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Tempo del Creato, a Caravaggio riflessione su consumo del suolo e responsabilità civile

Si è svolto nel pomeriggio di sabato 24 settembre l’incontro al centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio promosso dall’Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro nell’ambito degli eventi zonali per il Tempo del Creato, “Il cambiamento parte da ciascuno di no”, con la collaborazione degli Uffici delle vicine diocesi di Bergamo, Brescia e Crema.

“Cosa possiamo fare concretamente per fare il bene del pianeta?”. È questa la domanda che ha dato origine all’incontro intitolato Homo agens.

A sostituire la relatrice Elena Granata, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici, impossibilitata a partecipare per motivi di salute, è stato il componente della commissione zonale per la commissione Laudato Si’ Ezio Zibetti. «Dobbiamo partire dal messaggio del Papa che ci esorta ad ascoltare la voce del creato: le grida della terra, dei più poveri, dei nativi». Subito dopo la preghiera, condotta da don Maurizio Lucini, coordinatore dell’area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio”, il concetto di partenza è stato chiarito: «Serve una base etica solida per salvare la biodiversità, modifichiamo i nostri stili di vita». É quasi un imperativo , a fronte di alcuni dati preoccupanti, sviscerati dall’incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro Eugenio Bignardi in apertura: «Secondo dati relativi al 2021 il 10,5 per cento del territorio provinciale è cementificato. Il dato nazionale si attesta attorno al 7,1 per cento. La tendenza è in continua crescita tenuto conto del crescente aumento di poli logistici e centri commerciali. Ad oggi, in Italia ogni secondo cementifichiamo 2 metri quadri di superficie».

«Serve cambiare» ha esortato Bignardi. Lo possiamo fare anche noi, nel nostro piccolo. Lo dobbiamo fare anche noi». «Elena Granata – interviene Ezio Zibetti – ci dice come fare». Sullo schermo è stata proiettata un’intervista rilasciata dalla stessa studiosa su Raitre alla trasmissione “Geo & Geo”. «Dobbiamo partire da un concetto che emerge chiaro dall’Enciclica Laudato Si’ – ha ribadito quindi Zibetti – la terra è un dono di Dio, un dono per l’umanità. È una cosa da custodire, non da sfruttare. Elena intende il consumo di suolo come una questione civile e cerca di comprendere perché siamo così poveri di strumenti per prenderci cura del paesaggio».

La risposta è data dalla storia «dall’impostazione della nostra società. Per lungo tempo l’edilizia è stato il settore trainante della nostra economia. Questo ha portato gli uomini a focalizzare l’attenzione su ciò che accadeva dentro le mura di casa propria, piuttosto che all’esterno, nei legami con la comunità ed il territorio».

Segno incoraggiante «è dato dalle scelte dei singoli dall’agricoltura bio, all’attenzione allo spreco». Ciò che è importante secondo Zibetti, che si fa portavoce delle idee di Granata, è che questo pensiero individuale divenga «sempre più cultura diffusa». Per farlo, la vice presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, nella sua intervista mette al centro il ruolo dei placemaker, «gli inventori dei luoghi che abiteremo. Coloro che, in un epoca in cui abbiamo aggiunto molto, troppo, fanno ordine per una città migliore e, se possono, tolgono». Come a dire: le città sono spazi da vivere, «bisogna smetterla di darle per scontate».

Anche il vescovo di Cremona Monsignor Antonio Napolioni nel suo saluto introduttivo, facendo riferimento all’alluvione che ha colpito la regione Marche nei giorni scorsi non ha nascosto «la tendenza a vedere l’ambiente come una minaccia, ma è lui il cattivo?». Il vescovo chiede alla politica di «recuperare lo sguardo comunitario, di tenere conto del bene comune» e agli uomini, tutti, di ritrovare la propria umanità e il proprio essere creature, custodi, non tiranni». Chiede, infine, «al Signore la gioia della fede e della fraternità umana. Ma una cosa è chiara – ha aggiunto – stiamo scherzando con il fuoco».