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“Vivere per dono”, verso il 2° Festival della Missione

“Vivere per dono” è il tema dato al 2° Festival della Missione, che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre 2022. Lunedì 25 ottobre la conferenza stampa, che si terrà nel palazzo arcivescovile di Milano, aprirà ufficialmente il percorso che conduce al Festival. Si è aperto anche un sito internet dedicato in modo specifico a queste evento: www.festivaldellamissione.it.

La scelta della location è il felice risultato di un percorso di discernimento promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda (CEL). I due promotori: CIMI (Conferenza degli Istituti Missionari Italiani) e Fondazione MISSIO ITALIA hanno rafforzato e innovato la struttura organizzativa, dando riconoscimento giuridico al Festival con la nascita del Comitato culturale Festival della Missione, e nominando un direttore generale a sostegno e a perno del progetto, nella persona di Agostino Rigon (direttore di MISSIO Vicenza e responsabile della Commissione missionaria Triveneto). La Direzione Artistica è stata affidata alle competenze e alla passione di Lucia Capuzzi (Giornalista di “Avvenire”).

Questa edizione vedrà sul territorio ospitante la realizzazione di un Pre-Festival e di un Post-Festival che vorrebbero coinvolgere, in modo particolare, le parrocchie, le scuole, le università e lasciare un “testimone” per la “staffetta” della futura edizione.

Il Festival avrà un respiro nazionale, i beneficiari, quindi, non saranno solamente gli abitanti di Milano e provincia, ma potenzialmente tutti gli italiani sensibili al tema della missione. Il coinvolgimento dei diversi Uffici Missionari e degli Uffici di Pastorale Giovanile delle diocesi italiane, in particolare quelli della Lombardia, si spera assicuri la presenza di un numero considerevole di persone.

 

IL LOGO

Il logo scelto per il Festival della Missione – di cui Raffaele Quadri è l’autore – ha come finalità l’immediata individuazione dell’identità della proposta e di alcune idee portanti che soggiacciono all’impianto organizzativo. La prima cosa che colpisce del logo è il gomitolo con i suoi fili colorati che si srotola dal basso, ma subito dopo, notando la forma a sfera, particolarmente precisa, il pensiero si sposta facilmente verso un possibile “globo”. Si tratta proprio di un “mondo”, ma a definirlo non sono i contorni delle nazioni, a cui siamo generalmente abituati, ma i colori “fondamentali” (bianco, rosso, verde, blu e giallo) dei continenti, a cui i Paesi tutti appartengono. Il gomitolo senza le sagome dei continenti, ma con i fili di diversi colori può richiamare anche altre “idee di fondo”, per esempio, che:

  • il mondo reale, oggi, supera decisamente i confini politici territoriali in cui noi ci riconosciamo;
  • il mondo reale, oggi, è essenzialmente interconnesso e interdipendente;
  • il mondo reale, oggi, è palesemente plurale e cosmico.

A dirla tutta, il mondo è anche “altro ancora”, è molto di più rispetto a quello che possiamo effettivamente dire per definirlo o per contenerlo. In questo contesto, la missione appare nel logo simbolicamente e indissolubilmente legata al destino del mondo, di chi – in questo mondo – viene scartato e costretto all’“invisibilità”. Ecco il perché dello srotolarsi del gomitolo dal basso, indicando così il Sud e le periferie della storia. È lì che si poseranno preferibilmente i nostri occhi. Da questo “luogo privilegiato” proveremo anche noi leggere e capire il mondo. In tutto questo, la “missione” svolge un RUOLO DI SVELAMENTO (® ben visibile dallo srotolarsi del gomitolo) continuo, anche se mai completo. Uno svelamento che ha avuto inizio già dall’azione di Dio lungo i secoli, attraverso i suoi profeti e martiri, sognatori e poeti, artisti e religiosi, donne e uomini semplici e molte volte sconosciuti ai più. Ma la “missione”, intesa innanzitutto come opera e presenza di Dio nella storia attraverso i suoi prolungamenti umani (pensiamo ai discepoli-missionari, ma anche e soprattutto “agli uomini e alle donne di buona volontà” di cui è piena la Terra e che fanno già – senza saperlo – tanta ”missione”), è anche il “luogo teologico e antropologico” che meglio riconosce il legame di fratellanza umana già presente in radice nel cuore dell’uomo e che unisce in una sola Famiglia Umana tutti e tutti, tutti a tutto! Possiamo parlare di un triplice svelamento:

  • di NOI al mondo, perché tutti siamo “nella stessa barca” e nessuno può permettersi di vivere oggi da solo, isolato dal resto del mondo, indifferente a tutto ciò che non gli appartiene;
  • del MONDO a sé stesso, aiutando il mondo (fatto di persone e di popoli, compresi noi) a riconoscere l’alta vocazione umana a cui è chiamato, per il bene di tutti e la salvaguardia del creato;
  • di DIO al mondo, per riconoscere le “tracce” della sua Presenza amorosa in ogni anfratto della storia millenaria dell’umanità ® come una Luce che impercettibilmente ci attrae al bene e verso cui tutti, inconsapevolmente, aneliamo.

Il Festival, in fondo, si propone di narrare proprio questo, non solo gli accadimenti, ma anche e soprattutto “ciò che di invisibile, misterioso e prezioso già sta nascendo” si tratta di contribuire, con tanta umiltà e senza retorica, alla rigenerazione di un “nuovo mondo”, fondato sulla “fratellanza umana e l’amicizia sociale”, in cui riconoscerci tutti “fratelli e sorelle”.