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«Voi siete preziosi». Il vescovo Antonio in visita a Casa Speranza

A poche ore dalla celebrazione di ordinazione, il vescovo Antonio sta già incontrando alcune realtà della diocesi. Come egli stesso ha sottolineato in Cattedrale nel suo primo saluto ai cremonesi al termine dell’ordinazione episcopale, l’attenzione alle realtà più fragili e marginali della società dev’essere per tutti di primaria importanza e modalità concreta. È per questo che nella mattina di domenica 31 gennaio ha voluto cominciare le sue visite sul territorio cremonese proprio dalla Casa della Speranza, nel quartiere di Borgo Loreto, in città. Accolto dagli ospiti, dai volontari e dal personale sanitario ed educativo, si è soffermato con tutti, dedicando ad ognuno un particolare saluto.

Da Casa Speranza aveva iniziato il suo ministero anche il vescovo Dante, che nel 2001 aveva visitato questa realtà – fortemente desiderata dal predecessore mons. Niccolini – da poco sorta per accogliere malati di AIDS. Lo ha ricordato don Antonio Pezzetti, direttore di Caritas Cremonese, che a nome di tutti i presenti ha dato il benvenuto a mons. Napolioni. Così ha fatto anche suor Margherita, della congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna, che ormai da tre anni offre servizio a Casa Speranza. «Per noi è importante che questa sia una casa, e una casa di speranza», ha affermato la religiosa, ricordando quanto sia difficile la realtà della malattia e del dolore, che diventa però sostenuta e carica di speranza se accompagnata dalla preghiera costante.

 

Il saluto di Suor Margherita della Congregazione delle Suore di Sant’Anna

 

Anche un ospite della Casa ha dato il suo benvenuto al Vescovo, che ha ascoltato attentamente le sue parole cariche di emozione e di gratitudine. Ricordando l’immagine proposta da Papa Francesco, ha paragonato questa struttura a un «piccolo ospedale da campo dopo una battaglia», luogo in cui si ricevono non solo cure fisiche, ma è costante la cura di assistenti sanitari e volontari che con la loro presenza fanno nascere gioia e conforto anche da situazioni drammatiche. Il pensiero è andato naturalmente anche verso coloro che sono stati ospiti della Casa che hanno concluso positivamente il loro percorso, ma soprattutto verso quanti non ce l’hanno fatta.

 

Il saluto di un ospite al Vescovo

 

Anche Massimo, volontario nella struttura, ha raccontato la «scuola di vita» che si crea in questa particolare famiglia: proprio quando la persona è posta al centro dell’attenzione, si comprende che «siamo tutti fratelli che camminano nella stessa direzione». Al Vescovo, dunque, la richiesta di una particolare attenzione soprattutto nella guida spirituale e nella vicinanza nella preghiera per continuare al meglio questa esperienza.

 

L’intervento di un volontario

 

Mons. Napolioni ha così visitato con grande interesse i locali della Casa, dagli spazi comuni ai laboratori in cui vengono svolte attività manuali ed artigianali.

«Una realtà come questa riscrive l’alfabeto delle cose». Il Vescovo ha così giocato con gli ospiti di Casa speranza, inventando per la sigla AIDS, un nuovo paradigma che non elimina certo la sofferenza, ma la trasforma in speranza. Amore, attenzione…, impegno, dono, dolore…, servizio. Verità ed esperienze che scaturiscono dalla cura e dalla pazienza con cui ci si accosta alle persone più fragili, ricordandosi sempre che sono proprio loro il centro della vita cristiana, grazie alle quali si rende vivo l’incontro con il Signore. «Siete preziosi: la comunità ha realizzato questa casa non solo per voi, ma anche per noi, per capire meglio cos’è la vita».

 

L’intervento del vescovo Antonio

 

Durante la mattinata il Vescovo ha anche incontrato i piccoli ospiti della Casa d’Oro, centro accanto a Casa Speranza in cui bambini con varie disabilità possono passare alcune ore della giornata, affidati a personale sanitario ed educativo. «Le armi segrete di Dio», così il vescovo Antonio ha definito i giovani ospiti, intrattenendosi con loro. Guidato dalla dottoressa Laura Anni, mons. Napolioni si è così soffermato nei vari spazi della struttura, ammirando gli sforzi e la passione che viene dedicata a queste fragilità. «Sono queste situazioni più disastrate – ha affermato il Vescovo – che ci riconducono alla vera umanità».

 

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