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Una scuola da rileggere con don Milani

Si svolgerà sabato 11 marzo, a partire dalle 16, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, il Convegno ”Faccio scuola – Perché voglio bene a questi ragazzi”. Le parole di don Lorenzo Milani inquadrano già il senso dell’incontro, rivolto in particolare al mondo della scuola, ma aperto a tutti coloro che hanno a cuore la formazione delle nuove generazioni.

L’incontro può costituire un’occasione di ripensamento della professione del docente e della relazione educativa con bambini e ragazzi alla luce degli scritti di un “cittadino, prete, maestro” che ha posto al centro della sua azione pastorale proprio l’educazione.

Le esperienze della scuola popolare a S. Donato di Calenzano e a S. Andrea in Barbiana sono state sperimentazioni singolari, al centro di accesi dibattiti negli anni “caldi” delle riforme relative alla scuola dell’obbligo e della contestazione studentesca alla fine degli Anni ’60: la stessa introduzione dei Decreti Delegati nel ’74 sembrò ad alcuni recuperare la sua idea di una scuola restituita alla responsabilità della società civile.

Oggi, a 50 anni dall’uscita di “Lettera a una professoressa”(1967) , possiamo tornare a confrontarci con le idee di don Milani, che definì quello scritto “un canto di fede nella scuola”. Lontani ormai dal “fuoco” delle polemiche ideologiche e liberi da inutili scontri “confessionali”, ci poniamo l’obiettivo di accogliere le provocazioni di un “grande educatore italiano”, come lo ha definito anche Papa Francesco nell’incontro con gli studenti (Roma 10 maggio 2014), perché come lui convinti che “Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni… E se uno ha imparato a imparare… questo gli rimane per sempre”.

Al centro del convegno dell’11 marzo l’intervento del giornalista e scrittore Mario Lancisi, studioso del mondo cattolico toscano e non solo, autore di numerose pubblicazioni sul sacerdote fiorentino e sulle sue opere. Ultimo, in ordine di tempo, il saggio “Processo all’obbedienza”(2016) che interpreta anche le altre due Lettere, “Ai Cappellani militari” e “Ai giudici”, proprio alla luce dell’esperienza pedagogica e didattica di don Milani.

In una scuola in cui i “due libri sacri” erano il Vangelo e la Costituzione e dove la cultura veniva intesa “come interesse per il prossimo” di fronte all’attacco rivolto agli obiettori di coscienza al servizio militare –“quei 31 ragazzi italiani …in carcere per un ideale” – il sacerdote-aestro scrive: “Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa… Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto”.

Il possesso della parola (“perché è solo la lingua che fa eguali”) e la formazione di una coscienza civile: così Lancisi recupera caratteristiche e finalità della scuola di Barbiana, una scuola “in cui il maestro deve educare i ragazzi a impegnarsi per leggi migliori… una scuola come zona franca in cui formare i ragazzi al senso della legalità, ma anche al superamento di leggi sbagliate” e “il miglioramento passa anche attraverso la nozione del conflitto, della disobbedienza, dell’obiezione di coscienza”.

Dalla ricostruzione del processo subìto, emergono nel libro i tratti fondamentali della personalità di don Milani, il contesto culturale, politico, sociale ed ecclesiale in cui si trovò a operare e a compiere, da “obbedientissimo disobbediente”, scelte di fedeltà alla sua vocazione di sacerdote e maestro.

Nel confronto in sala con il relatore e con esperienze in atto in realtà scolastiche del nostro territorio sarà possibile recuperare il senso del lavoro intellettuale, di quel “fare scuola” come condivisione di un sapere che “serve solo per darlo”.

Daniela Negri

Locandina del convegno

 

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