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Un centro di cultura nella casa di don Luisito a Vescovato

Un vero e proprio centro culturale intitolato a don Luisito Bianchi a Vescovato, nella sua casa natale. Questo l’ambizione progetto che si sta realizzando grazie al Comitato del “Fondo Luisito Bianchi”, costituito il 23 gennaio 2013 all’interno della Fondazione Dominato Leonense di Leno (Bs), con l’approvazione dell’Amministrazione comunale di Vescovato.

I lavori di ristrutturazione del rustico al civico 67 di via Matteotti sono iniziati a gennaio sotto la direzione dell’arch. Giacomo Graziani con la collaborazione del geom. Fiorenzo Abbadati e dell’ing. Mauro Mancini.

La struttura, donata dagli eredi di don Bianchi alla Fondazione bresciana, si chiamerà Casa Doreàn, il nome che don Luisito dette a un cane trovatello poi donato a una comunità. Doreàn – che significa gratuitamente, in gratuità – è anche il nome che identifica l’esistenza e il ministero del sacerdote vescovatino, scrittore, insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d’ospedale, morto il 5 gennaio 2012 all’età di 84 anni.

Una casa dai molteplici scopi. Se la parte detta “del magazzino”, provvedendo alla conservazione della parte abitativa, potrebbe essere destinata al soggiorno temporaneo di persone in stato di necessità o per motivi di studio e ricerche, non mancherà spazio neppure per archiviare il corposo patrimonio librario, epistolare, letterario e musicale di don Luisito. Così al piano terrà sarà ricavato uno spazio finalizzato alla consultazione dei volumi, anche in modalità digitale, che potrà trasformarsi in spazio per incontri, presentazioni e attività culturali. Nella parte rialzata, invece, sarà custodito il fondo librario costituito da circa tremila volumi, la sua produzione musicale, le teche dei manoscritti e dattiloscritti e il materiale personale delle sue ricerche, oltre a una sala di lettura/consultazione e una sala per le riunioni di attività del Fondo.

Sta curando l’opera di archiviazione e valorizzazione del patrimonio letterario e musicale Pier Carlo Rizzi, membro del Comitato di gestione guidato da Rino Rivoltini (presidente ed erede). Gli altri componenti del Comitato sono: Licia Rivoltini (segretario/erede), i sacerdoti cremonesi don Marco D’Agostino e don Francesco Cortellini, Palmiro Alquati e Michela Vicini (per Vescovato), Aldo Gasparini, Vittorio Bellavite e Franco Lacchini (Viboldone), Franco Aliprandi e Daniela Iazzi (Fondazione Dominato Leonense) e appunto Pier Carlo Rizzi (apolide bergamasco).

 

Lo stile di Casa Doreàn

Il progetto sarà espressione, anche nelle forme, del pensiero di don Luisito. Tra le linee portanti la semplicità delle forme e una spazialità che attinge, ove possibile, alla contemplazione e al silenzio. Tra le idee dell’arch. Graziani un’espressività non mediata, di materiali tradizionali, con la diretta narrazione del loro cromatismo costitutivo: il binomio bianco/calce così come il rosso/mattone e l’espressività che proviene dalla calda semplicità del legno naturale. E ancora una luce modulata secondo la funzione degli ambienti: luce per quanto possibile naturale, ma intima negli ambienti più piccoli e raccolti, sonoramente spiegata nel volume dedicato alle riunioni e ai seminari.

Le tempistiche per la realizzazione sono di circa dieci mesi e si concluderanno con la fine della catalogazione del materiale bio-bibliografico iniziata oltre un anno fa.

 

Ipotesi di eventi e iniziative

In agenda già alcuni appuntamenti ipotizzati. Si inizierebbe il 5 gennaio, data della morte di don Luisito, con le celebrazioni eucaristiche a Viboldone e Vescovato, considerate come “Capodanno della Gratuità”. Il 26 gennaio “La Giornata di Paolo” con incontri su Paolo di Tarso e Barnaba, con l’attribuzione del premio Doreàn. Il 5 febbraio manifestazioni legate a Sant’Agata e all’ingresso in fabbrica di don Luisito, occasione di un convegno annuale di preti operai. L’8 marzo riflessione sul ruolo e la necessità delle donne nella Chiesa. Il 21 marzo, per la Giornata mondiale della poesia, l’attribuzione di un premio intitolato a don Luisito. E ancora, il 25 aprile, anniversario della Liberazione, in collaborazione con l’ANPI sottolineatura dell’importanza del romanzo “La Messa dell’uomo disarmato”. A queste date si potrebbero aggiungere altre ricorrenze: il 1° maggio, festa dei lavoratori; il 23 maggio, giorno della nascita di don Luisito; il 3 giugno, giorno della ordinazione sacerdotale. L’8 settembre la presentazione dell’agenda Doreàn dell’anno seguente, arricchita con citazioni dagli scritti di don Luisito; il 4 ottobre le borse di studio per studenti.

Gli eventi saranno affiancati dalla creazione di un sito internet del Fondo Doreàn, dove saranno consultabili le trascrizioni totali o parziali dei documenti che il Comitato riterrà di rendere fruibili in rete.

Non manca neppure l’idea di lanciare, con il coinvolgimento dei giovani, Radio Doreàn.

 

Don Luisito Bianchi

Don Luisito Bianchi è nato a Vescovato il 23 maggio 1927 ed è stato ordinato sacerdote il 3 giugno 1950. Laureto in scienze politiche a Milano, fu insegnante presso il Seminario vescovile (1950-1951), missionario in Belgio (1951-1955), vicario a S. Bassano in Pizzighettone (1956-1958), quindi ancora insegnante in Seminario (1964-1967) e prete operaio nella città di Alessandria (1967-1971) e anche inserviente in ospedale. Infine, per molti anni è stato cappellano dell’abbazia di Viboldone, alle porte di Milano.

Ha pubblicato: “Salariati” (Ora Sesta, Roma 1968), ), studio sociologico sul salariato di cascina nel cremonese; “Come un atomo sulla bilancia” (Morcelliana, Brescia 1972, riediz. Sironi, Milano 2005), storia di tre anni di fabbrica; “Dialogo sulla gratuità” (Morcelliana, Brescia 1975, riediz. Gribaudi, Milano 2004), “Gratuità tra cronaca e storia” (1982). “Dittico vescovatino” (2001), “Sfilacciature di fabbrica” (1970, riediz. 2002), “Simon Mago” (2002), “La Messa dell’uomo disarmato” (1989, riediz. Sironi, Milano 2003), un romanzo sulla resistenza; “Monologo partigiano sulla Gratuità” (Il Poligrafo, Padova 2004), appunti per una storia della gratuità del ministero nella Chiesa; diverse raccolte di poesie tra cui “Vicus Boldonis terra di marcite” (1993) e “Sulla decima sillaba l’accento”, “In terra partigiana”, “Parola tu profumi stamattina”, “Forse un’aia”.

Nel 2010 ha pubblicato “Quando si pensa con i piedi e un cane ti taglia la strada”, dedicato ancora una volta al tema della gratuità. Dopo la sua morte, avvenuta il 5 gennaio 2012, la pubblicazione postuma de “Il seminarista” (2013).