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Congresso eucaristico, il vescovo Napolioni: «Una sosta di riflessione, di contemplazione, di preghiera che dà ancora più senso cammino sinodale»

Dopo la Via Lucis nel pomeriggio del 23 settembre, il secondo momento liturgicamente “corale” del Congresso eucaristico che è stato vissuto nella città di Matera dagli 800 delegati, accompagnati da 80 vescovi, in rappresentanza di 116 diocesi, è stato nel pomeriggio di sabato 24 settembre: la processione eucaristica. A presiederla mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina.

Poco prima della partenza, dalla parrocchia San Pio X, in piazza Giovanni XXIII, arriva il videomessaggio del vescovo Antonio Napolioni, che ha voluto condividere quanto la delegazione diocesana sta vivendo nella città dei sassi.

«Abbiamo riscoperto il gusto del pane e quindi l’impegno a vivere l’Eucarestia a 360 gradi», ha affermato il vescovo. Il tutto vissuto grazie a «un cammino di avvicinamento fatto di dialogo, di incontro con le persone nella loro realtà quotidiana» e «con la testimonianza che ne deve scaturire poi nei vari ambienti in cui i cristiani vivono la loro quotidianità».

«Una sosta di riflessione, di contemplazione, di preghiera – ha precisato il vescovo – che dà ancora più senso cammino sinodale che stanno facendo le Chiese in Italia che qui vedete unita anche nella compresenza di tanti vescovi e di tanti fedeli».

A portare l’Eucaristia in processione mons. Francesco Savino e da mons. Erio Castellucci, vicepresidenti della Cei, mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, e mons. Gianmarco Busca, presidente della Commissione episcopale per la liturgia. La conclusione del rito in piazza San Francesco d’Assisi.

Per il gruppo cremonese guidato dal vescovo Napolioni e che vede la presenza a Matera dell’incaricato diocesano per la Pastorale liturgica don Daniele Piazzi insieme ad alcuni seminaristi diocesani, alcune suore Adoratrici di Rivolta d’Adda e un ministro straordinario della Comunione, la prima parte della giornata era stata caratterizzata dalla partecipazione ad alcune meditazioni.

In serata in piazza Vittorio Veneto uno spettacolo fondato su tre elementi: terra, acqua e fuoco, che rimandano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. È “Il gusto del pane”, prodotto dalla Cei in collaborazione con Tv2000, che caratterizzerà la serata conclusiva del Congresso eucaristico nazionale di Matera, in attesa della Messa di Papa Francesco domenica mattina allo stadio.

Dopo l’intervento di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, che ripercorrerà i momenti salienti del Congresso eucaristico, sarà la volta della cantante Amara, accompagnata alla chitarra da Simone Cristicchi. I luoghi descritti da Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli” saranno rievocati da Sebastiano Somma, mentre Isabel Russinova leggerà “Pane casalingo” di Grazia Deledda. Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire e autore della trasmissione (assieme a Fabrizio Silvestri, Donatella Gimigliano e Cristina Monaco), intervisterà il giovane scrittore Francesco Musolino e Giovanni Baglioni presenterà una sua composizione – “Radici” – per poi riflettere su un verso di “Avrai”, la celebre canzone di papà Claudio: “e sentirai di non avere amato mai abbastanza, se amore, amore avrai”. Poi Cristicchi rientrerà sul palco per cantare “Abbi cura di me” e “La cura” di Franco Battiato. Sul tema dell’acqua, Sebastiano Somma leggerà la poesia “La Sorgente” di Karol Wojtyla, mentre la giornalista Donatella Bianchi si soffermerà sull’importanza dei beni ambientali e la ballerina Anastasia Kusmina, proveniente dall’Ucraina, interpreterà una danza. Per la sezione dedicata al fuoco, Somma leggerà del “Roveto ardente”, mentre a Russinova è affidata la “Pentecoste”. In collegamento da Roma, la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, rileggerà l’opera di grandi pittori, come Raffaello e Leonardo, dedicata al tema eucaristico. Giovanni Baglioni canterà “Dolce sentire”, mentre l’attrice e conduttrice televisiva Beatrice Fazi racconterà la sua esperienza sull’Eucaristia. Il cantautore siciliano Mario Incudine canterà “Tutti abbiamo bisogno di lu granu”, prima del commento del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in chiusura di serata.




La Via Lucis tra i Sassi di Matera momento culminante della seconda giornata del Congresso eucaristico nazionale. Mons. Castellucci: «Siamo un popolo che cammina»

La Chiesa non è «un popolo ritagliato a parte, un popolo già arrivato alla meta, un popolo seduto in attesa della conversione del resto del mondo, ma un popolo che cammina». Mons. Erio Castellucci, vicepresidente della Cei, ha concluso con questa immagine uno dei momenti finora più intensi del Congresso eucaristico nazionale: la Via Lucis che ha portato il “popolo” degli 800 delegati e 80 vescovi, in rappresentanza di tutta la Chiesa italiana (presente anche una delegazione cremonese con il vescovo Antonio Napolioni), in cammino dalla Madonna de Idris – una delle 150 chiese rupestri che nell’arco di 150 chilometri si estendono lungo il territorio materano – fino alla piazza di San Pietro Caveoso, luogo scelto anche da molti set cinematografici per ambientare episodi legati alla vita di Gesù. «La Chiesa nasce itinerante», ha ricordato Castellucci: «Il cammino sinodale trova il suo paradigma nella celebrazione eucaristica», e il pane eucaristico è «un pane che la Chiesa, resa a sua volta Corpo dall’Eucaristia, deve spezzare con tutti – specialmente con i troppi Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi, se vuole essere fedele alla chiamata del suo Signore».

«C’è bisogno di questo pane nel momen­to storico più brutto, difficile e sofferto che le nostre genera­zioni stanno vivendo: prima la pandemia e poi la guerra»,

le parole di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, che ha curato le meditazioni delle otto stazioni:

«Da Matera, vogliamo portare e spezzare il Pane, cibo di vita eterna, nelle nostre Chiese, nelle nostre parrocchie, nelle nostre famiglie, nel mondo del lavoro, nel mondo della politica».

A sfilare in processione tra i delegati, il Crocifisso ligneo del Seicento restaurato grazie alla Cooperativa “Oltre l’arte”, che ha anche lanciato una campagna di fund raising per sensibilizzare tutta la comunità nell’opera di recupero di un simbolo della devozione popolare materana.

Venerdì 23 settembre la seconda giornata del Congresso eucaristico nazionale era iniziata per il gruppo cremonese con l’Eucaristia nella chiesa di Sant’Agnese, nella periferia della città, con la liturgia presieduta proprio dal vescovo Antonio Napolioni.

A seguire spazio alle catechesi.

Un «viaggio del pane», passando di tavola in tavola, attraverso le tavole della creazione, della casa, dell’altare, della chiesa, della città, del Regno.

A proporlo è stato mons. Gianmarco Brusca, vescovo di Mantova, nella prima meditazione di questa edizione del Congresso eucaristico nazionale, tenuta in Cattedrale. «Niente nel cosmo è profano, ma tutto può essere profanato e reso volgare», ha spiegato. E ancora: «Sulla tavola della creazione non c’è solo il gusto del pane buono; entra anche il retrogusto del pane di sudore che ha il cattivo sapore del lavoro sottopagato, dello sfruttamento minorile, del lavoro insicuro o fatto in condizioni non dignitose».

«L’Eucaristia fa la Chiesa perché genera una gamma di relazioni di cui la comunità vive:

relazioni filiali, fraterne e sororali, paterne e materne, relazioni sacerdotali verso il creato. Dio comunica sé stesso a noi e noi entriamo in comunione con lui; nello stesso tempo coloro che partecipano al sacramento entrano in comunione gli uni con gli altri e la creazione entra, attraverso l’uomo, in comunione con Dio».

«Il gusto profondo del pane è gusto delle relazioni ma anche il gusto della nostra originale personalità», ha osservato Busca, secondo il quale «è falsa l’alternativa tra vivere per la comunione e perdere sé stessi oppure vivere per sé, una sorta di autoaffermazione di sé. L’Eucaristia santifica l’unità, ma santifica anche la vocazione originale a diventare ciò che Dio vuole che io sia, ciò che egli ha amato in me da tutta l’eternità. La chiesa è sì un corpo, ma formato dalla sinfonia di personalità differenti, originali e uniche. Nell’Eucaristia la differenza smette di essere fonte di divisione e diventa buona».

«Il mondo, purtroppo, sembra diviso tra chi non ha fame perché ha troppo cibo e chi ha fame perché non ne ha»,

la denuncia: «In virtù di questa perversa situazione, molti sono esclusi dalla società in cui vivono e diventano ben più che sfruttati: diventano avanzi, scarti, rifiuti». «Il paradosso dell’abbondanza in cui credevamo di vivere, con la crisi economica di questi ultimi anni – la tesi del vescovo, sulla scorta del Papa – ha mostrato che la miseria può essere tra di noi e colpire qui, nelle nostre terre, uomini e donne che vivono tra la penuria e la fame, faticando ad avere ciò che è necessario per vivere e dovendo così ricorrere all’aiuto di istituzioni caritative». «Anche come comunità cristiana – l’invito del presule – impegniamoci in una conversione alimentare, a operare dei mutamenti dei nostri comportamenti verso il cibo:

combattiamo gli sprechi, gli eccessi, la pornografia alimentare

che esibisce senza ritegno cibi raffinatissimi senza capire che si offende chi non si può permettere neppure la razione minima giornaliera. Fare comunione al pane spezzato non ci può lasciare tranquilli. Una sana inquietudine eucaristica porta i credenti che sono cittadini del mondo globale, nostra casa comune, a denunciare disuguaglianze e ingiustizie, e promuovere piani politici ed economici per riaffermare che i beni della terra sono per tutti».




Anche una delegazione diocesana con il vescovo Napolioni a Matera al Congresso eucaristico nazionale

Ha raggiunto Matera la delegazione diocesana che, dal 22 al 25 settembre, prenderà parte al XXVII Congresso eucaristico nazionale. Circa 800 i delegati arrivati nella “città dei sassi” da 166 diocesi italiane per condividere, insieme a una ottantina di vescovi, quattro giorni di preghiera, riflessione e confronto sulla centralità dell’Eucaristia nella vita del cristiano e della comunità. “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale” è il tema dell’appuntamento promosso dalla Cei – in collaborazione con l’arcidiocesi di Matera-Irsina – che rappresenta una tappa del Cammino sinodale delle Chiese in Italia.

La delegazione cremonese, guidata dal vescovo Antonio Napolioni, è formata dall’incaricato diocesano per la Pastorale liturgica don Daniele Piazzi, i seminaristi Alberto Fà, Valerio Lazzari e Giuseppe Valerio, suor Luisa Ciceri e suor Mariagrazia Girola dell’Istituto delle Adoratrici e Massimo Tomasoni, ministro straordinario della Comunione della parrocchia di Caravaggio.

Il gruppo ha partecipato nel pomeriggio di giovedì 22 settembre alla cerimonia inaugurale in piazza Vittorio Veneto, caratterizzata dalla processione di cinque gruppi di persone con gli elementi necessari alla preparazione del pane, a memoria dei frutti della terra e del lavoro dell’uomo: i bambini con i chicchi di grano; alcuni immigrati insieme a russi e ucraini i covoni; poi alcune coppie di sposi e consacrati con l’acqua, il lievito e il sale; gli anziani, gli ammalati e i medici con il pane; alcuni giovani con la croce.

Il Congresso eucaristico nazionale prevede un programma diffuso in tutta la città. Oltre alla Basilica Cattedrale, altre dieci parrocchie accolgono i partecipanti per l’ascolto delle meditazioni tenute, venerdì 23 e sabato 24 settembre (ore 10.45), dal vescovo di Mantova Gianmarco Busca (presidente della Commissione episcopale per la liturgia), e da Giuseppina De Simone, docente alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Il presule approfondirà il tema “Il gusto buono del nostro Pane: dall’altare alle tavole della vita”, mentre la professoressa si soffermerà su “Chiesa, sinodalità, Eucaristia”. Le meditazioni si svolgeranno nella Basilica Cattedrale, ma saranno trasmesse in streaming in tutte le parrocchie collegate: Maria Madre della Chiesa, San Pio X, San Paolo, San Giacomo, Immacolata, San Giuseppe Artigiano, Addolorata, Sant’Agnese, Santa Famiglia, Cristo Re. Dopo la catechesi sono previste una testimonianza e poi un tempo di riflessione personale e comunitaria sulle suggestioni ricevute.

Nel pomeriggio di venerdì 23 settembre, alle 15.30, è prevista la Liturgia penitenziale nelle chiese del centro (San Giovanni Battista, San Francesco da Paola, Santa Chiara e San Francesco d’Assisi). Alle 17.30 si svolgerà la Via Lucis eucaristica che dalla Chiesa della Madonna de Idris arriverà alla piazza San Pietro Caveoso, dove sosteranno i delegati e i fedeli e dove sarà collocato il Crocifisso ligneo del ‘600, restaurato per iniziativa della Cooperativa “Oltre l’Arte” grazie anche ad una sottoscrizione popolare. Le meditazioni delle otto stazioni sono state curate dall’arcivescovo di Matera-Irsina Antonio Giuseppe Caiazzo. Il rito sarà trasmesso in diretta da Tv2000 e in streaming sul sito ufficiale. Alle 21 infine le chiese del centro apriranno le loro porte per l’adorazione eucaristica animata da associazioni e movimenti laicali presenti in diocesi.

Sabato 24 settembre, alle 17, si terrà invece la processione eucaristica che dalla parrocchia di San Pio X, attraverso le vie della città, giungerà alla piazza San Francesco d’Assisi. Alle 21, in piazza Vittorio Veneto, è in programma “Il gusto del pane”, serata evento, prodotta dalla Cei in collaborazione con Tv2000, dedicata all’Eucaristia nell’arte e nella musica con la partecipazione dei musicisti Simone Cristicchi e Amara, Giovanni Baglioni e Mario Incudine, degli attori Isabel Russinova e Sebastiano Somma (che leggeranno brani di Carlo Levi, Grazia Deledda, Giovanni Paolo II e Antonietta Gnerre), Dario D’Ambrosi e Beatrice Fazi, dello scrittore Francesco Musolino e della ballerina Anastasia Kuzmina. Previste la partecipazione di Donatella Bianchi, conduttrice televisiva, e un’intervista alla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta. Scritta da Fabrizio Silvestri, Mimmo Muolo e Donatella Gimigliano, con la collaborazione ai testi di Cristina Monaco, la trasmissione andrà in onda su Tv2000 (canale 28 e 157 Sky), per la regia di Alessandro Tresa e con le musiche originali di Ciro Vinci.

Domenica 25 settembre la giornata conclusiva con la Messa presieduta da Papa Francesco alle 9 allo stadio comunale di Matera “XXI Settembre – Franco Salerno”.




Congresso eucaristico nazionale di Matera, “Il gusto del pane” nell’inno ufficiale

 

Ultima tappa nel percorso di avvicinamento al 27° Congresso eucaristico nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre e che vedrà la partecipazione anche di una delegazione diocesana guidata dal vescovo Antonio Napolioni. Al centro dell’attenzione l’inno ufficiale “Il gusto del pane”.

 

Ascolta l’inno del XXVII Congresso eucaristico nazionale

https://www.congressoeucaristico.it/wp-content/uploads/sites/60/2022/03/Il-gusto-del-pane-INNO-DEL-XXVII-CEN-2022.mp3

 

Partiture e note esecutive: www.congressoeucaristico.it/inno

 

Il canto di impianto tonale, ampio e disteso, invita a inebriarsi del profumo del pane: il ritornello aperto e solenne e le strofe dal carattere più espressivo mettono in risalto ora la gioia del ritrovarsi fraterno intorno alla tavola, ora la profondità e il calore intimo della mensa eucaristica.

Il pane, che è “frutto della terra” e porta con sé “il profumo del lavoro dell’uomo”, è segno dell’amore del Creatore e insieme della dignità del creato e di ogni creatura. Gesù lo sapeva bene, per questo – come cantiamo nel ritornello dell’inno – “ci dona di tornare al gusto del pane”: il gusto del pane è il gusto degli altri. Non solo quel gusto odoroso placa la nostra fame fisica ma anche quella di fraternità: “è il pane della festa sulla tavola dei figli” (come siamo invitati a cantare nella prima strofa), di reciproca fiducia perché “crea condivisione”, di bellezza di cose buone che danno senso ai nostri giorni; di quei valori senza i quali mancherebbe il gusto stesso del vivere. Sa sempre di amicizia e fraternità: è “il pane della pace nelle nostre contese, dov’è divisione ricrea l’unione, placa dissidi, riapre al dialogo, risana ferite, profuma di perdono” (come possiamo cantare nella quinta strofa). Invito chiaro e forse troppo impegnativo per noi, Chiesa in cammino nella storia. E allora l’inno ci invita a cantare (nella quarta strofa) “il pane della forza sulle strade di chi è stanco, sostegno ai profeti, ristoro ai viandanti”.

“Io sono il pane vivo” (Gv 6,51a): nutrirsi di Cristo Eucarestia ci fa più vivi, più autenticamente veri! È davvero vivo chi è pane buono per gli altri, chi “si spezza” in briciole d’oro di fraternità, chi si fa mangiare come il Maestro. Con la stessa straordinaria libertà di Cristo, con la sua stessa immensa fiducia, con il suo stesso incommensurabile Amore possiamo divenire “pane che consola famiglie, raccoglie il pianto, ascolta fatiche, sostiene stanchezze” (come ci fa cantare l’inno nella terza strofa).

Efrem il Siro (teologo e poeta del IV secolo) diceva: “Abbiamo mangiato il fuoco nel pane”. Ricevere il Pane eucaristico è come ricevere il fuoco dello Spirito ed essere vivificati; accogliere Cristo, il Figlio, è accogliere la sua “offerta d’amore” al Padre; la sua vita in noi ci fa suo corpo. Per questo nel ritornello cantiamo “dal fuoco dello Spirito è reso nutrimento che di molti fa uno”. Arrestare questo dinamismo è il peggiore tradimento dell’Eucarestia! “Fate questo in memoria di me”: è la consegna per sempre del pane della cura, della fiducia, della tenerezza per la terra e per ogni creatura; “rinnova la speranza”, “memoria della Pasqua, profezia del Regno”, questo Pane è “Vita nuova per il mondo”.

(Dal sito del Congresso Eucaristico Nazionale)

 

 

Torniamo al gusto del pane: una riflessione a partire dal tema del prossimo Congresso eucaristico nazionale

Verso il Congresso eucaristico nazionale: pane, acqua, terra, fuoco




Verso il Congresso eucaristico nazionale: pane, acqua, terra, fuoco

Nel percorso di avvicinamento al 27° Congresso eucaristico nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre, seconda riflessione a cura di don Daniele Piazzi, incaricato diocesano per la Pastorale liturgica. Al centro dell’attenzione il logo dell’evento: pane, acqua, terra, fuoco.

 

 

1. Pane. Nel logo, in basso, viene riportato il “pane di Matera” con le tre gobbe ricavate dal triplice taglio trinitario con tre colori cromatici diversi che indicano gli stessi elementi necessari perché ogni pane possa essere pronto e gustato: acqua, terra, fuoco.
Matera ha una tradizione di panificazione che nel corso dei secoli ha sempre più sviluppato, affermandosi come città del pane. Anticamente le mamme di questa città, come un po’ dappertutto, iniziavano la lavorazione dell’impasto per il pane con il segno della croce. La pasta veniva stesa a forma di rettangolo: si univano le estremità di un lato arrotolandola tre volte, mentre si pronunciava: “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Dall’altro lato, con la stessa tecnica, si facevano due giri per ricordare la doppia natura di Gesù Cristo: umana e divina. Al termine l’impasto veniva piegato al centro e fatti tre tagli sopra recitando: Padre, Figlio e Spirito Santo.

2. Acqua. Matera oltre che città del pane è anche città dell’acqua. Condizionati dalla configurazione geologica, i Sassi sono stati scavati nella calcarenite costruendo nel tempo un agglomerato urbano di abitazioni, strutturato a terrazzamenti, seguendo il canyon dove scorre il torrente Gravina. Questa struttura urbana ha sviluppato negli abitanti l’ingegno di raccogliere e distribuire l’acqua in ogni casa, scavando delle cisterne. Matera, Città millenaria, inserita nel bacino del Mediterraneo, guarda Maria come la “Grande Madre”, come Colei dalla quale scaturisce la sorgente della Vita: nel cuore del Sasso Caveoso sorge la Chiesa rupestre della Madonna de Idris con chiari riferimenti all’acqua della prima creazione e all’Annunciazione come nuova creazione. Le donne di Matera salivano, arrampicandosi lungo lo sperone di roccia, per arrivare alla chiesa e ringraziare la Madonna per il dono dell’acqua, elemento base della vita ma anche simbolo sotterraneo di Matera.

3. Terra. I prodotti della terra sono il segno della provvidenza divina. L’amore e il rispetto per la terra avevano un valore di sacralità: il ventre della vita fecondata dall’acqua.

4. Fuoco. Matera è citta di Maria e della Visitazione. Chi ha messo in movimento Maria per andare a visitare la cugina Elisabetta è stato il fuoco dello Spirito Santo che ha concepito in lei Gesù, cibo di vita eterna. La festa della Visitazione corrisponde alla festa della Madonna della Bruna che a Matera continua ad essere celebrata sempre il 2 luglio come prima della riforma del calendario liturgico. Nella civiltà contadina i pani lievitati venivano portati nei forni più vicini da alcuni garzoni che passavano a raccoglierli sistemandoli su una tavola posta sulla testa. Per sapere di chi fossero i pani, questi venivano timbrati. Il timbro, con le iniziali del capo famiglia o con un simbolo, era segno di appartenenza. Il pane diviene così il segno della comunione, della fraternità, dell’appartenenza all’unica famiglia che si nutre dell’unico pane che è sacro, che viene spezzato e distribuito dal capo famiglia ai componenti della famiglia. Esattamente come fece Gesù quando istituì l’Eucaristia.

Il logo è definito da una circonferenza che rappresenta il fulcro del tema, ovvero il Pane Eucaristico. I dodici chicchi di grano e le brattee rappresentano i dodici apostoli e l’apostolato di ogni battezzato nella direzione di una comunione di una “Chiesa in uscita”, come ospedale da campo. Il profilo dei Sassi di Matera e la croce del campanile richiamano la Chiesa locale che accoglie quella italiana per celebrare il Congresso.

 

Torniamo al gusto del pane: una riflessione a partire dal tema del prossimo Congresso eucaristico nazionale




Torniamo al gusto del pane: una riflessione a partire dal tema del prossimo Congresso eucaristico nazionale

In preparazione al 27° Congresso eucaristico nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre, al quale parteciperà anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, accompagnato da una delegazione diocesana, viene proposto un percorso di approfondimento settimanale, curato da don Daniele Piazzi, incaricato diocesano per la Pastorale liturgica.

 

Iniziamo a riflettere sul tema dell’evento: “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”. Il Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana lo ha definito «parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, in quanto manifestazione di una Chiesa che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale».

Se Chiesa e Sinodo sono sinonimi, come affermava Giovanni Crisostomo, entrambi hanno nell’Eucaristia la fonte della comunione, il principio della missione e il sostegno per il cammino. La prassi celebrativa e la riflessione teologica ci insegnano che anche Chiesa ed Eucaristia non si possono pensare se non fortemente unite attraverso la partecipazione alla mensa di Cristo, quando secondo le parole di sant’Agostino, «fatti membra del suo corpo, siamo trasformati in colui che abbiamo ricevuto». Lì, Eucaristia e Chiesa appaiono così strettamente congiunte da essere l’unico Corpo di Cristo.

Se la sinodalità è anzitutto uno stile, un modo di camminare insieme come popolo di Dio nella storia, non possono mancare esperienze e situazioni, tempi e luoghi nei quali questo stile si
manifesta in modo visibile e puntuale. Sono esperienze nelle quali la sinodalità si fa evento, esercizio, “sinodo” in senso stretto, inteso come esperienza del camminare insieme, e il sinodo si fa “sinassi”, cioè raduno, per un incontro particolare della comunità (un concilio, un sinodo di vescovi, una assemblea diocesana o parrocchiale) in vista di una decisione, di uno scambio, di un discernimento e di un orientamento.

Tra queste esperienze sinodali, l’Eucaristia – e in modo paradigmatico l’Eucaristia domenicale – rappresenta quell’evento sorgivo per cui a buon diritto si è parlato di «fonte e apice di
tutta la vita cristiana» (LG 11), in questo caso fonte e apice del convenire ecclesiale e del camminare sinodale.

Pensando alla celebrazione dell’Eucaristia, sembra che in prima battuta essa rinvii all’esperienza dello stare, piuttosto che dell’andare; del fermarsi, piuttosto che del camminare. Eppure, come la stessa etimologia del termine assemblea è capace di evocare (assemblea, da ad-simulare, mettere insieme; secondo altri da simul ambulare, camminare insieme), il tema del camminare non è affatto estraneo all’evento del convenire liturgico: si cammina per andare all’assemblea; si cammina dentro l’assemblea, nei diversi movimenti previsti dal rito (tra tutti, quello della comunione eucaristica); si cammina al termine della celebrazione, per sciogliere l’assemblea e fare ritorno alla vita quotidiana, nella prospettiva del servizio testimoniale e della vita vissuta come missione. Certamente si cammina per convenire verso una meta ed insieme una sorgente: nella statio dell’assemblea radunata per la celebrazione dei misteri si manifesta al contempo il mistero del Signore che si fa presente in mezzo ai suoi e il mistero della Chiesa che si riceve dal suo Signore.

 

Verso il Congresso eucaristico di Matera: disponibile il sussidio pastorale

 




Verso il Congresso eucaristico di Matera: disponibile il sussidio pastorale

“Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale” è il tema del XXVII Congresso eucaristico nazionale, che si terrà dal 22 al 25 settembre 2022 a Matera e che vedrà la partecipazione di una delegazione diocesana. Un appuntamento che è stato definito dal Consiglio episcopale permanente della Cei «parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, in quanto manifestazione di una Chiesa che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale».

Se Chiesa e Sinodo sono sinonimi, come affermava Giovanni Crisostomo, entrambi hanno nell’Eucaristia la fonte della comunione, il principio della missione e il sostegno per il cammino. La prassi celebrativa e la riflessione teologica ci insegnano che anche Chiesa ed Eucaristia non si possono pensare se non fortemente unite attraverso la partecipazione alla mensa di Cristo, quando secondo le parole di sant’Agostino, «fatti membra del suo corpo, siamo trasformati in colui che abbiamo ricevuto». Lì, Eucaristia e Chiesa appaiono così strettamente congiunte da essere l’unico Corpo di Cristo.

A fare da filo rosso alle giornate sarà, dunque, il tema del “pane” che richiama quello della comunione, della partecipazione e della missione, in un’ottica di conversione ecologica, pastorale e culturale.

Il Congresso, che si porrà nel solco dell’esperienza vissuta a Genova nel 2016, metterà al centro le famiglie, i giovani, i consacrati, i sacerdoti e gli ultimi.

Per accompagnare la riflessione e la preghiera delle comunità ecclesiali in preparazione alla celebrazione del Congresso eucaristico di Matera l’Ufficio liturgico nazionale ha predisposto un sussidio pastorale.

 

Il sito internet ufficiale del Congresso eucaristico di Matera

 

 

Ascolta l’inno del XXVII Congresso eucaristico nazionale

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Il logo del XXVII Congresso Eucaristico Italiano

Il logo del XXVII Congresso Eucaristico Italiano, realizzato dai giovani materani Eustachio Santochirico e Cristina Acito, tiene conto del tempo della pandemia che ha limitato anche nella celebrazione eucaristica, della lettura del pane di Matera che ha un significato trinitario e cristologico, del cammino sinodale della Chiesa italiana. Nel logo, in basso, viene riportato il “pane di Matera” con le tre gobbe ricavate dal triplice taglio trinitario con tre colori cromatici diversi che indicano gli stessi elementi necessari perché ogni pane possa essere pronto e gustato: acqua, terra, fuoco. Il suo profumo inebria le strade e le case, il suo sapore è una carezza per il cuore. Non a caso ogni fetta del pane tradizionale ha la forma del cuore. Un cuore che si dilata, si fa cibo, esattamente come Dio Trinità.

Anticamente le mamme di questa città, come un po’ dappertutto, iniziavano la lavorazione dell’impasto per il pane con il segno della croce. Successivamente, per risparmiare spazio nel forno e mettere più pani, si sviluppò la tecnica di creare un pane che lievitasse soprattutto in altezza. Questa tecnica si basava sulla teologia della Santissima Trinità. La pasta veniva stesa a forma di rettangolo: si univano le estremità di un lato arrotolandola tre volte, mentre si pronunciava: “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Dall’altro lato, con la stessa tecnica, si facevano due giri per ricordare la doppia natura di Gesù Cristo: umana e divina. Al termine l’impasto veniva piegato al centro e fatti tre tagli sopra recitando: Padre, Figlio e Spirito Santo. A questo punto il pane veniva lasciato riposare nel giaciglio caldo dove aveva dormito il marito: luogo sacro perché luogo dell’amore e nascita di vita nuova. La formula che la donna usava era questa: “Cresci pane, cresci bene come crebbe Gesù nelle fasce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Qui, continuando a lievitare con il lievito madre, si amalgamava diventando una sola massa».




Congresso eucaristico, Papa Francesco nella Messa conclusiva: «Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, dall’egoismo all’amore»

«Non sempre sulle tavole del mondo il pane è condiviso; non sempre emana il profumo della comunione; non sempre è spezzato nella giustizia». A conclusione del Congresso eucaristico nazionale svoltosi a Matera, città del pane, di fronte a circa 12mila fedeli, nella mattinata di domenica 25 settembre, Papa Francesco esorta a «vergognarsi» per le quotidiane ingiustizie, disparità, soprusi compiuti ogni giorno verso i deboli, l’indifferenza nei riguardi dei poveri. Lo fa commentando il Vangelo offerto dalla liturgia del giorno,  un testo che presenta da una parte il ricco che sfoggia opulenza e banchetta, dall’altra il povero, Lazzaro, coperto di piaghe e in attesa che qualche mollica cada da quella mensa per sfamarsi.

Alle solenne celebrazione, che si è svolta nello Stadio comunale XXI Settembre, ha preso parte anche la delegazione diocesana guidata dal vescovo Antonio Napolioni e composta, insieme a lui, dall’incaricato diocesano per la Pastorale liturgica don Daniele Piazzi, i seminaristi Alberto Fà, Valerio Lazzari e Giuseppe Valerio, suor Luisa Ciceri e suor Mariagrazia Girola dell’Istituto delle Suore Adoratrici di Rivolya d’Adda e Massimo Tomasoni, ministro straordinario della Comunione della parrocchia di Caravaggio.

 

 

Il primato è di Dio

L’Eucaristia ricorda che il primato è di Dio, sottolinea il Vescovo di Roma. Il ricco infatti non è in relazione con Dio, nella sua vita non c’è posto per Lui, pensa solo al proprio benessere e alla ricchezza mondana. Di quest’uomo nel brano evangelico non si ricorda neanche il nome: Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote.

Dio è il centro, non la vanità

Il povero invece ha un nome: Lazzaro, significa “Dio aiuta”. “Pur nella povertà – osserva Papa Francesco – può conservare integra la sua dignità perché vive nella relazione con Dio”, “speranza incrollabile della sua vita”. Questa è la sfida posta dall’Eucaristia alla vita di ciascuno: “adorare Dio e non sé stessi, mettere Lui al centro e non la vanità del proprio io”. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto.

Uno sguardo nuovo sulla vita

L’adorazione di Gesù presente nell’Eucaristia ci dona invece uno sguardo nuovo sulla nostra vita: Io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi.

Eucarestia chiama ad amare i fratelli

L’Eucaristia – ricorda il Santo Padre – ci chiama anche all’amore dei fratelli: un compito a cui il ricco del Vangelo vieno meno. Egli si accorge di Lazzaro solo quando il Signore rovescia le sorti, ma tra loro ormai l’abisso è incolmabile. “È stato il ricco – aggiunge il Pontefice – a scavare un abisso tra lui e Lazzaro durante la vita terrena e adesso, nella vita eterna, quell’abisso rimane”. Il nostro futuro infatti dipende da questa vita presente: “se scaviamo un abisso con i fratelli, ci scaviamo una fossa per il dopo; se alziamo dei muri adesso contro i fratelli, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”.

Ingiustizie non lascino indifferenti

Questa parabola è infatti anche storia dei nostri giorni, ammonisce Francesco: Le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti. E allora oggi, insieme, riconosciamo che l’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità.

Il sogno di una Chiesa eucaristica

Da qui l’esigenza di sognare una Chiesa eucaristica: “che si inginocchia davanti all’Eucaristia e adora con stupore il Signore presente nel pane; ma che sa anche piegarsi con compassione davanti alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Da questa città di Matera, “città del pane”, vorrei dirvi: ritorniamo a Gesù, ritorniamo all’Eucaristia. Torniamo al gusto del pane, perché mentre siamo affamati di amore e di speranza, o siamo spezzati dai travagli e dalle sofferenze della vita, Gesù si fa cibo che ci sfama e ci guarisce. Torniamo al gusto del pane, perché mentre nel mondo continuano a consumarsi ingiustizie e discriminazioni verso i poveri, Gesù ci dona il Pane della condivisione e ci manda ogni giorno come apostoli di fraternità, di giustizia e di pace.

Torniamo a Gesù

Francesco invita a tornare a Gesù, ad adorarlo e ad accoglierlo quando la speranza si spegne e la solitudine del cuore, la stanchezza interiore, il tormento del peccato, la paura di non farcela prendono il sopravvento. Tornare al “gusto del pane”: solo Gesù vince la morte e rinnova sempre la vita.

Il Congresso Eucaristico nella ‘città del pane’

Ad accogliere il Pontefice in questa visita lampo nella Città dei Sassi, a 31 anni da quella compiuta da san Giovanni Paolo II, il presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi, l’arcivescovo di Matera-Irsina monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo e le autorità civili locali. Il Congresso Eucaristico Nazionale si è svolto dal 22 settembre scorso ad oggi sul tema “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”. Circa 800 delegati, giunti da 166 diocesi italiane hanno condiviso, con un’ottantina di vescovi, quattro giorni di preghiera, riflessione e confronto sulla centralità dell’Eucaristia.

Il grazie della Chiesa italiana

Nel suo saluto il cardinale Zuppi ha voluto ringraziare Francesco per la “fatica” intrapresa, volentieri e “sempre con il sorriso” per essere a Matera. “È una grazia – ha detto il presidente della Cei – iniziare il secondo anno del nostro Cammino sinodale con questa tappa. Ci mettiamo in cammino e camminiamo insieme solo se siamo con Gesù, se ci nutriamo del Verbum Domini e del Corpus Domini, solo se prendiamo sul serio il suo “seguimi” rivolto a ognuno di noi, oggi”.

Zuppi: individualismo è virus che toglie gusto di comunione

“Quando si perde il gusto non si sentono i sapori, le cose si fanno senza voglia, impersonali, senza trovarvi quello che piace. Molti che hanno preso il COVID sono rimasti un tempo privati del gusto.  Perdiamo il gusto del pane per colpa di un altro insidioso virus, l’individualismo”. L’individualismo, specifica Zuppi, porta a dividersi e sfocia nella guerra che genera morte.

Guerra trasforma i fratelli in nemici

“La guerra brucia i campi di grano, toglie il pane e fa morire di fame, trasforma i fratelli in nemici. In un mondo così abbiamo trovato il gusto del pane che ci dona sempre l’Eucaristia, frutto dell’amore pieno di Cristo che diventa amore per i fratelli. Tornare al gusto del pane, conclude il porporato, significa “nutrirci dell’amore concreto e infinito di Cristo, ritrovare la gioia di amore semplice e gratuito, povero e vero, personale e per tutti”.

Paolo Ondarza (VaticanNews)