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Un caleidoscopio che contribuisce nell’unità alla bellezza del tutto: in Seminario l’incontro del Vescovo con le aggregazioni ecclesiali

Un caleidoscopio le cui facce multicolori contribuiscono nell’unità alla bellezza del tutto e che fa vivere in un disegno luminoso e palpitante. Questa immagine, offerta dal vescovo Antonio Napolioni, ha fatto da sfondo all’incontro con le associazioni e i movimenti ecclesiali che si è tenuto a Cremona in Seminario nel tardo pomeriggio di venerdì 22 marzo. Presenti, assai numerosi, i rappresentanti delle varie realtà viventi nella diocesi: si è trattato di un vero momento di comunione, partecipato in un tangibile spirito di fraternità e di propositività, che anche questa volta, come era nelle intenzioni, «ha fatto bene, come è sempre accaduto tutte le volte che abbiamo scelto di esserci».

Dopo l’introduzione  e le presentazioni di ciascuno e della propria appartenenza, condotte da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, i partecipanti si sono raccolti in preghiera corale, incentrata sul Vangelo di Giovanni 3,1-4, e nella quale si è inserita organicamente la proclamazione «un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio e Padre», dunque «chiamati a conservare l’unità dello Spirito, a formare un solo corpo, alla stessa speranza».

«Siamo sempre figli tutti generati dal Padre, per il Figlio e nello Spirito», ha sottolineato il Vescovo. «Il Vangelo è innanzitutto la Pasqua di Cristo che si compie nella storia, nelle anime, nelle esperienze, nelle relazioni, nel movimento umano di chi si dà vita e poi si rigenera alla fecondità eterna che è la comunione nelle diversità, in cui Dio non si stanca mai di dare suo figlio. E il cammino sinodale si iscrive in questa armonia delicatissima e bella».

Il Vescovo ha poi tracciato il percorso sinodale nelle sue articolazioni, nei suoi primi frutti e nelle sue prospettive, richiamando come dopo la prima fase narrativa e di ascolto si è ora entrati in quella sapienziale, per approdare alla profetica. Sulla base di questo cammino – ha richiamato – sono stati individuati dalla Chiesa italiana, come frutto del discernimento operato dalle diocesi, cinque nuclei tematici (o “costellazioni”): la missione secondo lo stile di prossimità; i linguaggi, la cultura e la proposta cristiana; la formazione alla fede e alla vita; la corresponsabilità; le strutture. Su questi le comunità a vari livelli sono chiamate a confrontarsi, nel discernimento fecondo sostenuto dallo Spirito.

Appunto su questi nuclei tematici, divisi in gruppo, come era stato proposto nell’invito rivolto alle varie associazioni e movimenti ecclesiali, ci si è dunque confrontati con franchezza, con apertura, in fraternità. E nella fedeltà alla chiamata a «vivere al meglio la comunione, la partecipazione, la missione, che è lo scopo della Chiesa», come ha richiamato don Maccagni.

Dopo le restituzioni in assemblea, ha avuto luogo un momento di serena e apprezzata convivialità.

 

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Don Marco Pozza ha chiuso il ciclo di Quaresimali della parrocchia di Soresina

Tutto esaurito per l’ultimo appuntamento dei Quaresimali proposti dalla parrocchia di Soresina. A riempiere il Salone Parrocchiale Mons. Natale Mosconi è stato don Marco Pozza (Cappellano del carcere di Padova, commentatore del Vangelo festivo per Rai 1 e autore di numerose pubblicazioni) tornato ospite a Soresina proprio per gli appuntamenti in preparazione alla Pasqua.

“La pace nasce da un cuore nuovo… strategie di cambiamento da dietro le sbarre”: questo il tema affrontato da don Pozza con slancio e coinvolgimento. Testi biblici, esortazioni di Papa Francesco, riflessioni di don Primo Mazzolari, poesie di Alda Merini, pagine de I Promessi Sposi e storie vere vissute nel carcere di Padova o in seno alla propria famiglia d’origine: tutti esempi per sottolineare che il motore di tutto è sempre il cuore e che anche un cuore “nero” o “spento” può tornare ad amare e ripartire. Il male, come ha più volte sottolineato don Pozza, è affascinante ed è facile lasciarsi attrarre da questo fascino ed essere trascinati in un baratro che allontana da Dio e dal fare del bene. Ma ha anche aggiunto che «la vera tragedia del peccato è, dopo aver fatto il male, impedire a Dio di aiutarci a fare del bene». Ecco perché è importante vedere oltre il male e fare in modo di risvegliare anche il cuore più duro. E di questo percorso di recupero ha portato alcuni esempi incontrati in carcere e ha anche invitato a vivere gli appuntamenti della Settimana Santa pensando al sacrificio di Cristo che ha preferito la croce per pulire dal peccato e dal male il cuore degli uomini piuttosto di scegliere il male.

 

 

 

Ai Quaresimali di Soresina sotto la lente la figura dell’imperatore Carlo I d’Austria, uomo di pace in tempo di guerra




Una meditazione del Vescovo Napolioni per l’ultima “Pausa… Digiuno” in Cattedrale

Si è conclusa con l’ultimo venerdì prima della Domenica delle Palme l’esperienza quaresimale della “Pausa… Digiuno” in Cattedrale, iniziativa proposta da alcuni anni dalla Zona Pastorale 3 che ha aperto le porte del Duomo a tutti i fedeli che, durante la pausa pranzo dei venerdì di Quaresima, hanno trovato un momento per poter pregare e riflettere davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare.

Un momento di pace che risana e ristora, nel quale è stato proposto a chi ha partecipato il gesto di carità del dono del pasto: devolvere l’equivalente di quello che si sarebbe speso per pranzare al sostegno del progetto Caritas per la Quaresima in favore del carcere di Cremona.

A guidare l’ultimo appuntamento è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che per aiutare i fedeli nella meditazione e nella preghiera, durante l’adorazione eucaristica ha proposto un brano tratto dal libro di Alda Merini, “Poema della croce”. Tema portante del passo gli ultimi istanti della vita di Cristo, riproposti attraverso lo sguardo di un Gesù veramente fatto uomo, che ripercorre alcuni momenti della sua vita con pensieri, meditazioni e paure che prendono forma all’avvicinarsi dalla sua Passione.

 




La relazione del prof. Triani all’ultimo incontro formativo dei Consigli pastorali parrocchiali e unitari

“Camminare insieme. Condividere risorse per il Sinodo”. Questa la proposta a tema del terzo incontro dei vicepresidenti dei consigli parrocchiali e dei parroci moderatori che si è tenuto a Cremona, in Seminario, la sera di giovedì 21 marzo. Relatore Pierpaolo Triani, professore di Pedagogia generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale.

La serata si è inserita organicamente nel percorso già compiuto in diocesi dalle unità pastorali e dalle comunità parrocchiali, che ha visto in precedenza altri due momenti di confronto, programmazione, orientamenti proposti e condivisi, entrambi assai partecipati numericamente e qualitativamente ben caratterizzati.

Dopo la preghiera iniziale e l’introduzione da parte di don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, ha preso la parola il vescovo Antonio Napolioni, che si è soffermato sul brano evangelico di Matteo 20,17-28. Richiamando e apprezzando lo spirito di servizio che già anima tutti e ciascuno, ha messo l’accento su quanto, in questa occasione e sempre, ciascuno sia chiamato a essere “preso in disparte”, perché dall’incontro con Cristo sgorghino percorsi pasquali che aiutino tanti a ritrovare speranza, sempre con l’aiuto dello Spirito.

Il prof. Triani ha quindi illustrato nel dettaglio e con profondità il percorso in atto, tracciandone le coordinate essenziali e imprescindibili, più  adeguate e più rispondenti a una Chiesa chiamata a testimoniare e offrire l’annuncio alle donne e agli uomini di oggi e di domani. Soffermandosi con analitica precisione e con aperta propositività su quanto è stato, è e sarà vissuto e condiviso nelle unità pastorali, nelle parrocchie, nelle diocesi e nella Chiesa italiana, in particolar modo strutturato nelle tre fasi narrativa, sapienziale e profetica, il relatore ha sollecitato la riflessione in merito ai cinque nuclei tematici o “costellazioni” (la missione secondo lo stile di prossimità; i linguaggi, la cultura e la proposta cristiana; la formazione alla fede e alla vita; la corresponsabilità; le strutture), individuati come oggetto di verifica, approfondimento e proposta.

E proprio sulla base di questi nuclei tematici hanno preso via i lavori di gruppo, in cui i partecipanti hanno offerto i loro contributi sulla base di quanto individuato come priorità e cammino da percorrere nelle proprie realtà.

L’incontro è quindi terminato con un informale momento di convivialità presso gli ambienti del Seminario.

 

L’intervento del prof. Triani




Il vescovo Napolioni: «Come Giuseppe non fermiamoci alle soluzioni più immediate»

Nella gremita chiesa del convento dei Frati Cappuccini di Cremona, intitolata a san Giuseppe, nel pomeriggio di martedì 19 marzo il vescovo Antonio Napolioni come consuetudine ha presiduto l’Eucaristia della solennità di san Giuseppe. La Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi, da padre Andrea Cassinelli e gli altri frati della comunità, insieme anche ad alcuni sacerdoti e i rappresentanti delle altro comunità religiose maschili della città.

L’omelia del vescovo si è concentrata sul brano del Vangelo del giorno, che racconta dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe. «Un brano che ci mette davanti ai momenti critici della vita, in un contesto in cui tante cose sono complesse e in cui siamo chiamati a un discernimento – ha sottolineato il vescovo –. Guardiamo a Giuseppe perché è raccontato come l’uomo giusto». E ha sottolineato: «Non è immediato l’essere giusto: lui diventa giusto».

Un percorso fatto da tre tappe: il “piano A”, quello del pubblico ripudio, previsto dalla legge, ma rifiutato da Giuseppe, «un piano ancora utilizzato in giro per il mondo», «seguendo una logica collettiva che toglie la responsabilità individuale, che azzera la coscienza»; un “piano B”, quello del ripudio in segreto, che è «ancora un modo per non scomodarsi», che è la «giustizia di chi si ferma al proprio pensiero»; «ma c’è sempre una terza strada», ha aggiunto mons. Napolioni, il “piano C”, «qualcosa di assurdo ai nostri occhi, ma l’assurdità di Dio e della via del Vangelo, è che c’è un di più di gioia e di grazia, che non potevamo immaginarci, c’è una giustizia più alta, quella che Gesù predicherà sulla montagna».

Nelle parole del vescovo anche un richiamo a don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra proprio il 19 marzo di 30 anni fa. «Un prete che ha accettato il piano C, che non si è fermato ad aver paura, non si è fermato a cercare di sistemare le cose alla meno peggio, ma ha osato amare il suo popolo a rischio della sua vita – ha concluso il vescovo Napolioni –. E allora san Giuseppe non è così lontano se tanti altri Giuseppe, Aldo, Francesco, Ermenegilda, uomini e donne che continuano nel tempo a non fermarsi alle soluzioni più immediate, a non cedere alla violenza e tantomeno alla vendetta, ma a cercare sempre le vie del perdono e della pace, che costano, ma che danno cento volte tanto di ciò che noi lasciamo, fidandoci del Signore».

 

Omelia del vescovo Napolioni

Al termine della celebrazione, padre Andrea Cassinelli ha voluto ringraziare i vescovi, i religiosi, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti, e ha colto l’occasione per presentare la mostra sul Santo Sepolcro di Gerusalemme che sarà allestita in via Brescia. Un percorso storico, archeologico, artistico e spirituale della basilica del Santo Sepolcro, benedetto dal vescovo Napolioni con un intenzione di pace, perché, come ha evidenziato il padre superiore, «Gerusalemme dovrebbe essere il luogo della pace, e invece è uno dei luoghi più martoriati della storia».



“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, a Soresina il ritiro zonale di Quaresima

La chiesa del Buon Pastore dell’Oratorio Sirino di Soresina ha ospitato domenica 17 marzo il ritiro spirituale di Quaresima della Zona pastorale 2. Promosso dall’Azione Cattolica, il ritiro è stato guidato dal vescovo Antonio Napolioni che ha proposto una meditazione ispirata al salmo 22 “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Dopo aver invitato i presenti a leggere a cori alternati il salmo, il Vescovo ha ricordato i motivi per cui il salmo 22 è considerato una delle preghiere più intense di tutto il Salterio, in cui profonda fiducia in Dio e totale abbandono a lui si alternano all’angoscia e alla sofferenza dell’orante.

Nel periodo antecedente la Settimana Santa, il salmo è stato lo spunto per riflettere sulla passione di Gesù e la sua glorificazione, ma anche la sua umiltà e compassione. E proprio questi due concetti sono stati “offerti” dal Vescovo ai presenti alla fine della meditazione quale spunto per una riflessione personale: Dio servo manifesta che l’umiltà è alla base della gloria e dell’amore ed è sempre gratuita e creatrice; la Passione avviene per compassione degli uomini e genera compassione perché la Passione di Cristo rende l’uomo capace di compassione verso il prossimo.

La meditazione è stata il fulcro del ritiro a cui sono seguiti un momento di silenzio per la riflessione individuale e le preghiere spontanee. La preghiera finale è stata comunitaria attraverso il Padre Nostro. La celebrazione è stata animata dai cantori soresinesi. Il Vescovo ha sciolto l’assemblea con la benedizione e l’augurio di passare una buona settimana Santa.




Ai Quaresimali di Soresina sotto la lente la figura dell’imperatore Carlo I d’Austria, uomo di pace in tempo di guerra

Si è svolto giovedì 14 marzo il quarto Quaresimale proposto dalla Parrocchia di Soresina. È intervenuto il giornalista cremonese Mauro Faverzani con un tema, se non inedito, poco conosciuto: “L’imperatore Carlo I d’Austria uomo di pace in tempo di guerra”. L’imperatore fautore di pace, che si oppose al primo conflitto mondiale e che, di fronte all’impossibilità di evitarlo, cercò di limitare le catastrofi, le stragi e l’uso di armi eccessivamente distruttive, è stato raccontato da Faverzani, co-autore del libro “Carlo I, un imperatore per l’Europa”.

Faverzani ha inquadrato l’uomo, il marito, il padre, il sodato, l’imperatore, il cristiano, il beato evidenziando il suo atteggiamento costante e coerente, al limite dell’insistente nel perseguire la pace. Carlo I fu un uomo che cercò sempre la pace, in famiglia e al potere, ma che non si sottrasse agli obblighi imperiali e che combatté una guerra decisa da altri. Amò però profondamente la pace, perché sapeva cos’era la guerra, per formazione e come soldato sul campo.

Di Carlo I d’Austria e di Ungheria si è sempre saputo e parlato poco: rare sono le sue autobiografie ufficiali e solo in lingua tedesca. La sua figura è stata approfondita solo dopo la sua beatificazione per quella sua ostinata ricerca e difesa della pace.

Faverzani ha offerto ai presenti una ricostruzione storica puntuale, ricca di approfondimenti sulla situazione politica e bellica dell’epoca, ma soprattutto ha fatto emergere il lato umano e cristiano di un imperatore, affiancato dall’inseparabile consorte Zita, che è stato prima di tutto servitore della famiglia, della vita e della pace. Valori che ha trasmesso agli otto figli (per l’ultima figlia, nata dopo la sua morte, è stato un esempio postumo) e che ha testimoniato senza vergogna a corte, al fronte, in esilio.

 

 

Il prossimo e ultimo appuntamento dei Quaresimali sarà giovedì 21 marzo. Interverrà don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova, commentatore del Vangelo festivo per Rai1 e autore di numerose pubblicazioni. Il suo intervento sarà una testimonianza derivante dal suo ruolo di cappellano. L’incontro è intitolato “La pace nasce da un cuore nuovo… strategie di cambiamento da dietro le sbarre” e si svolgerà presso il salone parrocchiale Mons. Natale Mosconi a partire dalle ore 20.45.

Inoltre, la Parrocchia di Soresina ospiterà, domenica 17 marzo, il ritiro spirituale zonale con la lectio divina proposta dal vescovo Antonio Napolioni presso la Chiesa del Buon Pastore dell’Oratorio Sirino a partire dalle 20.30.

 

 

Quaresimali di Soresina, sotto la lente il messaggio di pace di don Mazzolari e don Milani




A Cristo Re i funerali di don Pierluigi Pizzamiglio, il Vescovo: «È partito dall’universo, studiandolo e amandolo, per scorgere la centralità misteriosa e onnipotente del Signore Gesù»

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Sono stati celebrati la mattina di venerdì 15 marzo nella chiesa di Cristo Re, a Cremona, i funerali di don Pierluigi Pizzamiglio, deceduto a 79 anni nella mattinata del 13 marzo presso l’hospice della casa di cura “Ancelle della Carità” dove era ricoverato da qualche tempo. Le esequie sono state presiedute dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrate dal vescovo emerito Dante Lafranconi, dal vicario generale don Massimo Calvi e dal parroco di Cristo Re don Giulio Brambilla insieme anche a numerosi altri sacerdoti.

«Oggi celebriamo la Pasqua di don Pierluigi, qui nella chiesa di Cristo Re dell’universo che ha ritmato la sua esistenza, la sua fede e la sua vocazione», ha detto il vescovo nell’omelia. «E don Pierluigi è partito dall’universo, esplorandolo, studiandolo e amandolo – ha proseguito – per poi scorgere la centralità delicata, misteriosa e onnipotente del Signore Gesù, Figlio di Dio, Creatore e Padre».

Un uomo di scienza, insegnante in Italia e nel mondo, un uomo – come lui stesso si definiva – “eccentrico (etimologicamente)”, perché lontano dal centro. «La vita di un prete si può spendere in tanti modi, anche con eccentricità – ha sottolineato mons. Napolioni –, quando è vissuta con uno spirito infantile, curioso, docile, amabile, creativo». «Un prete può servire Dio in mille modi – ha aggiunto –. È stato anche parroco, ma lui ha capito, e la Chiesa ha capito, che aveva altri doni, altre potenzialità».

Il ricordo di un sacerdote la cui vita è stata uno stimolo continuo: «E anche noi abbiamo bisogno di essere risvegliati – ha sottolineato il vescovo Napolioni –, non tanto dal torpore di un corpo che si indebolisce, ma dal torpore dell’anima, che invece rinasce in Cristo e vive la sua pienezza». Ha quindi concluso: «Tutti avremo Dio per padre, Gesù per fratello, tutti avremo la compagnia dell’universo, non più da manipolare con le nostre povere facoltà, ma da abitare con gli angeli e i santi».

Dopo la celebrazione, la salma di don Pierluigi Pizzamiglio è stata trasportata al cimitero di Cremona per la sepoltura.

 

Biografia di don Pierluigi Pizzamiglio

Don Pizzamiglio nasce a Cremona il 26 maggio del 1945. Originario della parrocchia di San Sigismondo, con la famiglia si trasferisce presto nella parrocchia di Cristo Re, dove celebra la sua Prima Messa all’indomani dell’ordinazione sacerdotale del 28 giugno 1969: è il primo sacerdote della giovane comunità sorta nel quartiere Po.

Prete novello, desideroso di iniziare la sua attività pastorale in parrocchia, viene invece inviato dal vescovo Danio Bolognini a Bologna per proseguire gli studi presso la Facoltà di Fisica. Inizia così il proprio ministero sacerdotale a Bologna, e poi a Parma, dove ha modo di frequentare preti e laici di notevole levatura, sia nel Collegio Missionario Internazionale Giovanni XXIII sia nelle parrocchie urbane di S. Croce e di S. Leonardo, soprattutto in località Case Nuove.

Rientrato in diocesi nel 1974, è scelto come vicario proprio della sua Cristo Re, sotto la guida del parroco don Aldo Cozzani.

Insegnante di Matematica per una decina d’anni nel Seminario diocesano, dal 1981 al 1989 è docente di Storia delle Matematiche e Introduzione alla Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Anni di insegnamento nei quali tanto si spende per dimostrare, anche a studenti e colleghi, che scienza e fede non sono antitetiche. Oltre 300 le sue pubblicazioni e una quindicina i libri.

In questi anni è anche cappellano del Collegio della Beata Vergine e del Movimento Apostolico Ciechi, seguendo poi il Gruppo Missionario a livello diocesano. Qui nasce il lui il desiderio di partire come “Fidei donum”. Su suggerimento del vescovo Enrico Assi, anche a fronte delle partenze di altri confratelli per l’America Latina, la sua attenzione si rivolge all’Asia, favorita anche dalla sua conoscenza della lingua inglese. Così dal 1989 al 1993 è in Bangladesh, con l’incarico di insegnante di Filosofia e Teologia presso il Seminario Nazionale Maggiore e svolgendo nello stesso tempo il suo servizio pastorale a Dhaka, nella parrocchia urbana di S. Cristina dove operava i padri del Pime, il Pontificio Italiano Missioni Estere.

Richiamato in diocesi dal vescovo Giulio Nicolini, riprende l’insegnamento all’Università di Brescia (dal 1994 al 2013), dove dirige la Biblioteca di Storia delle Scienze “C. Viganò” e il Museo scientifico storico-didattico “A. Zammarchi”. Inoltre, per “La Scuola Editrice” è per cinque anni direttore della rivista “Didattica delle Scienze e Informatica nella Scuola”.

Nel frattempo ricopre anche l’incarico di direttore della Sezione Asia-Oceania del CUM (Centro Unitario Missionario) di Verona, che si occupa della preparazione dei “fidei donum” per quei continenti. Per alcuni anni, inoltre, nel periodo di vacanza dell’Università, si reca all’estero per tenere corsi teologici nei Seminari di alcuni Paesi asiatici, come la Cambogia e la Birmania.

Lasciato l’insegnamento si ritira presso la sua parrocchia d’origine, Cristo Re, dove collabora per le necessità pastorali della comunità. Successivamente il trasferimento presso la Fondazione La Pace di via Massarotti, fino al peggiorarsi delle sue condizione che l’hanno costretto a un ricovero in ospedale e al trasferimento in altre strutture.




Quaresimali di Soresina, sotto la lente il messaggio di pace di don Mazzolari e don Milani

Per il terzo appuntamento dei Quaresimali, giovedì 7 marzo, la Parrocchia di Soresina ha chiesto l’intervento del prof. Matteo Truffelli per una relazione sulla scomoda profezia di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani sul tema della pace da perseguire con ostinazione.

Presidente della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo, docente di Storia del pensiero politico all’Università di Parma e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Truffelli, dopo un’introduzione del parroco don Angelo Piccinelli, ha ampiamente documentato la storia di Mazzolari, il suo percorso e il suo cambiamento, fino al radicale “no” alla guerra, sotto qualunque forma, raffrontando il suo pensiero a quello di don Milani. Ne è uscito un quadro di pace, anzi di “profeti della pace”: in tempi di guerre drammatiche, hanno maturato pensieri di pace e invitato a non scegliere la guerra come soluzione. Un invito rivolto ai singoli, alla collettività e alla politica che comportò non pochi “problemi” ai due sacerdoti. Due preti il cui pensiero è sempre più attuale.

Numerosi i passaggi degli scritti lasciati come eredità da Mazzolari e Milani proposti dal professor Truffelli, oltre al ricordo di vicende che hanno segnato il percorso di fede dei sacerdoti e alla visita di Papa Francesco, il 20 giugno 2017, sulle tombe dei due sacerdoti: un recupero della loro memoria e del loro pensiero di pace, così necessario in questi tempi di guerre in cui i deboli diventano più deboli e gli innocenti pagano il prezzo di guerre promosse sulla scia di nostalgici imperialismi, integralismi e manie di potere.

Truffelli ha lasciato ai presenti alcuni spunti di riflessione ispirati soprattutto agli scritti di Mazzolari: la pace è una questione urgente, serve ora (Adesso o mai più come sosteneva Mazzolari) ed è un cammino di conversione personale che può essere condiviso e, diventando collettivo, può condizionare la politica, perché c’è bisogno di una politica diversa, capace di più creatività attraverso una riscoperta del senso evangelico della politica (pensiero che accomunava Mazzolari e Milani).

Alla fine della sua relazione, il professor Truffelli si è reso disponibile per un dibattito informale con la platea.

 

Il prossimo appuntamento sarà giovedì 14 marzo sul tema “L’imperatore Carlo I d’Austria uomo di pace in tempo di guerra”, che si oppose all’inutile strage del primo conflitto mondiale. Relatore sarà il giornalista Mauro Faverzani, co-autore del libro “Carlo I, un imperatore per l’Europa”. L’incontro sarà alle 20.45 nella Sala del Podestà (via Matteotti 4).

Inoltre, la Parrocchia di Soresina ospiterà, domenica 17 marzo, il ritiro spirituale zonale con la lectio divina proposta dal vescovo Antonio Napolioni. La Lectio si terrà presso la Chiesa del Buon Pastore dell’Oratorio Sirino a partire dalle 20.30.

 

Dal pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa all’oggi, la relazione del giornalista Gianpiero Goffi ai Quaresimali di Soresina




Dal pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa all’oggi, la relazione del giornalista Gianpiero Goffi ai Quaresimali di Soresina

Nell’elegante cornice della Sala del Podestà di Soresina, giovedì 29 febbraio per il secondo dei cinque appuntamenti dei Quaresimali proposti dalla Parrocchia di San Siro, è intervenuto il giornalista e ricercatore Gianpiero Goffi con una riflessione sulla travagliata storia di Gerusalemme e della Terra Santa a 60 anni dal viaggio di papa Paolo VI in quei luoghi.

Goffi ha puntualmente documentato il pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa a 60 anni di distanza da quello storico viaggio, avvenuto dal 4 al 6 gennaio 1964. Un excursus che il giornalista ha collegato alla situazione attuale attraverso la voce di chi, all’epoca, ha documentato il pellegrinaggio di Paolo VI e di chi, nel tempo, ha scritto di quel viaggio epocale (il primo in aereo per un Papa, ma soprattutto il primo in Terra Santa).

Il giornalista cremonese ha reso particolarmente arricchente la sua relazione grazie alle citazioni di scritti di vescovi e storici cremonesi che hanno vissuto quei giorni “in diretta”. Particolare attenzione è stata data alle numerose presenze religiose a Gerusalemme e alla difficile situazione di convivenza nei luoghi sacri, tanto da dover redigere regole di condivisione a dimostrazione di una situazione di divisione e conflitto mai veramente risolta. Il ricco racconto ha permesso ai presenti di immedesimarsi e vedere idealmente i luoghi sacri visitati dal Papa, quasi attraverso gli occhi della folla che accolse Paolo VI.

Una riflessione che ha evidenziato come i gesti di Papa Paolo VI – dalla decisione, a pochi mesi dalla sua elezione al pontificato, di recarsi in Terra Santa fino alla scelta dei luoghi da visitare in prima persona e all’incontro con il patriarca ecumenico Antenagora – andassero in una sola direzione: la pace. Pace tra tutti i popoli, tra tutte le religioni, tra tutte le culture.

 

 

L’intervento di Goffi si è dunque ben inserito nel programma dei Quaresimali soresinesi che vogliono spingere a meditare sul tema “L’audacia della pace: compito e profezia”, perché, come sottolineato dal parroco don Angelo Piccinelli, che ha introdotto la relazione di Goffi, «non ci misuriamo mai abbastanza con l’importanza della pace».

Una pace che, a 60 anni dal viaggio di papa Paolo VI, rimane, purtroppo, evocata, ma mai raggiunta. E dunque, dalle parole del relatore e di don Piccinelli si può trarre la conclusione che resta la speranza che questo rievocare il pellegrinaggio di Paolo VI aiuti i presenti a “lavorare” in una prospettiva di pace, per Gerusalemme, il cui nome, ironia della sorte, significa “città di pace” e per tutto il mondo, perché la pace è speranza e dove c’è speranza, c’è vita.

Il prossimo appuntamento è giovedì 7 marzo. Interverrà, presso il salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” a partire dalle 20.45, con il prof. Matteo Truffelli, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, docente di Storia del pensiero politico all’università di Parma e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, che relazionerà in merito a “L’ostinazione per la pace … la scomoda profezia di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani”.

 

 

“L’audacia della pace: compito e profezia”, l’intervento di don D’Agostino al primo Quaresimale di Soresina