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Nella notte delle stelle cadenti Torrazzo e del Museo Verticale aperti per guardare luna e pianeti al telescopio

Apertura straordinaria del Torrazzo di Cremona, e dell’annesso Museo verticale, la sera di domenica 11 agosto. L’evento, organizzato nell’ambito delle celebrazioni per il 50° anniversario dello sbarco del primo uomo sulla Luna, permetterà, nella notte di San Lorenzo, l’osservazione di pianeti e stelle.

Per l’occasione, infatti, in collaborazione con il Gruppo astrofili cremonesi, saranno installati sul Torrazzo due telescopi che offriranno ai visitatori la possibilità di osservare in modo ravvicinato Luna, Giove e Saturno, oltre alle stelle cadenti.

Per ragioni organizzative le visite saranno effettuate facendo accedere alla torre solo cinque gruppi di persone (composti da non più di trenta persone) che, a partire dalle 21.30 ogni mezz’ora, inizieranno la salita in modo scaglionato.

Le prenotazioni sono già aperte presso la biglietteria del Torrazzo (ore 10-13 e 14.30-18). Biglietto unico al costo di 5 euro a persona.

Ulteriori informazioni sul Museo verticale del Torrazzo visitando il sito internet www.diocesidicremona.it/museoverticale.

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Su Cremona 1 puntata dedicata al Museo Verticale del Torrazzo

Il Torrazzo, con il suo nuovo Museo Verticale dedicato alla storia e alla misurazione del tempo, è protagonista della puntata di questa settimana di «Gioielli sotto casa», la trasmissione di Cremona1 dedicata alla scoperta delle bellezze da ammirare a pochi chilometri da Cremona.

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Il conduttore Piero Brazzale è accompagnato nella salita al monumento da don Giancluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali. La trasmissione, andata in onda per la prima volta giovedì 21 febbraio, sarà trasmessa in replica anche domenica alle 18.30 sul canale 211 del digitale terrestre.

 




Confermata l’altezza del Torrazzo, non saranno necessarie nuove misurazioni

Alcune settimane fa la stampa locale aveva dato notizia di alcuni dubbi avanzati sulla reale altezza del Torrazzo che avevano fatto pensare addirittura ad una nuova misurazione. Ora però, in seguito ad opportune verifiche, l’Ufficio per i Beni culturali precisa che non vi sono errori nella tradizionale e nota misurazione dell’altezza di 112,217 metri che fanno della torre campanaria della Cattedrale la seconda più alta d’Italia.

È il professor Luigi Fregonese del Politecnico di Milano a fugare i dubbi sorti dalla lettura di una presentazione curata dallo stesso docente e dal professore oggi emerito Carlo Monti, su cui – in una scheda tecnica di misurazione – appariva la misura di 122,217 metri al vertice del Torrazzo:

«La quota 122.217 – spiega Fregonese – è una quota topografica relativa alla rete di inquadramento realizzata intorno al Torrazzo, in cui l’origine arbitraria era stata fissata a +10 m. L’altezza effettiva va dunque determinata per differenza con un punto caratteristico alla base: se si prende il punto 1001 (il punto più alto della piazza del Comune) in piazza l’altezza del Torrazzo risulta essere di 122.217 – 10.000 = 112.217».

La presunta differenza di 10 metri, dunque, non è l’esito di un errore di misurazione, ma la distanza della punta del Torrazzo da un punto “zero” tecnico posto dieci metri sotto il punto più alto della piazza su cui sorge il monumento e stabilito arbitrariamente in modo da tenere in considerazione i dislivelli morfologici del territorio cittadino.

Piccole variazioni nell’ordine di qualche centimetro possono infatti essere registrate cambiando il punto di riferimento sulla superficie.

Non saranno dunque necessarie nuove misurazioni: confermata l’altezza di 112 metri che fa del Torrazzo la seconda torre campanaria d’Italia per altezza (il primato spetta al campanile di Mortegliano in provincia di Udine con i suoi 113,20 metri). La torre della Cattedrale si deve accontentare – si fa per dire – del primato di più alta torre campanaria in laterizio d’Europa. Resta ciò che di bello e affascinante rappresenta il Torrazzo con la sua valenza storica, stilistica e costruttiva che lo rende unico: un monumento artistico di cui i cremonesi hanno il diritto di andare orgogliosi. E la responsabilità di esserne custodi.




«Salire al Torrazzo può essere un’esperienza interiore»

E’ stato inaugurato nel pomeriggio di domenica 11 novembre il Museo Verticale del Torrazzo. Dopo la presentazione in un Battistero gremito, è stato il vescovo Antonio Napolioni ad aprire per la prima volta al pubblico la porta della Sala del Meccanismo, la prima delle tre nuove stanze allestite per il percorso del nuovo Museo che accompagna la salita verso la cima della torre campanaria della Cattedrale di Cremona.

«Non si può salire al Torrazzo per sentirsi padroni del mondo. Ma si sale al Torrazzo per scoprire quanto è bello essere piccoli». Così nella sua riflessione, durante la presentazione ufficiale in Battistero del nuovo Museo Verticale, monsignor Napolioni propone una chiave di lettura che va oltre la rappresentazione della torre campanaria come monumento iconico per la città e – da oggi – come percorso di conoscenza storica, artistica e scientifica. «La salita al Torrazzo – suggerisce il Vescovo – può essere un’esperienza interiore: dal tempo al cielo».

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E se il Museo Verticale – presentato nella sua idea progettuale e nella sua struttura da don Gianluca Gaiardi, incaricato per i Beni artistici ed ecclesiali, e dall’architetto Fabio Bosio, e apprezzato dal Soprintendente Gabriele Barucca come «una gemma in più di questa bellissima città – offre ai cittadini e ai tanti visitatori una nuova occasione di scoperta del monumento che da secoli è al centro della vita sociale, civile e religiosa di Cremona, le tappe della salita «alla gran torre» (come recita il cartello all’ingresso, sotto la Bertazzola) generano una nuova opportunità per riappropriarsi dell’originario significato della torre del Duomo: «Segni, gesti, visioni, esperienza fisica, stanchezza… – evidenzia il vescovo Antonio – come la vita».

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E così l’esperienza della salita può essere anche un’esperienza di riflessione: «Si può meditare sul tempo, sulla diginità della persona, sugli orizzonti che si aprono, sul senso della vita. E gustare quel silenzio per ringraziare e ritrovare la misura del proprio tempo, quella misura che oggi stiamo perdendo, ammalati come siamo del peccato di dismisura, di senso di onnipotenza».

Così salire i 502 scalini del Torrazzo, fermandosi ad ammirare il meccanismi perfetti con cui scienziati e artigiani hanno misurato nei secoli il tempo, gettando uno sguardo che abbraccia la città e la pianura circostante, può davvero diventare qualcosa di più di una visita di conoscenza: un’esperienza. «Perché non pensare – aggiunge il vescovo – ad un’altra brochure con quattro o cinque tappe di meditazione per sostare durante la salita? Magari color oro…». Per tornare a terra, poi, un po’ più ricchi.

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