1

Visita alle parrocchie di Antegnate, Barbata, Covo e Fontanella: si impara dal confronto (Audio e Foto)

La visita pastorale alle parrocchie di Antegnate, Covo, Fontanella, Barbata è stata caratterizzata da alcune parole-chiave, tra cui quelle che rimandano all’esperienza della condivisione. Il vescovo Antonio Napolioni, infatti, nella pre-visita aveva invitato le comunità a mettersi in ascolto le une delle altre per meglio conoscersi, prerequisito indispensabile per avviare un percorso di collaborazione che vedrà il suo compimento nella costituzione di una unità pastorale. Un percorso impegnativo di cui i Consigli pastorali hanno riconosciuto potenzialità e criticità dal momento che ha il pregio di essere aperto a nuove soluzioni, ma anche ha i limiti dell’indefinitezza, almeno in questa fase, in cui si è però cercato di conoscersi e riscoprirsi alla luce del Vangelo. Tale percorso, iniziato da un paio d’anni, ha permesso al Vescovo di incontrare gli operatori pastorali impegnati nella carità, nella catechesi, nella liturgia, nello sport. I membri di tali gruppi appartengono alle diverse comunità e sono accomunati dal loro ruolo all’interno della singola parrocchia.  È stato dato spazio al racconto delle modalità in cui gli operatori hanno iniziato a conoscersi e a collaborare per poi progettare momenti formativi ed iniziative comuni.

Di diverso tenore è stato l’incontro con gli adolescenti i quali hanno avuto la possibilità di porre al vescovo Antonio alcune domande, secondo lo stile laboratoriale, sul senso della fede: “Come si può chiedere di credere che Dio è bontà ad un uomo che sta morendo nella sofferenza oppure a una madre che ha perso il figlio? Perché Dio permette che l’uomo faccia il Male?” Tali e altre domande sono state l’occasione per approfondire il senso del dolore, della libertà che Dio ci ha concesso, della vocazione, della fratellanza tra religioni. I ragazzi, in questo modo, hanno riscoperto e fatto riscoprire agli educatori l’essenzialità della fede.

Il filo-rosso “si impara dal confronto” ha caratterizzato ogni riflessione ed è stato ripreso nella celebrazione conclusiva in cui il vescovo Antonio ha ribadito che “la visita alle comunità serve a riscoprire il vero tesoro attorno al quale chi ci ha preceduto ci ha insegnato l’impegno in parrocchia, impegno che è figlio di un incontro personale di ciascuno di noi con il Signore, un incontro facilitato dal raccontare e condividere  l’esperienza di fede con il prossimo”. Confortante è stato l’invito a fermarsi qualche volta, a “svuotarci” chiedendoci se ciò che stiamo facendo ancora ci appassiona. Solo dopo aver riscoperto che prima di ogni attività serve un cuore che batte, possiamo farci “riempire” di nuovo dal Signore pronto a ridarci lo slancio per seguire Gesù sulle strade della vita con la curiosità che hanno i ragazzi e, soprattutto, con lo stile missionario richiesto agli uomini e alle donne adulti nella fede per divenire una vera comunità educante.

La visita pastorale – che ha visto sospendere la Messa pomeridiana a Covo e l’incontro serale con i giovani a motivo delle normative emesse d’urgenza a tutela della salute pubblica – è stata un’occasione preziosa perché ha fatto riscoprire la bellezza dell’incontro e del confronto tra il Vescovo e le sue comunità, tra i parroci e i propri fedeli e, infine, tra i fedeli stessi. Inoltre, ha generato la dinamicità necessaria per continuare la collaborazione tra parrocchie in vista della Unità pastorale che, in questo modo, sarà il risultato di un cammino veramente comunitario.

Marisa Taverna

 

Ascolta le omelie del Vescovo:

Omelia di sabato sera ad Antegnate

Omelia di domenica mattina a Fontanella

Omelia di domenica mattina a Barbata

 

Photogallery completa della visita pastorale

 

«Unità pastorale» già e non ancora

Le prime parole di un versetto del Vangelo di Matteo danno il titolo al programma pastorale di quest’anno della nostra Diocesi. Ci piace pensare che le parole di Gesù non si riferiscano solo alle singole persone, ma anche ad intere comunità: «Dove due o tre – parrocchie – sono riunite nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Leggere queste parole di Gesù in senso comunitario apre prospettive di grande fiducia ed entusiasmo: il Signore è in mezzo a noi! È Lui che si rende vivo e presente nella nostra vita nei nostri paesi. È Lui che ancora vuole incontrarci, parlarci, sostenerci, infondere ancora speranza e fiducia. Ma queste stesse parole di Gesù sono anche il richiamo per un cammino difficile e impegnativo: dobbiamo metterci insieme. Il che comporta dover superare l’immobilismo delle proprie (pur buone) tradizioni e abitudini e l’autosufficienza che ci fa pensare di non aver bisogno degli altri. È da qualche tempo che le nostre comunità di Antegnate, Covo, Fontanella, Isso e Barbata, hanno avviato un percorso di collaborazione pastorale in alcuni settori, coinvolgendo sempre più figure laicali, che sono la vera forza e la chiave del successo di questa iniziativa. In una delle ultime riunioni dell’equipe che coordina i passi di questa collaborazione tra parrocchie, ci è piaciuta la citazione di Henry Ford: «Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo». Questa frase dell’industriale americano rappresenta bene il nostro percorso: mettersi insieme è un primo passo, cominciare a fare qualcosa insieme… può essere facile ed il «mettersi insieme» può anche essere frutto di curiosità. Tutt’altra cosa è la decisione di «rimanere insieme», perché si devono superare le fragilità, le debolezze e i limiti delle persone (il peccato) che certamente sono emersi nella prima fase. Il passo successivo è quello del «lavorare insieme», che, se realizzato, può donare la gioia di condividere grandi obiettivi e risultati in senso comunitario. Nell’incontro comunitario di venerdì scorso con il vescovo Napolioni l’equipe di coordinamento gli ha espresso la delicatezza del passaggio in atto, ricca di potenzialità e di criticità. Si vive una situazione aperta a nuove soluzioni, ma anche con i limiti dell’indefinitezza che, in qualche caso, porta alla non completa responsabilizzazione. «Ciò che a volte frena è la difficoltà a capire quale sarà il nostro destino» sosteneva la relazione presentata al Vescovo. «Capiamo che stiamo vivendo un tempo di transizione che ci fa assaggiare una trasformazione e prefigurare il futuro. Anzi, siamo consapevoli che il cambiamento è già avviato, siamo su una strada segnata da alcune piccole luci, ma non sappiamo dove porterà e questo aumenta non solo l’incertezza sul dove ma anche ci pone un problema di identità e di ruoli che sono di difficile definizione». Per usare una metafora: è più difficile spiegare teoricamente le regole di un gioco, che non cominciare a fare una partita inserendo una regola per volta. Le ultime settimane, nelle quali la collaborazione tra le comunità parrocchiali si è fatta più stretta per la preparazione della visita pastorale, sono state – probabilmente – il risultato più importante. Il percorso fatto per prepararla e l’approfondimento della conoscenza reciproca si sono rivelate già in sé un dono inatteso e promettente.

Don Lorenzo Nespoli 
parroco di Covo

 

Il progetto si elabora in équipe
Una quindicina di persone (laici e preti) dei diversi Consigli pastorali alla fine del 2018 si è costituita come equipe operativa per approfondire la conoscenza reciproca e avviare un confronto tra le comunità, che poi si è concretizzato nella collaborazione in alcuni settori. I giovani ad esempio si sono aggregati intorno al gruppo di Covo iniziando un percorso molto intenso e gradito. Utili collaborazioni sono in atto fra le società sportive e – in misura ancora embrionale – tra le Caritas parrocchiali. Inoltre in alcune occasioni si sono svolte celebrazioni liturgiche comunitarie (ad esempio la preghiera del Rosario nei diversi paesi durante il mese di maggio). Si cerca di valorizzare il meglio dalle realtà più strutturate per sostenersi a vicenda tra parrocchie. Le prime esperienze sono positive. Quando si comincia a giocare insieme ci si accorge che può funzionare.

 

Gli organismi di partecipazione laicale coinvolti nella graduale convergenza

La realtà delle comunità cristiane visitate dal Vescovo e coinvolte in un progetto di interparrocchialità è variegata, anche nella storia e nelle scelte degli organismi di partecipazione. I diversi Consigli pastorali parrocchiali in questi ultimi anni hanno conosciuto alterne vicende. Ad Antegnate i membri sono, da regolamento, in parte eletti e in parte scelti dal parroco. Le riunioni si svolgono con un momento di riflessione e una più ampia fase organizzativa.

A Covo il Consiglio si è costituito due anni fa, con qualche difficoltà, dedicando i primi incontri a comprendere il vero ruolo dei membri laici nel «consigliare» la Comunità. Alcune prospettive di lavoro si sono concretizzate secondo il modello «obiettivo – scopo – azione».

A Barbata e Isso il recente passaggio dalla presenza di un parroco a quella di un amministratore parrocchiale ha determinato una prospettiva diversa all’interno del Consiglio pastorale, non solo nei contenuti ma anche nelle modalità di lavoro: nell’ultimo anno l’obiettivo degli incontri è stato concertare e definire ruoli e programmi in virtù dei cambiamenti dei sacerdoti e della collaborazione con la parrocchia di Fontanella. Il Consiglio pastorale ha sentito l’esigenza di un confronto con la comunità per dare risposte e cogliere le esigenze. La presenza dell’amministratore parrocchiale ha sicuramente dato un ulteriore slancio propositivo.

Nella parrocchia di Fontanella il Consiglio pastorale non si incontra da parecchio tempo, perché i componenti si sono concentrati sulla collaborazione con la parrocchia di Barbata e Isso immaginando una unità pastorale che, ad oggi è ancora un progetto. L’aspetto positivo è che all’interno di questo percorso si sono avviate buone pratiche di sostegno vicendevole soprattutto nel campo dell’iniziazione cristiana e della Caritas.

Contestualmente, da circa un anno e mezzo è stata avviata la collaborazione tra le quattro parrocchie che ha fortemente impegnato i rappresentanti delle comunità per comprendere le motivazioni e le modalità della convergenza pastorale.




Il vescovo in visita alle comunità di Cicognara, Cogozzo e Roncadello

Da venerdì 14 a domenica 16 febbraio si è svolta la Visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni nell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” di Roncadello, Cicognara e Cogozzo.

Il Vescovo al suo arrivo ha chiarito l’obiettivo della visita, paragonandola a una caccia al tesoro, dove il tesoro è l’esperienza della fede, dell’amore e del Vangelo condivisi tra le famiglie nella vita di tutti i giorni, nascosta anche nelle persone di altre culture che, pur non conoscendo Gesù, vivono tra noi.

Il tema del rapporto con le altre culture è stato ripreso dal Consiglio pastorale riunitosi sabato, che ha posto le basi per un lavoro di avvicinamento, conoscenza ed evangelizzazione che poi dovrà essere portato avanti nel prossimo futuro.

Nei tre giorni il vescovo ha visitato anche alcuni malati e anziani nelle case, perché anche in queste persone, spesso ai margini della società, è nascosto il Vangelo di Gesù. Molto apprezzati da parte della gente sono stati gli incontri che il Vescovo ha tenuto in questi giorni: il primo con i catechisti e i genitori dei bambini dell’iniziazione cristiana; il secondo con gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti; a seguire è stata la volta dei giovani e quella di tutti i volontari e gli operatori pastorali.

Ha suscitato piacevole stupore il modo di porsi del vescovo allo stesso livello della gente, che ha creato quel clima di semplice familiarità che ha permesso a tutti di esprimersi liberamente senza timore reverenziale.

L’incontro col mondo produttivo è ben riuscito, a detta dei convenuti, in quanto il vescovo, pur non potendo lui risolvere i noti e complessi problemi economici di oggi, ha suggerito a tutti di fare la propria parte per migliorare la società, svolgendo il proprio lavoro mantenendosi fedeli ai principi della dottrina sociale della Chiesa, che pone al centro la Persona. La condivisione di queste idee fa sentire tutti più solidali e speranzosi per il futuro.

Toccante è stato l’incontro con i giovani, i quali hanno manifestato le difficoltà e gli aspetti positivi del loro vivere la Chiesa: il vescovo, riportando anche la propria esperienza personale in gioventù, ha riconosciuto come forse molti cristiani di oggi siano più preoccupati di “fare molte cose” e meno preoccupati di mostrare il volto di Cristo Vivo; ha poi invitato i più dubbiosi a sentirsi cercati come la pecorella smarrita, mettendosi in marcia nel cammino della vita, trasformando le difficoltà in opportunità, con la convinzione che Gesù è venuto per salvare ciascuno di noi. L’esortazione a “non temere” – locuzione presente nella Bibbia 365 volte – è stata ripresa anche nell’incontro di sabato sera con i volontari, meglio definiti discepoli missionari.

La visita pastorale si è conclusa con l’Eucarestia domenicale, in cui il Vescovo ha ringraziato tutta la comunità per aver dato testimonianza che il cammino di un’unità pastorale è possibile, fecondo e gioioso, invitando però i presenti a non sentirsi arrivati, ma a far propria l’inquietudine missionaria di Cristo, ascoltando la Sua Parola e permettendo così che, con il nostro impegno, sia Lui l’artefice della novità della nostra vita.

Omelia del Vescovo a Cogozzo

Photogallery dell’incontro

Fabio Maestrini

 

Fisionomia dell’unità pastorale

L’unità pastorale «Beata Vergine delle Grazie» è formata da tre parrocchie situate lungo la riva sinistra del Po. Venendo da Cremona, la prima che si incontra è la parrocchia di San Giovanni Battista in Roncadello Po (746 abitanti), nel comune di Casalmaggiore, provincia di Cremona. Si passa poi in terra manto- vana dove s’incontra prima la parrocchia di Santa Giulia in Cicognara (1.829 abitanti) e poi quella dei Santi Filippo e Giacomo in Cogozzo (2.242), entrambe nel comune di Viadana. Dal 2013 parroco e moderatore dell’unità pastorale è don Andrea Spreafico, che è ora anche l’unico pre- te presente. Non vi sono più, ormai da parecchi anni, istituti di vita consacrata femminili. Oltre alle tre chiese parrocchiali, vi è anche un oratorio dedicato alla Beata Vergine immerso nella campagna, sul territorio parrocchiale di Roncadello. L’unità pastorale è stata eretta nell’ottobre del 2004, con don Gino Assensi moderatore. Ovviamente quello è stato solo l’inizio di un lungo percorso, non privo di difficoltà, che vede ancora tutti in cammino verso una vera unità.

La vita dell’unità pastorale si svolge presso l’oratorio unitario sito a Cicognara: qui si tengono tutte le attività, dall’iniziazione cristiana al grest estivo, dalla catechesi di giovani e adulti ai mo- menti conviviali, dal doposcuola alle prove del coro unitario. Molte altre sono le attività che vengono organizzate quali gli «Happy sunday» (animazione per bambini la domenica pomeriggio), i pellegrinaggi, il corso di chitarra, le feste degli anniversari dei battesimi e dei matrimoni, solo per citarne alcune.

Inoltre è presente il sostegno economico alle famiglie più bisognose e la raccolta per loro di beni di prima necessità.

La celebrazione eucaristica domenicale si mantiene viva in ognuna delle tre parrocchie, nelle rispettive chiese. In particolari ricorrenze viene invece celebrata un’unica Eucarestia, al fine di creare maggior coesione e solennità.

Con l’aiuto di Dio e la collaborazione di tutti, ci si impegna per far crescere ancora questa comunità, perché sappia affronta- re i cambiamenti e l’evoluzione pastorale in comunione con tutta la Chiesa lo

 

La sfida di un incontro che è evangelizzazione

Nello scorrere frenetico delle giornate c’è il rischio di scambiare le cose «ordinarie» per realtà di poco spessore, di routine. Al contrario «ordinario» significa «che- segue-un-ordine», «che-mette-in- ordine». La Visita pastorale è l’atto più ordinario che ci sia per un vescovo, perché si tratta dello strumento più normale di cui dispone per compiere il suo ministero. Lo stare in mezzo alle case (parrocchia) alla maniera feriale, consente al pastore di rendersi conto di come è vissuta la fede e di quali carenze soffre la vita comunitaria, facendosi così un’idea delle caratteristiche del parroco che in futuro quella terra richiederà di mandare.

Dando per evidente il valore spirituale di questa esperienza di fede, vorremmo invece puntare l’attenzione sugli obiettivi operativi: il vescovo ci aiuta ad affrontare in modo nuovo le impellenti sfide della nostra vita cristiana.

Le case della nostra comunità sono abitate in altissimo numero da famiglie appartenenti ad altre esperienze religiose, perché provenienti da etnie e matrici culturali diverse. Nelle classi della scuola primaria ormai il numero dei bambini non cristiani è più che doppio rispetto a quello dei battezzati, con una tendenza futura sempre più divaricata e negativa. È sufficiente recarsi all’Oratorio durante i giorni feriali per rendersene conto. Invece di vivere barricati per la paura di essere scalzati da quella che sembra essere una silenziosa invasione (fa così anche il Po quando va in piena, si alza di dieci centimetri all’ora) vorremmo che queste presenze provocassero la nostra coesione e missionarietà… ma non ne siamo capaci. L’incontro di studio e progetto con il Consiglio pastorale – promosso durante la Visita – ha avuto lo scopo di suscitare una virtuosa presa di coscienza della nostra più genuina identità cristiana e di spronarci a trasmettere il dono della fede, ricevuto con gioia e scevro da violenze e automatismi del passato che contraddirebbero in radice il Vangelo stesso. Il traguardo sarà costruire, nell’arco di un anno, una fitta rete di rapporti e di collaborazioni con esperienze e comunità, magari lavorando fianco a fianco sui temi educativi (i nostri figli crescono ormai vicini di banco…) e anche su quelli sociali (i loro genitori lavorano insieme ai nostri) per arricchirci vicendevolmente e mostrare la differenza che solo Cristo può portare. Cogozzo e Cicognara sono le più grandi frazioni di Viadana e insieme a Roncadello (per Casalmaggiore) ospitano un’alta densità di attività commerciali e industriali. In altri tempi don Mazzolari avrebbe parlato agli operai per difendere i loro diritti; oggi abbiamo capito che imprenditori e operai hanno bisogno gli uni degli altri e che il contesto di grande instabilità economica richiede da ambo le parti fiducia, coraggio e legalità. Ecco il secondo grande tema: cos’ha da dire il Vangelo di Gesù ad artigiani, commercianti, agricoltori, imprenditori? Su cosa occorre puntare per colui che vuole vivere la «missione lavorativa» da cristiano coerente?

Il fiume era una delle tre parole chiave utilizzate dal Papa a Bozzolo per descrivere le dimensioni, non solo geografiche, della vocazione di don Primo Mazzolari. «Il Fiume» erano le nostre tre parrocchie in fila sulla riva sinistra del Po. Le parole di questo nostro parroco illustre ci accompagnino sempre, così che la sua lontana fatica (1922–32) diventi oggi per noi baluardo, risorsa e collaudata opportunità.

don Andrea Spreafico
parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello




Cura delle fragilità ed ascolto della Parola nel cuore della visita del Vescovo a Bozzolo e San Martino dall’Argine

Il Vescovo Antonio Napolioni arriva puntuale a San Martino dall’Argine venerdì 7 febbraio. Nessun cerimoniale, affabile e semplice nei modi, rivolge le prime parole agli anziani perché “radici della comunità” e vicini alla meta, al “rifugio” sicuro in fondo alla “via perfetta di Dio” che ci aspetta.

Quando si rivolge a tutti nel solenne canto del Vespro, ci chiama al discernimento comunitario, per “assaporare meglio chi siamo agli occhi di Dio,  per scoprire in lui Gesù” ed essere, nel cuore, “popolo in festa”, “cenacolo di discepoli missionari” nella unità pastorale, operosi in spazi aperti al dialogo ma sommessi, perché risalti la presenza di Dio.

Ai membri dei Consigli pastorali ricorda che “La Parola ci chiama, ci interpella, ci illumina” e nell’incontro stravolge ogni formalità, sollecitando sapientemente la riflessione sull’ essere sale e luce, segno di speranza in una società oscurata che fatica a trovare Gesù. Ci sollecita perché  è  urgente “rievangelizzarci”,  sfidando diversità e complessità in comunione e nell’ascolto di Gesù.

Ai bambini incuriositi dalla papalina violacea racconta della crisi adolescenziale quindi della gioia di aver ritrovato se stesso e il Signore nell’esperienza scout e ai capi consiglia di mantenere vivo questo spirito, in un cammino di fede da tramandare, al passo coi tempi e con una visione di insieme.

Loro, commossi, lo salutano nella celebrazione eucaristica di oggi donandogli la cenere dell’ultimo bivacco, simbolo della fragilità umana ma augurio di buona strada da percorrere con ardore e passione.

Infine l’indirizzo pastorale lasciato alle Parrocchie riunite, nella solennità di un gesto che non lascia spazio a diverse interpretazioni: il Vangelo passato di mano in mano, da lui ai preti, fino ai bambini, perché arrivi di casa in casa e ognuno si faccia Chiesa missionaria e discepola, sale della terra e luce del mondo.

Omelia della Messa conclusiva

Photogallery

 

Nel programma della visita pastorale una speciale attenzione è stata riservata alla realtà socio–sanitaria ed assistenziale.

«La valle dell’Oglio, culla di educatori, da Ferrante Aporti a don Primo Mazzolari – afferma il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio – è incubatoio di cooperazione, volontariato, cura ed accoglienza, rilanciate dalla Rerum Novarum, nella carità e solidarietà del territorio, con una storia ricca di realizzazioni concrete». Si tratta delle Case di Riposo, Domus a Bozzolo e Baguzzi–Dassù a San Martino, e l’Ospedale, vero valore identitario per la comunità. «È sorto nel Quattrocento nel futuro quartiere Trinità ad opera dei “Disciplini” – continua il Sindaco – contro le volontà di Vespasiano Gonzaga non fu mai trasferito al Tribunale ma in Borgo Lungo (ora via Bonoldi). Identità non solo e non tanto per testimoniare quel quarto di nobiltà di Provincia napoleonica, sede di Tribunale – Ospedale secondo solo al Poma di Mantova – quanto per garantire al Presidio Multifunzionale di Riabilitazione continuità e specialità di cura dopo il taglio della qualifica “per acuti”, la fuga a Mantova ed ora pare a Pieve di Coriano, distante 75 chilometri, della Riabilitazione Cardiorespiratoria».

Il destino della struttura ospedaliera è in divenire. «Assegnati i lavori del POT (Presidio Ospedaliero Territoriale) dotato di medici di base e specialisti, di Consultorio, mantenendo l’organico, si attende il recupero dell’intera struttura – sottolinea Torchio – dal chiostro ai pluviali, da troppo in lista d’attesa, alla funzionalità piena di Radiologia, all’incremento dei posti per sub–acuti, al potenziamento riabilitativo, ematico e dei prelievi anche grazie al supporto concreto di Ail ed una prospettiva al Centro Medico San Restituto, con la nuova gara di prossima assegnazione».

E aggiunge una nota per il legislatore: «Incombenze quali relazioni sismiche, guardie mediche interne, reti di fibra ottica, aggiunte al taglio dei disabili gravi, lievitano gli oneri di migliaia di euro annui sulle rette di degenza nelle Case di Riposo. Si rischia di indebolire quella rete di solidarietà a cui ha concorso storicamente la presenza religiosa sia nell’assistenza che nell’educazione». Aspetto non irrilevante nel leggere la storia dell’impegno cristianamente orientato a servizio della collettività.

 

Dal punto di vista pastorale è il Parroco moderatore dell’Unità don Luigi Pisani a cogliere il cuore della Visita del vescovo Napolioni a Bozzolo e San Martino dall’Argine, come occasione di conoscenza, verifica e nuova proposta:

«La visita pastorale del Vescovo a una comunità parrocchiale serve per mettere un po’ tutti «sull’attenti» e rispolverare alcuni atteggiamenti tipici del credente: lasciarsi radunare, saper ascoltare, imparare a discutere, decidersi per un impegno nella realizzazione delle scelte concordate e condivise. Così penso sia stato per le nostre comunità di Bozzolo e S. Martino dall’Argine – da poco tempo messe insieme per formare un’Unità pastorale – che hanno accolto con gioia il Vescovo Antonio.

Sotto la presidenza e l’accompagnamento del Pastore abbiamo riflettuto essenzialmente su due ambiti: la verifica del cammino di Unità pastorale e la proposta di «nuova evangelizzazione» per gli adulti. Sul primo tema le difficoltà, evidentemente, sono emerse da subito. Ma potremmo anche timidamente dire siano state affrontate con serenità e speranza. I primi passi condivisi hanno interessato la liturgia, con il ritrovo periodico dei gruppi liturgici per l’animazione dei momenti forti dell’anno liturgico e delle ricorrenze, per la cura del canto liturgico, per vivere insieme il Triduo pasquale. Nel settore catechistico unitaria è divenuta la formazione dei catechisti del percorso catecumenale vissuto in ambedue le Parrocchie, l’animazione della Messa dei ragazzi nella celebrazione della Eucaristia domenicale, gli incontri con i genitori del cammino catecumenale (alcuni svolti insieme, altri nelle singole parrocchie).

La vita degli oratori si è organizzata insieme, con due grandi iniziative estive: Grest e campiscuola. Preparazione e formazione degli educatori vengono attuate insieme e secondo l’indicazione diocesana. Unitaria è anche la conduzione legale ed economica dei due bar degli Oratori.
Condivise sono anche la visita agli ammalati, la benedizione delle famiglie ogni anno con l’aiuto di sacerdoti e suore, il giornalino parrocchiale che esce con diversa intestazione ma riporta alcuni articoli in comune.

Questo è il cammino già intrapreso e sperimentato. Non privo di difficoltà, ma anche di soddisfazioni e di speranze. Problema aperto: la parrocchia di S. Martino richiederebbe la presenza stabile di un sacerdote per un riferimento più frequente per la gente. Cosa che attualmente si realizza solo in due giorni alla settimana.
Riguardo l’evangelizzazione i sacerdoti sono impegnati nella catechesi per i ragazzi della scuola elementare e media, in un appuntamento metodico di catechesi con adolescenti e giovani (novità recente e significativa). Una scelta non priva di difficoltà ma da sostenere con assiduità e determinazione.

Diversa è la situazione del mondo adulto: a Bozzolo in parrocchia è già attuato un cammino di catechesi per adulti, limitata ad alcuni periodi forti dell’anno. A San Martino – tuttavia – tale proposta non ha avuto successo. L’occasione della Visita pastorale è stata quindi preziosa per un’ulteriore proposta di nuova evangelizzazione, nella forma dei «Centri di ascolto» ospitati in alcune famiglie, convocando i residenti più prossimi. Un tentativo da sperimentare suddividendo adeguatamente il territorio in una decina di punti di ritrovo, sotto la guida e l’accompagnamento di un sacerdote, di una suora o di un laico che precedentemente abbiano concordato temi e modalità.

Un’esperienza ovviamente da sottoporre a verifica e aggiornamento per renderla sempre più idonea all’obiettivo di raggiungere una più ampia accoglienza di adulti rispetto a quanto la catechesi tradizionalmente condotta in parrocchia abbia ottenuto. Un progetto sul quale invocare la benedizione del Signore.

 

La riflessione è dunque centrata sulla dimensione Unitaria, come sottolinea Emilia Gazzoni, educatrice e catechista:

«Pur nella diversificazione di significati attribuiti all’unità pastorale, il concetto in sé si struttura in una mappa di parole–chiave imprescindibili che richiedono una nuova idea di sistema ecclesiale. Comunione e missione «profondamente coniugate tra loro… al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione» (Giovanni Paolo II – Esortazione apostolica Christifideles laici, 32) delineano il percorso da seguire per una Chiesa già chiamata a riflettere sui cambiamenti epocali della società.

Se articolate nella «vita domestica» delle parrocchie in unità, comunione e missione diventano efficaci nella misura in cui nel territorio si procede con logica integrativa in progetti interparrocchiali di ministerialità diffusa dove laici e presbiteri possano esprimere al meglio la propria vocazione. Ma non «da necessità virtù» nasce l’unità pastorale, perchè è un dato di fatto il calo dei preti che faticano a garantire impegni e messe. C’è necessità invece di una «nuova cristianità», di un «alfabeto essenziale» per «irradiare la fede» e perché «tutti abbiano l’abbondanza della vita in Cristo, la gioia del Vangelo, la possibilità di relazioni fraterne» (mons. Antonio Napolioni, Linee pastorali 2019–2020).

Con decreto vescovile del novembre 2018 si è costituita l’unità pastorale tra Bozzolo e San Martino dall’Argine, comunità mantovane della Diocesi di Cremona, a poca distanza l’una dall’altra, in un territorio già caratterizzato da interazioni e scambio di risorse. Siamo in cammino, a piccoli passi stiamo affrontando un passaggio culturale impervio, più o meno consapevoli che la questione riorganizzativa non è la meta. Per procedere nella giusta direzione e non lasciare intentata questa occasione di forte crescita cristiana, dobbiamo dotarci di un rinnovato fervore spirituale, di una visione prospettica di fede, di una più incisiva missione evangelica».




Con la “Candelora” chiusa la visita pastorale a Calvatone, Tornata e Romprezzagno (Audio e tutte le Foto)

«Non sono qui per giudicare, ma per incontrare Cristo insieme a voi.» Così il vescovo Antonio Napolioni si è presentato, venerdì 31 gennaio, nella chiesa di Calvatone, durante la solenne celebrazione di apertura della visita pastorale nell’unità pastorale di Calvatone, Tornata e Romprezzagno. Ma la visita pastorale per la comunità è iniziata ben prima di questi tre giorni. Le tre parrocchie, infatti, si sono preparate all’arrivo del Vescovo attraverso i cenacoli di preghiera pomeridiani e i centri di ascolto del Vangelo serali nelle case, che hanno accompagnato l’attesa nei mesi di dicembre e gennaio. In questi momenti si è avuto modo di affrontare i temi della famiglia e della comunità e interrogandosi su che cosa aspettarsi dalla visita pastorale.

Le aspettative non sono state deluse e la Visita si è rivelata davvero un incontro familiare e non formale. Ciò che si è approfondito e maturato ha portato a pensare che si deve vivere la fede non come una serie di incontri programmati e obbligatori, ma come sperimentazione dell’Incontro per eccellenza, quello con il Signore; e durante questa visita si è vissuto davvero!

Il Vescovo, infatti, non si è risparmiato e si è reso disponibile a incontrare ogni piccola grande realtà delle tre comunità. Dall’appuntamento con i giovani, in cui ci si è confrontati sul tema del servizio, attraverso la riscoperta della vita di una santa, che nella mente di tutti noi resta però sempre una madre, madre Teresa di Calcutta; all’incontro gli anziani e gli ammalati, con i sindaci e le autorità locali e, in ultimo, con il consiglio pastorale e i catechisti. Il cuore della visita pastorale è stato sabato pomeriggio con i bambini e le famiglie, accuratamente seguiti da animatori e catechisti.

Parola chiave di questi tre giorni è stata “luce”, che ha trovato il suo culmine nella processione per la festa della candelora. Nel giorno in cui si ricordava la presentazione di Gesù al tempio, chi meglio dei bambini, portando le fiaccole all’altare, poteva incarnare questo messaggio di luce e di speranza per le comunità. L’augurio del Vescovo è stato quello di continuare con lo stesso entusiasmo, rinsaldati da questa esperienza che ha fatto bene a tutti.

Omelia del vescovo Napolioni

Caterina Boudir e Annachiara Pini

Photogallery della tregiorni (di Luca Ottoboni)

 

L’unità pastorale di Calvatone, Tornata e Romprezzagno è stata costituita nel settembre del 2005, tra le parrocchie di Santa Maria Immacolata a Calvatone, Sant’Antonio e Ambrogio a Tornata e San Francesco in Romprezzagno. In precedenza vi era già stata una collaborazione tra le parrocchie di Calvatone e Romprezzagno, perché il parroco di Calvatone, per un certo periodo, è stato anche amministratore parrocchiale di Romprezzagno. Si trattava però di una collaborazione non strutturata, limitata unicamente ad alcuni momenti liturgici comuni. A guidare la nuova unità pastorale sono stati chiamati don Vincenzo Cavalleri, parroco di Calvatone dal 2003, in qualità di moderatore e don Bruno Grassi in qualità di parroco in solido, proveniente da Vailate. Le parrocchie di Tornata e Romprezzagno in quel momento erano vacanti dopo il trasferimento del parroco don Giovanni Aresi ad altro incarico. Il cammino, soprattutto nei primi anni, è stato graduale. Poi si è dato vita ad un unico cammino di catechesi, con celebrazioni comunitarie dei sacramenti. Si è quindi arrivati alla formazione di un Consiglio pastorale unitario e sono state programmate iniziative soprattutto per quanto riguardava la pastorale dei bambini, adolescenti e giovani, più disponibili ad incontrarsi e a mettersi insieme rispetto agli adulti.

Il cammino ha avuto un nuovo impulso con l’arrivo dell’attuale e unico parroco per le tre comunità. Dal 2015 a guidare l’intera unità pastorale è stato chiamato don Massimo Sanni. Con la sua guida è ripreso il cammino iniziato un decennio prima e, pur preservando e valorizzando le esperienze e le tradizioni di ogni singola comunità, si è cercato di dare un’unica impostazione ai diversi ambiti pastorali con iniziative comuni e valorizzando, sempre in modo unitario, le tappe più importanti dell’anno liturgico. Dopo il primo periodo, è stato rinnovato il Consiglio Pastorale con la formazione delle diverse commissioni e si è dato avvio al nuovo cammino di iniziazione cristiana, secondo il metodo catecumenale e si sono valorizzati i mezzi della comunicazione per poter informare e raggiungere tutti gli appartenenti alle tre comunità: unico foglio degli avvisi settimanali, unico periodico di collegamento e non da ultimo il sito internet.

 

L’esperenza dei «cenacoli» 

Perché la comunità – l’essere comunità – torni ad essere una risorsa per la famiglia, sempre più sola e isolata nella situazione liquida del nostro tempo. E perché così la famiglia sia una scialuppa di salvataggio per il nostro tempo.  La riflessione prende il via da quando, le tre parrocchie di Calvatone, Tornata e Romprezzagno si sono ritrovate ancor più strette e alcune celebrazioni chiedevano una scelta precisa. Fra queste quella degli anniversari di matrimonio. Ogni parrocchia desiderava molto tenere la sua. Più che restringere ad una sola chiesa il tutto, si è scelto di allargare la riflessione. E da «festa degli anniversari» si è scelto di parlare di «festa della famiglia» che con il tempo nel proprio cartellone ha cercato di richiamare l’attenzione su punti nevralgici e di forza dell’essere famiglia. A beneficio di tutte le comunità. Ecco perché quando ci si è ritrovati con il vescovo per scegliere un tema al Consiglio pastorale è sembrato giusto continuare in questa direzione. Sono nati così, per i mesi di dicembre e di gennaio sei appuntamenti di duplice significato: nel pomeriggio cenacoli di preghiera per le famiglie e alla sera centri di ascolto nelle case. Così la preghiera comunitaria ispirata dalla lettura del Vangelo trova collocazione in luoghi non solo fisici, ma anche pastorali, per quanto “decentrati” dall’ambiente parrocchiale, con lo stile della «Chiesa in uscita» a cui spesso richiama papa Francesco.

Nel contesto della visita ancora una volta ci si è ritrovati come famiglie per un momento di preghiera e ascolto e il Consiglio pastorale ha condiviso le sue riflessioni con il vescovo. Certi che se il dato numerico è da leggere con pazienza, il dato qualitativo è sempre confortante. Pregare e accogliere la Parola: Gesù presente nelle case. Cosa di meglio? Cosa di più significativo?  All’interno dell’unità pastorale, piccola ma vivace, si è sperimentato che la preghiera nelle case non è qualcosa che «non si fa più», ma piuttosto qualcosa che «si fa, e anche meglio, anche se in un altro spazio».

Sarà così anche per l’itinerario per famiglie che inizierà a febbraio e arrivando a maggio solleciterà le famiglia, in modo particolare i coniugi (ma un pensiero anche al tempo del fidanzamento e alla situazione della convivenza) a «ripensare e ripensarsi». Così è stato individuato l’itinerario «Ripensare l’amore»: sarà la continuità pastorale della visita, preparata dai cenacoli e condivisa dalle nostre comunità. Giorno dopo giorno.

don Massimo Sanni
parroco di Calvatone, Romprezzagno e Tornata




Il tema della Parola al centro della visita pastorale all’Unità pastorale Cafarnao

La visita pastorale alle comunità dell’Unità pastorale «Cafarnao» (Vescovato, Ca’ de Stefani, Binanuova, Gabbioneta, Pescarolo, Pieve Terzagni) è iniziata venerdì 24 gennaio con i primi appuntamenti del vescovo Napolioni che ha trascorso la mattinata alla casa di riposo di Vescovato – Fondazione Soldi – per incontrare lo staff e gli ospiti della struttura.

Nel pomeriggio, le tappe alla scuola elementare di Pescarolo dove si è fermato per un saluto alle insegnanti e si è intrattenuto con i bambini che lo hanno accolto con grande entusiasmo. Ha quindi presieduto la Messa, concelebrata nella chiesa parrocchiale di Gabbioneta. In serata il programma della prima giornata si è completato con l’incontro sulla Parola nella chiesa di Pieve Terzagni, momento che ha assunto un particolare significato nella prospettiva della «Domenica della Parola di Dio».

Sabato 25, la seconda giornata di visita si è aperta con la preghiera dell’Ora Media alle 9.30 in oratorio a Vescovato; in seguito monsignor Napolioni ha visitato la scuola media del paese scambiando un saluto con insegnanti e alunni. Alle 16 la celebrazione della Messa nella palestra della casa di riposo, mentre alle 18 a Pescarolo ha partecipato alle celebrazioni per la Giornata della Memoria. Alle 19 il Vescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica a Binanuova e, a seguire – dalle 20.30 – ha incontrato i gruppi di cresimandi e della mistagogia, gli adolescenti e giovani in oratorio a Vescovato.

Nella giornata di domenica la conclusione della visita all’Unità pastorale con la Messa presieduta dal vescovo alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Pescarolo e, nel pomeriggio, dalle 15 la festa di San Giovanni Bosco a Vescovato con genitori e ragazzi, prima della Messa conclusiva prevista per le ore 18, sempre a Vescovato.

Ascolta l’omelia del Vescovo a Pescarolo

Ascolta l’omelia del Vescovo a Vescovato

Photogallery (altre foto da lunedì)

 

Al centro della visita, come indicato dalle stesse comunità il tema della Parola

Nessuno di fronte ad una affermazione che dica «la centralità della Parola» nella vita delle comunità cristiane avrebbe qualche riserva o muoverebbe qualche obiezione. Resta il fatto che nella prassi e nelle dinamiche quotidiane delle nostre comunità la familiarità con la Parola viene considerata ovvia, assodata. Del resto non siamo cristiani da 20 secoli?
È sufficiente andare oltre le consuetudini religiose che viviamo per comprendere quanto sia grande e necessario riscoprire un rapporto vitale con Dio attraverso la sua parola fatta carne: Gesù di Nazaret. Il suo Vangelo accolto, condiviso, annunciato ai poveri fa della Chiesa lo strumento di grazia e di salvezza per tutti. Non è per caso che San Paolo salutando gli anziani di Efeso, che non vedranno più il suo volto, affermi: «Ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati» (At 20,32).
Non affida la Parola agli anziani (presbiteri) quasi ne debbano essere custodi, ma esattamente il contrario: perché ne siano custoditi e contribuiscano ad edificare le comunità.
Aver scelto, d’intesa con il nostro vescovo Antonio e in occasione della sua visita alle parrocchie della nostra unità pastorale, di promuovere ulteriormente questa capacita di ascolto ci permetterà di capire e individuare opportunità, strumenti, occasioni per rendere sempre più vive e meno rassegnate le nostre comunità.
In questo senso alcuni tentativi negli ultimi quattro anni sono stati fatti privilegiando «centri di ascolto» nelle famiglie, memori anche dal fatto che Gesù, di ritorno a Cafarnao (nome che e stato scelto per la nostra unità pastorale) quando sarà ospite nella casa di Pietro, l’evangelista Marco dice «si seppe che era in casa». Le nostre case, le nostre famiglie potrebbero essere conosciute come spazi esistenziali che Gesù abita, abilita all’ospitalità, alla missionarietà, alla profezia.
È un’illusione o può essere una possibilità? Assieme a questi, quali altri spazi e momenti del nostro cammino di fede possono essere innestati e confrontati con la Parola? Riconoscere che il dramma del nostro tempo e sempre più dovuto alla divaricazione tra fede e vita, alla irrilevanza della fede, ci rimanda all’assunzione di un impegno gioioso che vada in questa direzione: riscoprire la forza che viene a noi quando diciamo «Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta».

don Attilio Arcagni – parroco moderatore




Visita pastorale a Brignano Gera d’Adda, cenacolo missionario che trova nuova linfa nella Parola

Cenacolo dei discepoli missionari. È questo il tema sviluppato nella visita pastorale del Vescovo, scelto dalla comunità parrocchiale di Brignano Gera d’Adda dopo aver meditato il secondo capitolo della sua lettera «Gesù per le strade». Le riflessioni condivise si sono concentrate sul ripensamento della vita della comunità – piccolo «cenacolo di discepoli», appunto – dentro la grande Chiesa, luogo privilegiato, oltre alle famiglie e ai gruppi, per custodire e comunicare le grandi verità della Parola di Dio. Si è compresa l’urgenza di passare dalle dimensioni di ascolto, catechesi, tradizioni e liturgia alla vita quotidiana testimoniale, ripensando metodi e strumenti per intraprendere percorsi di comunione.

La ritrovata centralità della Parola si è imposta come fonte di nuova consapevolezza della comunità cristiana in cammino. Conservare e comunicare al cuore di nuove generazioni sempre meno partecipi di una formazione cristiana organica e gioiosa, alimento che sorregga scelte di vita, spazi di liturgia e di carità, sono obiettivi cui giungere coltivando conoscenza e fedeltà alla Parola, ponendo al centro Cristo e il Vangelo prima di ogni organizzazione e programma. È dal «cenacolo in ascolto e in preghiera» che può nascere l’autentico ripensamento comunitario nuove modalità di essere Chiesa, comunità generata e generante.

È bello pensare alla comunità parrocchiale come ad un grande e robusto albero secolare che ogni anno – in forza della sua natura – si rigenera mettendo foglie nuove, rami nuovi, fiori e frutti. La sua forza non sta nell’esteriorità, nella robustezza della corteccia o dei rami, ma nelle radici. È la linfa della Grazia di Dio che ogni giorno lo alimenta. Con questo spirito Brignano oggi vive la visita pastorale: nell’impegno a riflettere per lasciarsi guidare dallo Spirito. Aperti e disponibili, nella speranza, ad affrontare le sfide dei tempi nuovi, mettendo in moto le proprie energie da investire con generosa passione.

 

Le giornate di visita pastorale

Giornata ancora ricca di impegni, domenica 19 gennaio, per il vescovo Napolioni a conclusione della visita pastorale a Brignano Gera d’Adda. Dopo l’incontro con le religiose presenti in parrocchia – le Serve del Focolare delle Madre – alle 10 in chiesa parrocchiale la Messa solenne, con la partecipazione dell’intera comunità, invitata a continuare l’incontro con il Vescovo in modo più informale nel pranzo organizzato in oratorio. Alle 16 si è svolto l’incontro con i genitori, i padrini e le madrine dei bambini battezzati negli ultimi sei anni, per concludere alle 17 con la preghiera guidata del Vescovo.

Ascolta l’omelia del Vescovo

L’inizio ufficiale della visita pastorale è stato nella mattinata di venerdì 17 gennaio, con una breve sosta in chiesa parrocchiale. Nella stessa giornata il passaggio del Vescovo alla «Casa Ospitale don Pietro Aresi» e alla scuola paritaria dell’infanzia, sempre intitolata a don Aresi, insieme a dipendenti, famiglie e Consigli di amministrazione.

Venerdì pomeriggio anche la visita ad alcuni ammalati nelle proprie case, mentre in serata si è svolto l’incontro con tutti gli operatori pastorali: dopo la “lectio divina” proposta dal Vescovo, risonanze a piccoli gruppi e adorazione eucaristica. E un fraterno momento conviviale in oratorio.

La giornata di sabato si è aperta, invece, con la Messa al Santuario della Madonna dei Campi. A seguire, presso «Casa Betlemme» alla Madonna dei Campi, l’incontro con gli operatori della carità. In tarda mattinata monsignor Napolioni si è recato a Palazzo Visconti dove, nella Sala del trono, ha avuto luogo il momento riservato agli amministratori comunali insieme ai dipendenti del Municipio.

Pomeriggio tutto in oratorio, cominciando con l’incontro del Vescovo con il mondo del lavoro. A seguire quello con i ragazzi e genitori inseriti nel percorso dell’Iniziazione cristiana e della Mistagogia, concludendo con un momento riservato agli adolescenti e i giovani.

Photogallery

 

Brignano, crocevia tra due territori

Brignano Gera d’Adda si trova all’estremo nord della diocesi di Cremona, ma appartiene alla provincia di Bergamo. Dista infatti solo 15 km da Bergamo e ben 66 da Cremona. Tuttavia la parrocchia vive e percepisce l’appartenenza alla diocesi cremonese, grazie alle ripetute visite del vescovo, al servizio dei due sacerdoti cui è affidata e dei sacerdoti delle comunità vicine che condividono iniziative pastorali.

Numerose sono le vocazioni brignanesi donate dalla parrocchia alla Chiesa locale e universale: sacerdoti, religiosi e religiose fioriti in comunità e ancor oggi in servizio sia in diocesi che negli Istituti religiosi e nelle missioni.

Una terra di mezzo fra due fiumi: l’Adda ad Est e il Serio ad Ovest. Una terra di confine, appetibile e contesa a lungo militarmente da Milano e da Venezia, che ha vissuto la dominazione plurisecolare dei Visconti che proprio a Brignano costruirono il loro Palazzo residenziale, oggi sede del Comune. Ma anche terra di antica tradizione cristiana, attestata da documenti millenari come la chiesa di Sant’Andrea, gestita già dal 1019 dai monaci Benedettini di Cluny.

All’interno del paese è la maestosa settecentesca parrocchiale dedicata alla Madonna Assunta, edificata come una cattedrale con tanto di cupolone sovrastante, su progetto dell’architetto Marcellino Segrè. Accanto, condividendo lo stesso sagrato, l’antico Oratorio della SS. Trinità detta «La Disciplina», con la quattrocentesca torre; l’Oratorio pure quattrocentesco di San Rocco, la chiesa edificata nel secolo scorso di Sant’Agnese, la Cappella in Borgoratto dedicata alla Madonna addolorata. E soprattutto «l’orgoglio religioso» brignanese: il Santuario della Madonna dei campi, immerso nel verde della pianura, centro di spiritualità e meta di molti pellegrinaggi, con annessa «Casa Betlemme», un’ oasi per attività di formazione e di spiritualità dedicata a gruppi. Accanto alla settecentesca chiesa parrocchiale un moderno e ampio oratorio, una struttura abitata oggi dalle Serve del Focolare della Madre – ordine religioso spagnolo – chiamata impropriamente «il convento», sede della caritas parrocchiale e di attività educative e ricreative specialmente femminili. In parrocchia anche una scuola cattolica dell’infanzia paritaria e il preziosismo servizio della Casa Ospitale don Pietro Aresi, casa di riposo per 72 degenti e per gli anziani frequentanti il centro diurno.

Brignano è una comunità in cammino come tante altre, fra sussulti e condizionamenti culturali, politici, economici, sociali. Comunità parrocchiale fatta di vicini e lontani, di praticanti e indifferenti. Mantenendosi comunque ancora punto di riferimento spirituale – e non solo – per tutta la realtà del territorio. Nonostante i forti legami con la tradizione cristiana, anche a Brignano i mutamenti sociali e religiosi si avvertono nitidamente. E si misurano nella diminuzione dei praticanti, nella realtà delle fragilità famigliari, nei cambiamenti dell’orizzonte dei valori condivisi, a volte molto distanti dalla visione cristiana soprattutto nella vita delle giovani generazioni.

La visita pastorale del vescovo – a detta dei sacerdoti che vi offrono il loro servizio – rappresenta oggi per la comunità cristiana brignanese un’occasione per fare il punto e rinnovare i motivi della speranza, prendendo atto che a «tempi nuovi» occorre rispondere adottando programmi e metodi nuovi. Anche dinanzi alle nuove sfide del presente ecclesiale, accogliendone la Grazia. Guardandosi allo specchio per rileggere la vita della comunità e discernere i passi futuri.




Sant’Agata, Sant’Ilario e Sant’Agostino sono ufficialmente unità pastorale

Si conclude questa mattina, domenica 12 gennaio, la prima tappa della visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni che da venerdì ha coinvolto, nel centro storico di Cremona, le parrocchie di Sant’Agata, Sant’Ilario e Sant’Agostino. Sarà proprio in questa ultima chiesa che questa mattina alle 10 il vescovo presiederà la Messa conclusiva, che sarà anche occasione per dare ufficialmente avvio all’unità pastorale delle tre comunità cittadine, sotto la guida del moderatore don Irvano Maglia.

L’avvio del nuovo cammino pastorale, già sperimentato nel tempo, prenderà formalmente avvio all’inizio della celebrazione con la lettura del decreto costitutivo dell’unità pastorale. La mattinata di festa si concluderà quindi con il pranzo comunitario presso l’oratorio di via Breda.

Ascoltare, i giovani, sostenere l’annuncio del Vangelo e accompagnare e definire il processo di costituzione dell’unità pastorale sono stati gli obiettivi della visita indicati al vescovo nell’incontro preparatorio del 24 settembre scorso, durante il quale le parrocchie hanno elaborato come centrale l’attenzione alla realtà della famiglia (genitori, figli, nonni).

La tre giorni di presenza di monsignor Napolioni era iniziata venerdì mattina con la visita ad alcuni ammalati nelle proprie case, proseguendo poi nel pomeriggio incontrando gli anziani al rientro dal centro diurno e le famiglie residenti nel condominio solidale di via Trotti. Nel pomeriggio anche l’incontro con i ragazzi seguiti per il supporto scolastico e le loro famiglie nell’oratorio di via Chiara Novella.

Nella prima giornata di visita l’incontro comunitario con il vescovo è stato alle 18.30 nella chiesa di Sant’Agata, prima dell’incontro nel teatro parrocchiale con i Consigli pastorali e degli affari economici. In serata il momento riservato ad adolescenti e giovani.

Sabato mattina il vescovo si è recato presso Casa Ozanam, in via Milazzo, e nelle strutture residenziali in via Cattaro e via Piave. Nel pomeriggio il Vescovo ha incontrato le coppie responsabili in diversi ambiti della vita della comunità nella pastorale famigliare: quelle impegnate nei percorsi di iniziazione cristiana e con le famiglie con i bambini di 0-6 anni, le coppie guida appartenenti al Cammino Neocatecumenale e alcune coppie di Azione Cattolica. Dopo l’ascolto della Parola, il Vescovo ha sottolineato l’importanza di una Chiesa che deve rinascere nelle case, riscoprendo la famiglia come paradigma esistenziale che Dio ha scelto e che noi non possiamo trascurare nella pastorale. Il Vescovo ha spronato le venti coppie presenti ad avere cura delle altre famiglie: che sono le famiglie che si incontrano ogni giorno, quelle della porta accanto, a volte “pezzi” di famiglia segnate da fatiche o ferite, e a realizzare questa vocazione insieme ai sacerdoti. Al termine della riflessione il Vescovo ha proposto un breve confronto interno alla coppia prima della condivisione in gruppi di lavoro, per ragionare su quanto appena ascoltato e ripensare ad alcune attenzioni per rilanciare con nuova forza una pastorale famigliare coinvolgente.

Successivamente nella chiesa di Sant’Ilario il Vescovo ha incontrato tutte le famiglie della comunità: genitori, figli e nonni.

Sull’altare, sulla mappa dell’Unità Pastorale, sono state sistemate alcune casette di carta (frutto dei lavori di gruppo delle coppie guida) affiancate da alcune lanterne a simboleggiare la luce di Cristo, che dalle nostre case deve contagiare anche le altre case della nostra comunità. Al vescovo sono state poste da tre famiglie alcune provocazioni su differenti temi. A ognuna di loro il Vescovo ha risposto scaldando il cuore dei presenti e ricordando loro di aver fiducia nell’azione di Dio. Alla fine del momento di preghiera ha voluto incontrare direttamente tutte le famiglie, consegnando loro una lanterna accesa da portare a casa. Dopo gli intensi momenti di raccoglimento, preghiera ed ascolto, la spontaneità dei bambini presenti ci ha ricordato la bellezza dell’essere famiglia di famiglie.

Ed è proprio il tema della famiglia il cuore dell’incontro tra le comunità e il vescovo, come spiega il parroco e moderatore della nuova realtà cittadina, don Irvano Maglia, descrive priorità e attese sulle quali si è aperto un confronto: « A partire dalla visita pastorale è nostra intenzione caratterizzare l’azione pastorale della nuova Unità, nei prossimi anni, sulla dimensione della famiglia assumendola quale paradigma del volto e della missione dell’intera comunità cristiana in questo nostro quartiere cittadino».

Sacerdoti e laici, consapevoli dei cambiamenti culturali che hanno coinvolto l’immagine ed il modello di famiglia finora conosciuti – in ragione dei quali gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare – restano fermamente persuasi che la famiglia, dono di Dio, sia il luogo in cui Egli rivela la potenza della sua grazia salvifica. «Il recente Sinodo mondiale dei Vescovi – sostiene don Maglia – ha voluto riaffermare l’attenzione e la premura della Chiesa per la famiglia cristiana concepita come “Chiesa domestica” e nel documento finale ha ribadito il ruolo e la funzione della famiglia nella missione della Chiesa. Per queste ragioni auspichiamo che la nostra comunità cristiana si connoti sempre più come una “famiglia di famiglie” e che assuma, nella propria prassi pastorale, i tratti distintivi della famiglia cristiana quali l’amore e la tenerezza degli sposi, la generazione e l’accoglienza della vita, l’educazione dei figli, la cura delle persone specialmente quelle più fragili, indifese ed anziane, il sostegno ai legami intergenerazionali e la promozione delle relazioni sociali».

Ma al contempo la nuova Unità pastorale si orienta a far sì che la famiglia diventi soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la crescita nella fede dei ragazzi e degli adolescenti, la solidarietà verso gli ultimi, l’apertura alla diversità delle persone, la solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più bisognose, la custodia del creato, l’impegno per la promozione del bene comune anche mediante la trasformazione delle strutture sociali ingiuste, a partire dal territorio nel quale essa vive.

«Le forme e le modalità di una rinnovata azione pastorale – afferma il moderatore – andranno opportunamente ricercate e condivise, così come andranno sperimentati momenti ed esperienze di accompagnamento e di inserimento alla vita ecclesiale delle realtà famigliari complesse. Ma non partiamo da zero: ci sorregge la consapevolezza di una storia condivisa di comunità cristiane vive, la presenza e l’esempio di sacerdoti e religiosi disponibili e premurosi, la presenza e l’operosità dell’associazionismo laicale e di peculiari Cammini di evangelizzazione, l’esperienza – ormai decennale – del percorso di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi basato sul modello catecumenale che coinvolge molti genitori, l’attività oratoriana capace di aggregare e motivare molti ragazzi, adolescenti e giovani, significative iniziative di volontariato e di carità».

La visita del vescovo si pone dunque come ideale laboratorio per tornare a giocare la carta della famiglia, in una pastorale sempre più attenta a comunità in trasformazione.