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Corso per educatori sportivi, rete e collaborazione al centro del primo incontro

Agenzie educative in rete. Questo il tema della prima di tre tappe della prima fase del corso base per educatori sportivi di attività motoria per bambini dai 3 ai 10 anni, organizzato dalla sezione cremonese del Comitato sportivo italiano. Un’iniziativa che, come sottolineato dal presidente del Csi di Cremona, Claudio Ardigò, ha due finalità: «Quella di ipotecare il futuro, investendo su bambini e ragazzi di oggi, e quella di costruire una rete di interlocuzione con altre realtà».

L’evento, introdotto da Davide Iacchetti, responsabile della commissione bambini e ragazzi del Csi di Cremona, ha avuto luogo, nella serata di lunedì15 gennaio, nella gremita sala Spinelli del Centro pastorale diocesano di Cremona, popolata anche da un cospicuo numero di studenti delle scuole superiori, in particolare del liceo scientifico sportivo.

«Sono aumentate le attività e le scelte. È una cosa molto positiva, ma abbiamo evidenziato alcuni nodi problematici per cui abbiamo pensato a questa iniziativa – ha spiegato Iacchetti –. Si è persa un po’ la riflessione sul senso, sui valori, che lo sport deve rappresentare. E allora cominciamo con qualche consiglio generale per riaprire il dibattito sul valore culturale e sociale dello sport». 

Fulcro dell’incontro è stata la relazione di Giovanni Radi, consigliere del Panathlon Cremona, che ha esposto il progetto, già in atto da qualche anno in città, “Giocare gli sport per apprendere”, che mira a promuovere l’attività motoria nelle scuole primarie e dell’infanzia, attraverso l’inserimento e la collaborazione delle società sportive del territorio. «Il progetto è nato nel comitato Coni e poi progressivamente ha coinvolto sempre di più enti e attori del territorio – ha sottolineato Radi –. Attualmente riguarda circa un migliaio di bambini e bambini nella città di Cremona ed è un esempio di un progetto in rete che riguarda diversi riferimenti e diverse “agenzie educative”».

L’obiettivo dell’iniziativa – come specificato dal consigliere del Panathlon – è quello di favorire, attraverso il gioco, l’attività cognitiva degli alunni. Tutto ciò è reso possibile inserendo istruttori qualificati, provenienti da diverse società sportive, nelle ore curricolari di attività motoria e favorendo l’interazione e la collaborazione tra diversi enti e diverse figure educative.

La relazione di Giovanni Radi è stata quindi arricchita dagli interventi di Luca Zanacchi, assessore allo sport del Comune di Cremona, don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi, ed Erminio Trevisi, presidente della società P. G. Frassati dell’oratorio di Pieve San Giacomo.

L’assessore Zanacchi ha spiegato come il Comune riesce a creare e sviluppare reti in ambito educativo e sportivo, concretizzati in alcuni esempi che lo hanno visto protagonista. «È il caso, per esempio, della Consulta dello sport – ha raccontato Zanacchi –, una rete di associazioni che sul territorio del comune di Cremona hanno contribuito alla riapertura della Medicina dello sport, che dopo la pandemia era stata chiusa».

«In oratorio si fa ancora tanto sport, anche se ha cambiato forma – ha invece evidenziato don Fontana –. Non è più, come in passato, uno sport organizzato da associazioni sportive dell’oratorio, è più con una forma libera. Ma ciò lo fa diventare una preziosa occasione educativa, perché torna ad essere un gioco e un’occasione per imparare la socialità e l’integrazione». Ha quindi concluso: «Ma lo sport non è tutto, c’è una dimensione ulteriore, come in tutte le cose, che è la dimensione spirituale della vita, dell’apertura a Dio e al prossimo».

L’ultima testimonianza è stata quella di Erminio Trevisi, che ha raccontato, attraverso la storia recente, la sua esperienza come membro di una società sportiva. «La società dell’oratorio di Piave San Giacomo è da sempre ispirata all’esempio di Pier Giorgio Frassati, un ragazzo solare, vivace, pieno di energia e praticante di tanti sport. Un ragazzo che è diventato santo per il suo modo di vivere – ha spiegato Trevisi –. La società sportiva è stata dunque fondata con la finalità di vivere appieno le relazioni, anche nella vita d’oratorio, spingendo sul coinvolgimento di tutti, ragazzi, giovani e adulti. Un altro modo per fare rete». Enti, associazioni o semplici singoli individui.

Il percorso di formazione proposto dal Csi agli educatori sportivi seguirà due ulteriori tappe.

Lunedì 29 gennaio, sempre alle 20.45, Mauro Bonali (docente dell’Università Cattolica), Fabio Tambani (presidente Sansebasket) e il capitano dell’U.S. Cremonese Daniel Ciofani interverranno nella serata dedicata al tema Modelli ed esperienze a confronto.

L’appuntamento conclusivo di questa prima fase del percorso prima fase avrà luogo il 5 febbraio, alle 20.45, e approfondirà La figura dell’educatore sportivo. Al centro dell’incontro gli interventi di don Alessio Albertini, già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Al termine di questa prima fase sarà rilasciato un attestato di partecipazione e saranno garantiti tre crediti sportivi per allenatori, istruttori e dirigenti Csi.




Sport in oratorio, momenti per fare comunità. I valori del Csi “ospiti” a Chiesa di Casa

Questa settimana Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della diocesi di Cremona, affronta il tema dello sport. Ospiti in studio sono stati Claudio Ardigò, presidente del Csi di Cremona, e Francesco Monterosso, dirigente della Polisportiva Sant’Ilario di Cremona. In collegamento, invece, don Fabrizio Ghisoni, parroco di Paderno Ponchielli, nonché giocatore della selezione Sacerdoti Italia Calcio.

La promozione della Cremonese in Serie A e gli atleti di casa nostra alle Olimpiadi di Tokyo: in questo ultimo anno non sono pochi i successi che sul territorio «hanno dato grande impulso all’attività sportiva», come dice Claudio Ardigò. Davvero questi successi hanno sollecitato iniziative e riflessioni. Ne è un esempio l’atletica leggera: «Il Csi nazionale ha organizzato un corso per allenatori di atletica leggera e solo in Lombardia eravamo più di quaranta, questo per dire quanta richiesta di poter fare attività».

Una carica nuova che arriva anche alle porte degli oratori, dove da sempre lo sport – grazie in particolare proprio alla presenza capillare del Csi – è momento e occasione privilegiata di incontro educativo. Ne parla Francesco Monterosso. È lui a sottolineare le caratteristiche fondamentali, in ambiente oratoriano, dell’attività sportiva: «Deve essere orientata da tre principi: sicuramente c’è un aspetto fisico-atletico, perché c’è in ballo la salute dei nostri ragazzi; c’è poi una dimensione tecnica, perché lo sport in oratorio non è mai da considerare “di secondo livello”, cioè noi cerchiamo di fare le cose bene, con allenatori preparati; infine, c’è la dimensione relazionale: lo sport, soprattutto di squadra, mette le persone in relazione». E l’equilibrio di questi tre aspetti viene sostenuto da una quarta dimensione, quella pastorale che, secondo Monterosso «non va dimenticata – aggiunge –: gli allenatori stanno sul campo con i ragazzi 5 o 6 ore alla settimana, una quantità di tempo importante». Perciò, «dovremmo riflettere sulla qualità di queste figure e quanto possa essere trasmesso ai ragazzi, in queste ore».

Dunque, il ruolo dell’allenatore, così come quello dei dirigenti e degli accompagnatori che rendono possibile l’organizzazione dell’attività, se sostenuto da una comunità parrocchiale, può diventare un ruolo di educatore nella fede. Su questo aspetto insiste don Fabrizio Ghisoni, il quale sottolinea come «la dimensione pastorale, di cui Francesco parla, diventa reale se c’è la comunità. E la comunità è fatta dalle famiglie». Don Ghisoni descrive la propria esperienza di sacerdote e anche di sportivo in parrocchia come arricchente, perché porta a riscoprire un valore fondamentale per l’uomo, che è l’aspetto comunitario; infatti, anzitutto, il primo punto in comune, anche nella rappresentativa dei Sacerdoti italiani di cui don Fabrizio è protagonista «è la nostra umanità». Aggiunge: «Io testimonio, con la maglia dei Sacerdoti Italia Calcio, quel desiderio evangelico: “Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. Questo diventa un’occasione e uno stile di stare in mezzo alla gente».

Se, da un lato, l’adulto che si occupa dell’attività sportiva in oratorio è chiamato a una crescita e conversione, i valori cristiani possono essere comunicati, tramite lo sport, anche ai più giovani: «Lo sport, dal punto di vista culturale, ha un’importanza fondamentale: è un veicolo per trasmettere valori fin dai piccoli», dice Monterosso. I giovani «imparano a conoscersi, rispettarsi, far diventare le differenze una ricchezza: dal basso, possiamo costruire una comunità più solidale».

In questo momento storico, per esempio, emerge chiaramente il bisogno di educarsi al valore dell’inclusione e lo sport può essere utile in questo senso, come spiega Ardigò: «Stiamo cercando di trovare una possibilità di far gareggiare i bambini ucraini sul nostro territorio». Inoltre, per quanto riguarda il Csi, il presidente del comitato cremonese afferma: «Lo sport che noi proponiamo non è un’attività agonistica esasperata». L’entusiasmo nello sport non scaturisce, infatti, solo dalla vittoria. Ed è proprio questo l’augurio con cui Monterosso conclude: «anche dalla fantasia, dal vedere i compagni crescere, addirittura dal fermarsi insieme dopo gli allenamenti a pulire lo spogliatoio. L’esperienza sportiva è fatta di tante soddisfazioni. Non solo sul campo».