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Veglie missionarie/3 – A Soresina le testimonianze di volontariato in Africa di alcuni castelleonesi

Si è svolta nella serata di sabato 17 ottobre nella chiesa parrocchiale di Soresina la veglia missionaria della zona pastorale 2, animata con canti proposti da cantori di Soresina e Castelleone.

A caratterizzare la serata sono state anche le testimonianze di esperienze missionarie, da parte di alcuni laici della zona. La prima è stata quella di Antonio Bellani, castelleonese, volontario in Mozambico, nell’orfanotrofio di Gurue, che tuttora mantiene forti legami con la comunità e i padri.

Testimonianza di Antonio Bellani

La seconda è stata quella di quella di Chiara Gallarini, che tra il 2017 e il 2018 ha svolto il servizio civile con la Caritas Ambrosiana a Mombasa, in Kenya, dove l’anno successivo è stata impegnata in un progetto di dialogo interreligioso dedicato ai giovani voluto proprio dalla diocesi africana.

Testimonianza di Chiara Gallarini

Entrambe le testimonianze hanno cercato di raccontare come l’esperienza missionaria sia stata uno stimolo e uno strumento potente per intrecciare legami di fraternità umana e cristiana tramite l’incontro vero con l’altro da noi.

Chiara Gallarini ha infatti condiviso ciò che ha vissuto e vive nella partecipazione ai progetti educativi rivolti ai giovani della grande città africana, dove sperimenta la conoscenza dei luoghi, della cultura e delle persone, nella ricerca di una dimensione di dialogo aperta e costruttiva. Con una parola chiave: «Lo stile dello stare». Una presenza che trova senso nel «vivere la quotidianità con le comunità e nel lasciarsi guidare dal Vangelo, dalla Parola di Gesù e dalla fede che ci invita a metterci a servizio».

Un servizio che – come ha spiegato Antonio Bellani, volontario missionario in Mozambico dal 2014 e animatore del gruppo missionario parrocchiale – «diventa condivisione di una gioia che nasce dal servizio verso fratelli bisognosi». Una gioia che – ha aggiunto – «genera una necessità di cambiamento che tuttavia non può limitarsi ai 20 giorni che si trascorrono in terra Africana, ma torna, con sfumature diverse, anche in parrocchia e in oratorio», dove continua l’incontro con i fratelli, la condivisione dei bisogno, la chiamata alla missione.

Una serata di preghiera e riflessione che, partendo da una stralcio del messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale, è stata incentrata sulle due figure di Giona e Paolo, interpreti della vocazione missionaria della Chiesa, in particolare nei momenti della chiamata, della tempesta e della salvezza, come ha spiegato nell’omelia il vicario zonale, don Giambattista Piacentini, che ha presieduto la veglia.

Riflessione di don Giambattista Piacentini

A ogni partecipante è stato consegnato un filo, segno del proprio impegno a essere missionari “tessitori di fraternità”, come recita lo slogan di questa Giornata. Un filo che, ad ogni passaggio della celebrazione, è stato chiesto di fare un nodo, quale segno della propria volontà di accorciare le distanze che separano dagli altri e creare tutti insieme la trama del Regno di Dio nel mondo.

Suggestiva anche la realizzazione ai piedi dell’altare: a richiamare il tema “Tessitori di fraternità” c’era un telaio e un intreccio di fili a circondare il mappamondo, accanto un sacco di pane e uva simbolo dell’Eucarestia che unisce come fratelli.