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A Ca’ de’ Stefani celebrazione in suffragio di don Achille Baronio (FOTO e VIDEO)

Nella solennità di Pentecoste il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la prima delle Messe di suffragio per i nove sacerdoti morti duranti l’emergenza sanitaria e per i quali non è stato possibile celebrare le esequie. La memoria e la preghiera, in questa prima occasione, è stata per don Luigi Achille Baronio, vescovatino doc classe 1936, che proprio in terra natia aveva concluso il suo la sua esperienza da parroco alla guida, per ben ventidue anni, della comunità di Ca’ de’ Stefani. Il congedo, al raggiungimento dell’età canonica, con non pochi rimpianti, ma insieme alla convinzione di dover fare un passo indietro per non essere proprio lui di ostacolo alla formazione dell’unità pastorale che stava nascendo.

Nel pomeriggio di domenica 31 maggio riunita per lui c’era la sua Vescovato. Insieme ai familiari e agli amici, coltivati con genuina simpatia negli anni e punto di riferimento rincuorante nei periodi meno esaltanti.

La Messa, per garantire il distanziamento secondo le norme vigenti, si è svolta nel cortile dell’oratorio, dove per anni aveva gioito nel veder giocare bambini e ragazzi. Ma questa volta il cortile e il campo da calcio si sono riempiti per una occasione assai diversa dal clima di festa.

Eppure, pur nel dolore del distacco, in tutti c’era la certezza di saperlo in una avventura nuova, con amici ritrovati, a guardare da lassù, con un po’ in imbarazzo, questo strano ritrovo di conoscenti. Lo ha ricordato in qualche modo anche il vescovo Napolioni che all’inizio dell’omelia, prendendo spunto dal desiderio dei parenti di porre sull’altare la fotografia di don Achille, ha voluto sottolineare la sua nuova realtà nella vita del Cielo.

Poi il Vescovo ha iniziare la sua riflessione mettendo al centro dell’attenzione la Parola di Dio, sulla quale è necessario impostare la propria vita, anzitutto quella di un prete. Una Parola che va ascoltata e vissuta, prima che insegnata.

Ricordando la figura di don Baronio, con anche qualche aneddoto sulla scuola di “cremonese” che non gli faceva mancare, rileggendo la prima lettura (At 2,1-11), il Vescovo ha espresso la necessità di un «Vangelo che arrivi a parlare la lingua degli altri». Ma anche la necessità che ognuno, pur rimanendo se stesso, debba riconoscersi parte di un’unica famiglia, ha precisato focalizzandosi sulla seconda lettura (1Cor 12,3-7.12-13). E qui un preciso riferimento al ministero di parroco, che deve dedicarsi alla propria gente non come fosse sua proprietà, ma nemmeno come un asettico funzionario.

Non solo, proprio il prete deve sperimentare per primo la misericordia di Dio, ha detto in riferimento alla pagina evangelica (Gv 20,19-23) e guardando a un don Achille confessore «di manica larga» in quanto immerso a fondo nell’umanità e nelle sue difficoltà.

Accanto al Vescovo ha concelebrato l’emerito mons. Dante Lafranconi, ordinato sacerdote nel 1964 proprio come don Baronio. Ci teneva don Achille a ricordare questo elemento che rinsaldava l’affetto e la comunione. Tra i concelebranti anche due dei compagni di Messa: don Mario Marinoni e don Bernardino Orlandelli. E ancora l’amico don Mario Dellacorna e don Pieraltero Ziglioli, che vide crescere da ragazzo. C’era anche don Antonio Pezzetti, visto che don Baronio dopo aver lasciato Ca’ de’ Stefani andò a risiedere alla Casa dell’Accoglienza, spostandosi successivamente a Villa Flaminia, comunità che era rappresentata dal direttore don Luigi Mantia. Non mancavano naturalmente, insieme al cerimoniere don Flavio Meani, i sacerdoti dell’unità pastorale Cafarnao formata dalle cinque parrocchie di Vescovato, Pescarolo e Gabbioneta-Binanuova: il moderatore mons. Attilio Arcagni e il parroco in solido don Paolo Tomasi.

Photogallery della celebrazione

 

 

Biografia di don Luigi Achille Baronio

Nato a Pescarolo il 15 ottobre 1936, don Luigi Achille Baronio era originario di Vescovato, realtà cui è sempre stato fortemente legato. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1964, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Martignana Po (1964-1966), quindi a Soncino (1966-1971) e a Cristo Re in Cremona (1971-1976).

Alle fine di settembre del 1976 è stato nominato parroco di Fengo (frazione di Acquanegra Cremonese), quindi nel 1985 il trasferimento a Scandolara Ravara.

Il 1° giugno 1990 è stato scelto come parroco di San Bartolomeo apostolo in Ca’ de’ Stefani, frazione di Vescovato, cui ha rinunciato, per raggiunti limiti d’età, nel luglio 2012.

Per due anni è stato quindi collaboratore parrocchiale a Scandolara Ripa d’Oglio, Grontardo e Levata. Successivamente ha offerto il proprio aiuto a Cremona, nella parrocchia di Borgo Loreto, sino alla recente costituzione dell’unità pastorale.

Schietto e affabile, fortemente legato alle realtà di cui era stato pastore e con le quali aveva stretto forti legami di amicizia, sino all’ultimo ha svolto il proprio ministero anche come confessore in Cattedrale.

Il 15 marzo don Achille Baronio era stato colto da malore nella sua camera, presso la Casa del clero “Villa Flaminia” di Cremona dove risiedeva. Giunto già in stato di incoscienza all’ospedale “Carlo Poma” di Mantova dove, oltre alla emorragia cerebrale, era stata riscontrata la positività al coronavirus, è deceduto nel pomeriggio di lunedì 23 marzo.

 

Nelle parrocchie con il Vescovo le Messe in suffragio dei sacerdoti morti durante l’emergenza Covid