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Un anno dalla morte di padre Alessandro Parmiggiani

Entrare nel mistero di una vita interamente dedicata a Dio è sempre molto difficile; neppure ci voglio provare. Il dono di sé al Signore si snoda su sentieri inconsueti e poco conosciuti; per usare un’immagine di colore sarebbe come entrare in una bella chiesa e mentre si rimane soli, nel silenzio, avere la sottile percezione dell’ombra di Dio, il fascino del Suo mistero. Ma Lui, Dio, rimane conforto a noi nascosto.

Padre Sandro aveva donato la sua vita a Cristo. A un anno dalla sua morte mi è sembrato doveroso ricordarlo e unirmi al dolore ancora vivo nella comunità dei saveriani, tra i suoi confratelli, tra i cristiani che lo hanno conosciuto, tra i suoi familiari, tra i viadanesi. Viadana è il territorio dove lui è nato e dove ha vissuto la sua prima adolescenza.

L’avevo incontrato la prima volta nel seminario di Cremona intorno agli anni ‘50. Eravamo molto diversi tra noi, neppure avevamo le stesse opinioni su tante cose, ma il dialogo correva sempre senza alcuna resistenza. Siamo diventati amici. Ci volevamo bene.

Sandro era molto sincero; era persona trasparente, piuttosto laico nel portamento, allegro e un po burlone. Viveva il seguito di Cristo con la fede e l’entusiasmo di chi viveva una grande avventura piena di libertà e di rischio. Fisicamente era forte come una quercia e di questo lui ne era fiero, tanto che, durante il tempo libero, si divertiva a misurarsi con noi con la forza delle sue braccia.

Nel 1957, insieme ad alcuni suoi amici, lasciò il Seminario ed entrò nell’Istituto Saveriano di S. Pietro in Vincoli (Ravenna). Noi, i suoi compagni, ne abbiamo sentito la mancanza per tanto tempo; ci sembrava che ci avesse superato in entusiasmo e nella decisione di seguire la propria vocazione missionaria.

Era nato nel 1935; nel territorio viadanese aveva piantato le sue radici culturali e religiose; tornava spesso nella sua piccola parrocchia di Salina dove viveva il contatto con la sua gente e partecipava alle buone tradizioni religiose. Viadana conosceva da tempo la comunità e lo spirito dei missionari Saveriani. Era viadanese anche padre Piero Sartorio, ancora oggi ricordato con affetto.

Parma era da sempre la città simbolo dei saveriani e ancora oggi è così; in questa città ancora oggi c’è la loro casa madre; gli abitanti do Parma seguivano con interesse le iniziative missionarie e offrivano il loro sostegno spirituale ed economico. Ricordo tra loro con stima padre Amato Dagnino, maestro spirituale riconosciuto ed apprezzato.

In Pakistan padre Sandro visse la sua prima missione. Il Bangladesh aveva un elevato tasso di povertà, era abitato dal 98% di islamici e il 9% di induisti. Studiò la lingua del posto, lavorò con entusiasmo nella parrocchia di Satkira ed era felice. La missione era il respiro della sua anima. In quella regione è ancora ricordato come un coraggioso testimone del Vangelo.

Si può immaginare quanto grande fosse il suo dolore quando, a soli 28 anni, mentre si dedicava a quella gente, fu sorpreso da un infarto al miocardio. Fu costretto a tornare in Europa e in Italia. Non si è dato per vinto:con lo stesso fervore continuò a seguire i centri di formazione culturale e spirituale dei giovani che si preparavano alla loro missione pastorale .

Grande fu la sua emozione quando, già anziano, gli fu concesso di tornare per pochi giorni in Bangladesh; voleva vedere la sua vecchia parrocchia e incontrare i cristiani che aveva conosciuto. Era l’uomo del cuore.

Sandro era la persona che viveva il dono di sé, con la poesia di un bel sogno, ma era altrettanto capace di affrontare le dure prove che lo facevano soffrire . Non si allontanava mai dalle cose vere anche quando erano difficili , le incontrava anzi nel loro aspetto più positivo.

Abitò per diversi anni anche a Cremona nella casa saveriana di via Bonomelli e si impegnò instancabilmente nella animazione missionaria in Diocesi. Appena poteva, tornava nella sua parrocchia di origine a Salina per celebrare la messa domenicale.

Ci ha lasciato il 5 aprile del 2020. La data, quest’anno, cade il lunedì di Pasqua, tempo liturgico della speranza che ci invita a sentirlo in viaggio verso l’eterno. Noi crediamo che il Signore possa accoglierlo nella Sua pace.

mons. Floriano Danini
parroco emerito di Viadana