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Alternanza scuola-lavoro in parrocchia. È già polemica?

Sono già partiti confronti e polemiche rispetto alle opportunità di alternanza scuola-lavoro presso le Parrocchie. A riportare un ampio stralcio di un dibattito che torna ad infuocarsi, è il sito del Corriere della Sera, che titola «Stage per studenti in parrocchia, scoppia il caso: “Va garantita la laicità della scuola pubblica”», a firma di V. Santarpia. Citate diverse posizioni di raggruppamenti studenteschi preoccupati di una indebita ingerenza delle comunità parrocchiali a fronte dell’applicazione di uno dei passaggi della “Buona scuola” varata dal governo Renzi.

Anche la diocesi di Cremona, attraverso l’Ufficio per la Pastorale scolastica e l’Ufficio per la Pastorale giovanile, ha segnalato la disponibilità ad essere promotrice di progetti e percorsi di alternanza. Il presupposto però – lo si creda o meno – è tutt’altro che una “sete” di indottrinamento. E a questo proposito servono alcune precisazioni. Da anni esiste l’attribuzione del credito scolastico per le attività svolte dai ragazzi promossi alle classi terze superiori durante le estati, anche dentro gli Oratori. E questo è volontariato, configurato secondo canoni di libertà accanto ad altre possibili strade (servizi alla persona, percorsi ecologici, sportivi…). Ad un sedicenne o diciassettenne che passa un mese ad organizzare e vivere un Grest viene offerta un’esperienza ricca e promozionale, vissuta ed interpretata in base alle proprie capacità e sensibilità.

Ed ora arriva l’”alternanza”.

Si può discutere sulla sua “tenuta” sia teorica che pratica, sul fatto che alla scuola necessitino tante altre attenzioni, forse prima e meglio di questa… eppure la norma esiste e interpella i territori. Che cosa possono offrire le Parrocchie, notoriamente confessionali? Certo possono offrire il catechismo, luoghi di incontro associato cattolico, ma – perché no? – anche opportunità e servizi che la vocazione di apertura degli Oratori e delle Parrocchie da decenni conservano. Si sa che un terzo degli Oratori lombardi ha un servizio di doposcuola (non accreditato, ovvero ad accesso libero, non confessionale, legato spesso alle segnalazioni di Caritas, Scuole e S. Vincenzo…)? Si sa che le attività estive degli Oratori (meglio note come Grest) sono un’offerta formativa anche sociale sul territorio, dentro certamente un “progetto pastorale” che però non è contro stranieri, bambini di altre religioni o di nessuna fede? Si sa che le Parrocchie possiedono archivi e beni artistici che possono diventare opportunità culturali? Ed infine si sa che questa è una opportunità e non un’imposizione? Si sa che forse per una studentessa del Liceo psicopedagogico “lavorare” (per stare alle analogie dell’impianto di legge) in un doposcuola forse è più interessante che andare in una pizzeria (cosa legittima, ma forse che poco ha a che vedere con il curriculum della sua scuola)? Ed esempi simili si possono immaginare per stages aperti al Liceo scientifico o a quello classico o a quello sportivo… Si può essere d’accordissimo, beninteso, sulle critiche di merito e di metodo alle tempistiche del provvedimento e alla sua urgenza. E siamo nel legittimo campo dell’opinabile e, viva il cielo, del migliorabile.

Altra cosa invece è non riconoscere le fattispecie concrete delle azioni individuate, con il ricorso alla classica argomentazione dei mondi separati, del pubblico/privato, della società civile e della intimità del singolo. È vero che nella sua ultima pubblicazione Flores d’Arcais contesta ogni aggettivazione al sostantivo “laicità”, ma forse quando si parla di opportunità formative, al netto delle legittime preoccupazioni, occorrerebbe guardare da vicino ciò di cui si sta parlando.

Don Paolo Arienti
responsabile ufficio di pastorale giovanile

Che cos’è il progetto alternanza scuola-lavoro nelle parrocchie