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Consegnate 29 borse di studio della Fondazione Invernizzi al Campus Santa Monica di Cremona

 

Nell’Aula Magna del Campus Santa Monica, nella sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è tenuta la cerimonia di consegna della borse di studio della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi. Sono stati 29 gli studenti che frequentano i corsi di laurea triennali e magistrali premiati da Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, e da Giuseppe Bertoni, presidente della Fondazione Invernizzi.

«Sono borse di studio che durano due o tre anni a seconda se lo studente frequenta la laurea triennale o magistrale – spiega Marco Trevisan – si tratta di un contributo sostanzioso che consente di pagare buona parte delle tasse universitarie. La Fondazione Invernizzi ha in questo sostegno un ruolo fondamentale, dimostrandosi vicina agli studenti di oggi».

Ma oltre a un supporto economico, le borse di studio della Fondazione Invernizzi sono viste come uno sprone all’impegno per gli stessi studenti. «Lo sono, uno sprone, perché si basano fondamentalmente sul merito e parzialmente sul reddito» afferma Trevisan. In sintesi, dice il preside: «Premiamo i migliori».

«La Fondazione Invernizzi – spiega Bertoni – ha sempre avuto da un lato lo scopo di supportare la ricerca nel campo dell’economia, dell’alimentazione e della salute dell’uomo, come codificato dal suo statuto. Non può però esistere ricerca che non sia associata alla formazione e all’educazione delle giovani generazioni. Pertanto è altamente positivo il fatto che vi sia la possibilità, da parte della fondazione, di fornire un aiuto anche con un riguardo al merito delle persone e non solo ai bisogni economici delle famiglie».

Proprio sul merito si sofferma Bertoni. «Interpreto il concetto di merito nella logica donativa di noi cristiani – dice – sappiamo che nel Vangelo sta scritto “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, pertanto si dovrebbe sentire il dovere di restituire quello che si riceve con senso di servizio». «Quello che ricevete non lo ricevete solo per voi – dice rivolto agli studenti – ma anche per la società in cui siete inseriti».

 

Uno a uno gli studenti hanno ricevuto dalle mani di Trevisan e Bertoni il riconoscimento di 4.000 euro (un po’ più alto per gli studenti internazionali), mostrando la consapevolezza di cosa questo significhi.

Luca Anelli, 19 anni, al primo anno di Scienze e tecnologie alimentari definisce un grande aiuto quello che arriva dalla Fondazione Invernizzi. «Buona parte della retta è pagata con la borsa di studio, ma soprattutto siamo invogliati a fare sempre meglio. Il fatto che tramite il merito la borsa di studio possa essere rinnovata anche negli anni successivi è per noi molto importante. Una grande opportunità da cogliere».

Letizia Cislaghi, 19 anni, frequenta lo stesso corso. «È un bel viatico iniziare l’università con questa borsa – afferma – aiuterà i miei genitori a coprire parte delle spese». Camilla Artico frequenta invece il primo anno della laurea magistrale in Consumer Behaviour. «C’è grande soddisfazione per avere ottenuto questo contributo – dice – mi fa molto piacere che vi siano queste iniziative. È una spinta per vivere al meglio la città di Cremona, dove mi sono trasferita da Parabiago, ma anche il mondo universitario, cercando di sfruttare al meglio tutte le occasioni che ci sono date dall’Università Cattolica, come in questo caso grazie alle borse della Fondazione Invernizzi, che ringrazio».

Di seguito gli studenti che hanno vinto la borsa di studio:

  • Corso di laurea triennale: Luca Anelli, Lorenzo Balestreri, Letizia Cislaghi, Federico Cossetto, Matteo Coti Zelati, Nicola Ferrari, Gaia Lusetti, Filippo Parmini, Ottavia Perni.
  • Corso di laurea magistrale: Raffaele Antoci, Camilla Artico, Elena Biasoni, Stefano Calderoni, Morgan Cima, Alessandro Corsini, Federico Galfredi, Vilio Giommo, Chiara Gorga, Edoardo Martinello, Giusy Mataluna, Marta Messmer, Chiara Pistillo, Simona Rafeli, Elisa Re’, Teresa Sacchi, Filippo Sbordi, Stefania Zacchi.
  • Studenti internazionali: Gerogios Tatsios, Yağmur Topçu

 




Il Fonte Vivo, una nuova rivista per il Santuario di Caravaggio


Esce in questi giorni il primo numero della nuova rivista edita dal Santuario di Caravaggio. Già dal 1897 veniva stampato il bollettino Il Santuario di Caravaggio, giornale che ha attraversato importanti periodi storici, testimoniando continuamente la fervida devozione mariana. In questo tempo, nuovo e diverso, aperto a esigenze inedite e a sfide che non si possono eludere, la Direzione del Santuario ha ritenuto necessario ripensare la rivista perché potesse continuare a essere uno strumento importante di conoscenza, di condivisione e devozione mariana. L’impegno della redazione è quello di «onorare la ricca eredità di questa pubblicazione, in un dialogo costante tra ciò che siamo stati e ciò che aspiriamo a essere», come spiega il direttore editoriale, Michele Liuzzi, in apertura del primo numero alla rivista.

Ma è anche il rettore del Santuario, nonché nuovo direttore responsabile della pubblicazione, monsignor Amedeo Ferrari, a confessare che «uno dei motivi che ci ha convinto a sostenere la rivista del Santuario è quello di accorciare le distanze tra la Madonna e chi viene in pellegrinaggio a parlare con Lei», convinti che anche questo strumento possa contribuire a «tenere vivo il legame spirituale tra il Santuario e i pellegrini che lo frequentano, perché non cada nulla di ciò abbiamo vissuto nei momenti di sincera interiorità».

La rivista si presenta in una nuova veste grafica, ma soprattutto con nuovi contenuti, che mirano a stimolare un dialogo continuo tra le radici della nostra fede e le sue attuali espressioni, tra la tradizione del passato e le innovazioni che attendono il futuro.

Il nuovo nome della pubblicazione – Il Fonte Vivo – la colloca immediatamente al cuore del Santuario di Caravaggio. «Questa scelta non è casuale», spiega Liuzzi. «Il fonte, al maschile, evoca non solo l’acqua purificatrice e vitale, ma anche il luogo sacro dove la grazia di Cristo si manifesta con forza e vivacità, attraverso l’azione corredentrice di Maria. Così Il Fonte Vivo vuole simboleggiare la fonte incessante di grazia, speranza e rinnovamento spirituale per tutti noi fedeli e pellegrini che attingiamo conforto e forza dalla nostra devozione mariana».

Il desiderio e l’impegno della redazione vanno nella direzione di celebrare e sostenere il cammino spirituale di tanti amici del Santuario di Santa Maria del Fonte, che stimano e apprezzano ciò che hanno vissuto in questo luogo. A loro fa eco il vescovo Antonio Napolioni che, sulle pagine di presentazione de Il Fonte Vivo, auspica che «questa nuova rivista sia come un diario di viaggio del popolo in cammino, che nei santuari fa sinodo da sempre, arrivando e partendo in nome della stessa esperienza di grazia».

 

Come abbonarsi

Abbonarsi a Il Fonte Vivo va oltre il semplice sostegno editoriale: è unire le forze per una missione che si radica nei valori del Santuario di Santa Maria del Fonte, per diventare parte di una comunità che vuole diffondere il messaggio mariano del santuario. Per abbonarsi e ricevere i quattro numeri annui più il calendario del Santuario, è possibile rivolgersi alla Cancelleria del Santuario di Caravaggio oppure direttamente attraverso il sito internet santuariodicaravaggio.org. Si può pagare tramite bollettino postale o con carta di credito o di persona presso la Cancelleria. La quota di abbonamento è di 20 euro (ordinario) o 40 euro (sostenitore). Per informazioni contattare il numero 0363-3571.




A Cremona il ricordo di Gnocchi e Marcocchi, studiosi innamorati di una Chiesa che ama

«Anima e mente: la forza di un’amicizia che continua con noi». E davvero le anime e le menti sono state al centro della solenne e commovente commemorazione di Mario Gnocchi e Massimo Marcocchi, che si è tenuta giovedì pomeriggio in una gremita Sala dei Quadri del palazzo comunale di Cremona, promossa dall’Amministrazione comunale in accordo con le famiglie degli indimenticati studiosi cremonesi, che hanno segnato nel profondo la cultura non solo del territorio, ma anche nazionale ed europea. Testimoni, legati ai due studiosi da strettissimi vincoli professionali e umani, i relatori dell’incontro, coordinati da Luca Beltrami: Simone Morandini, dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia; Nadia Ebani, dell’Università di Verona; Annarosa Dordoni, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica; il sindaco Gianluca Galimberti. Presente anche il vescovo di Cremona Antonio Napolioni.

Ha introdotto l’incontro la presentazione della biografia dei due studiosi.

Dopo una breve esperienza di assistentato nell’università di Pavia, Mario Gnocchi (1934-2023) inizia l’insegnamento a Crema e poi a Cremona al liceo classico Manin, dove insegna Letteratura italiana e Latino dal 1961 al 1995. Negli anni ’70 aderisce all’associazione Sae (Segretariato attività ecumeniche), divenendo dapprima presidente del gruppo di Cremona e poi a livello nazionale dal 2004 al 2012.

Massimo Marcocchi (1931-2020) svolge il suo percorso di insegnamento universitario a Pavia, poi a Chieti e infine all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Partecipa alla vita ecclesiale cremonese, ricoprendo l’incarico di presidente del Gruppo laureati cattolici di Cremona, precedendo l’amico Gnocchi. Per suo impulso il Gruppo laureati di Ac si apre all’incontro con la Chiesa Protestante Metodista, tuttora presente in città.

Prendendo la parola Nadia Ebani ha delineato il profilo di Mario Gnocchi come uomo e insegnante, ripercorrendone la ricca formazione che ne ha segnato produzione e testimonianza, attraverso rigorose e intelligenti coordinate metodologiche caratterizzate sempre da un approccio non moralistico, ma sanamente laicale. Le ha fatto eco Simone Morandini, con accenti allo stesso tempo commossi e carichi di cristiana serenità. Un presenza significativa, quella di «Meo» Gnocchi, – ha sottolineato – capillare, competente, attenta alle persone. E appassionata della e per l’unità dei cristiani, a partire dal Concilio Vaticano II, che aveva delineato le coordinate di un fronte inedito. Lui che a lung ricoprì il ruolo di presidente nazionale del Segretariato per le attività ecumeniche. Il tutto sempre «con straordinaria lucidità di sguardo», nella capacità di tessere relazioni vive, calde, coinvolgenti anche con i cosiddetti lontani.

Sotto la guida del professor Marcocchi (docente di Storia del Cristianesimo prima all’Università di Pavia e Chieti e poi in Cattolica dal 1981 al 2004) aveva preso il via l’esperienza professionale ed accademica di Annarosa Dordoni, che ne ha richiamato il rigore metodologico, la formazione umanistica, la testimonianza di un cristianesimo interiore e non clericale, lontano da ogni forma di dogmatismo, fatto di rispetto e di amore. Gratitudine e stima profonde sono state espresse anche da Paola Bignardi: «Un dono e un privilegio», anche per lei, ricordare il professor Marcocchi, rigoroso e dialogico, familiare, appassionato della Chiesa rinnovata dal Concilio, con il riconosciuto ruolo e il grande valore riservato ai laici.

Toccanti le testimonianze di Elisa Gnocchi, la figlia, e delle spose Vanna Gnocchi e Pinuccia Marcocchi. Un grazie commosso è stato espresso in conclusione dal sindaco Galimberti: «Meo e Massimo – ha detto – ci hanno davvero aiutato a respirare il soffio ampio dello Spirito del Concilio, in una Chiesa in cammino nell’umanità e con l’umanità vera».

 

L’ultimo saluto a Mario Gnocchi, uomo di fede, modello nella ricerca del dialogo e nella passione educativa

Il ricordo del professor Massimo Marcocchi




I Vescovi lombardi preoccupati per Caravaggio: un patrimonio storico, religioso e ambientale che richiede tutela

Al termine di una riunione svoltasi martedì 16 aprile a Milano, la Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Lombarda, organo presieduto da monsignor Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia, ha elaborato la seguente nota.

Il patrimonio ambientale della zona in cui si trova il Santuario Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, è sempre stato tutelato e rispettato, tanto che nel corso degli anni il territorio circostante è stato considerato «area agricola di salvaguardia». In alcune parti del territorio sono stati infatti posti vincoli urbanistici e paesaggistici che hanno consentito di preservare le aree agricole che per 600 anni hanno circondato il Santuario, diventando tutt’uno con esso. Anche il reticolo dei canali, alimentati dai fontanili, tipici della zona, ha caratterizzato l’area: il nome di Santa Maria del Fonte evidenzia che l’apparizione della Madonna è avvenuta presso una sorgente che dava acqua alla terra e alle persone che vi lavoravano.

Tuttavia, da alcuni anni tale patrimonio è minacciato da iniziative e decisioni che sembrano non tener conto della rinnovata consapevolezza, fatta propria dal legislatore e dagli stessi cittadini, sui temi della tutela ambientale e paesaggistica, non considerando l’origine secolare di questo monumento e del territorio circostante.

Il riferimento, in particolare, è al progetto di realizzazione di un’ampia zona industriale nel Comune di Misano Gera d’Adda, nella quale potrebbe essere costruito un imponente polo logistico a soli 500 metri circa di distanza dal Santuario. Progetto che preoccupa vari soggetti, come dimostra il fatto che sabato 20 aprile, proprio a Caravaggio, farà tappa una manifestazione del Coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e cittadini.

Il progetto di trasformazione di porzioni importanti del territorio in aree industriali o commerciali, sottraendole all’uso agricolo, riguarda in verità varie zone del territorio della Bassa Bergamasca e aree limitrofe. Processo che negli ultimi anni ha portato il fenomeno del consumo di suolo a valori assai elevati, rispetto al quale assume un’importanza centrale il tema di un’efficace pianificazione, regolazione e controllo da parte delle Istituzioni competenti, in modo da armonizzare le diverse esigenze (produttive, abitative, ambientali e paesaggistiche) nella costante ricerca del bene comune.

Nel caso del Santuario di Caravaggio i nuovi insediamenti produttivi andrebbero a insistere su un territorio fragile e strettamente legato a un monumento che, rassicurante e maestoso, rappresenta un elemento costitutivo e caratterizzante dell’intera area. È opportuno tra l’altro ricordare che, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine a Caravaggio, il 26 maggio dello scorso anno l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a nome della Conferenza Episcopale Lombarda, ha annunciato il riconoscimento del Santuario Santa Maria del Fonte quale Santuario regionale (leggi qui).

Si ricorda inoltre che, nel gennaio del 2022, Regione Lombardia e Conferenza Episcopale Lombarda sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali di interesse religioso (leggi qui). In questo documento si metteva in risalto l’impegno reciproco per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei beni di interesse religioso e la reciproca disponibilità a tutelare questo patrimonio. In conseguenza di ciò, veniva sancito l’impegno reciproco alla tutela, al recupero e alla fruibilità dei tali beni.

Infine, giova sottolineare che la Costituzione italiana contiene l’impegno alla salvaguardia ambientale: l’articolo 9 prevede infatti che la Repubblica tuteli «l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Un impegno confermato dal Codice dei Beni Culturali (D. Leg.vo 42/2004) che si prefigge lo scopo di promuovere la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale come espressione della memoria di una comunità e dei suoi territori e nel contempo fattore di sviluppo degli stessi. Il Codice include tra i beni culturali quelli paesaggistici, che racchiudono i valori storici, culturali ed estetici di un territorio (art. 2).

Per tutti questi motivi riteniamo necessario che le Istituzioni si assumano la responsabilità di regolamentare questi fenomeni e assumano la tutela di realtà quali il Santuario Santa Maria del Fonte e del suo territorio. Non solo tutela del monumento, ma anche dell’ambiente e del paesaggio che sono un tutt’uno con esso.

Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici
Conferenza Episcopale Lombarda




Associazione collaboratori familiari del clero, a Caravaggio la giornata regionale di spiritualità

La recita delle Lodi seguita da un momento di riflessione e dalla celebrazione della Messa al mattino; di nuovo un incontro e una riflessione al pomeriggio. Questi i momenti che a Caravaggio, al Santuario di Santa Maria del Fonte, martedì 16 aprile hanno scandito la giornata regionale di spiritualità dell’Associazione collaboratori familiari del clero.

Un centinaio i presenti fra i quali la presidente nazionale Brunella Campedelli e la segretaria nazionale, nonché responsabile per la Diocesi di Milano, Maria Pia Caccia. A presiedere l’incontro, aperto dal saluto di Eliana Marcora, responsabile regionale dell’associazione, è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni che, nell’auditorium del centro di spiritualità del Santuario, ha guidato la meditazione mattutina esortando i presenti a “Riflettere Cristo, luce del mondo, Cristo che è il nuovo, che è il futuro di noi come Chiesa intesa come famiglia di famiglie, di noi che non dobbiamo aver paura che il mondo scopra quanto Dio lo ami”.

Alle 11.30 monsignor Napolioni ha presieduto l’Eucaristia in basilica. Accanto a lui hanno concelebrato una dozzina di sacerdoti tra cui don Pierluigi Diaco, assiste spirituale nazionale dell’associazione.

Nell’omelia il vescovo ha fatto riferimento al martirio di santo Stefano, episodio narrato nel Vangelo del giorno. «Per essere così pieno di Spirito Santo – si è chiesto – a quante Messe avrà partecipato Stefano? Gli Atti non ce lo dicono. A qualcuna, ma gli è bastata. Quel nutrimento lo ha trasformato, lo ha unito talmente a Gesù da essere, Stefano stesso, un altro Cristo che genera a sua volta altri Cristi». «Signore – ha proseguito il vescovo – fa che questo nostro incontro ci faccia talmente bene da farci tornare a casa forti, coraggiosi, umili, appassionati di te, che costantemente guidi la storia». E ancora: «Che questa Eucaristia trovi ciascuno di noi a farsene portatore con la vita. Allora sì che saremo anche noi dei piccoli martiri».

Dopo pranzo il secondo momento di riflessione, ristretto ai collaboratori spirituali, agli incaricati diocesani e ai vertici associativi, ancora nell’auditorium del centro di spiritualità.

«Le nuove sfide di una società e di un mondo in continua evoluzione – ha detto nella sua relazione Maria Pia Caccia – ci portano a nuove sfide. L’invito del Concilio a leggere e interpretare i segni del tempo con fiducia, alla luce della Parola di Dio e della Tradizione, rimane un obbligo e un impegno per tutti. Il nostro impegno non è per cambiare le verità della fede o per adeguarle alla nostra esistenza, ma siamo noi che dobbiamo cambiare per capire i segni dei tempi e per concretizzare i nostri pensieri in un’evoluzione personale e nella Chiesa».

Al termine della giornata si sono svolte le elezioni per la nomina del presidente regionale per il prossimo biennio: l’associazione Collaboratori Familiari del Clero della Lombardia ha confermato nell’incarico Eliana Marcora, al suo secondo mandato.




Papà e mamme “da lunedì a domenica”: a Tonfano un weekend dedicato ai genitori con figli piccoli

Sì è svolto con tanto entusiasmo e una buona partecipazione l’incontro organizzato nel weekend dal 12 al 14 aprile a Tonfano (Marina di Pietrasanta) dall’Ufficio diocesano per la Pastorale famigliare. Un fine settimana interamente dedicato alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni e che ha avuto come tema: “Da lunedì a domenica: mamma e papà tra giochi, emozioni, scoperte, capricci, pianti e risate”. La tre giorni, presso la struttura Casa di Nostra Signora, è stata guidata dalla psicologa cremonese Marianna Bufano, psicoterapeuta dell’età evolutiva.

Da lunedì a domenica: ossia 7 giorni su 7, h 24. Il ruolo genitoriale impegna ogni momento della vita, in particolare nella prima fase di crescita dei figli, in cui la coppia spesso vede ridursi i propri spazi e dove il confronto e supporto con chi si trova in una situazione analoga, oltre che a dare conforto, può aiutare a crescere. I lavori hanno preso il via in due gruppi, dove papà da una parte e mamme dall’altra, hanno potuto confrontare i propri punti di vista sulle situazioni che mettono in “scacco” con i figli: il modo sfidante del bambino, la capacità di relazionarsi, il giudizio degli altri. Dalla condivisione di gruppo sono emerse poi alcune riflessioni sul ruolo delle famiglie all’interno delle nostre comunità.

Nel pomeriggio del sabato c’è stato spazio anche per un momento di coppia, assolutamente fondamentale, sul tema “noi e l’ambiente” e qualche riferimento all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

La Messa domenicale, celebrata da don Alessandro Bertoni, e il bel tempo hanno fatto da cornice alla trasferta.

Preziosissimo anche il servizio di babysitter e animazione offerto da qualche volenterosa coppia di sposi e giovani della diocesi, che ha permesso ai partecipanti di potersi dedicare serenamente a un momento di riflessione e domanda sul proprio ruolo genitoriale.

Perché la strada dell’ascolto, del dialogo e della condivisione tra famiglie che vivono le stesse esperienze, fatte di difficoltà e scoperte nuove, possa essere la via per rendere il percorso migliore. Come testimonia lo slogan dell’anno pastorale: “Camminiamo famiglie, continuiamo a camminare”.

Matteo Zanibelli




Fermiamo le guerre, sosteniamo la pace: il punto della situazione con l’analista Giorgio Beretta

Un pomeriggio per riflettere e approfondire il tema dell’economia delle armi e la corsa al riarmo su ispirazione dell’appello che da tempo Papa Francesco continua a ripetere: «Va fermata questa folle corsa alle guerre e alle armi». È quanto si è svolto nel pomeriggio di giovedì 11 aprile presso il Centro pastorale diocesano di Cremona con Giorgio Beretta, analista del commercio nazionale e internazionale di sistemi militari e di armi comuni all’interno dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal).

L’incontro, intitolato “Fermiamo le guerre, sosteniamo la pace”, è stato promosso dall’Ufficio per la Pastorale sociale e del Lavoro della Diocesi di Cremona insieme a Pax Christi Cremona e hanno aderito Tavola della Pace di Cremona e Oglio-Po, Forum per la Pace e i diritti dei popoli “Primo Mazzolari”, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Movimento Federalista Europeo e Circolo Acli “Oscar Romero”.

Nella sua introduzione Eugenio Bignardi, responsabile della Pastorale sociale, ha tracciato un quadro generale della situazione riprendendo proprio l’appello del Papa e quello che mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, ha lanciato nella Domenica in Albis a Bozzolo nella celebrazione nel ricordo di don Primo Mazzolari: «Non credo che un uomo come Mazzolari avrebbe taciuto nei confronti di questa economia di guerra verso la quale ci stiamo dirigendo con questa corsa agli armamenti; dobbiamo alzare la voce contro questi extra-profitti dell’industria degli armamenti».

Nella sua presentazione Bignardi ha quindi riportato dati importanti sul crescente aumento dei profitti dell’industria degli armamenti italiana negli ultimi anni, mettendo in guardia dallo svuotamento della legge 185 del 1990 sull’export delle armi, in revisione in questo periodo in Parlamento, insieme alla limitazione delle informazioni a disposizione del Parlamento e della società civile riguardo all’export degli armamenti italiani.

Nella sua esposizione Beretta è partito dai dati raccolti dal suo lavoro di ricerca e analisi, partendo proprio da quelli messi a disposizione grazie alla legge del 1990 oggi in revisione, dai quali emerge come il mercato degli armamenti europeo, nel suo complesso, si contende a livello mondiale il secondo posto insieme alla Cina dopo il primato degli investimenti statunitensi: «Non è vero che la spesa militare dei Paesi europei sia bassa, perché nel suo complesso sia gli investimenti per il riarmo sia l’export dell’industria militare ricopre le prime posizioni a livello mondiale».

La sua è stata una riflessione anche sul fondamento delle politiche in materia di guerra, a partire dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Costituzione Italiana, nelle quali viene indicata la strada maestra della rimozione dei conflitti e del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, profilando anche il ruolo che il nostro Paese dovrebbe ricoprire nel promuovere la pace nelle situazioni di conflitto, certamente non investendo in armi.

Il focus è stato poi concentrato sul mercato italiano: «L’Italia esporta una parte degli armamenti prodotti ai Paesi alleati Nato e dell’Unione Europea, ma una grossa parte viene venduta ai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente: se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno è ripensare l’industria militare e ricalibrarla sulle effettive esigenze militari dell’Europa, superando la sua frammentazione e inefficienza, mentre oggi risponde alle esigenze di mercato, che non è detto coincidano con le esigenze di sicurezza».

Quindi Beretta è passato a spiegare il funzionamento della legge 185 del 1990: «Questa legge prevede un’autorizzazione da parte dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che ha il compito di autorizzare l’export di armi su tre diversi livelli: l’autorizzazione governativa per l’export di armamenti, il controllo della tipologia di quanto esportato e il relativo controllo bancario». «Questa impostazione di controlli dovrebbe permettere un certo livello di trasparenza su tutti e tre i livelli, nonostante negli anni siano state apportate modifiche ai report annuali rendendo la lettura dei dati meno precisa», ha spiegato l’esperto dell’Opal, che ha rilanciato quindi l’allarme: «Con la nuova normativa proposta, al governo spetterà l’autorizzazione finale, che potrà avvenire anche tramite una valutazione di tipo politico, senza nessun controllo da parte del Parlamento».

Quindi l’appello finale, rivolto a tutte le associazioni e alla società civile, a mobilitarsi secondo le modalità previste da Rete Pace e Disarmo: come punto di partenza le realtà associative che hanno partecipato all’incontro si sono proposte di aderire a questa raccolta firme e di procedere con l’invio di una lettera-appello ai parlamentari italiani. L’incontro è stato anche occasione per rilanciare la campagna “Italia ripensaci” per chiedere al governo italiano l’adesione al Trattato per la proibizione delle armi nucleari in vigore dal 2021 a livello internazionale.

 

La relazione dell’analista Giorgio Beretta




Il mondo adulto in dialogo con l’adolescenza

Quattro voci in dialogo sul delicato tema del rapporto tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti. Nel tardo pomeriggio di sabato 13 aprile, Barbara Gentili, psicoterapeuta del Consultorio Ucipem di Cremona, ha infatti intervistato Francesca Poli, insegnante, don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi, e Mattia Cabrini, educatore e autore e regista dello spettacolo Altrove, andato in scena nella seconda parte della serata. In ascolto un’assemblea attenta, seppur nel clima disteso e conviviale dell’apericena. Avrebbe dovuto intervenire anche il prof. Pierpaolo Triani, che all’ultimo è stato impossibilitato a essere presente.

L’evento – dal titolo “Si avvicinò e camminava con loro” e dedicato agli educatori di adolescenti e preadolescenti – è stato organizzato dalla Focr e ha avuto luogo negli spazi del Seminario vescovile di Cremona. Il tema, tratto dal Vangelo di Luca, dal racconto dell’apparizione di Cristo ai discepoli di Emmaus, come spiegato da don Fontana, «rappresenta l’impegno di voi educatori, con la vostra tenacia, al fianco degli adolescenti».

Un focus sul difficile periodo dell’adolescenza, sui rapporti e sugli ostacoli che la caratterizzano. Un’adolescenza vissuta sul campo, tra le mura domestiche, tra i banchi di scuola, a teatro, in oratorio e in mille altri luoghi della quotidianità. «Se aprissimo gli occhi sulla realtà degli oratori oggi, senza averla mai vista prima, ci sembrerebbe un autentico miracolo, con spazi disponibili per essere abitati dagli adolescenti – ha sottolineato il presidente di Focr –. In oratorio sta succedendo ciò che è sempre successo, ma tendiamo a guardare la realtà con rammarico e nostalgia, che non ci fanno bene». «L’oratorio è un’esperienza che regge ancora, che soddisfa le esigenze di molti adolescenti, ma di certo non di tutti – ha aggiunto –. Il tentativo è quello di non limitarsi a offrire solo proposte coinvolgenti, ma un legame che duri per tutto l’anno».

Dall’altro lato ci sono però gli adulti, attori responsabili in queste relazioni. «Penso che il problema più serio, la colpa più grave sia quella di sfilarsi da questa responsabilità – ha detto il sacerdote –. Quando l’adulto non c’è, la situazione diventa irrimediabile, che sia in casa, a scuola o in oratorio». Per questo ha voluto sottolineare la necessità, in ogni contesto, di «adulti coraggiosi, adulti che sappiano stare in equilibrio; ma fortunatamente ce ne sono ancora tanti».

«Gli adolescenti non riescono a essere equilibrati – ha spiegato Francesca Poli, citando Maria Montessori, che paragonava la fascia adolescenziale alla fascia d’età tra gli zero e i sei anni – e quell’equilibrio lo cercano in te, nella figura dell’educatore». Si parla di ragazzi e ragazze che vivono periodi di crisi e che spesso non vogliono o non riescono a essere protagonisti. «Cercare la partecipazione è lo scoglio più grande – ha aggiunto –. Questa è la mia più grande battaglia e la mia più grande ricerca».

E la partecipazione è un tema caro al teatro, che, come evidenziato da Mattia Cabrini, «è una rappresentazione della vita, di ciò che accade». Proprio lo spettacolo Altrove, inscenato dai giovani attori della “Compagnia dei Piccoli”, ha chiuso l’evento in Seminario.

Una rappresentazione nata dalla raccolta di interviste fatte agli operatori dei servizi della città che si occupano di adolescenza, come Spazio Agio, Neuropsichiatria, Serd, Consultorio, Asst, Comune di Cremona, Azienda Sociale, Cooperativa Meraki, Coop Nazareth e Cosper. «Da lì abbiamo scelto dei temi e su di essi ho fatto fare improvvisazioni agli attori – ha raccontato l’autore –. Lì hanno vissuto scene che poi abbiamo strutturato per lo spettacolo».

Uno spettacolo per gli adulti, sugli adulti, ma senza adulti in scena. «Era più interessante lasciarli nel pubblico, di fronte allo spettacolo – ha concluso Cabrini –. Perché, volenti o nolenti, anche nella vita sono lì, davanti ai ragazzi, alla cattedra, dall’altra parte del tavolo o sull’altare».




“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica

 

Le Intelligenze artificiali, il loro impatto evidente (e anche quello silenzioso) sulle nostre abitudini e sulle nostre relazioni, e la questione etica che scaturisce dalla loro sempre maggiore presenza in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro all’istruzione, dalla cura all’informazione, dalla cultura all’industria dello spettacolo, sono uno dei temi più dibattuti e rilevanti della nostra epoca. 

E proprio questo tema sarà affrontato e approfondito nell’incontro dal titolo “Dov’è il sapiente?” Le intelligenze artificiali tra algoritmi e libertà che l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cremona con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Riflessi magazine organizzano per venerdì 10 maggio 2024 in occasione del 5° anniversario del periodico digitale diocesano e della 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2024 che Papa Francesco ha dedicato proprio al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana.

Cuore dell’evento del 10 maggio 2024 vedrà, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona, sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, Professore di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e autore di pubblicazioni di alto valore scientifico in materia di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, tra cui il più recente Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali. Tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi) padre Benanti è Presidente della Commissione AI per l’informazione del Governo italiano e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

«Cercare di rendere visibile e comprensibile l’azione di questi strumenti onnipresenti e chiedersi cosa fare per gestirli e come non estromettere l’uomo dal decidere» è l’obiettivo dell’ultimo libro di padre Paolo Benanti ; «Cosa la macchina può fare senza il controllo umano? Che decisioni può prendere? Come gestire gli eventuali esiti nefasti di questa delega? Ma soprattutto come far sì che la persona rimanga sempre al centro di quei processi vitali per la sopravvivenza della nostra specie e per una pacifica convivenza sociale?»: queste alcune delle domande cruciali che orienteranno il suo intervento al Campus Santa Monica, al termine del quale risponderà anche alle domande che gli verranno poste dagli studenti degli atenei universitari presenti a Cremona: dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica sull’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e il mondo del lavoro; dal Politecnico di Milano sullo sviluppo tecnologico delle IA generative; da Musicologia (Università di Pavia) sul rapporto tra gli algoritmi e la produzione creativa con le ricadute sul mercato e sulla fruizione dei prodotti culturali; dal corso di Fisioterapia dell’Università di Brescia sui cambiamenti tecnici apportati alla pratica delle professioni di cura e assistenza e ai riflessi che questi potranno avere sul rapporto operatore-paziente all’interno dei percorsi di cura.

L’evento del 10 maggio si pone a conclusione di un ciclo di incontri dal titolo eloquente Intelligenza Artificiale chi sei? promosso dal Centro Pastorale del Campus di Cremona in sinergia con la Direzione di Sede di Piacenza-Cremona e il Corso di Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza che ha già proposto quattro incontri nei mesi di febbraio e marzo, nei quali i docenti dell’Ateneo hanno affrontato il grande tema secondo prospettive molteplici (psicologica, educativa, sociologica, religiosa) in un’Aula Magna sempre gremita, a dimostrazione del grande interesse suscitato da una delle più grandi sfide che interroga la contemporaneità.

Un interesse condiviso anche da territorio attraverso la partecipazione di molteplici realtà istituzionali, associative e produttive che sostengono la realizzazione dell’evento, a partire dal Comune di Cremona che concede il patrocinio all’iniziativa e la Fondazione Comunitaria della Città di Cremona che la sostiene con un proprio contributo. Accanto agli organizzatori un gruppo di main sponsor: Credito Padano, Coldiretti Cremona, Fondazione “Elisabetta Germani”, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Padania Acque; tra gli sponsor anche Associazione degli Industriali di Cremona, Cattolica Assicurazioni, Cisl “Asse del Po”, Confcooperative Cremona, Microdata Group e Movimento Cristiano Lavoratori. Datitech e Polografico offrono supporto tecnico alla realizzazione dell’evento che sarà presentato e raccontato anche grazie alle media partnership con Cremona1, Cremona Oggi e con il quotidiano La Provincia.

Nell’occasione Riflessi Magazine presenterà anche il secondo volume cartaceo che raccoglie una selezione delle sue “Pagine scelte” pubblicate nel 2023 e in questa prima parte del 2024 sull’edizione digitale www.riflessimag.it, con reportage, interviste e storie, sempre arricchite da un prezioso apparato fotografico, che regalano un ritratto unico del territorio, attraverso i riflessi di meraviglia racchiusi tra le pieghe della nostra quotidianità.




A Soncino e Antegnate le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, testimoni di santità famigliare

 

Hanno lasciato Soncino nella serata di venerdì 12 aprile le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, i Santi Luigi e Zelia Martin. Le urne sono partita poco dopo le 20.30 alla volta della parrocchia di San Michele Arcangelo di Antegnate dove rimarrà sino a domenica 21 aprile. A benedirle, prima che fossero caricate sul furgone che l’ha trasportata in Bassa Bergamasca, è stato il vescovo Antonio Napolioni, sul sagrato della Pieve.

A seguire, la Messa solenne nella maestosa chiesa dedicata a Santa Maria Assunta presieduta dal vescovo e concelebrata dal parroco di Soncino don Giuseppe Nevi, il vicario parrocchiale don Gabriele Barbieri, il parroco di Gallignano don Paolo Tomasi, l’ex parroco di Antegnate, il gallignanese don Rinaldo Salerno e il segretario del vescovo don Matteo Bottesini.

«Vogliamo ringraziare il Signore – ha detto don Nevi prima della benedizione delle reliquie – perché ha portato un po’ di cielo sulla nostra parrocchia. Questi giorni sono stati una preziosa esperienza di ascolto della parola di Dio che si è incarnata nella vita di queste persone». «Le reliquie sono partite verso Antegnate e adesso tocca a noi essere reliquie dei santi», ha quindi introdotto la celebrazione il vescovo Antonio Napolioni che nell’omelia ha presentato un bellissimo ritratto di Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, raccontando alcuni momenti della vita di questa famiglia Santa. Solo per citarne alcuni, la morte di Zelia, avvenuta quando la piccola Teresa (che il vescovo ha definito «il capolavoro educativo di questa coppia») aveva solo 4 anni, la fede in Dio, incrollabile fino alla commozione, di Luigi, ma anche le sofferenze fisiche derivanti dalla malattia che lo colpì nella parte finale della sua vita. E ancora l’ingresso di Teresa in monastero e le parole che Luigi Martin scrisse nella sua ultima lettera alle figlie, nella quale descriveva la loro come «una famiglia umilissima, ma che ha avuto l’onore di essere nel novero delle famiglie privilegiate dal nostro adorato Creatore».

«Allora – ha detto mons. Napolioni – questi giorni, questa Eucaristia, questo nostro trovarci ci facciano pregare così, per la nostra famiglia e per tutte le famiglie; non ci dobbiamo sentire giudicati e schiacciati da una famiglia così eccelsa, perché in realtà una famiglia santa è il primato della piccolezza, della fiducia, della confidenza infantile: questo miracolo si rinnovi, specie per le famiglie più provate e più divise, grazie alla nostra preghiera e all’intercessione dei Santi».

Ascolta l’omelia del vescovo Antonio Napolioni

Al termine della Messa don Nevi ha ripreso la parola per una considerazione e un auspicio finale: «Grazie al nostro vescovo per il bellissimo ed efficacissimo ritratto di questi tre santi. Nel ritratto che si fa di una persona è importante saperne cogliere qualcosa e noi, della figura di Teresa e dei suoi genitori, dobbiamo cogliere quegli aspetti che ci spingono ad andare avanti con un sempre maggior fervore».

Da parte del vescovo, che ha voluto rivolgere un pensiero alla giovane brignanese Debora Nisoli, morta in un incidente stradale avvenuto a Soncino nei giorni scorsi, l’esortazione ai presenti a fare l’abitudine non al male ma al bene.

 

 

Le urne intanto venivano accolte all’oratorio di Antegnate, da dove è partita la fiaccolata che le ha accompagnate in chiesa parrocchiale per la celebrazione solenne presieduta dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, l’agnadellese Gian Carlo Perego. Anche nel paese della Bassa Bergamasca le reliquie rimarranno una decina di giorni, densi di appuntamenti in chiesa parrocchiale animati anche dalle parrocchie di Covo (la celebrazione eucaristica di lunedì 15 alle 20.30), di Fontanella, Barbata e Isso (la celebrazione eucaristica di martedì 16, alle 20.30) e di Calcio (la celebrazione eucaristica di giovedì 18, alle 20.30). Da segnalare anche l’incontro di venerdì 19, alle 20.30, con i coniugi Schillirò, genitori di Pietro, il bambino guarito grazie all’intercessione dei santi Luigi e Zelia Martin. Domenica 21 aprile, alle 10.30, si celebra la messa di saluto alle reliquie che partiranno per la parrocchia di Santo Spirito in Pignolo, sempre nella Bergamasca.

Le reliquie faranno quindi ritorno in diocesi di Cremona a fine mese, il 28 aprile, presso l’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” di Casteldidone, San Giovanni in Croce, Voltido, San Lorenzo Aroldo e Solarolo Rainerio dove rimarranno sino al 1° maggio.