostegno dei progetti di Caritas Cremonese.

Per maggiori informazioni e per compilare il form di prenotazione visitare il sito di Focr.

 

Scarica e condividi il post




“Ragazzi per bene-cittadini del presente”. Due giorni a Torino con l’Acr

Camminando o comunque muovendoci per le nostre città, ammiriamo bellezze che ci fanno attraversare secoli di storia: palazzi, musei, torri, statue, monumenti. Abbiamo però altre meraviglie nelle nostre città, luoghi dove si fa la storia spesso nel silenzio. Uno di questi luoghi è l’Arsenale della pace a Torino: nel 1580 era una fabbrica di armi, da cui uscirono purtroppo le armi utilizzate durante i conflitti mondiali; dal 1983 l’operato gratuito di molte persone lo ha reso un luogo profetico di accoglienza, di pace, di preghiera e di aiuto ai più bisognosi.

Sabato 25 e domenica 26 novembre l’Arsenale della pace è stato il teatro di un seminario nazionale per educatori e assistenti dell’Azione cattolica ragazzi e la Diocesi di Cremona è stata rappresentata da Eleonora, Lucia, Elia e don William Dalé.

“Ragazzi per bene-cittadini del presente”. Questo il titolo del seminario, che ha posto l’accento sui bambini e i ragazzi di oggi. Loro sono il presente, i cittadini e i protagonisti dell’oggi, non semplicemente del domani. Il mondo adulto può aiutarli a renderli protagonisti, educare è tirare fuori il meglio, ricevere e dare il bene.

Si sono alternati vari momenti con la presenza di ospiti competenti e con laboratori molto stimolanti. Anna Granata, docente di pedagogia, ha usato, nel suo intervento, parole di speranza: in un tempo pieno di conflitti ad ogni livello, è possibile, anzi c’è un altro mondo pieno di energia, di vita. È il mondo dei bambini e dei ragazzi, che fino all’ ‘800 erano considerati incapaci, come un vaso da riempire. Bambini e ragazzi, se vogliamo, sono gli ultimi arrivati a livello diritti. Ma sono sempre gli ultimi ad insegnarci un altro modo di vivere, un’altra modalità per stare al mondo nella società e nella Chiesa. Ne sono stati fatti di progressi: il 20 novembre 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti ha approvato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, con cui veniva sancito ogni bambino abbia diritto alla vita, al benessere, all’ascolto e alla partecipazione. L’Europa continua a promuovere questi diritti, che sono universali. Il salto da fare è che i bambini diventino per davvero protagonisti della vita civile. In quest’ottica, il cosiddetto “terzo” può giocare un ruolo decisivo: il giovane o il giovanissimo, che sta accanto ai bambini, e la strada, per esempio tra casa e scuola, sono quei “terzi” con cui i bambini e i ragazzi si sentono liberi di esprimersi e di essere.

Il secondo intervento è stato della dottoressa Mussi Bollini, vice direttrice di Rai Ragazzi, che ha proposto un passaggio da una cultura per l’infanzia ad una dell’infanzia, in cui l’educare corrisponda a stimolare il pensiero creativo e la libertà di scegliere. In particolare, c’è bisogno di un confronto sul tema delle emozioni, soprattutto visto che i bambini abitano il mondo dei social, non solo tutti ormai li usano, ma lo smartphone è diventato estensione del sé. I media allora possono educare e aiutare a ragionare.

Dopo questi interventi, sono stati proposte delle esperienze concrete con protagonisti i bambini: a Vinovo da alcuni anni è operativo il Consiglio Comunale dei Ragazzi, composto da ragazzi della quinta elementare e delle medie. Erano presenti all’incontro di Torino alcuni dei consiglieri: Noemi, Elisa, Giulia, Daniele, Lorenzo, Martina e la loro educatrice Acr Sara. I bambini si sono interfacciati con il Sindaco e il Consiglio Comunale della città e hanno mostrato grande attenzione per la comunità: proposte perché a scuola si favoriscano la lettura e le gite in bicicletta, per una maggiore attenzione all’ambiente e ai più fragili.

Dopo la visita alla città nella serata del sabato, la domenica mattina è stata dedicata dapprima alla scoperta della missione caritativa del Sermig, visitando gli ambienti. Successivamente, Rosanna Tabasso, presidente del Sermig, e don Marco Ghiazza, parroco ed ex assistente centrale Acr, si sono confrontati sul “noi”, sulla fraternità e sull’essere discepoli missionari. Tanti gli spunti, ma in particolare, entrambi hanno sottolineato la potenza di Dio che è Padre e perciò ci rende fratelli. Ma la fraternità non è solo trovarsi insieme, ma è prendersi cura, prendersi carico degli altri, creare un senso di appartenenza agli altri, all’umanità a Dio. Giorgio Gaber, in questo senso, fu profetico: “l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”. I bambini ce lo mostrano con la loro fantasia. Tutto il seminario si è concluso con la Messa. Nell’omelia, don Marco Ghiazza ha ribadito come vedere (gli altri, la realtà) sia voce del verbo amare.

La due giorni torinese è stata occasione per riflettere su un’altra esperienza di Acr: nella diocesi di Avezzano, in Abruzzo, dal 1994 esiste il Consiglio Diocesano dei Ragazzi. Lo scopo è quello di preparare attività da proporre alle parrocchie, ma soprattutto è un modo perché i ragazzi imparino a confrontarsi e ad entrare a poco a poco nello stile di corresponsabilità proprio della Chiesa.




Proprio diocesano: disponibile dal 20 novembre in Curia i nuovi libri liturgici

Sono stati utilizzati per la prima volta durante la Messa pontificale di Sant’Omobono in Cattedrale i nuovi libri liturgici del Proprio Diocesano, che saranno disponibili in Curia per le parrocchie a partire da lunedì 20 novembre.

Sono passati decenni dalla prima edizione del Proprio diocesano voluta dal vescovo Enrico Assi nel 1988. L’ingresso di nuovi santi e beati nel calendario diocesano, e soprattutto le nuove traduzioni della Bibbia (2008) e del Messale (2020), hanno reso necessaria una seconda edizione e una nuova stampa per quel che riguarda i libri di liturgia specifici per la Diocesi di Cremona.

 

Il formato del Messale proprio è quello del Messale Cei e può contare su una grafica rinnovata e più leggibile. Rispetto alla precedente edizione sono aggiunge le notazioni dei prefazi e delle solennità, insieme ai testi per le memorie dei santi e beati cremonesi recentemente canonizzati. È stato ggiornato, infatti, anche il calendario diocesano dopo le ultime beatificazioni e canonizzazioni. In appendice del Messale e del Lezionario l’aggiunta delle preghiere dei fedeli dell’orazionale della Cei, edito insieme alla nuova traduzione del Messale.

L’acquisto dei due volumi – curati dall’Ufficio liturgico diocesano, con l’operato di don Daniele Piazzi, don Gianni Cavagnoli, don Francesco Gandioli e don Graziano Ghisolfi – è indicato in particolar modo per le parrocchie, comunità religiose e altri enti che dispongono di una cappella per le celebrazioni. Il prezzo è di 20 euro per il Lezionario e 30 euro per il Messale.

 

Scarica qui lo specimen del Messale

Scarica qui lo specimen del Lezionario

 




Gli orari e le celebrazioni della chiesa di S. Omobono nei giorni della festa patronale

Nell’ambito della festa patronale di sant’Omobono, nell’omonima chiesa di via Ruggero Manna, a Cremona, in quella che fu la chiesa frequentata dal Santo e dove fu in un primo tempo tumulato, oggi chiesa sussidiaria della parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino” nell’unità pastorale Cittanova, sono in programma diversi momenti di carattere liturgico per onorare il patrono della città e della Diocesi.

Da venerdì 10 a lunedì 13 novembre la chiesa sarà aperta in modo straordinario con orario continuato dalle 8 alle 19, per permettere la preghiera personale da parte dei fedeli, ma anche di poter ammirare le bellezze di questo luogo scoprendone la storia.

Venerdì 10 novembre sarà celebrata la Messa alle 8.30 e alle 18; sabato 11 novembre alle 8.30 e alle 18.30. Due le Messe in programma nella chiesa di S. Omobono domenica 12 novembre: alle 10 e alle 17.30.

Alle 16 di domenica 12 novembre saranno celebrati i Primi Vespri di sant’Omobono, presieduti dal vescovo Antonio Napolioni, che nell’occasione conferirà il mandato ai ministri straordinari della Comunione. Negli ultimi anni è diventato abituale, infatti, che la solennità del patrono della Diocesi sia anche occasione per l’incontro diocesano dei ministri straordinari della Comunione, tra loro e con il Vescovo, come occasione di formazione e di preghiera, oltre che per il conferimento del mandato a inizia questo servizio e per quanti lo devono rinnovare per un ulteriore quinquennio (per loro ritrovo a partire dalle ore 15.30).

Il 13 novembre, giorno della solennità patronale, saranno celebrate le Messe alle 9 e alle 18.

 

La chiesa di Sant’Omobono

La chiesa, dedicata inizialmente a Sant’Egidio, fu in seguito intitolata al santo patrono della città poiché in essa Omobono Tucenghi morì durante la celebrazione della Messa il 13 novembre 1197. Il santo fu sepolto all’interno della chiesa, che era stata costruita intorno all’anno 1000 e di cui si vede una traccia in una piccola abside ancora esistente all’esterno della chiesa attuale sul lato sinistro.

La chiesa fu trasformata alla fine del Quattrocento e la facciata rifatta nel 1602, ornandola con le statue duecentesche di marmo rosso raffiguranti sant’Omobono e il vescovo di Cremona Sicardo, che ne aveva voluto la canonizzazione.

L’interno fu interamente trasformato con una scenografica decorazione ad affresco, realizzata nel 1755 dai pittori cremonesi Giovanni Angelo Borroni e Giovanni Battista Zaist, con quadrature architettoniche e storie di sant’Omobono.

La parte più significativa degli affreschi è sicuramente la cupola, affrescata con la Gloria di sant’Omobono, straordinaria per l’effetto illusivo, mentre i quattro riquadri con le Virtù di sant’Omobono dipinti dal Borroni alla base della cupola risultano maggiormente semplificati e lineari.

All’interno è custodito l’antico crocifisso legato alla devozione del santo patrono.

Il corpo di sant’Omobono, riposto in un’arca di marmo, rimase nella chiesa fino al 1614, quando, insieme ad altre reliquie provenienti da diverse chiese cittadine, fu traslato, con una solenne processione, nella cripta della Cattedrale, dove ancor oggi si trova.

 




Il Vescovo ha incontrato le scuole paritarie, laboratori decisivi perché Vangelo fermenti

Come ogni anno, si è tenuto, la mattina di giovedì 9 novembre, a Cremona, presso il Centro pastorale diocesano, l’incontro tra il vescovo Antonio Napolioni e i dirigenti e i rappresentanti delle scuole paritarie presenti in diocesi. All’incontro anche don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica, che ha sottolineato l’esigenza d riflettere sul significato di essere scuola cattolica oggi, inserita nella Chiesa ma anche nella società civile attuale.

«Bisogna lavorare sulle relazioni, sulla prassi educativa, sul vissuto sociale ed ecclesiale, sulla scuola paritaria come lievito di tutta la pastorale scolastica ed educativa – ha sottolineato il vescovo nell’introduzione –. Non per avere un recinto in cui fare “cose cattoliche”, ma per offrire il fermento del Vangelo. E per questo la scuola è un laboratorio decisivo». Ha quindi aggiunto: «Mi interessa un giro di esplorazione, in cui nessuno deve preoccuparsi della brutta figura, ma deve mettere il dito là dove ci sono le sfide e i valori».

Da lì le testimonianza di circa una quindicina di rappresentanti, provenienti da varie zone del territorio diocesano. Testimonianze che hanno raccontato di un contesto scolastico cambiato, di alunni e famiglie molto diversi rispetto a quelli del passato, di diffuse fragilità, di carenza di punti di riferimento, di stanchezza, di motivazioni, di accompagnamento genitoriale, di integrazione, di collaborazione – a volte forzata, ma spesso preziosa – con istituzioni e parrocchie, e di molto altro. Tante sfide, nuove difficoltà, da affrontare con uno sguardo ottimista e sempre rivolto al futuro. Perché la scuola sia sempre pilastro per i giovani e per le famiglie, nel loro percorso di crescita.

«Per me è stato davvero importante ascoltarvi – ha voluto concludere il vescovo Napolioni –. E ci sarebbe tanto altro da analizzare. Ma questo ascolto dobbiamo praticarlo correntemente». E ha aggiunto: «La fraternità è la vitamina di ogni vita. E un momento paritario, in cui confrontarsi, come questo fa un gran bene».

Attenzione quindi alle persone, ai docenti, agli studenti, al personale scolastico, attenzione anche alle relazioni nel territorio, per pensare poi a una pastorale scolastica che non sia solo gestione dell’ordinario, ma guardi a ciò che è straordinario.




Domenica sera in Cattedrale concerto per la pace

È in programma domenica 5 novembre, alle 21, in Cattedrale, il concerto per la pace. Musicisti di diversa estrazione simbolicamente uniti in una fusione di tendenze tutta inedita per musiche o arrangiamenti originali legate al tema della pace. Protagonisti, insieme all’organista titolare del Cattedrale, il maestro Fausto Caporali, saranno Aurelia Macovei al violino, Luca Colombo alla chitarra, Andrea Dulbecco alle percussioni ed Emilio Soana alla tromba jazz.

L’evento segna la conclusione dei “Vespri d’Organo” per la pace, rassegna concertistica promossa dalla Cattedrale di Cremona con l’obiettivo di diffondere la cultura musicale sacra in connessione con l’attualità più stringente dei tempi nostri.

Un concerto finale alternativo al circuito classico, perché vi sarà il ricorso a musiche antiche e moderne in una fusione rappresentata dal suono liturgico dell’organo con le maniere attuali di fare musica, facendo toccare universi musicali distanti dentro in una tematica comune spiritualmente significativa.

I precedenti appuntamenti, che hanno visto come protagonisti quattro giovani organisti del territorio, si sono tenuti nelle domeniche di ottobre, in orario pomeridiano, dalle 16.45 alle 17.20, proprio prima dell’inizio dei Vespri. Per questo ultimo appuntamento serale, invece, non sarà solo il Grande Organo Mascioni del Duomo ad essere protagonista.




Il 4 novembre al Museo Diocesano la conferenza “Felice Giuseppe Vertua: Arte, Musica e Società”

Nel contesto della mostra Felice Giuseppe Vertua. Vedutista Cremonese, dedicata alle opere dell’artista cremonese Felice Giuseppe Vertua, in esso esposta, il Museo diocesano di Cremona ospiterà, sabato 4 novembre, alle 11, la conferenza Felice Giuseppe Vertua: Arte, Musica e Società.

Durante l’evento interverranno Raffaella Barbierato, direttrice della Biblioteca statale di Cremona, e Raffaella Poltronieri, curatrice della mostra dedicata all’artista cremonese, vissuto nella prima metà dell’800 e noto per le sue vedute sulla città cremonese.

L’iniziativa è organizzata dal Museo diocesano di Cremona, in collaborazione con la Camera di Commercio di Cremona, PQV – Fine Art, Idea Verde Maschi e l’agenzia per il lavoro Sapiens.

La mostra, alllestita lo scorso 16 settembre, resterà al Museo sino al prossimo 19 novembre. Una proposta espositiva che raccoglie venti opere che permettono di conoscere l’evoluzione artistica di Vertua e di osservare la città e la sua evoluzione storica nel suo panorama completo, sia vedute cittadine con chiese importanti come quella di Sant’Omobono, sia con monumenti oggi non più esistenti. L’esposizione è stata realizzata grazie allle ricerche negli archivi delle parrocchie cittadine, soprattutto quella di Sant’Agata, e negli archivi Diocesano e di Stato.




Il vescovo Napolioni nella solennità di Tutti i Santi: «La fabbrica dei santi è la vita»

L’invito a leggere le storie dei santi, per farsi contagiare in un desiderio di conversione che può riguardare la vita di ciascuno, in una varietà infinita di santità. Lo ha sottolineato il vescovo Antonio Napolioni nella Messa della solennità di Tutti i Santi presieduta la mattina del 1° novembre in Cattedrale, concelebrata dal parroco della Cattedrale e dai canonici dal Capitolo. La richiesta di intercessione dei santi, con un pensiero rivolto anche ai bambini martiri innocenti, ieri come oggi.

«A Roma, in Vaticano c’è un ufficio chiamato “Fabbrica dei santi”: è quel dicastero, quella congregazione di cardinali, sacerdoti e laici che dedicano tutta la loro attività allo studio, al dibattito, alla verifica per poi consentire al Papa di proclamare santi e beati nella Chiesa». È stato questo lo spunto da cui è partito il vescovo nella sa riflessione: «Ma basta questa fabbrica dei santi? È un fatto formale? È una carriera? Ci vogliono le raccomandazioni, i soldi?». Pronta la risposta: «La Fabbrica dei santi in realtà è la vita», ha affermato sottolineando in particolare tre aspetti.

«Innanzitutto è la Chiesa, tutta intera, che attraversa i tempi e che si dilata sulla terra nei vari continenti e nelle varie culture. Oggi celebriamo tutti i santi insieme, proprio come un mosaico, un kaleidoscopio, una varietà infinita di storie: dal ragazzo all’adulto, dal re al povero, dal martire al sapiente. È bellissimo entrare in contatto con queste storie, è bello leggere le vite dei santi. Facciamolo! Grandi santi si sono convertiti leggendo le vite di altri santi, cogliendo dunque, da una storia diversa dalla loro, una scintilla che riguardava anche la loro vita e che ha fatto ripartire il coraggio di seguire Gesù fino in fondo».

Ma anche il mondo “fabbrica santi”. «Se dentro la Chiesa si diventa santi per scelta, per il fascino di una spiritualità piuttosto che di un’altra, per seguire un esempio, quanti santi sono santi senza saperlo?!». Il riferimento è stato ai santi martiri innocenti, che si ricordano nei giorni dopo il Natale. E il pensiero è andato ai «bambini martiri innocenti di queste ore, di questi giorni, non solo in Israele e Palestina, ma in tutte quelle parti del mondo dove la vita non fa in tempo a sbocciare che è ben presto insidiata dalla miseria, dalla fame, dalla malattia, dalla violenza, dal sopruso» «Quei santi martiri innocenti sono santi per forza – ha detto il vescovo –. Non ci resta che essere santi in certe situazioni umane. Che non sono poi così lontane: possono capitare anche nelle nostre famiglie, ad esempio quando una malattia mette alla prova». «Dunque il secondo cantiere della santità è la realtà quotidiana, per quanto cruda, disgraziata, violenta, al punto da suggerirci la fuga e il rifugio in noi stessi, di chiuderci in una torre d’avorio a giudicare il mondo, a diventare tristi e pessimisti».

Eppure «c’è un altro modo di affrontare la realtà. E chi ce lo suggerisce se non lo Spirito di Dio, la Sua Parola, in quella terza e decisiva “fabbrica dei santi” che è il nostro cuore? Il cuore di Dio che sollecita il cuore di ogni suo figlio». Un’esperienza che dovrebbe far suscitare in ogni persona «fibrillazioni di entusiasmo, di commozione, di disponibilità, nello sperimentare che non ci interessa avere una figurina o una biografia, ma ci interessa fare oggi esperienza dell’amore di Dio che tocca le nostre ferite più profonde». «Si risvegli in noi dunque – ha auspicato il vescovo – questa disponibilità operosa a fare della nostra vita una bella avventura umana e cristiana».

Da questi tre aspetti un auspicio per la vita di ognuno: «Il tempo che viviamo, difficile e duro, non è meno fruttuoso dal punto di vista della santità – ha concluso il vescovo Napolioni –. Che il Signore ci doni oggi lo sguardo e l’intercessione di tanti santi, nostri amici, che noi ci impegniamo a guardare da vicino per condividere con loro l’avventura del dono più grande che il Signore ci ha fatto e che siamo chiamati a mettere a frutto: assomigliargli davvero nelle piccole cose di ogni giorno, per vivere con Lui nella patria del cielo la festa eterna».

 




Il vescovo emerito Lafranconi ai funerali di Angelo Rescaglio: «Uomo del dialogo, che ha fatto propria la missione di Gesù»

La photogallery completa

 

Una chiesa – quella di San Daniele Po – gremita per l’ultimo saluto ad Angelo Rescaglio, umanista, insegnante, giornalista, senatore della Rebubblica nella XIII Legislatura, già presidente dell’Azione Cattolica cremonese e dell’Associazione nazionale partigiani cristiani, deceduto all’età di 87 anni. Le esequie, celebrate nella mattina di martedì 31 ottobre, sono state presiedute dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che portato il saluto e la vicinanza alla famiglia del vescovo Antonio Napolioni. Presenti alla celebrazioni, insieme ai famigliari e gli amici, anche le rappresentanze istituzionali e delle associazioni del territorio.

«I discepoli sono quelli che hanno accolto la bellezza dell’iniziativa di Dio e si sono messi insieme a portare avanti la Sua missione – ha detto il vescovo emerito nell’omelia –. In questi giorni, pensando alla morte del professor Rescaglio, mi è venuto in mente che anche lui ha voluto accogliere con pienezza di fede questa iniziativa di Dio e ha fatto propria la missione di Gesù». Ha quindi proseguito, citando il Vangelo del giorno: «Egli ha sperimentato questa sensazione di essere come un piccolo seme, come una minima porzione di lievito, e di avere davanti una missione estremamente grande, quella di fermentare tutta la massa, tutta l’umanità». «In fondo Angelo Rescaglio è stato un discepolo di Gesù che ha creduto fortemente e che ha messo tutta la sua vita, tutta la sua forza, tutta la sua intelligenza, tutta la sua passione per vivere questa missione. Siamo qui per salutarlo, ma anche per dirgli “vogliamo raccogliere la tua eredità”».

Un pensiero poi agli ambiti che hanno visto impegnato il professor Rescaglio durante la sua vita: da quello educativo a quello associativo, passando per la politica. «Penso agli anni passati nella scuola, che per lui non è mai stata un luogo di lavoro, ma un luogo di appassionante educazione e trasmissione di valori. È bello vedere come accanto all’insegnamento aveva quell’attenzione per andare più profondamente a riconoscere la verità, per viverla», ha voluto sottolineare mons. Lafranconi, aggiungendo: «Era l’uomo del dialogo». «E forse anche la vita politica di oggi ha tanto bisogno di ritrovare la capacità seria di questo dialogo».

Ha quindi concluso il vescovo emerito Lafranconi: «Chiediamo ad Angelo che ci ricordi e ci aiuti, nei giorni che ancora ci restano di vivere su questa terra, di essere un lievito, forte della potenza stessa di Dio, di essere un seme, che pur nella sua piccolezza, ha la capacità, grazie alle Resurrezione del Signore Gesù, di sprigionare potenzialità innovatrici, di cambiamento».

 

Omelia del vescovo Dante Lafranconi

 

Al termine della celebrazione ha preso la parola il proferssor Franco Verdi che, nel ricordo dell’amico e collega, ne ha voluto approfondire lo spirito altruistico e associativo: «Vorrei ricordare della sua esperienza di vita la sua scelta di vivere l’esperienza testimoniale non in forma individualistica – ha detto in particolare – ma in forma associata, perché nelle associazioni, alle quali ha dato il meglio di sé, è riuscito a essere il segno del “noi” che costruisce la storia e la rende bella, significativa e umanamente ricca».

 

Il ricordo del profossor Franco Verdi

 

Al termine delle esequie, la processione verso il cimitero di San Daniele Po, presso il quale ill professor Rescaglio è stato sepolto.

 

 

Deceduto il prof. Angelo Rescaglio, umanista e uomo di fede: indimenticato docente dell’Aselli, fu senatore della Repubblica e presidente dell’Azione Cattolica cremonese




Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù: festa per i 120 anni di presenza a Cremona

Giorni di festa, a Cremona, per le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, presenti in città da 120 anni. Questo speciale anniversario, che ricorre il 1° novembre, sarà festeggiato dalla comunità religiosa lunedì 30 ottobre: nel pomeriggio, infatti, alle 17, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di Sant’Imerio. Dopo la celebrazione, lo spostamento verso la Casa S. Giuseppe e S. Lorenzo, in via Altobello Melone 33, per un momento conviviale conclusivo.

Le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, fondate da madre Teresa di san Giuseppe, al secolo Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch, giunsero in Italia nel 1903, su richiesta dell’allora vescovo di Cremona, mons. Geremia Bonomelli. Una presenza inizialmente quelle delle “Serve del Divin Cuore di Gesù” (primo nome dell’attuale istituto delle Carmelitane del Divin Cuor Gesù) rivolta all’assistenza di bambini e ragazzi con la casa di via Belvedere 9 (oggi via Ettore Sacchi 15), fondata ufficialmente il 1° novembre 1903. Per il numero sempre crescente di bambini e la ristretta capacità ricettiva della Casa, dal 1927 iniziarono le trattative per l’acquisto dell’ampio stabile disponibile nella parrocchia Sant’Imerio, in via Altobello Melone 33, che si conclusero nel 1930.

Co il passare del tempo sorse la necessità di portare cure e assistenza agli anziani. Così il 10 agosto 1981 la superiora di Cremona, suor Cecilia Cesinaro, chiese di poter trasformazione dell’edificio di via Altobello Melone in ambiente di accoglienza di anziane signore autosufficienti. L’assistenza alle signore anziane iniziò il 7 novembre 1983 in concomitanza con la continuazione dell’assistenza ai bambini e ragazzi, che cessò definitivamente nel giugno 1989. Dal 1° gennaio 2017, la Casa “San Giuseppe e San Lorenzo” è gestita dalla “Casa di Procura della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”, che si occupa di tutte le attività apostoliche della “Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”.

120 anni di dedizione al prossimo, soprattutto ai più fragili, che hanno sempre trovato nella casa cremonese, e nello spirito della Congregazione, un sostegno sicuro e amorevole.

«Nel fondare il Carmelo del Divin Cuore di Gesù, Madre Maria Teresa di San Giuseppe si propose di servire la Chiesa e di beneficare il mondo – spiega suor Fatima Maradiaga –. La fondatrice voleva che le Carmelitane del Divin Cuore di Gesù fossero nel mondo messaggere e strumenti dell’amore di Gesù. ”Angeli di consolazione e di pace per gli uomini sofferenti, disperati e senza fede”». E conclude: «Dopo 120 anni i tempi sono cambiati, ma lo spirito, l’amore e lo zelo di lavorare per la salvezza delle anime rimangono sempre gli stessi. Ogni giorno chiediamo l’intercessione della nostra beata madre Teresa di San Giuseppe per aiutarci a portare avanti questa opera che Dio le ha affidato».

Ancora oggi le attività della Casa di via Altobello Melone, rivolte agli anziani autosufficienti di ambo i sessi, cercano ispirazione e portano avanti gli insegnamenti e il carisma della Fondatrice. A ogni anziano, residente e non residente, sono offerti accoglienza, assistenza e cura mediante adeguate prestazioni socio-assistenziali, finalizzate a mantenere e recuperare autonomia fisica, psichica e sociale; a prevenire e a rimuovere situazioni di disagio psico-fisico e di esclusione sociale; a soddisfare i bisogni primari e a realizzare per ognuno la migliore qualità di vita possibile.

Più di un secolo di servizio alla comunità cremonese, guardando anche al futuro di una Chiesa che è di tutti e per tutti.

 

Le suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù

L’ideale Carmelitano affascinò il cuore di una giovane protestante convertita al cattolicesimo, Anna Maria Teresa Tauscher van de Bosch. Nata il 19 Giugno 1985 a Sandow (attualmente in Polonia) da genitori luterani profondamente credenti, primogenita di 8 figli. Maria crebbe e venne educata nella fede dei suoi antenati, ma non aderì mai volentieri al protestantesimo, per cui il 30 ottobre 1888 nella chiesa dei Santi Apostoli (Colonia) entrò a far parte della Chiesa cattolica; questa decisione nella sua vita le procurò tante sofferenze: venne espulsa dalla casa paterna e licenziata dal suo lavoro. Così senza casa e abbandonata da tutti andò in cerca di alloggio e di occupazione. Dopo tante ricerche, con l’aiuto di Dio, trovò una famiglia che la accolse come dama di compagnia. Il suo cammino di fede intanto proseguiva intrepido e generoso sulle vie di Dio, verso un ideale di totale consacrazione al Signore; desiderava infatti farsi religiosa nel Carmelo Teresiano, ma il Signore aveva altri disegni per lei: lei stessa avrebbe fondato una nuova congregazione. Cosi avvenne che a Berlino nel 1891 aprì la prima casa per bambini, denominata “Casa per i senza casa”. Nel 1902 Mons. Geremia Bonomelli vescovo di Cremona giunse a Berlino e in quella occasione chiese alla madre di fondare anche a Cremona una “casa per i senza casa”.