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Un anno dalla morte di monsignor Rini: il 15 marzo alle 18 Messa in Cattedrale

Lunedì 15 marzo, alle 18 in Cattedrale, il Capitolo della Cattedrale celebrerà la Messa in suffragio di monsignor Vincenzo Rini nel primo anniversario della morte. A seguito dell’aggravamento delle sue condizioni di salute, a causa del Covid-19, nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo 2020 monsignor Vincenzo Rini moriva all’Ospedale di Cremona, dove era ricoverato da alcuni giorni.

Il canonico monsignor Rini, che aveva da poco compiuto i 75 anni, per oltre 30 anni aver diretto il settimanale diocesano “La Vita Cattolica” spendendo il proprio impegno nel campo dell’informazione anche oltre i confini diocesani nelle istituzioni della Chiesa Nazionale, ricoprendo incarichi importanti come quello di presidente della agenzia di stampa Sir e della Federazione italiana settimanali cattolici.




Messa in suffragio dei canonici defunti: «Vere pietre vive della Chiesa cremonese» (FOTO)

«Essere pietre vive significa farsi collaboratori, servitori e amanti del Regno». Con queste parole il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha fatto perfetta sintesi del cuore della celebrazione eucaristica del 2 giugno nel Duomo di Cremona: la festa della dedicazione della Cattedrale e il ricordo dei membri del Capitolo deceduti durante la pandemia: mons. Alberto Franzini, mons. Mario Cavalleri, mons. Vincenzo Rini e mons. Giuseppe Aresi (ricordato anche la sera precedente a Brignano Gera d’Adda, nel suffragio dei tre preti originari del paese).

Molti fedeli e sacerdoti hanno voluto essere presenti per l’occasione, a testimonianza di quanto bene sia stato seminato da parte dei ministri per cui si è pregato, in modo particolare, durante la celebrazione.

Mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo, ha rivolto, all’inizio della Messa, il proprio saluto al Vescovo, ai confratelli e ai fedeli presenti, ricordando a tutti «la gioia di ritrovarsi per la festa della Dedicazione della Cattedrale, pur in un momento di sofferenza e di dolore» e ribadendo l’importanza della «preghiera comune, condivisa e affidata al Padre per la nostra Chiesa e per tutti coloro che contribuiscono ed hanno contribuito a costruirla».

Anche la riflessione di mons. Napolioni si è sviluppata intorno ad un concetto fondamentale: vivere in Cristo significa abitare la Chiesa. «Ciascuno di noi, ministri o laici, è chiamato a diventare il tassello di un mosaico – ha spiegato il Vescovo – mettendo a disposizione della comunità i propri carismi, proprio come hanno fatto i nostri fratelli che oggi ricordiamo».

Non è quindi mancato un ricordo personale e particolare per ciascuno di loro: «Mons. Mario Cavalleri è stato uomo di carità, capace di spendere tutto se stesso per il bene dell’altro; mons. Giuseppe Aresi ha fatto del servizio sacramentale il cuore, il fulcro del proprio ministero; mons. Vincenzo Rini ha dedicato gran parte della propria vita alla comunicazione e alla cultura, diventando una vera e propria memoria storica della diocesi; mons. Alberto Franzini ha saputo coniugare studio e pastorale vivendo con grande umanità e capacità di farsi prossimo. Ecco dove sta la coralità del ministero; ecco dove sta la Chiesa».

Mons. Napolioni – che ha celebrato l’Eucaristia affiancato dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai canonici del Capitolo – ha dunque invitato tutti a «guardare all’esempio dei nostri fratelli, vere pietre vive della Chiesa cremonese, con fede e gratitudine, perché anche attraverso di esso possiamo capire il significato profondo della festa che stiamo celebrando. Ritrovarsi oggi, in Cattedrale, significa testimoniare la diversità dei carismi all’interno di un’unica Chiesa, consapevoli che, in Cristo, le nostre diversità diventano strumento di crescita e di edificazione».

La festa della Dedicazione della Cattedrale, quest’anno, è stata celebrata in modo particolare: alla gioia ha fatto da contraltare il ricordo accorato di alcuni fratelli defunti, ma con la gratitudine per il servizio che hanno saputo rendere alla Chiesa e per la testimonianza di amore e dedizione che hanno trasmesso al Popolo di Dio.

Photogallery della celebrazione

 

 

Monsignor Mario Cavalleri

Classe 1915, era il decano dei sacerdoti diocesano. Era nato il 9 novembre nel 1915 a San Marino, dove il padre Alessandro. Originario della parrocchia di Castelnuovo del Zappa fu ordinato sacerdote il 18 maggio 1940, al mattino presto, alla presenza di pochissime persone. Dopo aver prestato servizio a Sesto Cremonese e Rivolta d’Adda e una grave malattia, riprese il ministero nel 1959 come vicario della Cattedrale e mansionario del Capitolo, diventando poi canonico nel 2006. A Cremona divenne noto soprattutto per la sua Casetta, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni, con la sua sconfinata carità che giunse anche in Africa. Si è spento lunedì 9 marzo, all’età di 104 anni, presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” – Fondazione “La Pace” dove si trovava da tempo, dopo che negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate. [Leggi la biografia completa]

 

Monsignor Giuseppe Aresi

Ordinato sacerdote il 28 giugno 1953, iniziò il proprio ministero come vicario a Trigolo; dopo un anno il trasferimento a Cremona, come vicario della parrocchia di S. Sebastiano. Nel 1956 fu nominato parroco di Monticelli Ripa d’Oglio (frazione del comune di Pessina Cremonese), comunità che nel 1960 ha lasciato per Ca’ d’Andrea. Nel 1974 il ritorno nella sua Bergamasca, prima come parroco Casirate d’Adda e, dopo 19 anni, continuando il proprio ministero come sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Nel 1997 fu scelto dal vescovo Giulio Nicolini come canonico del Capitolo della Cattedrale e vicepenitenziere, ricoprendo poi l’incarico di penitenziere dal 2001 al 2003, quando si ritirò presso la casa di riposo di Vailate, dove è deceduto nel pomeriggio di mercoledì 18 marzo, a 91 anni.

 

Monsignor Vincenzo Rini

Nato a Spinadesco il 5 gennaio 1945 e ordinato il 22 giugno 1968, è stato vicario a Romanengo (1968-1976) e a Soresina (1976-1977), diventando poi nel 1977 parroco di Polengo: incarico che ha mantenuto sino al 1985 quando ha assunto la direzione del settimanale diocesano La Vita Cattolica che ha condotto fino al traguardo dei 100 anni di storia, celebrati nel dicembre 2016. Laureato in Teologia dogmatica a Milano, nel 2004 è stato insignito dell’onorificenza di Cappellano di Sua Santità. Nel suo ministero mons. Rini ha dedicato grande passione alla comunicazione, che lo aveva portato a distinguersi e a farsi apprezzare non soltanto in diocesi, ma anche nelle istituzioni della Chiesa nazionale, ricoprendo incarichi importanti come quello di presidente della Agenzia di Stampa Sir e della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici. Nel marzo del 2015 era entrato come canonico nel Capitolo della Cattedrale di Cremona. Si è spento nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo all’Ospedale di Cremona a causa del Covid-19. Aveva da poco compiuto 75 anni. [Leggi la biografia completa e gli approfondimenti]

 

Monsignor Alberto Franzini

Classe 1947, originario della parrocchia di Bozzolo negli anni di don Primo Mazzolari (cui da chierichetto ha assistito ai funerali), ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 fu inviato subito a Roma a perfezionare gli studi in Teologia presso la Pontifica Università Lateranense dove conseguì la laurea. Rientrato in diocesi, dopo essere stato vicario nella parrocchia cittadina di Sant’Imerio (1975-1984), per un anno ha diretto il settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Insegnante in Seminario (fino al 1999) con anche l’incarico, dal 1985, di preside dell’istituto teologico, nel 1990 è stato nominato direttore del Centro pastorale diocesano di Cremona, ricoprendo anche, tra il 1994 e il 1996, l’incarico di responsabile della pastorale del mondo politico e amministrativo. Nel 1997 la nomina a parroco della parrocchia Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore e dal 2012 anche di quella di San Leonardo. Nell’estate 2014 il trasferimento a Cremona come parroco della Cattedrale di Cremona e membro del Capitolo della Cattedrale. Tra il 2016 e il 2017 aveva anche ricoperto il ruolo di coordinatore dell’area pastorale “Capaci di comunicazione e cultura” e, sin dall’inizio, era parte del gruppo di ideazione di Riflessi, il magazine online prodotto da TeleRadio Cremona Cittanova, della quale in passato era stato anche membro del Consiglio di amministrazione. È deceduto all’Ospedale di Cremona nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 aprile a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni per altre patologie riscontrate nelle ultime settimane e che non gli hanno lasciato scampo. Il 7 aprile avrebbe compiuto 73 anni. [Leggi la biografia completa e gli approfondimenti]

Nelle parrocchie con il Vescovo le Messe in suffragio dei sacerdoti morti durante l’emergenza Covid




Vincenzo Rini, un protagonista del giornalismo cattolico del territorio

Così il Coronavirus ha fatto una vittima anche tra noi: don (l’abbiamo sempre chiamato così) Vincenzo Rini è morto a Cremona, vittima del contagio che sta flagellando in modo particolare la Lombardia. Mi hanno chiesto di scrivere un pensiero per ricordarlo e non lo faccio con lo spirito migliore, visto che sono blindato in casa dove celebro da solo l’Eucaristia.

Mi è subito venuto in mente che questa perdita si aggiunge a quella di altre figure che ho conosciuto, con cui ho lavorato ma con cui, soprattutto, ho condiviso l’amicizia. Ricordo, solo a titolo di esempio, don Raffaele Mazzoli direttore storico di “L’Amico” di Pesaro-Urbino e Fano e l’indimenticabile don Giuseppe Cacciami di cui ricorreva il 17 marzo l’anniversario della morte, che avremmo voluto celebrare a Intra nel “suo” famoso “Chiostro” sede di tante nostre riunioni, appuntamento saltato per l’emergenza virus.

Ci univa non solo la stessa fede in Cristo e nella Chiesa, non solo il fatto di collaborare nella Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), non solo la convinzione dell’importanza degli strumenti della comunicazione (ne vediamo gli sviluppi oggi, non sempre positivi) e specialmente del settimanale cattolico locale, ma prima di tutto l’amicizia che ci ha legati.

Perché eravamo convinti che anche nel campo della comunicazione c’erano (e ci sono) dei rischi di emarginare alcune categorie di persone.

Ricordo, sono passati molti anni, di aver partecipato ad un convegno in cui, da un americano, venivano illustrati i vantaggi dell’uso del computer. Già allora però, lui stesso precisava che sono strumenti per categorie medio-alte e non intendeva soltanto i più ricchi di soldi ma quelli che possedevano un minimo di cultura per il loro utilizzo.

Quando sono nati i settimanali cattolici, emarginata era la gente, i contadini che si ritrovavano la sera nelle stalle (l’unico posto caldo della casa) per sentir leggere il settimanale locale che li aiutava a capire i fatti, gli avvenimenti del loro territorio.Oggi ci sono ancora gli anziani, quelli che non solo non possiedono computer ma, se lo avessero, non saprebbero come usarlo e come utilizzarlo.
Queste persone non sono da rottamare: sono persone che, invece, magari ci hanno aiutato, ci hanno voluto bene; persone che, pur non sapendo usare il computer o il telefonino, sanno più che bene quali sono le cose che contano veramente nella vita, e dovremmo solo rammaricarci se dovessimo perderle.

Scrivo queste cose non tanto perché ormai appartengo, sia pure di poco, alla categoria degli “ultraottantenni”, ma ricordo bene l’indignazione di don Vincenzo Rini per la chiusura del settimanale diocesano di Cremona (“La Vita Cattolica”) – al quale si era per lungo tempo dedicato – espressa, come sempre, con il suo modo di parlare molto colorito.

Perché don Vincenzo era uno che teneva sempre banco negli incontri, con una loquela sciolta, arricchita di battute e di racconti che ne facevano un protagonista (e mi chiedo se lo farà anche in paradiso).Ma don Vincenzo ha occupato anche un posto importante nella storia della comunicazione cattolica, ricoprendo anche ruoli significativi non solo nella sua Cremona come direttore del settimanale, ma anche all’interno della comunicazione della Chiesa nazionale: presidente della Fisc per sei anni e successivamente presidente anche dell’Agenzia Sir, promossa dai settimanali cattolici italiani e sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana.

Oltre evidentemente alla sua morte prematura, mi addolora anche il fatto di non poter ritrovarci ancora una volta insieme per ricordarlo e pregare per lui con la sua famiglia e con quelli che gli hanno voluto bene, in occasione del suo funerale che – come è noto – non è stato possibile svolgere secondo le modalità consuete a causa dell’emergenza in corso in Italia.
Speriamo di poterlo fare non appena passata questa triste congiuntura, ma in questo momento voglio soltanto dirgli a nome di tutti: grazie don Vincenzo!

Gilberto Donnini
presidente Fisc 1987-1992




È deceduto nella notte mons. Vincenzo Rini. Era ricoverato per Covid-19

Si è spento nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo monsignor Vincenzo Rini. Il canonico della Cattedrale originario di Spinadesco, molto conosciuto in diocesi in particolare per aver diretto per oltre 30 anni il settimanale diocesano “La Vita Cattolica” , era ricoverato da alcuni giorni presso l’Ospedale di Cremona a causa del Covid-19. Nelle ultime ore la sua situazione clinica si è aggravata conducendolo alla morte. Mons. Rini aveva da poco compiuto 75 anni.

Appresa la notizia, anche il Vescovo Napolioni ha espresso il suo cordoglio, manifestanzo la sua vicinanza nell’affetto e nella preghiera alla famiglia di don Vincenzo e ai tanti amici che oggi lo salutano.

Nel suo ministero mons. Rini aveva dedicato grande passione alla comunicazione, che lo aveva portato a distinguersi e a farsi apprezzare non soltanto in diocesi, ma anche nelle istituzioni della Chiesa Nazionale, ricoprendo incarichi importanti come quello di presidente della Agenzia di Stampa Sir e della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici.

A causa delle disposizioni per il contenimento del Coronavirus, non saranno celebrate le esequie, ma un momento di preghiera strettamente privato a cui non sarà apossibile partecipare.

Don Vincenzo sarà tumulato nella cappella dei Canonici presso il cimitero di Cremona. A emergenza superata sarà celebrata una Messa di suffragio.

 

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Biografia di mons. Rini

Mons. Vincenzo Rini è nato a Spinadesco il 5 gennaio 1945. Ordinato sacerdote il 22 giugno 1968, ha celebrato la sua Prima Messa a Bonemerse. Vicario a Romanengo (1968-1976) e a Soresina (1976-1977), nel 1977 è stato promosso parroco di Polengo: incarico che ha mantenuto sino al 1985 quando ha assunto la direzione del settimanale diocesano La Vita Cattolica che ha condotto fino al traguardo dei 100 anni di storia, celebrati nel dicembre 2016.

Nel marzo del 2015, su decreto del vescovo Dante Lafranconi, è entrato come canonico nel Capitolo della Cattedrale di Cremona.

Laureato in Teologia dogmatica a Milano, nel 2004 è stato insignito dell’onorificenza di Cappellano di Sua Santità.

Dal 1996 al 1999 è stato anche presidente nazionale CONSIS (Consorzio nazionale servizi informazioni settimanali) e, dal 1999 al 2005, presidente nazionale FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e Presidente del SIR (Servizio Informazione Religiosa) dal 2006.

Dal 1998, inoltre, mons. Rini è assistente dell’UCID cremonese e dal luglio scorso è anche consulente ecclesiastico del Gruppo lombardo UCID, dal 2017 è Consigliere Ecclesiastico della Federazione Provinciale «Coltivatori Diretti» di Cremona e nel 2018 nominato dalla CEI Assistente ecclesiastico nazionale dei Convegni di Cultura “Maria Cristina di Savoia”.