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Al via la 48esima Settimana sociale dei cattolici italiani: la presentazione del prof. Fabio Antoldi

Giovedì 26 ottobre, a Cagliari, s’inaugura la 48esima Settimana sociale dei cattolici italiani, intitolata “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”. Proponiamo una riflessione a cura del prof. Fabio Antoldi, cremonese che, insieme al vescovo Napolioni, partecipa ai lavori congressuali. Il prof. Antoldi, membro della commissione diocesana della Pastorale sociale e del lavoro, è professore ordinario di Strategia aziendale e di Imprenditorialità presso la Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza e Cremona) e direttore del CERSI, il Centro di ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica. Proprio il prof. Antoldi, in vista della Settimana sociale, ha curato per la Diocesi di Cremona la scheda di valutazione dei casi di successo nell’ambito del progetto “Cercatori di LavOro”.

 

Non deve sorprendere questa scelta di mettere il tema lavoro al centro della riflessione dell’appuntamento biennale della Chiesa Cattolica Italiana sui temi sociali. Infatti, nonostante la timida ripresa economica Italiana – fonte per tutti di speranza – in Italia persiste una rilevante “questione Lavoro”.

Basta sfogliare i giornali per scoprire come i nuovi posti di lavoro offerti siano spesso precari (“Lavoro e nuovi contratti, più di tre su quattro sono precari, Corriere della Sera, 21 ottobre), come l’autoimpiego sia in sofferenza (“Una famiglia su quattro rischi la povertà: Il reddito da lavoro autonomo è diminuito del 15,4% negli anni della crisi, La Stampa, 7 ottobre 2017), come soprattutto i giovani continuino a faticare a trovare posto (“Lavoro, Italia anziana d’Europa: solo un occupato su dieci ha meno di trent’anni”, La Repubblica 21 ottobre), tanto che per loro il lavoro è fonte di preoccupazione per il futuro (“Lavoro, un giovane italiano su due pensa che guadagnerà meno dei genitori”, La Repubblica, 12 ottobre 2017 e Giovani e occupazione: sette su dieci pronti a fare la valigia per andare a cercare un lavoro all’estero e soprattutto pronti a non tornare più indietro”, IlSole24Ore, 11 settembre 2017). Tutto ciò proprio mentre emerge con forza un cambiamento tecnologico epocale (“Ecco come Industria 4.0 può creare oltre 40mila posti di lavoro ogni anno”, IlSole24Ore, 2 settembre 2017), in cui non manca, però, anche qualche preoccupazione (“I robot ci toglieranno il lavoro?”, La Stampa, 9 ottobre 2017).

La durezza di questi titoli di giornali ci parla di una serie di questioni reali e importanti che colpiscono la vita delle nostre famiglie e delle comunità, con un impatto particolarmente grave sui giovani e sul loro futuro, e che meritano risposte innovative e condivise da parte, innanzitutto, dei laici credenti che sono lievito nella città dell’uomo.

In un tempo d sfide e cambiamenti è necessario riaffermare che il lavoro deve essere per l’uomo (e non viceversa) e che esso si deve basare su un codice di equità e di solidarietà tra generi, tra generazioni, tra persone con diverse provenienze e background socio-culturale. Per il bene delle nostre comunità occorre, ad esempio, adottare presto politiche che permettano davvero la conciliazione tra famiglia e lavoro, rompendo (con scelte certo coraggiose e innovative, ma possibili) la rappresentazione del lavoro femminile e della famiglia come due mondi in conflitto. Occorre orientare i modelli e i comportamenti delle imprese verso un’idea di creazione di valore che non si limiti alla dimensione monetaria dell’efficienza, ma includa anche finalità sociali per le comunità. Occorre, più in generale, costruire una nuova civiltà del lavoro frutto di una visione dell’uomo e della società umana con un progetto  solidale e condiviso, orientato al bene comune anziché all’individualismo.

Il convegno ecclesiale di Cagliari rappresenta un’opportunità per riflettere, da cristiani, su come creare le condizioni perché per tutti ci sia lavoro e perché non sia un lavoro qualunque, ma dignitoso: “libero, creativo, partecipativo, solidale”, come recitano le parole del titolo del convegno, tratte da un brano dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco.

I rappresentanti di tutte le diocesi della chiesa italiana (ci sarà anche una delegazione cremonese) s’incontrano oggi per discutere non solo di possibili strumenti politici o di leggi che possano promuover il lavoro, ma anche del ruolo delle imprese, dei sindacati, degli amministratori pubblici e delle comunità locali in questo cammino di “conversione” del lavoro di cui oggi sentiamo forte il bisogno per costruire il nostro futuro.

Fabio Antoldi

 

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