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Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»

 

Giustizia e speranza sono i valori su cui la Quaresima di Carità di quest’anno ha invitato a riflettere le comunità e i fedeli della Diocesi, rivolgendo particolare attenzione a chi ne ha più bisogno. Ed è proprio con lo sguardo rivolto verso chi sconta una pena in nome della giustizia che Caritas Cremona ha promosso la raccolta delle colombe di Pasqua, un progetto reso possibile dalla generosità dei cittadini e dei gruppi che si sono impegnati per donare il tipico dolce pasquale alle persone detenute nella casa circondariale di Cremona.


Tante le persone che, personalmente o attraverso le parrocchie, hanno aderito e che nella mattinata di sabato hanno consegnato le colombe presso l’oratorio della Beata Vergine di Viale Concordia a Cremona, nella parrocchia sul cui territorio è presente il carcere. Qui i cappellani di Ca’ del Ferro, don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi, si sono adoperati insieme a suor Mariagrazia delle Suore Adoratrici per accogliere tutti quelli che han deciso di condividere un piccolo gesto che, però, per qualcun altro significherà molto. Dopo la consegna don Roberto ha tenuto un momento di riflessione e preghiera per meditare sui temi che la Quaresima propone in preparazione alla Pasqua.
«L’iniziativa della raccolta delle colombe fa parte del percorso della Quaresima di Carità – ha spiegato suor Mariagrazia – lo scopo è quello di promuovere il tema della giustizia e soprattutto far conoscere la casa circondariale di Cremona». Un’iniziativa che già dalle prime ore di sabato ha visto arrivare persone pronte a donare una colomba, al punto che in meno di un’ora se ne erano già raccolte più di 70, in aggiunta alle molte altre arrivate nel corso della giornata.
E le colombe sono arrivate da tutte le zone della diocesi, segno di una Quaresima vissuta nello spirito comunitario della condivisione, ben rappresentato dal gruppo dei giovani di Azione Cattolica Ragazzi di Cassano d’Adda, arrivati alla parrocchia della Beata Vergine su un furgone carico di colombe donate per chi è stato più sfortunato.
Anche in carcere si festeggia la Pasqua, ma in una forma più minimale e contenuta, «con l’avvicinarsi della Pasqua ci si prepara alla speranza e alla salvezza del Signore – racconta don Roberto Musa, cappellano del carcere di Cremona – come ogni celebrazione, però, in cella la festa è portata ad essere vissuta all’essenziale. Non ci sono bisogni particolari, se non quello di vivere intimamente e profondamente il mistero della Pasqua del Signore». QUest’anno con un segno speciale: «Il dono delle colombe darà un tono di unicità e diversità al pranzo pasquale – sottolinea don Musa – questo è un gesto di carità e condivisione per il quale ringraziamo profondamente, rivolgendo però una richiesta a chi sta fuori: non dimenticatevi di chi in questi giorni è solo e senza il supporto della propria famiglia».

 

“Dare speranza alla giustizia” per una Quaresima di carità




Il Vescovo nella Domenica delle Palme: «Come pellegrini, nella nostra terra chiamata a diventare Santa»

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«Oggi non possiamo recarci in pellegrinaggio in Terra Santa, ma siamo chiamati a vivere qui, come pellegrini, nella nostra terra che è chiamata a diventare Santa. Per questo dico ai bambini e ragazzi presenti di scatenarsi, di partecipare alla gioia del popolo che accoglie Gesù».

È questo il grande invito che mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, ha rivolto ai fedeli durante la commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, celebrato nella Domenica delle Palme.

La Messa che ha aperto la Settimana Santa è iniziata nella chiesa di S. Maria Maddalena, dell’Unità Pastorale S. Omobono, di Cremona. «Quelli che ci aspettano – ha commentano il vescovo – sono giorni bellissimi, che ci condurranno verso la Resurrezione, ovvero la fonte di quella grazia e pace a cui tutti noi dobbiamo guardare per seguire Gesù fino in fondo, dicendo no alla guerra e sì all’amore fraterno».

Come da tradizione, mons. Napolioni ha benedetto i rami d’ulivo e di palma dei presenti, prima di dare il via alla processione verso la Cattedrale. Il cammino verso il Duomo, poi, è stato accompagnato dalla preghiera e dal canto, guidato dalla corale dell’Unità Pastorale, alla quale si è unito il coro diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi.

Insieme a mons. Napolioni, il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, i Canonici del Capitolo, i sacerdoti e i ministranti dell’Unità Pastorale, e i molti fedeli che hanno preso parte alla celebrazione.

Momento centrale della Messa è stata la lettura del vangelo della Passione di Gesù, nella versione di Marco. Proprio su alcuni aspetti del brano si è focalizzata la riflessione del vescovo, aperta da una domanda decisiva per vivere i giorni che ci attendono: «Come stiamo entrando in questa Settimana Santa?». Nella sua riflessione il vescovo ha portato lo sguardo «fatto per la pace» ma attraversato da «tante ragioni di paura e di tristezza».

Non è dunque mancato, da parte di mons. Napolioni, un nuovo riferimento alla realtà attuale. Riprendendo il vangelo di Marco che racconta dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme ha infatti evidenziato il ruolo della folla che grida “Osanna”. «Anche ai nostri giorni accade. Lo si fa per una squadra, per un cantante. Poi c’è chi, invece, celebra un dittatore, e osanna male; c’è chi cerca salvezza dove invece viene data la morte». Ma anche in questo nostro tempo Gesù offre ancora a tutti l’esempio di Colui che entra nella Pasqua «nella maniera necessaria e possibile anche a noi: Lui osanna il Padre nel profondo del cuore con la sua obbedienza d’amore, con la sua libertà crocifissa, ma proprio per questo eterna. Se ognuno di noi si tira indietro nell’indifferenza e nella paura – ha quindi concluso – noi consegniamo ancora di più il mondo al male. Invece con Gesù siamo chiamati a rigenerare il nostro “Eccomi!, entro con te nella Pasqua per fare esperienza della vita più forte della morte».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

Lo sguardo è dunque rivolto al prosieguo della Settimana Santa, con i particolari e caratteristici riti che la contraddistinguono. Giovedì alle 9.30 ci sarà la tradizionale Messa Crismale con il presbiterio diocesano; al pomeriggio, alle 18, la celebrazione “In Coena Domini” presieduta da mons. Napolioni.

Il giorno seguente sarà l’azione liturgica delle 18 a commemorare la morte del Signore; ad essa farà seguito, in serata, la via Crucis cittadina con la reliquia della Sacra Spina.

La Veglia del sabato, invece, avrà inizio alle 21.30 nel cortile del palazzo vescovile, mentre la solenne Messa di Pasqua sarà celebrata dal vescovo domenica mattina alle 11.

 

Il video completo della celebrazione

 

 




«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme

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ViaVai: è questo il titolo scelto dagli Oratori Diocesi Lombarde per il Grest 2024, che accompagnerà le settimane estive anche nelle parrocchie cremonesi. Uno slogan che rappresenta perfettamente il tema – e la grande sfida educativa – del mettersi in cammino in strade e luoghi della contemporaneità.

«Il camminare era il gesto tipico di Gesù fin dal principio, ed è ciò che propone anche a noi che siamo suoi discepoli» ha così introdotto l’intera proposta don Francesco Fontana, presidente Federazione Oratori Cremonesi e incaricato diocesano per la Pastorale giovanile. Insieme ai collaboratori e volontari della Focr, don Fontana ha spiegato il processo creativo e pedagogico alla base dell’offerta estiva, nel corso di tre serate di presentazione a responsabili e coordinatori.

«Il tema di quest’anno fotografa bene la situazione tipica degli oratori nel corso dell’anno: frenetici e caotici – ha introdotto don Fontana –. In alcuni di essi si corre tanto ma con il rischio di andare a caso e nel caos». Proprio quel viavai di persone e sentieri umani e spirituali in grado di creare confusione. Servono perciò indicazioni chiare, o qualcuno, in grado di «prenderci per mano nelle strade della vita e guidare i nostri passi come Gesù»: ecco dunque il sottotitolo, Mi indicherai il sentiero della vita, tratto dal salmo 16, a chiarire il senso del messaggio educativo di questa edizione del Grest. «Il nostro camminare è innanzitutto espressione umana non solo di un gesto fisico ma nell’incontro con e dentro il mondo» ha ribadito don Fontana.

 

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Ed è in questa immagine dell’homo viator, come hanno ricordato gli organizzatori, che emerge la dimensione riflessiva del cammino. «Le domande scandiscono il nostro percorso di vita, scopriamo anche mete che possono non essere definitive» hanno detto i giovani presentatori della Focr. Da qui l’intuizione di organizzare l’intero progetto formativo di ViaVai attorno a dieci domande-guida, declinate nelle sezioni delle attività, storie e preghiere di una giornata tipo del Grest. «In questo modo è possibile costruire un percorso personalizzato sulle singole realtà di comunità e le rispettive esigenze». Un modo di rendere “concreto” il concetto su quale sia la strada da percorrere «per essere testimoni migliori della fede» nelle proprie parrocchie.

Non mancano poi le novità. Tra queste il logo, che esprime in modo astratto «il senso di smarrimento, le domande e il volto di un pellegrino in marcia»; il manuale formativo degli educatori rinnovato nella grafica e nella fruizione in libretti e mappe, «utile a creare una “verifica” sulla preparazione e sulle attività svolte»; e la sigla dedicata al momento della storia nel corso della giornata. E sarà la Divina Commedia di Dante Alighieri, in versione ridotta e adattata per bambini, la proposta narrativa di questa edizione del Grest. Non manca poi l’attenzione del progetto estivo all’inclusività, «con il racconto di figure e del loro impegno nel sociale» anche per i bambini o ragazzi di altre religioni.

Infine, la Pastorale Giovanile offre un pacchetto di proposte artistiche ed espressive tra danza, movimento creativo, teatro e musica a cura di realtà professionali quali Compagnia dei piccoli, Il laboratorio, Il nido dei cuccioli e MagicoBeru. Queste iniziative e il materiale dedicato agli animatori è possibile approfondirle sul sito già attivo www.cregrest.it. Il prossimo appuntamento sarà la giornata dedicata agli animatori il prossimo 20 aprile in Seminario.

 

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L’incontro del Vescovo con i dirigenti scolastici all’insegna di una alleanza educativa che vuole fare cultura

Ha avuto luogo nella mattina di giovedì 21 marzo presso la Curia diocesana l’incontro del vescovo Antonio Napolioni con i dirigenti e i rappresentanti delle scuole del territorio. Un’occasione durante la quale è stata illustrata la proposta culturale della Diocesi di Cremona. «Un incontro che – come ha sottolineato il vescovo – non vuole essere una bancarella in cui esponiamo i nostri prodotti, ma perché possano nascere idee, esperienze e collaborazioni, perché tutto questo ci supera e va consegnato alle nuove generazioni».

L’evento si è aperto con il saluto introduttivo del vescovo Napolioni, che ha ringraziato chi da sempre si impegna per l’educazione dei bambini e dei ragazzi. Da qui la disponibilità della Diocesi a essere complice e corresponsabile di questa educazione: «Vogliamo moltiplicare attenzioni e energie alla scuola in quanto tale», ha detto mons. Napolioni. E ha aggiunto: «Oggi siamo qui per mettere a fuoco la dimensione culturale, perché vorremmo condividere con voi non solo la passione spirituale della comunità ecclesiale, ma anche il patrimonio culturale, che non è costituito solo da oggetti ma anche da persone che animano le comunità».

L’incontro è stato moderato da don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica, e ha visto gli interventi di don Federico Celini, coordinatore dell’area pastorale “Capaci di comunicazione e cultura”, e don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali.

«Voi siete i primi promotori di cultura», ha riflettuto don Celini rivolto ai presenti. Ma che cos’è la cultura oggi? Come deve essere trasmessa? Il sacerdote ha raccontato quelle che sono le occasioni in diocesi per la promozione culturale e la trasmissione, al giorno d’oggi, dell’informazione e delle conoscenze. «I criteri su cui vogliamo fondare la nostra proposta – ha spiegato don Federico Celini – sono l’apertura a ciò che non è necessariamente intraecclesiale all’interno dei nostri contesti, guardando a quanto bene c’è anche al di fuori; la freschezza e la fruibilità, di cui la comunicazione oggi si nutre per una sua maggiore efficacia; la scoperta e la valorizzazione di tutto quel che c’è di bene nella vita e nelle vite».

Don Gianluca Gaiardi, in riferimento al polo culturale formato dal Museo diocesano insieme alla Cattedrale, il Battistero e il Torrazzo, ha evidenziato come «tutto questo comparto del centro città è sì una proposta religiosa, ma che vuole anche intercettare e coinvolgere tanti altri aspetti della cultura». Così, l’incontro del 21 marzo è servito «per far vedere che il polo culturale diocesano parla sì ai professori di religione, ma anche a tutte le realtà educative, di ogni ordine e grado».

Nella seconda parte dell’incontro il vescovo Napolioni e don Gaiardi hanno guidato e accompagnato i presenti tra le bellezze del Museo Diocesano, passando anche per le nuove aule didattiche che saranno a disposizione delle realtà educative, e per il nuovo Planetario.

Una mattinata ricca di spunti, con un’apertura verso una sempre maggiore collaborazione tra le diverse realtà, pensando a un migliore futuro dei bambini di oggi, uomini e donne del domani. Con una mano tesa alla scuola perché, come ha detto il vescovo, «è sempre bello incontrare i più piccoli, ma anche condividere con gli insegnanti il bene, ma anche le fatiche, dell’educazione».

 

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Inaugurato il nuovo Planetario, dal Torrazzo una “finestra” aperta sulla meraviglia della volta celeste

È stato inaugurato la sera di mercoledì 20 marzo il nuovo Planetario cremonese, che da ora avrà il Torrazzo come sua nuova casa. Il Planetario, progettato dall’architetto Fabio Bosio, è stato realizzato grazie all’impegno e all’idea del Gruppo Astrofili cremonesi, in collaborazione con la Diocesi, che ha deciso di ospitarlo presso il proprio polo museale.

La serata inaugurale è stata introdotta dai saluti di Stefano Macconi, curatore dei Musei Diocesani di Cremona, che, portando anche i saluti di don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali e l’edilizia di culto, e ringraziando Alessandro Maianti, già presidente del Gruppo Astrofili e primo promotore del progetto, ha voluto sottolineare come questa nuova realizzazione vada a completare l’offerta del polo che, oltre al Museo Diocesano comprende anche la Cattedrale, il Battistero e il Museo Verticale del Torrazzo . «Questa iniziativa – ha aggiunto Macconi – si inserisce in un percorso di rivalorizzazione del Torrazzo che ha in questo nuovo Planetario un altro tassello utile a completare l’offerta artistica e culturale».

«Un’idea nata anni fa, perché non esiste, a Cremona e in tutta la sua provincia, una struttura di questo tipo», ha spiegato Cristian Gambarotti, presidente del Gruppo Astrofili cremonesi. «Una realizzazione molto importante, perché permette di capire come funziona il cielo e i meccanismi che lo governano, visualizzandolo dall’interno del Museo Verticale come se fossimo in aperta campagna».

Durante la serata è intervenuto anche l’architetto Fabio Bosio, che ha voluto ringraziare la committenza per la possibilità di continuare il lavoro di arricchimento del Museo Verticale del Torrazzo. «Ma l’idea è nulla senza la realizzazione – ha evidenziato –. Per questo mi sento in dovere di ringraziare tutte le maestranze che hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro».

L’evento di inaugurazione è stato occasione per effettuare una prima proiezione, narrata dal presidente Gambarotti e alla quale i presenti hanno potuto assistere, divisi in tre turni. Nel frattempo, negli spazi esterni, davanti all’ingresso, è stata offerta la possibilità di osservare la “superluna”, eccezionalmente vicina alla Terra proprio nella notte tra il 20 e il 21 marzo, attraverso alcuni telescopi messi a disposizione dal Gruppo Astrofili cremonesi.

La realizzazione del nuovo Planetario è stata possibile anche grazie al contributo di Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, che si è definita «molto lieta di aver contribuito all’iniziativa». «La presenza di tutta questa gente stasera – ha detto Renzo Rebecchi, in rappresentanza dalla Fondazione – è la dimostrazione di una scelta giusta».




A Scandolara Ravara festa per il ritorno del “San Gregorio Magno” rubato nel 2000

Quella del 20 marzo è stata una giornata di particolare significato per la comunità di Scandolara Ravara che ha visto tornare a casa un’opera trafugata il 9 maggio 2000 proprio dalla chiesa parrocchiale. Il dipinto, olio su tela risalente al XVIII secolo, raffigurante San Gregorio Magno è stato riconsegnato al parroco don Ettore Conti dal tenente colonnello Giuseppe Marsiglia, comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza.

La riconsegna è avvenuta proprio davanti alla chiesa parrocchiale, in una piazza gremita dai bambini della scuola elementare del paese che hanno partecipato all’evento sventolando bandierine dell’Italia. Presente anche don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, alla presenza anche del collaboratore parrocchiale don Luigi Carrai, dei militari che hanno reso possibile il ritrovamento dell’opera e i Carabinieri della locale stazione.

L’indagine condotta dal Nucleo Carabinieri TPC di Genova, coordinato dalla Procura della Repubblica di Bergamo, ha avuto origine nel luglio 2022 quando l’opera d’arte è stata localizzata su un catalogo di una casa d’asta del capoluogo ligure. L’individuazione del bene all’interno della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal Comando TPC, la più grande banca dati di settore esistente al mondo per il volume di immagini e dati informatizzati in essa contenuti, ha dato avvio all’attività investigativa finalizzata al rintraccio della tela trafugata.

L’indagine ha portato al sequestro del significativo dipinto, rintracciato in provincia di Bergamo, e ha permesso di identificare, in tre soggetti del luogo, i responsabili della commercializzazione dello stesso.

Il dettagliato quadro probatorio fornito all’Autorità Giudiziaria Bergamasca ha determinato l’emissione del provvedimento di dissequestro e restituzione dell’opera d’arte alla sua comunità parrocchiale.

Il lavoro non è però finito. Ora sarà necessario analizzare l’opera per capirne la derivazione e le origini. A una prima analisi non sembrano essere stati fatti interventi di restauro moderni sulla tela.

«Gregorio Magno è uno dei quattro padri della Chiesa e sicuramente in passato questa opera era posta vicino alle altre tre oggi conservate nella sagrestia, e dove ora anche questa tela farà ritorno».




Università Cattolica, con il Dies academicus inaugurati i festeggiamenti per i 40 anni di presenza a Cremona

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Con il dies academicus celebrato nella mattinata di mercoledì 20 marzo presso il campus di Santa Monica, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ufficialmente aperto le celebrazioni del quarantesimo anniversario di presenza a Cremona.

La mattina di festa in via Bissolati è iniziata alle 10 con la Messa presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni nella cappella del campus, un momento di preghiera concelebrato da don Maurizio Compiani, assistente dell’Università Cattolica di Cremona, don Luca Ferrari, assistente del campus di Piacenza, padre Scaria Thuruthiyil e don Matteo Tolomelli.

«Il rischio di non avere futuro fa soffrire, spinge a chiudersi ulteriormente in se stessi – ha detto Napolioni nell’omelia – ma i giovani sono capaci di intuizioni radicali, di bellezza, di slancio, di dono, di amore, di poesia, di musica, dove la musica non è evasione, ma canto dell’anima». Rivolgendo un augurio agli studenti, il vescovo ha spiegato che «la possibilità di rimanere nella prova, nel tempo che cambia davanti alle sfide, in compagnia della Parola che ci libera, che genera la vera libertà, è la grande notizia che certi nostri attaccamenti miopi non riescono ad accogliere, ma che il cuore di un giovane può sempre accogliere, specie se incontrano maestri e testimoni dello stesso percorso di ricerca di vera libertà».

Dopo la celebrazione è stata scoperta la targa dedicata di ringraziamento alla Fondazione Arevedi Buscini che ha reso possibile il restauro e la nascita del campus Santa Monica, nel contesto di un più ampio progetto universitario per la città del Torrazzo. Presente insieme alla moglie Luciana Buschini il cav. Giovanni Arvedi: «Il futuro è qui – ha detto al termine della breve cerimonia – facciamo sì che questi ragazzi trasformino l’energia in materia. Non abbiate paura di andare avanti e accettate le sfide».

 

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Quindi in aula magna il magnifico rettore Franco Anelli ha tenuto il discorso introduttivo dell’anno accademico, nel quale ha in più occasioni ricordato la generosità di chi ha reso possibile la creazione di questo Campus all’avanguardia sia dal punto di vista architettonico sia per quanto riguarda la proposta curricolare dei corsi di formazione. Il magnifico rettore ha ripercorso i momenti che nel corso degli anni hanno reso l’Università Cattolica di Cremona una delle realtà protagoniste del panorama innovativo e culturale di Cremona, sottolineando che «la creazione di questo ateneo nasce da un bisogno antico di formazione, di istruzione e di condivisione delle conoscenze che già si segnalava alla fine dell’Ottocento». La Cattolica di Cremona emerge per competenze e per qualità, infatti «lo sforzo dell’ateneo prosegue intensamente: abbiamo potenziato l’offerta formativa con l’aggiunta di tre corsi di studio magistrale e un altro arriverà il prossimo ottobre. Lo scopo è quello di formare protagonisti competenti e autorevoli nel mondo del mercato moderno».

Dopo il saluto del sindaco Gianluca Galimberti, la mattina è proseguita con la prolusione del professor Lorenzo Morelli, professore di Microbiologia agraria sul tema “Studiare l’invisibile per la salute: dalla microflora al microbiota” e la lectio di Ettore Bologna dal titolo !Active and Healthy Aging: 40 anni di esperienza della Fondazione Ferrero”.

 

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Il vescovo alla Via Crucis delle scuole paritarie: «Solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova»

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Quattro stazioni – “Gesù nell’orto degli ulivi”, “Gesù condannato a morte”, “Gesù sale al Calvario e viene crocifisso” e “Gesù muore in croce” – hanno caratterizzato, la sera di giovedì 14 marzo, la Via Crucis per le vie del centro di Cremona, organizzata dalla scuola “Sacra Famiglia”, in sinergia con le altre scuole paritarie della città. Quattro tappe – in piazza del Comune, in largo Boccaccino, poi, passando per piazza S. A. M. Zaccaria, di nuovo davanti alla Cattedrale, e infine all’interno di essa – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accompagnati da genitori e insegnanti, hanno popolato le strade per la processione, che si è poi conclusa proprio all’interno del Duomo.

La Via Crucis è stata animata dai canti intonati dal coro delle medie ed eseguiti dai musicisti della Sacra Famiglia, dalle letture e dalle preghiere in cui i protagonisti sono stati gli alunni della “Sacra”, della scuola “Beata Vergine” e della scuola “Canossa”. La processione, guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, vicario della Cattedrale e insegnante di religione alla “Sacra Famiglia”, è stata impreziosita dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che al termine della serata ha voluto fare il suo saluto ai presenti.

«Quando arriva la sera della vostra Via Crucis, anche per il vescovo è il segnale che è proprio Pasqua – ha detto mons. Napolioni –. C’è ancora tempo, ma quando i bambini tirano fuori da casa le famiglie, la piazza si riempie e giriamo intorno alla Cattedrale, in questo canto un po’ dolente ma pieno di amore, con questo Vangelo sempre giovane, letto da bambini e ragazzi, con i genitori e gli insegnanti quasi presi per mano da voi, è proprio Pasqua, perché solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova». E aggiunge: «Noi rischiamo di averci fatto l’abitudine, di essere pessimisti, di guardare solo a noi stessi. Voi invece guardate agli amici, guardate il mondo e avete diritto a non avere paura. E guadare Gesù che va a morire per noi è davvero una vittoria sulla paura». Il vescovo si è poi fermato a riflettere sul significato delle parole “Eloi, Eloi, lemà sabactani!” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!): «Se lo chiedono in molti, soprattutto coloro che vivono situazioni di fragilità e sofferenza», ha sottolineato il vescovo. «Ma scopriamo che Dio non ci ha abbandonato, ma si è abbandonato, si è messo nelle mani e nel cuore di bambino, di ogni amicizia, di ogni famiglia, di ogni comunità». E ha concluso: «E allora grazie perché così ti sei abbandonato a noi affinché noi non ci sentiamo mai abbandonati da te».

Si è così conclusa, tra il silenzio e la meditazione, la Via Crucis delle scuole di ispirazione cattolica della città, con un’apertura a Dio e ai lontani, per compiere insieme il passo definitivo verso la Pasqua.




Il Vescovo alle Forze Armate e di Polizia: «Siete tanti angeli custodi visibili, uomini e donne che custodiscono»»

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«Attenti alla pace, attenti alla vita nel mondo, attenti all’ordine, attenti agli uomini e alle donne come noi, come voi. In questo giorno è la comunità cristiana che è attenta a voi». Con queste parole il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha introdotto la Messa con le forze armate e le forze di polizia, riunite in Cattedrale nella mattina di martedì 12 marzo.

«Celebriamo l’Eucaristia nell’imminenza della Pasqua – ha spiegato il Vescovo all’inizio della Messa – perché la Pasqua generi forza, potenza, secondo Dio. La potenza di Dio si è manifestata nell’impotenza del Figlio sulla croce, nella sorgente d’amore che ne sgorga per riscaldare il cuore degli uomini e delle donne, affinché siano davvero testimoni di Cristo, testimoni e operatori di pace».

Una Messa interforze per consegnare a chi difende lo Stato e i suoi cittadini il Precetto Pasquale, in un contesto attento e rivolto alla pace, dove Carabinieri, Esercito, Guardia di Finanza, corpi di Polizia e Vigili del Fuoco si sono uniti nella preghiera, affinché il loro operato sia guidato dalla fede e dalla carità. Nelle prime file erano presenti le autorità civili e militari del territorio, con il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Michele Davide Senigallia e il sindaco Gianluca Galimberti. Presenti in alta uniforme anche i comandanti delle forze armate e delle forze di polizia, insieme ad ufficiali, sottoufficiali, soldati e agenti. A delimitare il perimetro dell’altare le bandiere e i gonfaloni delle associazioni combattentistiche e d’arma.

I cappellani militari delle varie forze armate e di polizia hanno concelebrato la messa insieme al Vescovo, sottolineando il ruolo che la fede ricopre all’interno della realtà militare: don Andrea Scarabello, cappellano della Guardia di Finanza, don Marco Bresciani, cappellano dell’Esercito italiano, don Lorenzo Cottali, cappellano dei Carabinieri, don Stefano Peretti, cappellano della Polizia di Stato e don Roberto Musa, cappellano della casa circondariale di Cremona. A dirigere il coro della Cattedrale, don Graziano Ghisolfi, che insieme a don Roberto è cappellano della casa circondariale.

 

 

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha ripreso le parole del Salmo Responsoriale: “Il Signore degli eserciti è con noi”, specificando che «Il Signore è di tutti gli eserciti, l’unico Dio che ha creato tutti gli uomini e le donne che si amano e si odiano, che si conoscono e si ignorano, che si combattono e si riconciliano, in questo piccolo teatrino della Terra». Il rischio è quello di rendere il Dio di tutti un Dio personale, «questa è una grande tentazione, la tentazione di tirarlo dalla nostra parte, contro gli altri, la tentazione di sentirlo lontano, assente».

Ma il Signore non abbandona i suoi figli. Rivolgendosi ai militari, il Vescovo ha spiegato che «in effetti Lui mette in campo delle compagnie discrete, invisibili, amorevoli nei confronti di tutti noi, anche nelle situazioni più spinose che voi professionalmente affrontate nei diversi campi. C’è sempre una persona buona, c’è sempre una parola buona, c’è sempre chi dà buona testimonianza, c’è sempre chi sa capirci e incoraggiarci, c’è sempre la possibilità di ricominciare dal profondo del cuore, dallo spirito, da una preghiera». Una mano che veglia su di noi senza chiedere nulla in cambio, «un angelo custode invisibile e tanti angeli custodi visibili, gli uni per gli altri», ha aggiunto il Vescovo. «È un po’ la vostra missione, essere uomini e donne che custodiscono in nome della Patria, delle istituzioni, del bene comune, dunque anche del Signore».

«Tante sono le sfide che aspettano – ha quindi concluso mons. Napolioni, aggiungendo che – con Lui e uniti tra noi, in questa grazia dell’incontro vero con Colui che ci rende umani, allora saremo davvero capaci di essere operatori di pace».

E la riflessione è diventato ringraziamento, anche nel ricordo di chi ha sacrificato la propria vita spendendosi nel servizio per il prossimo, proprio come ha ricordato la Preghiera per la Patria al termine della Messa.




Il vescovo ai fidanzati: «Non siete soli. E vi prometto non lo sarete nei momenti difficili»

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Oltre un centinaio di coppie di fidanzati, nel pomeriggio di domenica 10 marzo si è ritrovata in Seminario, a Cremona, per concludere insieme al Vescovo il percorso in preparazione al matrimonio che hanno frequentato in questo anno nelle diverse le zone della diocesi. Come sigillo sul tuo cuore ea il titolo scelto dalla Pastorale famigliare diocesana per l’incontro.

All’ingresso del Seminario, l’accoglienza con una piccola merenda è stata anche occasione per consegnare a ogni coppia un foglio su cui scrivere i propri nomi e qualcosa che li descrivesse: questo è stato poi utilizzato per decorare un cuore di legno, reso vivo dai pensieri dei giovani.

I fidanzati, con i sacerdoti e le coppie di sposi che li hanno accompagnati nel cammino in preparazione alle nozze, hanno potuto riflettere sul valore dell’amore e sulla bellezza del matrimonio, grazie a canzoni della tradizione italiana – da Abbi cura di me di Simone Cristicchi a Sempre e per sempre di De Gregori, fino a Perdonare di Nek e Vorrei incontrarti tra cent’anni cantata da Ron e Tosca) e grazie allo spettacolo teatrale proposto da Mattia Cabrini e Francesca Suppini, dal titolo Parole e gesti che uniscono. Con leggerezza, ironia e intelligenza, Cabrini e Suppini hanno toccato ciò che, come dice lo stesso titolo, uniscono due innamorati: le parole d’amore e il dialogo, i gesti che accolgono. Poi le coppie, divise in piccoli gruppi, hanno preparato alcune domande da rivolgere al Vescovo.

«Io non ho la ricetta – ha detto Napolioni – ma posso dirvi la mia esperienza». E ancora: «Oggi avete incontrato la Chiesa di Cremona, non solo il vescovo. È la Chiesa che vi ha accolto con il Battesimo quando siete nati, che vi ha accompagnato nella crescita e ora vi ha guidati nei percorsi da fidanzati. Vi prometto che la vostra Diocesi sarà sempre disponibile ad aiutarvi nei momenti più difficili».

Il Vescovo ha risposto ai giovani con parole di speranza: «L’unico modo per schivare la tempesta, cari ragazzi, è non mettersi in mare e vivere la vita da spettatori. Ma, come diceva Baden-Powell, non esiste buono o cattivo tempo, esiste buono o cattivo equipaggiamento». E ha proseguito: «La vostra ricchezza è che non siete soli: non dovete dubitare mai della presenza del Signore! Dio si nasconde nella nostra piccolezza per aiutarci sempre a ricominciare e ad attingere alla sua fonte inesauribile di amore».

Il vescovo Napolioni ha poi continuato ricordando che la capacità di dialogare può far superare ogni ostacolo, ma non si può contare solo sulle proprie forze. Da qui l’immagine della coppia dove si è in tre, perché lo Spirito Santo si rivela e costruisce la comunione. «Benvenuti sulle montagne russe! – ha continuato il Vescovo –. Per noi cristiani è la logica pasquale: significa prima provare il massimo del dolore che rivela infine il massimo della gioia. La novità cristiana è confidare che la morte genera la vita».

L’augurio che monsignor Napolioni ha fatto ai futuri sposi è stato quello di creare relazioni anche tra diverse famiglie per aiutarsi a camminare nella fede e per vivere la comunione e la gratuità.

Il perdono è stato uno dei punti centrali della riflessione del Vescovo: «Gesù dice che prima di tutto dobbiamo accettare il perdono, perché è difficile perdonare se non si è sperimentata la misericordia di Dio, che agisce per primo: mentre siamo ancora peccatori Lui ha dato la vita per noi, non ha aspettato che ci lavassimo da soli».

Le domande, numerose, sono continuate. Il vescovo Napolioni ha ricordato che non bisogna avere paura del “per sempre”, perché non dipende dagli uomini, ma da Dio: è lui che agisce nell’eternità e rende possibile il nostro “per sempre”. «Ricordatevi che voi per il mondo siete folli, e continuate a esserlo! L’unico modo per farcela è accettare che sarete in perdita: se alla sera farete il conteggio di chi ha fatto di più, l’amore morirà sicuramente». E ha poi concluso citando Charles de Foucauld: «Padre mio mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace, così diceva il santo mentre pregava nel deserto. Invito a pregare anche voi così».

Dopo la preghiera conclusiva e la lettura del passo dei Cantico dei Cantici da dove è stato tratto il titolo dell’incontro, le coppie e i sacerdoti hanno condiviso un aperitivo, occasione per conoscersi e creare relazioni.