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Il Vescovo in visita alle Rsa di Casalmorano e San Bassano

Continua la serie di visite del vescovo Antonio Napolioni nelle case di riposo del territorio diocesano. Nel pomeriggio di lunedì 1° giugno è toccato alla Fondazione Istituto Vismara De Petri onlus di San Bassano (in foto) e alla Fondazione Villa Sacro Cuore-Coniugi Preyer di Casalmorano.Pressoché identica in entrambe le strutture la modalità della visita: accoglienza, preghiera nella chiesetta e saluto agli ospiti dal cortile.

A San Bassano il Vescovo, accompagnato dal suo segretario don Flavio Meani, è arrivato alle 15, accolto dal presidente don Mario Dellacorna, dal Consiglio d’amministrazione, dal direttore Maria Grazia Ventura e da parte del personale. Agli operatori il Vescovo ha ricordato anche la sua condizione di malato da coronavirus: “Quando fui mandato a Cremona come vescovo – ha detto – pensavo di condividere con questa terra un’alluvione. Mai avrei pensato di condividere una pandemia”. Dopo il ringraziamento agli operatori sanitari per quanto fatto e per quanto stanno facendo tuttora, il saluto agli ospiti, dal cortile.

Alle 16.30 Napolioni si è spostato alla Fondazione Villa Sacro Cuore di Casalmorano dove ha trovato ad accoglierlo un gruppo di persone formato fra gli altri dal parroco don Adriano Veluti con i collaboratori don Giuseppe Bernardi Pirini e don Giuliano Valiati, dal presidente del CdA Virgilio Galli e dalla direttrice Pinuccia Galli. Nel momento di preghiera in cappella, trasmesso nelle stanze degli ospiti, il Vescovo ha commentato il brano di vangelo che narra dell’incontro fra Gesù ed Anna e Simeone, esempio di anziani che trovano nell’incontro con il Signore una fonte di gioia. Poi, dal cortile, il saluto gli ospiti, portati nella sala ricreativa, ai quali ha augurato salute e salvezza.




Il Vescovo in visita nelle case di riposo di Piadena e Cingia de’ Botti

Un pomeriggio all’insegna dell’accoglienza e dell’allegria quello trascorso dagli ospiti delle case di riposo di Piadena e Cingia de’ Botti con il vescovo Antonio Napolioni, che ha proseguito le visite alle rsa presenti sul territorio della diocesi per rinsaldare il legame che le unisce al territorio.

Il tour pomeridiano è iniziato alle 15 presso la RSA “San Vincenzo” di Piadena, dove il Vescovo è stato accolto dalla responsabile della struttura Roberta Broglia e dal presidente della Cooperativa “Il gabbiano” Giacomo Bazzoni, alla presenza del sindaco di Piadena-Drizzona Matteo Priori e del parroco don Antonio Pezzetti, accompagnato dal vicario don Paolo Fusar Imperatore.

Numerosi anziani, tutti risultati negativi al tampone, hanno accolto il Vescovo, accompagnati dagli operatori sanitari, nel cortile della struttura per un momento intenso interrotto, sul finire, dall’arrivo del temporale. «E’ una benedizione che arriva non solo dal Vescovo, ma direttamente dal cielo» ha chiosato mons. Napolioni. Il quale, alla lettura del brano di Vangelo di Anna e Simeone, gli anziani che hanno accolto Gesù al tempio, ha riflettuto su come tutti gli anziani siano segno della presenza di Cristo per il loro «essere avanti» nel capire quanto avviene nel mondo. Così come gli operatori sono segno di Gesù per loro, nello stargli vicini anche in questo periodo di prova. «Si tratta di uno scambio reciproco – ha detto il Vescovo-. Ognuno ha bisogno degli altri e ognuno è segno del nostro essere Cristo per gli altri».

La visita è proseguita con il saluto agli anziani della Fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti dove il Vescovo è stato accolto dal presidente Riccardo Piccioni e da numerosi responsabili ed operatori della struttura, insieme al sindaco Fabio Rossi. In questo caso gli anziani hanno potuto seguire in filodiffusione il discorso del Vescovo mentre nella cappella erano presenti i sacerdoti dell’unità pastorale: il parroco e cappellano don Ettori Conti insieme ai collaboratori parrocchiali don Marco Genzini (nel consiglio di amministrazione), don Luigi Ferrai e don Paolo Tonghini.

Il pensiero è andato all’essere tutti «tempio del Signore», a partire dagli anziani che hanno «nostalgie e affetti da ricordare» sino ai medici e agli infermieri, sinonimo per eccellenza di chi svolge una professione in cui ci si prende cura anche del corpo degli altri.

«Si vive bene nel tempio della vita se riconosciamo Gesù», ha detto Mons. Napolioni. E, citando i momenti della sua ospedalizzazione per il Covid-19, ha confidato come si sentisse «un Gesù piccolo fragile crocifisso nella mani dei medici e degli infermieri, come loro erano Gesù che si prendeva cura di un malcapitato, come tutti insieme eravamo e siamo il corpo di Cristo che nel mondo soffre lotta spera ama».

Entrare in strutture come queste permette di incontrare Gesù nella quotidianità e nella prova, ma anche nella gioia dello scambio reciproco, del perdono e della pace nel cuore. Un augurio rivolto agli anziani delle RSA e a tutti gli uomini.




A “La Pace” conclusione del mese di maggio con il Vescovo

È stata la fondazione “La Pace” la nuova tappa di quella vera e propria “visita pastorale” che il vescovo sta compiendo nelle case di riposo del territorio diocesano. E il giorno – venerdì 29 maggio – non è stato scelto casualmente: come negli anni scorsi monsignor Napolioni ha voluto guidare un momento di preghiera mariana a conclusione del mese di maggio.

Non un Rosario tutto intero, ma semplicemente due decine per contemplare la morte e la risurrezione di Gesù, per ripensare all’esperienza di morte e risurrezione che ospiti, personale e famigliari hanno vissuto e ancora stanno vivendo in questi mesi, per ricordare i defunti,  per invocare i doni dello Spirito e imparare la fede, l’umiltà e la disponibilità di Maria

Dalla Madonna – ha ricordato il Vescovo, parafrasando Papa Francesco – raccogliamo l’invito ad essere santi, ma anche ad accorgerci “della santità della porta accanto, della camera accanto, del letto accanto…”

Nella cappella della casa era presente un buon gruppo di ospiti, accompagnati dal personale e dai responsabili della struttura.

Il Vescovo non ha mancato di ricordare tutti e di evidenziare con riconoscenza il grande impegno di tante persone al servizio di chi è più fragile sottolineando che di fronte alle grandi difficoltà e sofferenze affrontate ci si è sentiti un’unica “famiglia” ed è questo lo stile da perseguire.

Immancabile, al termine, il simpatico e cordiale discorsetto della signora Mariuccia che, a nome di tutti i degenti, ha ringraziato monsignor Napolioni e gli ha promesso ma soprattutto chiesto un ricordo nella preghiera perché “forse la voce del vescovo è più forte e più ascoltata dal Signore”.

Gli ultimi momenti della visita sono stati dedicati per un breve ma graditissimo saluto ai residenti della comunità alloggio e degli alloggi protetti, ancora impossibilitati ad essere presenti in cappella.




Il Vescovo in visita alla Fondazione Brunenghi di Castelleone

Nel pomeriggio di lunedì 25 maggio, nell’ambito dell’incontro del Vescovo con i sacerdoti della zona pastorale 2 in tema di pastorale giovanile, in particolare sulle attività che sarà possibile mettere in campo durante la prossima estate, monsignor Napolioni ha voluto recarsi in visita alla Fondazione Brunenghi.

Infatti, in queste settimane il Vescovo sta manifestando un’attenzione particolare per gli ospiti e per il personale delle case di riposo presenti nel territorio della diocesi, cercando di raggiungerle tutte per portare un messaggio di vicinanza e di speranza.

Accompagnato dal parroco di Castelleone, don Giambattista Piacentini, il Vescovo ha trovato ad accoglierlo il direttore generale della Fondazione, Rino Ferri, il direttore amministrativo, Laura Orlandi, il sindaco, Pietro Fiori, e le suore che lì prestano servizio. Per motivi di lavoro non ha potuto essere presente il presidente neo eletto, Stefano Biaggi. Infatti, nel consiglio di amministrazione tenutosi sabato 23 maggio è stato nominato al posto del compianto Bruno Melzi.

Dopo un breve saluto, la preghiera e la benedizione che si è tenuta nel nuovo spazio dedicato alle riunioni e trasmessa in tutti reparti, il Vescovo ha potuto salutare gli ospiti e il personale dalle vetrate nel cortile sul retro della struttura.

Commovente è stato l’incontro, seppure a distanza, con don Emilio Doldi, sacerdote castelleonese, ospite da alcuni anni della Fondazione Brunenghi.




Il Vescovo in visita alle case di riposo di Vailate e Calvenzano (FOTO)

Dare un segno di vicinanza, di speranza e di fiducia a due realtà messe a dura prova dalla pandemia, la Fondazione Ospedale Caimi Onlus di Vailate e la casa-albergo Maria Immacolata di Calvenzano: questo il senso della visita compiuta nel pomeriggio di domenica 24 maggio dal vescovo Antonio Napolioni nelle due strutture.

«Abbiamo avuto una strana primavera che ci ha tenuto lontani – ha detto il vescovo introducendo la preghiera tenuta nella cappellina del Caimi – ma adesso riprendiamo ad incontrarci, con prudenza ma anche con tanta gioia. Gioia che contiene, non cancella il dolore. Gioia che non è spensieratezza, ma consapevolezza che il Signore non ci ha abbandonato, che ognuno ha fatto la sua parte per aiutare gli altri e che dove non siamo riusciti a dare quel di più di salute e di longevità alle persone che amavamo e ci siamo dovuti arrendere, lì è arrivato il Signore, è arrivata la Madonna ed hanno continuato il nostro lavoro. Preghiamo –ha proseguito- perché anche i giorni futuri siano belli, non senza una difficoltà ma con la forza di saperla affrontare».

Rifacendosi al vangelo, letto da don Angelo Rossi, cappellano dell’ospedale di Treviglio e membro del CdA del Caimi, il Vescovo ha parlato dell’esempio dato dai due personaggi narrati nella sacra scrittura: Simeone ed Anna. Tre, a suo avviso, gli insegnamenti da trarre da queste figure: anche una casa è una Chiesa, un luogo di Dio e guai a noi a richiudere il nostro rapporto con Lui solo nelle ore della liturgia; Dio si nasconde dei più deboli, nei più poveri ed è lì che dobbiamo trovarlo; la vita è un abbraccio ed in questo abbraccio, come Simeone, dobbiamo trovare la pace.

A chiusura di questo momento, il saluto del presidente della Fondazione, Mario Berticelli: «È stato – ha affermato – un periodo difficilissimo, che ci ha stancato e frastornato ma nel quale non sono mai venuti meno la fiducia, la voglia di fare e il pensare positivo».

Dopo la preghiera, in cortile, il saluto agli ospiti e al personale affacciato dalle finestre dei reparti Cure Intermedie ed Rsa.

Photogallery della visita al Caimi

Subito dopo monsignor Napolioni, sempre accompagnato da don Flavio Meani, suo segretario, si è spostato alla casa-albergo Maria Immacolata di Calvenzano dove è stato accolto da Luca Viganò, direttore, e dai vertici della struttura di via Brassolino, presenti anche il sindaco Fabio Ferla, il parroco don Franco Sudati ed alcuni volontari. Anche alla Maria Immacolata il Vescovo ha pregato nella chiesetta ribadendo i tre messaggi che scaturiscono dalla lettura del brano di vangelo incentrato sulle figure di Simeone ed Anna. «Guardiamo avanti – ha detto rivolgendosi ai presenti e agli ospiti collegati dalle stanze – con la fiducia che Dio rigenera in noi e preghiamo per i vivi e per i morti, tutti stretti nel suo abbraccio».

Photogallery della visita alla casa-albergo Maria Immacolata




Case di riposo, la vicinanza e la solidarietà del Vescovo

Attenzione, vicinanza, sostegno e incoraggiamento. In questo modo la Diocesi di Cremona intende esprimere la propria solidarietà alle case di riposo del territorio: quelle di ispirazione cattolica, ma non solo. Una vicinanza che guarda anzitutto ai ricoverati e alle loro famiglie (ancora impossibilitati ad accedere alle strutture) e con il pensiero a quanti sono stati strappati all’affetto dei propri cari dal virus. Esprimendo nello stesso tempo il grazie per l’impegno e la professionalità garantiti dagli operatori socio-sanitari e amministrativi, che hanno dovuto fronteggiare un nemico sconosciuto spendendo tutto se stessi in un di più fatto anche di non pochi rischi per la salute personale e dei propri familiari.

Per questo nella mattinata di sabato 16 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha voluto far visita a Cremona Solidale [leggi la notizia]. E per questo nel pomeriggio di lunedì 18 maggio ha desiderato incontrare di persona i responsabili delle case di riposo nelle cui fondazioni la Diocesi è rappresentata in modo preminente nei consigli di amministrazione.

C’erano le fondazioni Preyer di Casalmorano, la Brunenghi di Castelleone, l’Opera Pia SS. Redentore di Castelverde, la fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti, la Vismara–De Petri di San Bassano e La Pace di Cremona con i propri i direttori sanitari e i presidenti. Mancava Bruno Melzi, presidente della Brunenghi, morto il 5 marzo scorso per polmonite da coronavirus. Malattia con la quale anche tanti operatori e dirigenti nei mesi scorsi hanno dovuto fare i conti, proprio come gli ospiti delle loro strutture.

Non senza commozione e qualche lacrima sono stati ricordati quei terribili giorni, con i saloni delle strutture improvvisamente diventati deserti. Nella mente i volti e i nomi di tanti “nonni” che da un giorno all’altro se ne sono andati, in modo improvviso, inizialmente senza un perché.

Le indagini della magistratura stanno toccando anche il territorio cremonese, ma più che rabbia e desiderio di difendersi, a dominare è quasi un sentimento di sconforto e un senso di abbandono. Ieri come oggi. Lasciati soli a fronteggiare un nemico sconosciuto, nella difficoltà a reperire i necessari dispositivi, senza linee guida da seguire, costretti a supplire in loco a un sistema sanitario in piena emergenza. E ora messi sotto accusa, quasi additati come untori.

Ha dato almeno un po’ di sollievo il «grazie» espresso pubblicamente dal Vescovo per l’impegno «umano, sociale e sanitario». Monsignor Napolioni ha auspicato il rilancio di una pastorale che certamente richiede ulteriore sviluppo e la collaborazione di tutti ed ha espresso anche la vicinanza di tutti i Vescovi lombardi, auspicando che i riflettori mediatici possano essere puntati anche sul tanto bene che da sempre viene e continua a venire da questi luoghi.

Accanto al Vescovo c’era il vicario generale della Diocesi, don Massimo Calvi, che nelle scorse settimane è stato in stretto contatto con tutte queste realtà.

Quello vissuto al Centro pastorale diocesano è stato un momento di ascolto e di racconti, quasi di elaborazione di ciò che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover affrontare. Ma anche un primo tentativo per guardare oltre, nella consapevolezza che – almeno nell’immediato, perché «noi siano ancora nella fase 1», è stato sottolineato dai responsabili delle case di riposo – le Rsa non potranno continuare a essere ciò che erano prima. In particolare: come continuare a garantire quell’inclusione sociale che faceva di queste strutture un punto di forza?

All’orizzonte ci sono anche le questioni finanziarie, con il calo degli ospiti e uno staff d’eccellenza, più volte durante l’incontro elogiato e che si vorrebbe tenere legato diverse Fondazioni nella consapevolezza che si tratta di un tesoro prezioso. Nonostante le ristrettezze economiche si vorrebbero ringraziare molti dipendenti che si sono spesi senza riserve anche con un riconoscimento tangibile.

La prospettiva di rigiocarsi all’interno di una nuova modalità di domiciliarità, secondo le nuove linee emanate dalla Regione proprio a motivo delle misure di distanziamento sociale, e insieme continuare a garantire l’eccellenza nella residenzialità potrebbe essere una delle strade con cui guardare al futuro. Nella certezza – evidenziata da tutti i presenti – che l’intuizione storica della Rsa non possa essere completamente superata.

Chiudendo l’incontro il Vescovo ha anticipato ai presenti che proprio alle case di riposo del territorio la vicinanza della Chiesa cremonese si esprimerà anche attraverso un segno concreto di aiuto, utilizzando i circa 80mila euro frutto della colletta promossa tra il clero diocesano.




Il vescovo a Cremona Solidale: «Si può invecchiare e soffrire senza perdere la pace» – VIDEO

Nella mattinata di venerdì 15 maggio il vescovo Antonio ha visitato la struttura di Cremona Solidale: dopo un momento di preghiera è passato nei cortili della rsa per salutare e benedire ospiti e personali affacciati alle finestre.

Nella vecchia chiesa della struttura, accompagnato dal segretario don Flavio Meani, dal vicario zonale don Pietro Samarini e da don Goffredo Crema, cappellano e ospite di Cremona Solidale guarito dal covid-19, monsignor Napolioni ha presieduto un breve momento di preghiera alla presenza di un piccolo gruppo di ospiti e di operatori, distanziati nei banchi e protetti da mascherine e guanti, durante la quale ha proposto una riflessione ispirata dalla lettura del Vangelo di Simeone e Anna.
«Lo abbiamo scelto – ha spiegato – perché i protagonisti sono due anziani».
Nel suo breve pensiero (che si può ascoltare nel VIDEO qui sotto) il vescovo ha toccare tre punti in particolare che riguardano da vicino l’età e la vita degli anziani: il tempio che non è soltanto la chiesa-edificio, ma ogni luogo in cui abbiamo abitato con il corpo e con il cuore; il riconoscimento di Gesù che gli anziani insegnano con la loro capacità di sognare che permette «di rispondere al desiderio più profondo, vedere l’invisibile e riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita»; la pace, che si trova «nelle piccole quotidiane, nella presenza del Signore e nel donarla». «Si può soffrire, si può invecchiare e si può anche morire nella pace – ha concluso il vescovo – e l’augurio è quello di vivere giorni sereni. Giorni in cui c’è da lottare, in cui è richiesto il sacrificio di non vedere i nostri cari, ma senza perdere la pace».
Un augurio accolto anche dal presidente di Cremona Solidale Emilio Arcaini, che ha ringraziato il vescovo e i sacerdoti per questo incontro, ma anche tutto il personale della struttura per l’impegno, la dedizione e l’umanità del lavoro che svolgono.
È stato poi lo stesso presidente, insieme ad alcuni operatori, ad accompagnare il vescovo nei cortili interni della struttura da dove monsignor Napolioni ha salutato e benedetto ospiti e personale che lo hanno accolto affacciati alle finestre e ai balconi. Invitandoli a continuare ad avere coraggio e fiducia, il vescovo non ha mancato di soffermarsi, finestra dopo finestra, per condividere una preghiera e un sorriso.

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