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“Un cardiologo visita Gesù”. A San Matteo delle Chiaviche serata sui miracoli eucaristici con il professor Franco Serafini

Un tessuto di un cuore provato da una forte angoscia, la presenza di sangue e con lo stesso gruppo sanguigno, un DNA sfuggente e non sequenziabile. Elementi ricorrenti su particole consacrate, distanti nel tempo e nello spazio, analizzati con le migliori tecnologie mediche attuali. «Lo studio dei miracoli eucaristici è insomma una bellissima occasione per dimostrare come fede e scienza hanno un punto di incontro, e che uno studio rigoroso e profondo della vita non può fare a meno di riconoscere una complessità tale da non pensare ad un’entità creatrice e organizzatrice». Questo, in sintesi, è il pensiero del professor Franco Serafini, medico cardiologo della provincia di Bologna che ha presentato al folto pubblico raccolto nella chiesa di San Matteo delle Chiaviche i risultati delle sue indagini raccolte nel libro “Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza”. L’appuntamento, voluto dall’unità pastorale Serafino Ghidini delle parrocchie di Correggioverde, Dosolo, Villastrada, Cavallara, San Matteo delle Chiaviche e Sabbioni di San Matteo, ha inaugurato nella serata di venerdì 14 marzo la mostra Internazionale “I Miracoli Eucaristici nel mondo”, ideata e realizzata dal beato Carlo Acutis, e allestita da Matteo Mantovani all’interno della chiesa parrocchiale.

«La figura di Acutis è un po’ l’elemento cardine di tutto questo progetto – ha spiegato Serafini –. Carlo è un giovane credente morto prematuramente, appassionato di nuove tecnologie e di un nuovo modo di evangelizzazione e di apologetica, in cui c’è spazio certamente per i miracoli eucaristici e, soprattutto, per questo aspetto razionale di questi avvenimenti. Questo nuovo linguaggio tecno-scientifico nei confronti della fede di cui era portatore Carlo Acutis è una nuova forma attraverso il quale l’Eucarestia, come ho cercato di dimostrare anche nel mio libro, è ancora in grado di parlare all’umanità di oggi e alla nostra sensibilità contemporanea».

Il miracolo eucaristico, ovvero quando l’ostia consacrata o il vino diventa sangue, è un fenomeno riconosciuto da tempo dall’autorità della Chiesa cattolica. Negli ultimi decenni questi avvenimenti si sono verificati diverse volte e hanno suscitato l’interesse di studiosi e teologi, ricorrendo a metodologie medico-legali e forensi e strumentazioni all’avanguardia per indagare, da una prospettiva squisitamente scientifica, elementi specifici e ricorrenti, come richiedere il metodo scientifico contemporaneo.

E i risultati sono sorprendenti nella loro puntualità e rigore. «Nell’analisi di cinque miracoli eucaristici riconosciuti e ben studiati (Lanciano in Italia, Buenos Aires in Argentina, Tixtica in Messico, e Legnica e Sokolka in Polonia): a distanza di secoli e migliaia di chilometri, si ritrovano sempre la stessa modalità e la medesima sequenza di fatti con cui si sono verificati. Avvengono sempre dopo aver riposto l’ostia caduta a terra nell’acqua perché si sciogliesse, e da qui si ritrova la presenza «di un tessuto muscolare miocardico umano di un paziente grave» e in condizioni cellulari di «grande sofferenza», ovvero che «ha subito un infarto non coronarico, a causa di un fortissimo stress o di una condizione di grande angoscia nelle ore precedenti», riscontrabile dall’elevato numero di linfociti nell’analisi del sangue «tipico di chi ha subito un incidente o una forte sofferenza»; il gruppo sanguigno AB uguale nei casi analizzati, «curiosa coincidenza di cinque su circa 3 milioni di possibilità, in quanto è quello considerato migliore nel ricevere». Oltre a essere lo stesso «nei tre teli della Passione più accreditati, come la Sindone di Torino», E poi l’affascinante quanto misterioso DNA «non sequenziabile» perché «sfugge agli strumenti di controllo parametrati correttamente diventando rumore di fondo non leggibile e, dunque, muto». 

L’anatomia, dunque, di un miracolo eucaristico porta, fede e scienza ad affacciarsi reciprocamente e con grande timore a un limite che si lascia esplorare, confrontare. Ma potenzialmente esplosivo per le certezze teologiche e scientifiche nell’indagine di Cristo «vero corpo e vero sangue» nel sacramento dell’Eucarestia.

Ecco, quindi, la “provocazione” conclusiva del professor Serafini: «È un punto di contatto unico per certi aspetti, un argomento che causa un cortocircuito tra la fede e la scienza. Ma questi risultati ci possono interrogare e portare a vedere l’Eucarestia nel suo aspetto sacrificale, fatta di carne e sangue. Quindi qualcosa di vivo, vero, autentico per la nostra vita. Da credenti e da uomini di scienza».