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Ottant’anni dal Codice di Camaldoli: conciliare gli ideali della dottrina sociale e la ricostruzione del Paese

Ricorrono quest’anno gli 80 anni dalla stesura del “Codice di Camaldoli”, pietra miliare dell’impegno politico dei cattolici alla luce della Dottrina Sociale. Proprio in questi giorni, dal 21 al 23 luglio, un Convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Comunità di Camaldoli, dalla Conferenza Episcopale Toscana, da Camaldoli Cultura e da Toscana Oggi proprio al Monastero di Camaldoli (Ar), ne riprende i contenuti e ne ripropone l’importanza anche all’interno del contesto attuale.

Il cosiddetto “Codice di Camaldoli” è un documento di grande importanza nella storia del movimento cattolico italiano del Novecento. Esso cominciò a prendere forma, attraverso un’articolata serie di enunciati, nel luglio 1943, in singolare coincidenza con le drammatiche vicende che, dal bombardamento di Roma, portarono alla destituzione di Mussolini. Proprio in quelle giornate dense di storia, nel Cenobio di Camaldoli si svolse una riunione di teologi e di intellettuali cattolici che era stata preparata a lungo nei mesi precedenti, a partire dal celebre richiamo all’azione di Pio XII nel Radiomessaggio del Natale 1942. Le considerazioni condivise a Camaldoli vennero rielaborate nei mesi successivi da un gruppo di lavoro guidato da Sergio Paronetto, nel plumbeo scenario della Roma occupata, e, pronte nella primavera del 1944, furono infine condensate nel testo Per la comunità cristiana, pubblicato nell’aprile del 1945. Cominciò allora – per così dire – un’altra storia del Codice di Camaldoli.

Dall’oblio in cui fu relegato – sebbene molte delle sue riflessioni e intuizioni si ritrovino nel contributo dei cattolici all’Assemblea costituente – esso riemerse solo a partire dagli anni Ottanta, divenendo oggetto di un’attenzione crescente ma anche di riletture agiografiche e parziali, ispirate più da un nostalgico interesse politico che da autentiche ragioni storiografiche. Nel progressivo declino dell’unità politica dei cattolici, i tentativi di “ritornare” al Codice hanno cercato di rispondere all’esigenza di riprendere un discorso comune sui fondamenti morali dell’impegno politico cristiano.

Oggi si può guardare alla vicenda del luglio 1943 e alla sua lunga e complessa storia successiva con maggiore rigore scientifico. Gli studi offrono infatti un ampio spettro di considerazioni sulla carica progettuale del Codice, sull’originalità di alcuni suoi contenuti, sulla sensibilità dimostrata dagli estensori verso approcci metodologici differenti, dalla sociologia alla spiritualità, all’economia, al diritto. Sono stati chiariti molti aspetti della fase di preparazione del convegno del luglio 1943 e delle successive tappe della redazione romana del testo, pubblicato nell’altrettanto singolare coincidenza della Liberazione.
Si è potuto così meglio comprendere come nelle aspirazioni comuni dei redattori ci sia stata la volontà di conciliare gli ideali della dottrina sociale cristiana e le mete concrete per avviare la ricostruzione del Paese dopo l’immane catastrofe bellica.
Essi si posero con molta serietà il problema della propria autonomia rispetto a impostazioni di carattere politico. Ritenevano infatti che le opzioni politiche dovessero essere effettuate dai singoli senza coinvolgere la Chiesa. Ritenevano urgente contribuire a che i singoli cristiani potessero liberamente e responsabilmente assumere una loro posizione nei confronti dei valori irrinunciabili per la coscienza cristiana. Come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel magistrale discorso tenuto a Cuneo il 25 aprile scorso, 78° anniversario della Liberazione, essi erano mossi dall’intento “di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come ‘Codice di Camaldoli’, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini”. Osservato attraverso la scrupolosa lente degli storici, fuori dal fuoco della controversia politica, lo stile di questa presenza laicale e di questo impegno intellettuale dei cattolici italiani nel riflettere sul futuro resta dunque ancora oggi, a ottant’anni di distanza, esemplare e affascinante.

Tiziano Torresi




Comunità energetiche, in diocesi cinque progetti vincitori del bando di Fondazione Cariplo

Ci sono anche cinque progetti facenti capo a parrocchie, comuni ed enti del terzo settore situati sul territorio diocesano cremonese tra le 17 le nuove Comunità energetiche rinnovabili (CER) che saranno avviate nei prossimi mesi grazie al bando “Alternative”, del valore totale di 1.000.000 euro, promosso da Fondazione Cariplo, con l’obiettivo – si legge sul sito della Fondazione – “di favorire la diffusione di Comunità energetiche rinnovabili e fornire uno strumento concreto ed efficace per contrastare la povertà energetica e accompagnare la popolazione nella transizione equa verso un futuro alternativo al fossile”.

Per il territorio cremonese hanno dunque accesso alle risorse del bando “Alternative” la CER di Soresina (Parrocchia San Siro Vescovo, Comune, Fondazione “Benefattori Soresinesi”); CER di Piadena Drizzona (Parrocchia Santa Maria Assunta, Comune, Cooperativa “Il Gabbiano”); CER di Sospiro (Fondazione Sospiro, Comune, Parrocchia San Siro Vescovo); CER di Gussola (Unione dei Comuni Lombarda “Terrae Fluminis”, Parrocchia della Annunciazione) e quello presentato dalla casa-famiglia “Sant’Omobono”, fondazione legata ad Azione Cattolica, e finalizzato alla realizzazione di una comunità energetica che abbia come fulcro proprio la struttura della casa-famiglia.

«Tramite la vittoria di questo bando avremo a disposizione le risorse necessarie per completare i progetti pilota proposti a maggio – spiega Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e il lavoro –. I progetti avranno ora il sostegno di un gruppo di consulenti che aiuteranno gli enti coinvolti a concretizzare questa iniziativa, attraverso un supporto tecnico, per la gestione delle pratiche giuridiche, della burocrazia, la stesura degli statuti e molto altro».

In un momento storico particolarmente delicato dal punto di vista dell’economia energetica, la cui crisi colpisce famiglie, aziende, ma anche comuni e parrocchie – spiegano dalla Fondazione Cariplo – «le Comunità energetiche rinnovabili rappresentano una soluzione innovativa di valenza non solo ambientale ed economica ma anche sociale: collaborazione e condivisione sono infatti i principi cardine di questo modello che mira ad accrescere il senso di comunità, lo sviluppo economico locale e la democrazia energetica».

Un progetto destinato a concretizzarsi, già a partire dalle prossime settimane: il 26 ottobre, infatti, alla presenza del presidente della Fondazione, Giovanni Fosti, e dei rappresentanti delle diciassette realtà vincitrici del bando, si terrà online la videoconferenza che sancirà l’avvio dei “lavori” e presenterà agli enti le società di consulenza dalle quali saranno affiancati.

«Dobbiamo ringraziare Fondazione Cariplo per la sensibilità che ha sempre mostrato su temi e progettualità così importanti – prosegue Bignardi –. Ma un doveroso ringraziamento va anche ai comuni, alle parrocchie, agli enti, ai volontari, ai sindaci e alle giunte che hanno aderito immediatamente alla proposta. Tutti loro, grazie alla loro voglia, alle loro strutture e alla loro determinazione, hanno fatto la differenza».

Un interesse significativo che arriva dal territorio cremonese che dimostra la propria voglia di essere protagonista nella condivisione di un elemento, tanto prezioso quanto delicato, quale è oggi l’energia. Conclude così l’incaricato diocesano per la Pastorale sociale e il lavoro: «È per noi oggi più che mai essenziale offrire un aiuto a chi ne ha bisogno creando occasioni e modalità nuove per salvaguardare l’ambiente in cui viviamo».

Anche la diocesi di Cremona firma l’appello per “sbloccare” le comunità energetiche




«Il mondo cerca speranza nel suo Creatore», l’eco della Settimana Sociale nell’incontro con i politici e gli amministratori

Un pomeriggio con i vescovi di Cremona e Crema, insieme a politici, amministratori e dirigenti per riflettere di ambiente, lavoro e futuro, nella giornata di sabato 4 novembre presso l’oratorio di Soresina. Il vescovo di Cremona Antonio Napolioni e il vescovo di Crema Daniele Gianotti come da tradizione hanno infatti incontrato i rappresentanti del mondo politico, economico e sociale del territorio in vista del Natale: quest’anno hanno scelto di mettere al centro della riflessione i temi della 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani tenutasi a Taranto a fine ottobre. Accanto ai due vescovi che hanno guidato l’incontro dagli uffici pastorali competenti delle due diocesi vicine, anche due giovani che hanno partecipato all’evento di Taranto, Ester Tolomini e Andrea Aiolfi, insieme a Eugenio Bignardi, incaricato diocesano di pastorale sociale e lavoro che ha moderato l’incontro.

Il vescovo di Crema Daniele Gianotti ha aperto l’incontro con una presentazione della Settimana sociale tenutasi a Taranto, una realtà colpita da gravi problematiche sanitarie e ambientali dovute alla convivenza con l’acciaieria: «Ho potuto partecipare a questo evento dove non sono stati soltanto esposti i nodi problematici – ha detto – ma è stata anche un’occasione per conoscere le “buone pratiche”, realtà che già operano secondo i criteri della sostenibilità e che possono diventare esempio per tutti: è stato molto coinvolgente vedere realtà che si possono replicare in altri contesti». Ha pertanto proseguito monsignor Gianotti: «Un tema importante ad esempio è quello di trasformare le parrocchie in comunità energetiche, passare da essere consumatori a “prosumer” (produttori e consumatori) utilizzando energia sostenibile ecologicamente mettendola anche in circolazione, ma anche sulla finanza responsabile e sul consumo responsabile».

Uno stimolo forte alla riflessione è giunto anche dai due giovani Ester Tolomini e Andrea Aiolfi, della diocesi di Cremona e Crema, entrambi presenti a Taranto. Ester Tolomini ha riportato alcuni dati sul surriscaldamento globale e la carenza di acqua, anche in Paesi europei come l’Italia. Aiolfi ha poi ricordato l’incoraggiamento «a fare rete per portare avanti progetti nel lungo periodo perché spesso la politica non riesce ad avere una visione che vada oltre gli orizzonti elettorali». Infine, è stato illustrato il «Manifesto per il pianeta che speriamo», redatto dai molti giovani che hanno partecipato alla Settimana sociale su tutela dell’ambiente, coinvolgimento di imprenditori e comunità locali, corresponsabilità impegno nel diffondere i contenuti trattati.

Dopo gli interventi dei presenti, la riflessione del vescovo di Cremona Antonio Napolioni che si è focalizzata sulle radici della speranza cristiana: «Dobbiamo riscoprire cosa significhi vivere e operare in un pianeta orientato alla vita: in questo percorso come punto di partenza possiamo prendere l’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI, un testo orientato alla speranza, per arrivare all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, contenente le linee guida di una spiritualità per l’ecologia integrale». Monsignor Napolioni ha pertanto proseguito in un’articolata e profonda riflessione sul particolare significato della speranza sotto la luce del messaggio evangelico, per poi concludere: «Se il mondo ha un principio ed è stato creato, allora esso cerca il suo Creatore: l’augurio natalizio è che viviamo davvero questa speranza».




Il 4 dicembre a Soresina l’incontro dei vescovi di Cremona e Crema con i rappresentanti del mondo politico, amministrativo, sociale ed economico del territorio

Nel pomeriggio di sabato 4 dicembre, si terrà il tradizionale incontro di inizio Avvento promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro coinvolgendo gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociali del territorio. Un incontro che, come già avvenuto negli ultimi anni, le Diocesi di Cremona e Crema organizzano in modo sinergico.

L’appuntamento di quest’anno è nel pomeriggio del 4 dicembre, dalle 15.30, presso il centro parrocchiale di Soresina. Spunto per la riflessione saranno i temi trattati nella recente Settimana sociale dei cattolici italiani, svolta a Taranto.

Dopo l’introduzione del vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, prenderanno la parola due giovani che hanno partecipato ai lavori di Taranto: la cremonese Ester Tolomini e il cremasco Andrea Aiolfi. Dopo il dibattito sarà il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, a chiudere l’incontro con una riflessione biblica sulle radici della speranza cristiana.

«Ambiente, lavoro e futuro devono essere temi cari alle nostre realtà», afferma Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, riprendendo le tematiche emerse nella 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani. «Sono temi che riguardano tutti i cittadini e non possono essere ignorati», precisa ancora Bignardi sottolineando che la novità della Settimana sociale è quella di «lasciarsi alle spalle le parole fini a loro stesse, concentrandosi sul formare una rete di rapporti al cui centro ci sia l’uomo, basandosi su una sola ma importantissima parola: concretezza».

La partecipazione all’incontro è riservata, su invito, alle autorità istituzionali e del tessuto economico-sociale del territorio provinciale.