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Veglia missionaria/zona 1. A Rivolta d’Adda con il vescovo Napolioni davanti all’urna di don Spinelli

“Giovani per il vangelo”. Questo il tema della Giornata missionaria mondiale e delle veglie svolte sabato 20 ottobre nelle diverse parti della diocesi. Molto partecipata quella per la zona pastorale 1 che si è tenuta nella basilica di Santa Maria e San Sigismondo, a Rivolta d’Adda, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Forte e continuo, durante la serata, il riferimento alla figura di san Francesco Spinelli, il fondatore dell’istituto delle suore Adoratrici del Santissimo Sacramento canonizzato da papa Francesco domenica 14 ottobre.

“Maestro di fraternità”, “Piccolo prete capace ogni giorno di scoprire come Dio ci prende per mano e ci plasma” lo ha definito il Vescovo che, a inizio celebrazione, insieme al parroco di Rivolta mons. Dennis Feudatari, ha reso omaggio all’urna con il corpo del Santo, esposta eccezionalmente al centro della chiesa.

Animata dal “Coretto” parrocchiale e scandita, nei momenti dedicati alla preghiera, dal vicario don Luca Bosio, la veglia è stata caratterizzata dall’omelia di monsignor Napolioni e dalla testimonianza di una suora Adoratrice.

“Il tema della veglia missionaria di quest’anno – ha detto il Vescovo nel passaggio più significativo del suo intervento – ci chiede di guardare al futuro con speranza. La missione non è un’invenzione della Chiesa per convertire gli altri, per piazzare le nostre idee. La missione è cosa di Dio, è Padre che genera il Figlio e lo manda a noi, a tutti noi. La missione è dono e come tale noi dobbiamo farlo circolare. Come San Francesco Spinelli, si è missionari anche nei propri paesi, anche con i vicini di casa e allora sia benedetta questa sera come lo sono stati questi giorni di grazia. Dio – ha concluso – ha i suoi tempi, noi abbiamo fretta ma dobbiamo lasciarci prendere per mano dalla sua fedeltà”.

Ad offrire la propria testimonianza di vita e di fede è stata suor Louise Saar, Adoratrice originaria del Senegal, attualmente in servizio a Rivolta presso la casa Santa Maria delle suore anziane e malate. “Vengo da un Paese – ha spiegato – dove lo Stato garantisce la libertà di religione, esemplare nel vivere le diversità. A 23 anni avevo già dei progetti per la mia vita ma lo sguardo amorevole di Gesù e la sua chiamata, attraverso la figura di padre Spinelli, mi hanno fatto cambiare idea. Nel 1996 sono diventata Adoratrice. Da allora ho condiviso gioie e fatiche ma la grazia, quella non mi è mai mancata. Ho incontrato mille visi ma un solo volto, quello di Dio e mai ho perso la gioia”.

Conclusione con l’invito (accolto) del vescovo ai giovani presenti in chiesa di portarsi al centro della navata per la benedizione e per il canto finale.

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