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Sono arrivati a Cremona i giovani di Salvador de Bahia. L’accoglienza nelle famiglie prima della Gmg

Lunedì 24 luglio, poco dopo le ore 19.30 sono arrivati a Cremona dal Brasile i ragazzi della favela di Salvador de Bahia, accompagnati dal loro parroco don Davide Ferretti. Insieme ai ragazzi della diocesi di Cremona parteciperanno alla Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona.

Ad accoglierli in Seminario vescovile, con emozione ed entusiasmo, sono state le famiglie che li ospiteranno in questa settimana, prima della partenza per Lisbona, e dagli amici della comunità cremonese che negli anni hanno costruito relazioni direttamente con la loro parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado.

Nonostante il lungo viaggio i ragazzi hanno trasmesso a tutti i presenti gioia ed entusiasmo, contagiando subito tutti con l’allegria tipica dello stile brasiliano e mostrandosi desiderosi di conoscere le famiglie che li avrebbero ospitati.

I giovani brasiliani sono partiti da Salvador de Bahia la sera di domenica 23, un viaggio iniziato con un pullman rotto e la riorganizzazione dei trasporti per raggiungere l’aeroporto. Le ore di volo sono state affrontate cantando e scherzando, come testimonia il reportage social pubblicato sulla pagina instagram @pjcrnajornada, creata dai ragazzi per tenere aggiornato chi è rimasto a casa sul loro viaggio in Europa, in parte autofinanziato con impegno in mesi di piccole iniziative sostenute dalla comunità che hanno consentito ai giovani brasiliani di raccogliere fondi che si aggiungono a quelli raccolti dalle comunità cremonesi. In un post pubblicato poche ore prima del decollo la rottura del salvadanaio con le ultime offerte è salutato dall’ovazione dei ragazzi.

«Sono carichi a molla – ha spiegato don Davide – è il loro stile “bahiano”, è il loro stile brasiliano, starebbero svegli tutta notte, nonostante abbiano dormito pochissimo. Per loro è tutto un’avventura. Non vedono lora di scoprire, a cominciare da Roma, dove si recheranno domani per una visita nella capitale». Un’occasione unica da valorizzare al massimo, senza sprecare un solo momento.

La cena condivisa insieme in Seminario ha permesso a famiglie e ragazzi di iniziare a conoscersi e il momento di preghiera in portoghese è stata la prima occasione di unione tra le comunità di Cremona e Salvador.

«Avevo tanta voglia di venire qui in Italia perché noi abbiamo tanti contatti con italiani che arrivano nella chiesa di Jesus Cristo Ressuscitado. Sono molto contenta di questa accoglienza, sto conoscendo tante persone» ha affermato Maria Eduarda 18 anni.

Le fa eco con un sorriso incontenibile Arislaine Santos di 17 anni: «È stata un’esperienza molto bella viaggiare in aereo, era la prima volta. Qui è tutto molto diverso dal Brasile, le strade sono uguali, ma le case molto diverse. Sono contentissima di essere qui ed emozionata per questa esperienza».

 

 

Oggi, dunque, di nuovo in partenza verso Roma, per visitare la capitale, accompagnati da don Davide insieme a don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano della pastorale missionaria, e alcuni amici cremonesi che negli anni sono stati a Salvador per esperienze di volontariato estivo nella parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado e che in questa settimana hanno l’opportunità di ricambiare con gioia l’accoglienza ricevuta accompagnandoli alla scoperta di quell’Italia di cui hanno sempre sentito parlare dai sacerdoti che da molti anni li accompagnano.

Dopo due giorni nella Capitale, giovedì 27 il rientro a Cremona, con la visita alla città e l’incontro con il vescovo Napolioni e il Sindaco Galimberti e, in serata, l’incontro diocesano al Maristella, dove il vescovo Napolioni conferirà il mandato ai circa 370 giovani in partenza per la Gmg. Il giorno seguente tappa a Milano dove, oltre a visitare la città incontreranno l’arcivescovo, Mario Delpini. Nel weekend, infine, i ragazzi avranno un po’ di tempo da trascorrere in famiglia, per conoscere meglio la realtà cremonese e riposarsi, in vista della partenza per Lisbona la domenica pomeriggio.

Verso la Gmg: in arrivo i giovani brasiliani che dalla favela si uniranno al gruppo cremonese nel viaggio a Lisbona

Cresce l’attesa per la Gmg: countdown social tra Salvador de Bahia e la Diocesi di Cremona




Messa in Cattedrale nella Giornata dei nonni e degli anziani: «In ogni tratto di vita riconosciamo il disegno di Dio»

In occasione della III Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, celebrata il 23 luglio,  la Diocesi di Cremona con Caritas cremonese, in sinergia con Cooperativa Nazareth e Musei della Diocesi di Cremona, hanno proposto  in particolare proprio a nonni e anziani della diocesi la celebrazione di una Santa Messa in Cattedrale dedicata a nonni e anziani, seguita da una visita guidata gratuita al Museo Diocesano.

A celebrare la liturgia è stato don Antonio Bandirali, parroco dell’Unità pastorale “S. Omobono”, affiancato da don Pierluigi Codazzi, incaricato diocesano della pastorale caritativa, che ha presentato l’iniziativa, inserita nel progetto di Caritas cremonese e Cooperativa Nazareth “Anziani custodi di speranza” supportato all’interno della co-progettazione di Caritas Italiana e Intesa San Paolo, con l’obiettivo di costruire per una rete solidale per la terza età sui territori diocesani. Significativamente, la celebrazione di questa Giornata precede di alcuni giorni la memoria dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori della Beata Vergine Maria e quindi nonni di Gesù che si celebra il 26 luglio.

«Anche oggi la liturgia ci propone delle parabole tramite le quali Gesù ci aiuta a capire quale sia il regno di Dio – ha sottolineato don Bandirali nella sua omelia, riferendosi alle letture del giorno – Gesù ci dice che la Storia non è segnata soltanto dall’agire arbitrario dell’uomo, ma dalla salvezza che Cristo ha guadagnato per attirare l’uomo al bene».

 

Ascolta l’omelia

 

Quindi, la riflessione si è spostata sul tema della Giornata: «Il Papa, nel suo bellissimo messaggio per la Giornata, recupera l’incontro tra Maria ed Elisabetta: non si tratta solo di mettere al centro dell’attenzione le generazioni più anziane, ma di mettere al centro il dialogo e la relazione tra generazioni, riconoscere la misericordia di Dio che si trasmette di generazione in generazione».

Ha quindi proseguito il sacerdote: «Andare a recuperare ciò che è il passato e guardare al futuro: è questa la necessità perché la vita possa essere custodita in ogni tratto, dove può riconoscersi il disegno di Dio».

Nell’omelia non è mancato nemmeno il riferimento alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a inizio agosto a Lisbona: «Il Papa ricorda come sia necessario che le generazioni si prendano cura gli uni degli altri, non solo la cura dei nonni verso i nipoti, ma anche la cura dei più giovani verso le generazioni più anziane: è prossima anche la Gmg e il Papa suggerisce che i giovani possano dedicare del tempo agli anziani». Anche la Federazione Oratori Cremonesi, facendosi promotrice del messaggio del Papa, ha rivolto un invito speciale a tutti i giovani della diocesi (sono circa 370) iscritti alla Gmg, a compiere questo gesto nei confronti di nonni e anziani.

Gesti concreti che si affiancano alla preghiera e alla riflessione per attuare pienamente l’invito del Papa in questa Giornata dedicata ai nonni e agli anziani.

E proprio il progetto “Anziani custodi di speranza” propone e realizza sul territorio azioni concrete di vicinanza e solidarietà: la consegna domenicale di pasti a domicilio nei mesi di ottobre, novembre e dicembre come supporto alimentare e relazionale ad anziani autosufficienti in condizioni di fragilità; il potenziamento dei servizi domiciliari ad anziani già in corso di realizzazione da parte della Cooperativa Nazareth in sinergia con il Comune di Cremona; l’attivazione di un riferimento telefonico che permetta anche a distanza di svolgere azioni di ascolto, di rilevazione del bisogno, di orientamento alle risposte e anche molto semplicemente di compagnia; laboratori di pet therapy con professionisti per generare stimoli ed esperienze positive e migliorare capacità relazionali e autostima; un affiancamento tecnologico per l’accesso a servizi digitali dedicati alla terza età, come la nuova piattaforma Social Care in corso di implementazione da parte dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in sinergia con Comune di Cremona, Consorzio Solco e Politecnico di Milano; un raccordo e riferimento per assistenti familiari non italiane già attive sul territorio e che in questi anni hanno trovato un punto di ritrovo e di socialità nella Casa dell’accoglienza di Cremona.

Il progetto verrà realizzato in collaborazione con i cinque centri di ascolto parrocchiali presenti a Cremona, la San Vincenzo e l’associazione No Spreco, i centri anziani attivi nelle parrocchie, enti pubblici e terzo settore.

 

L’invito del Papa ai Giovani: prima di partire per la Gmg fate visita ai nonni

Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: concessa l’indulgenza plenaria




Università Cattolica: a Cremona i primi laureati della facoltà magistrale in “Innovazione e imprenditorialità digitale”

Sono passati due anni da quando l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona ha presentato il corso di laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale, e giovedì 20 luglio si è tenuta la cerimonia di proclamazione dei primi laureati nell’aula magna del campus di Cremona.

Con la presentazione del corso di Innovazione e Imprenditorialità digitale del 2021 la proposta formativa dell’Università Cattolica di Cremona si è arricchita, potendosi vantare di offrire un percorso di studi unico nel suo genere. È infatti un’idea nata e sviluppata dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza a Cremona quella del corso magistrale, che si focalizza sull’innovazione e sulle imprese, con una fitta rete di relazioni con il tessuto imprenditoriale del territorio e non solo. Una rete che rappresenta una caratteristica strutturale del corso, scelto per la sua unicità da studenti provenienti da diverse regioni d’Italia.

Seduto nelle prime file c’è anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che risponde al saluto dei docenti e, sorridendo, si alza per far passare Chiara Addis. Una dei due studenti cremonesi, insieme a Matteo Borghesi Alquati, tra questi primi undici laureati. Gli altri provengono da Aosta e da Foggia, passando per Venezia, Brescia, Lecco, Lucca, Macerata, Terni, a dimostrazione di quanto l’offerta formativa dell’ateneo apra gli orizzonti della città che proprio negli ultimi anni sta scoprendo la sua rinnovata vocazione universitaria.

 

Nel Campus Santa Monica, alla presenza del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e dei professori dell’ateneo, la preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara ha presentato la cerimonia. «Siamo convinti – ha esordito – che con il collegio dei docenti, le strutture e i servizi di questa Sede siamo riusciti a progettare e a organizzare un percorso formativo che rende disponibili per il nostro Paese e per la nostra comunità donne e uomini di cui abbiamo bisogno, formate sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità. E siamo certi – ha quindi proseguito la Preside – di aver contribuito alla formazione di donne e uomini che sapranno prendere in mano le redini di questo Paese, per condurlo in un futuro incerto ma appassionante, nel quale hanno pienamente diritto di entrare come protagonisti».

Ha preso poi la parola il coordinatore del corso di laurea, il professor Fabio Antoldi, che prima di consegnare i diplomi di laurea ha sottolineato come «i voti che vi sono stati dati non vanno ad indicare che tipo di persone siete; noi professori – ha aggiunto – sappiamo bene che siete molto di più di un singolo numero. Le vostre tesi sono un mix di tecnologie, alle volte complesse, e di umanità, di relazione e creatività, e pensiamo che l’innovazione tecnologica debba andare proprio in questa direzione».

«Questi undici studenti sono il primissimo gruppo di ben 58 studenti che stanno concludendo la prima edizione della nostra laurea magistrale», sottolinea Antoldi. «Molti dei quali hanno trovato lavoro ancora prima di concludere gli studi».

Tanti i temi interessanti trattati nelle tesi, quattro delle quali sono state premiate con la lode: i sistemi di valutazione delle startup, la collaborazione tra grandi imprese e startup in una logica di open innovation, gli effetti di rete delle piattaforme digitali, l’integrazione organizzativa di imprese innovative nei casi di M&A, la creatività nei team, l’impatto del metaverso nei settori dell’arte e della moda, la crypto art e la digital fashion, la sostenibilità nel settore della cosmesi, la “compassionate leadership”, la digitalizzazione del piccolo commercio in aree urbane, la trasformazione digitale delle PMI.

Il professor Antoldi ha poi inizio a chiamare gli studenti uno per uno, rivelando il risultato del percorso di studi. In ordine si sono alzati Chiara Addis, Matteo Borghesi Alquati, Angela Bertolato, Federico Cornici, Antonio Dalé, Elia Gentili, Katusha Gerardini, Giulia Grieco e Alice Michetti. Tutti salutati da un caloroso applauso, augurio e sostegno per il percorso che prosegue, forte delle competenze e delle relazioni maturate tra le aule dell’università.

 




A Brignano l’ultimo saluto a don Gianfranco Castelli, «annunciatore fermo della Parola, con il cuore toccato dallo Spirito»

Qui la fotogallery completa della celebrazione

 

Nella chiesa parrocchiale di Brignano Gera d’Adda, la comunità diocesana ha dato il suo ultimo saluto, nella mattinata di sabato 15 luglio, a don Gianfranco Castelli, ex parroco di Misano e prima ancora di Fiesco, morto giovedì mattina all’hospice di Calcinate all’età di 76 anni.

Ha celebrato le esequie, iniziate alle 10, il vescovo Antonio Napolioni. Tra i concelebranti il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e monsignor Valter Dario Maggi, brignanese, ex vescovo missionario di Ibarra, in Ecuador. Presenti una cinquantina di preti diocesani (molti dei quali hanno percorso parecchi chilometri pur di esserci, come ha evidenziato il vescovo stesso), le autorità comunali di Brignano, una folta rappresentanza di misanesi con il sindaco Daisy Pirovano ed il parroco don Stefano Zoppi, alcune suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, ma anche persone da Fiesco con il parroco don Marino Dalè.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

 

Gremita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, a testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva don Gianfranco, cosa che il vescovo, ad inizio celebrazione, non ha mancato di sottolineare, come non ha mancato di rimarcare, nell’omelia, il concetto con il quale ha iniziato, quello del ritorno alla casa del padre. «Quando si dà l’annuncio di una morte – ha detto – si cercano le parole più adatte: si dice che è morto, è deceduto, è scomparso… Com’è bello dire invece: “è arrivato a casa”, “è tornato alla casa del Padre”. Missione compiuta. Questa immagine del ritorno a casa per don Gianfranco è particolarmente adatta perché, sceso da Brignano insieme a tanti altri giovani di questa comunità, ha vissuto gli anni della vocazione nel Seminario di Cremona per poi iniziare il suo progressivo viaggio di riavvicinamento: Sant’Imerio, Soncino, Fiesco, un lungo servizio a Misano Gera d’Adda e poi, quando il vescovo gli ha chiesto se volesse rimanere a Cremona come canonico della Cattedrale, certo che avrebbe prestato un ottimo servizio, l’attrattiva della sua Brignano ha prevalso. Sicuramente don Gianfranco avrebbe voluto godere lunghi anni di condivisione con voi, con i famigliari, in questa comunità che ha amato e dalla quale si è riconosciuto generato. Una comunità che adesso lo rigenera, lo partorisce di nuovo nella fede grazie alla parola di Dio che arriva provvidenziale a darci luce. Ringrazio tutti a nome di don Gianfranco».

Nella sua riflessione il vescovo si è chiesto quale sia l’eredità che lascia chi vive amando coloro che incontra, pur coi propri limiti, come ha fatto don Gianfranco, «annunciatore forte della Parola che ci salva». «Un uomo fine, fermo e fraterno – ha proseguito Napolioni –, un prete che non ha mai smesso di lasciarsi toccare nel cuore dalla spiritualità, attingendo alle fonti più sane, più classiche, da San Francesco a papa Giovanni. Anche nell’ultimo periodo, quello della degenza in ospedale, ha mostrato attaccamento alla vita (“Ci spero”, diceva), ma anche obbedienza al Mistero ultimo: “Sono pronto”, diceva anche. Bando ai pessimismi – ha concluso – non facciamo bilanci, guardiamo avanti con fede e con serenità che il Signore ridesterà anche alla memoria di don Gianfranco la voglia di seguirlo e di annunciarlo fino in fondo».

Al termine della Messa, l’ultimo viaggio di don Castelli, accompagnato dai fratelli sacerdoti e dai fedeli, verso il cimitero comunale, dove la salma è stata tumulata.


BIOGRAFIA

Nato a Brignano Gera d’Adda (BG) nel 1946, don Gianfranco Castelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Ha iniziato il proprio ministero a Cremona come vicario nella parrocchia dei Santi Clemente e Imerio; nel 1979 il trasferimento a Soncino come vicario nelle parrocchie di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo. Nel 1986 è stato nominato parroco di Fiesco dove è rimasto fino al 1998, anno della nomina a parroco di Misano Gera d’Adda, dove il sacerdote ha esercitato il suo ministero fino al ritiro, nel 2021. È quindi rientrato nella sua parrocchia d’origine come collaboratore parrocchiale, affiancando, negli ultimi anni di servizio, il parroco don Giuseppe Ferri. Negli ultimi mesi il ricovero presso l’ospedale di Treviglio, a causa di una grave malattia. Da lì il trasferimento all’hospice di Calcinate, dove ha trascorso le ultime settimane.




Gmg Lisbona: ecco i kit per i 60mila pellegrini italiani. Violini e azulejos sulle t-shirt “cremonesi”

 

Il cappello, la radiolina per le traduzioni, il libretto del pellegrino, la bandiera, il telo, il foulard, la croce, una scheda Iliad telefonica con credito prepagato per il primo mese, la sacca: è quanto contiene il “kit degli italiani”, predisposto dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) per tutti i giovani delle diocesi dello Stivale in partenza per la Gmg di Lisbona. I kit, avverte il Snpg, stanno arrivando in questi giorni a casa degli oltre 60mila italiani partecipanti.

Anche i circa 370 pellegrini pronti a partire dalle parrocchie della diocesi di Cremona metteranno in valigia strumenti e i segni distintivi della grande delegazione italiana, a cui si aggiungerà però anche l’esclusiva t-shirt realizzata dalla Federazione Oratori Cremonesi su progetto grafico di Paolo Mazzini (Trc).

Un azzurro brillante, colore del cielo e del Belpaese, ma anche tipico degli azulejos, le inconfondibili mattonelle decorate che impreziosiscono pareti di case e palazzi storici portoghesi. Sulla maglietta le forme e le geometrie di queste raffinate decorazioni tipiche dell’arte lusitana si fondono con il rosone della Cattedrale e con la sagoma dei violini, per una personalizzazione esclusiva che renderà inconfondibile il gruppo nelle giornate del grande incontro mondiale con Papa Francesco e i giovani provenienti da tutto il mondo.

 

(Foto Snpg – Cei)

 

Entro il 13 luglio è ancora possibile ordinare il kit e avere la spedizione a casa. Dopo tale data non viene assicurata la consegna in tempo utile per la partenza dei gruppi per Lisbona.

Per gli ordini che arriveranno dopo il 13 luglio, il ritiro dei kit avverrà presso Casa Italia, in Rua Artilharia, 1 (vicino alla metro Marques de Pombal). Tuttavia può ordinare il kit anche chi non è iscritto alla Gmg, mandando una mail a info@gmg2023.it con nome, cognome, indirizzo, civico, Cap, città, provincia, numero telefonico e copia del bonifico effettuato. Per chi non parte, non c’è nessun termine di scadenza. Il pagamento tramite bonifico bancario (16 euro + 6,50 euro di spese di spedizione) dovrà essere intestato a: Conferenza episcopale italiana, presso: Banca Etica – Iban: IT 98 J 05018 03200 000010500502 -Causale: Kit Gmg Lisbona, nome e cognome.




Sant’Antonio Maria Zaccaria, a San Luca festa per il 125° della canonizzazione con il cardinal Bagnasco

«A distanza di cinque secoli la figura e il carisma di sant’Antonio Maria Zaccaria è di estrema attualità». Si è espresso così nell’omelia il cardinal Angelo Bagnasco, vescovo emerito di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana dal 2007 al 2020, che nel pomeriggio di mercoledì 5 luglio ha presieduto la celebrazione eucaristica in San Luca, a Cremona, a conclusione delle iniziative per il 125°anno dalla canonizzazione del fondatore dei Barnabiti (Chierici regolari di san Paolo). Sant’Antonio Maria Zaccaria, proclamato dal vescovo Cazzani nel 1917 patrono secondario della Diocesi di Cremona, delle associazioni cattoliche e del clero, è un santo che sa ancora interpellare anche se «può apparire paradossale in un tempo, il nostro – ha detto il cardinale – lanciato nelle vie del progresso scientifico, dello sviluppo, della cultura globale».

E che fosse un santo attuale lo ha dimostrato la partecipazione della gente a San Luca per una celebrazione dove la Diocesi era rappresentata dal vicario generale don Masimo Calvi insieme a don Irvano Maglia parroco dell’unità pastorale Cittanova, alla presenza anche dei rappresentanti dei vari istituti religiosi di Cremona: Camiliani, Cappuccini e naturalmente Barnabiti.

Ad accompagnare la preghiera, condivisa con autorità militari e civili, il Coro polifonico cremonese, guidato dal maestro Federico Mantovani, che ha anche intonato l’inno di Caudana a sant’Antonio Maria Zaccaria.

La presenza di Bagnasco è stata dovuta non solo ai legami con Cremona dovuti ai nonni materni, ma anche a un particolare legame «per stima e per ricordi scolastici» con i Barnabiti e con il rettore di San Luca, padre Emiliano Redaelli, che ha introdotto la celebrazione con un saluto.

 

Il saluto di padre Emiliano Redaelli

 

L’ingresso solenne, accompagnato dalle litanie dedicate al fondatore dei Barnabiti, ha visto i celebranti sostare davanti all’altare dedicato al santo per poi iniziare la celebrazione.

Nell’omelia, Bagnasco ha messo in guardia dalla fiducia cieca nel progresso se questo non è ancorato alla Verità. Il rischio è quello di «un pensiero unico», centrato sull’uomo mentre, sulla scorta di san Paolo, ha ricordato che «il criterio, il centro va spostato su Cristo, sapienza di Dio».  Al pensiero unico, dominante nel mondo moderno, va contrapposto «il pensiero critico», quello che sa riconoscere una Verità unica sostenuta dalla fede «non fondata sulla sapienza umana». L’invito è stato quello di «dire il vero», testimoniare la Verità senza pensare che così facendo si compia un «atto di arroganza o di presunzione». Inevitabile un richiamo alla vocazione educativa dei Barnabiti, ma in fondo di ogni cristiano adulto. «L’educazione – ha detto il cardinale – è un atto di amore, è insegnare a non avere paura della vita che si apre, è chiamare le cose con il loro nome, avere fiducia in se stessi perché Gesù ha fiducia in noi”. Un compito urgente, visti i tempi complessi per cui ciascuno dovrebbe “sacrificarsi perché i giovani siano veramente liberi».

 

L’omelia del card. Angelo Bagnasco

 

Al termine della messa è stata impartita la benedizione solenne che ha suggellato le celebrazioni in onore del presbitero cremonese sant’Antonio Maria Zaccaria, morto proprio in città il 5 luglio del 1539.

Dal 6 luglio a San Luca entrerà in vigore l’orario estivo delle celebrazioni: le Messe feriali alle 8 e alle 18; le festive alle 8, 11 e 21.

 

 

Sant’Antonio Maria Zaccaria

Nasce a Cremona nel 1502, da nobile famiglia, all’epoca del vivace movimento di riforma cattolica che precedette il Concilio di Trento. Rimasto orfano di padre a pochi mesi di vita, ebbe dalla giovanissima madre una prima educazione tenerissima all’amore dei poveri.

Portò a compimento gli studi di medicina all’Università di Padova e, rientrato a Cremona, piuttosto che alla professione medica si dedicò alla cura gratuita dei poveri e alla catechesi. Dal suo direttore spirituale, un domenicano, fu guidato al sacerdozio. Ordinato prete nel 1528, profondamente convinto della centralità dell’Eucaristia e della Parola di Dio per ridare vigore al popolo di Dio, si dedicò a formare gruppi di laici appassionati alla riforma dei costumi morali dei cristiani.

Seguì a Milano, come cappellano, la contessa di Guastalla Ludovica Torelli, con cui condivideva profondamente le aspirazioni al rinnovamento del laicato cristiano. Qui, iscrittosi all’antica confraternita dell’Oratorio dell’Eterna Sapienza, fondato da mons. Giovanni Antonio Bellotti, ne divenne il capo spirituale e, sotto la sua spinta, l’Istituto germinò tre nuove famiglie religiose, ispirate alla figura di san Paolo: i Barnabiti (o Chierici Regolari “di S. Paolo decollato”), le Angeliche (“di san Paolo converso”) e i “Maritati devoti di S. Paolo”. Con i membri di questi ordini religiosi animò una rinascita spirituale nel popolo milanese, nonostante l’iniziale avversione del clero locale che lo denunciò presso la Curia romana. Da queste accuse fu pienamente scagionato (anche per l’appoggio di san Carlo Borromeo) e continuò la sua opera di riforma spirituale, a tutti i livelli della Chiesa ambrosiana.

Particolare cura dedicò alla costituzione delle Angeliche, primo esempio di ordine religioso femminile non vincolato alla clausura, dedito principalmente all’educazione religiosa del popolo. In missione pacificatrice a Guastalla, colpita da interdetto pontificio, esaurì le sue già molto provate risorse vitali e fu trasportato morente a Cremona, ove concluse la sua vicenda terrena, il 5 luglio 1539. Venne sepolto a Milano. Di lui rimangono dodici lettere, sei sermoni e le Costituzioni, a documentare il suo animo di riformatore, ispirato ai fondamentali valori evangelici, appassionato custode della figura di san Paolo e del culto eucaristico. Una sua incisiva massima è: “È proprio dei grandi cuori mettersi al servizio degli altri senza ricompensa”.




Non solo Grest, sfide tra oratori con i tornei degli animatori

Estate è tempo di Grest. Al centro dell’attenzione non ci sono solo le attività dedicate ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie, ma la stagione estiva in oratorio gravita anche attorno alla figura dell’animatore. Per ragazzi e ragazze che dedicano il loro tempo e il loro impegno in oratorio, le zone pastorali hanno organizzato alcuni tornei sportivi, per un momento di svago e sana competizione, che si sono conclusi al termine del mese di giugno.

Due tornei nella zona pastorale 1, tenutisi presso gli oratori di Agnadello e Caravaggio: il torneo di calcio a 7, che ha visto trionfare gli animatori dell’oratorio “Cristo Risorto” di Cassano d’Adda, e il torneo di beach volley, vinto dall’oratorio della parrocchia dell’Annunciazione, sempre di Cassano d’Adda. Le due competizioni, strutturate inizialmente in gironi all’italiana, sono culminate in due fasi a eliminazione diretta: le finali, con le parrocchie del comune milanese assolute protagoniste, e un mini torneo per le squadre eliminate ai gironi, vinto dall’oratorio “San Luigi” di Caravaggio (calcio) e dall’oratorio dell’Annunciazione di Cassano d’Adda (beach volley).

Nella zona 2 è stato l’oratorio di Soresina a vincere il torneo di calcio, primo davanti alle due squadre di Castelleone. Per quanto riguarda invece il torneo di pallavolo, ad aggiudicarsi il trofeo è stato l’oratorio di Paderno Ponchielli.

Otto squadre hanno invece preso parte al torneo di calcio a 5, organizzato nella zona pastorale 4 e culminato nelle finali giocate a Vescovato lo scorso 28 giugno. Prima classificata la squadra Piadena 2, che ha battuto in finale l’oratorio di Torre de’ Picenardi. Al terzo posto l’oratorio di Scandolara Ravara; quarti i ragazzi del Sospiro 2.

È ora tempo per animatori e animatrici di fare ritorno alle attività dei propri oratori, per continuare a trasmettere dedizione e passione per la buona riuscita di queste ultime settimane di Grest.




Università Cattolica in città, presenza vitale per un futuro che… continua

 

Una presenza vitale: sono queste le parole più adeguate a definire il campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Cremona.

Così lo ha definito il Magnifico Rettore, professor Franco Anelli, durante il Graduation Day dello scorso 6 maggio, con il primo “lancio dei tocchi” nella storia della sede cittadina dell’Ateneo, sempre più presenza caratterizzante nella vita della città del Torrazzo.

La sede cremonese della Cattolica presenta ormai tre corsi di laurea magistrali (di cui 2 in lingua inglese), due triennali e un master, suddivisi sulle due facoltà di “Scienze agrarie, alimentari e ambientali” e di “Economia e Giurisprudenza”, a cui si aggiunge la laurea magistrale in fase di istituzione (anch’essa in lingua inglese) in Consumer behaviour: psychology applied to food, health and environment, interfacoltà tra Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Psicologia.

 

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«L’anno prossimo la facoltà di Scienze agrarie compie 40 anni di presenza a Cremona: dai 36 iscritti del ’92-93 del diploma universitario in Tecnologie alimentari siamo arrivati agli oltre 1.120 laureati magistrali e triennali della facoltà – ha sottolineato il preside della facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali Marco Trevisan – questo a testimoniare la crescita continua e costante dell’impegno della facoltà nella sede, che prosegue con all’attivazione della nuova laurea magistrale».

«Oggi è un momento di gioia per voi, per le vostre famiglie e per i vostri amici – ha sottolineato il Rettore durante il suo intervento alla cerimonia di conferimento dei diplomi – ma anche il giorno in cui restituiamo ufficialmente alla città un ambiente rivitalizzato dalla nostra presenza».

Una presenza che è preziosa e che, nelle parole del sindaco Galimberti, si è trasformata in invito: «Che la vostra competenza maturata in questi anni sia per tutti, perché abbiamo sfide enormi davanti e abbiamo bisogno della vostra intelligenza».

 

 

La presenza di un polo universitario come quello di Santa Monica, in un luogo ricco della storia scritta nei secoli dalla comunità cremonese, di cui oggi rivela preziose tracce la splendida struttura architettonica rinnovata con un profondo rispetto progettuale, aperto a slanci di grande innovazione, è dunque una risorsa preziosa per l’intero territorio, ma, allo stesso tempo, prevede un certo grado di responsabilità. «Voi ragazzi vi trovate al centro di una transizione epocale – ha commentato la professoressa Anna Maria Fellegara, preside di Economia e Giurisprudenza – e il nostro compito è stato quello di fornirvi competenze sufficientemente solide per intercettare un futuro che è tutto da costruire».

E proprio di futuro ha parlato mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, rivolgendosi a tutti i neolaureati e ai loro familiari. «Mi piace vedere famiglie che aiutano i loro figli a crescere in un contesto serio, impegnato e pieno di prospettiva come l’Università Cattolica. Si tratta di un passo in avanti importante per la nostra comunità civile ed ecclesiale. E a voi, giovani laureati, auguro di seguire i vostri sogni, perché in essi è presente lo Spirito di Dio».

Una ricca storia alle spalle, come quella dell’ex convento di Santa Monica, e lo sguardo rivolto al futuro e al mondo, che coglie l’opportunità offerta dai corsi internazionali della Cattolica per portare in città uno sguardo nuovo. Questa la condizione di chi conclude un percorso di studi e si apre al domani. Le incertezze fanno parte del viaggio, così come il desiderio di spendersi per costruire qualcosa di grande.

«Alla fine di un percorso, amici – ha concluso il Rettore Anelli – ci si trova davanti a nuove scelte da compiere e occorre assumersi delle responsabilità. Non ho ricette da proporvi, piuttosto un’indicazione. Per esprimerla, ricorro alle celebri parole dell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso”. Credo infatti che la scelta migliore sia quella che è dettata dalla propria indole, da ciò che voi sentite essere la vostra vocazione».

La garanzia che giunge da chi è in cammino per comprenderla è una soltanto. Per ogni persona o ambiente che incontrerà, sarà una presenza vitale.




A San Sigismondo la Messa per gli agenti della Polizia penitenziaria, «a servizio di una causa nobile e difficile»

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Nel giorno della memoria liturgica di san Basilide, si è celebrata a Cremona, la mattina di venerdì 30 marzo, presso il monastero di San Sigismondo, la Messa per il corpo di Polizia penitenziaria, di cui il santo martire Basilide è il patrono. A presiedere l’Eucaristia nella chiesa del monastero domenicano, il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Accanto a lui, nella concelebrazione, il cappellano della Casa circondariale di Cremona, don Roberto Musa, il presidente di Caritas Cremonese, don Pierluigi Codazzi, il segretario episcopale don Flavio Meani, e don Patsilver Okah e don Nicolas Diène, che svolgono il loro ministero in carcere accanto ai detenuti di lingua inglese e francese. Nell’assemblea, le autorità civili e militari del territorio, tra cui il comandante della Polizia penitenziaria, Pier Luigi Parentera, la direttrice della Casa circondariale, Rossella Padula, e il prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli.

«Pace nei cuori di chi è detenuto perché possa vivere un tempo di riscatto, di liberazione, di promozione, per tornare alla società positivamente – ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della celebrazione –. E una preghiera in particolare per tutti gli agenti della Polizia penitenziaria, che servono questa causa così nobile e difficile».

In un momento di incontro vissuto come una delle «piccole soste nella fatica di un pellegrinaggio popolare», mons. Napolioni ha espresso il suo sentito ringraziamento e un sentimento di vicinanza verso chi, nel proprio lavoro, si affida alla disciplina, nell’accompagnamento di persone magari problematiche, fragili, vulnerabili. Un lavoro che, come sottolineato dal vescovo nell’omelia, «richiede gioco di squadra, richiede forza». «Ma ognuno degli agenti è solo con se stesso, alle prese con persone che in realtà, anche quando si fanno minacciose, sono sole con loro stesse».

La Parola di Gesù, che chiede di rinnegare se stessi per seguirlo, «traccia un percorso tanto per ciascuno dei detenuti, quanto per ciascuno di noi – ha sottolineato il vescovo –: il percorso della verità e della libertà, il percorso della rieducazione e dell’integrazione, dei sentimenti, dei pezzi di vita». E ha proseguito: «E c’è il rischio davvero di rovinare se stessi, ma anche la possibilità di diventare se stessi», perché «ci sono momenti in cui si è tentati di agire d’istinto o scappare d’istinto, di eccedere in un senso o nell’altro; perché non esiste la carta millimetrata per misurare i nostri passi, a meno che non troviamo, in noi stessi, un posto nel nostro cuore in cui zampilli una sorgente di forza, di pace, di capacità di discernere, e quindi di agire non in maniera inconsulta, ma sapiente». Da qui l’augurio a tutto il corpo di Polizia, chiedendo a tutti gli agenti di saper trovare «la saggezza, la pace interiore e la forza, data da coraggio e pazienza che si dosano insieme in una maniera irripetibile perché legata alla stoffa umana e professionale di ciascuno». Ha quindi concluso: «Grazie e avanti con questo spirito e questa energia, che dobbiamo testimoniare umilmente, perché è la dedizione silenziosa e costante che assicura un futuro anche a chi sembra non averlo».

 

Ascolta l’omelia del vescovo

 

Prima del termine della Messa, è stata recitata dall’assemblea la Preghiera del poliziotto penitenziario, seguita dai saluti del comandante Pier Luigi Parentera e della direttrice del carcere Rossella Padula. Il comandante Parentera ha illustrato i dati della Casa circondariale di Cremona relativi all’ultimo anno, esprimendo poi la propria vicinanza ai poliziotti che ogni giorno si impegnano, anche oltre i loro doveri, per far fronte alla carenza di personale: «Possiamo pensare al nostro ambiente lavorativo come una vera trincea – ha sottolineato –, tra rieducazione e reinserimento e necessità di umanità, con uno sguardo verso la condizione di chi deve scontare una pena e pagare il proprio debito con la società. Le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria palesano non solo una competenza normativa, ma anche la capacità di gestire il rapporto che si instaura col detenuto, soprattutto in quei momenti critici in cui le giuste parole e la vera sensibilità umana possono davvero salvare la vita di un uomo».

Dalla direttrice, invece, un ringraziamento agli agenti e a tutto il personale della struttura, al quale si è aggiunto l’augurio per «tempi di lavoro e di vita migliore di quelli che si stanno vivendo nell’ultimo, lungo, periodo».

 

Ascolta i saluti finali




“La leggenda di un pianista”, serata di musica e arte con Riflessi e i Lucky Fella nel cortile del palazzo Vescovile

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L’oceano, il transatlantico Virginian, le infinite tratte Europa-Stati Uniti, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il pianoforte, la musica. Questi gli ingredienti della Leggenda di un pianista. Una “leggenda” raccontata dai Lucky Fella, ispirata a Novecento di Alessandro Baricco, con musiche di Ennio Morricone, tratte dal quasi omonimo film di Giuseppe Tornatore (La leggenda di un pianista sull’oceano).

L’attore Gianluca Cavagna, il trombettista Lorenzo Geroldi, la pianista e arrangiatrice Laura Amodeo, il chitarrista Mattia Signaroldi hanno portato lo spettacolo prodotto da Elisa Dal Corso, nella serata di mercoledì 28 giugno, nella suggestiva cornice del cortile del Palazzo Vescovile di Cremona, che ha aperto le porte per la serata organizzata da Riflessi Magazine.

L’evento culturale ha infatti concluso la giornata di incontro del team del magazine diocesano con tutti i collaboratori che anche in questo quarto anno di pubblicazione hanno contribuito alla realizzazione del mensile digitale, un’occasione per fare il punto al termine di un’altra stagione e per guardare al futuro, di idee e progetti che riguardano la rivista della Diocesi di Cremona, che a settembre tornerà in una veste profondamente rinnovata. In contemporanea all’incontro, il Museo Diocesano ha accolto i famigliari dei collaboratori e dello staff di Riflessi, accompagnati in una visita guidata speciale tra i capolavori del Museo con il conservatore Stefano Macconi. Poi il ritrovo, per la cena che ha anticipato l’appuntamento serale.

Dopo la visita al Museo, quindi un altro tipo di linguaggio artistico, non meno intenso e suggestivo: il teatro in musica. Una colonna sonora premiata con il Golden Globe, riarrangiata dai Lucky Fella per un viaggio coinvolgente tra un poetico jazz e l’intensità di una grande storia raccontata tra parti recitate e inserti cantati. La storia di Novecento, ispirata all’omonimo testo di Alòessandro Baricco, ripercorre la storia d’amicizia tra Novecento e il trombettista Max, una relazione forte e incredibilmente legata da quella nave, la Virginian, dalla quale il protagonista non è mai voluto scendere.

L’attore narra, l’attore recita, l’attore vive, l’attore naviga. Perché la scena è come il mare, come l’oceano. E i musicisti sono la sua nave. Un mare di emozioni, di suggestioni, che trasporta gli spettatori con le sue onde, che siano dolci o scenario di tempesta. Ma gli spettatori (esauriti i posti a sedere, in tanti hanno seguito in piedi lo show) cosa provano? Forse per loro è proprio come vedere il mare aperto. E – citando una parte di monologo tratto dall’opera – penseranno: «È come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: “Banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa”».