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«Tornare all’essenzialità del Vangelo». Una riflessione del vescovo cremonese Scampa

Il contatto con la propria Chiesa di origine fa sempre bene e stimola ad andar avanti, anche quando si cammina nella penombra. Stimolato da don Claudio Rasoli, sempre attento ai problemi della chiesa sorella di São Luís de Montes Belos che ha visitato con Mons. Dante e altri sacerdoti nel 2013,  butto sulla carta due righe che riflettono naturalmente il momento che stiamo vivendo.

Meditando sulla crisi del ministero galilaico di Gesú, ben documentata dall’evangelista Marco, vedo che Gesú non passa di trionfo in trionfo, ma piuttosto, dopo la prima grande ondata di entusiasmo, fa una esperienza un pó differente: nasce l’opposizione, l’insuccesso, il rifiuto, la diffidenza. É piú che normale che ció avvenga e direi che é perfino necessario fare questa esperienza. Le situazioni  ecclesiali  della vita pastorale ordinaria fanno  toccare con mano le proprie insufficenze; come pure le sfide che ci  raggiungono, nonostante tutto, dicono chiaramente che i processi di trasformazione sono lenti e faticosi.

• Ancora una volta ci  confrontiamo con  necessitá pastorali urgenti, senza poter dare risposte soddisfacenti. Dal primo gennaio  abbiamo una parrocchia vacante,  Acreuna, con oltre 20.000 abitanti per l’abbandono del suo prete. E la diocesi non è in grado di risolvere il problema per mancanza di forze apostoliche. É lodevole l’impegno della Regione pastorale nel garantire per lo meno la messa domenicale, ma il resto della vita pastorale? Per ora é in mano a un laico sposato. Nonostante l’immenso  sforzo nel coltivare le vocazioni locali, ancora non abbiamo risolto in maniera soddisfacente il problema. Nel 2003, quando ho cominciato il ministero pastorale in São Luís, i preti diocesani erano sette, ora sono ventidue. Ma quante sono ancora le parrocchie senza prete residente?  14 su 37, in un vastissimo territorio di 43.965 Kmq. Abbiamo molta strada ancora da percorrere, anche se il seminario maggiore accoglie con 21 seminaristi.

• La Diocesi, seguendo le indicazioni del Documento latino-americano di Aparecida, ha lanciato la Missione continentale. Una esperienza missionaria forte per risvegliare i cristiani che dormono e per raggiungere quelli che si sono allontanati. Lo sforzo collettivo per concretizzare  il mandato missionario “Andate e fate miei discepoli tutte le genti…” é insufficente e  posso percepire  ció dalle visite che sto facendo in ogni parrocchia con i Consigli Pastorali e Amministrativi: manca l´entusiasmo per la missione, nonostante i costanti appelli di Papa Francesco di essere una “Chiesa in uscita”. Una Chiesa che non si vede missionaria, che parla a se stessa, che non spende le sue migliori energie per i lontani… é una Chiesa che perde credibilitá e forza. Non vorrei credere quello che quello che  leggo nel vangelo di Marco “questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore é lontano da me…” (Mc 7,6) sia vero anche per le nostre Chiese.

• É risaputo che il Brasile sta passando per una delle sue crisi piú profonde dal punto di vista etico e di conseguenza dal punto di vista politico, economico, sociale.  Ma una analisi attenta alla vita interna della Chiesa non ci risparmia da osservazioni  forti e severe. Il Brasile che ho conosciuto nel 1977 quando partivo da Cremona per Tocantinopolis, non é piú il Brasile di oggi. Parlo della Chiesa! Che nostalgia di una Chiesa  seria, coraggiosa, lucida, capace di esporsi senza  calcolare le conseguenze! Che nostalgia di una Chiesa che ha prodotto martiri in abbondanza, senza orpelli inutili, ma capace di dire la parola chiara del Vangelo a tutti. Forse in quell’epoca non capivo tutto con chiarezza, ma a distanza di tempo e con altri modelli che servono  di confronto,  le riflessioni si fanno profonde e  gli appelli  al “Ricordati da dove sei caduto” che ci fa il libro dell’Apocalisse, mi scuote violentemente. Non é nostalgia delle cipolle d’Egitto, ma di una Chiesa che sia di fatto sale e luce, fermento e  punto di riferenza, capace di formare coscienze adulte e vibranti. Certo che é molto piú facile e attraente essere chiesa di eventi di massa, che va a bracetto con i grandi del mondo, chi fa  discorsi accattivanti e “convincenti”, ma attenti nel non trasformare l’evangelizzazione in semplice  inverniciatura, come diceva Paolo VI nella Evangelii nuntiandi.

Invecchiando non si ha piú voglia di  “giocare come bambini” e quello a cui  si guarda é  l’essenziale.

Se non avessi presente in questo  momento la crisi del ministero di Gesú in Galilea, sarei tentato di dire a me stesso: Carmelo, sei troppo pessimista! Lo Spirito conduce la Chiesa come sempre lo ha fatto! Sono tanti i segni di bene, di eroismo e di donazione che esistono!  Guardo per esempio la “Fazenda da Esperança”, costruita con l’aiuto della Chiesa di Cremona che é arrivata al massimo di capienza in questi giorni e che grazie a Dio funziona bene. É vero e lo  riconosco! Ma  é verissimo anche quello che sto dicendo. Ci sono momenti e contesti storici in cui  nubi minacciose passano sulle nostre teste e ci fanno riconoscere  che su certe strade non si puó camminare con tranquillitá e sicurezza. Restare  alla superficie  dei problemi e non sapere vedere in fondo alle cose non é bene; non essere della qualitá che Gesú vuole e volerlo seguire ad ogni costo e  senza chiarezza non é bene.

Grazie per avermi obbligato, a fermarmi un momento, a riflettere e pensare che é necessario ritornare a dare frutto, perché la Parola non é inefficace, bensi l’accoglienza ad essa non é sempre  chiara.

dom Carmelo Scampa