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Veglia per la vita a Cremona: la gioia del Vangelo della vita ha il volto della prossimità

Nel cuore di Cremona, accolte nella sala della Camera di Commercio, si sono ritrovate sabato alle 21 le parrocchie della Zona pastorale cittadina, alla vigilia della giornata che la Chiesa ripropone ogni anno sul tema dell’accoglienza della vita.

Organizzata dal Vicario zonale don Pier Codazzi in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, la serata – cui ha partecipato il Vescovo Antonio, presiedendo il momento conclusivo di preghiera – ha raccolto una numerosa partecipazione, e le testimonianze di chi cerca di incarnare il Vangelo della vita, con coraggio e tenacia.

A guidare ed introdurre i diversi interventi la Presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Silvia Corbari; a sostenere con il canto e la lettura di suggestivi intermezzi poetici un gruppo di giovani e adulti di Comunione e Liberazione. La logistica e l’accoglienza sono state affidate a volontari e sostenitori del Movimento per la vita e del Centro di aiuto alla vita della città.

Ad aprire la veglia di riflessione e preghiera è stata la testimonianza di una mamma camerunense, Josiane, passata attraverso gli orrori dell’emigrazione dal suo Paese verso l’Europa, la violenza, la schiavitù, fino ad accogliere il miracolo di una vita che nel suo grembo è sopravvissuta e ha visto la luce: un bellissimo bambino ora ospitato, con la sua mamma, presso la Casa famiglia S. Omobono di Cremona. Il nome che la sua mamma gli ha dato è  in francese “Tresor Divin”. Tesoro Divino. “Quando penso a tutto il dolore che ho passato e a lui che si è aggrappato a me e alla mia vita, sono certa che solo un dono di Dio può dare la forza di resistere a tutto ciò – ha letto a nome di Josiane una operatrice della Casa famiglia – mio figlio Tresor ha cancellato tutto, non posso dimenticare ma ora c’è lui”.

La veglia è continuata ascoltando la toccante parola di Mauro Migliorati, di Robecco d’Oglio. Non l’ha potuta pronunciare perché malato di SLA, bloccato su una carrozzella attrezzata anche per farlo respirare. Ha voluto essere presente, accompagnato da amici e famigliari, consegnando alla riflessione dei presenti una pagina di pensieri personali. La storia di una “seconda vita”, iniziata con la scoperta della malattia degenerativa. Senza retorica o pudori falsi. Il racconto delicato e profondo di chi chiede non di essere aiutato a morire, ma di chi vuole essere aiutato nel morire.

“Il malato che soffre – ha scritto Mauro – è un po’ come un aquilone, entrambi hanno bisogno di un vento contrario, entrambi hanno bisogno di un lungo filo che fa si che non voli via. Il filo nel malato è l’amore di tutte le persone che lo circondano e che fanno si che resti alto, in quel cielo chiamato vita e solo quando il Signore farà aumentare il vento entrambi si lasceranno trasportare dolcemente da lui”.

Nella terza parte della serata ha preso la parola il dott. Paolo Emiliani, Presidente del Movimento per la vita cremonese, che commentando la recente approvazione della Legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (DAT) ha voluto rimarcare come sia urgente ricomprendere il tema del “fine vita” alla luce di una nuova prossimità col malato, con la sua famiglia, con chi affronta con lui la battaglia della cura.

Il vescovo Napolioni ha concluso la densa veglia cremonese proclamando il Vangelo e accostando un suo breve commento. “Come lievito nella pasta noi cristiani siamo chiamati umilmente a saper attendere la novità della Risurrezione che segue l’esperienza della sofferenza e della fatica. Accanto a chi crede nella vita, siamo invitati a celebrare la Giornata per la vita accogliendo la vita giorno per giorno, accanto a chi lotta, in compagnia di Dio e dei fratelli”.

Al termine della serata a tutti è stato distribuito un piccolo dono ricordo e chiesto un gesto di solidarietà con la provvidenziale opera del Centro aiuto alla vita.